“VEDERE È GIÀ PENSARE””
FORME E COGNIZIONE
Laura Catastini
Centro Ricerca e Formazione
Università Roma “Tor Vergata”
12-01-2011
• La strutturazione degli stimoli percettivi è stata
studiata in maniera approfondita per quello che
riguarda la visione. L’ambiente che ci circonda è
formato da oggetti distinti dotati di forma propria
ed è naturale pensare che la visione consista nel
tenere gli occhi aperti e lasciare che queste
forme imprimano la loro traccia nella corteccia
visiva. In altre parole, si potrebbe ingenuamente
pensare che è la struttura dell’ambiente a
replicarsi fedelmente negli elementi della
percezione, ma non è proprio così: la “cosa”
percepita non è la copia del corrispettivo nella
realtà fisica. Osserviamo ad esempio la
situazione seguente:
• Il triangolo bianco che appare in maniera molto nitida
a coprire parzialmente i tre dischi neri e un altro
triangolo a bordi neri in realtà non esiste.
• Vediamo questo altro caso:
Percezione o pensiero?
• Paradosso percettivo: questo è un modello in cui il
vertice tra le due pareti ed il tetto in realtà è un vertice
interno, come si può intuire osservando il prato alla
base.
LA TEORIA DELLA GESTALT
• Per i teorici della Gestalt, l’attività percettiva è un
processo attivo, dinamico, non volontario, che dà luogo
a organizzazione e interpretazione
• il sistema nervoso è predisposto ad accorpare,
mediante meccanismi innati, gli elementi sensoriali
sulla base di alcune regole o principi
dell’organizzazione percettiva.
Wertheimer (1923) e i colleghi gestaltisti hanno
individuato le regole di organizzazione della
percezione. Eccone alcune: vicinanza,
somiglianza, chiusura, continuità di
direzione, destino comune, buona forma
(esperienza passata).
La vicinanza
• Noi tendiamo a
vedere gli elementi
tra loro vicini come
parti dello stesso
oggetto e quelli
distanti come parti di
oggetti differenti.
La somiglianza
• Gli elementi di
un insieme
tendono a
raggrupparsi
in base alla
loro
somiglianza.
La continuità di direzione
Quando varie linee si intersecano, tendiamo a
riunire i segmenti in modo da formare linee il
più possibile continue, vale a dire con il
minimo di cambiamento di direzione.
Questo ci permette di decidere a quale
oggetto appartiene una certa linea, quando
due o più oggetti si sovrappongono.
A causa della continuità è molto più probabile che
si veda la figura come formata da due linee:
quella che collega X a Y e Z a T, piuttosto che
dalle linee che collegano X a Z e T aY.
• La continuità di direzione come fattore di
unificazione
La buona forma: la simmetria
Una serie di linee può essere percepita come serie di figure a causa
della tendenza ad organizzare gli stimoli in figure simmetriche.
Racconta Arnheim di una paziente alla quale, durante un test clinico, erano
stati dati tre gruppi di forme geometriche: sedici triangoli, sedici quadrati,
sedici dischi, e in ogni gruppo quattro figure erano rosse, quattro blu, quattro
gialle e quattro verdi. La richiesta del test era alquanto generica: mettere
insieme gli elementi che potessero essere in qualche modo correlati. La
paziente scelse le figure rosse e le compose come mostra la figura, a sinistra,
ma non trovava il quarto disco, accidentalmente caduto per terra, per cui, non
soddisfatta, cambiò spontaneamente la struttura finale della sua composizione
come
in
(a
figura,
a
destra:
“È il caso tipico di una ristrutturazione intelligente” – osserva
Arnheim – la persona, nella situazione in cui le manca un
disco, inventa una disposizione totalmente nuova, che
comporta figure nuove e relazioni nuove, per poter soddisfare
un
proprio
istintivo
desiderio
di
simmetria.
La simmetria è innanzitutto una proprietà estetica derivante
da una universale legge organizzativa dei dati percettivi. Il
termine che la designa era anticamente usato con i significati
di “ordine”, “armonia”, “equilibrio”, “proporzione”, principi
considerati essenziali nelle scienze umane e in quelle
scientifiche. Questa spinta primordiale alla “ristrutturazione
intelligente” ha portato successivamente a coinvolgere nella
ricerche di simmetrie situazioni geometriche e artistiche.
CHIUSURA
Le linee chiuse si impongono come forme.
In questo caso la chiusura è più forte della continuità di
direzione
MA LA VISIONE NON È
SOLO FORMA.
È ANCHE
SIMULAZIONE
PENSIERO SIMULATIVO
• L’ATTIVITÀ
PERCETTIVA NON SI
RISOLVE IN UNA
STATICA ASSUNZIONE
DI DATI DALLA
REALTÀ MA IN UNA
LORO DINAMICA E
SPESSO
INCONSAPEVOLE
ELABORAZIONE
Il senso del movimento
(A.Berthoz, [1998])
«La percezione non è solamente un’interpretazione dei
messaggi sensoriali, essa è condizionata dall’azione, è una
sua simulazione interna, è giudizio, scelta, è anticipazione
delle conseguenze dell’azione»
“Bisogna anticipare, indovinare, scommettere sul suo
comportamento, bisogna costruirsi una “teoria dello
spirito” indovinando quali potrebbero essere i
tentativi di fuga di questa preda in funzione del
contesto. Si tratta dunque di processi estremamente
rapidi, fondamentalmente dinamici, nel corso dei
quali tutto si gioca in qualche decina di millesimi di
secondo. Il cervello è prima di tutto una macchina
biologica con cui giocare di anticipo”
Il senso del movimento è un sesto senso che,
insieme agli altri, è in grado di anticipare ciò che
sta per accadere o che potrebbe accadere nella
realtà dello spazio circostante
Capiamo immediatamente
se, distratti, afferriamo
una tazza grande invece
di una tazzina, a causa
delle aspettative del
sistema motorio.
LA FINALITÀ DELL’AZIONE
LA VISIONE DI UNA
SITUAZIONE
DINAMICA PORTA
A IPOTIZZARNE
UNA FINALITÀ E A
INTERPRETARE I
MOVIMENTI
SECONDO TALE
FINALITÀ
SIMBOLI E ATTIVITÀ
DINAMICO-ANTICIPATRICI
IL PENSIERO
DINAMICOANTICIPATORE
CONTINUA AD
OPERARE ANCHE IN
CAMPO SIMBOLICO:
LA VISIONE È ANCHE
SIMULAZIONE DI
MOVIMENTO IN UN
CASO, DI STATICITÀ
NELL’ALTRO.
Esempio algebrico
dinamico
• La seguente configurazione
2x – 2y
rimane statica fino a quando chi la guarda non ha raggiunto una buona
istruzione algebrica. Da quel momento in poi la staticità dell’espressione
sparisce per lasciare posto a fattori di movimento, che tendono a
«raggruppare» o «raccogliere» determinati elementi della configurazione
secondo regole che, imparate verbalmente, informano di sé anche il sistema
motorio durante l’applicazione negli esercizi e si trasferiscono
dinamicamente nell’esplorazione visiva. La configurazione è passibile di
simulazione, in questo semplice caso il movimento anticipato è :
2x – 2y  2(x – y)
RIASSUMENDO….
• VEDERE “COME”
• VEDERE DINAMICO
(anticipazione)
Problema delle aree
• IN MATEMATICA BISOGNA EDUCARE
L’OCCHIO ANCHE AD ANDARE CONTRO
LE LEGGI IMMEDIATE DELLA VISIONE.
IN MATEMATICA OCCORRE EDUCARE
L’OCCHIO AD ANDARE ANCHE CONTRO LE
LEGGI GESTALICHE IMMEDIATE E AD
ANTICIPARE LE CONSEGUENZE DELLE
AZIONI CHE SI INTENDONO COMPIERE
IL PROBLEMA DELLE AREE
LABORATORIO SU FORME E NUMERI
“Possono immagine e applicazione entrare in collisione? Ebbene, lo
possono nella misura in cui l’immagine fa prevedere un impiego
diverso…” Ecco un esempio fornito dallo stesso Wittgenstein
L.Wittgenstein, Ricerche Filosofiche, Einaudi, Torino, 1974, pg 77
Fig : “Il contar parti in I è la stessa cosa che contar punti in IV?”
“Vedere come”
• Serve anche per educare la visione
all’elasticità e alla plurarità di visione,
non alla fissità gestaltica.
Il problema delle aree
E
E
C
D
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B
A
F
D
B
A
F
Laboratorio su forme e
numeri
La lezione sarà scaricabile quanto prima dal
sito del Centro
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prima parte della lezione - Centro Interdipartimentale di Ricerca e