La politica degli impieghi Giuseppe Squeo 1 Il ruolo delle banche nell’economia Questo tema è stato trattato ampiamente nelle prima lezione. Vale ribadire che la funzione principale riconosciuta alla “banca tradizionale” è quello dell’intermediazione creditizia. In termini macroeconomici significa che, in un sistema bancocentrico, il finanziamento dell’attivo delle unità economiche è effettuato con i mezzi propri e con il ricorso al sistema bancario. In tale sistema il rapporto banca-impresa può essere improntato in una visione: • di lunga durata, in termini ideali, per cui l’obiettivo della banca è di garantire l’accompagnamento dell’impresa in tutto il suo ciclo di vita. La banca offre un’assistenza completa, anche partecipando il capitale dell’impresa. In contropartita si riduce o annulla l’asimmetria informativa ed è assente il multifido. In un rapporto banca-impresa di questo tipo la banca è partner dell’impresa, la aiuta nei momenti difficili ed importanti, l’ottica di assistenza è anticiclica (la crescita del rischio congiunturale non comporta aumenti dei tassi); 2 Il ruolo delle banche nell’economia (2) • di breve, per cui la banca non investe nell’impresa in un rapporto uno ad uno, ma l’impresa è un tassello di un quadro più generale di investimenti. Infatti, l’obiettivo della banca è di conseguire in una visione di breve il massimo di redditività possibile dai propri impieghi e tra questi i prestiti. L’ottimale è avere un forte rapporto con l’impresa nei momenti di basso rischio ed uscirne prima che vada in insolvenza. Il livello del tasso è sempre agganciato al livello del rischio, per cui l’assistenza creditizia è realizzata in un’ottica pro-ciclica (i tassi crescono relativamente rispetto al peggioramento congiunturale) ed è presente il multifido. 3 Il ruolo delle banche nell’economia (3) E’ un modulo essenzialmente presente nei sistemi orientati al mercato. Questa premessa si è resa necessaria per comprendere le scelte di impiego delle risorse finanziarie da parte delle banche, il tipo di gestione dei rischi di mercato e controparte, il tipo di funzioni e servizi svolti al proprio interno. Comunque, finora si è analizzato come le banche si procurano i fondi per realizzare le loro politiche di impiego, ora si analizzeranno queste il ultime, prima in una visione unitaria, poi nelle singole componenti. 4 Gli investimenti delle banche Come tutte le aziende, le banche, investono le risorse disponibili nelle attività proprie dell’oggetto aziendale e in quelle strumentali; per cui gli investimenti delle banche possono classificarsi in : attività strumentali, costituite per lo più dalle immobilizzazioni materiali e dalle partecipazioni strutturali; attività di impiego costituite dalle attività: core business, come i prestiti a clientela, i prestiti sull’interbancario, gli investimenti in titoli per la redditività e le partecipazioni in società non finanziarie; per la liquidità come il contante detenuto, i titoli per la liquidità e i depositi presso la Banca d’Italia; per la negoziazione, costituito dalle giacenze medie di magazzino di titoli ed azioni normalmente negoziate con la clientela. 5 Fonti finanziarie e impieghi Investimenti strumentali Provvista diretta Immob.zioni Depositi Partecipazioni Titoli Investimenti caratteristici vincoli Prestiti Partecipazioni Depositi Bankit Titoli Cassa Provvista derivata Patrimonio 6 Adeguatezza delle fonti • • • Il primo problema che si pone nell’ottica della politica degli impieghi è quello dell’adeguatezza delle risorse in termini di scadenza e di costo delle stesse rispetto agli impieghi. Si tratta di correlare attivo immobilizzato con passivo immobilizzato e attivo circolante con passività a breve. Nel precedente ordinamento il divieto di raccogliere a medio-lungo impediva la possibilità di finanziare gli investimenti a medio-lungo della clientela. Normalmente per la banca questo implica: eventuale trasformazione delle scadenze; correlazione degli investimenti con fonti similari; individuazione di indicatori di struttura per monitorare gli equilibri patrimoniali. 7 Gli impieghi Gli impieghi, quindi possono essere visti: • in senso lato, come l’insieme degli investimenti della banca, finendo per coincidere con l’attivo netto; • in senso stretto come l’attività caratteristica finalizzata a svolgere la “funzione credititizia.” In questo senso restrittivo, la politica degli impieghi è svolta essenzialmente e classicamente prestando in modo diretto (prestiti e partecipazioni azionarie) o indiretto (obbligazioni) i flussi finanziari intercettati (raccolta diretta) o ricevuti da altre banche (raccolta derivata). La politica degli impieghi è quindi l’insieme delle scelte effettuate per impiegare, al livello di rischio desiderato, i fondi risparmiati ed intercettati dalla banca. 8 Gli impieghi (2) La banca, nell’effettuare le scelte di impiego più opportune, agisce in presenza di una serie di vincoli normativi e tecnici. Tali vincoli operano in tre direzioni: • sottrattivi delle risorse finanziarie intercettate (comprensive della raccolta derivata) come la riserva obbligatoria e i depositi presso Banca d’Italia per emettere assegni circolari; • limitanti l’espansione (grandi fidi, partecipazioni detenibili in imprese non finanziarie, etc.); • condizionanti la struttura dell’attivo (vincoli per rischi di mercato e controparte, trasformazione scadenze). I vincoli amministrativi (limitativi e condizionanti) sono stati già trattati in tema di vigilanza. 9 Gli impieghi: i vincoli sottrattivi di risorse La banca, nell’espletare la propria funzione creditizia, non può liberamente impiegare tutti i fondi raccolti (diretti e derivati), ed, eventualmente se presente, il patrimonio libero. Essa, infatti, è sottoposta a vincoli tecnici o amministrativi, tra cui: • i depositi presso la Banca d’Italia per assolvere ad obblighi amministrativi: – riserva obbligatoria, oggi fissata nel limite del 2% della raccolta; – deposito cauzionale per emissione assegni circolari; • il contante, da detenere presso le casse e presso gli ATM, per soddisfare la domanda di rimborso proveniente dai detentori dei depositi e dei mezzi di pagamento; • le riserve di liquidità, normalmente sotto forma di detenzione di titoli stanziabili. 10 Gli impieghi diretti all’economia E’ questo l’aggregato destinato dalle banche a finanziare direttamente l’economia. Il finanziamento diretto all’economia può assumere tre forme: prestito a breve; a medio-lungo termine; acquisto titoli. In questo caso si fa specifico riferimento ai titoli acquistati in base ad accordo con l’azienda da finanziare o per la redditività, escludendo quelli detenuti a scopo di negoziazione o di riserva di liquidità; acquisto partecipazioni in imprese non finanziarie. 11 I prestiti a breve termine • L’assistenza a breve delle banche commerciali, in Italia, è stata molto sviluppata a causa della specializzazione del credito. In molte fasi storiche con questa forma si sono finanziati anche gli investimenti delle imprese. • La logica dell’affidamento a breve è quella di favorire lo smobilizzo di poste dell’attivo oppure di finanziare direttamente con anticipazioni o con l’apercredito in c/c gli eventuali fabbisogni di cassa legati alle asimmetrie temporali tra entrate ed uscite oppure finanziarie aumenti provvisori delle scorte, crescita del fatturato, allungamento dei termini di regolamento sul mercato, etc. • Rientrano nel breve termine le operazioni con scadenza vista o fino a 18 mesi. 12 I prestiti a medio-lungo termine • Generalmente le attività con scadenza compresa tra i 18 mesi ed i cinque anni vengono catalogate a medio termine e quelle con scadenza superiore a lungo termine. • Questa temporizzazione (breve fino a 18 mesi, medio da 18 a 60 mesi e lungo oltre) è stata adottata soprattutto nelle norme del credito agevolato e della tassazione delle attività finanziarie. • E’ un credito concesso per consentire gli investimenti delle aziende, caratterizzanti i momenti di start up, di espansione, di ristrutturazione o riconversione degli impianti. • Sono anche forme adottate per consolidare a medio-lungo il credito a breve, nei momenti di particolare illiquidità delle imprese. 