QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:28 Pagina 1 1 ENCICLOPEDIA DELLE ECONOMIE TERRITORIALI GIUGNO 2007 QUADERNI FONDAZIONE FIERA MILANO QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:28 Pagina 2 1 ENCICLOPEDIA DELLE ECONOMIE TERRITORIALI GIUGNO 2007 QUADERNI FONDAZIONE FIERA MILANO IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO IN BRIANZA Prospettive future tra rischi e opportunità a cura di Alberto Bramanti LIBRI SCHEIWILLER QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:28 Pagina 4 1 ENCICLOPEDIA DELLE ECONOMIE TERRITORIALI GIUGNO 2007 QUADERNI FONDAZIONE FIERA MILANO Enciclopedia delle Economie Territoriali, vol. 1 supplemento a Quaderni di Fondazione Fiera Milano n° 11, anno VII, marzo 2007 Proprietario: Fondazione Fiera Milano Largo Domodossola 1, 20145 Milano Tel. 02/499771 www.fondazionefieramilano.it www.fieramilanoedintorni.it www.svilupposistemafiera.it Direzione editoriale: Libri Scheiwiller, 24 ORE Motta Cultura srl, Milano www.motteditore.it www.librischeiwiller.it IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO IN BRIANZA Prospettive future tra rischi e opportunità 9 Prefazione di Luigi Roth 13 Fondazione Fiera Milano e l’enciclopedia delle economie territoriali di Enrica Baccini 17 “Fare sistema” per il futuro del distretto Direttore responsabile: Mariella Governo Direttore Enciclopedia delle Economie Territoriali: Enrica Baccini 1° volume: Il distretto del legno-arredo in Brianza Direzione scientifica: Alberto Bramanti e Mario A. Maggioni Autore: Alberto Bramanti di Alberto Bramanti 1. Per molti, ma non per tutti 2. Tre esemplificazioni, un metodo comune 2.1 Il tema innovazione 2.2 Il tema formazione 2.3 Il tema comunicazione-commercializzazione 3. Il ruolo alto delle politiche di distretto Coordinamento scientifico: Antonia Ventura Kleissl Coordinamento di redazione: Ersinija Galin 39 CAPITOLO 1 Il distretto del legno-arredo: una storia che viene da lontano Credits Fotografie Archivio Storico Fondazione Fiera Milano: pp. 16, 36-37, 110-111, 160-161 Per gentile concessione di Cosmit spa, foto di Alessandro Russotti: p. 8 e foto di Saverio Lombardi Vallauri: p. 12 di Alberto Bramanti e Massimiliano Riggi 1.1 Territorio e specializzazione produttiva 1.2 La dinamica intercensuaria: un lento ridimensionamento 1.3 La vivacità imprenditoriale Fotografie Olycom, Milano: pp. 64-65, 130-131, 190-191 Foto di Copertina: Elaborazione fotografie Archivio Storico Fondazione Fiera Milano / Olycom, Milano 67 CAPITOLO 2 La multiforme varietà del distretto di fronte alle due grandi sfide competitive di Alberto Bramanti e Massimiliano Riggi © Fondazione Fiera Milano, 2007 Pubblicazione registrata presso il Tribunale di Milano, n.680 del 30 novembre 2001 2.1 Le sfide competitive: manufacturing e presidio dei mercati QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 2.2 11:28 Pagina 6 La ri-organizzazione della filiera produttiva 163 CAPITOLO 5 2.2.1 Make or buy: quale delocalizzazione? Reggere la competizione globale: 2.2.2 Rapporto coi fornitori: verso una gerarchizzazione? il presidio dei mercati 2.2.3 L’innovazione: un must ineludibile 5.1 di Andrea Martignano e Michele Scarpinato 2.2.4 Il capitale umano 2.2.5 Verso una dimensione aziendale adeguata 2.3 Quale presidio dei mercati? 2.3.1 L’internazionalizzazione commerciale 5.1.1 Le strategie di internazionalizzazione perseguite 5.2 Le imprese leader del distretto: un’internazionalizzazione robusta ma non completa 5.3 Dai mercati alle strategie: le scelte delle PMI indipendenti 5.4 Servizi e clienti: strategie distributive delle imprese leader 5.5 Dall’outsorcing alla delocalizzazione 2.3.2 Il ruolo dei canali distributivi 2.3.3 Lo strumento fieristico 2.4 Prime conclusioni e il prosieguo della ricerca 113 CAPITOLO 3 I protagonisti del distretto: imprese leader e PMI indipendenti di Andrea Martignano e Michele Scarpinato 3.1 Internazionalizzazione commerciale delle PMI indipendenti 5.5.1 Prospettive di delocalizzazione tra le imprese leader 5.6 Dalla vendita alla comunicazione: la partecipazione alle fiere Criteri di selezione delle imprese leader 3.1.1 Organizzazione produttiva e vantaggi competitivi 3.1.2 Dalle imprese leader alle PMI indipendenti 3.2 Le motivazioni della scelta delle PMI indipendenti 3.3 Alcune caratteristiche del panel di imprese 3.3.1 Il profilo competitivo delle PMI indipendenti 133 CAPITOLO 4 I grandi assi del cambiamento: il manufacturing di Andrea Martignano e Michele Scarpinato 4.1 L’organizzazione della produzione nelle PMI indipendenti 4.2 Le scelte organizzative delle imprese leader 4.3 I rapporti PMI indipendenti-fornitori 4.3.1 Stabilità e concorrenza nel parco fornitori 4.4 Imprese leader e subfornitura 4.5 Lo sforzo innovativo nelle PMI indipendenti 4.6 Ricerca e innovazione nelle imprese leader 4.7 Relazioni di distretto e capitale umano 193 CAPITOLO 6 Sfide future, opportunità e minacce di Aberto Bramanti e Mario A. Maggioni 6.1 Dinamiche e percorsi di sviluppo tra eccellenza, crisi e imitazione 6.2 Opportunità e minacce: il manufacturing 6.3 Il presidio dei mercati: consolidare e ampliare 6.4 Crescere dimensionalmente, aggregarsi territorialmente 209 BIBLIOGRAFIA 215 FONDAZIONE FIERA MILANO QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 8 Prefazione LUIGI ROTH Presidente Fondazione Fiera Milano C apacità di anticipazione e discontinuità: sono due ingredienti che fanno la differenza tra il sopravvi- vere e l’essere riconosciuti come leader sia per un’attività imprenditoriale, così come per un evento fieristico. L’intuito di riconoscere in anticipo quello che sarà e il coraggio di muoversi in controtendenza rispetto agli altri non nasce dal talento né dal caso. Nasce dall’ascolto, dallo studio, dall’osservazione attenta e costante dei fenomeni. Oggi si parla di “economia dell’attenzione” come fattore chiave per creare valore: in un mondo tanto ricco di informazione e sollecitazioni di diversa natura e velocità, bisogna saper cogliere e trattenere l’attenzione di chi entra in contatto con noi, per generare un’interazione proficua e costante, orientata all’utilità reciproca. Guardare in profondità a un mondo come quello dei distretti industriali, conoscerlo, ascoltarlo e infine realizzarne un’Enciclopedia ha per Fondazione Fiera Milano due significati molto importanti. Il primo è di capire come e quanto si stia evolvendo un fenomeno che pesa circa un terzo dell’economia italiana e che ne rappresenta una peculiarità economica, sociale e territoriale. Il secondo significato è più strettamente legato al core 9 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 10 business e alla tradizione fieristica della Fondazione e del suo Gruppo: nei distretti, come nelle imprese, si fa innovazione – anche se spesso non dichiarata – e i cambiamenti avvengono veloci, per adattarsi alla rapidità del mercato. In fiera, le evoluzioni e le trasformazioni dell’economia si colgono prima che altrove: le imprese che investono nel media fieristico ci segnalano gli spostamenti di interesse, le nuove strategie, la fiducia che hanno nei mercati o in se stessi sin dal momento in cui decidono di esporre – o non esporre – in una delle nostre fiere. Ecco, la capacità di anticipazione. Quella di chi sente le piccole variazioni del proprio mercato e agisce in risposta ad esse e quella di chi, come noi, raccoglie i segnali di tanti diversi mercati e analizza le tendenze generali, per offrire al mondo economico informazioni utili e conoscenze concrete. L’Enciclopedia delle Economie Territoriali, così come altri studi compiuti dalla Fondazione, vuole essere una bussola. Per raggiungere nuove mete, per orientarsi nel cambiamento o per coglierlo per primi. 10 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 12 Fondazione Fiera Milano e l’enciclopedia delle economie territoriali ENRICA BACCINI Responsabile Area Studi Sviluppo e Formazione Fondazione Fiera Milano I grandi progetti per essere realizzati con successo hanno bisogno di consenso, partecipazione, ma soprattutto di un grande e diversificato apporto di idee da parte della comunità in cui tali progetti nascono. L’ascolto delle istanze e delle esigenze del territorio in cui si opera sono elementi divenuti imprescindibili del modus operandi di Fondazione Fiera Milano. Il nuovo quartiere fieristico è stato inaugurato con successo, ma affinché si realizzino le ipotesi di sviluppo è importante continuare ad ascoltare la base produttiva nazionale per cui tale progetto è stato realizzato. Fondazione Fiera Milano, attraverso l’Area Studi Sviluppo e Formazione, è per tradizione impegnata nella riflessione sul mondo dell’economia regionale, nazionale e mondiale che transita dalle manifestazioni di Fiera Milano. Mantiene così da sempre un osservatorio privilegiato in grado di fornire uno sguardo non convenzionale sulle evoluzioni dei mercati. Le ricerche socio-economiche che Fondazione Fiera Milano svolge in collaborazione con i più qualificati 13 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 14 esperti dei diversi settori che si trova ad approfondire, permettono di mantenere e monitorare il core business – le fiere – e di svolgere a pieno la funzione di volano di sviluppo già messo in evidenza dalla realizzazione del progetto del nuovo sistema fieristico milanese. In particolare nel 2005 ha commissionato un’importante ricerca al CERTeT – Bocconi, coordinata dai professori Alberto Bramanti dell’Università Bocconi e Mario A. Maggioni dell’Università Cattolica su “Distretti, competitività e percorsi di internazionalizzazione”. La ricerca è nata dall’esigenza di comprendere a fondo le grandi derive dell’evoluzione distrettuale: l’internazionalizzazione e la gerarchizzazione, ovvero l’emergere di soggetti di dimensioni rilevanti potenzialmente indipendenti dal distretto. Un’attenzione particolare è stata rivolta all’innovazione acquisita dai fornitori di tecnologie, in quanto tali dimensioni sono indubbiamente alcune delle chiavi per il successo delle manifestazioni fieristiche di Fiera Milano. La ricerca fornisce importanti indicazioni su come si stia evolvendo il modello di sviluppo socio-economico di questi territori, offrendo spunti di riflessione originali per tutta la comunità economica. Dalla ricerca nasce il progetto editoriale Enciclopedia delle Economie Territoriali. Il progetto prevede la pubblicazione di monografie relative ai sistemi produttivi presi in esame. Questo primo volume dell’Enciclopedia è relativo al distretto del legno-arredo della Brianza. Crediamo che la diffusione delle conoscenze sia un altro tassello importante per creare sviluppo per il Paese. 14 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 16 “Fare sistema” per il futuro del distretto ALBERTO BRAMANTI Il modello di specializzazione italiano è sotto stress e con esso quello distrettuale. I volumi produttivi decrescono: si fanno meno scarpe, meno capi di abbigliamento, meno piastrelle, meno mobili di quanti venivano prodotti complessivamente in Italia ai tempi d’oro della produzione manifatturiera leggera. Un dato su tutti fa riflettere: l’interscambio della UE-15 con Italia e Cina nei prodotti del sistema arredo-casa si è andato modificando pesantemente nel periodo recente (1996-2003), come mostrato dalla tabella seguente. Importazioni della UE-15 provenienti dalla Cina e dall’Italia Comparti produttivi 1996 2003 Variazione % Totale dell’import dall’Italia 6.402 7.835 22 Totale dell’import dalla Cina 1.466 6.187 322 1.752 2.025 16 136 1.027 657 1.352 1.827 35 77 809 945 Sistema “arredo-casa”, di cui: Mobili e cucine Totale dell’import dall’Italia Totale dell’import dalla Cina Divani e sedie Totale dell’import dall’Italia Totale dell’import dalla Cina Ferramenta, cerniere per mobili, porte, finestre Totale dell’import dall’Italia 473 674 42 Totale dell’import dalla Cina 38 339 790 Valori in milioni di euro correnti Fonte: Fortis (2005), Tab. 5, p. 133 17 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 18 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO Questa pressione competitiva è fortemente sentita dalle cativo: posizionarsi sui top-end markets e sfruttare ogni pos- imprese distrettuali italiane che vedono progressivamente sibile leva qualitativa sembra la principale strategia persegui- contrarsi gli spazi di mercato “consolidati” e non espandersi bile/perseguita dalle imprese italiane in questi mercati, ma i adeguatamente gli spazi sui nuovi mercati emergenti : non rie- numeri non sono più quelli di una volta. 1 scono, da un lato, a competere efficacemente sul lato dei costi e, dall’altro, a sfruttare compiutamente i vantaggi competitivi legati alla differenziazione dei prodotti. 1. Per molti, ma non per tutti La filiera del legno-arredo è da sempre una specializzazione importante della manifattura leggera nazionale – l’Italia è il quar- Si è aperta una nuova fase distrettuale in cui la competizione to produttore mondiale e il primo esportatore fino al 2000, anno diviene più selettiva: il messaggio sintetico potrebbe essere “per in cui viene superata dalla Cina che diviene così il primo espor- molti, ma non per tutti!”. Vincere la sfida delle produzioni “top di tatore mondiale di mobili – e le scelte e le strategie di risposta al gamma” non è alla portata di tutte le imprese distrettuali. nuovo contesto competitivo devono pertanto essere anche scel- La Brianza, come area territoriale economicamente e cultural- te di sistema e non esclusivamente di singola azienda. mente ben identificata2, ha però alcuni assets ulteriori da gio- Jim O’Neill, managing director e capo della ricerca economi- care in questa partita. Innanzitutto, la sua filiera del legno–mobi- ca di Goldman Sachs International, illustrando a Davos l’Ou- le è particolarmente ricca. Un’assenza relativa di specializzazio- tlook 2006 si è lasciato sfuggire giudizi molto severi sul nostro ne che, a tratti, è stata letta come motivo di minore visibilità sistema produttivo: «Le cose che sapeva fare bene il vostro all’estero e di carente identificazione del made in Brianza, ma Paese ora le fanno a costi più bassi India e Cina, ormai forti che è invece motivo di ricchezza nel comporre un’offerta com- anche nelle produzioni di qualità. Se nelle manifatture di fascia pleta, come numerosi nuovi mercati richiedono. In secondo alta l’Italia non riesce nemmeno ad avere costi competitivi con luogo, a questa articolata differenziazione della produzione del la ricca Germania, cosa le rimane da offrire? Solo cibo e un comparto legno-arredo si affianca un’altrettanto ricca articola- po’ di calcio interessante». zione del sistema produttivo nel suo complesso. Evidentemente O’Neill guarda ai dati statistici e non conosce Il “mobile” è, per così dire, immerso e circondato da un tessu- le produzioni distrettuali, non considera le significative artico- to produttivo dove la meccanica, la plastica, il tessile-abbiglia- lazioni che esistono all’interno delle differenti filiere tra i molte- mento, la chimica e molte altre produzioni sono presenti con plici segmenti che fanno del made in Italy di punta un prodot- un livello comparabile di creatività e innovazione. Uno dei van- to ancora fortemente competitivo, non distingue tra contenu- taggi indiscussi della Brianza è infatti quello di essere un siste- to materiale e immateriale del bene venduto, non apprezza la ma manifatturiero dove si produce il nuovo. dimensione di creatività, innovazione, design, ergonomicità Per innovare in un contesto frammentato non basta l’idea vin- contenute nelle produzioni di punta. Tocca certamente però – cente: occorre poter contare su un sistema produttivo orien- in un linguaggio rozzo e approssimativo – uno snodo signifi- tato al problem solving, in cui l’impresa possa rivolgersi all’esterno, chiedere e ottenere un “su misura” nelle forniture 1 Il mercato cinese, ad esempio, rimane ancora poco significativo per le imprese italiane se il nostro export nazionale nel territorio cinese è appena superiore a quello verso il Portogallo. Per contro: «si è aggravato il passivo bilaterale dell’Italia verso la Cina. Dai 930 milioni di euro del 1996 si è saliti nel 2004 alla cifra record di passivo di 7,4 miliardi di euro, con un peggioramento per l’Italia di 6,4 miliardi» (Quadrio Curzio, 2005, p. 24). 18 2 E oggi anche amministrativamente, con la costituzione della provincia di Monza e Brianza, sebbene su un territorio più limitato rispetto a quello economico a cui si fa qui implicitamente riferimento che rimane a “scavalco” delle attuali province di Milano e di Como. 19 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 20 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO industriali. Se un particolare va modificato o non esiste devo sia con le iniziative promosse dall’agenzia Sviluppo Brianza4. poter trovare sul territorio chi lo fornisce: in tempi brevi, con Innovazione-formazione-comunicazione sono poi tre aree tra grande flessibilità, a un costo ragionevole. loro fortemente collegate e nelle cui intersezioni si ritrovano Progetti innovativi di filiera e di distretto potrebbero alimentare molteplici problemi sui quali il territorio e il distretto da tempo e irrobustire ulteriormente questa “predisposizione” del siste- sono impegnati, tutti problemi a forte componente sistemica. ma territoriale: questo è certamente un asset che va coltivato. Se la piccola e micro impresa distrettuale è quella più a “rischio Vi è dunque una naturale interazione tra imprese che produce efficienza nel sistema territoriale, a cui deve accompagnarsi una cooperazione strategicamente perseguita a livello di sistema, che tocchi gli snodi rilevanti della produzione di numerosi beni pub- Fare sistema per il distretto: blici territoriali. Assets che entrano nella funzione di produzione tre aree di esemplificazione di un metodo della singola impresa e la cui assenza, o scarsità, genera diseconomie esterne che si ripercuotono sulle performance aziendali. Manutenzione delle risorse umane 2. Tre esemplificazioni, un metodo comune Innovazione Progetti sulla logistica Progetti sulle tecnologie Formazione Prima di addentrarsi sulle strategie e sulle risposte dei singoli operatori della filiera legno-arredo, oggetto specifico dell’intero Quaderno, è utile dedicare attenzione ad alcune questioni “trasversali” che stanno a monte e a lato degli andamenti della specifica filiera, oggetto di approfondimento. Si intende Progetti sull’Industrial Design Sensibilizzazione dei giovani qui toccare tre snodi particolarmente significativi, selezionati per essere esemplificativi nel metodo: • il tema dell’innovazione (§ 2.1); • il tema della formazione (§ 2.2); • il tema della comunicazione e commercializzazione (§ 2.3). Questi tre snodi non esauriscono, certo, la complessità e l’artico- Comunicazione Commercializzazione Marchio made in vs. concept by © AB – 2006 lazione dei problemi che il territorio della Brianza e il distretto del legno-arredo vivono, ma evidenziano dove può emergere quel valore aggiunto di sistema che se entra in sinergia con quello, ben più consistente, prodotto dalle centinaia di imprese che operano sul territorio, può fare la differenza nella competizione globale. Tutti e tre sono peraltro snodi su cui si è interrogato a lungo il sistema territoriale, sia all’interno della Consulta della Brianza3, 20 3 La Consulta della Brianza è un organismo di tipo volontario attivato dalla Camera Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Milano per accompagnare il passaggio alla creazione della CCIAA di Monza e Brianza. La Segreteria Scientifica della Consulta – su mandato del Comitato di Presidenza – ha approfondito, nel corso del 2005, numerosi punti di contenuto in interazione coi soggetti presenti nella Consulta. L’esito di tali approfondimenti è documentato in alcune note di programma, documenti di lavoro interni della Consulta. 4 Sviluppo Brianza è un’agenzia per la qualità produttiva e sociale del territorio operante dal 1998. Si è fatta promotrice, tra gli altri progetti, del percorso di riflessione che ha portato alla realizzazione degli Stati Generali della Brianza. I materiali sono raccolti in un volume (Sviluppo Brianza, 2003). 21 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 22 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO estinzione” occorre dunque aiutare in tutti i modi le micro impre- delle componenti tecnologiche-innovative, autorevolezza rispet- se brianzole a mettersi insieme, a generare progetti comuni e con- to al sistema della rappresentanza in cui va ad operare, capa- divisi, a collaborare per raggiungere soglie minime che consenta- cità gestionale per portare a buon fine progetti operativi com- no anche investimenti non alla portata dei singoli imprenditori. plessi che coinvolgono le PMI. Tali soggetti non mancano sul Ciò implica ed esige una crescita culturale importante, l’iden- territorio lombardo e brianzolo – alcuni di essi sono espressio- tificazione di alcuni progetti pilota, il supporto ai piccoli perché ne diretta dell’impegno regionale in materia – e sarà compito ne colgano le convenienze, percorsi adeguati di tutoraggio, il della comunità territoriale identificarli e coinvolgersi nella “pro- fare vetrina delle migliori esperienze. Occorre anche vincere gettazione fine” degli interventi. una diffidenza innata tra gli operatori e una resistenza che si La ricerca di, e il confronto con, best practices in Lombardia manifesta per iniziative “di parte”. produce numerosi spunti di riflessione; i tre progetti identificati sono: “U N PROCESSO INTEGRATO PER LO SVILUPPO DI NUOVI 2.1 IL TEMA INNOVAZIONE PRODOTTI NELL’AMBITO DELLE PMI LOMBARDE” per quanto concer- Questo “fare squadra” si declina certamente su di un tema ne il sostegno all’innovazione di prodotto; il progetto ampio e trasversale che è quello dell’innovazione, fortemente “CARTI&R” per quanto attiene alla ricerca di nuovi materiali; il strategico e percepito vitale anche dalle imprese di dimensio- progetto “B ENCHART” per il sostegno ai processi di upgrading ni minori. attraverso il confronto con le altre aziende del comparto e le L’incrocio tra le esigenze del sistema delle imprese brianzole loro performance. – con uno sguardo privilegiato al comparto del legno-arredo, ma non solo – e le esperienze lombarde recenti in materia di UN progetti e azioni di supporto al sistema delle piccole imprese, NELL’AMBITO DELLE fa emergere tre possibili declinazioni specifiche – tra loro for- giato l’innovazione di processo anche grazie a buone leggi – temente complementari – che possono essere sintetizzate quali la Sabatini – di facile utilizzo e stabilmente rifinanziate dal nelle seguenti linee guida: Ministero, ma, quando la riduzione dei costi si è semplicemen- PMI LOMBARDE — La PMI per anni ha privile- • stimolare le imprese a produrre idee innovative [Box 1]; te trasformata in un contenimento dei prezzi, si è innescata • accompagnare le imprese nel percorso dell’innovazione di una spirale che alla lunga produce solo erosione dei margini. prodotto e ricerca di nuovi materiali [Box 2]; Occorre dunque tornare, e rapidamente, a innovare anche nei sostenere processi di upgrading delle aziende attraverso il prodotti, a produrre oggetti unici, che mantengano “sulla fron- confronto con i propri competitors e il relativo posiziona- tiera” la capacità innovativa della piccola impresa lombarda. mento [Box 3]. Le azioni proposte per sostenere l’innovazione di prodotto • 22 PROCESSO INTEGRATO PER LO SVILUPPO DI NUOVI PRODOTTI Dietro questi obiettivi, stanno tre progetti specifici, già attivati sono le due seguenti: in forme e modi differenti in Regione Lombardia e dunque, in • promuovere l’innovazione all’interno delle aziende attraver- un certo senso, pronti per essere replicati anche nel distretto so una consulenza specializzata ad hoc che, partendo dal- brianzolo del legno-arredo. l’analisi dei bisogni di ogni singola azienda, elabori strate- Ovviamente dietro ad ogni progetto c’è un “soggetto attuato- gie puntuali finalizzate alla creazione di nuovi prodotti che, re” con adeguate competenze per implementarlo che deve puntando sulla qualità, consentano di differenziare la pro- avere capacità di interlocuzione con le imprese, padronanza duzione. La consulenza specialistica dovrebbe porsi come 23 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 24 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO • obiettivo quello di studiare l’innovazione di prodotto, stimo- dell’idea innovativa presentata, ne sono state selezionate 11; lando la proposizione di idee innovative da parte delle per queste 11 è stato realizzato un piano di fattibilità tecnico- aziende stesse, per poi accompagnare ciascuna di esse economica con il business plan completo. nell’applicazione; La fase 2 ha comportato lo sviluppo del progetto, quindi l’attivi- avviare forme di collaborazione con il mondo/sistema uni- tà di consulenza su quelle aree specifiche nelle quali versitario e della ricerca per accedere a competenze tec- era emersa la necessità per l’impresa di un supporto di natura niche e scientifiche. varia: per alcune, sfruttando le competenze presenti nel Politecnico, si è trattato di consulenze tecniche sulle parti di meccanica ed elettronica; per altre si è trattato Box 1 – Un esempio di innovazione di prodotto di approfondire i temi della proprietà industriale-brevettabilità, presenza di una prior art sul tema, tutto ciò che concerneva UN PROCESSO INTEGRATO PER LO SVILUPPO la difendibilità del progetto innovativo per quanto riguarda DI NUOVI PRODOTTI NELL’AMBITO DELLE PMI LOMBARDE la proprietà industriale; altre ancora hanno richiesto un’analisi Il progetto – finanziato dalla Convenzione Artigianato 2003- di mercato approfondita, spesso svolta attraverso questionari 2005 – ha come soggetto attuatore il Politecnico di Milano e inviati a decine o centinaia di clienti e potenziali clienti, nasce dalla seguente analisi dei bisogni: quindi con un’analisi della domanda molto puntuale. • le imprese, in particolare quelle artigiane di piccole dimensio- Lo spettro è stato molto vario, perché ogni idea innovativa ha ni, hanno difficoltà a tradurre le proprie esigenze in progetti incontrato problemi specifici. ben focalizzati, in cui siano definiti accuratamente obiettivi, indicatori, fasi e costi: mancano cioè, frequentemente, una cultura e una capacità progettuale; • manca inoltre la capacità di generare prodotti nuovi come esito di processi di ricerca a base tecnologica; • ne discende, di conseguenza, una scarsa interazione con il mondo dell’Università e dei centri di ricerca. riali avanzati che hanno caratteristiche e proprietà specifiche per svolgere funzioni prestabilite. Lo scenario futuro prevede anche lo sviluppo di materiali multifunzionali nel senso di dispositivi, componenti, strutture che consentiranno di rispon- Il progetto è nato con un bando per imprese artigiane: un bando dere a una pluralità di stimoli attraverso diverse azioni. Essi per idee innovative di prodotto. Sono state raccolte 15 idee possono essere classificati in base alla loro natura, ai loro pro- innovative, un numero inaspettato e considerato lusinghiero per cessi di lavorazione e ai loro attributi. la riuscita del progetto. Le azioni proposte nel progetto sono le seguenti quattro: Nello sviluppo del progetto la Regione, apprezzandone la vali- • fare una ricerca delle principali classi di materiali per evi- dità, ha deciso di trasformarlo in una sorta di “sportello aperto” denziare le loro caratteristiche tecnologiche e i principali svincolandolo dal bando e lanciando in più riprese delle call for campi applicativi; idee innovative. Attraverso le Confederazioni artigiane sono 24 CARTI&R — Ai materiali tradizionali oggi si sostituiscono i mate- • creare sinergie con le associazioni di categoria per selezio- state comunque identificate alcune nuove imprese rispetto alle nare le imprese adeguate cui destinare gli interventi e divul- prime 15 adesioni. gare le iniziative attraverso un piano di comunicazione con- Delle 15 imprese iniziali, sottoposte a valutazione sulla base cordato; 25 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 26 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO • • offrire una consulenza personalizzata alle singole aziende è stata ultimata nei primi mesi del 2006. affinché conoscano e applichino i nuovi materiali all’inter- Per quanto riguarda l’accompagnamento si tratta di definire la no delle proprie specifiche produzioni; modalità dell’approccio. Per tutte le imprese sono a disposizio- accompagnare le imprese nella selezione e nell’utilizzo dei ne i risultati di analisi e foresight tecnologico e verrà completa- nuovi materiali. to un report dei risultati ottenuti. Il supporto personalizzato consiste in 10 giornate di consulenza dedicate a ogni progetto avviato. Si riscontra la tendenza Box 2 – Un esempio di ricerca di nuovi materiali delle aziende a unirsi e a partecipare nell’ambito di un unico progetto, per avere a disposizione risorse superiori sotto forma PROGETTO CARTI&R di un numero maggiore di giornate di consulenza. La collabo- L’obiettivo principale di questo progetto, sviluppato da CESTEC- razione con le Associazioni è fondamentale per il rapporto Regione Lombardia, è quello di supportare concretamente l’av- consueto che esse hanno con le imprese. vio e l’attivazione dei progetti di innovazione presso imprese artigiane del settore tessile e meccanico nelle quattro province di Bergamo, Como, Lecco e Brescia. B ENCHART — Il terzo progetto richiamato ha per obiettivo un Il progetto prevede 5 macroattività: percorso di miglioramento aziendale a tutto tondo e parte dalla • analisi dei bisogni — concentrando i progetti nell’ambito dei considerazione dell’importanza di conoscere il percorso di nuovi materiali per dare alle imprese indicazioni su quale sia altre imprese facendo in modo che i buoni esempi stimolino la “frontiera dell’innovazione”, indicando casi significativi di l’emulazione e il miglioramento continuo. attuazione dei progetti di innovazione inerenti i nuovi mate- Le azioni proposte nel progetto sono le seguenti quattro: riali e la modalità/approccio per adottare nuovi materiali; • performance e dei punti di forza e di debolezza adeguata • promozione — l’obiettivo identificato è stato il coinvolgimento alle PMI; di circa 160 imprese, 40 per ogni provincia coinvolta; • attività di scouting — attraverso la somministrazione di un identificare una griglia di lettura e di analisi comparata delle • distribuire il report relativo al posizionamento delle impre- questionario individuale per indagare la propensione delle se – una volta ultimato il percorso conoscitivo e di analisi aziende nell’adozione dei nuovi materiali; – attraverso le associazioni che rappresentano un veicolo importante per questo genere di messaggi; • assistenza e accompagnamento — attraverso una consulenza personalizzata specialistica. Le competenze specifiche • dare visibilità ai risultati conseguiti. Si vorrebbero creare derivano dai centri di ricerca e dalle università e l’accompa- momenti di trasmissione dei risultati coinvolgendo il mondo gnamento riguarda anche l’individuazione delle opportunità imprenditoriale e non solo i beneficiari dell’iniziativa, favo- di agevolazione e la conoscenza dei canali di finanziamento; rendo momenti di scambio diretto tra gli imprenditori; • verifica dei benefici per le imprese partecipanti e analisi delle problematiche per estendere il progetto ad altri ambiti ter- • segnalare spazi e azioni di miglioramento in risposta al posizionamento ottenuto. ritoriali e ad altre province lombarde. A fine anno (2005) il progetto Carti&R ha prodotto l’analisi e il foresight tecnologico, mentre la fase di promozione e scouting 26 27 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 28 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO Box 3 – Un esempio di benchmarking 2.2 IL TEMA FORMAZIONE Emerge dal territorio della Brianza l’esigenza di indirizzare 28 PROGETTO BENCHART maggiormente l’offerta formativa alle esigenze e alle specifici- Le imprese artigiane e le piccole-medie imprese lombarde che tà della realtà briantea stessa, costituita da una domanda vi partecipano possono usufruire di servizi innovativi, gratuiti, molto frammentata che nasce dalle innumerevoli piccole volti ad analizzare, valutare e migliorare le proprie prestazioni. imprese sparse sul territorio. Applicando la metodologia del benchmarking – adeguata alla Pensare un’offerta formativa in linea con i reali fabbisogni for- realtà della piccola-media impresa – il progetto consente di mativi espressi dal territorio richiede certamente, quale punto realizzare una preziosa esperienza di confronto e di scambio di partenza, una ricognizione chiara ed esplicita dell’offerta for- con altre imprese del settore. mativa esistente, nella prospettiva di favorire sinergie e la L’attuazione è stata affidata a ECIPA Lombardia. messa in rete delle iniziative e dei soggetti che operano in que- Il percorso si articola in varie attività, tra loro interdipendenti. sta direzione. Si rileva, infatti, la mancanza di un raccordo tra Il primo step offre all’impresa la possibilità di effettuare un’auto- le iniziative finalizzate a erogare formazione e si auspica da analisi tramite la compilazione di un questionario che indaga i parte di numerosi interlocutori sul territorio la messa in rete di principali ambiti della gestione aziendale e, per chi è interessato tali soggetti. ai temi, l’impatto ambientale e il livello di innovazione raggiunto. In un secondo tempo, dopo aver censito l’offerta formativa, si L’elaborazione dei dati inseriti restituisce all’impresa un report tratterebbe di incrociarla rispetto alla domanda da parte del che identifica i punti di forza e di debolezza dell’azienda, il livello mondo produttivo e a quella dei ragazzi e delle loro famiglie. delle proprie prestazioni e il posizionamento dell’impresa rispetto L’azione di monitoraggio dell’offerta formativa locale e la valu- a quelle dello stesso settore e/o territorio. tazione della sua rispondenza alle esigenze della domanda Le informazioni fornite vanno infatti a confluire in una banca sociale e del tessuto economico-produttivo diviene così il dati nazionale, consentendo di costruire indici di rendimento e primo e indispensabile step di una costruzione più vasta e di efficacia che rappresentino la media del mercato: ciò con- ambiziosa. sente non solo alle imprese di confrontarsi con le prestazioni Per quanto attiene il conseguimento del primo step, ovvero il di una platea di concorrenti con caratteristiche simili, ma censimento/mappatura dell’offerta formativa, le proposte degli anche alle associazioni di affinare i propri servizi e alle istitu- stakeholders territoriali convergono sull’idea di realizzare un zioni di elaborare strategie mirate. Osservatorio che funga da raccordo tra le esperienze e inizia- Il secondo step prevede la creazione di una comunità virtuale di tive spontanee che hanno trovato manifestazione più o meno imprese interessate al confronto, allo scambio di informazioni e visibile sul territorio e che si costituisca come un punto di con- all’approfondimento delle migliori pratiche. fronto e attenzione verso i problemi che sorgono nei CFP e Il profilo delle imprese che avranno conseguito i migliori risultati o nelle scuole, svolgendo una funzione di collegamento tra Pro- realizzato prodotti innovativi sarà pubblicato sul Repertorio delle vincia-Regione-Stato. Imprese eccellenti, per garantire visibilità a chi si è maggiormen- L’idea di fondo è che ogni centro di formazione incluso nella te impegnato nella ricerca della qualità e del miglioramento. Le rete porti la propria esperienza, fornendo dati ed elaborando- imprese più motivate verranno inoltre stimolate a intraprendere li. A questi contributi l’Osservatorio deve integrarsi offrendo un percorsi di miglioramento, fino ad accedere a eventuali premi. servizio reale di accompagnamento. 29 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 30 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO L’Osservatorio deve inoltre garantire servizi di consulenza • una banca dati (Banca dati delle attività formative) che rac- aperti a tutti, perciò deve essere una struttura mista pubblico- coglie informazioni sull’offerta formativa e le rende dispo- privata, finalizzata alle seguenti macroattività: nibili agli operatori del territorio; • censimento qualitativo dell’offerta formativa; • analisi delle leggi sui finanziamenti; consultare la banca dati, ma anche richiedere/offrire infor- • aiuto/consulenza in relazione a tutto ciò che ruota intorno mazioni e feedback tra utenti di vario livello (ad es. opera- alla formazione. tori della formazione e cittadini); L’Osservatorio – come sempre in realtà ricche e articolate – dovrà inoltre mettere a rete ogni spezzone di conoscenza già • • una “vetrina” dell’offerta formativa, tramite la quale poter un’area redazionale che funga da “orientamento” alle politiche territoriali per la formazione. esistente sul territorio . Il contesto in cui si inserisce la propo- L’ultimo sottosistema, in particolare, si prefigge di fornire le sta progettuale è infatti quello di un’area dove forte è la informazioni e gli strumenti di ausilio all’utenza per la cono- domanda e l’offerta in ambito formativo. scenza del progetto e fungere da strumento di orientamento Il processo in atto a livello nazionale e locale (regioni e provin- e/o informazione a riguardo delle tematiche collegate alla filie- ce) richiede sinergie e sistemi che consentano di soddisfare tra ra formazione-istruzione. 