Il coping
Catia Pepe
Psicologa-Psicoterapeuta
Centro Servizi Educativi Consorzio Humanitas
Cultore della materia Psicologia dello
Sviluppo e dell’educazione Università Lumsa
Argomenti
 Il
coping
 La psicologia del benessere
 Stress e resilienza
 I modelli di coping
 Le strategie di coping
 L’intervento sul coping
 Lo strumento: IL CCSC-R1-SF
CHE COS’È IL COPING?
Il termine "coping", dall'inglese to cope che significa
"fronteggiare", indica gli sforzi cognitivi e comportamentali
compiuti da un individuo per affrontare e gestire eventi
stressanti, reali o percepiti come tali.
Coping:
Cosa?
Più dettagliatamente:
Le modalità di coping riguardano sia le risposte
comportamentali messe in atto per gestire l'evento fonte
di stress che le emozioni provate intorno ad esso.
Svolgono due principali funzioni:
 a) ridurre il rischio delle conseguenze dannose che
potrebbero risultare da un evento stressante (coping
focalizzato sul problema)
 b) contenere le emozioni negative che derivano
dall'esperienza stressante (coping focalizzato sulle
emozioni)
Le risposte che permettono di fronteggiare lo stress
non sono sempre funzionali e adattive.
A volte, l'esperienza, le disposizioni e i contesti
ambientali favoriscono lo sviluppo e la manifestazione
di forme “maladattive di coping”.
La psicologia scientifica si è da sempre occupata di analizzare
e spiegare i comportamenti anomali e patologici
dell’individuo con l’obiettivo di costruire una psicologia
capace di trattare la sofferenza psicologica e le malattie
mentali.
A fronte di questa impostazione gli psicologi
sono arrivati alla convinzione che la vita di
un individuo non è solamente disagio e
sofferenza ma è anche gioia, serenità ed
ottimismo.
DAL 1990 IN POI L’AUMENTO DELL’INTERESSE VERSO LA RESISTENZA
ALLO STRESS SEGNA UNA NUOVA FASE DI ESPLORAZIONE
ATTRAVERSO LE SCIENZE SOCIALI E DEL COMPORTAMENTO.
LA PSICOLOGIA POSITIVA
Gli studi di (Seligman, Csikszentmihalyi, 2000) vertono sulla
percezione della qualità della vita, sulle caratteristiche psicologiche
individuali che promuovono l’adattamento psicosociale a lungo
termine, e sulle caratteristiche delle istituzioni che favoriscono il
benessere della collettività e il senso di appartenenza alla
comunità.
L’interesse si centra sui
processi che
contribuiscono al
mantenimento del
benessere durante le
situazioni stressanti e al
recupero delle
conseguenze di un
periodo di stress
Si privilegiano dunque
interventi finalizzati alla
mobilitazione delle
capacità e delle risorse
della persona,
anziché alla riduzione o
compensazione dei suoi
limiti;
Il ruolo delle emozioni…..
 Le
emozioni positive che un individuo
cerca di mantenere vive nella sua
esperienza di vita contribuiscono al suo
generale benessere fisico e psicologico e
favoriscono l'attivazione di strategie di
coping efficaci.
 Vivere emozioni positive determina un
aumento delle proprie risorse personali
rendendo gli individui resilienti.
Lazarus,
Launier,
1978
STRESS
fattori
ambientali
i feedback che arrivano
dall’ambiente
influenzano in modo
determinante l’attività
cognitiva della persona
fattori
psicologici
l’interazione tra i
processi cognitivi,
emotivi
L’interazione tra i processi consente all’individuo di pensare, di agire e
di trasformare la relazione persona-ambiente.
Eventi stressanti e emozioni
Gli eventi risultano stressanti nella misura in cui vengono valutati
come minaccia ai personali bisogni di relazionalità, di competenza
e di autonomia e tali minacce sono collegate a reazioni emotive di
tristezza, paura e rabbia.
Percepire un evento come minaccioso
per le proprie relazioni sociali significative
tristezza
La minaccia alla competenza
paura
La minaccia all'autonomia
rabbia
Gli eventi assumono un valore stressante in relazione
all'età del soggetto, fisiologica e psicologica,
le strategie di coping adottate per affrontare lo
stress cambieranno nel corso dello sviluppo in
relazione alle abilità individuali, alle capacità di
apprendere dall'esperienza e alle caratteristiche
sociorelazionali.
Le disposizioni individuali gli apprendimenti e
l'ambiente circostante determineranno i livelli di
vulnerabilità allo stress di ciascun individuo
(Folkman, 2011).
Nel 1974, quando ormai gli studi sullo stress si erano
ampiamente diffusi un volume dal titolo Stress without Distress,
si descriveva lo stress con due differenti accezioni:
eustress o stress positivo e
distress o stress negativo
Eventi di vita fonte di stress in età evolutiva
Età
Eventi di vita
Prescolare
l’inserimento al nido,
nell'infanzia;
Scuola primaria
l’inizio di un nuovo anno
di scuola
i primi risultati scolastici,
Scuole secondarie
Insuccessi scolastici
Interruzione di una
relazione sentimentale
Ultimi anni scuole
secondarie e
Universitari
avere un'interazione
negativa con i propri
genitori
Assumere nuovi impegni
Situazioni fonte di eventi problematici e stressanti più
comunemente sperimentate dai bambini
1. rapporti genitori-figlio Es. punizioni, disaccordi,
madre di cattivo umore, la
pressione sulla
performance scolastica
2. gli amici
Es. il conflitto con un
amico, la separazione da
un amico
3. la scuola
Es. brutti voti, pressione
scolastica
4. i fratelli
Es. i conflitti e le
incomprensioni, gli insulti e
le prese in giro
Altri eventi stressanti
Nella vita di un bambino gli eventi stressanti
possono essere eventi gravi come:
 perdita di un familiare
 malattia cronica
 handicap
 separazione dei genitori
La resilienza…..
La resilienza si riferisce al raggiungimento di esiti
positivi nonostante le circostanze difficili o
minacciose (Brooks, 2006; Masten, 2001) e al riuscire
ad affrontare con successo esperienze
traumatiche, evitando percorsi negativi legati ai
rischi.
Bambini e resilienza