13 Gli impieghi diretti e indiretti all’economia Redditività Titoli Prestiti Liquidità Merchant banking Partecipazioni Impieghi diretti e mirati Strutturali Altre Negoziazione Impieghi indiretti 14 La politica degli impieghi La politica degli impieghi consta quindi essenzialmente di due aree molto interrelate tra di loro: • quella della gestione della liquidità aziendale; • quella del finanziamento diretto dell’economia. L’interrelazione può essere notevole, poiché, tra i titoli detenuti per la liquidità vi possono essere anche quelli acquistati in base a linee di finanziamento della propria clientela o in accordo con servizi di tesoreria per enti pubblici. L’interrelazione è presente anche con l’area della negoziazione, ove, nello stock di magazzino, vi possono essere titoli destinati anche alla riserva di liquidità o titoli emessi dalla propria clientela. 15 La politica degli impieghi: obiettivi Gli obiettivi della politica degli impieghi sono: conseguire i massimi ricavi nell’ambito della funzione di rischio prescelta. Si tratta di spingere i ricavi al massimo senza danneggiare la propria clientela, soprattutto se sono rapporti improntati alla lunga durata. Si tratta anche di agire nell’ambito di rischi di mercato e di controparte incorsi in modo determinato e consapevole; detenere un grado di liquidità che consenta un’alta flessibilità nella gestione degli strumenti di liquidità associata al minore costo implicito possibile. Il costo implicito è dato sia dal costo dello smobilizzo delle attività finanziarie sia dal loro basso o assente rendimento ( il denaro contante non produce ricavi). 16 I parametri valutativi L’analisi delle attività di impiego deve essere incentrata sui seguenti tre parametri: liquidità e liquidabilità; rendimento; rischio di mercato controparte organizzativo di immagine. 17 Liquidità e liquidabilità La capacità di uno strumento finanziario di trasformarsi in denaro, a basso costo, indica il suo grado di liquidabilità. Tale capacità di trasformazione è legata a due parametri: • la velocità (il tempo occorrente) • il costo dell’operazione. La velocità è parametrata alla scadenza (grado di liquidità intrinseco) e alla possibilità tecnica di smobilizzare lo strumento finanziario prima della sua scadenza naturale (liquidità esterna o liquidabilità). Il costo dell’operazione è collegato a sua volta sia alla scadenza dello strumento sia alla presenza di un mercato ampio ed efficiente. 18 Il rendimento E’ evidente che uno degli elementi principali di valutazione delle varie attività finanziarie delle banche è dato dal loro rendimento, normalmente associato con il livello del rischio e con il grado di liquidità e liquidabilità dello strumento. Il rendimento minimo è sicuramente quello fornito dal contante, ove è zero con con costo implicito elevato. Le obbligazioni hanno un rendimento mediamente elevato e composto normalmente dal tasso di interesse (cedola) e dallo scarto di emissione. Sono assoggettate a rischio controparte, di tasso e di prezzo; se di lungo termine, diventa rilevante anche il rischio di inflazione. Le azioni hanno un rendimento costituito dai dividendi distribuito e dall’eventuale plus/minusvalenza generata dalle sue quotazioni nel tempo, con rischi controparte e di mercato. I prestiti sono le attività a maggiore rendimento e rischio. 19 Il rischio controparte Il rischio controparte riguarda: il rischio di credito, collegato alla eventualità che il debitore, alla scadenza prevista, si riveli insolvente in tutto o in parte sia per la restituzione del capitale sia per il pagamento degli interessi. Nonché del possibile declassamento della posizione (downgrading).La determinazione della perdita è collegata, oltre che allo stato di liquidità/solvibilità del debitore alla scadenza, all’efficacia delle azioni di recupero. Il mancato rimborso del prestito, implica a sua volta: tre tipi di danni potenziali: problemi di liquidità per il mancato incasso collegato alla restituzione del prestito; perdita parziale o totale sul capitale prestato, determinabile solo alla chiusura delle azioni di recupero; eventuale perdita in conto interessi; 20 Il rischio controparte (2) il rischio liquidità, è associato alla possibilità che ad una certa scadenza non si realizzi l’entrata o l’uscita che la banca aveva previsto. Ad esempio, se scade un mutuo con un’ultima rata di dimensione rilevante, tale partita nella gestione di tesoreria sarà stata giù impegnata, il suo