APPUNTI DELLE LEZIONI
Lezione 10
La ricchezza esiste solo per il beneficio dell'umanità. Essa
non può essere misurata in modo adeguato in cantieri, e
nemmeno come l'equivalente di tante once di oro, la sua
vera misura sta solo nel contributo che apporta al
benessere umano
A. C. Pigou, 1925
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I DISTRETTI INDUSTRIALI
LA FASE MARSHALLIANA
Il distretto industriale può essere definito
come "un'entità socio-economica-territoriale
caratterizzata dalla compresenza attiva, in
un' area territoriale circoscritta,
naturalisticamente e storicamente
determinata, di una comunità di persone e di
una popolazione di imprese industriali".
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I DISTRETTI INDUSTRIALI
LE PERSONE
La comunità di persone ha come caratteristica
principale il fatto di incorporare un sistema
omogeneo di valori che "si esprime in termini di etica
del lavoro e dell'attività, della famiglia, della
reciprocità, del cambiamento“ che si risolve in un
efficiente metabolismo sociale .
LE IMPRESE
La popolazione di imprese appartiene ad uno stesso
settore industriale, in senso ampio, e ciascuna è
specializzata in una o più fasi del processo produttivo
tipico del distretto.
CARATTERISTICA DEL PROCESSO PRODUTTIVO E’ LA
POSSIBILITÀ DI SCOMPOSIZIONE SPAZIALE E TEMPORALE.
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I DISTRETTI INDUSTRIALI : IDENTIFICAZIONE
 L’identificazione si deve ad Alfred Marshall che coniò il concetto
osservando alcune realtà in Gran Bretagna.
 MARSHALL INTUÌ CHE ESISTONO PIÙ ITINERARI VERSO
L’INDUSTRIALIZZAZIONE:
- grandi imprese integrate verticalmente;
- concentrazioni di piccole unità produttive, specializzate nelle
diverse fasi di un unico processo produttivo stanziate in una
certa località.
 La localizzazione si verifica in considerazione dell'esigenza dei
produttori di essere vicini alle risorse naturali per cui essa è
dovuta a condizioni fisiche (clima, risorse naturali, accesso al
mare); nonché per la necessità di essere prossimi ai centri di
smercio
 Ulteriore spiegazione si deve al livello della rendita urbana, che
ha espulso dalle città le attività produttive spostandole dove la
rendita è minore.
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ALCUNE CONDIZIONI
 Per poter parlare e di distretto è necessario che la localizzazione
permanga per un tempo lungo tale da generare importanti vantaggi:
specializzazioni ereditarie, formazione di un certo numero di
industrie sussidiarie, impiego di macchinari altamente specializzati,
presenza di lavoro specializzato .
 Questi sono gli aspetti che costituiscono la sintesi dell'idea che
Marshall concepì osservando i centri di Sheffield e Solingen in cui
avvertì quella industrial atmosphere che rappresentava la differenza
rispetto ai preesistenti centers of specialized skill.
 In tale idea si riassume la valenza che l’economista attribuiva al
fattore umano che delinea la situazione in grado di infondere un
dinamismo tale da far competere i distretti con le grandi imprese.
 Il fattore umano insediato sul territorio che viene riscoperto come
valore sono le principali chiavi interpretative dei distretti.
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IL PROBLEMA DELLE ECONOMIE
MA CHE COSA SPIEGA QUESTA VIVACITÀ ?
IL FATTO PIÙ RILEVANTE SEMBRA DOVERSI ASCRIVERE
ALLA LOCALIZZAZIONE TEMPORALE CHE HA LIBERATO
CONOSCENZE ED ENERGIE CHE HANNO CONSENTITO AL
DISTRETTO DI RADICARSI COSEGUENDO:
ECONOMIE ESTERNE
Mentre le economie interne: dipendono dalle risorse
delle singole imprese, dalla loro organizzazione e
dall'efficienza della loro amministrazione. Le economie
esterne dipendono dallo sviluppo generale dell'industria.
Secondo Marshall esse operano indipendentemente dalla
dimensione delle imprese esplicandosi nella forma di
diffusione della conoscenza. Possono essere definite
“forze interindustriali“.
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LA CONOSCENZA
Altro aspetto importante del distretto
marshalliano è rappresentato dalla sua più
intrinseca qualità di essere un meccanismo
propulsore della "education", della
conoscenza, della circolazione delle
informazioni e delle idee.