Molti bambini che vivono periodi di stress nel
corso della loro vita, nonostante siano esposti a
gravi sfide, superano tali eventi in modo positivo,
Questi bambini resilienti dispongono di alcuni punti
di forza e beneficiano di fattori protettivi che li
aiutano a superare le condizioni avverse,
I bambini resilienti mostrano capacità di
identificare le esperienze di successo, sono in
grado di identificare i loro punti di forza e
mostrano una forte autodeterminazione verso il
successo (Miller, 2002).
Caratteristiche dei bambini
resilienti…..



I bambini resilienti hanno caratteristiche
temperamentali che provocano risposte
positive da parte di familiari ed estranei.
In età prescolare mostrano una notevole
autonomia e un forte orientamento sociale.
Altre caratteristiche includono uno stretto
legame con un caregiver durante il primo
anno di vita, la socievolezza combinata con
un forte senso d’indipendenza, una visione
ottimistica delle loro esperienze di vita anche
delle sofferenze, e un impegno attivo dove
necessario (Werner, 1984).
Le strategie di coping nei
bambini
Tronick e lo still face
Verso la fine degli anni Settanta Tronick ideò un paradigma di
ricerca, chiamato still face, volto a studiare le diadi madrebambino nelle loro interazioni durante eventi simulati in laboratorio.
Durante lo still face viene chiesto alla madre di avere una naturale
interazione faccia a faccia con suo figlio di tre mesi e dopo
qualche minuto di assumere un volto immobile e inespressivo. Il
bambino avverte un profondo disagio per questa repentina
assenza di comunicazione e, soprattutto, di inespressività da parte
della madre. In questa condizione sperimentale, si ricrea una
situazione di indisponibilità emotiva della madre verso il figlio il
quale, non abituato a tale condizione, avverte disagio e inizia a
vedere la situazione interattiva da piacevole a fonte di stress
emotivo.
L’importanza delle prime
interazioni madre bambino…..
Nei primi contatti che il bambino stabilisce con il
caregiver, sperimenta la sua capacità di tollerare
eventi stressanti, come ripetute esperienze di
contatto con una madre poco responsiva alle sue
richieste o non sincronizzata con esse.


Lo stress che nasce da un'esperienza di non
reciprocità nella relazione con il proprio
caregiver viene elaborato dal bambino
attraverso gli strumenti emotivi, cognitivi e
comportamentali che ha a disposizione sin
dai primi anni di vita.
La gestione di un evento stressante di questo
tipo e l’elaborazione delle emozioni negative
che esso procura, costituiranno per il
bambino le basi per sperimentare alcune
qualità di sé.
Su un polo troviamo
strategie che mirano a
richiamare l’attenzione
della madre
(segnalazione),
Sul polo opposto,
strategie
comportamentali di
allontanamento dallo
sguardo materno
Diverse strategie di coping nei
bambini…..
Le strategie di coping nei bambini