mancato incasso costringe la banca a ricorrere sull’interbancario per procurarsi la valuta necessaria a far fronte agli impegni presi. L’intervento sull’interbancario è oneroso. Al contrario, se un cliente improvvisamente chiude un rapporto di apercredito di importo rilevante, la banca si trova improvvise disponibiltà che potrebbe non essere in grado di far fruttare immediatamente allo stesso rendimento precedente; 21 Il rischio controparte (3) il rischio paese, quando l’insolvenza della controparte estera non avviene per colpa diretta di quest’ultima (si incorrerebbe in questo caso in un rischio di controparte), ma a causa di un avvenimento legato al paese di appartenenza del debitore che di fatto impedisce l’assolvimento della restituzione del prestito. Ad esempio, la grave crisi economica dell’Argentina ha coinvolto molte imprese locali impedendo loro di rispettare gli impegni presi. In tal senso si pensi all’immobilizzo degli attivi investiti in titoli dello Stato Argentino. Oppure, a seguito di una rivoluzione il nuovo governo non riconosce la proprietà dell’impresa agli imprenditori. Oppure, più semplicemente vengono prese misure restrittive che riducono il grado di liquidità delle imprese. Un embargo esterno, etc; 22 Il rischio controparte (4) il rischio di regolamento, collegato alla possibilità che la controparte, in un contratto di compravendita di strumenti finanziari, non dia esecuzione al contratto consegnando i titoli o la somma pattuita. Le potenziali conseguenze sono di due tipi: se a prestazioni contemporanee la banca si trova a dover trovare un’altra contropartita per quella operazione, soprattutto se è bilanciata da operazione analoga e contraria con altra controparte, con il rischio di mercato collegato alla rinegoziazione delle condizioni; se a prestazioni differite, può sorgere oltre alla necessità di trovare un’altra controparte ed al relativo rischio di mercato, quella di generare un credito verso una controparte che nasce insolvente. 23 I rischi di mercato Categoria di rischi che contempla la possibilità, che nel tempo, varino le condizioni di mercato dell’operazione posta in essere. Normalmente tale variazione può riguardare i prezzi (quotazioni), i tassi o i cambi dei valori mobiliari, individuando tre diverse figure di rischio: rischio di prezzo, rischio di interesse; rischio di cambio. I rischi di mercato sussistono quando la banca (più in generale l’intermediario) assume una posizione in proprio. Ad esempio, in un acquisto a termine su titoli in valuta vengono determinate all’atto della negoziazione il prezzo a termine ed il livello del cambio a termine. Alla data di esecuzione della operazione, ove il cambio e/o la quotazione fossero diversi da quelli stabiliti, si sarebbe generata una perdita o un guadagno per la banca. 24 Il rischio di prezzo Il rischio di prezzo, è collegato alla possibilità che le quotazioni dello strumento finanziario alla scadenza siano diverse da quelle di acquisto o da quelle pattuite. Ne deriverebbe un guadagno o una perdita per la banca. Se viene comprato un titolo per il magazzino a 100 euro è questi al momento della sua vendita è quotato 90 euro (110) la banca avrebbe generato una perdita (guadagno) di 10 euro. Oppure in un acquisto/vendita a termine il prezzo fissato si riveli diverso da quello effettivo del giorno di esecuzione dell’operazione. Tale rischio è, ovviamente, presente nelle operazioni di negoziazione o investimento in titoli (azioni, obbligazioni, fondi) o in quelle di, ove questi ultimi fossero smobilizzati (le obbligazioni) prima della scadenza. 25 Il rischio di interesse Se si ipotizza che un cliente contrai con la banca un mutuo decennale a tasso fisso e la banca per coprire i fondi necessari fa provvista, con una pari operazione sull’interbancario con tasso rivedibile semestralmente. Alla partenza del mutuo il tasso previsto è il 5%, quello sull’interbancario a sei mesi è del 4%, la banca ha un guadagno dell’1%. Ove nei semestri successivi il tasso di mercato sale si contrae o diventa negativo l’utile della banca, nel caso opposto aumenta. L’asimmetria di definizione temporale dei tassi attivi e passivi può generare il rischio di interesse, o ancora la diversa scadenza tra due operazioni di segno opposto. In generale il rischio di tasso è valutato nell’insieme della gestione bancaria e sarà trattato nell’Asset Liability Management. 