ottobre 2012 COLLOQUIA SERIES L’ora delle streghe per l’economia statunitense GROWTH DEBATE TREND ECONOMY VIEWS RESEARCH MARKET Il Fiscal Cliff: implicazioni per gli investimenti Robert F. Wescott, Ph.D. Keybridge Research LLC Si rafforzano le preoccupazioni che accompagnano l’America nell’affrontare il fiscal cliff: la combinazione di tagli della spesa e aumenti delle imposte previsti da gennaio 2013 dovrebbe colpire il paese proprio quando, ancora una volta, si avvicina al tetto di indebitamento federale. Questo limite è già stato innalzato 11 volte dal 2001, ma ora molti politici sono riluttanti a continuare su questa strada senza un piano concreto per una futura riduzione del disavanzo. Sarebbero necessarie azioni per evitare la recessione, ma l’impasse del Congresso sta paralizzando il processo decisionale. In effetti la filosofia sulla gestione del deficit di repubblicani e democratici è quanto mai diversa. In questo scritto intendo analizzare le cause e le conseguenze del Fiscal Cliff sull’economia statunitense, concentrandomi sui possibili scenari politici per il 2013. Michael Temple Responsabile della Ricerca sul credito, U.S.A. Quando si affronta la questione del fiscal cliff, i timori principali per l‘economia sono rappresentati dal tetto dell‘indebitamento, dalla riduzione automatica delle spese, dalla scadenza dei tagli fiscali voluti da Bush e dalle spese obbligatorie. Ogni decisione su questi temi potrebbe avere implicazioni significative per i mercati. Noi riteniamo che un accordo politico su una riduzione della spesa pubblica si porrebbe a sostegno dei titoli di Stato statunitensi. Tuttavia, se l‘attuale spesa pubblica in disavanzo dovesse in qualche momento futuro, imbattersi in una maggiore e più rapida attività economica, i rendimenti dei Treasury e i prezzi potrebbero subire pressioni sostanziali, con possibili effetti anche il mercato delle obbligazioni societarie. In generale, dal punto di vista degli investitori, è importante ridurre l‘esposizione agli investimenti già interamente prezzati dal mercato. Nello scenario economico corrente, caratterizzato dall‘incertezza politica, la necessità di beneficiare di una gestione attiva è più forte che mai.<< Continua a pagina 06 1 Fatta salva ogni diversa indicazione, tutte le valutazioni e le opinioni espresse in questo documento sono quelle di Pioneer Investments e potrebbero essere modificate in qualunque momento in base al variare delle condizioni del mercato o del contesto di riferimento. Non vi è garanzia che i paesi, i mercati o i settori citati manifestino i rendimenti attesi. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, o il Prospetto disponibile sul sito internet www.pioneerinvestments.it, presso gli intermediari collocatori e gli uffici dei promotori finanziari autorizzati. COLLOQUIA SERIES │ Il Fiscal Cliff: implicazioni per gli investimenti ottobre 2012 I pericoli dello stallo politico Introduzione Ultimamente si sono evidenziati crescenti timori sul Fiscal Cliff che l’America deve affrontare, una manovra che combina tagli alla spesa e aumenti delle imposte per oltre 600 miliardi di dollari in programma per gennaio 2015. Alcuni analisti hanno iniziato a parlarne come di una “tripla ora delle streghe”, in quanto tagli e incrementi delle imposte coincideranno quasi perfettamente con l’imposizione di un nuovo tetto all’indebitamento federale. Tra le principali disposizioni che dovrebbero pesare di più all’inizio del 2013 (con l’indicazione del livello di consolidamento fiscale nell’anno solare 2013), ricordiamo: → Scadenza della riduzione del 2% dell’imposta per la previdenza sociale (circa 120 miliardi di dollari); Proiezioni del Congressional Budget Office sul disavanzo Disavanzo (-) o avanzo federale Le stime per il 2012 e il 2013 si basano sulla ipotesi base del CBO $400 $200 $0 -$200 miliardi In una recente relazione del Congressional Budget Office (CBO) si legge “... questo inasprimento fiscale porterà a condizioni economiche nel 2013 che saranno probabilmente considerate come una recessione...” e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha chiesto agli Stati Uniti di ripensare i propri piani fiscali e consentire una maggiore flessibilità. Nel frattempo l’industria aerospaziale e la difesa americana hanno lanciato un grido d’allarme, anzi in alcuni casi preannunciato, una significativa riduzione dell’organico in risposta a una potenziale drastica sforbiciata ai budget. E tra gli amministratori di molte società, in una vasta gamma di settori, il fiscal cliff viene ritenuto un nodo critico, che influenza le decisioni di investimento e le assunzioni. In tutto ciò, i politici mostrano scarsa volontà di occuparsi delle problematiche fiscali prima della tornata elettorale del 6 novembre da cui scaturirà la nuova compagine congressuale e presidenziale. disavanzo di 1.100 miliardi per l’esercizio 2012. Tuttavia, applicando l’attuale