Lavoro svolto da: Cappuccio Marta, Longoni Luca, Corti Veronica e Peverelli Giulia •La cultura è motore di sviluppo •Paesi emergenti in cultura Del 26 Agosto 2012 di Pierluigi Sacco •Cosa ti è successo Europa? Del 26 Agosto 2012 di Amartya Sen •L’economia salva la cultura Del 16 Agosto 2012 di Antonio Cognata •Lettera al premier: basta tagli alla cultura Del 10 luglio 2012 di Laura Di Pillo •Piccoli vandali, diventati artisti Del 16 Agosto 2012 di Roberto Galullo LA CULTURA È IL MOTORE DI SVILUPPO Cultura per lo sviluppo, come aveva scritto il Sole24Ore a febbraio; la scelta migliore per salvare l’Italia, non soltanto perché siamo il Belpaese con un patrimonio diffuso unico al mondo ma anche perché quel capitale e’ in grado di aiutare la ripresa PAESI EMERGENTI IN CULTURA Contrariamente a quanto si potrebbe pensare se si esplorasse il clima che si respira nel nostro Paese, nel contesto globale l’economia della cultura gode di ottima salute. Però l’impulso più deciso, però, non proviene dall’Europa o dal nord America ma proprio da quei paesi emergenti che con il passare del tempo si sono allontanati dai modelli scientifici e culturali dell’ Occidente. La prova eloquente la si è avuta con il congresso mondiale dell’Acei. L’ultimo congresso si è svolto a Kyoto e si pensava, che a causa della “lontananza” del Giappone, ci fosse una poca partecipazione. La risposta è stata più che eloquente, con una quantità e un livello di partecipanti mai visti in nessuna edizione precedente. COSA TI È SUCCESSO EUROPA? DALL’INTERVENTO DELL’ECONOMISTA INDIANO, INTERNATIONAL AMARTYA SEN TENUTOSI ALLA CONFERENZA DI LUCERNA DELLA BANK OF SETTLEMENT. Amartya Sen esordisce citando Jean-Paul Sartre che nel 1961 deplorava lo stato dell’Europa “fa acqua da tutte le parti” e aggiungeva “eravamo i soggetti della storia e adesso ne siamo gli oggetti”; eppure Sen, dice che nei cinquant’anni successivi alla devastante II guerra mondiale vi sono stati progressi straordinari, infatti, oltre alla ricostruzione c’e’ stato un ampliamento delle infrastrutture e delle industrie. Probabilmente Sartre si riferiva al ruolo dell’Europa nei secoli precedenti: gran parte della storia era scritta in questo continente e l’intero mondo era ammirato quanto intimorito. Il Movimento federalista europeo e’ nato dal desiderio di unita’ politica anche se non vi era alcuna ostilita’ nei confronti di un’integrazione economica e finanziaria. Cosa e’ andato storto in Europa negli anni scorsi? L’unificazione politica ha accumulato un notevole ritardo su quella finanziaria e i problemi causati da questa sequenza ci fanno capire la natura complessa e l’ampiezza dell’attuale crisi economica europea. Un punto particolarmente degno di nota in questo contesto storico che viene spesso trascurato e’ che i problemi causati dalla data all’integrazione e all’unione monetaria non hanno avuto il sostegno di una piu’ stretta unione politica e fiscale. Tutto questo ha generato un’ostilita’ sociale, la rabbia e la frustrazione di alcuni popoli, hanno generato tensioni e rafforzato quei politici estremisti che l’Europa, si era lasciata alle spalle. I problemi di bilancio esigono tagli ai servizi pubblici. L’analogia spesso invocata con i sacrifici dei tedeschi per riunificare le due Germanie e’ ingannevole; infatti il senso di unita’ nazionale, che ispirava quei sacrifici, oggi non esiste in Europa e quel notevole sforzo unitario inoltre, ricadeva soprattutto sulla ricca Germania dell’ovest mentre in Europa gli stessi sacrifici vengono richiesti ai paesi poveri come Grecia e Spagna. I fallimenti della politica economica si misurano con la disoccupazione e la poverta’. L’Europa ha avuto un’importanza straordinaria per il mondo che da essa ha imparato moltissimo. Sono indispensabili svariate riforme capaci di mettere in ordine la propria casa economicamente, politicamente e socialmente. L’ECONOMIA SALVA LA CULTURA La cultura contribuisce a sostenere l’economia, infatti gli investimenti in cultura sono il motore per lo sviluppo economico. Eppure le relazione tra economia e cultura non sono semplici. Parte delle difficoltà deriva dal fatto che la cultura è un concetto difficile da definire e più ancora da misurare. La cultura dunque ha un ruolo importante e partecipa a pieno titolo alla realizzazione del potenziale di una società, inclusi i suoi risultati economici. Nel grande e complesso mondo della cultura una parte importante riguarda la produzione di attività culturali. Nel nostro paese il sostegno a queste attività è stato assegnato all’intervento pubblico. Però da qualche anno è in corso il progetto di privatizzare tutti i nostri beni culturali. Una delle maggiori preoccupazione è che i privati gestiscano le attività con il solo obbiettivo del profitto senza comprendere il carattere collettivo dei beni culturali. La cultura ha dei costi che con le tasse dei cittadini sono difficili da finanziare ed è per questo che serve l’intervento dei privati per coprire tutti i costi dei beni culturali. Nel passato ci sono stati troppi eccessi di spesa pubblica e oggi a soffrirne sono la sanità, la scuola, l’università, i teatri, i musei e in generale tutte le istituzioni culturali. Quindi serve più cultura e maggiore cultura economica per rimettere in moto il paese e per gestire al meglio tutti i nostri beni culturali che sono una risorsa indispensabile. LETTERA AL PREMIER: BASTA TAGLI ALLA CULTURA Essa è una levata di scudi contro i tagli alla cultura previsti dalla spending review. Perché non si può mettere definitivamente al tappeto una risorsa del Paese, un patrimonio che invece va valorizzato: «L'Italia ha bisogno di una vera rinascita culturale». «I fondi e il personale dedicati alla tutela del territorio non vanno toccati anzi la tutelava valorizzata». Insomma i beni culturali hanno già dato: no ai tagli, scrivono i cento intellettuali a Monti e Napolitano, sì invece «aduna vera rinascita culturale». PICCOLI VANDALI, DIVENTATI ARTISTI A mezzogiorno del 14 agosto il comprensorio scolastico di San Luca è vuoto: la causa è l'abbandono scolastico. Negli ultimi due anni 38 coppie di genitori non hanno fornito nessuna motivazione sull'assenza dei figli che hanno marinato l'intero anno scolastico, probabilmente figli o nipoti di 'ndranghetisti. La preside dell'istituto di S. Luca, Domenica Cacciatore, quotidianamente impiega tra andata e ritorno circa 5 ore di auto per recarsi a scuola e si è dovuta impegnare un intero anno per chiamare a raccolta le forze sane della provincia, per ristrutturare parzialmente gli edifici del comprensorio. Spiega che è anche necessario risolvere il disadattamento scolastico e comportamentale di diversi alunni, che se non ripresi subito rischiano di sfociare nella devianza. Inoltre mentre ricorda che da settembre farà montare quattro telecamere a circuito chiuso in ogni aula per evitare i continui vandalismi, mostra le foto di quelli che una volta erano banchi e oggi sono diventati opere d'arte. «Quasi ogni giorno ne vola uno dalla finestra e così, da questo cimitero di pianali distrutti, abbiamo tratto tavole dipinte o comunque decorate». Anche questo aiuta a tenere lontano il realismo: «La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile».