Artù
Dalla storia alla letteratura
Le figure della leggenda 08-10
08. Le figure della leggenda
I cavalieri erranti
“Chercher aventure” è
l'obiettivo dell’erranza, spesso
solitaria, dei Cavalieri della
Tavola Rotonda. Essa procura
loro la fama, a volte una moglie,
e spesso una terra.
Un giovane cavaliere in
cerca di avventura
Artus de Bretagne
Parigi, primo terzo del XIV sec.
Provenienza: acquistato in Inghilterra
da Louis de Bruges; Luigi XII; presente
nell'inventario della biblioteca di Blois
nel 1500
BnF, Manuscrits, français 761 (f. 1)
Un giovane cavaliere in cerca di avventura
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Il lungo romanzo in prosa Artus de Bretagne è legato indirettamente alla letteratura
arturiana. Esso racconta le avventure del giovane cavaliere Artus, imparentato con
Lancillotto, e della figlia del conte di Lancaster. Dopo essere stato allevato da Gouvernal, lo
scudiero di Tristano, l'eroe deve affrontare avventure meravigliose dove si ritrovano molti
motivi tradizionali: un letto magico, un castello ultraterreno ...
Numerosi manoscritti, una quindicina di edizioni a stampa – tra cui un’edizione di colportage
della ‘Bibliothèque bleue de Troyes’, dell’inizo del XVII secolo – mostrano che questo
romanzo, oggi misconosciuto, è stato un grande successo.
L'illustrazione di questo manoscritto è opera del Maître de Fauvel, un artista attivo all’inizio
del XIV secolo. Essa indica che il romanzo è stato scritto (probabilmente presso la corte di
Bretagna) in questi anni e non all'inizio del Quattrocento, come si è a lungo creduto. Reso
celebre dal Roman de Fauvel, al quale deve il suo nome (BnF, fr. 146), l’illustratore ha lavorato
a lungo per il libraio parigino Geoffroy de Saint-Léger, con il quale è stato a volte confuso.
Avventure nella Foresta
Profonda
Guiron le Courtois
Parigi, verso il 1380-1390
Provenienza: Charles de Tries
BnF, Manuscrits, français 338 (f. 178
v°)
Avventure nella Foresta Profonda
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ll successo del Courtois Guiron non è mai venuto meno fino al tardo Medioevo. In questo
esemplare, il testo è copiato su due colonne in una scrittura elegante e stretta. La
decorazione è dovuta ad un gruppo di artisti parigini al servizio del re e della corte nell'ultimo
quarto del XIV secolo. Il più noto di loro ha eseguito soltanto la pagina iniziale. Si tratta del
Maître du Rational des divins offices. E‘ anche autore di numerosi dipinti del Livre du roi
Modus et de la reine Ratio di Henry de Ferrières (BnF, fr. 12399), datato 1379 e destinato
come questo manoscritto a Charles de Trie, conte di Dammartin e compagno di Du Guesclin
(† 1394).
Guiron ha respinto le avances della Dama di Malehaut, sebbene innamorato di lei. Tornando
dal torneo che si è tenuto nei pressi del castello delle Due Sorelle, Danain, marito della Dama
di Malehaut, incarica Guiron di ricondurla al castello de la Roche de Malehaut, dove li deve
ritrovare. Calata la notte, il cavaliere entrato in una foresta si perde. Lasciato il cavallo, si
disseta presso una fontana e si addormenta, sognando la sua dama. Intanto giunge Lac delle
Isole Nere, che nel buio non aveva scorto Guiron. La scena rispecchia il carattere inaspettato
di questo incontro con il favore delle tenebre, una natura dove il verde un po’ cupo ricorda
che la foresta è, nelle leggende arturiane, un luogo di mistero e di avventura.
09. Le figure della leggenda
L'avventura è tradizionalmente
presentata alla corte, in una
grande festa. Una messaggera,
una giovane donna, un cavaliere
in difficoltà, o un nano vengono
a cercare aiuto.
Banchetto alla corte reale
Floire et Blanchefleur. Adenet le Roi,
Berte aus grans piés. Claris et Laris
Paris, verso il 1290
Provenienza: ex libris medievale del XV
secolo: "Questo libro è di Guillem Le M
[e?]nse demourant à Rouen en la
paroisse Saint Vincent"; Colbert;
entrato nella biblioteca del re nel 1732
BnF, Manuscrits, français 1447 (f. 67)
Banchetto alla corte reale
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Questo manoscritto riunisce l'epica di Berthe aux Grands Pieds e i romanzi di Floire et
Blanchefleur e Claris et Laris. Solo quest'ultimo appartiene alla materia di Bretagna. Questo
testo di oltre 30000 versi, è opera di un menestrello della Lorena, che lo iniziò nel 1268. E'
dunque una delle ultime grandi opere arturiane in versi. Esso racconta le avventure di Claris,
che sposa la regina Lidoine di Gascogne, e quelle del fratello di Lidoine, Laris, amante della
sorella di Yvain. Molti cavalieri della Tavola Rotonda appaiono in un testo che richiama la
maggior parte dei temi più tradizionali dei romanzi bretoni e moltiplica i riferimenti a
Chrétien de Troyes. La sua densa materia trova la sua unità in un ritratto efficace dell’amicizia
cavalleresca tra Claris e Laris.