legislazione, come il CBO è tenuto a fare nei propri calcoli, il disavanzo dovrebbe ridursi drasticamente a 641 miliardi di dollari nell’esercizio 2013, a seguito della decadenza delle attuali agevolazioni fiscali e dei tagli automatici della spesa a decorrere proprio dall’inizio del 2013. Il contesto Il disavanzo di bilancio negli Stati Uniti è rimasto costantemente sopra la soglia di 1.000 miliardi di dollari dalla recessione del 2008-2009 e le ultime proiezioni del CBO indicano un -$400 2000-01 surplus -$600 -$800 -$1.000 -$1.200 -$1.400 -$1.600 2000 2003 2006 2009 2011 2013 Fonte: CBO, marzo 2012 Robert F. Wescott Robert F. Wescott è fondatore e presidente di Keybridge Research LLC, società di analisi economica basata a Washington, DC, che ha offerto servizi ai governi del G7, a principali istituzioni finanziarie e ad aziende posizionate nella classifica Fortune 500 fin dal 2001. Wescott si occupa di analisi macroeconomiche globali, rischi finanziari e politica economica. Fornisce consulenza sull’asset allocation globale a società finanziarie riconosciute sul panorama internazionale. Wescott viene anche consultato in qualità di esperto dalle commissioni del Congresso degli Stati Uniti in materia di politica economica, finanziaria e sull’energia. Dal 1999 fino al 2001, Wescott è stato assistente speciale del Presidente degli Stati Uniti per la politica economica. 2 Fatta salva ogni diversa indicazione, tutte le valutazioni e le opinioni espresse in questo documento sono quelle di Pioneer Investments e potrebbero essere modificate in qualunque momento in base al variare delle condizioni del mercato o del contesto di riferimento. Non vi è garanzia che i paesi, i mercati o i settori citati manifestino i rendimenti attesi. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, o il Prospetto disponibile sul sito internet www.pioneerinvestments.it, presso gli intermediari collocatori e gli uffici dei promotori finanziari autorizzati. COLLOQUIA SERIES │ Il Fiscal Cliff: implicazioni per gli investimenti ottobre 2012 Consolidamento fiscale programmato per il 2013: 660 miliardi di dollari (4.1% del PIL) Consolidamento fiscale programmato per l’anno solare 20131 Aumento dell’imposizione fiscale / Tagli alle spese Data di scadenza Importo del consolidamento ($ mld) Political Prospects of Consolidation 31/12/2012 $120 Probabile scadenza Aumento dell’imposizione Payroll tax holiday Benefit di emergenza per la diosoccupazione 2001/03/10 riduzione tasse* & AMT patch** Altre agevolazioni fiscali in scadenza2 02/01/2013 $44 Dipende dall’economia *31/12/2012 ** 31/12/2011 $309 Dipende dai risultati elettorali Varie date $105 Dipende dai risultati elettorali Tagli alle spese “Doc fixes“ 31/12/2012 $22 Improbabile scadenza Tagli automatici della spesa – per la Difesa n.d. $45 Possibile riduzione parziale Tagli automatici della spesa – Altro (non per la Difesa) n.d. $45 Dipende dai risultati elettorali Riduzione truppe in Afghanistan n.d. -$30 Probabile riduzione - $660 (4.1% del PIL) - Consolidamento fiscale programmato Stime CBO e CRFB aggiustate per rappresentare l’intero anno fiscale. 2 Comprende circa 80 diversi tipi di agevolazioni fiscali. Fonti: CBO Budget Update, Committee for a Responsible Federal Budget, Analysis of CBO‘s Budget & Projectors. Gennaio 2012. 1 → Scadenza dei tagli fiscali del 2001/2003/2010 promossi da Bush/Obama e dell’imposta minima alternativa (circa 309 miliardi di dollari); → Fine dei benefit di emergenza per la disoccupazione (circa 44 miliardi di dollari); → Tagli alla spesa per la difesa che rientrano nella riduzione automatica delle spese varata a fine 2011 per 1.200 miliardi di dollari (circa 45 miliardi di dollari). → Tagli alla spesa, esclusa la difesa, che rientrano nella riduzione automatica delle spese varata a fine 2011 per 1.200 miliardi di dollari (circa 45 miliardi di dollari). Nel frattempo il livello del debito lordo nazionale ha raggiunto quota 16.000 miliardi di dollari nella prima settimana di settembre, avvicinandosi nuovamente al tetto del debito, ad oggi fissato a 16.400 miliardi di dollari. Sebbene sia difficile stabilire una scadenza precisa, il segretario del Dipartimento del Tesoro Geithner stima che il paese toccherà tale limite nel primo trimestre del 2013, se il Congresso non deciderà di aumentarlo. Questo tetto del debito è già stato innalzato 11 volte dal 2001, ma ora molti politici sono riluttanti a continuare su questa strada senza un piano concreto per una futura riduzione del disavanzo. Sfortunatamente l’impasse politica ha sinora impedito di attuare un tale piano e gli Stati Uniti si trovano prigionieri tra un muro fiscale e un tetto del debito. Come hanno fatto gli Stati Uniti a trovarsi in una simile situazione? Il paese si trova ad affrontare il “fiscal cliff ” (letteralmente “precipizio fiscale”) a causa dello stallo del Congresso. 3 La filosofia sulla gestione del deficit di repubblicani e democratici è, infatti, molto diversa. La maggior parte dei repubblicani rifiutano ogni aumento delle imposte ma sostengono che la riduzione del disavanzo debba essere il frutto di tagli della spesa; mentre i democratici premono per un innalzamento delle aliquote fiscali per colmare almeno un quarto del deficit. Con la Camera dei Rappresentanti controllata dai repubblicani e il Senato nelle mani dei democratici per una manciata di voti, nessun partito è stato in grado di far approvare le proprie misure fiscali e di spesa. Ciascun partito gode, tuttavia, del potere di bloccare l’affermazione delle proposte dell’altro. “I politici non sono stati capaci di accordarsi sui principali aspetti della politica fiscale, limitandosi a varare misure fiscali e di budget temporanee per arrivare fino alle elezioni di novembre” I politici non sono stati capaci di accordarsi sui principali aspetti della politica fiscale, limitandosi a varare misure fiscali e di budget temporanee per arrivare fino alle elezioni di novembre, da cui ciascun partito spera di uscire rafforzato. Gran parte di questa inattività è dovuta a una certa spettacolarizzazione della politica. Ad esempio, tutti concordano sull’esigenza di prorogare i tagli fiscali voluti da Bush per le famiglie con redditi inferiori a 250.000 dollari, mentre l’oggetto del contendere si concentra su chi guadagna di più. I repubblicani si sono opposti all’ultima proposta di Obama di una proroga limitata, riluttanti a concedere una vittoria agli avversari su questo fronte. Fatta salva ogni diversa indicazione, tutte le valutazioni e le opinioni espresse in questo documento sono quelle di Pioneer Investments e potrebbero essere modificate in qualunque momento in base al variare delle condizioni del mercato o del contesto di riferimento. Non vi è garanzia che i paesi, i mercati o i settori citati manifestino i rendimenti attesi. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, o il Prospetto disponibile sul sito internet www.pioneerinvestments.it, presso gli intermediari collocatori e gli uffici dei promotori finanziari autorizzati. COLLOQUIA SERIES │ Il Fiscal Cliff: implicazioni per gli investimenti Lo stallo politico ha anche contribuito ai tagli drastici previsti nel piano di riduzione automatica delle spese. Questi tagli sono particolarmente dannosi per loro stessa natura. Sono stati pensati come una “pillola avvelenata”,per rappresentare l’opzione meno appetibile ai tagli, cosicché i partiti siano costretti a creare un piano alternativo. Tuttavia, vista l’impossibilità di raggiungere un compromesso, sembra che questa pillola avvelenata dovrà davvero essere inghiottita. Gli intrighi politici stanno raggiungendo i livelli più alti man mano che si avvicinano le elezioni di novembre. Quali sono i potenziali effetti economici? Un consolidamento fiscale della portata prevista, pari a circa 600 miliardi di dollari nell’anno solare 2013, ossia attorno al 4% del PIL, avrebbe un effetto fortemente recessivo e potrebbe avere molteplici effetti negativi anche sui redditi e sull’occupazione. A inizio giugno, il Fondo Monetario Internazionale ha sottolineato che il consolidamento fiscale programmato potrebbe ridurre la crescita del PIL statunitense ben al di sotto dell’1% nel 2013, provocando un significativo effetto domino globale. Le nuove previsioni di agosto 2012 del CBO, riferite al 2013, sono ancora meno rosee, con una proiezione di una contrazione del PIL reale dello 0,3% nel 2013 (contro la stima precedente attestata su una crescita dell’1%), un dato questo evidentemente recessivo, mentre il tasso di disoccupazione potrebbe balzare attorno al 9% nel secondo semestre del 2013 qualora gli elementi principali del fiscal cliff non fossero modificati. Altre istituzioni, come ad esempio il Comitato per un Bilancio Federale Responsabile, hanno stimato che il fiscal cliff potrebbe portare ad un calo del PIL reale pari al 3,9% e al 1,9% rispettivamente nei primi due trimestri del 2013 qualora non venissero promosse azioni correttive. “L’obiettivo dovrebbe essere quello di implementare misure fiscali in grado di creare fiducia e di ridurre gradualmente il deficit nei prossimi anni”. Le raccomandazioni degli economisti sono tutte abbastanza in linea e invitano a un consolidamento più moderato, bilanciato e di medio termine che risolva le questioni di fondo, come la riforma fiscale e dei diritti acquisiti. L’obiettivo dovrebbe essere quello di implementare misure fiscali in grado di creare fiducia e di ridurre gradualmente il deficit nei prossimi anni. Un consolidamento improvviso, estremo e scarsamente pianificato rappresenta chiaramente una via pericolosa da seguire. 4 ottobre 2012 Cosa accadrà probabilmente nei prossimi tre mesi? Si prevede che nelle prossime settimane ciascun partito resti alquanto passivo sul tema del fiscal cliff, accusando al contempo i rivali di inattività. Dietro le quinte, tuttavia, alcuni repubblicani e democratici al Senato hanno già iniziato a negoziare un potenziale accordo sulla fiscalità e sulle spese da sottoscrivere nella sessione ridotta, di 4 o 5 settimane, che seguirà le elezioni del 6 novembre e l’effettivo insediamento presidenziale.. Nel gruppo troviamo i senatori Tom Coburn (repubblicano-Oklahoma), Chris Coons (democratico-Delaware), Robert Corker (repubblicanoTennessee) e Richard Durbin (democratico-Illinois), probabilmente insieme a un’altra dozzina di membri. L’obiettivo è di predisporre un pacchetto che possa essere approvato rapidamente per evitare una decisa contrazione fiscale. Ovviamente la Camera, guidata dai repubblicani, dovrebbe concedere la propria approvazione e su questo punto non vi sono garanzie. Eppure, considerato il pericolo del fiscal cliff, , esiste una probabilità del 75% che le seguenti misure siano approvate nel periodo di interregno: → Consentire la scadenza a fine 2012 della riduzione del 2% dell’imposta per la previdenza sociale , → Prorogare per un anno i tagli fiscali promossi da Bush per tutte le fasce di reddito (in questo stesso periodo un comitato del Congresso verrebbe incaricato di avviare una completa revisione della legislazione fiscale), → Cancellare il grosso dei tagli automatici alla spesa per la difesa e, pur se in misura molto minore, dei tagli che interessano gli altri capitoli di spesa. Il risultato finale potrebbe essere un consolidamento fiscale nel 2013 compreso tra l’1,25% e l’175% del PIL, non del 4% attualmente in gioco. La crescita del PIL nel 2013 sarebbe modestamente ridotta in questo caso, ma continuerebbe permettendo agevolmente di evitare una recessione. “La probabilità che il fiscal cliff inneschi una fase recessiva è solo attorno al 5% per gennaio 2013, in assenza di una risposta politica”. Un’eccezione a questo scenario abbastanza cupo si avrebbe se le elezioni si concludessero con un risultato univoco, nettamente a favore di un partito, come se i repubblicani si aggiudicassero la Casa Bianca, il Senato e la Camera, oppure come se il Presidente Obama fosse rieletto con una solida maggioranza e molti dei repubblicani alla Camera fossero sconfitti. In entrambi questi casi estremi, il partito trionfatore alle elezioni del 6 novembre potrebbe decidere di non Fatta salva ogni diversa indicazione, tutte le valutazioni e le opinioni espresse in questo documento sono quelle di Pioneer Investments e potrebbero essere modificate in qualunque momento in base al variare delle condizioni del mercato o del contesto di riferimento. Non vi è garanzia che i paesi, i mercati o i settori citati manifestino i rendimenti attesi. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, o il Prospetto disponibile sul sito internet www.pioneerinvestments.it, presso gli intermediari collocatori e gli uffici dei promotori finanziari autorizzati. COLLOQUIA SERIES │ Il Fiscal Cliff: implicazioni per gli investimenti accettare compromessi e accordi con l’altra parte, attendendo fino a gennaio per poter imporre pienamente la propria volontà. Le probabilità di un simile esito sono attorno al 25%. Ma anche in questo caso il Congresso potrebbe varare una proroga da 30 o 60 giorni dei tagli fiscali o ritardare l’entrata in vigore delle riduzioni automatiche della spesa. Quando anche non lo facesse, il fiscal cliff potrebbe non turbare i mercati finanziari se il partito vittorioso dichiarasse apertamente che il suo primo atto ufficiale, in gennaio, sarà di approvare i tagli fiscali o cancellare i tagli alla spesa per la difesa. Le tabelle delle ritenute fiscali resterebbero artificialmente elevate per il primo mese dell’anno o poco oltre, ma sarebbero cambiate entro febbraio. Nel complesso la probabilità che il fiscal cliff inneschi una fase recessiva è solo attorno al 5% per gennaio 2013, in assenza di una risposta politica e con significativi aumenti delle imposte e tagli decisi della spesa per la difesa destinati a permanere a lungo. Cosa potrebbe accadere con il consolidamento fiscale nel 2013? Gli scenari più probabili dopo l’insediamento del nuovo Congresso e del Presidente nel gennaio 2013 sono sostanzialmente tre. Rielezione di Obama e (parziale) sconfitta del Tea Party (probabilità del 30%) Laddove il Presidente Obama fosse rieletto, i democratici tenessero il Senato e un buon numero di repubblicani del Tea Party non fosse riconfermato alla Camera, il portavoce della Camera Boehner si sentirebbe probabilmente meno vincolato dai membri della propria fazione, tra cui il Presidente della commissione bilancio Paul Ryan ed Eric Cantor, leader della maggioranza. In questo scenario sarebbe ragionevole prevedere che Obama e Boehner rivedano il pacchetto di riduzione del disavanzo da 4.000 miliardi di dollari su cui avevano quasi trovato un accordo alla fine di luglio 2011, prima che Ryan e Cantor, più conservatori, lo bocciassero perché troppo incentrato sugli aumenti delle imposte (che ammontano a circa un quarto dell’intero pacchetto). Obama a malincuore accetterebbe alcune riforme fondamentali nei programmi sui diritti acquisiti e i repubblicani, di controvoglia, accetterebbero un modesto incremento della pressione fiscale sulle fasce a più alto reddito. I tagli alla spesa e l’aumento delle imposte sarebbero concentrati, con un consolidamento fiscale relativamente ridotto nel 2013 e uno più significativo a partire dall’anno successivo, dopo una evidente ripresa economica. Il consolidamento fiscale potrebbe essere legato comunque ad alcune specifiche condizioni. Ad esempio alcuni tagli della spesa o incrementi delle imposte potrebbero essere sospesi fintantoché il tasso di disoccupazione non sia sceso sotto il 7%. 5 ottobre 2012 Vittoria di Romney e Ryan per i Repubblicani (probabilità del 40%) Se Romney fosse eletto presidente e i Repubblicani conquistassero il Senato, mantenendo la Camera, il Paese avrebbe scelto un’evidente svolta a destra. In questo caso, è probabile che sia implementato un draconiano “budget alla Ryan”, con una riduzione marcata della spesa per i diritti acquisiti e, forse, anche per la difesa. Ci sarebbero inoltre ulteriori tagli alle imposte, quasi certamente nell’ambito di una piano di riforma fiscale di ampia portata che appunto ridurrebbe il carico fiscale e consentirebbe minori deduzioni e detrazioni. Anche in questo caso, tuttavia, è probabile che i tagli siano simbolici nel 2013 e più pesanti a partire dal 2014. Non è però ancora chiaro quali effetti recessivi possa avere una simile politica fiscale in quanto i repubblicani hanno dichiarato di voler promuovere una decisa riduzione delle imposte unitamente ai tagli della spesa. Status quo (probabilità del 30%) In questo scenario Obama sarebbe rieletto con un margine risicato, il Senato resterebbe sotto il controllo dei democratici e la Camera sotto quello dei repubblicani, con gli esponenti del Tea Party in posizione invariata. Se così fosse, è possibile che il Tea Party assuma un atteggiamento più estremo, attribuendo la mancata vittoria alle presidenziali alla scelta di un candidato non sufficientemente conservatore. Ciò provocherebbe il consolidamento fiscale più lieve nel breve periodo e il minor fiscal cliff nel 2013, ma probabilmente l’esito peggiore in termini di progresso a lungo termine sulla strada della riduzione del deficit. Lo stallo continuerebbe, così come i battibecchi tra i partiti e l’incapacità di raggiungere un compromesso sulle politiche fiscali e di spesa. Possiamo prevedere che in questo quadro i membri del Tea Party facciano pressione sui Repubblicani per opporsi a qualsiasi aumento del tetto del debito, minacciando di far cadere il governo e così via. Conclusioni Il fiscal cliff è reale, ma potrebbe essere in larga misura evitato sfruttando la sessione pro-tempore del Congresso dopo le elezioni di novembre quando il Congresso si troverà ad un passo dall’abisso e potrebbe varare una proroga di un anno dei tagli fiscali implementati da Bush e cancellare gran parte dei tagli automatici della spesa per la difesa. Una politica fiscale ragionevole e un budget sostenibile sul medio periodo richiedono la collaborazione degli esponenti di entrambi i partiti. Un risultato elettorale che mantenesse lo status quo, con poche modifiche nella compagine del Congresso, potrebbe portare a un esito politico che comporterebbe scarsi progressi per la riduzione del disavanzo nel medio termine. Fatta salva ogni diversa indicazione, tutte le valutazioni e le opinioni espresse in questo documento sono quelle di Pioneer Investments e potrebbero essere modificate in qualunque momento in base al variare delle condizioni del mercato o del contesto di riferimento. Non vi è garanzia che i paesi, i mercati o i settori citati manifestino i rendimenti attesi. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, o il Prospetto disponibile sul sito internet www.pioneerinvestments.it, presso gli intermediari collocatori e gli uffici dei promotori finanziari autorizzati. COLLOQUIA SERIES │ Il Fiscal Cliff: implicazioni per gli investimenti ottobre 2012 Il fiscal cliff: l’economia continua a reggere nonostante qualche pressione sui titoli di Stato Intervista a Michael Temple Le elezioni si avvicinano e il dibattito fiscale inizierà subito dopo. A suo parere quali sono i rischi concreti di un fiscal cliff per l’economia statunitense? Vi sono diverse componenti da considerare: in primo luogo il tetto del debito. Sembra che sia stato raggiunto un accordo, quanto meno tra i senatori e i rappresentanti di spicco al Congresso, sul fatto che la soluzione della questione debba essere rimandata a dopo le elezioni. La Fed e il Dipartimento del Tesoro hanno dichiarato di non avere intenzione di occuparsi del problema almeno fino al primo trimestre del 2013. A fronte di questa posizione, il dibattito fiscale sarà demandato ai senatori e rappresentanti neoeletti, mentre ai politici in uscita sarà risparmiata la necessità di discuterne e di assumere posizioni estreme laddove intendessero ricandidarsi. Un altro punto da considerare è quello relativo alla riduzione automatica delle spese, per il quale non è mai stato concretizzato un accordo. I tagli si applicherannoindiscriminatamente in diversi ambiti del budget per un importo di circa mille miliardi di dollari su dieci anni, che equivale ad una cifra piuttosto ridotta su base annuale. I tagli interesseranno in particolare la difesa e, in subordine, le spese discrezionali. Ambedue i partiti sono ansiosi di esprimersi su questa materia, poiché entrambi scontenti degli effetti della manovra sui propri specifici interessi. I tagli automatici peseranno sul PIL ma, a nostro parere, non dovrebbero costituire la fonte principale delle preoccupazioni per il mercato. Un impatto potenzialmente più significativo potrebbe arrivare con la scadenza dei tagli fiscali promossi dall’amministrazione Bush. Questo porterebbe ad aliquote fiscali più elevate, con ripercussioni su tutte le voci di reddito, soprattutto dividendi e plusvalenze di capitale. Crediamo che ciò si rifletterà in maniera evidente sui mercati finanziari, in primis quelli azionari, in quanto gli investitori hanno riallocato quote consistenti delle proprie partecipazioni azionarie in titoli di società a grande capitalizzazione, capaci di generare reddito. In sostanza, pensiamo che l’incremento delle imposte sul capital gain colpiranno tutti coloro che sono interessati all’acquisto di attività rischiose. Prevediamo la possibilità che si realizzino vendite significative a seguito della reintroduzione del regime fiscale precedente ai tagli introdotti da Bush e questo è, a nostro avviso, il rischio principale per i mercati finanziari. Quale pensa che sia l’esito più auspicabile di questa tornata elettorale? Crediamo che la vittoria dei repubblicani, la possibilità di un atteggiamento più attento alle esigenze delle imprese e un regime fiscale più favorevole agli investitori rappresentino l’esito migliore. Le posizioni dei due partiti in materia di politica fiscale, principalmente sui tagli delle tasse, sono ormai chiaramente definite. Il Presidente in carica vorrebbe che i tagli fiscali si applicassero solo a coloro che guadagnano meno di 250.000 dollari l’anno. Sfortunatamente, una simile ipotesi influenzerebbe negativamente la struttura delle fasce di reddito da cui dipende in larga misura la crescita della spesa al consumo e degli investimenti. In caso di una vittoria di Romney, pur a fronte di una ulteriore contrazione della spesa pubblica che inficerebbe il PIL nel breve periodo, si creerebbe un quadro fiscale più favorevole e la possibilità di un regime di spesa incoraggiante Michael Temple Michael Temple è Senior Vice President di Pioneer Investment Management, Inc., la divisione di investimento statunitense di Pioneer Investments, ed è anche Direttore della Ricerca sul Credito negli Stati Uniti, con responsabilità di sull’intero dipartimento di ricerca sulle obbligazioni americane. E’ stato il gestore di portafoglio per la strategia istituzionale “Credit Opportunity” dal 2008 ed è anche un gestore del fondo Pioneer Absolute Return Credit. Prima di entrare in Pioneer Investments nel 2002, è stato gestore di portafoglio in Boston Partners Asset Management, dove ha contribuito alla gestione 1,5 miliardi di dollari in gestione in strategie istituzionali. 6 Fatta salva ogni diversa indicazione, tutte le valutazioni e le opinioni espresse in questo documento sono quelle di Pioneer Investments e potrebbero essere modificate in qualunque momento in base al variare delle condizioni del mercato o del contesto di riferimento. Non vi è garanzia che i paesi, i mercati o i settori citati manifestino i rendimenti attesi. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, o il Prospetto disponibile sul sito internet www.pioneerinvestments.it, presso gli intermediari collocatori e gli uffici dei promotori finanziari autorizzati. COLLOQUIA SERIES │ Il Fiscal Cliff: implicazioni per gli investimenti a sostegno dei mercati azionari. Questo sarebbe ancora più vero se la vittoria di Romney portasse ad una superiorità assoluta del partito repubblicano con la maggioranza alla Camera e al Senato. Purtroppo i più recenti sondaggi suggeriscono il mantenimento dello status quo e questo potrebbe essere percepito come un segnale abbastanza negativo da parte dei mercati dei capitali. I mercati sono ora convinti che i tagli fiscali voluti da Bush saranno in gran parte riconfermati, con la prospettiva di una rinegoziazione favorevole, spostando ancora una volta la soluzione del problema del disavanzo a un momento futuro. In questo caso il contributo alla crescita del PIL sarebbe negativo ma tra il -1% e il -1,5%; ben lontano dal -4%, un dato potenzialmente recessivo, che si potrebbe registrare in caso di un