5 l’altro importanti obblighi informativi derivanti da impegni comunitari e la possibilità di supportare le linee di riforma del siste- 2.3 IL TEMA COMUNICAZIONE–COMMERCIALIZZAZIONE ma formativo, nei suoi collegamenti col mondo della scuola e Lasciando ai capitoli successivi lo sviluppo dell’analisi del del lavoro. Basti ricordare lo sviluppo della Borsa Nazionale del tema della commercializzazione e delle strategie di penetrazio- Lavoro, l’anagrafe nazionale degli studenti, il Libretto Formati- ne dei mercati attuate dalle imprese, ci si concentra qui su una vo, che richiedono tra l’altro uno sforzo di omogeneizzazione particolare strategia di comunicazione di sistema. delle informazioni, pur nel rispetto delle diverse realtà locali. A intervalli ricorrenti si affaccia un dibattito interno al territorio Dovrà essere possibile, in un futuro non lontano, reperire infor- – ma simile nei contenuti a quello che si sviluppa in molti altri mazioni sui soggetti erogatori di formazione, nonché sui citta- contesti distrettuali – circa l’interesse e le modalità attuative di dini che abbiano partecipato e/o chiesto di partecipare ad atti- un marchio di territorio, il classico made in distrettuale che vità formative. pure rimane difficile da realizzare. Se quindi assistiamo a una forte richiesta di adeguamenti tec- Su questo dibattito se ne inserisce un secondo che tocca uno nologici e metodologici dei sistemi di raccolta dati sul lato isti- snodo altrettanto problematico, ponendo la sottile differenza tuzionale, da parte dei cittadini e dei soggetti operatori della tra il più noto made in e il nuovo concept by. Nel primo caso il filiera è sempre più marcata l’esigenza di strumenti che forni- processo nel suo complesso è presidiato dal territorio: dal- scano, da un lato, informazioni in modo efficiente ed efficace l’ideazione, alla prototipazione, alla realizzazione, alla distribu- e, dall’altro, la possibilità di mantenere aggiornate queste infor- zione e commercializzazione, ai servizi post-vendita; nel secon- mazioni in modo semplice e tempestivo. do caso ciò che rimane brianzolo è l’ideazione ed eventual- Il sistema Osservatorio si compone così di tre sottosistemi logici: mente l’assemblaggio finale, o anche meno. L’aspetto problematico del dibattito è ovviamente incentrato su dove si situi la 5 Ad esempio, il Comune di Monza ha promosso a partire dall’anno 2004 un’iniziativa costituendo un “Gruppo sull’offerta formativa e territoriale”. Si tratta di un gruppo di lavoro interassessorile e interistituzionale per la definizione del POF territoriale. 30 soglia tra il primo e il secondo. Visioni più conservative discutono di un certo numero, significativo, di fasi produttive svolte 31 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 32 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO sul territorio, versioni più permissive concederebbero il made in anche in presenza di due sole fasi. Concorso internazionale per la promozione del made in Brianza Ovviamente il partito dei sostenitori delle versioni più restrittive/permissive taglia trasversalmente leader e follower, piccole e grandi aziende, produttori finali e produttori di semilavorati: a seconda delle convenienze e della specifica organizzazio- Concorso di idee per designer di fama internazionale e giovani promesse lombarde ne della produzione. Senza entrare nel merito di un dibattito che, in astratto, diviene rapidamente nominalistico, si lancia qui una provocazione Concorso di idee per 10 designer di fama internazionale Concorso di idee per giovani designer lombardi Selezione dei 10 migliori progetti Selezione dei 10 migliori progetti Selezione di 10 PMI (protocollo qualità) che li producono Selezione di 10 imprese leader che li producono che scioglie, almeno in parte, il nodo gordiano del preservare l’autenticità del prodotto e delle modalità per farlo. Si propone qui un duplice concorso, mirante a diffondere e innalzare l’immagine e il riconoscimento del made in Brianza nel mondo. Un concorso annuale rivolto ai principali designer del settore (italiani ed esteri) perché progettino differenti ambienti (cucina, camera, sala, studio, ecc.) da realizzarsi da parte di imprese del distretto e, contestualmente, la selezione di 10 PMI che si vincolino a seguire protocolli qualitativi molto Esposizione al Salone del Mobile di Milano severi (si potrebbe persino puntare sulla certificazione d’azienda, ma il tema deve essere approfondito) e che producano un numero prefissato, e piccolo, di pezzi firmati (dal designer di grido). Questi pezzi – esposti in un’apposita mostra al Salone Vendita sui mercati internazionali con il marchio made in Brianza Vendita sui mercati internazionali con il marchio concept by Brianza del Mobile di Milano – vengono successivamente venduti, a prezzo da estimatore, sul mercato internazionale con il marchio made in Brianza – magari attraverso canali prestigiosi, come le case d’asta specializzate – affiancato al nome del designer Modello: designer famoso impresa sconosciuta Modello: designer sconosciuto impresa famosa e a quello dell’impresa. L’iniziativa, riproposta di anno in anno, dovrebbe sortire due effetti diretti importanti: quello di offrire una pubblicità istituzionale di altissimo livello al distretto, pubblicità di cui potranno Rafforzamento del distretto Alto posizionamento dei marchi made in & concept by giovarsi tutti gli operatori del distretto, e quello di far crescere © AB – 2006 nel tempo PMI a un livello qualitativo superiore. A questi si può aggiungere anche la rinnovata iniezione di prestigio/centralità 32 al Salone del Mobile che è oggi al vertice delle fiere di setto- za – che suggella il top della produzione mondiale d’autore e il re e che deve quindi mantenersi a questo livello. catalogo con le 50 PMI che hanno partecipato all’iniziativa e che Dopo cinque anni ho un marchio consolidato – il made in Brian- hanno pertanto realizzato il top della produzione mondiale. 33 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 34 “FARE SISTEMA” PER IL FUTURO DEL DISTRETTO Questa prima iniziativa viene affiancata da una seconda, spe- Il nuovo ruolo non può che essere quello degli interventi di culare e fortemente complementare, che, con un analogo con- sistema (con dei numeri target rapidamente crescenti di corso ad hoc, seleziona e premia 10 giovani designer lombar- imprese da coinvolgere nelle differenti iniziative) e quello di di. I progetti premiati vengono prodotti – anch’essi in serie limi- player su scala internazionale per giocare su poche iniziative tata – da 10 aziende leader di settore, ugualmente esposti in di grande visibilità e prestigio, che puntino alto, che muovano apposito spazio al Salone del Mobile e quindi venduti sul mer- alleanze importanti, che si diano sempre orizzonti temporali cato internazionale. almeno di medio periodo (non avrebbe senso, ad esempio, Il significato è di scoprire giovani talenti che potranno continua- promuovere un concorso internazionale di cui si è parlato re a lavorare per il distretto, come altrove, offrendo un’iniezione come evento spot in un unico anno). di freschezza e di novità e mettendo una risorsa rara (il desi- Altro ruolo decisivo può essere quello di attivare grandi siner- gner) a disposizione anche del tessuto delle PMI brianzole che gie e contatti tra differenti pezzi del “sistema Italia” che pos- oggi non può permettersi di ingaggiare il designer di grido. sono trovare al loro interno sinergie sconosciute, o al più Un concorso internazionale per promuovere il made in e il con- casuali, conquistabili solo occasionalmente sul piano dei con- cept by Brianza. Il combinato disposto dei due concorsi dovreb- tatti personali. Si pensi, a puro titolo esemplificativo: be offrire, a regime, grande visibilità al distretto e effettive oppor- • alla cantieristica navale, segmento grandi navi da crociera, tunità di mercato ai giovani professionisti, da un lato, e alle PMI e alle forniture che possono essere attivate nel comparto interessate a imboccare la strada della qualità elevata, dall’altro. mobile-arredo; È inoltre, evidentemente, un’azione di sistema perché il succes- • al settore turistico, segmento villaggi e grandi alberghi; so dell’iniziativa sta nella sua dimensione – concorso internazio- • ai contratti che le grandi imprese di servizi pubblici locali nale più concorso regionale, selezione delle PMI e delle impre- stanno cominciando a firmare nell’Europa dell’est e in Asia se leader, selezione dei giovani designer – e nella sua ripetizio- per forniture complesse “chiavi in mano”; ne nel tempo con un supporto significativo sul piano della comu- • nicazione, della diffusione, dei contatti internazionali coi desi- Il futuro del distretto come boutique nel mobile di lusso è già gner e della loro remunerazione e del coinvolgimento del Salo- realtà, i grandi nomi della Brianza costituiscono uno dei fili invi- ne del Mobile che avrebbe un ruolo centrale nell’operazione. sibili che legano la memoria collettiva dell’industria lombarda in ai grandi ospedali e agli arredi sanitari. quella parte che unisce gusto, eleganza, “saper vivere” ai valori dell’innovazione di prodotto. Il futuro del distretto come gran- 3. Il ruolo alto delle politiche di distretto di numeri, come volumi produttivi e quote di mercato, come qualità media che cresce, come contenuto di servizio che si ritaglia un posto significativo e visibile nell’offerta mondiale è, Alla luce delle considerazioni avanzate emerge un ruolo in in larga parte, da riconquistare, ed è una sfida di sistema. parte nuovo delle politiche di distretto che risultano strette, ormai da tempo, tra una sottodotazione di risorse economiche, relativamente alla dimensione dei sistemi territoriali su cui insistono, e un cronico scarso coinvolgimento delle imprese nelle iniziative proposte. 34 35 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 36 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 38 Capitolo 1 IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 40 Il distretto del legno-arredo: una storia che viene da lontano La nuova concezione del mobile neoclassico – Chippendale – che, definendo strutturalmente ogni singolo pezzo, permetteva la costruzione del mobile scomposto in parti, e poi assemblato per la vendita, favoriva la nascita di una varietà di specializzazioni: dagli intagliatori ai tornitori, dai lucidatori ai laccatori, dai decoratori, ai tappezzieri, e via dicendo. Già verso il 1830 l’artigianato lissonese del mobile era un comparto produttivo riconoscibile. Intorno al 1850 un processo simile di nascita e sviluppo del ALBERTO BRAMANTI e MASSIMILIANO RIGGI comparto del mobile avvenne anche nell’area del Canturino, dove mantenne però una dimensione più artigianale. Il territorio della Brianza costituisce un esempio, tra i più inte- Il mercato era quello nord italiano e andava lentamente espan- ressanti, dei percorsi di nascita e consolidamento di un siste- dendosi, già non mancavano “incursioni” degli artigiani mobi- ma produttivo locale in forma distrettuale e dell’interazione lieri brianzoli anche in mercati lontani, e persino esteri. continua tra le singole unità aziendali e gli attori locali. A mano a mano che la professione si consolidava, nacquero spe- La genesi del distretto del mobile in legno risale agli inizi del- cializzazioni di fase e la filiera produttiva andò articolandosi e arric- l’Ottocento. L’economia era ancora prevalentemente agricola chendosi anche grazie al fatto che geograficamente era immersa e, a causa delle caratteristiche collinari del terreno, soprattut- nell’area certamente più dinamica del Paese, che procedeva spe- to nell’area del Comasco (Cantù), risultava poco redditizia ren- ditamente nel nascente processo di industrializzazione e che dendo necessario sviluppare altre attività che integrassero i beneficiava dello spettacolare sviluppo della meccanica. redditi degli agricoltori. Quest’ultimo aspetto non va mai dimenticato: una parte impor- Le caratteristiche paesaggistiche di pregio del territorio, con- tante del successo del distretto (così come di molti distretti giuntamente alla vicinanza con Milano, ne fecero un luogo di italiani) è che sin dall’inizio si è sviluppata una filiera completa villeggiatura privilegiato da parte della nobiltà e della borghe- e, in particolare, il distretto ha prodotto al suo interno i mac- sia milanese, che cominciò a esprimere una domanda di mobi- chinari per la lavorazione del legno. li di qualità per arredare le proprie residenze, prima nell’area La specifica tipologia di prodotto – il mobile “su misura” di più prossima a Milano (Lissone) e in seguito proseguendo qualità – ha inoltre fortemente contribuito a coltivare e svilup- verso il lago di Como (Cantù). Si sviluppò così gradualmente pare creatività e innovazione. La ricerca del bello, dell’elegan- una produzione mobiliera di tipo artigianale, inizialmente affian- za, del pezzo unico, la consuetudine a lavorare con architetti e cata e sostenuta da quella agricola. Il mercato inizialmente for- poi designer e stilisti si è sempre accompagnata con la ricer- nito era quello locale che, richiedendo una produzione “su ca della soluzione tecnica. misura”, non giustificava ancora una organizzazione di tipo Così la voglia di sperimentare ha costruito poco alla volta una industriale. Successivamente, a partire dalla zona di Lissone, consuetudine e una predisposizione per l’innovazione. Ne è nacquero le prime iniziative di carattere industriale che “espor- emerso un distretto che viene giustamente considerato l’Uni- tarono” in tutta Italia e contribuirono significativamente a far versità italiana (e non solo) del mobile. conoscere il prodotto brianzolo all’esterno del suo territorio. 40 41 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 42 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO 1.1 Territorio e specializzazione produttiva appartenenti al settore artigiano (cfr. più oltre tabella 1.3); se a ciò si aggiunge che la filiera rappresenta circa il 30% degli addetti del manifatturiero del distretto, si comprende perché Quello della Brianza è anche il più antico dei distretti del la realtà distrettuale rivesta un ruolo significativo per l’intera legno-arredo in Italia; si estende nella zona dell’alto Milanese, economia dell’area. comprendendo 36 comuni (cfr. tabella 1.1) di cui 16 in provin- Dal punto di vista dei settori esaminati, l’identificazione della cia di Como (Cantù ne è il centro) e 20 in provincia di Milano 6 filiera – che si avvale della classificazione NACE rev. 1 a 5 cifre (Desio, Seregno e Lissone sono i centri principali), per una – riguarda due tipologie di settori; sono complessivamente 20 superficie totale di 258 kmq e una popolazione residente di i settori considerati rilevanti nell’ambito del distretto del legno- circa mezzo milione di abitanti. arredo: • la fabbricazione in senso stretto di mobili e il loro commercio all’ingrosso – si tratta di 14 settori che contribuiscono Tabella 1.1 – I 36 comuni del distretto della Brianza significativamente al valore aggiunto dell’intera filiera di del legno-arredo specializzazione7 e che vengono qui considerati settori core Provincia di Milano (ora Monza e Brianza, eccetto*) • e altri 6 settori relativi alla produzione di macchine per il Albiate, Arcore, Barlassina, Biassono, Bovisio Masciago, Carate Brianza, legno, al commercio all’ingrosso di prodotti collegati alla Cesano Maderno, Desio, Giussano, Lazzate, Lentate sul Seveso*, Lissone, filiera e al commercio al dettaglio di mobili, che completa- Macherio, Meda, Misinto, Seregno, Seveso, Sovico, Varedo, Verano Brianza. no l’insieme di 20 settori che segnano la specializzazione Provincia di Como produttiva del distretto della Brianza. Alzate Brianza, Anzano, Arosio, Brenna, Cabiate, Cantù, Carimate, Carugo, Tra i settori non core, potrebbero essere considerati anche Cucciago, Figino Serenza, Inverigo, Mariano Comense, Novedrate, quelli che contribuiscono più marginalmente alla determinazio- Rovellasca, Rovello Porro, Turate. ne della filiera del valore e che spesso discendono dalla diversificazione del distretto rispetto alla specializzazione iniziale. Nel caso in specie, ciò si è manifestato talvolta con la fabbri- Nel distretto operano complessivamente 35.000 unità locali cazione e installazione di macchine per la lavorazione del con 130.000 addetti (dati Censimento 2001), di cui 4.476 legno e con lo sviluppo di alcuni settori di componentistica e unità locali nel settore di specializzazione del legno-arredo minuteria meccanica, che però sfuggono alle statistiche per- (nei settori core, come identificati nella tabella 1.2); di queste, ché confusi con altre produzioni despecializzate (e pertanto si l’80% opera nella produzione di mobili, mentre il restante è deciso di trascurarli). 20% riguarda, in parti pressoché uguali, la fabbricazione di È appena il caso di segnalare come, mentre la dimensione ter- prodotti di carpenteria e la lavorazione del legno e la ritoriale del fenomeno può ritenersi sufficientemente consolida- fabbricazione di “altri prodotti” in legno (IPI, 2003). Gli ta dal punto di vista delle funzionalità economiche e riconosciu- addetti nella filiera sono circa 21.000, di cui quasi la metà 6 Oggi, in realtà, 19 nella nuova provincia di Monza e Brianza e 1 solamente – Lentate sul Seveso – in provincia di Milano. 42 7 Altri settori sono stati trascurati (attinenti al chimico, meccanico e tessile), in quanto, pur essendo interrelati con la specializzazione prevalente (Lojacono, 2000), sono troppo frammentati e non consentono una definizione di core operativa, soprattutto perché non emergono con sufficiente chiarezza dalle rilevazioni statistiche. 43 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 44 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO Tabella 1.2 – I settori del distretto della Brianza Tabella 1.3 – Il distretto della Brianza del legno-arredo del legno-arredo Codice Settori core 20.1 Taglio, piallatura e trattamento del legno 20.2 Fabbricazione di fogli da impiallacciatura; fabbricazione di compensato, pannelli stratificati (ad anima listellata), pannelli di fibre, di particelle ed altri pannelli 20.30.1 Fabbricazione di porte e finestre in legno (escluse porte blindate) 20.30.2 Fabbricazione di altri elementi di carpenteria in legno e falegnameria 36.11.1 Fabbricazione di sedie e sedili, inclusi quelli per aeromobili, autoveicoli, navi e treni 36.11.2 Fabbricazione di poltrone e divani 36.12.1 Fabbricazione di mobili metallici 36.12.2 Fabbricazione di mobili non metallici per uffici, negozi, ecc. 36.13 Fabbricazione di mobili per cucina 36.14.1 Fabbricazione di altri mobili in legno 36.14.2 Fabbricazione di mobili in giunco, vimini ed altro materiale simile 51.13 Intermediari del commercio di legname e materiali da costruzione 51.15 Intermediari del commercio di mobili, articoli per la casa e ferramenta 51.47.1 Commercio all’ingrosso di mobili di qualsiasi materiale Grandezze caratteristiche Addetti Non Artigiani artigiani Unità* Unità locali Totale addetti Non Artigiani artigiani Totale unità locali 9.543 11.663 21.206 3.202 Peso sul manifatturiero del distretto 41,1 23,0 28,7 45,6 43,0 44,8 9,4 2,7 4,0 10,2 5,2 8,0 Peso del distretto sul settore regionale 27,7 21,7 24,0 26,1 11,7 19,3 Peso del distretto sul settore nazionale 5,4 4,1 4,6 5,0 2,0 3,5 Peso sul manifatturiero provinciale * Solo settori core 1.274 4.476 Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento ta in sede legislativa rispetto ai comuni interessati, l’identificazione dei settori appartenenti alla filiera è materia più sfuocata. Le scelte qui presentate sembrano un ragionevole compromesso – ampiamente discusso dal gruppo di lavoro – tra la duplice esigenza di esaustività del fenomeno, da un lato, e di autocontenimento delle connessioni produttive rilevanti, dall’altro. Codice Settori non core 29.56.4 Fabbricazione e installazione di macchine per la lavorazione del legno e materie similari (compresi parti e accessori, manutenzione e riparazione) 51.53.1 Commercio all’ingrosso di legname, semilavorati in legno e legno artificiale 51.53.4 Commercio all’ingrosso di vernici e colori 51.53.5 Commercio all’ingrosso despecializzato di legname e di materiali da costruzione, vetro piano, vernici e colori 51.61 Commercio all’ingrosso di macchine utensili per la lavorazione dei metalli e del legno 52.44.1 Commercio al dettaglio di mobili Anche i semplici dati statistici (ISTAT, censimento 2001) testimoniano l’importanza del comparto legno-arredo per il manifatturiero del territorio di riferimento (circa un terzo in termini di addetti e metà in termini di unità locali). Il distretto della Brianza conta per circa un quarto del settore di specializzazione in Lombardia (solo settori core), con imprese prevalentemente artigiane e attività economiche conseguentemente molto frammentate. Se ciò offre da un lato il vantaggio di una grande flessibilità nell’organizzazione del lavoro pone, dall’altro, due ordini di problemi: • la difficoltà/impossibilità di raggiungere una massa critica adeguata a porsi in modo proattivo nella concorrenza inter- 44 45 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 46 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO • nazionale, in particolare per ciò che riguarda il presidio dei divani e quelle dei mobili in legno (non da cucina), che contri- canali commerciali; buiscono a quote rilevanti del manifatturiero del territorio di le difficoltà connesse al finanziamento esterno e al reperi- riferimento; inoltre quasi il 30% degli addetti del manifatturie- mento del capitale di rischio. ro appartiene ai settori core della specializzazione (il 45% Per quanto riguarda il problema finanziario le modificazioni alle circa delle unità locali). Il resto della filiera si articola in nume- porte non preannunciano nulla di buono. rose specializzazioni, molto frammentate. Tutti i settori della L’introduzione del protocollo di Basilea 2 ha reso infatti più specializzazione (sia core che non core) contribuiscono a un complessi i rapporti con le banche, attraverso l’introduzione di terzo della manifattura in termini di addetti e a più del 70% in severi parametri di rating che non corrispondono alle modali- termini di unità locali. 8 tà di gestione delle imprese minori. Le imprese brianzole, infatti, quasi tutte fortemente sottocapitalizzate, anche a causa della loro tendenza ad autofinanziarsi, appaiono, se valutate con i nuovi criteri di Basilea 2, come clienti poco affidabili . 9 1.2 La dinamica intercensuaria: un lento ridimensionamento La preoccupazione legittima è che, alla naturale riserva delle imprese distrettuali al ricorso al credito, si sommino le difficol- Tra i due censimenti, si verificano variazioni significative nei tà oggettive introdotte dai parametri di Basilea 2. A questi pro- comparti della filiera, differenziati a seconda che si consideri blemi si è posto, in parte, rimedio con i consorzi fidi che pro- la variabile addetti o unità locali (cfr. tabella 1.5). sperano, non a caso, sul territorio, ma rimane il nodo da scio- I settori “Taglio, trattamento del legno” e “Fabbricazione di gliere di un rapporto più maturo e trasparente tra sistema ban- sedie e sedili” sono i due che hanno mostrato le contrazioni cario territoriale e sistema delle PMI distrettuali. più significative. I settori “Fabbricazione di pannelli”, “Fabbri- La scomposizione dei dati del distretto per i microsettori che cazione di altri elementi di carpenteria”, “Fabbricazione di lo compongono, nonché la distinzione tra addetti e unità loca- mobili non metallici”, “Fabbricazione di mobili per cucina”, li, da un lato, e artigiani e non, dall’altro, evidenzia alcune delle “Intermediari del commercio di legname” e “Commercio all’in- peculiarità proprie della filiera brianzola del legno-arredo (cfr. grosso di mobili” hanno invece subito una contrazione degli tabella 1.4). addetti, mentre sul fronte delle unità locali registrano persino Le specializzazioni più rilevanti, sia in termini di addetti che di sensibili aumenti, segnalando un trend di ulteriore frammenta- unità locali, risultano quelle della fabbricazione di poltrone e zione del comparto. Tendenze analoghe di riduzione, sebbene più attenuate, si regi- 8 In estrema sintesi, Basilea 2 è il nuovo accordo internazionale sui requisiti patrimoniali delle banche. In base ad esso le banche dei paesi aderenti dovranno accantonare quote di capitale proporzionali al rischio derivante dai vari rapporti di credito assunti (maggior rischio = maggiori accantonamenti, quindi, per la banca, maggiori costi). Le banche dovranno classificare i propri clienti in base alla loro rischiosità, attraverso procedure di rating più standardizzate rispetto al passato. Il timore, fondato, è che l’applicazione dell’accordo possa tradursi in minor credito alle imprese più rischiose (valutate anche in base al capitale sociale) e a tassi più elevati. Appare quindi evidente la necessità che le imprese, e in particolare le PMI, pongano in essere tutte quelle politiche, gestionali e di bilancio (prime fra tutte la ricapitalizzazione), atte a rafforzare la propria struttura e la propria immagine per affrontare efficacemente l’esame dei rating bancari. 9 I criteri imposti da Basilea 2 portano a ritenere meno affidabili le imprese poco capitalizzate, creando, così, un ulteriore elemento di difficoltà nell’accesso al credito da parte delle imprese brianzole, che si va ad aggiungere alla loro storica propensione ad autofinanziarsi. 46 strano nel manifatturiero provinciale. In netta controtendenza è invece l’economia delle due province, ma il dato è verosimilmente distorto per via del peso della provincia di Milano. L’economia del distretto, invece, registra un dato negativo solo sul fronte degli addetti artigiani, mentre gli altri indicatori, in particolare le unità produttive, evidenziano una dinamica positiva. Questi dati sono anch’essi dei sintomi della rimodulazione in atto nella filiera di specializzazione e, in particolar modo, della 47 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 48 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO Tabella 1.4 – Addetti e unità locali per settore nel distretto della Brianza del legno-arredo Valori % su totale manifatturiero e su totale distretto, settori core e non core (2001) Settori produttivi Addetti Unità locali Non Non Totale unità locali Artigiani artigiani Artigiani artigiani Taglio, trattamento del legno 0,8 0,2 0,4 0,7 0,7 0,7 Fabbricazione di pannelli 0,2 1,1 0,8 0,2 1,0 0,4 Fabbricazione di porte e finestre in legno 1,7 0,6 0,9 3,1 0,6 2,4 Fabbricazione di altri elementi di carpenteria 2,2 0,2 0,8 2,4 0,5 1,8 Fabbricazione di sedie e sedili 1,0 0,8 0,9 0,9 0,8 0,9 11,3 4,0 6,3 11,7 5,4 9,8 0,8 1,3 1,2 0,6 1,0 0,7 Fabbricazione di poltrone e divani Fabbricazione di mobili metallici Totale addetti Fabbricazione di mobili non metallici 1,7 1,7 1,7 1,6 1,7 1,7 Fabbricazione di mobili per cucina 1,0 0,6 0,7 1,0 0,6 0,9 20,2 10,1 13,3 23,3 9,5 19,2 0,2 0,4 0,3 0,1 0,3 0,2 Intermediari del commercio di legname — 0,2 0,1 — 2,6 0,8 Intermediari del commercio di mobili — 0,9 0,6 — 12,2 3,6 Commercio all’ingrosso di mobili — 0,9 0,6 — 6,0 1,8 Totale settori core 9.543 11.663 21.206 3.202 1.274 4.476 Totale manifatturiero 23.193 50.697 73.890 7.023 2.962 9.985 0,36 0,30 0,32 0,20 0,08 0,12 Commercio all’ingrosso di legname e legno artificiale — 0,46 0,34 — 0,47 0,29 Commercio all’ingrosso di vernici e colori — 0,09 0,06 — 0,10 0,06 Commercio all’ingrosso despecializzato di legname, vetro piano e vernici — 0,02 0,02 — 0,04 0,02 Commercio all’ingrosso di macchine per metalli e legno — 0,22 0,16 — 0,24 0,15 Fabbricazione di altri mobili in legno Fabbricazione di mobili in giunco Fabbricazione e installazione di macchine per legno e similari Commercio al dettaglio di mobili 0,51 1,21 1,03 0,57 1,71 1,28 Totale settori core e non core 9.911 14.345 24.256 3.329 2.003 5.332 42.024 116.585 158.609 16.533 27.753 44.286 Totale economia Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento 48 fuoriuscita da quei sottosettori legati più strettamente all’ap- tosettori, complementari nella filiera. Il primo, a monte, com- provvigionamento di materie prime, probabilmente a minor valo- prende imprese nell’industria del legno e dei prodotti del re aggiunto e che pertanto tendono a essere delocalizzati. legno, che operano la prima trasformazione alle materie grez- Il nucleo del distretto è infatti composto da due principali sot- ze. Il secondo, più a valle, comprende le imprese nel settore 49 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 50 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO Tabella 1.5 – Addetti e unità locali per settore nel distretto della Brianza del legno-arredo Variazioni % periodo 1991-2001 Settori di produzione Addetti Unità locali Non Non Totale unità locali Artigiani artigiani Artigiani artigiani Taglio, trattamento del legno –51,5 –62,5 –128,1 –69,3 –22,2 –62,6 Fabbricazione di pannelli –20,3 –42,1 –68,5 20,0 –3,2 2,4 Fabbricazione di porte e finestre in legno –20,7 –6,1 –17,4 22,3 –47,1 11,3 Fabbricazione di altri elementi di carpenteria Totale addetti 72,2 7,9 35,1 80,6 –11,1 65,8 Fabbricazione di sedie e sedili –69,8 –81,4 –361,5 –53,0 –76,8 –63,1 Fabbricazione di poltrone e divani –23,7 9,4 –13,8 –23,5 –10,2 –21,6 Fabbricazione di mobili metallici 29,3 27,5 21,8 34,5 3,3 18,6 Fabbricazione di mobili non metallici 92,0 –14,6 3,0 208,1 59,4 139,1 — –16,9 –11,5 47,8 — 34,4 Fabbricazione di altri mobili in legno –26,6 –10,9 –23,7 –21,2 –28,6 –22,4 Fabbricazione di mobili in giunco –20,6 615,4 62,3 –52,6 400,0 –9,5 Fabbricazione di mobili per cucina Intermediari del commercio di legname — — — — 20,0 20,0 Intermediari del commercio di mobili — 24,5 19,7 — 39,9 39,9 –100,0 3,2 –9,4 –100,0 97,8 63,3 Totale settori core –23,9 –18,2 –26,4 –17,5 0,1 –13,2 Totale manifatturiero provinciale –16,1 –20,3 –19,5 –3,3 –3,2 –3,3 –8,4 –45,6 –61,3 — –38,2 –19,4 –100,0 0,6 –12,2 –100,0 8,3 –7,8 Commercio all’ingrosso di vernici e colori — 27,8 21,8 — 3,8 3,8 Commercio all’ingrosso despecializzato di legname, vetro e vernici — –20,0 –25,0 — 150,0 150,0 –100,0 –0,8 –4,3 –100,0 50,0 40,4 Commercio all’ingrosso di mobili Fabbricazione e installazione di macchine per legno e similari Commercio all’ingrosso di legname e legno artificiale Commercio all’ingrosso di macchine per metalli e legno Commercio al dettaglio di mobili –35,9 –4,9 –11,9 –26,6 12,0 3,1 Totale settori core e non core –24,4 –17,0 –25,4 –46,9 –28,0 –41,1 –0,5 4,5 3,1 15,7 39,0 29,1 1,8 15,3 13,4 21,1 48,6 40,9 Totale economia del distretto Totale economia della provincia Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento 50 del mobile-arredo, che contribuisce alla formazione della tore sui corrispettivi dati per l’Italia (cfr. tabella 1.6). La filiera quota più rilevante del valore aggiunto del distretto. La rilevan- pesa attorno al 5% sia in termini di addetti che di unità locali, za nazionale del distretto è testimoniata dall’incidenza del set- ma esaminando più nel dettaglio la composizione industriale, 51 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 52 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO Tabella 1.6 – Addetti e unità locali per settore nel distretto della Brianza del legno-arredo Peso % sul totale nazionale 2001 Settori di produzione Addetti Unità locali Non Non Totale unità locali Artigiani artigiani Artigiani artigiani Taglio, trattamento del legno 2,1 1,2 1,6 3,2 2,6 3,0 Fabbricazione di pannelli 3,7 5,1 4,9 5,4 9,6 7,8 Fabbricazione di porte e finestre in legno 1,1 2,3 1,4 1,3 1,0 1,3 Fabbricazione di altri elementi di carpenteria 1,3 1,3 1,3 1,2 1,3 1,2 Fabbricazione di sedie e sedili 4,8 3,5 3,8 7,1 4,9 6,3 11,8 9,5 10,7 9,8 11,3 10,0 Fabbricazione di mobili metallici 5,5 5,2 5,3 6,4 4,6 5,4 Fabbricazione di mobili non metallici 6,2 5,7 5,8 7,7 5,2 6,7 Fabbricazione di mobili per cucina 9,4 2,6 3,8 11,3 4,0 8,1 10,7 11,6 11,1 10,8 9,0 10,5 5,2 9,9 8,3 3,4 10,9 5,4 Intermediari del commercio di legname — 1,1 1,1 — 1,2 1,2 Intermediari del commercio di mobili — 2,3 2,3 — 2,3 2,3 Commercio all’ingrosso di mobili — 3,8 3,8 — 4,5 4,5 Totale settori core 5,7 5,8 5,7 5,3 3,4 4,6 Totale manifatturiero 1,6 1,5 1,5 1,7 1,6 1,7 Fabbricazione e installazione di macchine per legno e similari 9,5 4,7 5,5 9,8 6,9 8,4 Commercio all’ingrosso di legname e legno artificiale — 5,3 5,3 — 4,5 4,5 Commercio all’ingrosso di vernici e colori — 2,0 2,0 — 2,0 2,0 Commercio all’ingrosso despecializzato di legname, vetro piano e vernici — 1,1 1,1 — 1,1 1,1 Commercio all’ingrosso di macchine per metalli e legno — 2,7 2,7 — 2,8 2,8 Commercio al dettaglio di mobili 2,7 2,8 2,8 2,7 2,5 2,5 Totale settori core e non core 5,6 5,0 5,2 5,2 3,1 4,2 Totale economia 1,3 0,9 1,0 1,4 0,8 1,0 Fabbricazione di poltrone e divani Fabbricazione di altri mobili in legno Fabbricazione di mobili in giunco Totale addetti Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento 52 si scopre che esistono specializzazioni (in particolare “Fabbri- La preponderanza delle piccole e piccolissime imprese emer- cazione di poltrone e divani” e “Fabbricazione di altri mobili in ge con evidenza dall’analisi della composizione delle imprese legno”) che contano più del 10% degli addetti e delle unità per classe di addetti (cfr. tabella 1.7). Il 43% delle imprese locali nazionali. core ha al massimo 9 dipendenti, fino al caso estremo del set- 53 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 54 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO Tabella 1.7 – Addetti per settore e classe dimensionale nel distretto della Brianza del legno-arredo Valori % sul totale del settore 2001 Settori di produzione Classe di addetti 1-9 10-49 250 e oltre 50-249 Totale Taglio, trattamento del legno 66,3 33,7 — — 288 Fabbricazione di pannelli 15,8 52,2 32,0 — 588 Fabbricazione di porte e finestre in legno 55,9 19,7 24,4 — 700 Fabbricazione di altri elementi di carpenteria 70,8 29,2 — — 624 Fabbricazione di sedie e sedili 25,9 43,5 30,6 — 637 Fabbricazione di poltrone e divani 49,2 36,0 14,8 — 4.642 Fabbricazione di mobili metallici 24,6 37,4 38,1 — 875 Fabbricazione di mobili non metallici 30,8 52,6 16,6 — 1.244 Fabbricazione di mobili per cucina 45,7 22,0 32,2 — 549 Fabbricazione di altri mobili in legno 43,9 31,1 22,3 2,7 9.829 Fabbricazione di mobili in giunco 15,7 84,3 — — 236 100,0 — — — 98 Intermediari del commercio di legname Intermediari del commercio di mobili 97,5 2,5 — — 447 Commercio all’ingrosso di mobili 72,4 27,6 — — 449 Totale settori core 9.625 7.164 4.148 269 21.206 Totale manifatturiero 22.607 27.600 17.511 6.172 73.890 Fabbricazione e installazione di macchine per legno e similari 24,4 52,2 23,4 — 504 Commercio all’ingrosso di legname e legno artificiale 56,5 43,5 — — 533 Commercio all’ingrosso di vernici e colori 81,2 18,8 — — 101 Commercio all’ingrosso despecializzato di legname, vetro piano e vernici 100,0 — — — 28 Commercio all’ingrosso di macchine per metalli e legno 56,4 43,6 — — 257 Commercio al dettaglio di mobili 83,0 17,0 — — 1.627 Totale settori core e non core 8.766 7.029 4.148 269 20.212 80.297 45.903 25.272 7.137 158.609 Totale economia Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento 54 tore “Intermediari del commercio di mobili” in cui tutte le La dimensione media delle unità locali del comparto legno- imprese hanno da 1 a 9 addetti. I microsettori con la maggio- arredo è di 3,6 addetti (totale settori di filiera): l’area è infatti re quota occupazionale sono anche quelli con imprese di caratterizzata non solo da un significativo numero di imprese dimensioni medie e quindi strutturalmente più articolate; appe- artigiane ma anche da una elevata frammentazione del ciclo na l’1% delle imprese ha più di 250 dipendenti, mentre circa produttivo, peraltro tipica dei distretti. il 20% ne ha tra i 50 e 249. Importanti considerazioni possono essere desunte dal con- 55 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 56 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO Tabella 1.8 – Addetti per settore e classe dimensionale nel distretto della Brianza del legno-arredo Variazioni % periodo 1991-2001 Settori di produzione Classe di addetti 1-9 10-49 –54,2 –59,6 — — –56,2 43,1 –26,7 –62,9 — –40,7 –20,5 –41,0 78,1 — –14,8 57,3 46,8 — — 54,1 Fabbricazione di sedie e sedili –66,5 –84,4 –71,0 — –78,3 Fabbricazione di poltrone e divani –22,9 –5,2 23,0 — –12,1 26,5 4,5 65,7 — 27,9 130,7 56,8 –41,9 –100,0 3,1 Taglio, trattamento del legno Fabbricazione di pannelli Fabbricazione di porte e finestre in legno Fabbricazione di altri elementi di carpenteria Fabbricazione di mobili metallici Fabbricazione di mobili non metallici Fabbricazione di mobili per cucina 50-249 250 e oltre Totale 40,2 –60,2 37,2 — –10,3 Fabbricazione di altri mobili in legno –29,2 –15,4 –10,6 — –19,1 Fabbricazione di mobili in giunco –44,8 804,5 — — 165,2 0,0 — — — 0,0 26,7 –26,7 — — 24,5 7,3 –34,0 — — –8,6 –20,7 –24,0 –16,5 –0,4 –20,9 Fabbricazione e installazione di macchine per legno e similari –17,4 –36,0 –53,4 — –38,0 Commercio all’ingrosso di legname e legno artificiale –27,1 25,4 — — –10,9 20,6 72,7 — — 27,8 366,7 –100,0 — — –20,0 Commercio all’ingrosso di macchine per metalli e legno 29,5 –28,2 — — –4,1 Commercio al dettaglio di mobili –6,6 –26,2 — — –10,7 Totale settori core e non core –18,7 –23,8 –18,3 — –20,2 Totale manifatturiero del distretto –12,1 –11,7 –5,1 –49,5 –15,7 Intermediari del commercio di legname Intermediari del commercio di mobili Commercio all’ingrosso di mobili Totale settori core Commercio all’ingrosso di vernici e colori Commercio all’ingrosso despecializzato di legname, vetro piano e vernici Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento fronto tra i dati dei censimenti del 1991 e 2001. Analizzando sione: “Fabbricazione di altri elementi di carpenteria”, “Fabbri- la dinamica dei tassi di crescita per classi dimensionali di cazione di mobili metallici”, “Fabbricazione di mobili non metal- addetti (cfr. tabella 1.8), si osserva una contrazione generale che ha investito molti dei microsettori core (con una minore intensità per le classi dimensionali da 50 a 249 addetti ), ad 10 eccezione dei seguenti che hanno invece registrato un’espan- 56 10 Alla perdita di tutte le unità oltre 250 dipendenti (–100%) nel microsettore “Fabbricazione di mobili non metallici” si contrappone un maggiore aumento nel settore della “Fabbricazione di altri mobili in legno”, che non viene registrata perché nel censimento del 1991 non erano rilevate unità. Ne consegue un leggero aumento dello 0,4% per quella classe dimensionale di tutti i settori nel core. 57 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 58 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO lici”, “Fabbricazione di mobili in giunco e simile”, “Intermediari 1.3 La vivacità imprenditoriale del commercio di