La pagina qui riprodotta mostra un elemento tradizionale delle avventure dei romanzi della
Tavola Rotonda: il re, ad un banchetto, riceve un visitatore la cui irruzione rompe l'equilibrio
della corte e del regno. Nonostante le ingiurie del tempo, è possibile riconoscere il pennello
sottile del Maître du Méliacin, artista attivo a Parigi durante il regno di Filippo il Bello e dei
suoi colleghi che hanno illustrato diversi libri di Adenet le Roi, di cui il ms. 3142 dell'Arsenal.
Le avventure di Lancillotto
Lancelot en prose
Parigi, 2 ° quarto del XIV sec.
Provenienza: il cancelliere Seguier;
Coislin; lascito all'abbazia di SaintGermain-des-Prés (1732); entrato nella
BN con la Rivoluzione
BnF, Manuscrits, français 16999 (f. 67
vo-68)
Le avventure di Lancillotto
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Questa copia del Lancillotto è stata trascritta in tre colonne, secondo un uso che si perde
durante la prima metà del XIV secolo. Il testo è riccamente illustrato da un solo miniatore, del
quale la prima opera documentata è il Breviario di Belleville (BnF, latin 10483 e latin 10484),
eseguita nello studio del celebre artista Jean Pucelle tra il 1323 ed il 1326. Questo breviario
contiene un riferimento al pagamento del pittore Mahiet, che ha illustrato una Vita di San
Luigi (BnF, fr. 5.716) e che François Avril nel 1980 ha individuato con il librario Mathieu Le
Vavasseur, attivo fino a circa 1350. Dopo la morte di Pucelle nel 1334, Mahiet continua a
lavorare con i suoi colleghi. Egli è probabilmente l'autore delle miniature di questo
manoscritto.
Tre riquadri permettono di raccogliere su due pagine (f. 67 v.- f. 68), la simultaneità degli
eventi e il loro svolgimento, seguendo il principio dell’‘entrelacement’. Mentre Lancillotto
decide di seguire un cavaliere che lo ha sfidato perché aveva guardato Ginevra, apparsa alla
finestra di un castello, un messaggero di Galehaut ordina ad Artù di diventare vassallo del suo
signore, pena vedersi portar via le sue terre e sua moglie. La storia ritorna quindi a
Lancillotto. Con il pensiero fisso alla regina, l'eroe sarebbe annegato nel fiume dove il cavallo
si abbeverava, se Yvain non l’avesse soccorso in tempo.
10. Le figure della leggenda
Il cavaliere deve andare in
cerca di un nome, di una
terra, di una donna, di un
oggetto o del suo
significato, di un cavaliere
prigioniero che bisogna
liberare o ancora di una
dama che è stata rapita ,
come Ginevra nel
Cavaliere della carretta.
Prodezze di Lancillotto
Lancelot-Graal (Lancelot, Queste, Mort
Artu)
Tournai, acquistato il 14 marzo 1345
Provenienza: Louis de Bruges; Louis
XII; nella biblioteca del re a Blois nel
1500
BnF, Manuscrits, français 122 (f. 1)
Prodezze di Lancillotto
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Questo manoscritto ci trasmette una versione particolare di questa parte del Lancelot che si
fonda sul Cavaliere della carretta di Chrétien de Troyes. Si può attribuire l’illustrazione alla
cerchia di artisti di Tournai che hanno miniato il BnF fr. 1424 e il Roman d'Alexandre, illustrato
da Jean de Grise nel 1344 (Oxford, Bodl. ms. 264). Nonostante l'assenza di illustrazioni a
piena pagina come nell’Alexander, l'artista crea miniature di grandi dimensioni, che occupano
tutta la larghezza delle due colonne di testo. Egli presta molta attenzione ai dettagli di
costumi, armi e armamenti, allo sfondo delle miniature decorate con foglie e delicati motivi
architettonici. La miniatura d’apertura presenta gli eventi più significativi della prodezza di
Lancillotto: attraversa il Ponte della Spada, poi vince tre leoni grazie all'anello magico che gli
ha dato la Dama del Lago e, infine, trionfa contro Meleagant, figlio del re Bademagu, che
tiene prigioniera la regina Ginevra. Ginevra e Bademagu osservano le gesta di Lancillotto
dalla torre del castello. La pagina è contornata di racemi e tralci floreali.
In basso, una scimmia è pronta a battere il suo piccolo; sul bordo inferiore, alcune scene
mostrano una sorta di giochi di corte: una donna tira con l’arco su una cornamusa (simbolo
sessuale) davanti ad un'altra donna che alza le braccia, poi una terza s’abbassa alle ginocchia
di un uomo; due coppie giocano a mosca cieca; infine, una scimmia con una brocca pianta un
pungiglione nelle natiche di un uomo nudo. Immagini che fanno da controcanto al coraggio di
Lancillotto e al suo amore cortese per la regina.
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Artù 02 Dalla storia alla letteratura Le figure della leggenda 08-10