26 Il rischio di cambio Questo rischio contempla la possibilità che nella conversione di una partita da valuta estera in valuta nazionale (o al contrario), il livello dei cambi corrente in quel giorno sia differente da quello di negoziazione per cui il controvalore in euro (o in valuta estera) può essere inferiore o superiore a quello prefissato. Come per il rischio di interesse, questo rischio in una banca deve essere valutato nel suo insieme e non partita per partita. Infatti, se l’attivo in valuta fosse pareggiato per tempo e valuta con il passivo il rischio di cambio sarebbe zero. Poiché le perdite maturate in una sezione del bilancio sarebbero compensate dai guadagni nell’altra. E’ importante definire la posizione complessiva che definisce l’area a rischio. 27 Il rischio inflazionistico L’altro tipo di rischio è quello che le variazioni (generalmente in aumento) del costo della vita influenzino il valore degli strumenti finanziari. La rata finale di un mutuo decennale avrebbe un potere di acquisto sicuramente inferiore a quella iniziale, nel caso di inflazione e maggiore in caso di deflazione. L’inflazione colpisce i valori finanziari, mentre normalmente i beni materiali dovrebbero essere immuni in quanto il loro sostanzialmente valore varia con l’inflazione. Per le banche l’effetto patrimoniale dovrebbe essere nullo o positivo, considerando che il minore valore reale dell’attivo finanziario è compensato dal minore valore reale dei debiti. 28 Il rischio organizzativo La banca, che come visto è assoggettata a notevoli rischio controparte e di mercato, ove non è adeguatamente organizzata e dotata di personale competente incorre nella possibilità di amplificare la portata dei rischi suddetti. Ad esempio, una filiera del fido non bene organizzata, con informazioni sulla clientela, pur disponibili nell’azienda difficili da ottenere in modo condiviso da tutta la filiera, al di là della bravura degli addetti, può fare concedere fido alle persone sbagliate o nel modo sbagliato. L’assenza o la cattiva organizzazione di una procedura di controllo degli affidamenti effettuati, può non fare emergere situazioni di illiquidità della clientela. E’ un rischio che può contemplare effetti economici o di liquidità per la banca. 29 Il rischio di immagine E’ un rischio generale presente per tutti gli operatori di mercato e consiste nella possibilità che uno o più eventi negativi per la banca determinino una convinzione di inefficienza o di scarsa affidabilità della banca. Ad esempio, operazioni in valuta o su titoli consigliate alla clientela ed andate male se ripetute, in un clima favorevole di mercato, creano la convinzione di incapacità di quella banca. Aperture di c/c senza controllo può ingenerare sfiducia verso i correntisti di quella banca. Il lancio di un prodotto bancario che ingenera grandi aspettative se deluse, brucia quella banca sicuramente per quel prodotto, ma anche con forti ripercussioni sul marchio. 30 La qualità del credito in funzione del rischio controparte I prestiti in funzione della situazione di liquidità dell’impresa affidata sono classificabili in: crediti non problematici, relativi a imprese che non manifestano particolari problemi di liquidità. E’ questa la condizione normale del credito; crediti in ristrutturazione o ristrutturati, rappresentati dai prestiti ad aziende che manifestano problemi di liquidità che si stanno risolvendo con il consolidamento dei crediti a breve in crediti a medio lungo o con l’ingresso nel capitale dell’azienda o con interventi di riduzione provvisoria dei tassi; incagli, rappresentati dai crediti ad aziende con problemi provvisori di liquidità; sofferenze, crediti non più vivi di aziende con problemi di liquidità legati a problemi strutturali propri o di mercato. 