MARSHALL SCRIVE CHE I SEGRETI SONO
NELL’ARIA
The mysteries of the trade become no
mysteries; but are as it were in the air and the
children learn many of them incosciously
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L’INNOVAZIONE
Il distretto, attraverso l’inclinazione e la spontaneità
con cui si sviluppano i rapporti interpersonali
costituisce il miglior humus per l’ innovazione ed il
progresso. L'esperienza stratificata e il conseguente
aumento della conoscenza fanno del distretto il luogo
in cui si realizzano con più prontezza le risposte ai
cambiamenti.
MOTORE D’ INNOVAZIONE
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LA COOPERAZIONE E LA CONOSCENZA
Nell’ambito del distretto le diverse imprese si
specializzano in particolari fasi di un unico processo
produttivo da cui deriva che ogni fase, pur separata,
non è isolata dal contesto del processo produttivo ma
è funzionale alle altre svolte da altre imprese. Da ciò
necessariamente discende che il distretto è non solo
fortemente competitivo ma è anche e principalmente
cooperativo dove le parti interagisco e/o cooperano
attraverso un processo di interscambio.
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I DISTRETTI ITALIANI
Il fenomeno, anche se non recente, si è
incrementato nell’ultimo ventennio con una
presenza accentuata nel nord e nel centro.
Accanto ai fattori che hanno determinato il
sorgere dei distretti se ne possono annoverare
altri:
1. Ruolo delle città;
2. Azione di decentramento delle grandi fabbriche;
3. Presenza di scuole specializzate.
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IL PERCORSO LEGISLATIVO
La prima legge italiana è la n.317 del 05/10/1991
(Interventi per lo sviluppo della piccola e media impresa)
L’individuazione delle aree distrettuali è demandata alle regioni che
devono fare riferimento ai criteri fissati da un decreto del 1993.
 INDICE DI INDUSTRIALIZZAZIONE MANIFATTURIERA rappresentato
dalla quota di addetti dell’industria sul totale delle attività economiche
del territorio che deve superare il 30%
 DENSITÀ IMPRENDITORIALE rapporto tra le unità manifatturiere e la
popolazione residente che deve essere superiore all’indice nazionale
 SPECIALIZZAZIONE PRODUTTIVA rapporto tra n. di addetti occupati in
una certa attività e il totale addetti al settore manifatturiero dell’area
 PESO OCCUPAZIONALE LOCALE n. degli occupati superiore del 30%
del totale degli occupati manifatturieri
 INCIDENZA DELLA PICCOLA IMPRESA n. addetti alle piccole imprese
superiore al 50% del totale degli addetti del settore.
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Segue PERCORSO LEGISLATIVO
CON LEGGE 11/05/1999 IN MATERIA DI ATTIVITÀ
PRODUTTIVE I DISTRETTI VENGONO DEFINITI:
“SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI, CARATTERIZZATI DA
UN ELEVATA CONCENTRAZIONE DI IMPRESE
INDUSTRIALI NONCHÉ DALLA SPECIALIZZAZIONE
PRODUTTIVA DI SISTEMI DI IMPRESE”
I SISTEMI PRODUTTIVI LOCALI SONO:
“contesti produttivi omogenei caratterizzati da una elevata
concentrazione di imprese, prevalentemente di piccole e
medie dimensioni e da una peculiare organizzazione
interna”
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CARATTERISTICHE AGGIUNTIVE
Il distretto industriale può essere considerato “un
complesso produttivo il cui coordinamento tra le
diverse fasi e il controllo del loro regolare
funzionamento , non sono effettuati secondo
regole prefissate e/o con meccanismi gerarchici
ma sono invece affidati ad un combinazione del
gioco automatico del mercato con un sistema di
sanzioni sociali irrogate dalla comunità” (G.
Becattini)
Dal lavoro dei vari autori è possibile sintetizzare:
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Segue CARATTERISTICHE AGGIUNTIVE
1.
2.
3.
4.
5.
Ruolo decisivo del rapporto con il mercato che riconosce
le caratterizzazioni stilistiche delle lavorazioni del
distretto.
Presenza di cooperazione e concorrenza sotto la tutela di
istituzioni locali ch le equilibrano in funzione
dell’innovazione.
Costanti innovazioni dal basso e conseguente
adattamento della realtà distrettuale a queste con impiego
flessibile di una tecnologia sempre più produttiva.
Elevata mobilità orizzontale e verticale del lavoro.
Clima tipico per cui si generano degli stati d’animo fra gli
imprenditori fondati sulla costante emulazione dei
colleghi, ribadendo la funzione di autoregolazione sul
piano produttivo.
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