La politica degli impieghi
Giuseppe Squeo
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Il ruolo delle banche nell’economia
Questo tema è stato trattato ampiamente nelle prima lezione.
Vale ribadire che la funzione principale riconosciuta alla “banca
tradizionale” è quello dell’intermediazione creditizia. In termini
macroeconomici significa che, in un sistema bancocentrico, il
finanziamento dell’attivo delle unità economiche è effettuato con
i mezzi propri e con il ricorso al sistema bancario. In tale sistema
il rapporto banca-impresa può essere improntato in una visione:
• di lunga durata, in termini ideali, per cui l’obiettivo della banca
è di garantire l’accompagnamento dell’impresa in tutto il suo
ciclo di vita. La banca offre un’assistenza completa, anche
partecipando il capitale dell’impresa. In contropartita si riduce o
annulla l’asimmetria informativa ed è assente il multifido. In un
rapporto banca-impresa di questo tipo la banca è partner
dell’impresa, la aiuta nei momenti difficili ed importanti, l’ottica
di assistenza è anticiclica (la crescita del rischio congiunturale
non comporta aumenti dei tassi);
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Il ruolo delle banche nell’economia (2)
• di breve, per cui la banca non investe nell’impresa in un rapporto
uno ad uno, ma l’impresa è un tassello di un quadro più generale di
investimenti. Infatti, l’obiettivo della banca è di conseguire in una
visione di breve il massimo di redditività possibile dai propri
impieghi e tra questi i prestiti. L’ottimale è avere un forte rapporto
con l’impresa nei momenti di basso rischio ed uscirne prima che
vada in insolvenza. Il livello del tasso è sempre agganciato al
livello del rischio, per cui l’assistenza creditizia è realizzata in
un’ottica pro-ciclica (i tassi crescono relativamente rispetto al
peggioramento congiunturale) ed è presente il multifido.
3
Il ruolo delle banche nell’economia (3)
E’ un modulo essenzialmente presente nei sistemi orientati al
mercato.
Questa premessa si è resa necessaria per comprendere le
scelte di impiego delle risorse finanziarie da parte delle
banche, il tipo di gestione dei rischi di mercato e
controparte, il tipo di funzioni e servizi svolti al proprio
interno.
Comunque, finora si è analizzato come le banche si
procurano i fondi per realizzare le loro politiche di impiego,
ora si analizzeranno queste il ultime, prima in una visione
unitaria, poi nelle singole componenti.
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Gli investimenti delle banche
Come tutte le aziende, le banche, investono le risorse disponibili
nelle attività proprie dell’oggetto aziendale e in quelle
strumentali; per cui gli investimenti delle banche possono
classificarsi in :
 attività strumentali, costituite per lo più dalle immobilizzazioni
materiali e dalle partecipazioni strutturali;
 attività di impiego costituite dalle attività:
 core business, come i prestiti a clientela, i prestiti
sull’interbancario, gli investimenti in titoli per la redditività e
le partecipazioni in società non finanziarie;
 per la liquidità come il contante detenuto, i titoli per la
liquidità e i depositi presso la Banca d’Italia;
 per la negoziazione, costituito dalle giacenze medie di
magazzino di titoli ed azioni normalmente negoziate con la
clientela.
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Fonti finanziarie e impieghi
Investimenti
strumentali
Provvista
diretta
Immob.zioni
Depositi
Partecipazioni
Titoli
Investimenti
caratteristici
vincoli
Prestiti
Partecipazioni
Depositi
Bankit
Titoli
Cassa
Provvista
derivata
Patrimonio
6
Adeguatezza delle fonti
•
•
•
Il primo problema che si pone nell’ottica della politica
degli impieghi è quello dell’adeguatezza delle risorse in
termini di scadenza e di costo delle stesse rispetto agli
impieghi.
Si tratta di correlare attivo immobilizzato con passivo
immobilizzato e attivo circolante con passività a breve.
Nel precedente ordinamento il divieto di raccogliere a
medio-lungo impediva la possibilità di finanziare gli
investimenti a medio-lungo della clientela.
Normalmente per la banca questo implica:
eventuale trasformazione delle scadenze;
correlazione degli investimenti con fonti similari;
individuazione di indicatori di struttura per monitorare gli
equilibri patrimoniali.