31 La composizione ottimale La composizione ottimale è ovviamente quel mix di investimenti in impieghi bancari in grado di realizzare la combinazione desiderata in termini di: bisogno di liquidità e grado di liquidabilità delle poste dell’attivo determinato in funzione degli impegni presenti e futuri; margine di interesse programmato per conseguire, poi, il roe desiderato; grado di rischio globale in funzione della propensione al rischio; grado di simmetria tra struttura del conto economico della banca e quello del sistema in generale e dell’economia più in generale. 32 Le aree di gestione dell’attivo La politica degli impieghi, individua, tre grandi macroaree: la gestione della liquidità. Si tratta di garantire il grado di liquidità desiderato al minore costo possibile. In tal senso l’obiettivo è quello di minimizzare la presenza di poste a rendimento nullo o basso, assicurando, contemporaneamente, investimenti finanziari ad alto contenuto di liquidabilità. Considerato che vi è un diverso rendimento associato alla liquidabilità è evidente che si tratta di minimizzare la detenzione del contante, che come detto rappresenta un costo implicito in quanto non fruttifero di interessi. D’altro canto i titoli posseduti devono essere facilmente ed economicamente smobilizzabili. Un importante strumento di liquidità è dato dalla detenzione di linee di credito presso altre banche; 33 Le aree di gestione dell’attivo (2) la gestione del magazzino titoli per la negoziazione con clientela. Poiché la banca si pone normalmente come contropartita con la clientela nella negoziazione titoli, il solo svolgere questa funzione crea un magazzino per la giacenza legata alla non contemporaneità tra data d’acquisto e quella di vendita. E’ una funzione importante perché è volta, aumentando o riducendo lo stock di magazzino, si punta ad aumentare l’aggregato esposto al rischio di prezzo in previsione di aumenti dei corsi e a ridurlo in previsione di riduzione dei corsi. E’ ancora importante poiché deve essere minimizzata o annullata l’area dei titoli senza mercato ; la gestione degli investimenti per la redditività. Area che contempla sia gli investimenti in prestiti alla clientela sia l’acquisto di titoli per la redditività. Le prime sono le operazioni più redditizie della banca, ma anche quelle dotate di maggiori rischi, soprattutto tra quelli controparte. 34 Gli indicatori quantitativi di rischio • Indicatori di sensitività, che stimano la variazione di una variabile (margine interesse, valore strumento finanziario) in funzione delle variazioni di un parametro di riferimento (tassi interesse, quotazioni mercato). Esempi duration modificata, maturity gap, duration gap, indicatore beta. • Indicatori di volatilità, che misurano la dispersione di una variabile (corso di un’azione) intorno al suo valore medio (deviazione standard). Può essere usata su serie storiche (dispersione intorno a valore medio) o su variabili probabilistiche (dispersione intono a valore atteso). • Indicatori di downside risk, misurati esclusivamente sulla perdita che si andrebbe a verificare nella variabile obiettivo. Normalmente il rischio si può trasformare in un guadagno o in una perdita, tali indicatori sono concentrati solo sulla perdita. Esempi: Var (valore a rischio) e Car (capitale a rischio). 35 Media e deviazione standard μ = ΣiXi/n Se Xi = distribuzione di frequenza μ = media se Xi = distribuzione di probabilità μ = valore atteso σ= √ Σi (Xi- μ)2 (n-1) σ = deviazione standard σ e μ definiscono i parametri di una distribuzione normale, caratterizzata per associare a ogni valore della variabile la relativa probabilità che si verifichi. 36 Media e deviazione standard Probabilità Downside risk Livelli di confidenza negativi = non si verifica al % 16% 2,5% μ-1,96σ μ-σ μ σ=0 μ+σ μ-1,96σ Perdita su crediti Perdita attesa Perdita inattesa Valore a rischio Perdita eccezionale 37 Il valore a rischio (Value at Risk) • IL VaR esprime “la misura della massima perdita probabile che - con un determinato intervallo di confidenza - potrà verificarsi detenendo il proprio portafoglio a posizioni inalterate per un certo periodo di tempo.” • Ad esempio, con un livello di confidenza pari al 99% (2,33) e un periodo di detenzione di 5 giorni (holding period), un VaR di 5.000 euro indica che detenendo per 5 giorni il portafoglio inalterato, la perdita massima che si potrebbe sopportare non sarà superiore a 5.000 euro. • Possibile definizione: “Stima del cambiamento potenziale del valore di portafoglio con un certo livello di confidenza statistica e in un certo periodo di detenzione” (F. Metelli) • Questo approccio consente di determinare per le posizioni di rischio di credito il capitale impegnato a fronte delle perdite inattese. 