I tentativi che il bambino intraprende per gestire il disagio emotivo provocato
dall’assenza di corrispondenza con lo sguardo della propria madre si
differenziano per il grado di disponibilità all’interazione che il bambino
conserva a seguito di questi eventi stressanti.
Le strategie di coping si situano in tutti quei comportamenti in cui il bambino
mantiene l’interesse verso la propria madre.
Il bambino cercherà di richiamare la sua attenzione attraverso
comportamenti aperti all’interazione e propositivi in cui la regolazione dello
stato emotivo è cercato nella relazione con l’altro.
Nel polo negativo si situano le strategie che tendono alla fuga dalla
relazione, fonte di stress, e all’evitamento del contatto che non si riesce a
raggiungere. Questo tipo di strategie di coping rappresenta una forma più
interna di regolazione, ad esempio attraverso l’autoconsolazione, in cui il
bambino manifesta più o meno apertamente la sua rinuncia all’interazione.
I comportamenti messi in atto per gestire lo stress di una situazione interattiva
con una madre non sincronizzata si stabilizzano già verso i sei mesi di vita
(Tronick e Gianino 2008)
I risultati sullo sviluppo
successivo….



La stabilizzazione delle strategie può avere delle
importanti conseguenze sullo sviluppo successivo
del bambino.
Quando una modalità di reazione allo stress si
consolida, ad esempio attraverso l’uso di strategie
di fuga e di evitamento, è poi riprodotta in risposta
a tutti gli eventi che richiamano l’esperienza
emotiva negativa delle prime interazioni con il
caregiver.
Il bambino è spinto verso una forma di gestione
dello stress che già conosce, anche se questa gli
impedirà di accedere a nuove, e magari positive,
esperienze.
I fattori protettivi

In ambito familiare i fattori che favoriscono la crescita e il
benessere dei figli sono identificabili in una buona qualità
delle relazioni trai i membri della famiglia.

La genitorialità come capacità di prendersi cura di un’altra
persona al di fuori di sé stessi sia sul piano fisico che
affettivo è il fattore che più incide sullo sviluppo della
resilienza familiare.

Questa capacità implica l’attenzione ai bisogni dell’altro,
la comprensione alle necessità e richieste dell’altro e le
competenze per rispondere in modo “buono” (Simonelli,
2014).
Questo tipo di relazione implica che ci debba essere un
adulto in grado di fornire cure e un bambino con il diritto di
riceverle. Mai il contrario.
attaccamento sicuro, basato su una storia di
cooperazione sensibile tra caregiver e bambino.
partecipazione appropriata all’interazione
la sensibilità, intesa come la capacità di accreditare le
emozioni del bambino condividendo quelle positive e
trasformando quelle negative
la capacità di saper strutturare l’ambiente, di non
essere intrusivi nelle attività intraprese dal bambino e la
non ostilità nei suoi confronti.
C
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g
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di
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Caregiver intrusivi, che si inseriscono
frequentemente negli episodi di coping dei loro
bambini, quando questi ultimi non ne hanno
bisogno o peggio ancora protestano, possono far
sviluppare nei loro bambini sentimenti di
impotenza e passività, resistenza e rabbia.
All’opposto, caregivers che trascurano possono
indurre nei bambini scoraggiamento, confusione,
ansia.
Anni ‘60 – al posto dei meccanismi di difesa viene utilizzato il termine
“coping” e successivamente le “risposte di coping” diventano area di
ricerca autonoma.
Anni ‘70 -gli studi sul coping si concentrano per identificare e studiare solo
alcune risposte di coping di base – Lazarus (1974) identifica due dimensioni:
STRATEGIE CENTRATE SUL PROBLEMA (problem –focused) e STRATEGIE
CENTRATE SULLE EMOZIONI (emotion-focused);
Anni 80’ Un ulteriore modo per classificare la natura delle risposte di coping
è quello di distinguerle in quelle orientate alla persona da quelle orientate al
compito: un soggetto cioè può reagire a situazioni stressanti rivolgendosi ad
alte persone (social diversion) oppure impegnandosi in attività sostitutive
(distraction) – (dimensioni diventate oggetto di studio).
Endler e Parker hanno individuato forme di strategia definite avoidanceoriented (orientata all’evitamento), con cui l'individuo riduce lo stress
ritirandosi in un’attività diversa, che gli procura un sollievo temporaneo.
Questa strategia comporta il negare o il minimizzare la gravità della
situazione, la soppressione cosciente dei pensieri stressanti e la loro
sostituzione con pensieri di autoprotezione.
Anni 70-80 ci si convince della minor rilevanza dei fattori di
personalità come causa del coping e si inizia a studiare il
contesto situazionale in cui avviene il coping (Lazarus 93),
perché il coping è un processo che cambia nel tempo e
in accordo ai contesti situazionali in cui si verificano.
Il coping è dato da fattori situazionali, i ricercatori
pongono l’attenzione a variabili quali la Valutazione
cognitiva (cognitive appaisal) delle situazioni stressanti
(Lazarus, Folkman 1984) e le risorse di coping (Antonovsky
1980).
Successivamente si precisò che queste risorse potevano
essere sia personali, quali l’autostima o l’autoefficacia, sia
ambientali, quali la rete di sostegno sociale, le risorse
educative.
Per coping si intendono “tutti gli sforzi cognitivi e comportamentali che il
soggetto mette in atto per far fronte alle richieste specifiche interne o esterne
valutate come eccessive ed eccedenti le risorse della persona”.
1. il coping è legato al contesto e alla specifica situazione in cui è
attivato, quindi non è definito aprioristicamente dalle
caratteristiche stabili di personalità di un soggetto;
2. le strategie di coping sono da considerare come degli sforzi
adoperati nel tentativo di gestire lo stress, quindi non
necessariamente portano al successo;
3. il coping è considerato un processo che cambia nel tempo in
riferimento a un particolare evento, quindi non completamente
prevedibili;
4. la valutazione che il soggetto attiva dell'evento stressante
determinerà le strategie di coping.
Lazarus parla di “stili di coping” come “l’insieme di pensieri e sentimenti che le persone
mettono in atto per gestire situazioni difficili, impreviste o preoccupanti” (Lazarus e
Folkman, 1987)
Il concetto focale del modello transazionale è proprio il processo di
valutazione cognitiva distinta in tre tipi:
1.
2.
3.
valutazione primaria, rivolta all’ambiente e al significato di
minaccia, sfida o danno che il soggetto gli attribuisce;
valutazione secondaria, che riguarda la considerazione delle
risorse e opzioni disponibili per gestire il danno reale o
potenziale;
valutazione terziaria che considera l’efficacia dei risultati come
elemento per decidere il successivo andamento delle azioni.
Il coping quindi è sostanzialmente frutto di un’attività cognitiva con
cui si valuta la situazione verificandone il potenziale stressante.
Gli individui cercano di valutarne il significato e l'impatto sul proprio
benessere, decidendo se tale evento è poco rilevante, stressante o
positivo.
Sulla base della valutazione terziaria e cioè quella che considera
l’efficacia dei risultati come elemento per decidere il successivo
andamento della azioni, è stato elaborato uno strumento (Ways of
coping) che ha permesso di individuare due stili di coping usati dai
soggetti:
 le strategie emotion-focused (centrate sull'emozione),
attraverso cui sono regolate le reazioni emotive negative
conseguenti a una situazione stressante,
 Le strategie di problem-focused (centrate sul problema),
che consistono nel tentativo di modificare o risolvere la
situazione che sta minacciando o danneggiando
l’individuo.
Ulteriori classificazioni del Coping……
 Strategie orientate alla persona: di fronte ad uno stress
l'individuo si rivolge ad altre persone (social diversion),
 Strategie orientate al compito: l’individuo si impegna in
attività sostitutive (distraction).
 strategia definite avoidance-oriented (orientata
all’evitamento),
Le categorie del Coping
 Il
coping è un complesso sistema di
strategie rivolte ad aspetti diversi di un
problema che può essere affrontato da
uno stesso soggetto in modo dinamico
nel tempo.
 L'incredibile varietà tra gli individui dovuta
all'età, al genere e ai contesti di vita nel
rispondere agli eventi stressanti ha portato
alla necessità di differenziare le strategie
sin da subito in molte altre categorie.
risposte che supportano
l’approccio orientato al
compito
Risposte che servono
a evitare o a ridurre
al minimo lo stress,
Risposte che che
spingono il
soggetto alla ricerca
di supporto
Risposte che attivano
il ritiro o il senso di
impotenza
Modello di strategie di coping proposto da Ayers e Sandler (1999)
5 modalità di rispondere agli eventi
stressanti:
1) Problem solving coping
2) Ripensamento positivo della situazione
3) Ricerca di supporto
4) Distrazione
5) Evitamento
Il modello è confermato anche su un campione italiano da
Canisasca et al. (2012) con bambini e ragazzi dagli 11 ai 17 anni.
Con l'età: bambini, adolescenti e adulti si differenziano
 Aspetti cognitivi implicati nella qualità del
processamento dell'evento (attenzione,
memoria, etc.)
 Aspetti socio-emotivi che legano una certa
emozione a quel dato evento
 Aspetti esperenziali relativi al successo
percepito nell'impiego di una data risposta
di coping (Campos, 1987).
Campos (1987) grazie alle sue ricerche ha rilevato che un individuo che
avverte un senso di impotenza di fronte ad un dato evento tenderà a
reagire ad esso con risposte focalizzate sulle emozioni
(Atkins, 1991)
Le strategie di coping
L'acquisizione delle strategie di coping dipende da
molti fattori: risorse personali del bambino, quelle
dell'ambiente, l'età, il temperamento, il contesto
stressante (Compas, 1987).
Il significato attribuito agli eventi dipende dal tipo di
relazione tra l'individuo e l'ambiente, dalle
aspettative individuali rispetto al proprio benessere,
dalle modalità di coping disponibili e
dal tratto o strategie.
Tratto:
Disposizione dell'individuo a dare un certo tipo di risposta agli eventi
stressanti
Indipendentemente dalla natura dell'evento, si attivano sempre le
stesse risposte di coping
Strategia:
Insieme di risposte che l'individuo sceglie ed attiva, più o meno
consapevolmente, in relazione all'evento, al momento, al contesto
e ai suoi obiettivi
Compas, 1998 afferma:


il coping ha importanti risvolti sia a livello
teorico di base perché offre l’opportunità di
capire aspetti fondamentali cognitivi,
comportamentali e della regolazione delle
emozioni,
sia a livello applicato in quanto consente di
individuare le abilità e le competenze da
rafforzare con programmi di intervento volti a
migliorare il funzionamento psicologico delle
persone o a facilitare l’adattamento
psicosociale dei soggetti considerati a
“rischio”.
Compas 1988: rimangono ancora
quattro domande senza risposta

1- quali sono le dimensioni o le caratteristiche fondamentali del
coping? :
le proposte si concentrano sulle funzioni della risposta (basata sul
problema o sull’emozione), gli scopi del soggetto (controllo primario –
secondario); il metodo (cognitivo – comportamentale); l’orientamento
della risposta (impegno – disimpegno) e la natura del processo di
regolazione coinvolto (comportamentale, emotiva e di orientamento);

2- quali fattori (biologico, cognitivo, sociale ) influenzano l’acquisizione e
l’uso delle risposte di coping? : come si evolvono lungo l’arco di vita – se
si acquisiscono nuove strategie;


3- cosa rende efficace il coping?: come l’efficacia è collegata ai fattori
sociocontestuali e alle differenze individuali;
4- quali aspetti del coping?: se inefficaci sono modificabili con un
programma di intervento e quali sono resistenti al cambiamento.
Strategie di coping in età prescolare
1. Nei primi mesi di vita i riflessi innati, le preferenze temperamentali e gli schemi d’azione
rappresentano i primi repertori di coping
2. Intorno ai due anni la comparsa dei comportamenti mezzi-fini, che caratterizzano
l’interazione del bambino con l’ambiente circostante, gli permetteranno di agire di
fronte a eventi stressanti in modo più strategico e orientato a un obiettivo da
raggiungere
3.1 Crescendo il bambino imparerà a controllare le sue reazioni moderando
l’espressione delle emozioni
Strategie di coping in età scolare
bambini con problemi di condotta rispondono
con comportamenti oppositivi o fanno uso di
strategie focalizzate sull'evitamento
I bambini socialmente competenti
usano di più il coping attivo e la
ricerca di supporto
Compaiono le prime strategie di coping specificatamente di natura cognitiva. I
bambini tra i 6 e i 9 anni usano più frequentemente la ristrutturazione cognitiva, la
distrazione cognitiva e l’autorassicurazione
I bambini prosociali usano strategie di coping
caratterizzati da: capacità di chiedere aiuto in
caso di stress, espressione di tristezza e paura
piuttosto che di rabbia.
I bambini socialmente meno competenti,
rispondono allo stress accentuando
reazioni emotive negative, ad esempio
rabbia e talvolta vendetta
mentre il coping aggressivo diminuisce nel tempo quello evitante aumenta
,
Coping e DSA
(Disturbi specifici dell’apprendimento)
Bambini con DSA presentano, accanto alle manifestazioni che ne definiscono il disturbo specifico,
una serie di altri aspetti psicologici (Alazemi, 2010).
Oltre ai problemi più propriamente cognitivi che caratterizzano i diversi disturbi dell'apprendimento
manifestano sintomi associati al loro disturbo e all'impatto che esso ha sull'ambiente.
As esempio:
sensazioni di confusione che prova rispetto a quanto sta apprendendo (Gersten, Baker, SmithJohnson, Diming e Peterson, 2006)
ansia e frustrazione per i compiti scolastici assegnati a casa (Sawyer et al., 1996)
senso d'impotenza, basso concetto di sè, scarsa motivazione scolastica e la poca fiducia verso le
proprie abilità (Bender, 2008; Elliott, 2000; Hallahan et al., 2009; Lackaye e Margalit, 2006; Maag e
Reid, 2006; Rotatori et al., 1986).
bassa stima di sè in rapporto alle relazioni sociali e a causa dei frequenti rifiuti da parte del gruppo
dei pari (Bear, Kortering e Braziel, 2006; Singer, 2005; Swanson et al. 2006; Tarver-Behring e Spagna,
2004)
elevati livello d'ansia di (Bender, 2008; Dyson, 1996; Maag e Reid, 2006; Mahmoud e Saber, 2004;
Pattison, 2005; Singer, 2005)
A causa della loro condizione di sofferenza, della scarsa conoscenza del loro problema fonte di
sofferenza e dello scarso controllo sull'evento:
I bambini con DSA hanno alta probabilità di adottare comportamenti a rischio e/o impiegare strategie di
coping inadeguate

I bambini con DSA sono una grande sfida per i propri
genitori a causa di difficoltà che possono presentare sul
piano scolastico, sociale, emotivo e comportamentale
(Danino e Shechtneim, 2012; McPhail e Stone, 1995;
Morrison e Cosden, 1997; Turnbull, Hart e Lapkin, 2003;
Danino e Shechtneim, 2012).

I genitori di questi bambini sperimentano alti livelli di stress
(Adelizzi e Goss, 2001; Al-Yagon, 2007; Brannan, Heflinger e
Bickman, 1997), avvertendo la sensazione di non avere un
sostegno (Bandura, Barbaranelli, Caprara e Pastorelli, 1996;
Turnbull e Turnbull, 1986) e di essere meno efficaci nelle
funzioni genitoriali (Barkley, Fischer, Edelbrock e Smallish,
1991; Stone, 1997).
Fonti ed effetti dello stress dei genitori:








Ritardo nella diagnosi fino a quando non fa il suo ingresso a scuola
(Faerstein, 1981; Hallahan, 2005)
Senso di colpa per le difficoltà del figlio/a (Hallahan et al. 2005)
Incertezza per il futuro del proprio figlio (Alazemi, 2010)
Incontro con educatori/insegnanti con cui si hanno esperienze
negative (Waggoner e Wilgosh, 1990; Wehman e Gilkerson, 1999)
Frustrazione e delusione verso i risultati scolastici del proprio
bambino (Chapman e Boersma, 1979; Klein, Altman, Dreizen,
Friedman e Power, 1981; Karande e Kulkarni, 2009).
Maggiori oneri finanziari (Jarbrink, Fombonne e Knapp, 2003)
Basse performance scolastiche a fronte di un maggior tempo nella
cura, ad esempio per i compiti a casa (Lardieri, Blacher, e
Swanson, 2000; Waggoner e Wilgosh, 1990)
Conflitti coniugali (Chang e Hsu, 2007).
Madri e i padri fanno esperienza diversa dello stress derivato dal DSA
del proprio figlio
Madri:
 dedicano maggiore tempo alla raccolta di informazioni sul DSA del
proprio figlio
 assumono maggiori responsabilità rispetto al trattamento
 mostrano più alti livelli di reazioni negative verso di loro
 vivono con maggiore ansia e preoccupazione la stigmatizzazione
sociale che può derivare dal DSA del proprio figlio
 attribuiscono ai loro bambini più caratteristiche negative rispetto
alle madri di altri bambini senza il disturbo.
(per una rassegna Chang e Hsu, 2007; Hauser-Cram et al., 2001;
Chapman e Boersma, 1979; Emerson 2003; Neece and Baker 2008;
Essex, 2002; Hadadian e Merbler, 1995; Kaslow e Cooper, 1978; Kazak
e Marvin, 1984; Heiman, Zink e Heath, 2008).






Studi su famiglie con bambini disabili è emerso che
l'impiego di strategie di coping di tipo relazionale (chiedere
aiuto) è associato positivamente a:
maggiore senso di gratificazione per il proprio ruolo di
caregiver
sensazione di crescita personale nel corso della vita
percezione del proprio figlio e della situazione con minor
peso e fardello.
Il tipo di strategia che si adotta dipende anche dalle idee
maturate sul significato dell'avere un figlio con disabilità
Credere che sia una punizione, diminuisce la ricerca di
aiuto
Azar e Badr, 2010; Azar & Kurdahi Badr, 2006; Chang & Hsu,
2007; Markus & Kitayama, 1991; McConkey, TruesdaleKennedy, Chang, Jarrah, & Shukri, 2008.