mobili”. Eppure all’interno di ciascun microsettore il cambiamento è differenziato per classe dimensiona- Alla stregua dei dati censuari, i dati Movimprese sulla natalità- le: il settore “Fabbricazione di pannelli” ha sperimentato un mortalità mettono in luce una persistente tendenza all’emorra- aumento di unità di minuscole dimensioni, assieme ai settori gia di imprese almeno dal 2000 in avanti (cfr. tabella 1.9), così “Intermediari del commercio di mobili” e “Commercio all’in- come avviene per l’intero settore manifatturiero nelle province grosso di mobili”. I settori “Fabbricazione di porte e finestre in di Milano e Como. legno”, “Fabbricazione di poltrone e divani” e “Fabbricazione Passando all’esame dei tassi di natalità lorda delle imprese di mobili per cucina” (che peraltro ha guadagnato unità di pic- (rispetto allo stock di imprese attive per ciascuno dei periodi cole dimensioni) invece, nonostante una dinamica complessi- esaminati), si cerca di indagare più a fondo il fenomeno (cfr. va negativa, hanno sperimentato un riposizionamento verso le tabelle 1.10 e 1.11). unità con 50-249 addetti. Non solo le piccole imprese sono Entrambe le province presentano quasi sistematicamente una qui diminuite, ma le medie sono le uniche che sono aumenta- dinamica dei settori di specializzazione negativa, anche se te, con un conseguente aumento del loro peso relativo. confrontata con l’andamento del comparto manifatturiero, con I settori “Fabbricazione di altri elementi di carpenteria”, “Fab- la sola eccezione della provincia di Como per i settori “Indu- bricazione di mobili metallici” e “Fabbricazione di mobili in stria del legno”, esclusi mobili; “Fabbricati in paglia” e “Fabbri- giunco e simile” (quest’ultimo solo un accenno) mostrano cazione di mobili; “Altre industrie manifatturiere”, in cui i tassi segnali positivi (aumentano in valori assoluti) per le imprese annui di contrazione si assestano su livelli inferiori rispetto medie e quelle artigiane (cfr. tabella 1.5). I settori legati al com- all’andamento del manifatturiero provinciale. mercio evidenziano al tempo stesso lacune (peso limitato nella Leggermente diverso appare il fenomeno se si considerano le filiera) e potenzialità (dinamica intercensuaria positiva). sole imprese artigiane. I tassi di natalità sono sempre e di Le tendenze generali riscontrate nella struttura e dinamica del molto inferiori rispetto alla stessa variabile per il manifatturiero distretto sono dunque riconducibili a: provinciale, mentre i tassi di mortalità si assestano su livelli • • • un ridimensionamento del distretto nei valori assoluti: la inferiori. dinamica delle esportazioni porta a escludere l’idea del Questa situazione sembra molto preoccupante, ma l’analisi progressivo inaridimento del distretto, e fa piuttosto pen- più attenta sulle imprese del distretto e sui dati del censimen- sare a qualche fenomeno di delocalizzazione in atto, spe- to ha rivelato un fenomeno più complesso e in particolare un cialmente sul fronte dell’approvvigionamento delle materie rimescolamento delle imprese rispetto alla loro classe dimen- prime; sionale. Per analizzare criticamente quella che recentemente una rimodulazione del peso relativo dei sottosettori all’in- sembra una crisi di competitività del distretto (Franzosi et al., terno della filiera; 2003), bisogna distinguere le imprese per classe dimensiona- una stabilizzazione verso le imprese di media dimensione, le e microsettori di appartenenza. probabilmente come risposta al trade-off tra dimensione Per quanto riguarda il primo punto (dimensioni aziende), va ottima per il raggiungimento di economie di scala e mante- osservato che l’evoluzione dei canali distributivi, la crescente nimento di importanti livelli di flessibilità. competizione estera e la valuta forte aprono alcuni interrogativi sulla competitività di medio-lungo periodo dei modelli 58 59 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 60 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO Tabella 1.9 – Variazione dello stock di imprese delle province di Milano e Como (2000 – 2003) Settori di produzione Variazione annua Totale periodo 2001/2000 Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia, tot. CO –32 di cui: artigiane Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia, tot. MI di cui: artigiane Fabbric. mobili; altre ind. manifatturiere, tot. CO di cui: artigiane 2002/2001 2003/2002 –12 –6 2003/1999 –50 –28 –15 –2 –45 –62 –116 –73 –251 –56 –107 –72 –235 –24 –51 –22 –97 –43 –54 –28 –125 –26 –100 –105 –231 di cui: artigiane –56 –117 –71 –244 Manifatturiero provinciale CO –59 –102 –107 –268 Manifatturiero provinciale MI 58 –615 –586 –1.143 Fabbric. mobili; altre ind. manifatturiere, tot. MI Fonte: ns. elaborazioni su dati Movimprese Tabella 1.10 – Natalità e mortalità del totale delle imprese delle province di Milano e Como Valori % su stock delle imprese attive Settori di produzione Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia (MI) Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia (CO) Fabbric. mobili; altre industrie manifatturiere (MI) Fabbric. mobili; altre industrie manifatturiere (CO) Attività manifatturiere (MI) Attività manifatturiere (CO) Variazione annua 2000 2001 2002 2003 Nuove iscritte 2,6 3,8 2,2 2,5 Cessate 5,4 6,6 7,3 6,0 Nuove iscritte 2,0 1,4 2,3 1,9 Cessate 5,3 5,4 4,1 3,3 Nuove iscritte 3,4 3,8 4,0 3,4 Cessate 4,9 5,0 6,5 5,9 Nuove iscritte 2,6 2,5 2,0 2,3 Cessate 5,4 4,9 4,9 3,8 Nuove iscritte 3,8 4,0 3,5 3,4 Cessate 5,0 5,2 6,2 5,2 Nuove iscritte 4,1 3,8 3,5 3,5 Cessate 5,8 5,3 5,9 5,4 Fonte: ns. elaborazioni su dati Movimprese 60 61 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 62 1. IL DISTRETTO DEL LEGNO-ARREDO: UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO Tabella 1.11 – Natalità e mortalità delle imprese artigiane delle province di Milano e Como Valori % su stock delle imprese attive Settori di produzione (solo artigiani) Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia (MI) Ind. legno, esclusi mobili; fabbr. in paglia (CO) Fabbric. mobili; altre industrie manifatturiere (MI) Fabbric. mobili; altre industrie manifatturiere (CO) Attività manifatturiere (MI) Attività manifatturiere (CO) Variazione annua 2000 2001 2002 2003 Nuove iscritte 3,9 4,8 2,8 3,2 Cessate 5,8 7,1 7,6 6,6 Nuove iscritte 2,5 2,1 2,5 2,1 Cessate 4,9 6,2 4,9 2,5 Nuove iscritte 5,6 5,0 5,2 5,4 Cessate 5,7 5,8 7,4 6,8 Nuove iscritte 3,7 3,2 2,9 2,8 Cessate 6,1 6,2 5,7 4,3 Nuove iscritte 6,2 6,7 5,6 6,1 Cessate 6,6 6,6 7,6 6,7 Nuove iscritte 6,3 5,5 4,9 4,7 Cessate 6,5 6,8 6,4 5,9 Fonte: ns. elaborazioni su dati Movimprese incentrati sulla microimprenditorialità; queste aziende devono per lo meno essere affiancate da imprese leader di maggiore dimensione, capaci di canalizzare il percorso di sviluppo del distretto. Per quanto riguarda il secondo punto (settori di appartenenza), si deve distinguere tra le imprese a monte della filiera, che operano sulle fasi iniziali di trasformazione del legno, la cui dinamica è sostanzialmente negativa, e le imprese a valle della filiera, coinvolte nella produzione del mobile arredo, tra le quali si registrano sintomi di vivacità imprenditoriale (tenuto conto della differenziazione dimensionale appena accennata). 62 63 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 64 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 66 Capitolo 2 LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 68 La multiforme varietà del distretto di fronte alle due grandi sfide competitive Figura 2.1 – Posizionamento sul mercato, dimensione e categoria merceologica POSIZIONAMENTO SUL MERCATO Alto ALBERTO BRAMANTI e MASSIMILIANO RIGGI Medio Come in tutti i sistemi complessi e articolati le differenziazioni Micro impresa artigiana, bassa gamma tra i numerosi attori che popolano il distretto sono rilevanti. Incrociando le informazioni concernenti le tipologie organizza- Basso tive (artigianale, mista, industriale) e la taglia dimensionale Artigianale (micro aziende, PMI, grandi imprese) con l’osservazione relati- Mista va al differente posizionamento del prodotto sul mercato Grande impresa industriale, top di gamma Mic DIMENSIONE PMI Grandi Industriale (bassa, media e alta gamma)11, si può leggere il distretto del legno-arredo della Brianza schematicamente articolato nelle MODALITÀ PRODUTTIVA tre seguenti tipologie di imprese (cfr. figura 2.1): • © AB – 2006 le micro imprese (2-3 addetti), di carattere artigiano12, che svolgono la propria attività o come sub-fornitrici delle imprese di medie-grandi dimensioni operanti nella fascia alta del • mercato o come produttrici dirette per il cliente finale , spe- le piccole-medie imprese (dai 15 ai 45 addetti circa), suddivise, a loro volta, in: 13 cializzate nella produzione “su disegno” in un mercato forte- a) imprese che lavorano per terzi (rappresentati, in questo mente locale e organizzate, a volte, in piccole reti (o filiere) per caso, o da medie imprese che operano in una fascia di riuscire a rispondere alle differenti esigenze del mercato; mercato intermedia o dai “grandi nomi” del distretto); b) imprese che producono con un proprio marchio, o diretta- 11 Non si prende in considerazione, in questa schematizzazione, la tipologia merceologica dal momento che la classificazione proposta ha come riferimento la filiera del legno-arredo nel suo complesso e, quindi, può essere applicata, pur con alcuni caveat, a tutte le categorie di prodotto (imbottito, soggiorni, sale da pranzo, camere da letto, ecc.). 12 Occorre tenere presente, come criterio generale, che le imprese artigianali non dispongono, in molti casi, di capacità commerciali e progettuali ma hanno comunque capacità tecniche e creative elevate che consentono loro di operare per studi professionali di prestigio; in altri casi, invece, hanno anche capacità progettuali e commerciali e fanno lavori su misura su loro portafogli clienti; le rimanenti, infine, sono specializzate su produzioni in serie di beni di media qualità, che commercializzano attraverso enti consortili: queste ultime, tra le imprese artigiane, sono le più fragili. 13 Nel corso degli incontri con gli attori istituzionali, si è registrato qualche riferimento a casi di artigiani o di piccole imprese che, dopo aver sempre lavorato nel campo della sub-fornitura, stanno cercando, per superare la crisi degli ultimi anni, di arrivare con i propri prodotti al cliente finale. 68 mente su ordinazione del cliente finale, un prodotto fortemente standardizzato, che fanno eventualmente personalizzare da una rete di piccoli artigiani; c) imprese, infine, che producono per un mercato di nicchia e fortemente elitario e che si servono, nel loro processo produttivo, di piccole imprese artigiane altamente specializzate (ebanisti, intagliatori, ecc.); • le imprese di medie e grandi dimensioni (dai 50 addetti in 69 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 70 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE su), i “grandi nomi” del distretto, impegnate in produzioni denti dinamiche della domanda, elaborando efficaci strategie di alta gamma, con una forte propensione all’export – che di reazione. rappresenta, solitamente, più del 50-60% del fatturato – e Nel contesto descritto, infatti, sia le imprese artigiane,, carat- che si servono, per la propria produzione, di piccole e terizzate da una dimensione ancora familiare (con scarsa pos- medie imprese specializzate in semilavorati o di artigiani sibilità, quindi, di confrontarsi con un mercato locale sempre altamente specializzati, ma, per ragioni di qualità produtti- più saturato dalla concorrenza internazionale) che le piccole va e di controllo diretto e costante sul processo produtti- imprese, impegnate nella produzione di semilavorati a basso vo, sempre interne al distretto brianzolo. valore aggiunto per le imprese operanti nella fascia medio- Dal punto di vista dell’equilibrio industriale del distretto, le dif- bassa del mercato15, hanno subito pesantemente la crescen- ferenti tipologie di imprese hanno reagito in modo diverso alla te concorrenza internazionale da parte di produttori capaci di crisi del settore che, manifestatasi in modo acuto a partire da aggredire il mercato con politiche di prezzo efficacissime nelle metà degli anni Novanta – quando i grandi gruppi industriali fasce di mercato intermedie, dove tra qualità e prezzo è il hanno cominciato a introdurre massicciamente prodotti a secondo a determinare le scelte d’impresa. basso costo, ma altamente flessibili, combinabili e personaliz- Quest’ultima osservazione spiega gran parte della crisi di quel zabili – continua ancora oggi a influire fortemente sulle dina- tessuto di micro-imprenditorialità diffusa che è sempre stato miche di sviluppo della filiera. la forza e, insieme, il punto debole del distretto della Brianza. In questo scenario, le grandi imprese del settore del legno- Nell’attuale contesto economico, caratterizzato da una sempre arredo hanno saputo affrontare lo stallo del mercato italiano più intensa apertura dei mercati, risulta infatti sempre più dif- puntando molto sull’estero: l’Europa, in particolare, ma anche ficile, per le imprese brianzole che realizzano prodotti di media gli Stati Uniti e il Giappone. Gli ampi sforzi profusi per conqui- gamma, conservare le proprie quote di mercato; la forte con- stare una fetta del mercato internazionale del mobile hanno correnza dei grandi produttori e venditori di mobili componibi- loro permesso di sopperire con l’export alla costante diminu- li e a basso prezzo ha messo in crisi quelle aziende e quegli zione delle vendite sul mercato nazionale, ormai maturo e in artigiani che producevano, per sé o per altre imprese, prodot- forte ridimensionamento fino alla recente crisi congiunturale ti con caratteristiche standard, intermedie, non di elevata qua- intervenuta a livello internazionale dal 2000 a oggi. lità costruttiva e, quindi, incapaci di posizionarsi in fasce di In questo modo, l’eccellente qualità dei prodotti, il posiziona- mercato superiori. Queste imprese, proprio per sostenere la mento degli stessi in una fascia di mercato molto elevata (a concorrenza dei giganti del “componibile a basso prezzo”, volte di nicchia) e l’accresciuto impegno verso i mercati inter- hanno dovuto esternalizzare gran parte della propria produzio- nazionali hanno permesso alle imprese eccellenti del sistema ne, acquistando un prodotto quasi finito e ancor più standar- del legno-arredo made in Brianza di mantenere trend di svi- dizzato fuori dal distretto (in Veneto e in Romania, principal- luppo positivi, anche solo debolmente, in anni di crisi profon- mente), mantenendo al proprio interno, in alcuni casi limite, da per molti altri settori e di raggiungere, nel peggiore dei casi, risultati di sostanziale stabilità in termini di fatturato e di addetti14. Non tutti gli attori del distretto, tuttavia, hanno vissuto allo stesso modo le difficoltà socio-economiche espresse dalle delu- 70 14 Va detto, per chiarezza, che ci si riferisce, qui, alla sola variabile fatturato; per un’analisi più complessa e completa delle dinamiche di sviluppo delle imprese del distretto del legno-arredo occorrerebbe prendere in considerazione la redditività, ovvero il fatturato al netto dei costi, per capire se il margine di profitto delle stesse è andato aumentando o assottigliandosi. 15 Queste ultime, infatti, hanno progressivamente deciso di acquistare all’estero (ad es., in Romania), con costi minori, alcuni semilavorati che prevedevano fasi produttive a basso valore aggiunto. 71 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 72 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE solo poche fasi relative a eventuali personalizzazioni e nobili- risolta una volta per tutte – è quella del make or buy, cosa pro- tazioni richieste dal cliente e l’assemblaggio; si sono così tra- durre in casa e cosa affidare all’outsorcing e ancora, una volta sformate, in sintesi estrema, in imprese-vetrina per sistemi di scelto di affidare alcune forniture all’esterno, ricercare una arredo, sempre meno luoghi di produzione e sempre più punti prossimità anche geografica (il distretto) o allungare molto le di riferimento di una micro-filiera orientata a prodotti di media reti della fornitura. Ecco allora che tutto il tema del rapporto coi qualità. Tutta la Valassina “storica” di 20-30 anni fa, piena di fornitori e la sua evoluzione recente risulta assolutamente cen- mobilifici veri, è ora principalmente costituita da rivenditori di trale per cogliere le derive in atto nei distretti. mobili. La seconda sfida competitiva ha a che fare con il binomio inno- Le motivazioni di questa politica aziendale, pur muovendo, cer- vazione-capitale umano; creatività e saper fare sono infatti le tamente, dal tentativo di dare una risposta alla crescente dif- due grandi leve in mano alle imprese distrettuali che ficoltà di competere sul prezzo con una concorrenza interna- poco/nulla governano invece le dinamiche di costo. zionale sempre più agguerrita, sono varie e articolate. Anche il dibattito teorico è stato denso negli anni recenti sul Da un lato, la crescente presa di coscienza, da parte delle tema “sapere tacito” vs. “sapere codificato” segnalando un imprese di media gamma, dell’importanza assegnata dal clien- punto ineludibile nei processi di riproduzione di quel capitale te non tanto alla zona di origine del mobile, ma alla riconosci- umano così centrale nelle produzioni distrettuali. bilità del marchio ha indotto molte di esse a concentrarsi Percorsi di crescita, accordi di collaborazione e processi di esclusivamente sulla fase della commercializzazione, investen- delocalizzazione costituiscono altrettante dimensioni ben pre- do molto sull’immagine e, appunto, sul marchio, ed esternaliz- senti sia al dibattito di policy che alle scelte impegnative degli zando quasi tutte le fasi produttive; dall’altro, la riduzione dei imprenditori e che fanno da ponte logico verso la seconda costi di produzione e l’incremento della flessibilità, derivanti grande sfida competitiva: il presidio dei mercati. dal fatto di appoggiarsi a una filiera produttiva composta da Qui si legano le problematiche dell’export, della ricerca di molte piccole imprese, hanno permesso alle imprese vetrina di nuovi mercati di sbocco e del consolidamento degli stessi e, rispondere con maggiore prontezza alle richieste del mercato dunque, delle strategie relative alla commercializzazione/inter- e di trasferire quasi interamente i disagi derivanti dalle oscilla- nazionalizzazione dell’impresa. La ricerca di appropriati canali zioni della domanda sui propri subfornitori. distributivi e l’investimento in comunicazione e immagine è cresciuto un po’ ovunque nei distretti: non basta più produrre bene, occorre anche comunicarlo, occorre raggiungere i 2.1 Le sfide competitive: manufacturing e presidio dei mercati clienti anche lontani, occorre parlare un linguaggio a loro comprensibile. L’utilizzo dello strumento fieristico è uno degli strumenti e sta evidenziando significativi e profondi cambiamenti nel modo in cui è vissuto dalle medio-grandi imprese leader e, 72 Un aspetto interessante dell’analisi dei distretti del made in frequentemente, non vissuto dalle PMI distrettuali. Italy è che le sfide competitive che si trovano ad affrontare Lo schema della figura 2.2 evidenzia questo percorso logico sono largamente condivise. Per tutti, infatti, un’aumentata e funge anche da indice del presente capitolo. Il taglio offerto pressione competitiva impone un continuo ridisegno delle pro- è ancora generale, quello che deriva dall’incrocio continuo tra prie scelte produttive. La prima e più rilevante opzione – mai le riflessioni e i numerosi spunti presenti in letteratura e il con- 73 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 74 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE tatto diretto con numerosi interlocutori privilegiati che sono Figura 2.2 – Le grandi sfide competitive e le opzioni stati direttamente coinvolti nella prima fase della ricerca. Con strategiche loro infatti si è delineato un percorso del cambiamento in atto che diviene poi oggetto di specifica analisi field condotta con un insieme significativo di imprese leader e con un campione Pressione competitiva crescente Manufacturing (riorganizzazione della filiera produttiva) di PMI indipendenti. Presidio dei mercati (raggiungere, comunicare, consolidare) Il distretto brianzolo è specializzato nella produzione di mobili Delocalizzazione Make or Buy Export Penetrazione e consolidamento Prodotto Servizi Organizzazione per la qualità dei materiali e delle rifiniture, sia per il design e lo stile16. L’attività del comparto si concentra soprattutto nella fabbricazione di mobili per l’arredamento della casa (imbottiti, Allungamento reti Innovazione e oggetti in legno, nonché mobili in metallo e complementi di arredamento: prodotti che tradizionalmente si distinguono sia Gerarchizzazione Rapporto coi fornitori 2.2 La riorganizzazione della filiera produttiva Utilizzo strumento fieristico armadi, tavoli, sedie, camere da letto) e di articoli per la decorazione, arredamento per esterni, pavimenti, infissi, ecc. Le diverse strategie di risposta alla crisi, maturate dalle differenti tipologie di imprese, si riflettono inevitabilmente sulla filiera, in termini di riorganizzazione delle fasi produttive. Mentre i Risorse umane “grandi nomi” del distretto, produttori di mobili di altissima Formazione qualità, continuano a realizzare la quasi totalità delle lavorazioni all’interno del distretto stesso, consci che gran parte del Accordi e collaborazioni fascino del proprio marchio è legato al concetto del made in Italy, le imprese orientate a un mercato di fascia intermedia, Coerenza dimensione, gamma produttiva, strategia perseguita decisamente più sensibili alla variabile prezzo, ricorrono sempre più frequentemente, per ridurre i costi, all’acquisto dall’estero17 dei semilavorati a minore valore aggiunto; nel distret- Performance aziendale to, ad esempio, sono rimaste solo due o tre trancerie. Sostenibilità (azienda/distretto) © AB – 2006 74 16 Grandinetti et al. (1994) individuano in tal senso una tendenza, attribuita unicamente alla domanda, alla polarizzazione verso profili qualitativi estremi e, al tempo stesso, un appiattimento verso esigenze di qualità media. 17 I principali mercati di origine di questa tipologia di importazioni sono l’Africa e i Paesi dell’Est-Europa. 75 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 76 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE 2.2.1 MAKE OR BUY: QUALE DELOCALIZZAZIONE? punta a presidiare i mercati di sbocco o di approvvigionamento In generale, una delle principali conseguenze dell’ingresso (investimenti market seeking). Il primo caso presuppone che le nell’arena competitiva di operatori a basso costo è la deloca- condizioni ambientali, e in particolar modo le competenze indi- lizzazione produttiva di rilevanti fasi del processo produttivo. spensabili per realizzare il processo produttivo (con standard La spiegazione va ricercata in due ragioni, profondamente qualitativi accettabili), siano disponibili nel Paese di destinazio- diverse circa le implicazioni sul futuro del distretto. ne; il secondo caso richiede piuttosto la capacità di monitorare Da un lato, le imprese investono in Paesi in cui il costo della il mercato (cosa particolarmente onerosa se si pensa alla dimen- manodopera e l’approvvigionamento degli altri input produtti- sione familiare della maggior parte delle imprese brianzole). vi hanno costi sensibilmente inferiori. In tal caso il distretto si Uno snodo rilevante e collegato, circa le possibili derive a cui trova al bivio tra un suo sradicamento rispetto allo “spazio di va incontro il distretto, è quello della scelta della localizzazione sostegno”18 a cui appartiene (Bontempi e Bramanti, 1995a, del centro decisionale dell’impresa. È pensabile realizzare la 1995b) e la sua capacità di cambiare ruolo e divenire quartie- sola delocalizzazione del processo produttivo (o di alcune fasi re generale, in cui le scelte produttive, strategiche e commer- di esso), mantenendo i segmenti a più elevato valore aggiunto ciali vengono effettuate, controllando a distanza quei segmen- nel distretto di origine? Oppure si indebolisce il radicamento ti della filiera a più basso valore aggiunto, creando un model- complessivo del distretto rendendo anche l’insediamento della lo con “la testa in casa e le mani fuori”. casa madre più soggetto a opportunità (incentivi a delocalizzar- Dall’altro, le imprese decidono di creare unità produttive in si, rendite contenute per la remunerazione di fattori fissi, vici- mercati esteri finalizzate alla penetrazione in quegli stessi mer- nanza a mercati in crescita) mutevoli nel tempo? cati. In tal caso, la scelta di delocalizzazione è di tipo aggiun- In relazione a queste scelte localizzative alcune tendenze evo- tivo, guidata da logiche di espansione del mercato, creando lutive sono rappresentabili in forma matriciale nella tabella 2.1. quelle che alcuni studiosi (Barba-Navaretti e Castellani, 2004) Investimenti diretti relativi a tutto il processo produttivo e deci- chiamano complementarietà tra sistema interno ed esterno. In sionale, abbinati a una tendenza delocalizzativa finalizzata al particolare, è possibile che gli investimenti aggiuntivi migliori- contenimento dei costi, sono espressione di una pericolosa no la produttività totale dei fattori controbilanciando il temuto tendenza delle imprese a sradicarsi dal territorio di partenza. impatto negativo sull’occupazione locale. Seguendo questa Tipicamente queste imprese affrontano una feroce concorren- seconda modalità le scelte di delocalizzazione sono solo una za di prezzo e i benefici connessi al distretto in termini di ser- fase di internazionalizzazione e rappresentano un momento di vizi e infrastrutture disponibili e lavoro qualificato assumono rafforzamento del posizionamento del distretto a livello inter- minore rilevanza. Si tratta in particolare di beni di largo consu- nazionale. mo in cui le imprese non hanno saputo/potuto ritagliarsi una Gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) costituiscono così una possi- nicchia o un’identità di marca tale da consentire la sopravvi- bile modalità per perseguire l’internazionalizzazione del distret- venza su fasce di domanda meno sensibili al prezzo. to, quale parte di una strategia di ricerca di efficienza che punta Qualora l’impresa decidesse di delocalizzare unicamente a ridurre i costi di produzione (investimenti cost saving) e/o unità produttive, mantenendo la testa pensante in loco, si prospetta una situazione in cui contenere i costi produttivi rimane 18 Lo “spazio di sostegno” è costituito da quell’insieme di relazioni che producono economie esterne al sistema delle imprese, ma interne al distretto e quindi appropriabili da tutte le imprese che nel distretto operano. 76 un’opzione interessante per reagire alla concorrenza internazionale, ma i processi a elevato valore aggiunto rimangono 77 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 78 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE La tendenza prevalente nel distretto del legno-arredo brianzoTabella 2.1 – Delocalizzazione e strategia d’impresa. lo è comune al settore: aziende italiane acquisiscono aziende Il futuro dei distretti del settore legno-arredo operanti in Paesi UE (in Germania e Francia specialmente), talvolta anche aziende di dimensioni Delocalizzazione Delocalizzazione maggiori rispetto alla casa italiana, e adattano la produzione al Cost reducing Market seeking gusto e alle esigenze del mercato locale. Tale fenomeno, con- Imprese difensive Imprese proattive vincenti Crisi del distretto Distretto con futuro in forse IDE unità Imprese difensive Imprese proattive vincenti produttive Distretto quartier generale Distretto con prospettive espansive IDE imprese trario alla delocalizzazione produttiva (la produzione resta comunque anche in Brianza), corrisponde a una strategia di inserimento nella competizione globale dei mercati (Garofoli, 2001). Tradizionalmente le imprese brianzole del legno-arredo insistono su fattori competitivi legati alla qualità, al design piuttosto che al prezzo, mentre al tempo stesso, le imprese si sono limitate a operare per il mercato nazionale, trovandosi adesso all’interno del distretto dove si sa di potere contare su espe- a competere in un mercato saturo con una domanda matura. rienza, fiuto, lavoro qualificato. Se a questo si aggiunge la rilevanza del lavoro specializzato e Quando le scelte di delocalizzare sono orientate alla ricerca di un ceto imprenditoriale con una forte identità locale, è possi- nuovi mercati, si è di fronte a delle imprese di successo che bile supporre che il distretto e le imprese possano guadagna- cercano di guadagnare terreno in campo internazionale supe- re spazi di ulteriore crescita (quadrante in basso a destra della rando i confini del proprio domestic market, ma il ruolo e il futu- tabella 2.1) senza “sradicamento”. ro del distretto dipendono da quanto le imprese ritengano pro- Nonostante le evidenti difficoltà degli ultimi anni, risultano fittevole mantenere una base decisionale in loco. ancora decisamente modeste le esperienze di delocalizzazio- Se i vantaggi derivanti dal mantenimento di un presidio strate- ne produttiva. In questo senso, si tende a importare semilavo- gico sono ritenuti ancora significativi, si è infine innanzi a un rati, ma molto difficilmente si va a produrre all’estero; nel caso distretto che ha attuato una nuova strategia di flessibilità per delle imprese che operano in una fascia di mercato molto ele- preservare le proprie condizioni di successo. Se le infrastrut- vata, questo atteggiamento è motivato dall’impossibilità di tro- ture e le infostrutture offerte dal distretto perdono smalto e vare, in altre realtà territoriali, quel mix di qualità e rapidità di interesse nei confronti dei nuovi mercati si torna di fronte alla risposta di altissimo livello che tuttora fa premio sui competi- prospettiva di crisi del distretto. tors che stanno crescendo, certamente, ma non sono ancora Sebbene non sia semplice delineare il posizionamento del all’altezza della professionalità del sistema brianzolo. 19 distretto del legno-arredo brianzolo rispetto alle alternative evidenziate esistono alcune tendenze evolutive – messe in luce anche da recenti ricerche – che consentono di avanzare alcune ipotesi interpretative. 2.2.2 RAPPORTO COI FORNITORI: VERSO UNA GERARCHIZZAZIONE? Un punto fondamentale per comprendere la struttura delle imprese del distretto in esame, nonché per interpretarne il posi- 19 Con questo termine ci si riferisce a tutta una serie di condizioni quali il supporto e servizio alle imprese che complementano le infrastrutture e sono condizione necessaria per il successo delle imprese nel loro contesto ambientale. 78 zionamento competitivo sul mercato internazionale, è costituito dal grado di gerarchizzazione delle relazioni tra imprese. La 79 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 80 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE riflessione sul tema deve partire dalla constatazione di un ele- sulla funzione commerciale, che viene centralizzata, aumenta vato grado di frammentazione del processo produttivo; da un il potere contrattuale nei confronti del sistema distributivo, lato, questo costituisce un enorme potenziale di flessibilità nelle consente di ampliare la gamma e di sfruttare al meglio siner- relazioni tra imprese – con il vantaggio di potere soddisfare una gie di progettazione e di produzione. domanda sempre più differenziata che dalla richiesta del Soluzioni alternative ai gruppi, nella gestione delle relazioni tra “mobile su misura” tende al “mobile su disegno” – dall’altro, imprese, possono essere poste con la creazione di marchi però, ciò comporta un’azione nei confronti di un’agguerrita con- comuni o consorzi o fiere che consentono di raggiungere una correnza internazionale con l’incapacità a soddisfare una dimensione operativa tale da affrontare tutti quegli investimen- domanda elevata e differenziata20. La possibile risposta a que- ti immateriali (comunicazione, promozione, pubblicità) per ren- sto vecchio e ben noto dilemma tra massima flessibilità e rag- dere un prodotto riconoscibile rispetto al territorio di partenza giungimento di una massa critica è l’emergere, non da ieri, di e innalzare le barriere all’ingresso al mercato (Cietta, 1999). un qualche processo di concentrazione dei distretti con la Con queste forme di aggregazione flessibili, compatibili con il costituzione di gruppi tra imprese. Questo processo tende modello distrettuale, anche la piccola impresa è messa in con- sostanzialmente a sostituire i rapporti basati su fiducia e repu- dizione di giocare un ruolo proattivo nella partita della concor- tazione con rapporti di proprietà al fine di superare il limite renza e nel presidio di mercati non solo locali. dimensionale delle imprese di fronte ad alcune aree problema- Anche se entrambe queste modalità (gerarchizzazione e forme tiche quali: l’accesso al credito, i processi di innovazione, il pre- aggregative non equity) giocano un ruolo decisivo nella capa- sidio dei mercati e i servizi after care. La letteratura recente che cità di sviluppo e trasformazione del sistema, dall’evidenza ha analizzato altre realtà distrettuali (Brioschi e Cainelli, 2001) empirica disponibile sembra emergere che i percorsi del primo individua nella costituzione dei gruppi una strategia vincente tipo – crescita delle imprese esistenti – stiano prevalendo. In per i distretti nel nuovo contesto internazionale in cui operano. prospettiva, lo sviluppo dei sistemi di piccola impresa sarà Per avere un’idea della tipologia di gerarchizzazione che si è sempre più affidato alla capacità competitiva di un nucleo verificata in Brianza nel distretto del legno-arredo, si può con- esteso di medie imprese piuttosto che alla vivacità riprodutti- 21 siderare la distribuzione geografica delle imprese quotabili va di un vasto tessuto di piccole e piccolissime imprese, tipi- (Franzosi et al., 2003); la Lombardia ne conta un terzo. Si trat- ca delle prime fasi di sviluppo dei distretti (o, più in generale, ta di imprese nate e cresciute all’interno di relazioni distrettua- delle fasi a domanda frammentata e crescente). I vincoli all’en- li che nel tempo hanno assunto ruoli di leadership. trata diventano più stringenti e richiedono progetti d’impresa Si ricavano così elementi che segnalano possibili forme di gerar- più solidi e strutturati, sia dal punto di vista della dimensione chizzazione dal basso, da parte di imprese autoctone che crescen- iniziale, sia dal punto di vista delle capacità imprenditoriali e do assumono una potenziale funzione di guida per il sistema. manageriali richieste ai nuovi imprenditori. La crescita dimensionale delle imprese ha implicazioni anche Pur nella complessità della trama di relazioni tra imprese, alcune di loro tendono ad assumere un ruolo di leader, con mag- 20 La tendenza della domanda è infatti sempre più quella di richiedere soluzioni integrate di arredamento (tipo “zona giorno” e “zona notte”), mentre l’offerta è strutturalmente organizzata su produzioni monospecializzate (per esempio sedute, tavoli, armadi, ecc.). 21 Secondo un recente studio di Borsa Italiana SpA sono potenzialmente quotabili medie imprese non appartenenti a gruppi che superano alcuni requisiti di base in termini di dimensioni e di performance economiche (cfr. più oltre § 6.4). 80 giore potere contrattuale da un lato, un maggiore ruolo di traino per l’intero distretto dall’altro e in termini innovativi, di relazioni commerciali e rapporti con le istituzioni del territorio. Nonostante, in teoria, la crescita per vie esterne possa rappre- 81 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 82 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE sentare una opportunità appropriata anche alle PMI del distret- ne (Franzosi et al., 2003). Questo fenomeno ha origine dalla to del legno, nella realtà si osservano, infatti, rarissimi casi di reti frammentazione della filiera e della conseguente specializzazio- e consorzi tra imprese, spesso creati ad hoc per un evento o ne delle imprese nelle varie fasi del processo produttivo. In que- un’occasione e, quindi, tendenzialmente di breve durata; succe- sto contesto, il contributo dei designers è quasi sempre stato de, ad esempio, che imprese di piccole dimensioni creino una esterno, offerto sotto forma di lavoro autonomo; il rincorrersi di rete provvisoria, una sorta di micro-filiera per fare dei contract. realizzazioni innovative nella filiera ha generato e genera una dif- Queste esperienze di micro-filiere integrate e fortemente flessi- ferenziazione della gamma di prodotti, nello stile e nel design bili sono un fenomeno che caratterizza quasi esclusivamente gli particolarmente apprezzati nel mondo. artigiani – favorito anche dall’esistenza di numerose aree artigia- Nonostante ciò, esistono ampi spazi di miglioramento; è infat- ne – ma poco le piccole e medie imprese. ti cruciale per le imprese che crescono continuare a sviluppa- A parte queste esperienze temporanee, in Brianza sono rare re la funzione innovativa e di design. Ancora una volta, precon- le occasioni di cooperazione tra imprenditori attraverso allean- dizione per tali realizzazioni è la possibilità di disporre di lavo- ze e consorzi, teoricamente un’arma vincente per fornire un’of- ratori qualificati, organizzati in team, capaci di farsi promotori ferta complessiva e completa di sistema d’arredo (mobile, di una continua attività innovativa. Il turnover di tali lavoratori, divano, tendaggio, lampada, ecc.), specialmente in Paesi con continuo e frequente, rappresenta così la principale fonte di un gusto per l’arredamento diverso da quello affermatosi in trasferimento tecnologico tra le imprese. Europa (Russia, Cina, Stati Uniti, ecc). I dati sul settore del legno e dei mobili confermano che sono prevalentemente le imprese con almeno 100 addetti a investi- 2.2.3 L’INNOVAZIONE: UN MUST INELUDIBILE re in ricerca, progettazione industriale o nell’acquisizione di Un’importante quota del fatturato del distretto brianzolo con- know-how tecnologico, mentre le piccole imprese innovano siste in prodotti con caratteri di innovazione nello stile, nei acquisendo nuovi macchinari o nuove attrezzature di produzio- materiali impiegati e nelle funzioni. Ciò consente di rinnovare ne. Ciò risulta evidente se si considerano i rischi connessi il successo delle imprese e la loro flessibilità dinanzi al muta- all’appropriabilità dell’investimento. Spesso l’innovazione non re delle condizioni di contesto e di domanda. è brevettabile e le aziende considerano di avere al massimo un Se si considera il settore del legno-arredo a livello italiano, le vantaggio temporaneo (intorno ai sei mesi): verranno raggiun- imprese innovatrici dedicano oltre l’80% delle risorse in attivi- te e imitate e dovranno produrre nuove idee. tà innovative per l’acquisto di nuovi macchinari; per la produ- Le imprese del settore finalizzano l’innovazione tecnologica sia a zione di mobili in senso stretto, invece, la quota R&S raggiun- interventi di razionalizzazione dei processi22, sia al sostegno della ge valori medi di circa il 15% (IPI, 2003). competitività sui mercati anche internazionali; ciò è attuato con l’in- Tra gli altri investimenti innovativi spiccano la progettazione novazione dei prodotti e l’aumento della flessibilità del lavoro. industriale, il design, le attività preliminari, l’ecocompatibilità dei Lo stimolo all’innovazione, invece, avviene principalmente all’in- processi e l’ergonomicità dei componenti di arredo. Un ruolo terno della filiera produttiva, tramite i clienti, i fornitori, gli attori fondamentale è svolto dall’industrial design, un insieme di com- del sistema in cui le imprese sono radicate, le fiere e le mostre. petenze, processi e modalità comunicative alle innovazioni estetiche e funzionali che accompagnano il prodotto dalla progettazione, passando dalla realizzazione, fino alla comunicazio- 82 22 Le innovazioni di processo hanno un ruolo chiave nella strategia di impresa, in un contesto in cui la dimensione aziendale deve essere snella, flessibile ma al tempo stesso non può fare a meno di pensare ai mercati internazionali verso cui deve sviluppare una massa critica spesso ancora insufficiente. 83 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 84 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE Ciò conferma l’interesse manifestato dalle imprese del settore Esistono peraltro alcuni elementi di criticità connessi all’attivi- per il proprio territorio di appartenenza, nei confronti dell’alter- tà innovativa di cui è bene essere avvertiti per valutare le pro- nativa radicale di delocalizzare in toto il processo produttivo. Il spettive di competitività del distretto brianzolo del legno-arre- vantaggio competitivo del settore è infatti fortemente basato do. Il forte individualismo degli imprenditori è evidente anche sulla capacità di innovare continuamente, ma in un settore a nei processi di innovazione, che vengono vissuti come attività forte specializzazione di fase e bassa integrazione verticale ciò che riguardano solo ed esclusivamente la singola azienda; può avvenire solo all’interno dello spazio relazionale fornito dal inoltre, l’attività innovativa è finanziata per la maggior parte distretto, se tutti gli attori partecipanti alla filiera sono in grado attraverso strumenti tradizionali, in particolare autofinanzia- di reggere il processo di innovazione continua. mento e prestiti a breve termine. Lo stato di salute patrimonia- Una conferma circa l’elevata propensione da parte delle le delle imprese è in media soddisfacente (Ilardo, 2002), ma imprese del distretto a innovare, soprattutto i processi, viene non risponde alle esigenze di una finanza più adeguata a anche da una recente ricerca (Scarpinato, 2003). Le imprese sostenere percorsi innovativi. Quest’ultimo punto pone alcune sono molto attente a mantenersi sulla frontiera tecnologica ombre anche sulla capacità delle imprese a crescere. L’inde- quale principale fonte del loro vantaggio competitivo sui mer- bitamento esterno è infatti sbilanciato verso esposizioni di cati e quelle brianzole hanno il vantaggio di operare in un con- breve periodo, le imprese sono frequentemente sottocapitaliz- testo che presenta tutte le caratteristiche di un sistema inno- zate e ciò pone vincoli ulteriori sul finanziamento dei percorsi vativo locale, data la presenza di Università, qualificati centri di di crescita. servizi e la contiguità di Milano. Eppure, non tutti gli attori che A complicare ulteriormente lo scenario esiste una serrata atti- operano sul territorio riescono a valorizzare appieno questa vità imitativa, da parte di tutti i concorrenti (Bontempi e Bra- opportunità. Gli incentivi all’innovazione si sono finora limitati manti, 1995b), che provoca un accorciamento notevole del ad aspetti finanziari, mentre sul fronte relazionale, vero noccio- ciclo di vita del prodotto, che diventa obsoleto nel giro di pochi lo del problema, nulla è stato fatto, e si avverte un forte biso- mesi, e la ricerca continua di elementi innovativi che possano gno di costituire nuovi e proficui legami all’interno della filiera soddisfare una domanda differenziata, su misura o addirittura produttiva e del sistema socio-economico. su disegno. Nel distretto del legno operano due strutture che forniscono consulenza e assistenza alle imprese in campo ambientale e 2.2.4 IL CAPITALE UMANO di innovazione tecnologica (di processo e di prodotto): Il lavoro qualificato è indubbiamente una delle principali fonti • • 84 il CATAS – Centro di R&S e laboratorio di prove del settore del vantaggio competitivo dei distretti. Rimane infatti il manu- legno-arredo (a Lissone); facturing la chiave di volta della sostenibilità nel tempo dei il CLAC – Centro Legno-Arredo Cantù (a Cantù). distretti stessi e il legno-mobile non fa eccezione. La sua crea- È inoltre presente sul territorio il solo ente di certificazione spe- zione e accumulazione avviene tramite un mix complesso e cifico per i settori dell’arredamento e del legno, l’ICILA, creato articolato di percorsi formativi strutturati, di duro tirocinio su dai produttori, commercianti ed enti di riferimento dei settori campo (apprendimento on-the-job), di interazione tra i diffe- dell’arredamento e del legno. Esso rilascia attestati il cui valo- renti attori coinvolti nel processo produttivo, di poaching tra le re è internazionalmente riconosciuto ed ha strutture locali in imprese, disposte ad attrarre i lavoratori più qualificati dei con- varie regioni italiane. correnti per imitarne i processi ritenuti rilevanti. 85 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 86 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE Gli elementi fondanti l’accumulazione di capitale umano sono, In ultima analisi, dunque, la mancanza di un adeguato sistema da un lato, l’offerta formativa e, dall’altro, la domanda di profi- formativo di riferimento e il progressivo indebolimento, con la li professionali da parte delle imprese. crisi degli ultimi dieci anni, di un tessuto capillare diffuso di pro- Il sistema di formazione nella filiera del mobile in Brianza si duttività settoriale hanno fatto perdere ai giovani lo stimolo a avvale di alcuni centri di eccellenza, tra cui spiccano: entrare nel settore, con una conseguente perdita, per il sistema • l’Istituto d’Arte; locale, delle professionalità in grado di esprimere e trasmettere • il Centro di Formazione Professionale; nel tempo la peculiare manualità del lavoro artigianale. • l’Ente Qualità Cantù; Più di recente, le Università operanti sul territorio (Politecnico • il Centro Legno-Arredo (CLAC) di Cantù. di Milano e Università dell’Insubria) hanno provato a coprire un Nonostante queste presenze il distretto brianzolo e, più in gene- ventaglio di discipline connesse sia ai campi manageriali che rale, il settore del legno-arredo nel suo complesso si sono carat- più propriamente tecnici, offrendo al territorio risorse qualifica- terizzati, negli anni, per una scarsa attenzione verso il tema della te sebbene ancora ampiamente sottoutilizzate. formazione, configurandosi, nel panorama industriale italiano, Nonostante l’esistenza di un’offerta formativa tutt’altro che pove- come un caso a sé stante; infatti, mentre gli altri settori sono riu- ra permane dunque un mismatch strutturale tra domanda e sciti a creare dei poli formativi e ad avere degli enti di riferimen- offerta del lavoro, sempre più marcato anche per via dell’allon- to sul territorio cui riferirsi per la formazione continua, il legno- tanamento delle nuove generazioni dalle attività artigianali che arredo si è sempre mosso in “ordine sparso”, riuscendo a dare hanno sempre costituito il perno della formazione su campo. vita ad alcuni centri di formazione ma non a generare, presso gli La carenza che più pesa è riconducibile, in particolare, alla attori locali del distretto (imprese, forza lavoro, istituzioni), un cir- mancanza di formazione attinente alla filiera produttiva nel suo colo virtuoso tra mondo della formazione e mondo del lavoro, in insieme, mentre non mancano percorsi di specializzazione per grado di rendere professionalmente appetibile, per i giovani, la i singoli comparti produttivi che la compongono. A tal propo- scelta di investire il proprio futuro in questo settore. sito, FilcaCisl propone una progettazione distrettuale della for- Questo ha prodotto una triplice distorsione nelle dinamiche mazione professionale23. occupazionali del distretto brianzolo: Molto sentita è l’assenza in loco di qualsiasi tipo di formazio- • • • innanzitutto, ha reso scarsamente attraente, agli occhi ne manageriale di settore, che consenta di colmare delle lacu- degli studenti, un percorso di studio all’interno dei centri ne conoscitive tipiche delle competenze di filiera; ciò consen- formativi già citati; tirebbe da un lato di formare una classe dirigente competen- come conseguenza, questi soggetti territoriali hanno trova- te in modo funzionale alle esigenze del distretto e dall’altro di to sempre più arduo il compito di persuadere i giovani a fre- cogliere l’occasione per attuare un rinnovamento nella gestio- quentare i propri corsi, con una conseguente caduta degli ne delle aziende, che permane ancora incentrata sull’impresa iscritti e, quindi, dei diplomati; familiare e fatica a sviluppare competenze in aree gestionali il tutto, poi, ha finito per raffreddare l’iniziale entusiasmo differenti da quella produttiva, lasciando il fianco scoperto su delle imprese per questi centri di formazione (incapaci, ai aree fondamentali quali la finanza, il controllo di gestione, i rap- loro occhi, di fornire forza lavoro adeguata, sia da un punto porti con l’estero. di vista numerico, che di reali competenze), rendendo, così, ancora più arduo il compito di tali soggetti territoriali. 86 23 La proposta di un Osservatorio territoriale sulla formazione avanzata nel capitolo introduttivo (cfr. § 2.2) risulta così particolarmente appropriata anche per il settore. 87 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 88 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE Tabella 2.2 – Totale assunzioni previste nel 2004 per grandi gruppi e difficoltà di reperimento in provincia di Milano e Como Valori % sul totale di ogni gruppo (Settori del legno, cod. 20 e 36) Mancata disponibilità a fare turni/notte/festivi Altro — — — — — 7 Professioni intellettuali scientifiche e di elevata specializzazione 33,3 66,7 — — — — — 3 Professioni tecniche 80,8 15,4 1,3 2,6 — — — 78 Professioni esecutive relative all’amministrazione e alla gestione 95,1 — — 4,9 — — — 41 Operai specializzati 16,0 39,2 3,8 19,7 2,9 0,2 18 451 Conduttori impianti, operatori macchinari e operai montaggio industriale 34,6 26,4 — 33,6 — 4,2 1 405 Personale non qualificato 78,8 20,2 — 1,0 — — — 99 13 18 87 1.084 Totale 400 318 18 230 Totale Retribuzione elevata — Dirigenti e direttori Ridotta presenza, forte concorrenza tra le imprese per questa figura professionale 100,0 Figure professionali Nessuna difficoltà Mancanza di strutture formative di reperimento Mancanza della necessaria qualificazione, esperienza Difficoltà Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2003 88 Una certa disaffezione delle nuove generazioni verso il setto- molto legate all’imprenditore-fondatore; i figli subentrano, ma, re del legno-arredo contribuisce a rendere problematico spesso, soprattutto nel caso di imprese di medie dimensioni, anche il passaggio generazionale ai vertici delle imprese del si avverte la mancanza di un management intermedio, che sap- distretto, con un conseguente fenomeno di chiusura di molte pia collocarsi tra l’imprenditore e gli addetti alla produzione. attività artigianali per la mancanza di un erede. Nelle piccole L’analisi della domanda di lavoro espressa dalle imprese aiuta a aziende esistono di solito maggiori probabilità che non avven- meglio comprendere il mercato del lavoro distrettuale. Fonda- ga il passaggio generazionale. A questo va aggiunto che le mentali sono in proposito i dati Excelsior rielaborati per le pro- piccole-medie imprese brianzole rimangono sempre realtà vince di Milano e Como nei settori del legno (codici DD20 e 89 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 90 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE DN36). Emerge una maggiore difficoltà di reperimento delle del legno-arredo conferma in larga misura le conclusioni trat- figure professionali specializzate (cfr. tabella 2.2) per ragioni te in base ai grandi gruppi di figure professionali. Gli stessi legate fondamentalmente alla mancanza o alla scarsa presenza operatori del sistema ammettono che la formazione non può delle necessarie qualificazioni o esperienze. Si tratta di carenze riguardare solo il comparto, ma deve essere estesa alla filiera, che riguardano profili di skills specifici (acquisiti tipicamente progettando soluzioni comuni che superino le inadeguatezze all’interno dell’impresa e con un grado di trasferibilità delle com- del sistema nazionale, e stimolino una maggiore partecipazio- petenze tra imprese limitato tipicamente al settore di apparte- ne al sistema. nenza) mentre si rileva, al tempo stesso, un’ampia offerta forma- Alla carenza di manodopera specializzata, si affianca una seria tiva da cui discende un capitale umano generico (acquisito tra- difficoltà per le imprese a trattenere i lavoratori in azienda moti- mite istituzioni formative, con un elevato grado di fungibilità tra vandoli con una gestione delle carriere e con programmi di for- imprese, e tipicamente con bassi costi per le imprese). mazione professionale continua. A ciò si aggiunge un vincolo Se questa informazione viene incrociata con la dimensione standard delle imprese familiari: non esistendo una distinzio- media d’impresa e la scarsità di collaborazioni orizzontali tra ne tra proprietà e management, l’imprenditore ha una scarsa imprese, emerge come, pur in presenza di strutture formative propensione alla delega decisionale, e ciò innesca un circolo adeguate (solo nel 3,8% dei casi gli operai specializzati non vizioso tra un imprenditore che non riesce a liberarsi da attivi- sono reperibili a causa dell’assenza di strutture formative), le tà routinarie. imprese sono riluttanti a investire nella formazione di manodo- Ne discendono frequenti situazioni di lavoratori scarsamente pera specializzata, forse per il timore di non riuscire a interna- interessati al destino dell’impresa, con possibili ricadute nega- lizzarne i vantaggi rischiando di perdere il lavoratore una volta tive sulla produttività del lavoro, peggiorata anche dall’elevato qualificato, a tutto vantaggio dei concorrenti. tasso di turnover che ne discende. Ciò pone in evidenza una volta in più la necessità per il distret- Nei distretti di successo, il lavoro è sempre a un tempo: to di maturare una visione e un agire comune, da cui il siste- • fattore competitivo – la ricerca dei migliori lavoratori com- ma delle imprese potrebbe trarre vantaggi, dando spazio a porta una lotta competitiva tra le aziende che alimenta il interventi in tal senso da parte del decisore pubblico. Eviden- numero degli eccellenti; temente si pone qui un problema di raccordo pubblico-priva- • to oltre che tra mondo del lavoro e mondo della ricerca e dell’educazione. A tal fine sono state create specifiche istituzioni di raccordo – fattore imitativo – in quanto il passaggio del lavoratore da un’azienda all’altra favorisce il trasferimento di conoscenze; • fattore culturale – la presenza di un nucleo di lavoratori qualificati favorisce l’aumento del loro numero. come il Centro Volta di Como – o si sono organizzate struttu- 90 re di coordinamento all’interno di istituzioni esistenti – come 2.2.5 VERSO UNA DIMENSIONE AZIENDALE ADEGUATA “Politecnico Innovazione”. Si comincia così a parlare di gover- Da differenti fonti statistiche – Osservatorio IReR dell’Artigia- nance del territorio e occorre guardare con grande attenzione nato; dati Unioncamere sul sistema delle imprese – emerge all’emergere di una nuova dimensione di concertazione socia- che negli ultimi anni si sono registrati due movimenti di tenden- le e di cooperazione pubblico-privato (Garofoli, 2001). za opposta. Da un lato, si evidenzia una lenta e costante ridu- Per quanto riguarda, più da vicino, la difficoltà di reperire lavo- zione del numero di imprese, in particolare di quelle di picco- ratori in base agli indirizzi formativi (cfr. tabella 2.3), l’indirizzo le dimensioni, a fronte di un incremento del numero di azien- 91 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 92 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE Tabella 2.3 – Totale assunzioni previste nel 2004 per indirizzi formativi e difficoltà di reperimento in provincia di Milano e Como Altro Totale Ridotta presenza, forte concorrenza tra le imprese per questa figura professionale Mancata disponibilità a fare turni/notte/festivi di reperimento Retribuzione elevata Difficoltà Mancanza di strutture formative Mancanza della necessaria qualificazione, esperienza Indirizzi formativi Nessuna difficoltà Valori % su totale di ogni indirizzo formativo (Settori del Legno, cod. 20 e 36) Indirizzo di ingegneria meccanica 80,0 — 20,0 — — — — 5 Indirizzo urbanistico, territoriale e architetti 100,0 — — — — — — 3 82,4 17,6 — — — — — 17 — — — 100,0 — — — 2 Indirizzo linguistico 100,0 — — — – — — 2 Indirizzo grafico-pubblicitario 100,0 — — — — — — 1 Indirizzo amministrativo-commerciale 87,7 12,3 — — — — — 81 Indirizzo informatico 100,0 — — — — — — 5 Indirizzo edile 100,0 — — — — — — 5 Indirizzo chimico 100,0 — — — — — — 1 62,3 26,0 — 11,7 — — — 77 Indirizzo elettrotecnico 100,0 — — — — — — 1 Indirizzo legno, mobile e arredamento 21,4 35,1 2,7 2,0 2,8 2 641 Indirizzo tessile, abbigliamento e moda 16,5 29,3 — 0,8 — — 53 133 Indirizzo non specificato 78,2 19,1 — 2,7 — — — 110 13 18 87 1.084 Indirizzo economicocommerciale e amministrativo Indirizzo linguistico, traduttori e interpreti Indirizzo meccanico Totale 400 318 18 33,5 230 Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2003 92 93 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 94 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE de di medie dimensioni; dall’altro, le imprese artigiane lombar- le società di capitale che risultano appartenere a un gruppo de sono cresciute di numero ma diminuite in dimensione (Unioncamere, 2003), pari al 27% del totale delle imprese media e, al contempo, il distretto evidenzia una tendenza provinciali. Di queste 47 appartengono al macro comparto “debole” – limitata ad alcuni comparti della filiera – a produr- legno-carta-editoria, pari al 30% del totale settoriale provincia- re risultati migliori in termini di crescita delle vendite e di red- le. Anche immaginando che solo una parte di queste imprese ditività conseguita, da parte di imprese artigiane più struttura- sia classificabile nel comparto legno la diffusione della moda- te, ovvero quelle con 10 e più addetti. lità gruppo non è certamente insignificante, riguarda però le Crescere, dunque, fa bene alla micro azienda anche se non società di capitale, cioè quelle tendenzialmente più grandi. sono pochi gli ostacoli che le imprese artigiane ancora incon- In questi casi le scelte proprietarie sono state messe in atto trano. Quelli maggiori riguardano (Balloni e Iacobucci, 2000): per completare la gamma di offerta e aumentare così il pote- • gli adempimenti legislativi e burocratici sempre più numerosi; re contrattuale nei confronti degli altri attori del sistema com- • alcune rigidità permanenti nella gestione del fattore lavoro petitivo. In controtendenza rispetto agli altri distretti, infine, si e la difficoltà a reperire manodopera qualificata; è passati da alcuni casi di autonomia ai rapporti di subfornitu- • il problema della successione di impresa; ra (Collutti, Melideo, 2004). • la mancanza di capitali e strumenti atti a favorire la crescita. Vi sono inoltre motivi soggettivi che frenano la crescita, riconducibili al rifiuto di accollarsi maggiori rischi e/o di modificare 2.3 Quale presidio dei mercati? il proprio profilo imprenditoriale. L’alternativa del ricorso alla crescita per vie esterne a cui si è già accennato – reti di rela- Il ruolo che il distretto assume sui mercati, in particolare su zioni e consorzi tra imprese – rimane l’eccezione piuttosto che quelli esteri, fornisce ulteriori elementi interpretativi sul dinami- la regola. smo del tessuto in esame oltre a costituire il secondo grande Inoltre, questi percorsi, così come quelli genuinamente di cre- asse logico – dopo il manufacturing – lungo il quale analizza- scita della singola realtà aziendale, implicano livelli qualitativi re il distretto. adeguati del fattore organizzativo-imprenditoriale richiesti nei 94 nuovi contesti competitivi. I processi di crescita delle imprese 2.3.1 L’INTERNAZIONALIZZAZIONE COMMERCIALE esigono inevitabilmente doti di più alta managerialità accanto La qualità dei prodotti brianzoli del legno-arredo è conosciuta ai tipici attributi di creatività. in tutto il mondo, ma l’internazionalizzazione del distretto pone Le nuove forme organizzative decentrate di gruppo e di rete, in evidenza alcune criticità che rappresentano, al tempo stes- che vanno affermandosi nei sistemi di piccola impresa, sembra- so, un rischio e un’opportunità. no rispondere all’obiettivo di conciliare la gestione di strutture Un’interessante chiave di lettura per approfondire i fattori di organizzative complesse (che richiedono un elevato apporto di competitività e il posizionamento strategico sui mercati inter- competenze manageriali) con il mantenimento della tensione nazionali del sistema legno-arredo italiano è costituita dall’ana- imprenditoriale tipica delle piccole imprese accentrate. lisi del contributo dei distretti industriali alle esportazioni nazio- Nel distretto del legno, come altrove, si sono verificate alcune nali di mobili e prodotti di arredamento. acquisizioni di imprese, ma non si può ancora parlare di ten- Il comparto ha raggiunto, su base nazionale, un export pari a 10,5 denza alla gerarchizzazione. In provincia di Como sono 1.422 miliardi di euro (dato 2002) confermandosi un esportatore netto, 95 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 96 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE con un grado complessivo di apertura elevato e una quota media elevato contenuto qualitativo e di design. La contrazione delle del 40% nelle esportazioni delle produzioni di mobili. esportazioni dal 2001 al 2003, comune al manifatturiero e I 16 distretti italiani della filiera arredo-casa (un aggregato più all’intera economia delle province di Milano e Como, si è regi- ampio del solo comparto legno-mobile) hanno esportato nel strata peraltro in misura sensibilmente minore nei settori core 2004 9,2 miliardi di euro e nel periodo gennaio-settembre del distretto, come evidenziato nella tabella 2.4. 2005 si sono attestati su una dimensione assoluta di export di Le importazioni nei settori del legno sono aumentate negli ulti- 6,4 miliardi di euro. Dentro questo aggregato la Brianza è mi 10 anni, segno che la struttura della domanda interna sta andata meglio della media del settore nazionale e questo evolvendo verso esigenze qualitative differenti da quelle tradizio- andamento è confermato dal dato del IV trimestre 2005 in cui nalmente conosciute (tendenza particolarmente accentuata nel il distretto del mobile della Brianza ha registrato un significati- comparto del mobile); al tempo stesso, nonostante la perdita di vo +10,6% sul IV trimestre 2004 in termini di export. competitività che ha interessato il distretto nel suo insieme, le Sebbene il distretto brianzolo sia caratterizzato da un denso reti- esportazioni nette hanno mantenuto un trend discontinuo ma colo di rapporti di collaborazione per la promozione e la vendita positivo tra il 1991 e il 2003, mentre il resto del manifatturiero e dei mobili prodotti dal distretto (tra i quali le Esposizioni perma- dell’economia del distretto subiva una pesante battuta d’arresto. nenti), permane un forte individualismo dei singoli imprenditori Interessante è la lettura della scomposizione delle esportazio- che si declina in una scarsa coesione critica sul fronte dei mer- ni per mercati di destinazione (cfr. tabella 2.5). I mercati del- cati esteri e sulla realizzazione di azioni congiunte. l’Europa occidentale risultano stabili (con un segnale forte di Sul totale della filiera, appena il 35% del fatturato è realizzato apertura alle importazioni) e costituiscono l’area in cui si rea- all’estero24: 1,13 miliardi nel 2003 (Collutti, Melideo, 2004). lizzano le principali quote di mercato estero per la maggioran- Ciò contribuisce a delineare una situazione di scarsa interna- za delle imprese brianzole del legno-arredo che operano nel- zionalizzazione relativa del distretto (Mor, 2001). l’alta gamma, sia pure con risultati differenti a seconda del Tradizionalmente il settore non ha mai affrontato il problema, Paese: permangono molte difficoltà in Francia, a causa della in quanto la domanda interna ha sempre sostenuto il mercato. struttura distributiva imperniata sulla grande distribuzione e in Ma da quando la domanda interna è satura, il distretto si trova Gran Bretagna, per problemi legati alla forte rigidità dei para- a fronteggiare la sfida di un’internazionalizzazione più spinta metri tecnici relativi ai materiali; si è assistito, negli ultimi anni, anche grazie al consolidamento di alcune grandi catene distri- alla crisi del mercato tedesco, storicamente molto aperto al butive di fascia media che erodono quote di mercato interno, prodotto italiano del mobile di design. ma con un ostacolo in più, costituito dall’ingresso di nuovi L’Europa orientale mostra importanti segni di vivacità: oltre alle operatori stranieri. Con l’arrivo sul mercato internazionale dei importazioni, anche le esportazioni verso tali aree sono Paesi emergenti (Asia ed Europa orientale), il peso delle aumentate, con un saldo che è passato da negativo a positi- esportazioni dei Paesi avanzati si è ridotto e l’Italia (i distretti vo tra gli ultimi due censimenti. Altri segnali di sviluppo proven- del nord est, in particolare) si è specializzata in produzioni a gono dall’America (soprattutto centro-meridionale) dove, a fronte di importazioni pressoché costanti, le esportazioni sono 24 Sebbene l’interpretazione non cambi, questo dato è controverso. Fonti meno recenti (Brunetti et al., 2000) riportano una propensione all’export pari al 22% (contro una media del 56% del settore in Italia). Occorre peraltro notare che questa misura è sensibile, oltre che alla fonte dei dati sul fatturato, alla filiera considerata nella definizione di distretto. 96 raddoppiate dal 1991 al 2003. Per quanto riguarda l’Asia, a fronte di un aumento di circa sei volte (sia pure su valori modesti) del volume di importazioni, le esportazioni sono raddoppia- 97 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 98 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE Tabella 2.4 – Importazioni ed esportazioni nella province di Milano e Como (Valori a prezzi costanti 2000**) per tipologie prodotti Peso % sul totale nazionale 2001 Categorie prodotti 1991 2001 2003* Import Export Import Export Import Export 133 16 90 15 81 13 72 37 137 98 137 105 11 11 18 17 16 28 361-Mobili 114 753 246 1433 238 1213 Totale settori core 330 816 490 1.564 472 1.358 Totale manifatturiero 38.856 27.222 63.484 42.086 15.075 9.119 Totale economia 41.875 27.795 70.427 42.766 16.877 9.202 201-Legno tagliato, piallato e/o trattato 202-Fogli da impiallacciatura; compensato, pannelli stratificati, pannelli di truciolato ed altri pannelli di legno 203-Prodotti di carpenteria in legno e di falegnameria per l’edilizia * Dati provvisori ** Valori in milioni di euro (eurolire per il 1991 e il 2001). Deflatore usato: indice dei prezzi alla produzione Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento dei prodotti industriali te (raggiungendo valori ragguardevoli), specialmente per L’allargamento a est dell’Unione Europea e il fenomeno della impulso della Cina e dei Paesi NICs. globalizzazione produttiva impongono un ripensamento pro- Va infine rilevato come, benché residuali, i mercati dell’Ocea- fondo nell’organizzazione della catena del valore. Data la dif- nia e dell’Africa abbiano fatto registrare un aumento degli ferenza strutturale nei costi (del lavoro, del suolo e dell’ener- scambi commerciali. gia) tra l’Italia e i Paesi emergenti, è assolutamente impropo- Una sfavorevole congiuntura ha provocato un calo del 6% nel nibile una strategia di medio-lungo periodo che miri a compe- 2002 rispetto all’anno precedente, sebbene il sistema mobile tere sul prezzo. Alla luce dell’esperienza e della maestria matu- in Italia abbia vissuto una situazione di gran lunga peggiore. rata all’interno del distretto, vanno ripensati i fattori critici del La tenuta sui mercati internazionali passa peraltro anche dal successo, creando nicchie di mercato solide, specializzando- raggiungimento di soglie critiche minime che consentano di si sul design, innovazione e qualità dei prodotti, competendo, soddisfare la domanda estera nella sua crescente esigenza di dunque, sulla fascia alta della filiera produttiva. servizio e di soluzioni “chiavi in mano”. Ciò non può che impli- La strategia di successo da implementare non può peraltro care la creazione di forme consortili e la ricerca di standard prescindere dall’individuazione di un (gruppo di) attore/i capa- comuni per consentire di offrire risposte che le singole impre- ce/i di guidare il cambiamento per riaffermare il distretto (Col- se non possono soddisfare e di diversificare le forme di inter- lutti, Melideo, 2004). nazionalizzazione. 98 99 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 100 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE Tabella 2.5 – Importazioni ed esportazioni delle province di Milano e Como, per mercati geografici Classe: settori DD20 e DN36 (legno e mobili) Valori a prezzi costanti 2000** 2001 1991 Import Export Import Export Import Export 210,76 524,30 317,67 864,04 325,19 754,85 191,53 514,00 277,57 740,13 271,54 623,51 19,23 10,30 40,10 123,91 53,65 131,34 45,54 63,35 43,61 242,21 32,56 213,67 38,34 58,83 35,52 217,44 25,45 199,32 7,20 4,53 8,09 24,78 7,11 14,35 0,60 83,85 6,37 158,87 5,33 119,35 Medio Oriente 0,07 48,33 6,24 100,59 4,90 70,51 Giappone 0,53 35,52 0,13 58,28 0,43 48,85 Cina 1,47 0,08 14,71 6,35 21,15 13,99 NIES 3,28 19,19 6,30 54,08 4,10 46,57 18,05 15,17 26,14 27,16 22,45 29,90 0,06 5,23 0,01 16,45 0,10 17,66 275,01 691,91 393,81 1.308,74 385,64 1.135,43 EUROPA, di cui: EU 15 Europa centro orientale AMERICA, di cui: USA e Canada America centro meridionale ASIA, di cui: AFRICA OCEANIA Totale 2003* * Dati provvisori ** Valori in milioni di euro (eurolire per il 1991 e il 2001). Deflatore usato: indice dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento 100 2.3.2 IL RUOLO DEI CANALI DISTRIBUTIVI le aziende in questo modo si assicurano non solo che il pro- I canali distributivi con cui le imprese raggiungono i clienti rap- dotto mantenga la stessa personalità nei diversi passaggi, ma presentano molto più che non una mera funzione logistica, e che a ciascuna fase produttiva corrisponda un incremento del meritano pertanto un approfondimento che tocca direttamen- suo valore. Inoltre, è tipico porre in essere delle attività promo- te le potenzialità per lo sviluppo futuro della filiera. Negli ultimi zionali in collaborazione con i punti di vendita per evitare anni la distribuzione ha giocato un ruolo importante nel defini- ingenti investimenti pubblicitari e creazione di mercatoni spe- re nuove modalità di posizionamento competitivo e di organiz- cializzati e forme in franchising (Terracina, 1994). zazione di filiera, sia sul mercato nazionale che estero (Franzo- La grande distribuzione mobiliera italiana copriva circa il 15% si et al., 2003). Una delle peculiarità del distretto, la frammen- del mercato nel 2002, risultando così articolata (Collutti, Meli- tazione del ciclo produttivo, ha notevoli implicazioni nell’orga- deo, 2004): nizzazione della distribuzione. La filiera di creazione-produzio- • catene di franchising e gruppi di acquisto; ne-comunicazione-distribuzione diventa sempre più integrata: • Grande Distribuzione Organizzata; 101 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 102 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE • grandi magazzini; ha consentito di raggiungere nuovi clienti, addirittura in circa • grandi punti vendita indipendenti (oltre i 10 mila metri qua- un terzo dei casi per le imprese che hanno partecipato a pro- drati) e piccole catene locali. getti contract (Scarpinato, 2003). Le esposizioni permanenti storicamente sono state il canale Questo non è indifferente alla tipologia di impresa leader che privilegiato per raggiungere il consumatore, soprattutto in si sta affermando: tipicamente di medie dimensioni, fortemen- periodi in cui l’espansione dei mercati nazionale ed europeo te innovativa, di buone capacità organizzative, con un servizio ha consentito alle imprese brianzole di concentrarsi sui soli post vendita curato, capace di assecondare esigenze del aspetti legati alla produzione, delegando quelli commerciali cliente assicurando rapidità di consegna. Più in generale, la alle esposizioni permanenti (CENSIS, 1995); alla luce delle ten- distribuzione può avere un ruolo strategico nella realizzazione denze evolutive della domanda e della congiuntura, tale stru- di iniziative comuni di promozione e distribuzione, soprattutto mento appare oggi largamente insoddisfacente. Le imprese su mercati esteri altrimenti difficilmente raggiungibili dalla sin- hanno tradizionalmente prestato scarsa attenzione nei con- gola impresa26. fronti della funzione commerciale. Come risultato il canale Nel complesso, però, la distribuzione appare frammentata in distributivo ha acquistato un forte potere contrattuale e ha punti di vendita di ridotte dimensioni. Il distributore tipo intrat- saputo imporre significative riduzioni ai prezzi richiesti dai pro- tiene rapporti con una molteplicità di fornitori che non perse- duttori. È pur vero, però, che la distribuzione è stata recente- guono strategie mirate di vendita; ciò comporta forti limiti allo mente promotrice di importanti cambiamenti . Tutto ciò ha sti- sviluppo e all’internazionalizzazione del distretto e mette in molato le imprese nella ricerca di nuovi canali commerciali: luce un potenziale ruolo di volano per innovare e sviluppare la una recente ricerca (Scarpinato, 2003) segnala che il 44,7% filiera con strategie di sistema. Ancora una volta, ciò si scon- degli operatori intervistati dichiara di voler effettuare investi- tra con l’incapacità di molte imprese, ancora troppo piccole, a menti commerciali nei prossimi due anni. coordinarsi guadagnando potere contrattuale e visibilità. 25 In particolare, le imprese del distretto hanno così sviluppato dei propri canali commerciali, tra cui hanno assunto un peso 2.3.3 LO STRUMENTO FIERISTICO significativo i contract, cioè quegli operatori che acquisiscono I dati Fiera Milano sulle esposizioni del settore legno-arredo commesse di grandi dimensioni offrendo soluzioni “chiavi in (cfr. tabella 2.6) per il quinquennio 1995-2000 evidenziano mano”, fornendo al cliente finale non solo il prodotto, ma anche una presenza pressoché costante da parte degli operatori tutti i servizi relativi, dalla progettazione all’installazione, e brianzoli a esposizioni del mobile-arredo; presenza che, seb- facendo lavorare a questo progetto numerosi produttori indi- bene segnali un trend crescente in percentuale del totale delle pendenti, anche piccoli, coordinandoli sulla base della cono- presenze registrate, rimane in valore assoluto ancora esigua scenza passata e della comune appartenenza al sistema (meno del 2% del totale delle unità produttive di settore). distrettuale. In questo modo il distretto ha potuto riposizionarsi verso una parte della filiera a più alto valore aggiunto. Ciò 25 Cronicamente in ritardo rispetto al resto d’Europa, la distribuzione svolgeva, negli anni Settanta, una mera funzione logistica; ha poi cominciato ad avere un ruolo di interazione tra domanda e offerta, pur essendo solamente reattiva rispetto alle condizioni di domanda; recentemente il modello sta evolvendo verso una funzione proattiva nelle relazioni tra produttore e consumatore, facendosi portatore di interessi e necessità di ambo le parti. 102 26 È doveroso ricordare che qualsiasi azione atta a rafforzare il sistema distributivo, sebbene necessaria, non partirebbe da zero. Il dinamismo in tal senso sia del ceto imprenditoriale sia degli attori istituzionali che operano sul territorio è infatti testimoniato da una serie di interventi atti a promuovere la distribuzione e la presenza del distretto nel mondo. Tra le differenti iniziative in tal senso, ad esempio (per una rassegna dettagliata vedi Collutti, Melideo, 2004), si può menzionare il Progetto di Cooperazione tra lo Stato del Parà (Brasile) e CCIAA di Como in rappresentanza del distretto del legno-arredo (“Il Sole 24 Ore”, 6/5/99), con la duplice finalità di ampliare i mercati e creare un legame con una possibile fonte di approvvigionamento della materia prima. 