38 Var: il metodo di calcolo • La stima della volatilità del valore di mercato della posizione di 5.500.000 di euro (ad esempio 2,5% su base settimanale). • Il calcolo della perdita massima sostenibile su un orizzonte temporale prestabilito (5.500.000 * 2,5*1,96 (moltiplicatore intervallo confidenza 95%) = 0,2695 milioni). Formula del Value at risk di uno strumento finanziario: Valore mercato * volatilità storica (o probabilistica)* fattore moltiplicativo intervallo di confidenza*radice quadrata tempo (giorni) 39 Il ruolo dell’interbancario Nella politica degli impieghi un ruolo molto importante viene svolto dal mercato interbancario. Questo mercato, come detto, è stato creato su base europea ed è un mercato all’ingrosso al quale si rivolgono le banche per vendere o comprare denaro. E’ un mercato che assolve compiti di: • tesoreria, consentendo alle banche di risolvere problemi quotidiani di eccedenza o di carenza di fondi; • provvista di fondi per operazioni di prestiti alla clientela, a cui possono fare ricorso banche che hanno un grado insufficiente di raccolta diretta per far fronte ai prestiti a clientela. 40 Il ruolo dell’interbancario (2) Le banche hanno normalmente rapporti di corrispondenza tra di loro. I rispettivi conti possono e non possono prevedere un’apertura di credito che rappresenta una importante forma di riserva di liquidità. Con la modifica della politica comunitaria tale ruolo è venuto un po’ meno nella gestione della liquidità per la tesoreria, in quanto oggi le banche possono rivolgersi alla Banca Centrale per ottenere liquidità overnight. Molto importante per le banche più grandi è la possibilità di attingere sui mercati interbancari esteri, per fare funding con questa componente della raccolta o degli impieghi. E’ evidente, la problematica connessa alla gestione dei rischi essendo presenti soprattutto quello di cambio e ponendosi il problema del rischio paese. 41 Il ruolo dei titoli Da quanto detto finora già emerge il ruolo molto importante che hanno i titoli nel definire la struttura dell’attivo di una banca. Come visto essi assolvono più ruoli: • riserva di liquidità, soprattutto con riferimento ai titoli stanziabili; • oggetto di compravendita e di mantenimento del rapporto di clientela; • redditività aggiuntiva ed integrativa a quella garantita dai prestiti, soprattutto per le banche con mercati poco industrializzati. La normativa prevede che la banca deve definire e identificare i titoli immobilizzati (destinati alla negoziazione e a strumento di liquidità) da quelli non immobilizzati (redditività). 42 I crediti problematici impresa liquida definitiva provvisoria ristrutturazioni incagli sani problematici Impieghi illiquidità sofferenze 43 Sofferenze Crediti, al valore nominale nei confronti dei soggetti in stato di insolvenza, anche se non accertato giudizialmente, o in situazioni sostanzialmente equiparabili. meno Svalutazioni contabilizzate = Al valore di presumibile realizzo 44 Incagli L’intera esposizione (crediti per cassa, buoni fruttiferi, certificati di deposito e crediti di firma) nei confronti di soggetti in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, che sia prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo di tempo. di cui: oggettivi 1) mutui fondiari per abitazione quando sia stata effettuata la notifica del pignoramento al debitore; 2) siano scadute e non pagate (anche solo parzialmente) almeno 3 rate semestrali e l’ammontare insoluto sia almeno il 20% dell’esposizione 45 Crediti ristrutturati e in ristrutturazione In corso di ristrutturazione. Crediti per i quali ricorrano le seguenti condizioni: – la controparte risulti indebitata presso una pluralità di banche; – il debitore abbia presentato istanza di consolidamento da non più di 12 mesi. Ristrutturati. Crediti per i quali un «pool» di banche (o una singola banca), nel concedere una moratoria al pagamento del debito, rinegozia il debito a tassi inferiori a quelli di mercato. 46