7
Gli impieghi
Gli impieghi, quindi possono essere visti:
• in senso lato, come l’insieme degli investimenti della banca,
finendo per coincidere con l’attivo netto;
• in senso stretto come l’attività caratteristica finalizzata a svolgere
la “funzione credititizia.”
In questo senso restrittivo, la politica degli impieghi è svolta
essenzialmente e classicamente prestando in modo diretto
(prestiti e partecipazioni azionarie) o indiretto (obbligazioni) i
flussi finanziari intercettati (raccolta diretta) o ricevuti da altre
banche (raccolta derivata).
La politica degli impieghi è quindi l’insieme delle scelte
effettuate per impiegare, al livello di rischio desiderato, i fondi
risparmiati ed intercettati dalla banca.
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Gli impieghi (2)
La banca, nell’effettuare le scelte di impiego più opportune,
agisce in presenza di una serie di vincoli normativi e tecnici. Tali
vincoli operano in tre direzioni:
• sottrattivi delle risorse finanziarie intercettate (comprensive
della raccolta derivata) come la riserva obbligatoria e i depositi
presso Banca d’Italia per emettere assegni circolari;
• limitanti l’espansione (grandi fidi, partecipazioni detenibili in
imprese non finanziarie, etc.);
• condizionanti la struttura dell’attivo (vincoli per rischi di
mercato e controparte, trasformazione scadenze).
I vincoli amministrativi (limitativi e condizionanti) sono stati già
trattati in tema di vigilanza.
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Gli impieghi: i vincoli sottrattivi di risorse
La banca, nell’espletare la propria funzione creditizia, non
può liberamente impiegare tutti i fondi raccolti (diretti e
derivati), ed, eventualmente se presente, il patrimonio libero.
Essa, infatti, è sottoposta a vincoli tecnici o amministrativi,
tra cui:
• i depositi presso la Banca d’Italia per assolvere ad obblighi
amministrativi:
– riserva obbligatoria, oggi fissata nel limite del 2% della raccolta;
– deposito cauzionale per emissione assegni circolari;
• il contante, da detenere presso le casse e presso gli ATM,
per soddisfare la domanda di rimborso proveniente dai
detentori dei depositi e dei mezzi di pagamento;
• le riserve di liquidità, normalmente sotto forma di
detenzione di titoli stanziabili.
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Gli impieghi diretti all’economia
E’ questo l’aggregato destinato dalle banche a finanziare
direttamente l’economia.
Il finanziamento diretto all’economia può assumere tre
forme:
 prestito
a breve;
a medio-lungo termine;
 acquisto titoli. In questo caso si fa specifico riferimento ai
titoli acquistati in base ad accordo con l’azienda da
finanziare o per la redditività, escludendo quelli detenuti a
scopo di negoziazione o di riserva di liquidità;
 acquisto partecipazioni in imprese non finanziarie.
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I prestiti a breve termine
• L’assistenza a breve delle banche commerciali, in Italia, è
stata molto sviluppata a causa della specializzazione del
credito. In molte fasi storiche con questa forma si sono
finanziati anche gli investimenti delle imprese.
• La logica dell’affidamento a breve è quella di favorire lo
smobilizzo di poste dell’attivo oppure di finanziare
direttamente con anticipazioni o con l’apercredito in c/c gli
eventuali fabbisogni di cassa legati alle asimmetrie temporali
tra entrate ed uscite oppure finanziarie aumenti provvisori
delle scorte, crescita del fatturato, allungamento dei termini
di regolamento sul mercato, etc.
• Rientrano nel breve termine le operazioni con scadenza vista
o fino a 18 mesi.
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I prestiti a medio-lungo termine
• Generalmente le attività con scadenza compresa tra i 18 mesi
ed i cinque anni vengono catalogate a medio termine e quelle
con scadenza superiore a lungo termine.
• Questa temporizzazione (breve fino a 18 mesi, medio da 18 a
60 mesi e lungo oltre) è stata adottata soprattutto nelle norme
del credito agevolato e della tassazione delle attività
finanziarie.
• E’ un credito concesso per consentire gli investimenti delle
aziende, caratterizzanti i momenti di start up, di espansione,
di ristrutturazione o riconversione degli impianti.
• Sono anche forme adottate per consolidare a medio-lungo il
credito a breve, nei momenti di particolare illiquidità delle
imprese.