103 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 104 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE Ciò è certamente esito del gioco incrociato di tre principali A ciò si aggiunga la dimensione minima di molte imprese che cause: la prima è relativa al “plafonamento” dell’offerta: il Salo- non consente loro di sopportare i costi di partecipazione. ne del Mobile di Milano è la fiera per eccellenza a cui tutte le Manca però una strategia di aggregazione tra imprenditori che imprese vorrebbero partecipare, molte però rimangono esclu- potrebbero perseguire la strada del rafforzamento internazio- se e non è detto che decidano di andare altrove; la seconda nale utilizzando anche il volano delle esposizioni fieristiche e è che i costi da sostenere per le manifestazioni fieristiche sono ampliando ulteriormente una partecipazione a eventi ad altri elevati, la ricostruzione di ambienti d’arredo necessita di spazi operatori brianzoli del settore, che è già salita dal 3,4% sul grandi e i costi di trasporto incidono significativamente; la totale presenze nel 1995 al 6,6% nel 2000. terza spiegazione, complementare, ha a che fare, in parte, con Una fiera di settore che sta diventando interessante è il Salo- l’importanza ancora assegnata dagli operatori a manifestazio- ne di Mosca al quale difficilmente le PMI brianzole possono ni alternative quali le esposizioni permanenti e/o alla mancata partecipare se non aggregandosi. percezione da parte degli operatori dei benefici e delle oppor- Questi semplici dati pongono in evidenza una dimensione pro- tunità derivanti dalle Fiere. blematica delle piccole imprese del legno-arredo brianzolo. Se si pensa che tra gli strumenti di marketing idonei per una azienda di piccola o media dimensione il costo per contatto procurato mediante una fiera specializzata è molto contenuto, è evi- Tabella 2.6 – Il distretto della Brianza del legno-arredo dente come l’utilizzo della fiera possa rappresentare un’opportunità non da poco. Tale considerazione è meritevole di ultePresenze dal distretto (2000) in % delle unità operanti in distretto (2001) Investimenti dal distretto in % degli investimenti totali Presenze dal distretto in % del totale presenze Investimento per espositore Investimenti complessivi Imprese dal distretto Anni Presenze dal distretto Esposizioni in Fiera, dati in milioni di lire correnti riore approfondimento, nella misura in cui si possa confermare il dato (non ufficiale) che l’80% del fatturato delle piccole e medie imprese italiane si realizza attraverso contatti, incontri e accordi che vengono innescati in una fiera specializzata (Mastromo, 2002). Delle cinque principali fiere internazionali del mobile e dell’arredo, solo il Salone del Mobile di Milano appare davvero riscuotere un successo unanime da parte degli imprenditori forse anche per una prossimità che facilita la partecipazione e per la massiccia presenza di aziende italiane che facilita il con- 1995 132 91 2.660 20 3,42 2,21 1996 118 73 1.646 14 4,66 4,55 1997 134 79 2.119 16 5,63 6,06 1998 178 101 3.035 17 6,87 7,49 1999 152 88 2.685 18 7,41 8,59 2000 143 81 2.357 16 6,60 7,05 Totale 857 187 14.503 17 fronto e il posizionamento della propria azienda. Sul fronte della promozione collettiva certamente un grande lavoro rimane ancora da fare dal momento che anche nel caso di manifestazioni all’estero, raramente, come già si è detto, si 1,81 Fonte: ns. elaborazione su dati Fondazione Fiera Milano 104 assiste alla creazione di forme di consorzio che permettano di dare maggiore peso e impatto alla produzione italiana nel suo complesso. 105 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 106 2. LA MULTIFORME VARIETÀ DEL DISTRETTO DI FRONTE ALLE DUE GRANDI SFIDE COMPETITIVE 2.4 Prime conclusioni e il prosieguo della ricerca buon livello complessivo, continua fucina di sperimentazione; al tempo stesso, il processo e la sua organizzazione presentano alcune carenze. Logistica, presidio dei mercati, forniture Il mercato del legno-arredo è ormai un mercato globale e complete “chiavi in mano” sono altrettanti punti da tenere con- anche il distretto della Brianza deve muoversi rapidamente e tinuamente sotto controllo. programmaticamente verso esso per consolidare le posizioni Da questo punto di vista appare certamente utile e forse neces- già raggiunte e penetrare stabilmente nuovi mercati. La dire- saria un’attività di supporto esterna di sistema, che stimoli il zione di una più spinta internazionalizzazione commerciale confronto tra imprese, che miri a un problem setting efficace, dipende da tre considerazioni congiunte: che identifichi un problem solving con soluzioni comuni. • • il mercato italiano è certamente un mercato “saturo” ed è Un certo “affaticamento” dei mercati internazionali, che pure probabile che le nuove coppie si muovano verso modelli di stanno mostrando incoraggianti segnali di ripresa, sottolinea consumo più minimalisti che nel passato; che sul presidio dei mercati la Brianza giocherà la partita deci- il mercato estero è dominato da grandi players sia sul fron- siva del prossimo futuro, alla luce: te produttivo che su quello distributivo. Per accreditarsi • presso questi canali distributivi occorre un’organizzazione mercato nella fascia qualitativa alta con prodotti di nicchia fortemente industriale (volumi, logistica, servizi, polmone e, gradualmente, sempre più personalizzati; finanziario). Anche il mercato contract (quello delle soluzio- • del consolidato posizionamento del prodotto brianzolo sul • della saturazione del mercato nazionale verso cui le impre- ni d’arredo “chiavi in mano”) richiede capacità di gestire se distrettuali sono prevalentemente dedicate, che stimola commesse di grandi dimensioni; la ricerca di nuovi mercati esteri27. la terza considerazione riguarda il nostro sistema distribu- Alla luce di queste considerazioni e reinterpretando la matrice tivo frammentato che non potrà fare da traino nel vendere della tabella 2.1, il fenomeno della delocalizzazione nelle il prodotto della Brianza all’estero. imprese sembra prevalentemente finalizzato ad attuare strate- Le riflessioni fin qui sviluppate delineano alcune delle tenden- gie market seeking. Gli imprenditori, coscienti delle potenzia- ze evolutive del distretto del legno-arredo della Brianza, evi- lità dei nuovi mercati, vi si localizzano adattando la produzione denziando anche “finestre” di opportunità che si aprono, peral- alle esigenze locali. tro non esenti da rischi. Anche la distribuzione riveste un ruolo proattivo nella selezio- L’evoluzione della competizione internazionale e la profonda ne dei mercati, nella progettazione e nella personalizzazione modificazione dei canali distributivi gettano però altrettante del prodotto, nel canalizzare quel flusso di informazioni che dal ombre sulla competitività di medio-lungo periodo del modello consumatore finale risalgono fino al produttore. In questa dire- distrettuale brianzolo basato su un tessuto frammentato. zione anche le manifestazioni fieristiche possono offrire un Nel distretto brianzolo, alcune aziende sono cresciute e stan- contributo significativo con momenti in Italia e all’estero in cui no affrontando scelte delicate – sia a livello di distribuzione gli operatori realizzano contatti orizzontali (con i concorrenti) e che di innovazione – per rigenerare quelle condizioni che verticali (con fornitori, clienti e operatori della distribuzione). hanno finora garantito loro il successo. Altre, benché flessibili, non riescono più a stare sul mercato. Quanto all’innovatività, il distretto si contraddistingue per un 106 27 Questa necessità è ancor più accentuata in Brianza perché il vantaggio competitivo delle imprese è basato su un mercato di nicchia, con conseguente restringimento del potenziale sbocco a livello nazionale. 107 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 108 Si percepisce allora la rilevanza di un’istituzione coordinatrice che si faccia portatrice degli interessi del sistema e che sia in grado di perseguire opzioni strategiche anche impegnative nei campi della formazione, dell’innovazione, della comunicazione e del presidio dei mercati. Come richiamato in precedenza risulta necessario ragionare di una nuova governance di distretto che si faccia carico delle sfide, vecchie e nuove, di sistema. È un ruolo tipico di imprenditore di sistema che abbia come sua mission specifica una più solida e duratura integrazione della filiera e che incoraggi l’incontro e il coinvolgimento tra differenti operatori della filiera offrendo loro opportunità più lungimiranti rispetto al semplice contatto commerciale. Persino di più, una governance che sia sede privilegiata della definizione di strategie innovative; un luogo in cui si creino tendenze di moda e in cui gli operatori confrontino esigenze reciproche e vengano stimolati a ricercare soluzioni comuni, sia orizzontalmente, tra produttori, sia verticalmente, con operatori a monte e a valle della catena del valore. Queste considerazioni divengono oggetto di confronto specifico con le due tipologie di attori che questa ricerca ha voluto privilegiare: le imprese leader del distretto e un campione di una sessantina di PMI indipendenti. Dopo un capitolo (Cap. 3) che richiama la metodologia di selezione e una sintetica presentazione degli attori indagati, il Quaderno prosegue riprendendo il filo rosso dello schema interpretativo riportato nella figura 2.2 e organizzato lungo i due focus specifici dei processi di riorganizzazione produttiva (manufacturing) (Cap. 4) e di presidio dei mercati (Cap. 5). 108 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 110 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 112 Capitolo 3 I PROTAGONISTI DEL DISTRETTO: IMPRESE LEADER E PMI INDIPENDENTI QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 114 I protagonisti del distretto: imprese leader e PMI indipendenti 3.1 Criteri di selezione delle imprese leader Anche all’interno delle imprese leader sono distinguibili differenti tipologie. • Alcune sono imprese con un ridotto grado di integrazione verticale e con un orientamento all’estero più limitato e di recente acquisizione; sono spesso aziende leader in mercati di nicchia, specializzate in segmenti più sensibili al ANDREA MARTIGNANO e MICHELE SCARPINATO design, alla qualità del prodotto e alla capacità propositiva, anche in termini di comunicazione. Su un insieme di circa 4.500 imprese del distretto (solo set- • Un secondo raggruppamento è rappresentato dalle azien- tori core), di cui 1.274 industriali, l’attenzione è posta su circa de a struttura di gruppo, che beneficiano dei vantaggi lega- 75 imprese (15 leader e 60 PMI indipendenti); altrettante ti all’integrazione a monte e delle sinergie dal punto di vista potrebbero essere analizzate alternativamente a quelle consi- tecnologico e distributivo. derate. Si tratta dunque di un universo di 150-200 imprese di • Esistono, infine, piccole e medie imprese, a più intensa cui circa la metà viene indagata in profondità. Tra le 30 e le 50 caratterizzazione artigiana, specializzate o nella produzione imprese leader a cui si aggiunge un insieme di 100-150 PMI su disegno di mobili di altissima gamma o nelle realizzazio- che realizzano un prodotto proprio; il nucleo manifatturiero del ni, in subfornitura, di particolari fasi di lavorazione (vernicia- distretto attorno a cui ruota una galassia di piccole e micro tura, lavorazione compensato o compositi, assemblaggio). imprese, industriali e artigiane (sono 3.200), di subfornitori e In questo scenario articolato, non è agevole delineare una let- contoterzisti, fino alle ditte individuali dove un bravo falegna- tura complessiva delle dinamiche di sviluppo del distretto in me opera quasi esclusivamente per il “su misura” di singoli grado di tener conto delle differenti strategie produttive che clienti finali o del mondo degli architetti e arredatori. caratterizzano le tipologie di imprese indicate. Diventa allora È dunque la punta di un iceberg in termini numerici, ma è il importante selezionare un campione non necessariamente cuore delle performance del distretto: fatturato, valore aggiun- rappresentativo di tutte le fasi produttive che compongono la to, investimenti, export si concentrano massicciamente in que- filiera del legno-arredo (cfr. figura 3.1), né esaustivo delle dif- sto segmento. Non solo, l’effetto trainante è anche sulle stra- ferenti tipologie di imprese, ma tuttavia in grado di tracciare le tegie, sulle risposte date alle sfide competitive, sui grandi temi principali dinamiche che caratterizzano la realtà distrettuale. di creatività e innovazione. Con questi caveat, si è proceduto alla selezione di 15 impre- È per questo che nella ricerca l’attenzione è concentrata su se ritenute leader nel distretto brianzolo adeguate a rappre- queste due tipologie di attori protagonisti, senza nulla togliere sentare – attraverso la specificità, l’originalità e il successo al grande numero di fornitori il cui apporto, in termini di quali- delle proprie esperienze e delle proprie scelte strategiche – il tà, servizio e costi, contribuisce significativamente al succes- presente e il futuro del distretto stesso28. Insieme a questo so delle grandi e delle medio-piccole indipendenti. selezionato gruppo di imprese, si è costruito un percorso di indagine e interpretazione delle dinamiche del distretto del 114 115 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 116 3. I PROTAGONISTI DEL DISTRETTO: IMPRESE LEADER E PMI INDIPENDENTI legno-arredo, i cui risultati sono illustrati nei due capitoli Questo fenomeno ha generato la necessità di affidare a terzi seguenti anticipando qui poche considerazioni circa l’organiz- alcune lavorazioni (generalmente, quelle a elevato contenuto zazione produttiva di queste imprese. artigianale e quelle legate alla lavorazione di materiali diversi 3.1.1 ORGANIZZAZIONE PRODUTTIVA E VANTAGGI COMPETITIVI Figura 3.1 – Schema della filiera produttiva del legno-arredo La filiera produttiva del legno-arredo comprende sia i settori a monte (industria del legno per i mobili e l’edilizia, dei semilavo- LEGNO e MOBILE rati e dei componenti dell’arredamento), sia i settori a valle dell’industria dell’arredamento (mobili per uso domestico e non, gli apparecchi per l’illuminazione e i complementi di arredo) (cfr. figura 3.1). Settori a monte Legno e prodotti in legno Il distretto gestisce nel suo complesso più fasi produttive, tra le quali non solo l’assemblaggio dei mobili, ma anche l’intaglio, Risorse naturali l’intarsio, la lucidatura, la laccatura, la doratura, la lavorazione di vetri, metalli, plastiche e imbottiture. Molte imprese, inoltre, si sono specializzate con gli anni nei complementi d’arredo. La diversificazione della tipologia e della gamma di prodotti è divenuta, per le imprese brianzole, non solo un efficace strumento di penetrazione nel mercato, ma una vera necessità, Meccanica strumentale • Taglio, piallatura e trattamento del legno • Compensato, pannelli stratificati e impiallacciature • Fabbricazione di elementi per l’edilizia (pavimenti, porte, finestre, scale) • Imballaggi in legno • Cornici, giocattoli, e altri prodotti in legno indotta dalle sempre più complesse e differenziate esigenze della domanda, guidate da una richiesta crescente di persoDistribuzione edilizia nalizzazione del prodotto. La continua ricerca, da parte delle imprese, di nuovi prodotti ha generato un flusso costante di innovazioni sia nel campo della progettazione e del design, che in quello della ricerca di Settori a valle Mobili nuovi materiali. In entrambi i casi, il risultato è stato un incremento del numero di lavorazioni necessarie per produrre l’in- Chimica tessile tera gamma di prodotti proposti dall’impresa e, di conseguenza, un’accresciuta difficoltà per l’impresa stessa di realizzare internamente tutte queste differenti fasi produttive su ordinativi, molto spesso, di ridotte dimensioni. 28 Si coglie l’occasione per ringraziare nuovamente gli interlocutori privilegiati contattati che hanno supportato l’equipe di ricerca nella selezione e nel contatto delle imprese leader da sottoporre a intervista, nonché di tutti gli imprenditori e i manager che ci hanno dedicato una parte del loro prezioso tempo per discutere alcuni snodi competitivi delle loro realtà aziendali. 116 Meccanica strumentale • Fabbricazione sedie e sedili • Fabbricazione poltrone e divani • Fabbricazione mobili per ufficio in legno e non • Fabbricazione mobili per cucina • Fabbricazione altri mobili • Fabbricazione materassi Distribuzione Fonte: Adattata da IPI (2003) 117 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 118 3. I PROTAGONISTI DEL DISTRETTO: IMPRESE LEADER E PMI INDIPENDENTI dal legno, come le plastiche e i metalli), incrementando, di rare in nicchie sempre più ristrette e a realizzare innovazioni fatto, l’integrazione della filiera. squisitamente formali, cadendo nella logica del decoro»; que- Questo grado di integrazione della filiera produttiva introduce sto genera un effetto appiattimento dell’offerta, dal momento alcune riflessioni relative ai punti di forza dell’impresa brianzo- che risulta sempre più difficile innovare, soprattutto nel caso la rispetto ai competitors. di armadi e sedute, ossia la specializzazione della Brianza. Il vantaggio competitivo delle imprese leader del legno-mobi- Una terza variabile rilevante per competere efficacemente sul le si basa innanzitutto sulla qualità del prodotto (anche a sca- mercato è certamente il servizio al cliente e l’assistenza post- pito di prezzi decisamente alti), un contenuto derivante da vendita. Nel caso delle imprese leader, questo aspetto si almeno tre importanti aspetti connessi al processo produttivo: fonde, in ultima analisi, con il concetto di qualità totale, in virtù l’ottima conoscenza dei materiali e il livello eccellente delle del quale sia il prodotto che il servizio devono trasmettere, al finiture, dal momento che la qualità del prodotto finito non cliente, come corrispettivo dell’investimento economico che è spiegata solo dalle materie prime impiegate, ma anche gli viene richiesto, una sensazione di esclusività, di lusso e di dalla sapienza e dall’esperienza della manodopera che la personalizzazione: in una parola, appunto, qualità. lavora; In questo contesto, i tempi di consegna, pur avendo comun- la particolare sensibilità estetica maturata negli anni e l’abi- que rilevanza, come in tutti i rapporti commerciali, non rivesto- lità di tradurre in prodotti di successo le idee e gli schizzi no quella centralità che si registra nel caso di produzioni di dei designer nazionali e internazionali ; in questo senso, media gamma o in altri settori. Benché, infatti, per alcune infatti, l’idea è spesso diversa dal prodotto finito, perché gli imprese costituisca una variabile importante, mentre per altre artigiani e gli imprenditori lavorano molto (insieme ai propri meno, rimane il fatto che l’artigianalità del prodotto, l’elevato subfornitori, nella fase di industrializzazione ) sulla model- livello di personalizzazione e la sua qualità complessiva rappre- lizzazione delle idee e sui prototipi; sentano delle variabili che incidono, in modo rilevante, sulle la continua sperimentazione nell’utilizzo dei nuovi materia- aspettative del cliente, «disposto a sopportare tempi di attesa li, che permette di studiare e realizzare prodotti con esteti- a volte anche molto lunghi per poter ottenere la materializza- ca e caratteristiche strutturali fortemente innovative. zione di un suo desiderio»; quest’ultimo aspetto è ancora più • • 29 30 • Strettamente correlato a quest’ultimo aspetto è il secondo accentuato nel caso di produzioni su misura e disegno del vantaggio competitivo delle imprese brianzole del legno-arre- cliente. do: l’offerta molto ampia e la possibilità di un’elevata personalizzazione del prodotto, che arriva, spesso, fino al “disegno su misura”. 3.1.2 DALLE IMPRESE LEADER ALLE PMI INDIPENDENTI La varietà dell’offerta, se costituisce un elemento a favore delle Questi connotati, sia pure con differenziazioni applicative tra i imprese della Brianza ai fini della differenziazione, è, nel con- differenti leader del distretto, costituiscono un minimo comune tempo, un problema, poiché «sta spingendo le imprese a ope- denominatore molto rilevante che caratterizza questo nucleo di interlocutori e lo rende complessivamente compatto. 29 Occorre non dimenticare, a questo proposito, che la Brianza ha rappresentato la “culla” del design italiano, grazie al connubio tra manualità e spiccata cultura di prodotto degli artigiani, da un lato, e creatività dei progettisti, dall’altro. 30 Da qui, come si vedrà più avanti, la tendenza delle imprese leader a mantenere rapporti fortemente collaborativi con i propri subfornitori. 118 Differente è invece la connotazione delle PMI indipendenti che rappresentano un insieme certamente più variegato tanto da suggerire, come verrà introdotto più avanti, una segmentazio- 119 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 120 3. I PROTAGONISTI DEL DISTRETTO: IMPRESE LEADER E PMI INDIPENDENTI ne del campione in alcuni sottoinsiemi caratteristici che espri- mettono di raggiungere una fetta più ampia di mercato. mono elementi strutturali anche sensibilmente differenti. Diviene interessante capire se, e quanto, le PMI sottoposte a indagine CATI siano spinte, nonostante le differenze richiamate, a imitare le strategie delle leader. Il confronto tra questi due 3.2 Le motivazioni della scelta delle PMI indipendenti specifici universi diviene così centrale nel formulare valutazioni aggiornate sulle dinamiche evolutive del distretto in termini di rapporti con il mercato, di organizzazione produttiva e di Se i “nomi storici” del distretto sembrano aver reagito con suc- relazioni interaziendali. cesso alla crisi economica e settoriale degli ultimi anni, diven- Per realizzare questo tipo di analisi si è scelto di selezionare ta decisivo domandarsi quali siano le performance e le strate- un gruppo di PMI indipendenti del distretto – alcune delle quali gie adottate da quel nutrito universo di imprese indipendenti31 producono quote residuali in conto terzi e in subfornitura – tra che non è riuscito, negli anni del “grande boom” della cresci- le quali sono totalmente assenti, per scelta, le imprese che non ta brianzola, a entrare nel club delle imprese leader: dispongono di un marchio proprio, un proprio catalogo pro- • • • per caratteristiche strutturali, competenze dell’imprendito- dotti e un proprio mercato. re, risorse finanziarie a disposizione; Quest’ultimo gruppo di imprese – i subfornitori puri –, pur per la mancata capacità di investire in innovazione, qualità molto importante nelle dinamiche distrettuali, è rimasto voluta- e design; mente sullo sfondo, ripreso peraltro abbondantemente in tema perché ancora troppo artigiane per poter competere in un di rapporti leader-fornitori e PMI-fornitori. mercato caratterizzato da una concorrenza sempre più Il campione di PMI indipendenti selezionato finisce per rappre- internazionale. sentare, da molti punti di vista, il vero cuore del distretto, quel In questo senso, l’insieme di imprese sottoposte a indagine solido tessuto produttivo che concorre in modo significativo a CATI appare fortemente differenziato al suo interno dal punto determinare le dinamiche complessive che caratterizzano la di vista dimensionale sebbene la maggioranza di esse sia filiera brianzola del legno-arredo. accomunata dal fatto di produrre esclusivamente con marchio proprio (68,3%) prodotti di fascia media (73%). Le PMI esaminate sono sostanzialmente differenti dalle leader, sia dal punto di vista dimensionale, che da quello strategico: 3.3 Alcune caratteristiche del panel di imprese alcune di esse, di piccolissima dimensione, riescono a operare efficacemente su mercati di nicchia, senza però raggiunge- Le PMI indipendenti sono, dunque, tutte aziende che produco- re, per la stessa tipologia di prodotti, una capacità produttiva no per lo più a marchio proprio (68,3%) e questa produzione tale da fare il salto definitivo verso una posizione di leadership copre sistematicamente una parte fortemente maggioritaria visibile e riconosciuta; altre, più numerose e di dimensioni più del loro fatturato (cfr. tabella 3.1). Accanto al marchio proprio importanti – raramente però superiori ai 50 addetti – si con- coesistono le attività più tradizionali: quasi un terzo di esse centrano, al contrario, su produzioni di fascia media, che per- lavora anche in conto terzi (16,7%) o in subfornitura (15%) per altre imprese, ma, nella totalità dei casi, la percentuale di fat- 31 Ci si riferisce, qui, alle imprese che realizzano almeno il 65% della loro produzione con marchio proprio, rivolgendosi, quindi, direttamente al cliente finale. 120 turato derivante da tali attività non supera il 33%, attestando- 121 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 122 3. I PROTAGONISTI DEL DISTRETTO: IMPRESE LEADER E PMI INDIPENDENTI si addirittura, per due terzi del campione, al di sotto del 20%. Le imprese selezionate si trovano al centro di una fitta e artico- Figura 3.2 – Distribuzione delle imprese per classi dimensionali lata trama di rapporti all’interno del distretto, derivanti proprio 20-49 dipendenti 20% da questa loro duplice collocazione – produzione con marchio 50 dipendenti e oltre 2% proprio, ma anche per altre imprese. Questo connotato le rende particolarmente interessanti ai fini di una migliore comprensione delle dinamiche di evoluzione del distretto e, soprat- 10-19 dipendenti 35% 1-9 dipendenti 43% tutto, di quella parte del distretto che non ha interazioni produttive dirette con le imprese leader; solo il 12% di esse, infatti, dichiara di lavorare anche per i “grandi nomi” del distretto. Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI Tabella 3.1 – Distribuzione delle imprese per tipologia di mercato tratta di piccole aziende a carattere fortemente artigianale Tipologia mercato Imprese intervistate Numero % Classe di incidenza sul fatturato 50%- Oltre 0-49% 80% l’80% (ebanisti, intagliatori, ecc.) che operano su mercati di nicchia (ad es. mobili in stile), producendo, solo su ordinazione, per pochi clienti, prodotti di elevata qualità; • le micro (1-9 dipendenti) e le piccole imprese (10-19 Solo marchio proprio 41 68,3 — — 100,0 Anche lavorazione conto terzi 10 16,7 100,0 — — dipendenti), più propense a produrre semilavorati per altre 9 15,0 100,0 — — aziende, e, nel caso della produzione a marchio proprio, a 60 100,0 Anche in subfornitura Imprese intervistate collocarsi sulla fascia bassa o media del mercato; Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI • le medie imprese (20-49 addetti), che producono, prevalentemente a marchio proprio, prodotti di fascia medio-alta. Dal punto di vista dimensionale, quasi la metà del campione è I dati rilevati nell’indagine diretta offrono riscontro alla consi- costituito da micro imprese, con meno di 10 dipendenti; per derazione che le imprese che operano sulla fascia alta del mer- un altro terzo sono imprese di piccole dimensioni (10-19 cato sono, prevalentemente, micro imprese, che operano in addetti), mentre il restante 20% è composto da medie impre- mercati di nicchia, o imprese di media dimensione (20-49 se (20-49 addetti): le imprese che superano i 50 dipendenti addetti). sono, invece, un numero estremamente esiguo (cfr. figura 3.2). La fascia bassa è, invece, presidiata da imprese di piccole o Come già precedentemente segnalato, il tessuto produttivo piccolissime dimensioni, mentre quella media, numericamen- del distretto è composto, oltre che dai “grandi nomi”, da una te maggioritaria rispetto al campione considerato (cfr. figura fitta rete di imprese di piccole e medie dimensioni, che può 3.3), è composta per l’85% da imprese con meno di 20 dipen- essere suddivisa, schematicamente, in tre macro categorie: denti, di cui solo un terzo lavorano in subfornitura o in conto • 122 le micro imprese che producono prevalentemente con terzi. marchio proprio (e, solo secondariamente, in conto terzi) Nonostante la dimensione media ridotta, le PMI intervistate dei prodotti di fascia media o alta; in quest’ultimo caso, si sembrano aver reagito con efficacia alle sfide competitive; se 123 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 124 3. I PROTAGONISTI DEL DISTRETTO: IMPRESE LEADER E PMI INDIPENDENTI si esclude quel quarto di imprese che hanno visto diminuire crescenti pressioni competitive può essere, in prima ipotesi, addetti e fatturato, la maggioranza del campione ha registra- attribuita alla nota flessibilità tipica delle piccole dimensioni, to, nel corso degli ultimi 5 anni, un andamento stabile in termi- ancora un importante fattore di competitività. ni di fatturato e addetti, se non addirittura, in un 25% dei casi, In realtà, i risultati appaiono differenziati a seconda della fascia un miglioramento (cfr. figura 3.4). di posizionamento del prodotto delle imprese considerate: nel Questa capacità di resistere su un mercato caratterizzato da caso della fascia alta, solo un quinto delle imprese ha fatto registrare una flessione del fatturato, mentre quasi la metà di esse ha dichiarato di averne sperimentato, negli ultimi 5 anni, Figura 3.3 – Distribuzione delle imprese per posizionamento l’incremento. Tra le imprese che operano nelle altre fasce, di prodotto diversamente, sono più frequenti i casi di una sostanziale staFascia bassa 5% bilità del fatturato. Fatte queste necessarie premesse, va rilevato come il 95% Fascia media 73% Fascia alta 22% del campione sia composto da imprese che si posizionano nella fascia media e in quella alta del mercato, collocazione che condiziona inevitabilmente, quindi, il risultato sostanzialmente positivo delle dinamiche relative al fatturato. Osservazioni analoghe possono essere sviluppate in riferimento all’andamento degli addetti, aggiungendo, come unico Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI elemento di differenziazione, una più evidente tendenza delle imprese di alta e media gamma a una sostanziale stabilità delle proprie dinamiche occupazionali e un evidente assottigliamen- Figura 3.4 – Andamento del fatturato e degli addetti to dei casi di sofferenza (cfr. tabella 3.2). nell’ultimo triennio Questa differenza, senza implicare effetti ritardati nelle dinami- 23,7% È aumentato 28,6% addetti Tabella 3.2 – Distribuzione delle imprese secondo l’andamento fatturato dei dipendenti e il posizionamento del prodotto 55,9% È rimasto costante Andamento dipendenti 42,9% 20,3% È diminuito 28,6% 20% 30% 40% 50% Fascia Fascia alta media bassa Totale 30,8 23,3 — 24,1 È rimasto costante 61,5 51,2 100,0 55,2 7,7 25,6 — 20,7 43 2 58 Totale imprese rispondenti 10% Fascia È aumentato È diminuito 0% % su imprese rispondenti 13 60% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 124 125 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 126 3. I PROTAGONISTI DEL DISTRETTO: IMPRESE LEADER E PMI INDIPENDENTI che di variazione delle due variabili, sostanzialmente allineate, vedere un insieme di attori in cui è possibile riconoscere alme- evidenzia, più semplicemente, la maggiore inerzia tipica del no due tipologie di imprese: mercato occupazionale, che, rispetto al fatturato, tende a regi- • strare con più lentezza i cambiamenti. le aziende impegnate in produzioni di qualità medio-alta, ma dalle linee mature, scarsamente innovative, capaci di soddisfare efficacemente la fascia media del mercato, 3.3.1 IL PROFILO COMPETITIVO attenta alla qualità costruttiva del mobile piuttosto che al DELLE PMI INDIPENDENTI design di tendenza; un pubblico che trova in un rapporto Nel caso delle PMI indipendenti la qualità è giudicata, dai tre personale e fiduciario con l’impresa (“servizio” e “capacità quarti del campione, come il fattore più importante per affron- di risposta alle esigenze del cliente”) e in un prezzo “ade- tare con efficacia la concorrenza, seguito, a breve distanza, guato e ragionevole”, più che nell’innovatività e nella varie- dalla dimensione di servizio al cliente. Questa visione è coe- tà del prodotto, la soddisfazione delle proprie necessità; rente con l’immagine di un distretto che ha da sempre fatto • le piccole imprese, alcune delle quali specializzate nella della qualità e dell’artigianalità della produzione, da una parte, produzione di mobili in stile, focalizzate su mercati di nic- e della capacità di fornire un servizio personalizzato al cliente, chia, e, quindi, attente a mantenere standard qualitativi ele- dall’altra, due elementi distintivi e differenziali rispetto ad altre vatissimi (fascia alta), con un’attenzione ridottissima, al realtà nazionali. Si tratta, effettivamente, di due elementi che contrario, per il prezzo e, ovviamente, nel caso dei mobili in caratterizzano una competenza produttiva frutto di secoli di stile, per l’innovazione di prodotto. specializzazione e di un patrimonio di esperienza diffuso capillarmente su tutto il territorio. Due elementi che mantengono un ruolo forte all’interno delle strategie aziendali perché gli unici Figura 3.5 – Fattori di competitività che possono contrastare la sempre più intensa concorrenza delle economie emergenti, contro le quali il prezzo e la diversificazione non possono più garantire, da soli, margini di com- Qualità 75% petizione sufficienti. L’elemento che differenzia con maggiore evidenza le imprese leader dalle PMI indipendenti è la scarsa importanza attribuita da parte di queste ultime all’innovazione di prodotto, indicato Servizio 51% Capacità di risposta alle esigenze del cliente 29% come il meno importante tra i fattori competitivi e che costituisce, invece, per le prime, una leva di mercato irrinunciabile (cfr. figura 3.5). Una prima interpretazione sintetica degli elementi evidenziati permette di tracciare un’importante differenza tra le imprese leader e quelle indipendenti dell’indagine CATI (cfr. tabella 3.3). Nel caso di queste ultime, infatti, la presenza, importan- Prezzo 20% Ampiezza della gamma di prodotti 14% Innovazione di prodotto 10% 0% 20% 40% 60% 80% te, tra i fattori competitivi, della qualità e la relativa debolezza della propensione a innovare processi e prodotti lascia intra- 126 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 127 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 128 3. I PROTAGONISTI DEL DISTRETTO: IMPRESE LEADER E PMI INDIPENDENTI Tabella 3.3 – Distribuzione delle imprese secondo la fascia Tabella 3.4 – Distribuzione delle imprese secondo le azioni di mercato ricoperta e i fattori di competitività di riposizionamento dei prodotti e il posizionamento attuale del prodotto Andamento dipendenti % su imprese rispondenti Riposizionamento Prezzo Fascia Fascia Fascia alta media bassa 1 6 % su imprese rispondenti prodotti Totale Fascia alta 8 1 Servizio 2 11 0 13 Qualità 7 17 1 25 Innovazione di prodotto 0 1 0 1 Capacità di risposta al cliente 1 6 1 8 Ampiezza gamma prodotti 1 2 0 3 Totale imprese rispondenti 12 43 3 58 Fascia Fascia media bassa Totale Spostamento su fasce di qualità più elevate 7,7 25,6 — 20,3 Spostamento su fasce di qualità meno elevate — 2,3 — 1,7 Nessun cambiamento 92,3 72,1 100,0 78,0 Totale imprese rispondenti 13 43 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 3 59 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI Queste due tipologie, tuttavia, non esauriscono la varietà di “tipi Quest’ultimo fenomeno può essere spiegato facendo riferi- aziendali” presenti che opera, in particolare, nella fascia interme- mento alla flessione di fatturato e di addetti che ha caratteriz- dia del mercato e lasciano spazio, quindi, a una categoria resi- zato proprio questa categoria di imprese e che ha generato, duale, più difficilmente schematizzabile, che va a completare quel presumibilmente, una più accentuata tendenza a spostarsi su 73% del campione impegnato in produzione di fascia media. fasce di mercato più alte, dove si registrano, anche a giudica- Un’analisi dinamica relativa al posizionamento delle imprese re dalla bassissima propensione al cambiamento strategico, indipendenti sul mercato permette di rilevare una sostanziale performance migliori. stabilità nelle strategie imprenditoriali: quasi l’80% di esse, infatti, non sta attuando alcun riposizionamento del proprio prodotto sul mercato; una percentuale che sale a oltre il 90% nel caso delle imprese di fascia alta. Nessuna di queste ultime, inoltre, si sta spostando su fasce di mercato più basse, anzi se un cambiamento emerge è quello nella direzione di un up-grading. Valori leggermente differenti si riscontrano nel caso delle imprese operanti nella fascia intermedia del mercato, senza peraltro implicare differenze apprezzabili nelle strategie adottate: anche in questo caso, infatti, la maggioranza assoluta delle imprese non sta attuando alcun riposizionamento sul mercato, mentre aumenta, di quasi tre volte, la percentuale di quelle che stanno tentando di spostarsi su segmenti più alti (cfr. tabella 3.4). 