A causa dei sentimenti di frustrazione, depressione,
basso senso di efficacia, i genitori rischiano di non
essere un valido supporto per i propri figli perchè
sentendosi piuttosto depressi e ansiosi assumono più
facilmente un atteggiamento punitivo nei loro
confronti (Al-Yagon, 2007; Veisson, 1999; Barkley et
al., 1991). Le relazioni genitore-figlio influenzano
direttamente il livello dei problemi che il bambino
dimostra (Barkley, 1997).

Al contrario, quanto più i genitori hanno un
atteggiamento autoritario e punitivo, maggiori
saranno i sintomi di disadattamento dei bambini
(Eisenberg, Fabes, & Murphy, 1996; Stone, 1997).
L’intervento
sul coping
Gli interventi sul benessere




Essere grati a qualcuno e impegnarsi a elencare
quotidianamente azioni di gratitudine piuttosto che di
fastidio è strettamente legato a una maggiore
soddisfazione personale.
Azioni di gentilezza, il volontariato e altri comportamenti
altruisti sono associati a un maggiore benessere
psicologico (Otake et al., 2006).
Il perdono e gli interventi che si focalizzano sulla riduzione
del risentimento nei confronti di un compagno, e sul
rafforzare i sentimenti di compassione empatia e amore,
sono associati alla promozione di emozioni positive.
Rivalutare il significato dell’evento in un modo più positivo,
permette modificare convinzioni disfunzionali relative al
mondo esterno e a sé stessi e a sperimentare uno stato di
maggiore benessere personale.
Chi può promuovere il coping
Scuola e famiglia possono
funzionare come “laboratori” di
apprendimento per il
rafforzamento delle abilità di
coping.
Quali strategie di coping?
 il
problem solving,
 gli sforzi verso uno scopo,
 la ricerca di aiuto,
 la distrazione o la sistematizzazione
Piuttosto che risposte disfunzionali come
l’impotenza, la fuga, l’opposizione,
l’isolamento sociale o la ruminazione.
il Coping Power Program



Rappresenta una proposta multimodale per il
controllo e la gestione della rabbia.
Si basa su interventi cognitivocomportamentali e sul modello
sociocognitivo di elaborazione
dell'informazione.
L’articolazione del programma prevede oltre
all’intervento di gruppo per i bambini, un
parallelo programma di training per i genitori.
Gli incontri con i bambini
Hanno come obiettivo quello di potenziare le
seguenti specifiche abilità:
 1. abilità a intraprendere obiettivi a breve e a
lungo termine;
 2. organizzazione e abilità di studio;
 3. riconoscimento e modulazione della rabbia;
 4. riconoscere il punto di vista dell’altro
(perspective taking);
 5. problem solving in situazioni conflittuali;
 6. abilità a resistere alle pressioni dei pari;
 7. abilità sociali;
 8. ingresso in gruppi sociali positivi.
Esempio di attività del Coping
Power Program
Il bambino viene intenzionalmente deriso dal
resto del gruppo e mentre gli altri bambini lo
prendono intenzionalmente in giro, lui può
muoversi su un “tappeto” su cui è disegnato un
grande “termometro della rabbia” allo scopo di
graduare il livello di emozione esperita. Con
l’aiuto del terapeuta il bambino cerca di
mettere in pratica opportune strategie e
autoistruzioni che lo aiutano a fronteggiare la
rabbia in maniera adattiva.
Conclusioni
Tali attività offrono ai bambini la possibilità
di esplorare in forma di gioco il rapporto tra
i loro pensieri, i loro sentimenti e i loro
comportamenti, di capire quali cose
possono dire a sé stessi per modulare la
propria esperienza emotiva.
Il Children's Coping Strategies
Checklist
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Il Children's Coping Strategies Checklist (CCSC) è uno strumento proposto
originariamente da Ayers, Sandler, West e Roosa nel 1996 con successive
revisioni nel 1999.
Ha lo scopo di rilevare le strategie di coping impiegate da bambini e ragazzi
tra i 9 e i 13 anni.
Nella sua prima forma il CCSC costituiva uno dei pochi strumenti di
misurazione del coping in età non adulta. Prima di allora nessuno si era
avventurato in un compito così complesso.
La particolare difficoltà di una check-list di questo tipo risiede soprattutto
nella sua forma self-report la cui caratteristica principale è di richiedere al
soggetto che risponde di riflettere su quanto proposto, decidere quanto
bene descrive sé stesso la frase riportata e infine rispondere su una scala Likert
a più passi, ciascuno indicante una certa frequenza o intensità del
fenomeno.
Nelle versioni originali in lingua inglese di Ayers et al. (1996; 1999) la check-list
si compone di 54 item su una scala Likert a quattro passi, da “mai” a “la
maggior parte delle volte”. Gli item descrivono 5 macro scale che si
suddividono in ulteriori 13 sottoscale.
Le scale del CCSC-R1-SF
 il
Problem focus
 il Reframing
 la Distrazione
 l'Evitamento
 la Ricerca del supporto sociale
IL CCSC-R1-SF
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il gruppo di ricerca autore del presente volume ha
realizzato un lavoro di somministrazione della CCSC a un
ampio gruppo di bambini allo scopo di ottenere una forma
ridotta della scala. A partire dall'adattamento realizzato da
Camisasca e collaboratori (2012) del CCSC-R1 la scala è
stata somministrata in un primo studio a 210 bambini e
ragazzi di cui 45% femmine di età compresa tra i 9 e i 20
anni (M = 13,39; DS = 4,17).
Scopo della ricerca era ridurre la numerosità della scala
attraverso alcuni passaggi: verificare la struttura fattoriale a
5 fattori già riscontrata su un ampio campione italiano dai
precedenti studi, eliminare gli item con un minor peso
descrittivo del fattore al fine di ottenere una scala più
snella. Una versione finale composta da 28 item e 5 fattori.
La ricerca
 CCSC-R1
forma ridotta (CCSC-R1-SF) è
stata utilizzata con 371 bambini e ragazzi
(52% femmine) di età compresa tra i 9 e i
14 anni (M = 10,51; DS = 1,30) di diverse
scuole primarie e secondarie di Roma e
provincia.
Esiti in relazione al genere:
 Le
femmine utilizzano più dei maschi la
ricerca di supporto sociale per affrontare
le situazioni difficili.
 I maschi utilizzano più delle femmine sia le
strategie di problem focus che quelle di
distrazione. Poche differenze, invece, si
rilevano per l'evitamento e per il positive
refraiming.
Istruzioni per un impiego a scuola del CCSC-R1-SF con
bambini e ragazzi tra i 9 e i 13 anni
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Per un impiego in ambito educativo è importante
distribuire a ciascun bambino della propria classe il
questionario spiegando loro lo scopo della rilevazione e
che si tratta di un processo anonimo il cui unico scopo è
di permettere loro di conoscersi e riflettere su come
gestiscono e affrontano gli eventi stressanti.
Per bambini molto piccoli è bene spiegare loro il
significato della parola stress facendo qualche esempio
pratico e ricordando che le fonti di stress in età
evolutiva possono essere molto diverse da quelle degli
adulti.
Procedura:
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La procedura più adatta in un contesto educativo e non di
ricerca è quella di sommare le risposte dei bambini
secondo il valore della risposta come riportato di seguito:
Mai = 1; Qualche volta = 2; Spesso = 3; Molto spesso = 4. Gli
item con i relativi valori vanno poi distinti sulla base delle
appartenenze a ciascuna categoria di coping, come
segue. – Sommare tutti i valori degli item che definisco il
Problem focus (item: 1, 5, 19, 25, 26). – Sommare tutti i valori
degli item che definiscono il Reframing positivo (item: 7, 12,
16, 18, 23). – Sommare tutti i valori degli item che
definiscono la Distrazione (item: 8, 14, 22, 24, 27, 28). –
Sommare tutti i valori degli item che definiscono
l'Evitamento (item: 2, 4, 9, 11, 13, 20). Sommare tutti i valori
degli item che definiscono la Ricerca del supporto sociale
(item: 3, 6, 10, 15, 17, 21).
Analisi:
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Al termine si possono effettuare più confronti.
Il primo è specifico per ogni bambino e permette di confrontare tra
le diverse strategie impiegate quali siano quelle più frequenti e
quelle meno. Questo livello di analisi può essere utile
all'insegnante, se il questionario non è anonimo, per riflettere sulle
caratteristiche socioemotive dell'alunno anche alla luce della sua
storia e delle sue performance scolastiche.
Un secondo livello di confronto riguarda, invece, i bambini tra di
loro all'interno di una stessa classe. In questo caso l'insegnante
dovrà calcolare la media generale della sua classe relativamente
alle 5 categorie di strategie di coping impiegate. Questo tipo di
confronto, particolarmente utile quando si mantiene l'anonimato
dei questionari, permette agli insegnanti di conoscere più in
generale la propria classe rilevando l'intensità del disagio nella
gestione delle emozioni e, più in generale, il clima emotivo della
propria classe.
GRAZIE
PER L’ATTENZIONE!
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Il coping.