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Gli impieghi diretti e indiretti all’economia
Redditività
Titoli
Prestiti
Liquidità
Merchant
banking
Partecipazioni
Impieghi
diretti e
mirati
Strutturali
Altre
Negoziazione
Impieghi
indiretti
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La politica degli impieghi
La politica degli impieghi consta quindi essenzialmente di due
aree molto interrelate tra di loro:
• quella della gestione della liquidità aziendale;
• quella del finanziamento diretto dell’economia.
L’interrelazione può essere notevole, poiché, tra i titoli detenuti
per la liquidità vi possono essere anche quelli acquistati in base
a linee di finanziamento della propria clientela o in accordo con
servizi di tesoreria per enti pubblici.
L’interrelazione è presente anche con l’area della negoziazione,
ove, nello stock di magazzino, vi possono essere titoli destinati
anche alla riserva di liquidità o titoli emessi dalla propria
clientela.
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La politica degli impieghi: obiettivi
Gli obiettivi della politica degli impieghi sono:
 conseguire i massimi ricavi nell’ambito della funzione di
rischio prescelta. Si tratta di spingere i ricavi al massimo
senza danneggiare la propria clientela, soprattutto se sono
rapporti improntati alla lunga durata. Si tratta anche di agire
nell’ambito di rischi di mercato e di controparte incorsi in
modo determinato e consapevole;
 detenere un grado di liquidità che consenta un’alta
flessibilità nella gestione degli strumenti di liquidità
associata al minore costo implicito possibile. Il costo
implicito è dato sia dal costo dello smobilizzo delle attività
finanziarie sia dal loro basso o assente rendimento ( il
denaro contante non produce ricavi).
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I parametri valutativi
L’analisi delle attività di impiego deve essere incentrata sui
seguenti tre parametri:
 liquidità e liquidabilità;
 rendimento;
 rischio
di mercato
controparte
organizzativo
di immagine.
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Liquidità e liquidabilità
La capacità di uno strumento finanziario di trasformarsi in
denaro, a basso costo, indica il suo grado di liquidabilità.
Tale capacità di trasformazione è legata a due parametri:
• la velocità (il tempo occorrente)
• il costo dell’operazione.
La velocità è parametrata alla scadenza (grado di liquidità
intrinseco) e alla possibilità tecnica di smobilizzare lo
strumento finanziario prima della sua scadenza naturale
(liquidità esterna o liquidabilità).
Il costo dell’operazione è collegato a sua volta sia alla
scadenza dello strumento sia alla presenza di un mercato
ampio ed efficiente.
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Il rendimento
E’ evidente che uno degli elementi principali di valutazione delle
varie attività finanziarie delle banche è dato dal loro rendimento,
normalmente associato con il livello del rischio e con il grado di
liquidità e liquidabilità dello strumento.
Il rendimento minimo è sicuramente quello fornito dal contante,
ove è zero con con costo implicito elevato.
Le obbligazioni hanno un rendimento mediamente elevato e
composto normalmente dal tasso di interesse (cedola) e dallo
scarto di emissione. Sono assoggettate a rischio controparte, di
tasso e di prezzo; se di lungo termine, diventa rilevante anche il
rischio di inflazione.
Le azioni hanno un rendimento costituito dai dividendi distribuito
e dall’eventuale plus/minusvalenza generata dalle sue quotazioni
nel tempo, con rischi controparte e di mercato.
I prestiti sono le attività a maggiore rendimento e rischio.
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Il rischio controparte
Il rischio controparte riguarda:
 il rischio di credito, collegato alla eventualità che il debitore, alla
scadenza prevista, si riveli insolvente in tutto o in parte sia per la
restituzione del capitale sia per il pagamento degli interessi.
Nonché del possibile declassamento della posizione
(downgrading).La determinazione della perdita è collegata, oltre
che allo stato di liquidità/solvibilità del debitore alla scadenza,
all’efficacia delle azioni di recupero. Il mancato rimborso del
prestito, implica a sua volta: tre tipi di danni potenziali:
 problemi di liquidità per il mancato incasso collegato alla
restituzione del prestito;
 perdita parziale o totale sul capitale prestato, determinabile
solo alla chiusura delle azioni di recupero;
 eventuale perdita in conto interessi;
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Il rischio controparte (2)
 il rischio liquidità, è associato alla possibilità che ad una
certa scadenza non si realizzi l’entrata o l’uscita che la banca
aveva previsto. Ad esempio, se scade un mutuo con
un’ultima rata di dimensione rilevante, tale partita nella
gestione di tesoreria sarà stata giù impegnata, il suo mancato
incasso costringe la banca a ricorrere sull’interbancario per
procurarsi la valuta necessaria a far fronte agli impegni
presi. L’intervento sull’interbancario è oneroso.
Al contrario, se un cliente improvvisamente chiude un
rapporto di apercredito di importo rilevante, la banca si trova
improvvise disponibiltà che potrebbe non essere in grado di
far fruttare immediatamente allo stesso rendimento
precedente;
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Il rischio controparte (3)
 il rischio paese, quando l’insolvenza della controparte estera
non avviene per colpa diretta di quest’ultima (si incorrerebbe in
questo caso in un rischio di controparte), ma a causa di un
avvenimento legato al paese di appartenenza del debitore che di
fatto impedisce l’assolvimento della restituzione del prestito.
Ad esempio, la grave crisi economica dell’Argentina ha
coinvolto molte imprese locali impedendo loro di rispettare gli
impegni presi. In tal senso si pensi all’immobilizzo degli attivi
investiti in titoli dello Stato Argentino. Oppure, a seguito di una
rivoluzione il nuovo governo non riconosce la proprietà
dell’impresa agli imprenditori. Oppure, più semplicemente
vengono prese misure restrittive che riducono il grado di
liquidità delle imprese. Un embargo esterno, etc;
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Il rischio controparte (4)
 il rischio di regolamento, collegato alla possibilità che la
controparte, in un contratto di compravendita di strumenti
finanziari, non dia esecuzione al contratto consegnando i titoli o
la somma pattuita. Le potenziali conseguenze sono di due tipi:
se a prestazioni contemporanee la banca si trova a dover
trovare un’altra contropartita per quella operazione,
soprattutto se è bilanciata da operazione analoga e contraria
con altra controparte, con il rischio di mercato collegato alla
rinegoziazione delle condizioni;
se a prestazioni differite, può sorgere oltre alla necessità di
trovare un’altra controparte ed al relativo rischio di mercato,
quella di generare un credito verso una controparte che
nasce insolvente.
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I rischi di mercato
Categoria di rischi che contempla la possibilità, che nel tempo,
varino le condizioni di mercato dell’operazione posta in essere.
Normalmente tale variazione può riguardare i prezzi (quotazioni),
i tassi o i cambi dei valori mobiliari, individuando tre diverse
figure di rischio:
 rischio di prezzo,
 rischio di interesse;
 rischio di cambio.
I rischi di mercato sussistono quando la banca (più in generale
l’intermediario) assume una posizione in proprio.
Ad esempio, in un acquisto a termine su titoli in valuta vengono
determinate all’atto della negoziazione il prezzo a termine ed il
livello del cambio a termine. Alla data di esecuzione della
operazione, ove il cambio e/o la quotazione fossero diversi da
quelli stabiliti, si sarebbe generata una perdita o un guadagno per
la banca.
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Il rischio di prezzo
Il rischio di prezzo, è collegato alla possibilità che le
quotazioni dello strumento finanziario alla scadenza siano
diverse da quelle di acquisto o da quelle pattuite. Ne
deriverebbe un guadagno o una perdita per la banca.
Se viene comprato un titolo per il magazzino a 100 euro è
questi al momento della sua vendita è quotato 90 euro (110) la
banca avrebbe generato una perdita (guadagno) di 10 euro.
Oppure in un acquisto/vendita a termine il prezzo fissato si
riveli diverso da quello effettivo del giorno di esecuzione
dell’operazione.
Tale rischio è, ovviamente, presente nelle operazioni di
negoziazione o investimento in titoli (azioni, obbligazioni,
fondi) o in quelle di, ove questi ultimi fossero smobilizzati (le
obbligazioni) prima della scadenza.
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Il rischio di interesse
Se si ipotizza che un cliente contrai con la banca un mutuo
decennale a tasso fisso e la banca per coprire i fondi necessari
fa provvista, con una pari operazione sull’interbancario con
tasso rivedibile semestralmente. Alla partenza del mutuo il
tasso previsto è il 5%, quello sull’interbancario a sei mesi è del
4%, la banca ha un guadagno dell’1%. Ove nei semestri
successivi il tasso di mercato sale si contrae o diventa negativo
l’utile della banca, nel caso opposto aumenta.
L’asimmetria di definizione temporale dei tassi attivi e passivi
può generare il rischio di interesse, o ancora la diversa scadenza
tra due operazioni di segno opposto.