128 129 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 130 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 132 Capitolo 4 I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MANUFACTURING QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 134 I grandi assi del cambiamento: il manufacturing Duemila individuando nella qualità e nella customer satisfaction le leve strategiche da opporre a una pressione internazionale sui prezzi non più sostenibile. Vi è forte coerenza tra questo orientamento distrettuale e gli obiettivi strategici delle PMI indipendenti così come sono emersi dall’indagine diretta: qualità e servizio rappresentano infatti priorità assolute e vengono perseguite all’insegna di una relativa stabilità organizzativa. ANDREA MARTIGNANO e MICHELE SCARPINATO Ben il 58% del campione – senza significative differenze connesse alla variabile dimensionale – non attua strategie di cambiamento della propria organizzazione produttiva, segno che La gamma molto ampia di prodotti, la tendenza a offrire una per- ha già effettuato tali trasformazioni nel passato, magari recen- sonalizzazione estrema degli stessi e il continuo incremento, nel te, o che non le ritiene convenienti per il miglioramento della corso degli ultimi 20 anni, del numero e della varietà delle lavo- propria performance complessiva. razioni necessarie per rispondere alle richieste del cliente hanno Al di là dunque delle specifiche scelte aziendali è prevalente, posto le imprese brianzole nella condizione di dover decidere se a livello di distretto, una sostanziale stabilità del grado di inte- sviluppare all’interno tutte le competenze necessarie – in termini grazione verticale dei processi produttivi, con una preferenza, di professionalità e di macchinari – a completare il proprio pro- nel caso di cambiamenti realizzati, a esternalizzare alcune fasi cesso produttivo o se, diversamente, esternalizzare una parte della produzione (cfr. figura 4.1). In quest’ultimo caso, l’incro- delle lavorazioni, affidandole alle molte piccole e medie imprese cio con la variabile dimensionale sembra suggerire, come si che compongono il tessuto imprenditoriale del distretto. dirà anche nel seguito, una maggiore presenza di imprese di Le scelte di make or buy interessano dunque tutti gli attori del medie dimensioni (cfr. tabella 4.1). distretto, dalle micro imprese indipendenti alle leader di mediogrande dimensione. Come illustrato della figura 2.2 (cfr. Capitolo 2), la ri-organizzazione del manufacturing tocca una serie di snodi, Figura 4.1 – Cambiamenti del grado di integrazione verticale tra loro fortemente interconnessi e con significative ripercussioni delle aziende sia sulle singole imprese che sulla trama delle relazioni di distretto. Nessun cambiamento 4.1 L’organizzazione della produzione nelle PMI indipendenti Il distretto brianzolo, nel suo insieme, sembra avere trovato 58% Esternalizzazioni fasi produttive 30% Internalizzazioni fasi produttive 13% 0% 20% 40% 60% 80% negli anni recenti, almeno nella sua componente più attiva ed eccellente, una propria strada per reagire alla crisi degli anni 134 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 135 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 136 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG Contestualmente, è in atto un significativo riposizionamento delle imprese verso fasce qualitative più elevate (coinvolge circa Tabella 4.2 – Cambiamenti del grado di integrazione verticale il 20% delle PMI indipendenti) e questo percorso di up-grading secondo i principali fattori di competitività qualitativo comporta, a sua volta, qualche modifica nella struttura organizzativa delle imprese (cfr. tabella 4.1). Questo è vero, Esternalizzazioni Internalizzazioni fasi produttive fasi produttive in particolare, per quelle imprese che hanno deciso di spostarsi su fasce più alte del mercato e che hanno optato, nel 42% dei % su imprese rispondenti Fattori di competitività Prezzo Nessun cambiamento 16,7 25,0 9,1 Servizio 27,8 25,0 21,2 Qualità 44,4 37,5 42,4 — — 3,0 5,6 12,5 18,2 5,6 — 6,1 casi, per l’esternalizzazione di singole fasi della produzione alla ricerca – a seconda del fattore competitivo prescelto, rispettivamente, la qualità o la capacità di risposta alle esigenze del clien- Innovazione di prodotto te – o di imprese subfornitrici specializzate in particolari lavora- Capacità di risposta zioni (e quindi in grado di realizzarle con maggiore accuratezza) alle esigenze del cliente Ampiezza della gamma o di una maggiore flessibilità produttiva. di prodotti Totale imprese rispondenti 18 8 33 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI Tabella 4.1 – Cambiamenti del posizionamento sul mercato secondo il grado di integrazione verticale che hanno esternalizzato, che per quelle che hanno portato Grado di integrazione verticale % su imprese rispondenti all’interno alcune fasi della produzione. Mentre le prime, tutta- Spostamento Spostamento Nessun Totale su fasce su fasce cambiamento imprese di qualità di qualità rispondenti più elevate meno elevate Internalizzazioni fasi produttive 8,3 — 15,2 13,6 via, sembrano più propense a concentrarsi su questi due fattori, le seconde paiono guardare, con maggiore interesse rispetto alle altre, anche alla variabile prezzo, puntando, probabilmente, a sviluppare know-how interno per evitare di acquistare all’esterno lavorazioni particolarmente complesse Esternalizzazioni fasi produttive 41,7 — 28,3 30,5 e, quindi, costose. Nessun cambiamento 50,0 100,0 58,7 55,9 Alcuni di questi risultati appaiono forse contro-intuitivi: ci si 46 59 Totale imprese rispondenti potrebbe aspettare che la qualità sia meglio assicurata da 12 1 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI strategie di internalizzazione, che permettono di ottenere un controllo più diretto ed efficace sul processo produttivo. Occorre ricordare, tuttavia, che la forte specializzazione di 136 L’osservazione della relazione fra il cambiamento del grado di alcune imprese di subfornitura permette alle stesse di realiz- integrazione verticale e i principali elementi di competitività zare lavorazioni con livelli qualitativi superiori, difficilmente rag- (cfr. tabella 4.2) indicati dalle imprese permette di sviluppare giungibili da piccole imprese impegnate su molteplici tipolo- qualche ulteriore considerazione sui fenomeni evidenziati: si gie di lavorazioni. osserva, infatti, che la qualità e il servizio rappresentano, com- È necessario inoltre considerare che non sempre è possibile plessivamente, i principali fattori competitivi sia per le imprese individuare una correlazione univoca tra assetto organizzativo 137 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 138 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG ed elementi di competitività: è possibile, infatti, perseguire le medesime strategie con i più diversi profili produttivi. Figura 4.2 – Ragioni dell’internalizzazione delle fasi produttive In quest’ottica, la tendenza a esternalizzare alcune fasi della produzione da parte delle imprese che pongono al primo posto la qualità potrebbe essere correlata al problema di fati- Controllare meglio i tempi di consegna 75% care a rintracciare, sul mercato del lavoro, operai specializzati da introdurre in azienda per sviluppare all’interno nuove fasi della produzione; o, ancora, potrebbe dipendere dalla scarsa attitudine delle imprese brianzole a finanziare l’acquisto di nuovi macchinari attraverso l’accesso al credito. Ne discende, in sintesi, che al di là delle strategie organizzative adottate, fortemente firm specific, tutte le imprese nel modificare la propria struttura produttiva si pongono l’obiettivo di Riduzione dei costi 63% Evitare la diffusione del know-how 13% Conservare e riprodurre il know-how 13% Maggiore controllo sulla qualità 13% migliorare i livelli di qualità e di servizio. 0% Le dinamiche relative all’organizzazione dei processi produtti- 20% 40% 60% 80% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI vi si chiariscono ulteriormente nel momento in cui si chiede alle imprese di esplicitare le ragioni alla base delle scelte sul grado di integrazione verticale del processo produttivo aziendale. strategica “qualità” (cfr. tabella 4.2) e la segnalazione della L’internalizzazione di alcune fasi produttive appare così chiara- ricerca di riduzione di costi quale più forte ragione per mente indirizzata a un miglior controllo sui tempi di consegna l’outsourcing delle fasi produttive (cfr. figura 4.3) può essere e a una riduzione dei costi; ciò è vero peraltro anche nel caso in parte spiegata considerando la differente valenza delle que- dell’esternalizzazione: rapidità, flessibilità e controllo dei costi stioni sottoposte al campione di imprese indipendenti. appaiono gli obiettivi principali di ogni cambiamento della Diverso è infatti indicare quali sono i fattori sui quali si basa la struttura produttiva dell’azienda. In entrambi i casi, è inoltre evidente lo scarso peso della qualità quale fattore determinante delle scelte di integrazione pro- Figura 4.3 – Ragioni dell’esternalizzazione delle fasi produttive duttiva . In questo senso, il prezzo, indicato come fattore com32 petitivo prioritario solo da un quinto delle PMI indipendenti, appare, invece, determinante nell’indirizzare le scelte produttive delle stesse: oltre il 60% delle aziende che operano modifiche alla propria organizzazione produttiva le finalizzano, infatti, alla riduzione dei costi (cfr. figure 4.2 e 4.3). L’apparente contraddizione tra la forte sottolineatura della leva Riduzione dei costi 67% Riduzione dei tempi di risposta 56% Avvalersi di competenze o macchinari 39% 0% 32 A meno di adottare una definizione “allargata” di qualità, nel senso di “qualità del servizio” offerto al cliente, che ricomprende al suo interno maggiore certezza dei tempi di consegna e una migliorata rapidità di risposta alle esigenze del cliente. 138 20% 40% 60% 80% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 139 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 140 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG strategia competitiva delle imprese del distretto dal chiedere l’obiettivo di incrementare la flessibilità complessiva del pro- di declinare le ragioni che hanno portato alle scelte produttive cesso produttivo. affrontate dalle imprese. Nel primo caso, si chiede all’impresa Il processo appena descritto sembra essere arrivato, negli ulti- di indicare degli obiettivi strategici, il cui controllo permette di mi 5 anni, a una fase di sostanziale equilibrio tra fasi produtti- aumentare la competitività sul mercato dell’impresa stessa. ve esternalizzate e internalizzate, che non permette, di fatto, di Nel secondo caso, invece, si raccolgono indicazioni sugli individuare una prevalenza netta delle due dinamiche. obiettivi tattici cui l’impresa guarda per sopravvivere alle diffi- Analoghe a quelle segnalate dalle PMI sono invece, da più coltà contingenti e più pressanti della quotidianità: un’intensa punti di vista, le ragioni addotte per tali scelte. Nel primo caso competitività sui prezzi e la richiesta di una sempre più spinta vanno ricercate in politiche di contenimento dei costi, in parti- alla flessibilità, sia dal lato della domanda che dell’offerta. colare di fronte a fasi della produzione che, per essere economicamente sostenibili, richiedono economie di scala rilevanti e, quindi, una forte specializzazione produttiva. 4.2 Le scelte organizzative delle imprese leader Nel secondo caso, quello dell’internalizzazione, occorre invece fare riferimento alla volontà di conseguire un controllo più accurato sulla qualità del processo produttivo o, in alternativa, Di fronte a queste stesse sfide competitive la risposta delle alla chiusura dei subfornitori cui ci si rivolgeva. imprese leader è risultata maggiormente differenziata. Alcune imprese hanno scelto di realizzare al proprio interno quasi tutto il processo produttivo, sviluppando una struttura caratterizzata da una forte integrazione verticale; altre hanno optato, inve- 4.3 I rapporti PMI indipendenti-fornitori ce, per un’esternalizzazione – moderata o profonda – di buona 140 parte delle fasi della produzione, mantenendo un fortissimo I cambiamenti riguardanti la struttura produttiva delle imprese controllo sulla conformità delle lavorazioni intermedie agli stan- hanno un riflesso evidente sui rapporti inter-distrettuali e, in par- dard stabiliti dall’impresa e riservandosi, comunque, la fase ticolare, su quelli tra imprese e fornitori. L’analisi dell’intensità, terminale di verifica della qualità del prodotto finito. della stabilità e della tipologia dei rapporti tra committenti e for- La crisi che, a partire dagli anni Novanta, ha colpito il distretto nitori permette dunque di tracciare interessanti scenari sulle del legno-arredo ha generato, da questo punto di vista, due dinamiche interne al distretto e su come queste mutino per rea- principali tendenze: la prima verso una rinnovata internalizza- gire alla sempre più intensa concorrenza internazionale. zione di alcune fasi produttive, causata dalla chiusura di un L’indagine, in proposito, ha permesso di rilevare che la quasi numero rilevante di piccole imprese artigiane e dalla conse- totalità delle imprese intervistate (90%) mantiene rapporti sta- guente necessità, da parte delle grandi imprese, di ricreare al bili con i propri fornitori; per oltre il 50% di esse, addirittura, proprio interno le professionalità necessarie alle lavorazioni questo tipo di rapporti coinvolgono più della metà del parco precedentemente commissionate all’esterno; la seconda, fornitori (cfr. tabella 4.3). innescata dalla crescente competizione internazionale, verso In linea con quanto già rilevato dalla lettura della figura 4.1, si una nuova esternalizzazione sia delle lavorazioni a basso valo- osserva, per la maggioranza del campione (64%), una sostan- re aggiunto che di quelle a fortissima specializzazione, con ziale stabilità nel numero dei fornitori; circa un terzo del cam- 141 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 142 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG ti (28%): attività entrambe indirizzate a un migliore controllo, da parte dell’impresa committente, sulla qualità delle lavorazioni Tabella 4.3 – Stabilità dei rapporti con i subfornitori Imprese (Valori %) Fornitori stabili Imprese che hanno rapporti con i fornitori da più di 5 anni 90,0 Peso % medio dei fornitori con rapporto stabile su totale fornitori 0%-9% effettuate (cfr. tabella 4.4). Questi strumenti di controllo, utilizzati anche dalle imprese leader, derivano la loro efficacia dalla natura stessa del distretto, che, grazie alle sue “reti corte”, facilita un contatto diretto ed efficiente tra committente e fornitori. 1,9 In un contesto come quello analizzato – sempre più orientato a 10%-20% 14,8 21%-30% 11,1 31%-50% 18,5 competitivo più importante per poter affrontare con successo la Più del 50% 53,7 concorrenza internazionale – si vanno affermando modalità di produzioni di fascia medio-alta e che vede nella qualità il fattore interazione con il fornitore che vanno ben oltre il semplice conFonte: ns. elaborazioni su indagine CATI trollo, volte piuttosto a instaurare efficaci dinamiche di collaborazione. In tale direzione va letta l’abitudine di suggerire ai pro- pione, invece, dichiara di averne acquisiti di nuovi negli ultimi pri fornitori alcune soluzioni per incrementare la qualità della pro- cinque anni (cfr. figura 4.4). duzione (66% delle imprese analizzate) e, in modo ancora più Ne discende la valutazione di una rete di rapporti distrettuali rilevante, la tendenza a coinvolgerli nella fase di progettazione e piuttosto stabili e saldi tra impresa e fornitore. Queste relazioni di ingegnerizzazione del prodotto (45%) (cfr. tabella 4.4). riguardano, oltre agli aspetti commerciali, varie modalità di interazione, che vanno, in un’ipotetica scala tra controllo e collaborazione, dalla visita degli stabilimenti fino alla co-progettazione. Tabella 4.4 – Relazioni con i fornitori In questo contesto, le più diffuse modalità di interazione con il fornitore risultano i suggerimenti offerti dall’impresa committente su come migliorare la qualità (34%) e la visita agli stabilimen- Attività svolta dal committente % su imprese rispondenti Spesso In alcuni Mai Totale casi Visita e controllo Figura 4.4 – Cambiamenti nel numero di fornitori degli stabilimenti negli ultimi 5 anni Suggerimento di soluzioni per ridurre i costi In diminuzione 5% Costante 64% In aumento 31% 28,3 40,0 31,7 60 16,7 21,7 61,7 60 33,9 32,2 33,9 59 5,0 1,7 93,3 60 1,7 3,3 95,0 60 18,3 26,7 55,0 60 Suggerimento di soluzioni per incrementare la qualità Fornitura di parte dei macchinari necessari Offerta di finanziamenti/sostegno nella ricerca di finanziamenti Coinvolgimento nelle fasi di progettazione e ingegner. Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 142 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 143 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 144 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG Il tipo di rapporto tra impresa e fornitore è scarsamente anche in questo caso, la modalità più utilizzata (cfr. tabella influenzato dalle priorità dell’impresa stessa in termini di fatto- 4.5). Decisamente più desuete rimangono le modalità di inte- ri competitivi. In questo senso, le modalità di interazione più razione più dirette, come il finanziamento diretto, il sostegno orientate a un rigido controllo dei fornitori sono adottate sia alla ricerca di finanziamenti o la fornitura di macchinari. dalle imprese che perseguono un miglioramento del servizio, sia da quelle che puntano sulla qualità. 4.3.1 STABILITÀ E CONCORRENZA In linea di massima, è poco diffusa la tendenza a intervenire in NEL PARCO FORNITORI modo diretto in aiuto del fornitore attraverso finanziamenti o La ricerca di una più efficiente definizione dei rapporti con i fornitura dei macchinari necessari alla produzione; gli interven- propri fornitori viene perseguita, oltre che attraverso le artico- ti più frequenti consistono, invece, nella visita agli stabilimen- late leve del controllo e della collaborazione, anche per mezzo ti, come già evidenziato, e nell’indicazione di soluzioni idonee della competizione. Tuttavia, solo poco più di un quinto delle per incrementare la qualità della produzione. imprese intervistate mette regolarmente in competizione tutti i È interessante notare, inoltre, come siano proprio le imprese fornitori, mentre il 42% lo fa solo con alcuni (cfr. tabella 4.6). che hanno adottato strategie di esternalizzazione a cercare In particolare, sembrano puntare su questa politica le imprese con maggiore forza un rapporto collaborativo con i fornitori, che intendono migliorare l’efficienza del servizio offerto al benché le visite di controllo presso gli stabilimenti rimangano, cliente: solo il 16,7%, in questo caso, non mette alcun fornitore in competizione. I rapporti si invertono nel caso delle impre- Tabella 4.5 – Distribuzione delle imprese secondo il grado di integrazione verticale e l’interazione con i fornitori Tabella 4.6 – Attitudine a mettere in competizione dei fornitori secondo i fattori di competitività Attività svolta dal committente Visita e controllo degli stabilimenti % su imprese rispondenti Esternalizzazione fasi produttive In alcuni casi Nessun cambiamento 23,3 13,3 31,7 11,7 8,3 18,3 25,0 10,0 30,0 Fattori di competitività Suggerimento di soluzioni per ridurre i costi Suggerimento di soluzioni per incrementare la qualità Fornitura di parte dei macchinari necessari 1,7 1,7 3,3 3,3 — Offerta di finanziamenti/sostegno nella ricerca di finanziamenti 12,5 50,0 37,5 8 Servizio 33,3 50,0 16,7 12 Qualità 15,0 Totale imprese intervistate 60 6,7 60 23,3 Totale imprese 60 rispondenti Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 36,0 44,0 25 — — 1 12,5 50,0 37,5 8 33,3 33,3 33,3 3 22,8 42,1 35,1 57 Ampiezza della gamma dei prodotti di progettazione e ingegner. 20,0 100,0 Capacità di risposta alle esigenze del cliente Coinvolgimento nelle fasi 144 Prezzo Innovazione di prodotto 3,3 % su imprese rispondenti Nessun Totale Tutti i fornitori Solo alcuni Tutti i fornitori Solo alcuni Nessun Totale fornitore è sono messi in fornitori sono messi in fornitori fornitore è messo in competizione sono messi in competizione sono messi in messo in competizione competizione competizione competizione Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 145 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 146 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG se che desiderano raggiungere migliori livelli di qualità del pro- to alle performance dell’impresa in termini di fatturato, che non dotto: il 44% di esse, infatti, decide di non attuare specifica influenzano affatto le modalità di interazione con i fornitori. pressione competitiva sui propri fornitori (cfr. tabella 4.6). L’analisi CATI evidenzia un sostanziale equilibrio fra le differen- Quest’ultimo dato è agevolmente interpretabile se si pensa ti strategie di interazione, con una generale propensione a che non tutti i fornitori di un’impresa sono strategici ai fini di mettere in competizione solo una parte di fornitori. Quest’ulti- un’elevata qualità della propria produzione. Alcuni di essi mo atteggiamento, in particolare, mette in evidenza una saranno comunque connessi alla fornitura di beni intermedi sostanziale uniformità di comportamento con le leader (cfr. § standardizzati, provenienti da processi produttivi non partico- 4.4), che raramente mettono in concorrenza tra loro i propri larmente complessi e in riferimento ai quali, quindi, la variabi- fornitori, scoraggiate, in questo, da almeno tre fattori: le prezzo acquisisce un’importanza superiore. • Occorre comunque osservare che, complessivamente, il rap- il rapporto di forte collaborazione che solitamente caratterizza l’interazione; porto instaurato è piuttosto saldo e stabile con la maggioran- • za dei fornitori, valutazione rafforzata dal fatto che anche chi la scarsità di fornitori in grado di produrre con qualità sufficientemente elevata; compete puntando sul fattore prezzo mantiene una quota di • propri fornitori stabili nel tempo. l’importanza decisiva della qualità della lavorazione, più che del prezzo. Le politiche di interazione con i fornitori non sembrano particolar- A questa lettura si associa la scarsa tendenza (27,6%) alla mente influenzate, invece, dal posizionamento dell’impresa sul sostituzione di fornitori interni al distretto con quelli esterni, mercato: le imprese di fascia media e alta hanno infatti un com- accompagnata da una generale propensione a mantenere portamento del tutto simile e, in entrambi i casi, solo un quinto di costante il loro numero complessivo. La sola eccezione inte- esse mette in competizione tutti i fornitori (cfr. tabella 4.7). ressante è rappresentata dalle imprese (poco più del 15% del Osservazioni analoghe possono essere avanzate con riferimen- campione) che hanno visto aumentare il numero dei propri fornitori e che, in maggioranza, hanno evidenziato fenomeni di sostituzione (cfr. tabella 4.8). Tabella 4.7 – Attitudine a mettere in competizione dei fornitori secondo il posizionamento del prodotto Tabella 4.8 – Fenomeni di sostituzione dei fornitori del distretto Posizionamento del prodotto % su imprese rispondenti Tutti Solo alcuni Nessun i fornitori fornitori fornitore sono messi sono messi è messo in competizione in competizione in competizione con fornitori esterni secondo la dinamica dei fornitori Totale Numero di fornitori % su imprese rispondenti Hanno sostituito i fornitori Non hanno sostituito i fornitori Totale Fascia bassa — 33,3 66,7 3 Fascia media 23,8 40,5 35,7 42 In aumento 55,6 44,4 18 Fascia alta 25,0 41,7 33,3 12 Costante 16,2 83,8 37 — 100,0 3 22,8 40,4 36,8 57 72,4 58 Totale imprese rispondenti In diminuzione Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 146 Totale imprese rispondenti 27,6 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 147 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 148 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG ta capacità di risposta alle esigenze del cliente, e le imprese Tabella 4.9 – Fenomeni di sostituzione dei fornitori del distretto che lavorano nella fascia alta del mercato mostrano una netta con fornitori esterni al distretto secondo i principali fattori propensione (tra il 70% e il 90% del campione) a rivolgersi a di competitività fornitori interni al distretto (cfr. tabella 4.9); un fenomeno, peraltro, ampiamente rilevato nel corso degli incontri con le Fattori di competitività % su imprese rispondenti Hanno sostituito i fornitori Non hanno sostituito i fornitori imprese leader e gli attori istituzionali e che conferma la persiTotale stenza di una forte specificità, in termini di know-how artigianale e di manualità, delle imprese brianzole, estremamente dif- Prezzo 50,0 50,0 8 Servizio 35,7 64,3 14 Qualità 28,0 72,0 25 100,0 1 Innovazione di prodotto — Di scarsa rilevanza, invece, la performance aziendale quale possibile spiegazione delle scelte delle imprese riguardanti la sostituzione di fornitori locali con fornitori esterni. Capacità di risposta alle esigenze del cliente ficile da riprodurre all’esterno. 12,5 87,5 8 Focalizzando l’attenzione su quel 30% di imprese intervistate che hanno sostituito i fornitori interni al distretto con altri ester- Ampiezza della gamma dei prodotti 33,3 66,7 3 ni, è interessante rilevare che in oltre l’80% dei casi questi ulti- Totale imprese rispondenti 27,6 72,4 58 mi si trovano in altre regioni italiane e in un 15% circa nei Paesi Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI dell’Europa occidentale (cfr. figura 4.5). Questo scenario conferma, una volta di più, la netta prevalenza, nelle dinamiche del Le imprese che indicano il prezzo come principale fattore di distretto brianzolo, delle reti corte, derivante dall’importanza competitività e quelle che operano nella fascia bassa di mer- attribuita dalle imprese (soprattutto quelle che operano nella cato fanno registrare una maggiore propensione a cercare for- fascia medio-alta del mercato) alla specificità, in termini di con- nitori esterni al distretto (cfr. tabelle 4.9 e 4.10). tenuto artigianale e di qualità, della produzione made in Italy. Al contrario, chi ricerca una migliore qualità, unita a un’eleva- L’analisi delle motivazioni che hanno indotto una ridotta parte del campione di imprese a ricercare fornitori all’esterno del distretto fornisce un’ulteriore conferma di quanto è andato Tabella 4.10 – Fenomeni di sostituzione dei fornitori del distretto emergendo: la variabile che ha guidato questo tipo di scelta è con fornitori esterni al distretto secondo il posizionamento stata, infatti, nella maggioranza dei casi, la ricerca di costi di del prodotto produzione più ridotti (come già si intuiva dalla tabella 4.9). Posizionamento del prodotto Una motivazione, questa, che spiega anche perché il ricorso a % su imprese rispondenti Hanno sostituito i fornitori Non hanno sostituito i fornitori Totale fornitori esterni cresca al ridursi della qualità della produzione (cfr. tabella 4.10), dove più importante si rivela la concorrenza sul prezzo. Fascia bassa 60,0 40,0 5 Fascia media 32,6 67,4 43 In questo contesto, stupisce solo in parte la presenza, fra le 9,1 90,9 11 motivazioni alla base del turnover tra fornitori interni ed ester- 72,4 58 ni, della ricerca di una qualità produttiva più adeguata, difficil- Fascia alta Totale imprese rispondenti 27,6 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 148 mente comprensibile se si pensa al livello elevato della produ- 149 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 150 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG La tendenza, da parte di poco meno di un terzo delle imprese intervistate, a rivolgersi a mercati meno cari rispetto a quello Figura 4.5 – Localizzazione di nuovi fornitori brianzolo, ma comunque europei, può essere allora letta come il risultato di una complessa mediazione tra la necessità di conteAltre regioni italiane 81,0% nere i prezzi (per poter sostenere la concorrenza presente sulla fascia media del mercato) e la volontà di rimanere ancorati alla Unione Europea (a 15) 14,3% realtà e all’immagine di un sistema distrettuale “di eccellenza”, pur senza potersi permettere di sostenere una competizione diretta Altre aree geografiche 4,8% 0,0% con i “grandi nomi” del made in Brianza (cfr. figura 4.6). 20,0% 40,0% 60,0% 80,0% 100,0% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 4.4 Imprese leader e subfornitura zione brianzola. Questa riposta è motivata da una considerazione in realtà molto semplice: le imprese che si sono rivolte a Le valutazioni maturate nel corso dell’analisi sulla struttura pro- fornitori esterni al distretto, pur muovendosi con l’obiettivo di duttiva (cfr. § 4.2) suggeriscono alcune considerazioni utili per ridurre i costi di produzione, non hanno optato per le produ- una riflessione più approfondita sul complesso rapporto delle zioni dei Paesi emergenti; un chiaro segnale, questo, della imprese leader con il mondo della subfornitura. Le dinamiche contemporanea tensione verso prodotti che permettessero di reciproca interazione, infatti, sono state strettamente all’impresa di collocarsi nella fascia medio-alta del mercato. influenzate, negli anni, dall’evolversi dei processi di internalizzazione ed esternalizzazione. Nel corso degli ultimi 5 anni, si rileva una sostanziale stabilità Figura 4.6 – Motivi sottostanti la sostituzione dei fornitori nel numero di fornitori, grazie a flussi in entrata e in uscita che del distretto si equivalgono. Questi cambiamenti riguardano, solitamente, una quota fisiologica di subfornitori (20%-30%) considerati “occasionali”, Costi troppo elevati 72% ovvero ai quali si ricorre con frequenza variabile e a seconda di specifiche necessità legate a lavorazioni particolari e spora- Qualità non adeguata 50% diche. Con i rimanenti subfornitori, invece, i rapporti sono estremamente stabili, basati, spesso, su collaborazioni decen- Scarsa affidabilità 22% nali e su un reciproco interesse a lavorare insieme, dettato, nel caso del committente, dalla certezza di ottenere lavorazioni di Incapacità ad assecondare i processi innovativi 11% 0% 20% qualità eccellente e, da parte del subfornitore, dall’indubbio 40% 60% 80% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI vantaggio di lavorare per imprese capaci non solo di generare volumi d’affari ingenti, ma anche un flusso continuo di innovazioni di prodotto. 150 151 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 152 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG In un contesto caratterizzato da un’elevata personalizzazione del tratti di esclusiva e, comunque, quando succede, sempre con prodotto finale, il rapporto con i subfornitori finisce per essere, riferimento a poche tipologie di prodotti34. Va detto, tuttavia, necessariamente, fortemente collaborativo, spingendosi, in mol- che, molto spesso, l’impresa leader finisce per saturare la tissimi casi, fino alla co-progettazione di materiali e prodotti. capacità produttiva di molti suoi subfornitori, trasformando di In questo senso, la richiesta, da parte di un mercato finale sem- fatto il rapporto in esclusivo. pre più esigente e dinamico, di sviluppare continue modifiche Un’analisi della composizione dell’insieme dei subfornitori, dal e innovazioni sui prodotti ha condotto le imprese a una sempre punto di vista della loro collocazione geografica rispetto all’im- più stretta collaborazione con i subfornitori, limitando i rappor- presa committente, evidenzia una prevalenza assoluta (nell’ordi- ti di tipo gerarchico ai casi, rari, di ordinativi standardizzati (pan- ne dell’85%–90%) di soggetti ubicati all’interno del distretto o, nelli nobilitati, minuterie metalliche, cerniere, ecc.) al più, in Italia, soprattutto nel caso di lavorazioni di particolare Il mantenimento di un rapporto collaborativo e non-rigido, tra complessità, che richiedano un’elevata professionalità e un con- l’altro, è nell’interesse sia dell’impresa committente, interessa- trollo diretto e continuo dell’impresa sul processo produttivo. ta alle specifiche competenze produttive che il subfornitore Si registra invece un maggiore ricorso a fornitori esterni solo possiede, sia di quest’ultimo, che da questa interazione finisce per l’acquisto di stoffe per imbottiti (Francia) e di semilavorati per trarre un indubbio vantaggio in termini di allargamento a più basso valore aggiunto: legno massello (Friuli-Venezia- della propria gamma di prodotti . Giulia, Europa dell’Est, Sud-America, Asia), pannelli truciolati È del tutto evidente che l’intensità e l’ampiezza di tale collabo- (Veneto, Romania), minuterie metalliche. Anche in questo razione dipendono fortemente dalle caratteristiche dell’impre- caso, tuttavia, tra il fornitore estero e l’impresa si registra, sa committente e dal tipo di prodotto: molto spesso, l’intermediazione di un grossista collocato sul 33 • le imprese che operano in mercati di nicchia, di fascia alta, territorio nazionale. offrono generalmente prodotti fortemente personalizzati, da studiare in base alle esigenze di ciascun cliente e, quindi, per definizione, incompatibili con rapporti di tipo gerarchico tra committente e subfornitore; • nel caso delle imprese che operano nella fascia intermedia del mercato, invece, caratterizzate da un ricorso più frequen- I dati relativi ai percorsi innovativi disegnano un distretto all’in- te a produzioni standardizzate, i rapporti con i subfornitori si terno del quale il 60% delle imprese non investe in R&S (cfr. riducono spesso alla comunicazione delle specifiche tecni- figura 4.7). Questa considerazione preliminare, peraltro scon- che del prodotto, che viene poi, eventualmente, rifinito e per- tata, va completata con due osservazioni, che offrono un qua- sonalizzato a cura dell’impresa che lo commercializza. dro più efficace delle reali dinamiche innovative del distretto: I rapporti con i subfornitori abituali, spesso caratterizzati da • esiste un nucleo di PMI indipendenti (circa un quinto del una forte componente interpersonale di conoscenza e di fidu- campione) che investe una porzione rilevante del proprio cia reciproca, vengono raramente formalizzati attraverso con- fatturato in R&S; 33 Occorre ricordare, infatti, che il diritto di esclusiva che il committente impone al proprio subfornitore ha una durata limitata nel tempo (di solito, non più di un anno); finito questo periodo, il subfornitore può vendere il prodotto in questione (ormai maturo) anche ad altri suoi clienti, arricchendo, in questo modo, la propria offerta. 152 4.5 Lo sforzo innovativo nelle PMI indipendenti 34 Una particolare stoffa ideata dall’impresa committente, che consente al fornitore la produzione della stessa con obbligo di esclusiva per i primi 2-3 anni; un particolare meccanismo o cerniera; ecc. 153 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 154 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG • le imprese brianzole sono spesso orientate a non fare investimenti ad hoc per la ricerca, anche perché la maggioran- Figura 4.8 – Innovazioni introdotte za delle innovazioni nascono quotidianamente nel processo produttivo, in risposta alle esigenze del cliente. Figura 4.7 – Diffusione e intensità degli investimenti in R&S Tra il 3% e il 5% 11% Tra il 6% e il 9% 2% Meno del 3% 7% Il 10% o più 21% Di prodotto (nuovi per il mercato) Introd. tecnol. informatiche 37,3% Di prodotto (nuovi per l’azienda) 35,3% Organizzative 25,4% Di processo Non investono in R&S 59% 55,9% 16,9% 0% 20% 40% 60% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI A ciò si aggiunge una forte propensione a introdurre innovaLe spese per l’innovazione più facilmente definibili sono per- zioni nel campo tecnologico e informatico, a testimonianza tanto quelle legate all’introduzione di nuove soluzioni informa- della crescente centralità delle nuove tecnologie per migliora- tiche e organizzative, mentre quelle connesse a innovazioni di re le performance dell’impresa, anche in relazione al loro sem- prodotto e di processo sono spesso frutto di un processo di pre più intenso utilizzo nel campo della R&S. learning by doing, soprattutto nelle imprese di piccole e medie dimensioni. In questo senso, la valutazione dei reali investimenti delle piccole e medie imprese brianzole in attività di ricerca e sviluppo 4.6 Ricerca e innovazione nelle imprese leader rischia di scontrarsi con la difficoltà di quantificare il non-quan- 154 tificabile: tutto quel lavoro quotidiano di sperimentazione, idea- Se il tema dell’innovazione è già centrale nelle imprese di zione, invenzione e applicazione che svolge un ruolo fonda- minore dimensione, ulteriore rilevanza acquista tra le imprese mentale senza che le imprese siano in grado di quantificarlo. leader che hanno anche assunto il ruolo nel distretto di ricer- È interessante rilevare, comunque, che il 56% delle imprese care e sperimentare il nuovo in modo più strutturato. intervistate dichiara innovazioni di prodotto finalizzate alla crea- Ugualmente, non risulta agevole nemmeno in questo caso zione di prodotti nuovi per il mercato (cfr. figura 4.8); un indice definire la quota di fatturato delle imprese leader destinata alla reale, questo, del fatto che l’innovazione, pur difficilmente quan- R&S; questo deriva dal fatto che, spesso, le imprese, pur aven- tificabile in termini di investimenti in R&S, rimane uno dei fattori do del personale specificamente dedicato allo studio di nuovi competitivi più importanti per le imprese del distretto brianzolo. prodotti e materiali, non programmano attività di “ricerca pura”. 