completo fiscal cliff ”. Quindi i mercati si attendono un esito piuttosto favorevole, ma se così non fosse, dobbiamo attenderci un’ondata di vendite di titoli azionari e un marcato rally dei titoli di Stato. I partiti politici si sono occupati della questione delle spese obbligatorie nella rispettiva campagna? Le spese obbligatorie per i programmi basati su spettanze e diritti acquisiti, come i pagamenti dei sussidi di disoccupazione, per la previdenza sociale, le pensioni e i piani sanitari Medicare e Medicaid costituiscono il principale capitolo della spesa pubblica. A queste voci si deve altresì la crescita esplosiva dei rispettivi budget per il futuro in risposta all’invecchiamento della popolazione. Il candidato repubblicano alla vicepresidenza, Paul Ryan, ha sviluppato un piano per gestire i problemi di budget legati ai “diritti acquisiti”. Il sistema sanitario attuale e futuro è il nodo di tutte le problematiche di budget e Ryan si propone di risolverlo adottando alcuni regimi alternativi fondati su una sorta di “privatizzazione” da realizzare mediante voucher, tagli e mean test a carattere selettivo. Paul Ryan è l’ideatore della politica fiscale del partito repubblicano, quindi possiamo affermare che vi sia, quanto meno da parte loro, la volontà di affrontare questa sfida. Quello che propongono i democratici, di contro, è sostanzialmente di ripartire i costi assicurativi nella maniera più ampia possibile per ridurre l’onere assicurativo complessivo e queste disposizioni scaturiscono direttamente dalla riforma del sistema sanitario (Obamacare). Riteniamo che questa proposta non possa avere un gran successo, perché non modifica gli incentivi insiti nel sistema sanitario. 7 ottobre 2012 Ritiene che vi sia un potenziale di rialzo per i rendimenti dei titoli statunitensi a 10 anni se dovesse venir meno il fascino del “porto sicuro”? La crescita economica negli Stati Uniti è sotto la media, da un punto di vista storico, ma un semplice calcolo matematico applicato alle obbligazioni suggerisce che i rendimenti decennali dovrebbero attestarsi attorno al 4%, con un’inflazione e una crescita del PIL all’incirca sul 2%. Quindi, in circostanze normali, il rendimento dei Treasury a dieci anni dovrebbe aumentare considerevolmente. Tuttavia, l’incertezza, i tassi a breve termine prossimi allo zero, il programma di acquisto di obbligazioni di ampia portata promosso dalla Fed e la fuga dei capitali dall’Europa concorrono a mantenere bassi i rendimenti. Riteniamo che un accordo politico su una riduzione della spesa pubblica dovrebbe supportare i titoli di Stato nel lungo termine per ragioni maggiormente basate sui fondamentali, mostrando al mondo che il disavanzo di bilancio statunitense non è destinato a crescere fuori controllo. D’altro canto, se l’attuale spesa pubblica in disavanzo dovesse, in qualche momento futuro, intersecarsi con una maggiore e più rapida attività economica, innescando preoccupazioni riguardo all’inflazione, i rendimenti dei Treasury e i prezzi potrebbero subire pressioni sostanziali. Lo scenario più probabile per i titoli di Stato americani nei prossimi 12 – 18 mesi è di avere, come nel 2011, un andamento altalenante, condizionato da periodi di stallo politico che indisporranno gli investitori, a cui seguiranno negoziati complessi, soluzioni di compromesso, timori per un’attività economica sotto la media e ancora timori sull’inflazione. Ritiene che vi siano pericoli che un’ondata di vendite dei titoli di Stato possa spingere al ribasso anche il mercato delle obbligazioni societarie? Penso proprio di sì. Con gli spread a livelli così bassi, soprattutto nel segmento del credito investment grade, se si registrasse un deciso incremento dei rendimenti a dieci anni, in presenza di una modesta compressione degli spread sulle obbligazioni societarie con il miglioramento dell’economia, l’aumento dei rendimenti dei Treasury americani potrebbe annullare questo movimento positivo sugli spread. Il segmento high-yield potrebbe, invece, essere relativamente più protetto grazie alla sua duration più contenuta. Pur con questa premessa attualmente vi sono obbligazioni high-yield con rating BB emesse conrendimenti e spread davvero bassi. Per minimizzare il rischio proveniente di un’ondata di Fatta salva ogni diversa indicazione, tutte le valutazioni e le opinioni espresse in questo documento sono quelle di Pioneer Investments e potrebbero essere modificate in qualunque momento in base al variare delle condizioni del mercato o del contesto di riferimento. Non vi è garanzia che i paesi, i mercati o i settori citati manifestino i rendimenti attesi. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, o il Prospetto disponibile sul sito internet www.pioneerinvestments.it, presso gli intermediari collocatori e gli uffici dei promotori finanziari autorizzati. COLLOQUIA SERIES │ Il Fiscal Cliff: implicazioni per gli investimenti vendita dei Treasury è necessario spostare l’attenzione sulla parte più breve della curva dei rendimenti dove ancora c’è spazio per una compressione degli spread, anche se partendo da livelli piuttosto bassi. Rendimenti sui titoli di Stato a 10 anni e crescita del PIL 15 % 10 5 0 -5 1962 1969 1976 1983 1990 1997 2004 2011 Crescita del PIL USA nominale anno su anno Rendimento di un generico titolo di Stato amernicano a 10 anni Quali sono, a suo parere, le prospettive per il dollaro americano? Supponendo che tutte le variabili si allineino correttamente sul fronte politico, ritengo che si potranno evidenziare segnali di una tendenza positiva a lungo termine per il dollaro americano, per una serie di motivi. Innanzitutto, il sistema manifatturiero statunitense è molto più competitivo e questa modifica strutturale ha rafforzato il vantaggio complessivo dell’economia americana sulla concorrenza. Alla base di questo cambiamento troviamo un costo contenuto dell’energia. Quest’ultima è sostanzialmente meno cara negli Stati Uniti rispetto al resto del mondo, soprattutto rispetto ai paesi sviluppati (Europa e Giappone). La nostra infrastruttura energetica nel suo complesso e le scoperte di nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale offrono agli stati uniti un vantaggio concorrenziale su tutti gli altri Paesi e, soprattutto, sull’Asia (verso cui sono state esternalizzate molteplici attività manifatturiere negli ultimi due decenni). Conseguentemente, il dollaro statunitense, a fronte del miglioramento dello scenario economico nazionale e del cambiamento descritto in precedenza, potrebbe iniziare a terreno rafforzarsi su base secolare, rispetto alle altre valute del mondo sviluppato. La Fed dovrebbe iniziare una normalizzazione della politica monetaria quando lo riterrà opportuno? Non credo che la Fed rimarrà necessariamente legata all’attuale politica estremamente accomodante, nonostante 8 ottobre 2012 abbia finora legato i cambiamenti della propria politica ai dati di disoccupazione e inflazione. La disoccupazione potrebbe iniziare a calare molto più rapidamente a seguito di una possibile svolta drastica del mercato immobiliare già dal prossimo anno. In effetti proprio il mercato immobiliare, pur rappresentando una percentuale ridotta del PIL complessivo, è di gran lunga uno dei principali datori di lavoro. In aggiunta, le aziende che gravitano attorno al comparto immobiliare potrebbero assumere migliaia di disoccupati. Molti osservatori economici suggeriscono che nel 2013 potrebbero essere realizzati tra 1,2 e 1,5 milioni di nuove unità residenziali, quindi si potrebbe assistere alla creazione di un numero considerevole di posti di lavoro con il risveglio dell’attività edilizia Se queste ipotesi dovessero verificarsi le pressioni per una normalizzazione della politica della Fed potrebbero presentarsi già a partire dal prossimo anno. In una simile congiuntura cosa dovrebbero fare gli investitori? Naturalmente innanzitutto devono fare i conti con la propria propensione al rischio e con il proprio orizzonte temporale. La volatilità è probabilmente destinata a perdurare a fronte dell’incertezza a livello politico e che scaturisce da tutti gli altri fattori e dalle forze che ho elencato. Pertanto, per chi avesse un orizzonte temporale breve è importante ridurre l’esposizione agli investimenti già interamente prezzati. Di contro, se nel prossimo paio di anni il mondo si normalizzasse, il rischio maggiore è che con tassi di interesse in crescita vengano messe sotto pressione le emissioni obbligazionarie di elevata qualità. In questa eventualità, i portafoglio concentrati su Treasury e mutui ipotecari si troveranno in difficoltà. Al contrario, saranno le attività più rischiose e i titoli azionari a subire maggiori pressioni, se le difficoltà economiche mondiali dovessero perdurare. In sostanza, gli investitori dovrebbero cercare di evitare questi due scenari estremi. Per questo abbiamo creato strategie che ci aiutano a gestire la volatilità. Nel segmento obbligazionario abbiamo la capacità di gestire il rischio al ribasso operando sia sulla duration che sugli spread creditizi. Nell’attuale contesto economico è sempre più forte l’esigenza di beneficiare di una gestione attiva: le strategie di investimento passive e le obbligazioni di alta qualità non sembrano più una valida alternativa. Fatta salva ogni diversa indicazione, tutte le valutazioni e le opinioni espresse in questo documento sono quelle di Pioneer Investments e potrebbero essere modificate in qualunque momento in base al variare delle condizioni del mercato o del contesto di riferimento. Non vi è garanzia che i paesi, i mercati o i settori citati manifestino i rendimenti attesi. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione, o il Prospetto disponibile sul sito internet www.pioneerinvestments.it, presso gli intermediari collocatori e gli uffici dei promotori finanziari autorizzati.