In generale il rischio di tasso è valutato nell’insieme della
gestione bancaria e sarà trattato nell’Asset Liability
Management.
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Il rischio di cambio
Questo rischio contempla la possibilità che nella conversione di
una partita da valuta estera in valuta nazionale (o al contrario),
il livello dei cambi corrente in quel giorno sia differente da
quello di negoziazione per cui il controvalore in euro (o in
valuta estera) può essere inferiore o superiore a quello
prefissato.
Come per il rischio di interesse, questo rischio in una banca
deve essere valutato nel suo insieme e non partita per partita.
Infatti, se l’attivo in valuta fosse pareggiato per tempo e valuta
con il passivo il rischio di cambio sarebbe zero. Poiché le
perdite maturate in una sezione del bilancio sarebbero
compensate dai guadagni nell’altra. E’ importante definire la
posizione complessiva che definisce l’area a rischio.
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Il rischio inflazionistico
L’altro tipo di rischio è quello che le variazioni (generalmente
in aumento) del costo della vita influenzino il valore degli
strumenti finanziari.
La rata finale di un mutuo decennale avrebbe un potere di
acquisto sicuramente inferiore a quella iniziale, nel caso di
inflazione e maggiore in caso di deflazione.
L’inflazione colpisce i valori finanziari, mentre normalmente i
beni materiali dovrebbero essere immuni in quanto il loro
sostanzialmente valore varia con l’inflazione.
Per le banche l’effetto patrimoniale dovrebbe essere nullo o
positivo, considerando che il minore valore reale dell’attivo
finanziario è compensato dal minore valore reale dei debiti.
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Il rischio organizzativo
La banca, che come visto è assoggettata a notevoli rischio
controparte e di mercato, ove non è adeguatamente
organizzata e dotata di personale competente incorre nella
possibilità di amplificare la portata dei rischi suddetti.
Ad esempio, una filiera del fido non bene organizzata, con
informazioni sulla clientela, pur disponibili nell’azienda
difficili da ottenere in modo condiviso da tutta la filiera, al di
là della bravura degli addetti, può fare concedere fido alle
persone sbagliate o nel modo sbagliato.
L’assenza o la cattiva organizzazione di una procedura di
controllo degli affidamenti effettuati, può non fare emergere
situazioni di illiquidità della clientela.
E’ un rischio che può contemplare effetti economici o di
liquidità per la banca.
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Il rischio di immagine
E’ un rischio generale presente per tutti gli operatori di mercato
e consiste nella possibilità che uno o più eventi negativi per la
banca determinino una convinzione di inefficienza o di scarsa
affidabilità della banca.
Ad esempio, operazioni in valuta o su titoli consigliate alla
clientela ed andate male se ripetute, in un clima favorevole di
mercato, creano la convinzione di incapacità di quella banca.
Aperture di c/c senza controllo può ingenerare sfiducia verso i
correntisti di quella banca.
Il lancio di un prodotto bancario che ingenera grandi
aspettative se deluse, brucia quella banca sicuramente per quel
prodotto, ma anche con forti ripercussioni sul marchio.
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La qualità del credito in funzione del rischio
controparte




I prestiti in funzione della situazione di liquidità dell’impresa affidata
sono classificabili in:
crediti non problematici, relativi a imprese che non manifestano
particolari problemi di liquidità. E’ questa la condizione normale del
credito;
crediti in ristrutturazione o ristrutturati, rappresentati dai prestiti ad
aziende che manifestano problemi di liquidità che si stanno risolvendo
con il consolidamento dei crediti a breve in crediti a medio lungo o con
l’ingresso nel capitale dell’azienda o con interventi di riduzione
provvisoria dei tassi;
incagli, rappresentati dai crediti ad aziende con problemi provvisori di
liquidità;
sofferenze, crediti non più vivi di aziende con problemi di liquidità
legati a problemi strutturali propri o di mercato.
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La composizione ottimale
La composizione ottimale è ovviamente quel mix di
investimenti in impieghi bancari in grado di realizzare la
combinazione desiderata in termini di:
 bisogno di liquidità e grado di liquidabilità delle poste
dell’attivo determinato in funzione degli impegni presenti e
futuri;
 margine di interesse programmato per conseguire, poi, il roe
desiderato;
 grado di rischio globale in funzione della propensione al
rischio;
 grado di simmetria tra struttura del conto economico della
banca e quello del sistema in generale e dell’economia più in
generale.
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Le aree di gestione dell’attivo
La politica degli impieghi, individua, tre grandi macroaree:
 la gestione della liquidità. Si tratta di garantire il grado di
liquidità desiderato al minore costo possibile. In tal senso
l’obiettivo è quello di minimizzare la presenza di poste a
rendimento nullo o basso, assicurando, contemporaneamente,
investimenti finanziari ad alto contenuto di liquidabilità.
Considerato che vi è un diverso rendimento associato alla
liquidabilità è evidente che si tratta di minimizzare la
detenzione del contante, che come detto rappresenta un costo
implicito in quanto non fruttifero di interessi. D’altro canto i
titoli posseduti devono essere facilmente ed economicamente
smobilizzabili. Un importante strumento di liquidità è dato
dalla detenzione di linee di credito presso altre banche;
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Le aree di gestione dell’attivo (2)
 la gestione del magazzino titoli per la negoziazione con
clientela. Poiché la banca si pone normalmente come
contropartita con la clientela nella negoziazione titoli, il solo
svolgere questa funzione crea un magazzino per la giacenza
legata alla non contemporaneità tra data d’acquisto e quella di
vendita. E’ una funzione importante perché è volta,
aumentando o riducendo lo stock di magazzino, si punta ad
aumentare l’aggregato esposto al rischio di prezzo in
previsione di aumenti dei corsi e a ridurlo in previsione di
riduzione dei corsi. E’ ancora importante poiché deve essere
minimizzata o annullata l’area dei titoli senza mercato ;
 la gestione degli investimenti per la redditività. Area che
contempla sia gli investimenti in prestiti alla clientela sia
l’acquisto di titoli per la redditività. Le prime sono le
operazioni più redditizie della banca, ma anche quelle dotate di
maggiori rischi, soprattutto tra quelli controparte.
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Gli indicatori quantitativi di rischio
• Indicatori di sensitività, che stimano la variazione di una
variabile (margine interesse, valore strumento finanziario) in funzione delle
variazioni di un parametro di riferimento (tassi interesse, quotazioni
mercato).
Esempi duration modificata, maturity gap, duration gap, indicatore beta.
• Indicatori di volatilità, che misurano la dispersione di una
variabile (corso di un’azione) intorno al suo valore medio (deviazione
standard). Può essere usata su serie storiche (dispersione intorno a valore
medio) o su variabili probabilistiche (dispersione intono a valore atteso).
• Indicatori di downside risk, misurati esclusivamente sulla
perdita che si andrebbe a verificare nella variabile obiettivo.
Normalmente il rischio si può trasformare in un guadagno o in una
perdita, tali indicatori sono concentrati solo sulla perdita. Esempi:
Var (valore a rischio) e Car (capitale a rischio).
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Media e deviazione standard
μ = ΣiXi/n
Se Xi = distribuzione di frequenza μ = media
se Xi = distribuzione di probabilità μ = valore atteso
σ=
√
Σi (Xi- μ)2
(n-1)
σ = deviazione standard
σ e μ definiscono i parametri di una distribuzione normale, caratterizzata
per associare a ogni valore della variabile la relativa probabilità che si
verifichi.
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Media e deviazione standard
Probabilità
Downside risk Livelli
di confidenza negativi
= non si verifica al %
16%
2,5%
μ-1,96σ μ-σ
μ
σ=0
μ+σ
μ-1,96σ
Perdita su crediti
Perdita attesa
Perdita inattesa
Valore a rischio
Perdita eccezionale
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Il valore a rischio (Value at Risk)
• IL VaR esprime “la misura della massima perdita probabile che
- con un determinato intervallo di confidenza - potrà verificarsi
detenendo il proprio portafoglio a posizioni inalterate per un
certo periodo di tempo.”
• Ad esempio, con un livello di confidenza pari al 99% (2,33) e
un periodo di detenzione di 5 giorni (holding period), un VaR
di 5.000 euro indica che detenendo per 5 giorni il portafoglio
inalterato, la perdita massima che si potrebbe sopportare non
sarà superiore a 5.000 euro.
• Possibile definizione: “Stima del cambiamento potenziale
del valore di portafoglio con un certo livello di confidenza
statistica e in un certo periodo di detenzione” (F. Metelli)
• Questo approccio consente di determinare per le posizioni di
rischio di credito il capitale impegnato a fronte delle perdite
inattese.
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Var: il metodo di calcolo
• La stima della volatilità del valore di mercato della posizione
di 5.500.000 di euro (ad esempio 2,5% su base settimanale).
• Il calcolo della perdita massima sostenibile su un orizzonte
temporale prestabilito (5.500.000 * 2,5*1,96 (moltiplicatore
intervallo confidenza 95%) = 0,2695 milioni).
Formula del Value at risk di uno strumento finanziario:
Valore mercato * volatilità storica (o probabilistica)* fattore
moltiplicativo intervallo di confidenza*radice quadrata tempo
(giorni)
39
Il ruolo dell’interbancario
Nella politica degli impieghi un ruolo molto importante viene
svolto dal mercato interbancario.
Questo mercato, come detto, è stato creato su base europea ed
è un mercato all’ingrosso al quale si rivolgono le banche per
vendere o comprare denaro.
E’ un mercato che assolve compiti di:
• tesoreria, consentendo alle banche di risolvere problemi
quotidiani di eccedenza o di carenza di fondi;
• provvista di fondi per operazioni di prestiti alla clientela, a cui
possono fare ricorso banche che hanno un grado insufficiente
di raccolta diretta per far fronte ai prestiti a clientela.
40
Il ruolo dell’interbancario (2)
Le banche hanno normalmente rapporti di corrispondenza
tra di loro. I rispettivi conti possono e non possono
prevedere un’apertura di credito che rappresenta una
importante forma di riserva di liquidità. Con la modifica
della politica comunitaria tale ruolo è venuto un po’ meno
nella gestione della liquidità per la tesoreria, in quanto oggi
le banche possono rivolgersi alla Banca Centrale per
ottenere liquidità overnight.
Molto importante per le banche più grandi è la possibilità di
attingere sui mercati interbancari esteri, per fare funding con
questa componente della raccolta o degli impieghi.
E’ evidente, la problematica connessa alla gestione dei rischi
essendo presenti soprattutto quello di cambio e ponendosi il
problema del rischio paese.
41
Il ruolo dei titoli
Da quanto detto finora già emerge il ruolo molto importante
che hanno i titoli nel definire la struttura dell’attivo di una
banca. Come visto essi assolvono più ruoli:
• riserva di liquidità, soprattutto con riferimento ai titoli
stanziabili;
• oggetto di compravendita e di mantenimento del rapporto di
clientela;
• redditività aggiuntiva ed integrativa a quella garantita dai
prestiti, soprattutto per le banche con mercati poco
industrializzati.
La normativa prevede che la banca deve definire e
identificare i titoli immobilizzati (destinati alla negoziazione
e a strumento di liquidità) da quelli non immobilizzati
(redditività).
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I crediti problematici
impresa
liquida
definitiva
provvisoria
ristrutturazioni
incagli
sani problematici
Impieghi
illiquidità
sofferenze
43
Sofferenze
Crediti, al
valore nominale
nei confronti dei
soggetti
in stato di insolvenza,
anche se non accertato
giudizialmente,
o in situazioni
sostanzialmente
equiparabili.
meno
Svalutazioni
contabilizzate
=
Al valore di
presumibile
realizzo
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Incagli
L’intera esposizione (crediti per cassa, buoni fruttiferi,
certificati di deposito e crediti di firma) nei confronti di soggetti
in temporanea situazione di obiettiva difficoltà, che sia
prevedibile possa essere rimossa in un congruo periodo
di tempo.
di cui: oggettivi
1) mutui fondiari per abitazione quando sia stata effettuata
la notifica del pignoramento al debitore;
2) siano scadute e non pagate (anche solo parzialmente)
almeno 3 rate semestrali e l’ammontare insoluto sia
almeno il 20% dell’esposizione
45
Crediti ristrutturati e in ristrutturazione
In corso di ristrutturazione. Crediti per i quali
ricorrano le seguenti condizioni:
– la controparte risulti indebitata presso una pluralità di
banche;
– il debitore abbia presentato istanza di consolidamento
da non più di 12 mesi.
Ristrutturati. Crediti per i quali un «pool» di
banche (o una singola banca), nel concedere una
moratoria al pagamento del debito, rinegozia il
debito a tassi inferiori a quelli di mercato.
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La politica degli impieghi - Facoltà di Scienze Economiche ed