155 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 156 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG La ricerca e le innovazioni, sia di tipo incrementale che radica- presa stessa; spesso dall’interazione tra gli architetti cui l’im- le, di conseguenza, nascono come risposta a problemi speci- presa si rivolge35 e gli artigiani interni all’azienda stessa. fici legati alla produzione e, in alcuni casi, come risposta a Nello scenario descritto, le collaborazioni con Università o necessità derivanti da richieste particolari di un cliente. centri di ricerca finalizzate all’ideazione di nuovi prodotti o Una parte rilevante del processo di innovazione è certamente materiali sono estremamente rare. Le imprese partecipano rintracciabile nell’attività di progettazione e design, che dà sovente a seminari e interviste, ma non esiste un rapporto di contenuto estetico e tecnico ai prodotti. Il sistema distrettua- scambio di informazioni e di idee con soggetti esterni all’im- le gioca, in questo senso, un ruolo molto importante: il rappor- presa (siano essi Università, come si diceva, o altre imprese) to di collaborazione-competizione che caratterizza i legami fra che non siano i subfornitori della stessa. imprese tende a favorire un processo di innovazione continuo e una capillare e veloce diffusione dell’innovazione e del design. Attraverso rapporti di collaborazione di diversa natura (dal semplice contatto al più complesso design congiunto di 4.7 Relazioni di distretto e capitale umano prodotti e processi) si generano flussi di informazioni e conoscenze di stimolo per le imprese. Gli attori del processo di dif- Proprio perché l’innovazione ha una dimensione poco codifi- fusione dell’informazione sono molteplici: dai rappresentanti di cata e avanza attraverso processi di learning molto “esperien- prodotti, ai produttori di macchinari, ai designer. ziali” e “relazionali” il ruolo del distretto e delle risorse umane In questo processo, hanno giocato un ruolo chiave l’industrial è decisivo. design, tramite il ricorso a designer esterni al distretto, e la vici- Il distretto è percepito, dalla maggioranza delle imprese brian- nanza con Milano (complice anche l’annuale Salone del Mobi- zole, soprattutto quelle di piccola e media dimensione, come le), che ha da sempre rappresentato un fattore critico di suc- un milieu nel quale sono inserite, che offre soprattutto beni cesso. Infine, appare rilevante, nel processo di disseminazio- immateriali: una cultura del lavoro, una concezione di servizio ne delle conoscenze e delle competenze, anche il turn-over di e di attenzione al cliente, una certa etica degli affari che con- personale tecnico tra i produttori. sente frequenti e ripetute interazioni anche non formalizzate. Vi sono, poi, le innovazioni legate alla ricerca sui nuovi mate- Non emerge invece una percezione netta di “struttura di ser- riali, che forniscono un ulteriore impulso allo sviluppo di nuove vizio alle imprese”; differentemente dalle grandi imprese, non professionalità necessarie a far fronte alle sempre più com- riescono a sfruttarne il potere di richiamo presso le istituzioni plesse e specifiche lavorazioni. e la politica, si sentono escluse da qualsiasi processo di Dalle innovazioni nei materiali e nel design, derivano poi le governo del territorio in un’area in cui le scelte di carattere necessarie innovazioni di processo. In alcuni casi, poi, queste urbanistico, infrastrutturale e di organizzazione della logistica ultime sono rese necessarie dal fisiologico rinnovo dei macchi- toccano nervi scoperti. nari di produzione. Come già segnalato, tutte le imprese leader individuano nella capacità di innovare l’estetica dei propri prodotti uno dei più importanti punti di forza. La maggioranza di queste innovazioni nasce all’interno dell’im- 156 35 È molto raro che il design dei prodotti venga studiato e realizzato dall’imprenditore stesso o da dipendenti dell’impresa; questa fase iniziale della progettazione di nuovi prodotti è abitualmente affidata a designer esterni, legati all’impresa da rapporti di consulenza; questo non ha impedito, negli anni, la nascita di relazioni stabili di alcune imprese con due o tre designer, che hanno così fortemente caratterizzato lo stile dei relativi prodotti, conducendo, quasi, a una identificazione dello stesso con la “filosofia” dell’impresa. 157 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 158 4. I GRANDI ASSI DEL CAMBIAMENTO: IL MAN U FACTU RI NG Le iniziative di marketing territoriale sono molto rare e vengo- plesse lavorazioni richieste dalle imprese che producono no percepite quasi sempre legate a eventi specifici (come la mobili di alta gamma, una tipologia di prodotto che prevede partecipazione a manifestazioni fieristiche), prive di un’ottica di ancora una forte dose di manualità e personalizzazione del medio-lungo periodo. prodotto finale. Finisce per prevalere un forte individualismo delle imprese Una conseguenza di questa situazione è un’acuita competizio- brianzole, orientate giustamente a considerare il proprio suc- ne orizzontale sul mercato del lavoro che porta a sottrarsi gli cesso dipendente da scelte aziendali vincenti prima e più che operai. Questa carenza progressiva di manodopera specializ- da strategie di sistema sviluppate in un’ottica di medio-lungo zata viene indicata dagli imprenditori come il vero problema periodo. del distretto, in grado di portarlo, in un futuro non troppo lon- Un po’ di questo scetticismo verso una dimensione aggrega- tano, alla crisi. Una previsione, questa, che è sottolineata con ta dell’agire si ripercuote anche sui temi del lavoro e della for- maggiore intensità dalle imprese che producono mobili in stile; mazione. Sono infatti rare le occasioni di formazione “struttu- chi si muove nel mercato dell’arredo di design, invece, pur rata” persino all’interno delle imprese leader; la strada percor- avvertendo, periodicamente, il problema, è più orientato a pen- sa è piuttosto quella della formazione on-the-job, basata sulla sare che la frequente introduzione di nuovi materiali e di mac- quotidiana esperienza all’interno degli stabilimenti produttivi chinari sempre più efficienti finirà per rendere complessiva- dell’azienda. mente sufficienti, a livello di sistema distrettuale, gli artigiani I momenti più importanti di formazione degli addetti alla pro- che riusciranno a sfuggire alle dinamiche evidenziate. duzione coincidono spesso con la sostituzione dei vecchi macchinari con i nuovi; in questo caso, tuttavia, sono gli stessi fornitori delle attrezzature a offrire momenti di istruzione sull’utilizzo delle stesse. Dal punto di vista dell’offerta formativa del territorio, l’IpsiaMeroni di Lissone36 e il Terragni di Meda37 sono gli unici attori locali del settore dell’istruzione e della formazione che le imprese considerano capaci di fornire figure professionali adeguate alle loro esigenze, anche se in numero molto minore rispetto alle reali necessità del settore. Questa insufficienza numerica non discende da carenze nelle scuole, ma da dinamiche più complessive, che vedono i giovani allontanarsi sempre più da una prospettiva di lavoro nell’ambito della lavorazione del legno per l’arredo. Da un lato, si sperimenta una progressiva perdita di know-how e di “artigianalità”, che rende sempre più complesso il reperimento di subfornitori e di operai in grado di eseguire le com36 www.ipsiameroni.it/index.htm 37 www.cfpmeda.com 158 159 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 160 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 162 Capitolo 5 REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 164 Reggere la competizione globale: il presidio dei mercati Le dinamiche evidenziate appaiono peraltro solo in parte legate a cambiamenti recenti; l’osservazione dell’evoluzione del peso dell’export sulle imprese nel corso dell’ultimo quinquennio (cfr. figura 5.2) rivela infatti una sostanziale stabilità (55%) delle imprese, affiancata, però, da alcuni fenomeni di mutamento: il 26% delle PMI intervistate, infatti, ha registrato un aumento della quota delle esportazioni sul proprio fatturato; circa un quinto del campione, invece, una sua diminuzione. ANDREA MARTIGNANO e MICHELE SCARPINATO Figura 5.1 – Distribuzione delle imprese per quota Dopo aver discusso approfonditamente la riorganizzazione di esportazioni sul fatturato della produzione – a livello di impresa e di distretto – viene il momento di toccare lo snodo dei mercati dove, a tratti, più 20% - 49% 11% 50% - 69% 7% chiaramente emergono alcune difficoltà connesse proprio alla piccola dimensione aziendale. Il punto di partenza del ragionamento è certamente l’internazionalizzazione commerciale che nel segmento delle PMI indipendenti è un po’ più sviluppata rispetto alla media delle 1% - 19% 17% 70% o più 33% 0% 26% imprese minori del distretto che frequentemente lavorano per altre imprese o per intermediari nazionali. Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 5.1 Internazionalizzazione commerciale delle PMI indipendenti L’osservazione dei dati relativi alle esportazioni consegna Figura 5.2 – Andamento della quota di esportazione sul fatturato negli ultimi 5 anni È aumentata 26% peraltro un’apertura ai mercati internazionali decisamente inferiore a quella indicata dalle imprese leader, generalmente attestata su valori superiori al 60%. Le PMI indipendenti che non esportano rappresentano un quarto del campione, men- È diminuita 19% È rimasta costante 55% tre quelle che esportano meno del 50% della propria produzione sono poco più del 34%; solo un terzo delle imprese intervistate fa registrare una percentuale di export sul fatturato superiore al 70% (cfr. figura 5.1). 164 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 165 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 166 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI Questo dato preliminare va letto congiuntamente a quello relativo al posizionamento sul mercato delle imprese intervistate: la Tabella 5.2 – Mercati serviti metà delle imprese che hanno fatto registrare un incremento della quota di export sul fatturato operano, infatti, sulla fascia alta del Abituale Occasionale Mai Regionale 68,3 13,3 18,3 Nazionale 58,3 25,0 16,7 Unione Europea (a 15) 46,7 23,3 30,0 45,0 mercato e le restanti su quella intermedia, anche se la maggioranza delle imprese di fascia media mostra una sostanziale stabilità della propria quota di export sul fatturato (cfr. tabella 5.1). Particolarmente interessante, poi, il risultato ottenuto dalle % su imprese rispondenti Aree geografiche Europa Orientale ed ex URSS 36,7 18,3 imprese di fascia alta, dal momento che solo il 7% di esse ha America 26,7 20,0 53,3 visto calare la quota di esportazioni sul fatturato. Cina 5,0 8,3 86,7 15,0 18,3 66,7 Resto dell’Asia (incluse Medio Oriente e India) Altre aree geografiche Tabella 5.1 – Distribuzione delle imprese secondo il posizionamento di prodotto e l’andamento delle esportazioni Totale imprese intervistate 5,0 60 16,7 78,3 60 60 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI Quota di esportazioni sul fatturato negli ultimi 5 anni % su imprese rispondenti Fascia alta Fascia media Fascia bassa Aumentata 53,8 19,4 — Costante 38,5 55,6 100,0 ce correlazione tra dimensione dell’impresa e varietà dei mer- Diminuita 7,7 25,0 — cati serviti. In particolare, appaiono assai propense a differen- 36 3 ziare in modo crescente i propri mercati di sbocco le micro Totale imprese rispondenti 13 Nota: i valori assoluti relativi alla suddivisione in fasce differiscono da quelli riportati in altre tabelle a causa del minor numero di imprese che hanno risposto alla domanda relativa alla quota di esportazioni sul fatturato Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI La propensione a esportare mostra una certa relazione con le dimensioni dell’impresa; non si tratta, tuttavia, di una sempli- imprese, con meno di 10 addetti, e quelle di medie dimensioni (20-49 addetti): queste due classi congiuntamente vanno a costituire l’insieme delle imprese di fascia alta. Ancora una volta, è possibile evidenziare la presenza, all’inter- Un fenomeno, quello indicato, che permette di ipotizzare, no del campione, di una tipologia di imprese che appare par- ancora una volta, la complessiva tendenza della parte più dina- ticolarmente dinamica e che si caratterizza: mica del distretto – corrispondente a un terzo circa delle • per una produzione di alto livello; imprese intervistate – ad attuare strategie di crescita partico- • per una continua tensione verso la qualità quale fattore competitivo principale; larmente dinamiche e attive. I mercati serviti con una frequenza regolare sono quello regio- per la conseguente tendenza a rivolgersi a fornitori interni nale (68%) e quello nazionale (58%), seguiti dall’europeo e al distretto con un atteggiamento collaborativo finalizzato a dall’americano; più sporadica la presenza in Asia, anche se risolvere i problemi di qualità della lavorazione; sono in crescita le esperienze, ancora occasionali, nell’area indiana e medio-orientale e in Cina, mercato verso il quale permane ancora una certa diffidenza (cfr. tabella 5.2). 166 • • per una crescente propensione a estendere i propri mercati di sbocco. È un insieme, quello evidenziato, costituito da imprese che ten- 167 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 168 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI dono sempre più ad adottare strategie simili a quelle delle aziende leader del distretto; strategie basate sulla volontà di affron- Tabella 5.3 – Andamento del fatturato negli ultimi tre anni tare la crescente concorrenza internazionale con prodotti che secondo i mercati serviti abitualmente siano visibilmente legati a un superiore concetto di qualità. Restano escluse da questa dinamica, o si muovono con mag- Aree geografiche % su imprese rispondenti Fatturato in crescita Fatturato stabile Fatturato in contrazione Regionale 62,5 79,2 56,3 Nazionale 62,5 50,0 62,5 Unione Europea (a 15) 62,5 29,2 56,3 giore lentezza, le piccole imprese (10-19 dipendenti), più legate alla produzione in subfornitura o in conto terzi, come evidenziato dal peso ancora molto elevato, sul loro fatturato, del mercato regionale e nazionale. Interessante, invece, segnalare la propensione delle micro- Europa Orientale ed ex URSS 50,0 33,3 31,3 imprese verso i mercati extra-europei, in gran parte collegabi- America 37,5 12,5 37,5 le alla presenza in questo gruppo di imprese operanti su mer- Cina 12,5 4,2 — cati di nicchia con prodotti di elevatissima qualità e ad alto Resto dell’Asia contenuto artigianale, che riescono a raggiungere una cliente- (incluse Medio Oriente e India) 8,3 25,0 la internazionale e selezionatissima. Altre aree geografiche — 12,5 L’andamento del fatturato fornisce un’ulteriore chiave di lettura, peraltro coerente con le osservazioni fin qui esposte (cfr. Totale imprese rispondenti 18,8 6,3 16 24 16 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI tabella 5.3): le imprese che fanno registrare, negli ultimi tre 168 anni, un incremento del fatturato mostrano anche una maggio- necessità di continui miglioramenti e di mantenimento dell’ec- re propensione ad affacciarsi su un ventaglio di mercati este- cellenza del prodotto. Non è possibile escludere, d’altronde, ri più ampio. Questo è coerente con l’andamento complessi- che alcune delle imprese in difficoltà scelgano, coerentemen- vo dal momento che le imprese con un fatturato in crescita te con una decisione di investimento forte nella riqualificazio- operano, in buona parte, su mercati di fascia alta. ne del proprio prodotto, di cercare proprio nei mercati emer- Un mercato particolarmente difficoltoso – che necessita per genti nuove nicchie di utenza facoltosa e qualificata. essere approcciato di strategie aggressive – è quello cinese, A conferma di quanto si è sin qui detto, le imprese di fascia alta molto sensibile alle potenzialità economiche dell’impresa e alla mostrano una maggiore propensione a esportare su mercati dinamicità della sua crescita. Una connotazione differente extra-europei, seguite dalle imprese più dinamiche che operano rispetto a quella che sembra assumere il resto dell’area asiati- nella fascia intermedia, ma molto lontane dal sostanziale “euro- ca, sulla quale cominciano a puntare, con strategie probabil- centrismo” della fascia bassa del mercato (cfr. tabella 5.4). mente differenti, sia le imprese in crescita, che quelle in difficol- È particolarmente interessante osservare, in questo senso, che tà; alcune di queste ultime, in particolare, spinte, almeno in un quinto delle imprese di fascia alta esporta in Cina, una perfor- parte, dalla necessità di ampliare il proprio mercato di riferimen- mance paragonabile a quella realizzata dalle imprese di fascia to più in senso quantitativo, garantendosi adeguati volumi. media in America e che evidenzia, nel caso cinese, la crescente L’alternativa nella direzione di un pubblico facoltoso e qualifi- apertura verso il mercato del lusso, del design e del made in Italy cato è di fatto preclusa per queste aziende in ragione dei note- di una nuova classe di ricchi, cui le imprese di fascia alta del voli investimenti che quest’ultimo tipo di target richiede della distretto brianzolo cominciano a guardare con interesse. 169 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 170 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI Tabella 5.4 – Distribuzione delle imprese secondo Figura 5.3 – Diffusione delle strategie di penetrazione il posizionamento di prodotto e i mercati serviti abitualmente e consolidamento Aree geografiche % su imprese rispondenti Fascia alta Fascia media Fascia bassa Regionale 38,5 74,4 100,0 Nazionale 46,2 62,8 66,7 Unione Europea (a 15) 61,5 44,2 33,3 Europa Orientale ed ex URSS 61,5 30,2 33,3 America 61,5 18,6 — Cina 23,1 — — Consolidamento del mercato nazionale Consolidamento dei mercati esteri 55% Penetrazione dei mercati esteri 53% 48% Resto dell’Asia (incluse Medio Oriente e India) 38,5 9,3 — Altre aree geografiche 7,7 4,7 — Totale imprese rispondenti 13 43 63% 50% 52% 54% 56% 58% 60% 62% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 3 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI mercato ancora tutto da scoprire, come del resto risulta già evidente dal fatto che quasi solamente le imprese più struttu- 5.1.1 LE STRATEGIE DI INTERNAZIONALIZZAZIONE PERSEGUITE 170 64% rate (20-49 addetti), di fascia alta e con un fatturato in crescita si arrischiano, per ora, a lavorare su questo mercato (cfr. L’analisi delle strategie di internazionalizzazione delle PMI indi- tabelle 5.3, 5.4). pendenti restituisce l’immagine di un distretto ancora forte- Il mercato cinese sta rivivendo, in questo senso, il percorso già mente concentrato sul consolidamento del mercato nazionale sperimentato dalle aree dell’Europa orientale e dall’area asia- e dei mercati esteri già presidiati, in particolare l’Europa occi- tica, nelle quali sono ormai attive diverse iniziative di consoli- dentale. È tuttavia possibile rilevare la presenza di un nucleo damento. forte di imprese (53%) che stanno puntando anche alla con- Quasi un terzo (28%) delle PMI del campione ha attuato, negli quista di nuovi mercati esteri (cfr. figura 5.3). ultimi tre anni, strategie di penetrazione focalizzate alla conqui- Quest’attività di penetrazione di nuovi mercati e di espansio- sta di nuove aree geografiche e, solo in misura minore (13%), ne del proprio bacino di utenza si concentra, principalmente, di nuovi segmenti o nicchie di mercato; a queste si aggiunge sui Paesi dell’Europa, sia occidentale che orientale, e sul mer- un 12% di imprese che hanno attuato entrambe le strategie. cato americano. Le imprese posizionate sulla fascia alta del mercato attuano, Non vanno sottovalutati, tuttavia, i tentativi rivolti verso Asia e in particolare, entrambe le strategie in eguale misura, mentre Cina: nel primo caso, si è di fronte a un mercato che fa già regi- quelle che operano nella fascia intermedia si concentrano strare una buona attività di consolidamento delle posizioni maggiormente sulla ricerca di nuove aree geografiche nelle acquisite; nel caso cinese, invece, è evidente la presenza di quali esportare i propri prodotti (cfr. tabella 5.5), segno eviden- iniziative più isolate e puntuali (cfr. figura 5.4), dettate da una te, tra le altre cose, di una ridotta propensione ad attuare inno- politica certamente di maggiore prudenza nei confronti di un vazioni di prodotto. 171 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 172 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI La mancanza di strategie di penetrazione, dell’uno e dell’altro Figura 5.4 – Diffusione delle strategie di penetrazione tipo, si fa infine evidente con il passaggio dalla fascia media a e di consolidamento secondo i mercati esteri quella bassa, in corrispondenza della quale solo un terzo delle imprese assume un atteggiamento più dinamico. Europa Orientale ed ex URSS La propensione delle imprese operanti nella fascia medio-alta 38% 48% del mercato ad attuare strategie di penetrazione su nuove aree geografiche o nicchie di mercato è influenzata, almeno in Unione Europea (a 15) 55% 35% parte, dalla consistente presenza, all’interno di questo gruppo, di imprese di medie dimensioni. Allo stesso modo, la forte 35% 33% America componente di piccole e micro imprese (da 1 a 19 addetti) all’interno della fascia media può spiegare la tendenza, in questo gruppo, a non attuare alcuna strategia di penetrazione di 5% Cina 23% nuovi mercati. Resto dell’Asia (con Medio Oriente e India) 20% 23% Altre aree geografiche Consolidamento Le scelte di internazionalizzazione sembrano sortire un effetto Penetrazione evidente sulle performance complessive delle imprese in termini di fatturato e di addetti (cfr. tabella 5.6). Le imprese che 5% 18% aggrediscono muovi mercati mostrano infatti un fatturato e un andamento dell’occupazione o in crescita o, per lo meno, sta- 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI bile; questo conferma, indirettamente, che questo tipo di strategia richiede investimenti tali da poter essere sostenuti solo da imprese caratterizzate da una buona situazione economica complessiva. Tabella 5.5 – Distribuzione delle imprese secondo le azioni Nel caso di azioni rivolte alla conquista di nuovi segmenti di di penetrazione di nuovi mercati e posizionamento del prodotto mercato, invece, è più frequente la presenza di imprese caratterizzate da un fatturato in leggera o forte contrazione; in que- % su imprese intervistate Aree mercato Fascia alta Fascia media Fascia bassa st’ultimo caso, la decisione di operare su nuovi segmenti di Totale mercato appare come un tentativo di risollevare le sorti dell’impresa, fornendo nuovo ossigeno. Solo nuove aree geografiche La lettura dei dati appare ancora più netta per le imprese che 30,8 25,6 33,3 27,1 nicchie di mercato 30,8 9,3 — 13,6 Entrambe 15,4 11,6 — 11,9 ranti nella fascia bassa e medio-bassa del mercato e con un Nessuna penetrazione 23,1 53,5 66,7 47,5 mercato di riferimento prevalentemente regionale e nazionale Solo nuovi segmenti/ Totale imprese rispondenti in questo caso, di imprese di piccole e micro dimensioni, ope- (cfr. tabelle 5.3, 5.4) 13 43 3 59 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 172 non hanno adottato alcuna strategia di penetrazione: si tratta, Esiste, in altre parole, una relazione complessa tra strategie di internazionalizzazione, dimensione aziendale, posiziona- 173 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 174 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI lavorano molto per l’estero, specializzati in produzioni elitarie e Tabella 5.6 – Distribuzione delle imprese secondo le azioni fortemente di nicchia (sono quelli che poi espongono anche al di penetrazione di nuovi mercati e performance aziendali Salone del Mobile di Milano), ma tutti gli altri, quelli che partecipano solo al MIA (Salone di Monza), si muovono prevalente- Fatturato e occupazione % su imprese rispondenti Solo Solo nuovi nuove segmenti/ aree nicchie geografiche di mercato Entrambe mente sul mercato locale, con produzioni di gamma intermedia. Nessuna penetrazione In questo senso, la qualità dei prodotti e la notorietà del marchio sono le principali variabili che permettono alle imprese leader di penetrare efficacemente nei mercati internazionali. Le piccole-medie imprese, operanti nella produzione di prodot- Andamento del fatturato In crescita 43,8 28,6 57,1 11,5 ti di media qualità, e gli artigiani, se, da una parte, non hanno la Stabile 18,8 28,6 42,9 61,5 forza o la volontà di attaccare i mercati esteri, dall’altra, tuttavia, In contrazione 37,5 42,9 – 26,9 7 7 26 Totale imprese rispondenti 16 subiscono fortemente sul mercato locale la concorrenza di prodotti esteri a medio-basso costo, che li spingono a loro volta ad acquistare semilavorati dalle imprese italiane (Veneto) e stra- Andamento dell’occupazione 28,6 10,7 niere (Romania) del mobile di qualità inferiore. 62,5 57,1 60,7 Il paradosso, nel caso di quest’ultima tipologia di imprese 12,5 14,3 25,0 brianzole, consiste nel subire sul proprio mercato locale la 8 7 In crescita 41,2 25,0 Stabile 41,2 In contrazione 17,6 17 Totale imprese rispondenti 28 Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI concorrenza internazionale, senza riuscire ad attrezzarsi adeguatamente per competere con le stesse modalità e con uguale efficacia. mento dell’impresa sul mercato e andamento delle variabili Nel caso delle imprese leader, invece, l’errore di fondo sta nel economiche aziendali, che disegna, all’interno del distretto, non essere riuscite a elaborare una strategia di internaziona- differenti categorie di imprese, cui è possibile attribuire, come lizzazione compiuta e, in altri termini, nell’essersi rifugiate in un si è visto nel corso dell’analisi, strategie e comportamenti ad atteggiamento difensivo, invece che aggressivo, sui nuovi mer- esse coerenti. cati, attraverso la pianificazione di investimenti di carattere sia produttivo che distributivo38, con un orientamento strategico di tipo market seeking. 5.2Le imprese leader del distretto: un’internazionalizzazione robusta ma non completa I mercati di sbocco più importanti per le imprese del distretto rimangono quello nazionale e quello europeo. Quest’ultimo evidenzia notevoli differenze tra i vari Paesi: • in Francia, le specificità strutturali del sistema distributivo Il ruolo di “teste d’ariete” per raggiungere i mercati internazio- – caratterizzato dalla presenza predominante della grande nali è sostanzialmente affidato ai “grandi nomi” del distretto, distribuzione, poco adatta a rappresentare una “vetrina” che proprio nelle esportazioni hanno trovato un’efficace via d’uscita dalla crisi profonda del mercato nazionale. È vero che vi sono alcuni artigiani “eccellenti”, di medie dimensioni, che 174 38 L’approccio delle grandi imprese del distretto del legno-arredo ai mercati internazionali è stato, finora, di tipo puramente commerciale, orientato alla vendita dei propri prodotti sui mercati internazionali, senza strategie di medio-lungo periodo finalizzate all’acquisizione stabile di ampie quote della domanda. 175 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 176 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI adeguata per marchi posizionati in fasce di mercato estre- Uniti, con qualche difficoltà in più nel caso di quest’ultimo mamente elevate – hanno costituito una barriera notevole mercato39; alla penetrazione del prodotto brianzolo di qualità; • hanno fatto rilevare, negli ultimi due anni, buone prospetti- estremamente rigidi, hanno costituito, negli anni, una forte ve di crescita; tuttavia, soprattutto nel caso dell’ex Repub- barriera all’entrata, che solo ultimamente ha perso parte blica Sovietica, gli imprenditori mantengono alcune per- della sua efficacia; il mercato britannico, inoltre, è caratte- plessità sul livello di sicurezza complessivo del Sistema- rizzato dalla presenza molto importante di internal desi- Paese, anche a causa di persistenti difficoltà nel campo gners che intervengono nella fase della costruzione dei della normativa contrattualistica; • un mercato di ancora difficile penetrazione, invece, è quel- (cucina, mobili per il soggiorno e la camera da letto) e lo dell’America Latina, a causa, soprattutto, delle difficoltà facendo così da tramite verso le grandi imprese produttri- a individuare le professionalità adatte cui affidare la distri- ci di arredamento per interni; buzione e l’assistenza post-vendita; nel caso del Brasile, la Germania costituisce un mercato di sbocco storico per poi, si aggiunge la presenza di elevatissimi dazi sull’impor- le imprese brianzole del legno-arredo; a partire dal 2001, tazione di mobili40; tuttavia, si è assistito a un brusco calo della domanda, lega- • tra i mercati emergenti, la Russia e l’Estremo Oriente nel Regno Unito, i parametri tecnici relativi ai materiali, nuovi appartamenti, dotandoli di gran parte dell’arredo • • • La quota dell’export sul fatturato delle imprese leader del to a una situazione di crisi generalizzata del sistema eco- distretto è molto variabile, ma non scende quasi mai sotto nomico tedesco; solo nell’ultimo anno il mercato teutonico il 40%, con una diffusa tendenza a incrementi nell’ordine sembra far rilevare i primi segni, seppur deboli, di ripresa; del 5%-10% anno, da riferire, principalmente, alla penetra- il mercato spagnolo manifesta, da qualche anno, una sem- zione in nuovi mercati (Europa dell’Est, Russia, Asia). pre più intensa attenzione verso la produzione brianzola; l’apertura, su questo mercato, di nuovi spazi per le imprese del distretto, tuttavia, si accompagna alla rapida crescita, quantitativa e qualitativa, dei competitors locali; • 5.3 Dai mercati alle strategie: le scelte delle PMI indipendenti si registra, negli ultimi 3-4 anni, qualche segnale interessante nell’area dell’Est-Europa, la cui progressiva parteci- La necessità, da parte delle imprese che operano nel settore pazione alle dinamiche del sistema economico internazio- del legno-arredo, di affrontare una competizione che si gioca nale sta conducendo alla nascita di una classe di “nuovi sempre di più su scala internazionale, ha generato un crescen- ricchi”, per ora molto ristretta, dotata di un livello di ricchez- te interesse verso il canale distributivo e la funzione commer- za che consente loro di accedere a una serie di status ciale, considerati ormai, anche da parte delle piccole imprese, symbol mutuati dalla cultura occidentale (auto di lusso, degli ambiti strategici determinanti per conservare e incremen- moda, arredamento di alta gamma, ecc.). tare la propria posizione sul mercato. Focalizzando l’attenzione sui mercati extra-europei, si rileva che: • le imprese leader del distretto brianzolo ottengono risultati discreti, ormai da molti anni, in Giappone e negli Stati 176 39 Negli USA riescono a lavorare con buoni risultati solo le grandi imprese. È un mercato particolare e difficile, caratterizzato da una mentalità e un gusto che mal si adattano a un prodotto poco standardizzato e a forte caratterizzazione artigianale. 40 Una soluzione per penetrare in questo mercato, ad esempio, potrebbe essere l’assemblaggio in loco, ma occorrerebbe trovare figure professionali adatte a quest’attività. 177 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 178 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI In questo contesto, le PMI intervistate, in modo analogo alle temente forte da indurre le imprese brianzole ad abbandona- imprese leader, stanno dedicando risorse crescenti allo svi- re il loro storico individualismo, facendo rilevare, in questo luppo del canale commerciale e distributivo. senso, una riconfermata diffidenza verso possibili accordi con Il significativo incremento delle azioni rivolte al rafforzamento altre imprese rivolti all’apertura di punti vendita all’estero (cfr. del brand e della rete di agenti da parte di più della metà del figura 5.5) o alla commercializzazione dei rispettivi prodotti campione, allora, va visto proprio nell’ottica di una strategia (cfr. figura 5.6). volta a consolidare l’immagine dell’azienda presso il consuma- Quest’ultimo aspetto potrebbe trovare una giustificazione di tore, una scelta di grande importanza e che richiede forti inve- natura meno culturale e più economica nella considerazione stimenti e molta fiducia nel proprio prodotto (cfr. figura 5.5). degli ingenti investimenti richiesti da una strategia commerciale Nella stessa prospettiva, il 40% delle imprese del campione orientata al mantenimento di una forza di vendita sia all’estero sta realizzando accordi con nuovi distributori, con un notevo- che in Italia. Tuttavia, questa interpretazione non sembra spie- le incremento rispetto al passato (16%). Rimane poco diffusa, gare in modo del tutto soddisfacente l’incremento non irrilevan- anche per una questione di costi elevatissimi, l’apertura di pro- te delle strategie rivolte all’apertura di show-room all’estero. pri negozi monomarca. Le dinamiche evidenziate vengono confermate, nelle loro linee Questo cambio di prospettiva, tuttavia, non è stato sufficien- generali, dall’analisi che focalizza l’attenzione sulle principali aree geografiche di riferimento (cfr. tabella 5.7), benché, come già evidenziato con riferimento alle esportazioni, ciascun mercato finisca per influenzare l’intensità, in termini di azioni, delle Figura 5.5 – Strategie commerciali e distributive strategie messe in campo, in base al grado di affidabilità, matuRafforzamento del brand rità e ampiezza della domanda potenzialmente intercettabile. 20% 53% Rafforzamento rete di agenti 18% Figura 5.6 – Realizzazione di accordi con altre imprese 49% per la commercializzazione dei prodotti Accordi con nuovi distributori Costituzione show-room all’estero 16% 0% Accordi con altre imprese del distretto 5% 4% 12% Accordi e joint venture per punti vendita all’estero Costituzione propri negozi monomarca Accordi con altre imprese esterne al distretto 8% 39% 10% 10% Non hanno realizzato accordi 84% In passato Ora 4% 6% 10% 20% 30% 40% 50% 60% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 178 Accordi con altre imprese interne ed esterne al distretto 3% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 179 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 180 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI Tabella 5.7 – Relazione tra strategie commerciali e distributive e aree geografiche di penetrazione dei mercati Strategie commerciali % su imprese rispondenti Mercato nazionale UE-15 Europa Orientale ed ex URSS America Cina Resto dell’Asia (con Medio Oriente e India) Altre aree geografiche Rafforzamento del brand 50,0 42,9 63,2 69,2 44,4 5,6 1,4 Rafforzamento della rete di agenti 44,7 50,0 63,2 53,8 22,2 5,6 8,6 — — 2,2 4,3 — — 2,2 2,9 Costituzione di propri negozi monomarca — 7,9 7,1 5,3 7,7 36,8 14,3 36,8 15,4 33,3 Accordi e joint venture per punti vendita all’estero 7,9 21,4 10,5 23,1 — Costituzione di show-room all’estero 7,9 7,1 15,8 15,4 22,2 Accordi con nuovi distributori Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 5.4 Servizi e clienti: strategie distributive delle imprese leader stria e distribuzione41, attualmente il passaggio non si è ancora completato e il modello distributivo continua ad apparire frammentato e poco competitivo. Nella maggioranza dei casi, infatti, gli investimenti rivolti verso La competitività delle imprese nel settore del mobile tende a l’estero si concentrano sulla commercializzazione dei prodotti basarsi sempre più non solo sulle caratteristiche intrinseche del tramite agenti e rivenditori42 e sullo sviluppo di specifici corner prodotto (qualità, innovazione, design, ecc.), ma anche sul ruolo all’interno di punti vendita tradizionali multiprodotto; solo rara- rilevante della fase a valle del processo produttivo: la rete di distri- mente si registra l’apertura di show-room monomarca e, nella buzione e le modalità e capacità con cui si arriva al cliente finale. maggioranza dei casi, queste esperienze si traducono in una In un contesto caratterizzato da un’elevata frammentazione dei sorta di “vetrine”, di esposizioni permanenti, dei propri prodot- modelli di acquisto e consumo, le modalità di interazione fra il ti, con scarso successo dal punto di vista delle vendite. consumatore finale e il produttore e, in ultima analisi, la capa- La risposta del distretto alla nuova sfida competitiva posta dalla cità di quest’ultimo di vendere in modo da valorizzare il prodot- crescente concorrenza internazionale è per ora, dunque, molto to diventano cruciali nel determinare la risposta del mercato. limitata: produzione e distribuzione continuano a essere, nella La rete di distribuzione si configura, in questo senso, come maggioranza dei casi, disgiunte e il produttore brianzolo continua efficace strumento per aumentare il valore dell’offerta del pro- a non avere un accesso diretto realmente efficace al mercato. duttore stesso, veicolando, nel contempo, informazioni sia dal produttore al consumatore che viceversa, aiutando il primo a delineare il pattern di consumo e le esigenze del cliente. Per quanto nel settore del legno-arredo si vada progressivamente affermando un nuovo modello di interazione fra indu- 180 41 La concentrazione delle reti distributive è in corso, ma la distribuzione di mobili in Italia continua a essere fortemente frammentata (circa 20.000 punti vendita) e dominata dai tradizionali negozi multi-prodotto, che pesano per circa il 75%. In questo scenario, la grande distribuzione riveste un peso ancora modesto (5% del mercato), mentre sono ancora poco diffusi gli show-room monomarca. 42 Ai quali è affidata l’assistenza post-vendita e che spesso vengono invitati, dall’impresa, a partecipare a iniziative di formazione sui prodotti. 181 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 182 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI La distribuzione, infatti, avviene per lo più attraverso un agente (il più delle volte plurimandatario) o, in alcuni casi, attraverso un rap- Figura 5.7 – Realizzazione di investimenti produttivi all’estero porto diretto con il rivenditore; sono assai sporadici i casi, inve- negli ultimi 5 anni ce, in cui viene affidata interamente a un distributore locale. In questo campo, sono rarissime le alleanze tra imprese brianzole per gestire congiuntamente la rete distributiva [B ESANA]. Questo rappresenta, certamente, un forte punto di debolezza del sistema del legno-arredo, soprattutto nel momento in cui Paesi come la Spagna stanno facendo passi da gigante in Hanno realizzato investimenti sostitutivi all’estero 2% Hanno realizzato investimenti aggiuntivi all’estero 7% Non hanno realizzato investimenti produttivi all’estero 84% questo senso, agendo con molta aggressività sul mercato, attraverso ingenti investimenti collettivi, di sistema, nel marketing del prodotto spagnolo. La tendenza per il futuro, almeno nelle intenzioni espresse Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI dalle imprese intervistate, è di migliorare e potenziare43 la rete distributiva all’estero. Il compito di gestire i rapporti dell’impresa con i propri merca- di, comportato un fenomeno di “abbandono”, anche solo par- ti di riferimento (nazionali o esteri) è affidata all’unità commer- ziale, dell’originale localizzazione produttiva dell’impresa. ciale, strutturata, al suo interno, in “area manager”, a ciascuno L’obiettivo principale delle pochissime imprese che hanno dei quali sono affidate una o più aree di mercato, riaggregate deciso di attuare investimenti produttivi all’estero è la penetra- in base a criteri sia geografici che economici. zione di nuovi mercati. Alcune di queste perseguono anche il reperimento di conoscenze e tecnologie e, in un unico caso, la riduzione dei costi di produzione (cfr. figura 5.8). 5.5 Dall’outsorcing alla delocalizzazione Figura 5.8 – Obiettivi sottostanti la realizzazione La discreta diffusione di strategie volte alla penetrazione di degli investimenti produttivi all’estero nuovi mercati non trova corrispondenza nell’attuazione di azioni di internazionalizzazione produttiva. Solamente cinque PMI indipendenti infatti, sulle 60 intervistate, hanno dichiarato di Penetrazione di nuovi mercati 80% aver realizzato investimenti produttivi all’estero (cfr. figura 5.7). Anche in questi pochi casi le imprese si sono mosse con un atteggiamento di forte prudenza, optando, tranne in un solo caso, per investimenti di tipo aggiuntivo, che non hanno, quin- Reperimento di conoscenze e tecnologie 40% Riduzione dei costi di produzione 20% 0% 43 Il potenziamento della rete distributiva non è visto tanto in un’ottica di incremento del numero dei rivenditori, quanto in una loro più attenta selezione, secondo criteri più severi di qualità e professionalità. 182 20% 40% 60% 80% 100% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI 183 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 184 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI Si sta parlando, indubbiamente, di un insieme ridottissimo di Scarsa o nulla, dunque, la volontà di delocalizzare all’estero casi, che rivestono, tuttavia, un’importanza fondamentale ai fini parte della produzione, aggredendo i nuovi mercati dall’inter- della comprensione dei cambiamenti in atto nell’organizzazio- no, in un’ottica di tipo resource and market seeking; le moti- ne produttiva del distretto brianzolo. Proprio in quanto ecce- vazioni di questa scelta risiedono nella convinzione che il pro- zioni a un atteggiamento di sostanziale cautela verso ipotesi dotto di qualità sia, per il momento, producibile solamente in di delocalizzazione produttiva, infatti, diventa interessante riu- Brianza, grazie a un più facile controllo complessivo sulla qua- scire a tracciare un sintetico identikit di queste imprese. lità delle fasi produttive e alla presenza di manodopera forte- Si tratta, in estrema sintesi, di imprese di dimensioni molto dif- mente specializzata, impossibile da reperire o formare, in ferenti, operanti nella fascia medio-alta del mercato, che pro- tempi brevi, in un altro contesto territoriale. ducono principalmente con marchio proprio e che basano la L’atteggiamento più diffuso, invece, è quello finalizzato all’espor- propria strategia competitiva sulla qualità; hanno attuato, inol- tazione nei mercati che si presentano, a seconda del momento, tre, negli ultimi anni, strategie di consolidamento sui mercati più redditizi, concentrando gli sforzi sulla commercializzazione europei e di penetrazione in nuove aree geografiche, forti tra dei prodotti tramite agenti, rivenditori e punti vendita multipro- le altre cose di una performance aziendale, in termini di addet- dotto; nel caso di alcune imprese la politica di commercializza- ti e di fatturato, di sostanziale crescita. zione si spinge fino all’apertura di show-room monomarca. 5.5.1 PROSPETTIVE DI DELOCALIZZAZIONE TRA LE IMPRESE LEADER Anche tra le imprese leader la diffusione dei percorsi di delocalizzazione è ancora rara e sono poche le imprese che hanno pianifi- 5.6 Dalla vendita alla comunicazione: la partecipazione alle fiere cato la propria presenza internazionale in termini di risorse umane 184 e finanziarie coinvolte, di mercati da presidiare, di modalità di distri- La partecipazione alle fiere per le imprese brianzole ha una buzione e promozione. Negli anni del boom (anni ’50, ’60 e ’70), lunga tradizione. Quando nacque, la Campionaria di Milano gli imprenditori brianzoli del legno-arredo non hanno realizzato aveva un occhio privilegiato per il tessuto produttivo lombar- “postazioni stabili” nei Paesi strategici, ma hanno preferito essere do e tra questo anche per i mobili della Brianza. Poi la Cam- presenti, in modo anche destrutturato, in tutto il mondo. pionaria venne affiancata e sostituita dalle fiere di settore e il In rarissimi casi, le imprese hanno deciso di investire in alcune Salone del Mobile di Milano si accreditò rapidamente come aree geografiche specifiche con obiettivi di medio-lungo termi- una delle manifestazioni più importanti a livello mondiale. Negli ne, ricercando alleanze con soggetti locali e creando punti di anni però il Salone del Mobile è divenuto molto selettivo e non presenza sul territorio (impianti produttivi e filiali commerciali). sono poche le PMI che pur volendo parteciparvi ne rimangono Si registrano, infatti, solo due o tre esperienze di investimenti escluse. produttivi di tipo aggiuntivo, che hanno portato all’apertura di Numericamente la partecipazione coinvolge il 52% delle PMI impianti produttivi localizzati all’estero (Canada, Australia, indipendenti. Anche a causa della forte propensione delle Giappone); tutte esperienze, tuttavia, che non hanno raccolto imprese intervistate a operare sui mercati stranieri, il grado di i risultati sperati e che, quindi, nelle intenzioni degli imprendito- partecipazione alle fiere estere (60%) non si discosta molto da ri, non sembrano destinate a essere replicate. quello delle fiere italiane (cfr. figura 5.9). 185 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 186 5. REGGERE LA COMPETIZIONE GLOBALE: IL PRESIDIO DEI MERCATI Figura 5.9 – Grado di partecipazione alle fiere in Italia e all’estero Figura 5.10 – Distribuzione delle imprese secondo la variazione nella partecipazione alle fiere Fiere a cui si partecipa in Italia 73% Fiere a cui si partecipa all’estero È aumentata 26% È diminuita 6% 60% Nessuna partecipazione a fiere 48% 0% 20% 40% È rimasta costante 68% 60% 80% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI Tabella 5.8 – Relazione tra azioni di penetrazione Nell’ultimo quinquennio questa partecipazione è rimasta sostan- e consolidamento dei mercati e partecipazione alle fiere zialmente costante (68% delle imprese), ma nella residua parte che ha modificato le proprie scelte in proposito prevale significativamente la quota che ha aumentato tale partecipazione (cfr. figura 5.10). Totale imprese rispondenti Rafforzamento e consolidamento sui mercati esteri % su imprese rispondenti Rafforzamento e consolidamento sui mercati italiani Tipologia di partecipazione La fiera, dunque, viene ancora vissuta come un’importante occa- Partecipanti solo a fiere italiane — 2,5 3,3 in atto da anni, che vede le manifestazioni fieristiche divenire sem- Partecipanti solo a fiere estere 2,6 — 1,7 Partecipanti a fiere italiane sione per migliorare la visibilità dell’impresa (57%) e per consolidare e incrementare i rapporti e le alleanze commerciali (cfr. figura 5.11); due dati, questi, che confermano una tendenza, ormai pre più luoghi ed eventi con forte valenza di “vetrina” per la presentazione delle nuove collezioni. ed estere 44,7 67,5 46,7 Non partecipanti ad alcuna fiera 52,6 30,0 48,3 Questa funzione di visibilità e comunicazione è persino più svi- Imprese rispondenti 38 40 60 luppata tra le imprese leader che guardano alle fiere come a uno strumento di comunicazione efficace per l’impresa, non tanto per Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI acquisire nuovi rivenditori (sui quali, anzi, alcune imprese desiderano attuare una maggiore selezione), quanto per stabilire rela- 186 È altrettanto evidente che le fiere appaiono sempre più uno zioni con nuovi designer e potenziare l’immagine del proprio mar- strumento pensato per chi intende confrontarsi con il merca- chio presso il grande pubblico. to internazionale; non a caso, il 52,6% delle imprese che si La tendenza in atto è quella di ridurre la partecipazione alle fiere, concentrano sul mercato regionale e nazionale non partecipa concentrandosi su 4-5 grandi manifestazioni: il Salone del Mobile ad alcun avvenimento fieristico (cfr. tabella 5.8). di Milano è giudicata la migliore e la presenza è assolutamente irri- 187 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 188 Figura 5.11 – Benefici ottenuti dalla partecipazione alle fiere Miglioramento della visibilità 57% Rafforzamento/ creazione di alleanze commerciali 33% Spunti per strategie e innovazioni 7% Rafforzamento alleanze con imprese del distretto 3% 0% 20% 40% 60% Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI nunciabile; seguono l’Imm di Colonia, in forte crisi, negli ultimi anni, al pari del mercato tedesco; Mosca, dove la storica Mebel è stata affiancata, a partire da quest’anno, dal Crocus, un’iniziativa del Cosmit che ha già riscosso grande successo nell’esportare nel mondo (Mosca e New York in testa) il modello del Salone del Mobile di Milano; l’IFFT di Tokyo, infine, che, arrivata alla sua ventunesima edizione, rappresenta per le imprese un efficace strumento di presidio di un mercato storicamente attento al design italiano. La scelta di ridurre e concentrare l’impegno su un ridotto numero di manifestazioni fieristiche è motivata, soprattutto, da una questione di costi: le imprese preferiscono investire bene su poche manifestazioni, evitando gli eventi a prevalente carattere locale; le poche eccezioni a questo comportamento si registrano nei casi in cui l’impresa decide di dedicarsi con particolare attenzione a uno specifico mercato nazionale. Nel panorama futuro sta dunque una maggiore selettività, un’attenzione per i mercati su cui è in corso un’azione di consolidamento e una sostanziale indisponibilità a sostituire le grandi fiere con manifestazioni minori, di scala più locale, anche nel momento in cui si rimane esclusi dalle manifestazioni di livello. 188 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 190 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 192 Capitolo 6 SFIDE FUTURE, OPPORTUNITÀ E MINACCE QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 194 Sfide future, opportunità e minacce • la comprensione dei mutamenti registrati nelle dinamiche di gestione dei mercati di sbocco da parte delle imprese del distretto che operano per il cliente finale, attraverso la modifica delle proprie strategie di distribuzione e la penetrazione in nuovi mercati e settori48. La possibilità di indagare e comprendere le due macro-dinamiche indicate è passata attraverso un’analisi complessa e dettagliata, articolata in tre fondamentali passaggi analitici: • ALBERTO BRAMANTI e MARIO A. MAGGIONI una serie di interviste preliminari con i rappresentanti dei principali attori istituzionali operanti sul territorio, volte a ottenere una visione d’insieme del distretto e delle sue dina- Il distretto della Brianza rimane uno dei più importanti distretti italiani del legno-arredo, con performance quantitative e qua- miche, visione che confluisce largamente nel Capitolo 2; • un insieme ristretto di interviste dirette e approfondite a un litative di rilievo. Primo per numero di addetti e di imprese; campione di imprese leader (una dozzina), volte a definire primo per numero di medie imprese oltre i 50 milioni di euro di ed analizzare le strategie presenti e future dei più importan- fatturato ; primo per ampiezza di gamma e tipologia di prodot- ti operatori del settore e del distretto; 44 45 ti e per diffusione e rilevanza dell’industrial design (che tanta • interviste telefoniche a 60 PMI indipendenti, finalizzate a parte ha nel successo del mobile moderno made in Italy); indagare i comportamenti di tutti quegli imprenditori del secondo per livello assoluto di export ma registrando un signi- distretto che producono per il mercato finale ma che, dif- ficativo recente miglioramento che consegna una nota di otti- ferentemente dalle imprese leader, non riescono diretta- mismo circa le dinamiche a breve del distretto. mente a influenzarne le dinamiche di evoluzione e di cam- La complessità della struttura produttiva del distretto e delle biamento. 46 dinamiche che ne caratterizzano lo sviluppo hanno condotto a Entrambe le analisi dirette sono largamente confluite nei Capi- focalizzare l’indagine su due principali research questions: toli 4 e 5 di questo volume. • l’individuazione e la comprensione dei cambiamenti intervenuti, negli ultimi anni, nell’organizzazione produttiva delle principali imprese del distretto, indice della mutata interazione tra queste ultime e il tessuto di piccole e medie imprese subfornitrici operanti sul territorio47; 44 I 16 distretti del legno-arredo, individuati dalle 13 regioni che si sono avvalse della legge 317/91 o della legge 140/99 sono (IPI, 2001): Lombardia – Brianza; Casalasco-Viadanese; Veneto – Legno e mobile della Bassa Pianura Veronese, Legno e mobile della Sinistra Piave, Materiali per l’arredamento di Bassano del Grappa; Friuli V. Giulia – Della sedia, Del mobile; Toscana – Poggibonsi, Sinalunga; Marche – Piandimeleto, Fossombrone, Pesaro, Treia; Puglia – Murgiano; Basilicata – Sant’Angelo Le Fratte, Matera. 45 Si tratta delle imprese “potenzialmente quotabili” di Borsa Italiana (cfr. più oltre § 6.4). 46 Il IV trimestre 2005 ha fatto registrare un incremento del 10,6% sul IV trimestre dell’anno precedente. 47 L’indagine si è focalizzata, in altre parole, sulla struttura e sull’organizzazione tecnologico-produttiva delle imprese intervistate: integrazione verticale della produzione; 194 6.1Dinamiche e percorsi di sviluppo tra eccellenza, crisi e imitazione Come è noto, il distretto del mobile-arredo della Brianza ha una grande ampiezza di gamma – sia per fasi (intagliatori, lucidatori, ebanisti, ecc.), sia per ambienti di arredo (giorno, notte, organizzazione della rete di fornitura; innovazione e capitale umano; dislocazione spaziale delle unità produttive (cfr. Capitolo 4). 48 Si è trattato di indagare, in particolare, la dimensione commerciale interna e internazionale: caratteristiche dell’export; strategie distributive e commerciali (cfr. Capitolo 5). 195 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 196 6. SFIDE FUTURE, OPPORTUNITÀ E MINACCE cucine, bagni, ecc.), sia per materiali (legno, giunco, ferro, pla- • dall’altra, hanno prodotto un importante “atteggiamento stica, alluminio, ecc.) – e questa diversificazione è diventata imitativo” da parte delle PMI più dinamiche e intraprenden- per le imprese brianzole non solo un efficace strumento di ti che, nel tentativo di sopravvivere alla crisi e di rilanciarsi, penetrazione in nuovi mercati, e di consolidamento delle posi- hanno adottato politiche produttive e distributive sempre zioni competitive già detenute, ma una vera e propria necessi- più simili, dove possibile, a quelle delle loro sorelle maggio- tà, indotta dalle sempre più complesse e differenziate esigen- ri (ordine di grandezza: 150 imprese); ze della domanda. • in terzo luogo, hanno messo di più sotto pressione l’insie- Questo processo di continua diversificazione ha ampiamente me delle piccole e micro aziende artigiane dipendenti (ope- contribuito alla nascita, all’interno del distretto stesso, di diffe- ratori di fase, subfornitori, contoterzisti) più schiacciate dal renti tipologie di imprese: diverse per dimensioni, fascia di lato dei prezzi riconosciuti loro e meno certi in termini di mercato, qualità della produzione e del servizio offerto al clien- continuità delle forniture loro commissionate (ordine di te, modalità produttive e molto altro. grandezza: 4.200 imprese). Se il punto di forza del distretto è sempre stato, innegabilmen- Complessivamente, il distretto si trova a sperimentare un te, l’elevato grado di integrazione delle reti relazionali tra momento di profonda trasformazione; superata la fase della imprese che operano nelle più diverse fasi produttive della crisi economica più acuta (2001-2002) – non senza aver filiera del legno-arredo, con una fortissima e documentata divi- lasciato sul campo un numero rilevante di imprese che non sione del lavoro, negli ultimi anni la crescente maturità del mer- hanno retto alla durezza del confronto economico49 – il distret- cato nazionale del mobile e la crisi economica internazionale to sembra riavviato su un percorso di sviluppo. Il contenuto di hanno contribuito a evidenziare i successi e gli insuccessi dei questo sviluppo si differenzia, in parte, dai cicli passati, mani- singoli “nodi”: le imprese all’interno di questa rete distrettua- festandosi in significativi cambiamenti, tuttora in atto, che le. Si potrebbe dire che l’inasprirsi della concorrenza ha hanno condotto a una crescente presa di coscienza: aumentato la varianza comportamentale. 1. dell’importanza della competizione nell’arena internaziona- La crescente concorrenza e la derivante pressione esterna, inve- le prima che locale e della qualità di prodotto e di servizio ce di rinsaldare i legami di distretto tra competitors – per identifi- oltre che del prezzo; care strategie comuni di risposta alla crisi emergente – ha spes- 2. della necessità di sviluppare, anche per questa ragione, un so prodotto un effetto differente: ha rafforzato i legami tra le impre- maggiore controllo diretto sulle fasi più a valle della filiera; se e i propri fornitori, ma ha reso ancora più aspra la concorrenza controllo finalizzato a un progressivo avvicinamento al con- tra imprese del distretto alimentando quell’atteggiamento indivi- sumatore finale – attraverso una maggiore attenzione agli dualista e un po’ diffidente dell’imprenditore brianzolo. aspetti distributivi – anche nella consapevolezza che il pro- Queste dinamiche centrifughe hanno prodotto un triplice effetto: cesso di acquisto dei mobili attribuisce un valore crescen- da una parte, hanno contribuito a evidenziare l’eccellenza te alle componenti estetiche e funzionali; alla personalizza- dei “grandi nomi” del distretto, capaci – attraverso un effi- zione estrema del prodotto; a una comunicazione accatti- cace mix di qualità, servizio e politiche di marketing – di vante e differenziata; ad ampi servizi complementari; • superare gli anni della crisi mantenendo performance eco- 3. della necessità di estendere progressivamente la propria pre- nomiche (in termini di addetti e di fatturato) sempre positive (ordine di grandezza: 50 imprese); 196 49 Nel decennio intercensuario (1991-2001) –13,2% nei soli settori core, pari a 681 aziende, di cui 679 artigiane. 197 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 198 6. SFIDE FUTURE, OPPORTUNITÀ E MINACCE senza a nuovi mercati, accostandosi ad altre aree geografi- In questo contesto, si conferma centrale, sia per le leader che per che o penetrando nuovi segmenti di mercato, in modo da le PMI del campione, il rapporto con i fornitori (cfr. figura 6.1), bilanciare la “maturità” del mercato regionale e nazionale con- caratterizzato da una sostanziale stabilità, da un elevato livello di frontandosi con una concorrenza che non conosce più con- collaborazione, testimoniato anche dalla ridotta percentuale di fini nazionali; imprese che mettono i propri fornitori in competizione tra loro. 4. della necessità di investire, ben oltre quanto si è finora fatto, in R&S e nel processo di industrial design strutturato, in modo che l’innovazione non solo nasca dalla risposta Figura 6.1 – Dinamiche nel rapporto con i fornitori: alle esigenze del cliente, ma sappia anticiparle. ultimo quinquennio, PMI indipendenti Se queste sono le principali dinamiche e tendenze in atto, è anche vero che ogni impresa si è attrezzata per rispondere con modalità Dinamica Make or buy differenti ai problemi che questo futuro le pone di fronte: • 43,8% alcune delle imprese intervistate, quelle che operano nella fascia alta del mercato, provano a seguire, pur con qualche Situazione invariata Nell’impresa 56,2% Fuori impresa distinguo, le orme delle imprese leader, investendo in quaNel distretto lità, servizio, design e preparandosi a operare, con qualche buon tentativo già avviato, su scala internazionale; • 13,3% 30,5% Fuori distretto 72,4% 27,6% Pressione competitiva sui fornitori Ricerca di fornitori esterni altre imprese, invece, si stanno muovendo sulla fascia intermedia del mercato, mediando le esigenze della qualità con quelle del prezzo. In entrambi i casi non sembrano discendere modelli organiz- Motivazioni Motivazioni internalizzazione esternalizzazione zativi omogenei nel perseguire l’una o l’altra strategia: né verso una marcata esternalizzazione, né, al contrario, processi di integrazione verticale (o di gruppo) con il recupero di fasi pro- Controllo tempi consegna (75%) Controllo tempi consegna (67%) Tutti i fornitori in competizione (22,8%) Italia (80,3%) Eu-15 (14,5%) Riduzione costi (63%) Riduzione costi (76%) Nessun fornitore in competizione (36,8%) Altre aree (5,2%) duttive prima affidate all’esterno. L’unico elemento emergente, comune anche alle imprese leader, è la scarsa propensione verso iniziative di delocalizzazione. Il distretto sembra ancora costituire, sia per le PMI indipendenti che per le leader, un irrinunciabile patrimonio di know- how, Fonte: ns. elaborazioni su indagine CATI conoscenze, manualità, artigianalità e legami: • cui nessuno sente di poter rinunciare; • che nessun imprenditore pensa di poter efficacemente Se le “reti lunghe” della competizione internazionale sono sostituire; ormai lo skyline di riferimento per vendere e comunicare i pro- che molti vogliono conservare, perché rappresenta ancora pri prodotti, le “reti corte” sembrano ancora le uniche ad assi- il vero biglietto da visita del made in Italy nel campo del curare quella qualità superiore che permette di rimanere com- mobile-arredo. petitivi nel medio-lungo periodo. • 198 199 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 200 6. SFIDE FUTURE, OPPORTUNITÀ E MINACCE 6.2 Opportunità e minacce: il manufacturing e di lungo periodo, che recuperi la nobiltà del lavoro manuale nella società attuale, riavvicinando ad esso nuove generazioni che non hanno alcuna consuetudine con qualsiasi strumento Lo stato di salute del distretto brianzolo del legno-arredo sembra che non sia il computer; rispetto a questi percorsi è certamen- complessivamente buono, la sfida competitiva potrebbe essere te meglio posizionato un contesto distrettuale rispetto a un riassunta in uno slogan: tenere sui mercati maturi, espandersi su contesto metropolitano. quelli emergenti. La filiera ha le carte in regola per vincere que- Quello delle risorse umane e del mercato del lavoro rimane tra sta sfida che non è, ovviamente, scontata. l’altro uno dei terreni privilegiati per l’espressione di un’azione Il punto da cui il distretto parte – connotato da una relativa- genuinamente distrettuale e sul quale si è fatto poco e certa- mente bassa penetrazione estera della produzione di mobili mente meno di quanto sarebbe stato necessario. brianzoli e da un’offerta completa in cui l’alto di gamma è a Una seconda ombra che si allunga sul distretto riguarda il futu- livelli di vertice assoluto – consente di ipotizzare margini di cre- ro della micro impresa artigiana – cioè quelle 3.200 imprese al scita interessanti. 2001 che erano 3.880 dieci anni prima – in particolare quella Ciò sarà possibile se, sul doppio fronte del manufacturing (cfr. che produce mobili in stile. Qui le competenze manuali, che esi- Capitolo 4) e del presidio dei mercati (cfr. Capitolo 5), verran- stono e sono ben solide, possono essere preservate se queste no perseguite strategie mirate e coerenti. aziende sono aiutate a salire di gamma: la micro impresa arti- Per quanto riguarda la produzione, il distretto mostra i propri giana deve trasformarsi in una boutique del “su misura di qua- punti di forza più rilevanti: profondità di gamma, elevata quali- lità e di alta gamma”; in un distretto dove l’industrial design (ID) tà, massima flessibilità e buon servizio al cliente, innovatività e è ben sviluppato sembrano esistere i prerequisiti per provarci. creatività del design, punte di specializzazione e di eccellenza Se il distretto riuscirà a controllare queste due minacce nel- in ogni singola fase della filiera. Tra le ombre che si allungano l’area del manufacturing potrà pienamente sviluppare l’oppor- sul futuro del distretto certamente una importante riguarda la tunità che lo connota sopra ogni altra e che riguarda proprio riproduzione delle competenze lavorative, quella manualità del l’ID. La riflessione più compiuta e sistematica sul tema (CLAC- legno che ha consentito sin qui di realizzare qualsiasi prodot- CSIL, 2003) ha ben mostrato la rilevanza che questa variabile to: dal restauro, all’antico in stile, al classico, al moderno di assume nei confronti della domanda estera del prodotto italia- design, al “su misura”. Si è lungamente discusso delle difficol- no. La Brianza ha tutte le caratteristiche per essere, tra i tà incontrate nei percorsi formativi (cfr. §§ 2.2.4 e 4.7) e della distretti italiani del legno, uno dei più avanzati nella diffusione scarsa e decrescente attrattività che il settore esercita nei di una concezione allargata e sistemica di ID50. confronti dei giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Gli investimenti in ID sono positivamente correlati alla capaci- Questo è peraltro uno snodo più generale che tocca tutti i tà di esportazione e nella loro triplice declinazione – di qualità distretti e che riguarda, in particolare, il futuro degli operai spe- dei materiali impiegati, di qualità delle finiture e di qualità este- cializzati: innalzare il livello e il contenuto formativo delle gio- tiche dei prodotti – sono fortemente apprezzate e ricercate vani leve (lauree brevi per il legno) può essere una direzione verso cui costruire; un’altra può essere quella di preservare e incrementare contenuti di creatività anche in chi lavora alle macchine; la terza è un lavoro in profondità, di taglio culturale 200 50 Una concezione che cioè tocca, accanto ai contenuti squisitamente tecnici della progettazione, anche contenuti economico-sociali relativi alla cultura e agli stili di vita dei consumatori; alle prestazioni in termini di durata, resistenza, leggerezza; alla compatibilità ecologica e alla scelta dei materiali; alle modalità di produzione e di packaging; ai canali commerciali e alle modalità di esposizione. 201 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 202 6. SFIDE FUTURE, OPPORTUNITÀ E MINACCE dalla distribuzione estera. La fortunata combinazione tra ID e non dominerà e rispetto alle quali dovrà invece rispondere con distretto alimenta inoltre specifici elementi positivi: prontezza e flessibilità, come peraltro ha sempre fatto. • un processo di innovazione di prodotto più rapido e continuo; Innanzitutto, come già richiamato, deve crescere nei suoi volu- • una superiorità dei contenuti progettuali; mi di export; se l’Italia nel suo complesso è il quarto produttore • una maggiore gamma di prodotti offerti51. mondiale di mobili e prodotti d’arredo e il secondo esportatore, Ecco allora che la Brianza potrebbe investire come distretto su la Brianza si colloca in posizione più “arretrata”, con quote di questo specifico asset ampliando e diffondendo il collega- export su fatturato52 più basse rispetto al dato medio italiano. mento sistematico tra giovani designer e imprese del territo- Questo dato, lungi dall’essere preoccupante, segnala interes- rio, inventandosi forme di interazione di lungo periodo in cui i santi margini di miglioramento nelle performance esportative giovani professionisti si facciano le ossa in azienda e le azien- distrettuali. Più problematico è cogliere appoggiandosi a quali de – quelle che già non lo fanno – si abituino a: canali commerciali ciò può avvenire. • internalizzare l’attenzione per l’ID nelle proprie strategie; Da un lato, le imprese del sistema produttivo brianzolo sono di • pensare all’ID non solo in funzione “imitativa” ma anche un ordine di grandezza inferiore sul piano dimensionale rispet- genuinamente innovativa e di ricerca; to ai grandi competitors di settore. Tra le prime 35 imprese sviluppare progetti di più lungo respiro e di vasta portata. europee del settore mobile-arredamento due sole sono italia- Rendano, in sintesi, più sistematica e strutturata un’attività già ne e nessuna brianzola. La prima impresa brianzola, con un fat- largamente presente ma che deve rafforzarsi ulteriormente ed turato 2001 di 166 milioni di euro53, si situa intorno alla cin- eventualmente espandersi, permeando anche alcune aree della quantesima posizione su scala europea. produzione brianzola che sono sin qui rimaste ai margini. Se la dimensione dei produttori non è tutto – sebbene molto È proprio in questa direzione che va letta la proposta/provo- rilevante in termini di investimenti dedicabili al presidio dei cazione di un concorso internazionale ampiamente tratteggia- mercati – anche più preoccupante è il confronto con la gran- ta in precedenza. de distribuzione di settore. • I grandi consorzi di acquisto tedeschi superano nettamente il miliardo di euro e solo il 3,7% delle vendite avviene in modo 6.3 Il presidio dei mercati: consolidare e ampliare diretto da parte dei produttori. In Francia i primi quattro distributori controllano una quota superiore al 35% del mercato; non differentemente accade in Gran Bretagna, dove il 30% Il distretto nel suo complesso – anche qui si generalizza un del mercato è coperto dalla grande distribuzione specializza- discorso che ha numerose e interessanti eccezioni sul piano ta e un altro 26% da distributori non specializzati. di singole specificità aziendali, in parte documentate nello svol- In Italia la quota della GDO54 si attestava intorno al 13% nel gimento del Capitolo 5 – risulta decisamente più debole sul 2001 segnalando un trend di crescita significativo ma ancora fronte del marketing e della distribuzione, rispetto alla sua forza produttiva, e certamente più soggetto a sfide competitive che 51 Come richiamato dalla ricerca già citata (CLAC–CSIL, 2003: 38): «nella fascia alta del mercato godiamo di un’immagine di grande prestigio e da primato: da sottolineare inoltre anche l’importanza della prestazione competitiva rappresentata dalla vastità della gamma dei prodotti offerti, ovvero: sono tanti quelli belli». 202 52 Questa percezione non risulta direttamente nello studio qui presentato perché le imprese oggetto di analisi – sia il gruppo di leader, sia le PMI indipendenti – rappresentano certamente la “punta alta” del distretto e si connotano per valori anche dell’export decisamente superiore alla media di distretto. 53 Le prime due imprese europee fatturano oltre il miliardo di euro (dato 2001). 54 Le principali imprese italiane distributrici di mobili e prodotti per l’arredamento erano, al 2000, otto, di cui le prime due con un’offerta ampia in cui i prodotti del mobile costituiscono solo una parte. 203 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 204 6. SFIDE FUTURE, OPPORTUNITÀ E MINACCE molto distante dalle dimensioni – per azienda e per quote di Ovviamente queste scelte sono totalmente e definitivamente mercato – dei competitors europei. Ciò significa, in particola- aziendali, attengono agli assetti proprietari, alla volontà degli re, che la GDO italiana difficilmente potrà essere veicolo e trai- imprenditori di fare progetti seri per la crescita e di reperire le no per le esportazioni italiane sui mercati europei così come risorse finanziarie adeguate a sostenerli. Stimolante risulta in la GDO estera è sul mercato italiano nei confronti dei propri proposito la segnalazione di un potenziale di medie imprese – produttori. 4 in Brianza e 31 a livello nazionale – che hanno i requisiti pre- Questo breve inciso dedicato ai players in campo distributivo liminari per pensare a un percorso di accesso al mercato azio- segnala che alle imprese brianzole rimane la strada, difficile e nario56. Le imprese identificate in Brianza si connotano per i impegnativa, di una presenza diretta sui mercati. Diviene dun- seguenti criteri (peraltro non particolarmente stringenti) sulla que vitale un presidio della catena che porti fino al cliente fina- base dei quali è stata effettuata la selezione: le con investimenti diretti: • fatturato superiore ai 50 milioni di euro e almeno 50 dipen- • nella comunicazione aziendale; • nella gestione selettiva dei canali distributivi utilizzati; • nello sviluppo coordinato di politiche commerciali di vendi- (MOL) positivo in almeno uno dei tre anni di analisi (1998- ta coerenti con la selezione dei canali; 2000); • nell’utilizzo congiunto di quelle grandi vetrine di promozione del prodotto e di comunicazione con i buyers che sono le fiere, prima tra tutte il Salone del Mobile. denti; • • risultati reddituali positivi con un margine operativo lordo indipendenza della struttura proprietaria e, dunque, società non appartenenti a gruppi in cui vi è già una società quotata. In conclusione, percorsi di crescita per vie esterne – di tipo Non si può inoltre esimersi dall’incrementare le relazioni con equity, o con accordi o con la partecipazione ad aggregazio- la GDO, italiana e soprattutto estera, che rappresenta il model- ni territoriali con finalità specifiche – sembrano una strada da lo di acquisto più diffuso e ancora in fase crescente55. prendere seriamente in considerazione. La leadership italiana sul fronte esportativo viene progressivamente erosa dall’avanzata di altri produttori in Paesi emergenti che riescono più 6.4 Crescere dimensionalmente, aggregarsi territorialmente facilmente a ritagliarsi uno spazio della concentrata distribuzione del settore sui mercati europei, creando ulteriori difficoltà al procedere in ordine sparso delle imprese brianzole sui La spinta congiunta esercitata da queste necessità (maggiori mercati in cui da sempre sono presenti. Inoltre, si prospetta- investimenti in ID; ripensamento e ristrutturazione dei canali no nuovi pressioni di import penetration sul mercato italiano commerciali) pongono a tema l’esigenza di percorsi di cresci- che come tutti i mercati maturi a domanda ciclica e sempre più ta anche dimensionali delle imprese leader e di nuove moda- sofisticata è anche più propenso a guardare all’estero e a lità di aggregazione, anche su base territoriale, per presentar- lasciarsi sedurre da prodotti esterni. si con una massa adeguata ad alcuni di questi appuntamenti Ecco, dunque, che si apre una fase del distretto in cui riemer- strategici. ge prepotente un’esigenza di governo che faccia perno sulle buone relazioni istituzionali che esistono e che le usi per inter- 55 È inoltre facilmente ipotizzabile che i grandi gruppi distributivi a livello europeo di muovano rapidamente e aggressivamente anche sui nuovi mercati emergenti divenendo interlocutori obbligati anche per la penetrazione in aree nuove dalle grandi opportunità. 204 56 Le considerazioni a riguardo sono riprese da uno studio recente di Borsa Italiana dedicato al settore del legno-arredamento (Franzosi, Negro, Pellizzoni, 2003). 205 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 206 loquire seriamente con i protagonisti interni e con i policy makers nazionali. Si riapre così il tema dell’aggregazione territoriale che trova sempre un suo limite strutturale nella proverbiale (e aneddotica) indipendenza e scarsa propensione al coordinamento/collaborazione degli imprenditori. Occorre dunque iniziare da operazioni che consentano di verificare rapidamente i ritorni di qualche investimento comune: sul fronte della logistica di distretto; sul fronte della partecipazione congiunta a missioni, incontri, workshop, road-show; sul fronte più impegnativo ma a più elevati ritorni attesi della commercializzazione di offerte complementari di arredo su mercati esteri. La “piccola” dimensione, anche delle grandi imprese, di distretto non consente infatti di pensare a strategie troppo “solitarie”. Diviene però indispensabile che emergano nuovi ruoli di integratori di sistema, ruoli che nel passato sono stati giocati anche dalla scuola di arti e mestieri e dalle esposizioni permanenti, e che oggi devono ritrovare il momento anche a partire dal nuovo contesto istituzionale che tocca il territorio, quello della provincia di Monza e Brianza che si sta avviando, e che rappresenta un naturale catalizzatore di una molteplicità di snodi tra attori attorno a cui costruire la nuova governance del distretto. 206 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 208 Bibliografia • Albertini S. (2002), La gestione delle risorse umane nei distretti industriali. Lavoro e partecipazione nelle PMI. Etas Libri, Milano. • Balloni V., Iacobucci D. (2000), “Classifica delle principali imprese manifatturiere marchigiane: anno 1998”, Economia Marche, anno XIX, n. 1, aprile. • Barba Navaretti G., Castellani D. 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I libri della Brianza, FrancoAngeli, Milano. 212 213 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 214 Fondazione Fiera Milano È una fondazione di diritto privato, azionista di controllo del Gruppo Fiera Milano e di Sviluppo Sistema Fiera. È inoltre azionista di maggioranza relativa di Villa Erba. Nata il 7 febbraio 2000, Fondazione Fiera Milano opera con un ampio spettro di attività – a partire dal sistema fieristico milanese – nella direzione dello sviluppo economico e del territorio, nell’interesse della collettività. Innovazione, managerialità, trasparenza e tradizione sono i principi guida alla base di tutti i suoi progetti. È proprietaria dei due quartieri espositivi – Fieramilanocity a Milano e la nuova Fieramilano a Rho-Pero – e rappresenta un punto di riferimento per l’intero sistema economico nazionale, oltre che regionale. Oltre ad aver trasformato l’infrastruttura della Fiera di Milano, nei suoi primi anni di vita la Fondazione ha riorganizzato il proprio Archivio Storico, che raccoglie documenti unici sulla storia della Fiera e la storia d’Italia dell’ultimo secolo, e ha creato l’Accademia di Management Fieristico. Attraverso l’Area Studi Sviluppo e Formazione ha costituito un osservatorio privilegiato dei flussi di utenti del sistema fieristico, sviluppando un approccio integrato e multidisciplinare all’analisi territoriale e allo studio delle professioni del settore. Grazie a un allargamento della propria missione, Fondazione Fiera Milano può oggi operare a sostegno delle imprese, realizzare grandi progetti come infrastrutture, servizi, iniziative culturali, scientifiche e sociali, sviluppo delle reti e dei grandi sistemi territoriali, a fianco delle istituzioni, delle associazioni o di enti pubblici e privati. 215 QFF.Distretti 29/6.qxd 9-07-2007 11:14 Pagina 216 Finito di stampare nel mese di xxxxxx 2007 presso xxxxxxxxxxxxxxx