Il Libro Verde “La cooperazione sociale per l’inserimento lavorativo” • Il Libro Verde contiene una analisi sulle tematiche relative all’inclusione attraverso il lavoro di persone con particolari difficoltà occupazionali • Il documento si propone di riflettere sul particolare strumento rappresentato dalle cooperative sociali: il modello più peculiare e innovativo di impresa sociale che ha visto la nascita nel nostro Paese e ha successivamente conosciuto una notevole diffusione in molti altri contesti • Federsolidarietà con il Libro Verde vuole alimentare il dibattito sulle potenzialità che le cooperative sociali possono mettere in campo per l’occupazione di soggetti svantaggiati attraverso una accurata analisi del settore e delle politiche pubbliche • In questi anni, si è assistito ad una crescita delle cooperative sociali di inserimento lavorativo, sia in ordine al numero sia per il numero di occupati • Le cooperative sociali di inserimento lavorativo aderenti a Federsolidarietà sono oltre 1700. Il 55% di queste imprese non ha più di 10 anni di vita. Negli ultimi sei anni il numero di cooperative di inserimento lavorativo nel Mezzogiorno è cresciuto del 94% • Il fatturato aggregato supera 1,1 miliardi di Euro • Il patrimonio netto aggregato raggiunge quasi 280 milioni di Euro • Il capitale sociale aggregato sfiora i 70 milioni di Euro • Sono circa 50.000 i soci (il 3,4% sono persone giuridiche) • Nel 55% delle cooperative sono presenti soci volontari • Sono oltre 41 mila gli addetti • Sono inseriti circa 13.800 lavoratori in condizioni di svantaggio di cui circa la metà sono persone portatrici di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali • A questi si deve aggiungere una ulteriore quota del 25% sul totale degli addetti, di persone provenienti da situazioni di disoccupazione di lungo periodo, lavoratori anziani, madri sole con figli, immigrati ecc. • La platea di persone che hanno bisogno di assistenza per entrare nel mercato del lavoro è molto ampia, oggi più che mai con la crisi in corso • Le cooperative sociali, garantendo un lavoro remunerato a persone altrimenti non solo disoccupate ma spesso anche assistite da servizi (sanitari, carcerari, sociali) o da programmi pubblici (minimo vitale, pensione di invalidità, assegno di accompagnamento) determinano consistenti risparmi L’obiettivo del Libro Verde è arrivare a proporre una nuova “agenda” politicostrategica a supporto dello sviluppo delle cooperative sociali di inserimento lavorativo, per sostenere le sfide che i cambiamenti nei rapporti sociali ed economici porranno loro nel prossimo futuro. Il documento si conclude infatti con una serie di proposte a livello europeo, nazionale e locale relative agli strumenti necessari per raggiungere gli obiettivi. Le proposte L’unificazione delle diverse definizione di svantaggio sul mercato del lavoro Al momento sono in essere quattro definizioni: quella più restrittiva della legge 68/99 (disabili), quella più ampia della 381/91, quella più recente e ancora più ampia della legge sull’impresa sociale di cui al D. Lgs. 155 del 2006 ed, infine, la definizione assai più generale dell’Unione Europea (Reg. CE 800/08) La revisione complessiva degli incentivi all’inserimento lavorativo. La revisione dei benefici che si propone dovrebbe prevedere, da una parte l’aumento degli stessi per le categorie con svantaggi più gravi, così da riconoscere pienamente l’impegno formativo della cooperativa sociale di inserimento, e dall’altra un rimodulazione degli stessi rispetto sia al livello sia alla durata. Superare la logica “emergenziale” che spesso ha guidato gli interventi di inserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti. Le persone detenute potrebbero affrontare un percorso di inserimento progressivo: - un periodo di formazione all’interno del carcere - l’inserimento lavorativo in attività gestite da cooperative sociali all’interno del carcere o all’esterno quando sia concedibile una misura alternativa - inserimento sociale e lavorativo a fine pena, per garantire la transizione nel mercato del lavoro Facilitare l’acquisizione di commesse. Le misure possibili vanno in due direzioni: - per favorire la domanda pubblica e in particolare delle amministrazioni locali si propone di modificare il codice degli appalti riconoscendo le cooperative sociali e le imprese sociali come la traduzione italiana delle esperienze di lavoro protetto definite in ambito europeo - per favorire la domanda privata si propone di prevedere incentivi limitati ma generalizzati (nella forma di sgravi fiscali) per tutte le imprese che instaurano rapporti commerciali con imprese o cooperative sociali di inserimento lavorativo Favorire l’inserimento dei lavoratori svantaggiati nel mercato del lavoro aperto al termine del loro periodo di formazione in cooperativa. 1. Attraverso un credito d’imposta fisso o a scalare per un numero di anni limitato 2. Prevedere che nei casi in cui il lavoratore svantaggiato non riesca a inserirsi nel nuovo lavoro o sia soggetto a crisi che l’impresa non è in grado di gestire, egli possa rientrare in cooperativa per il tempo necessario 3. Istituire un fondo speciale per sostenere iniziative di collaborazione tra imprese sociali e non così da favorire il passaggio dei lavoratori svantaggiati dalle prime alle seconde - Favorire la nascita di nuove cooperative sociali di inserimento lavorativo e a rafforzare sul piano produttivo e tecnologico quelle esistenti. A questo fine a livello nazionale va riproposto un programma esplicitamente finalizzato a far nascere nuove imprese di inserimento - A livello regionale andrebbero creati fondi di rotazione a capitale misto pubblico - privato in cui coinvolgere i numerosi attori privati che già finanziano in vario modo iniziative di imprenditorialità sociale e finalizzati soprattutto a sostenere gli investimenti di queste imprese • Il documento nella veste di “libro verde” è aperto alla discussione pubblica per un periodo di sei mesi da parte dei cooperatori sociali per avere il contributo diffuso della base associative, ma anche di tutti quegli attori pubblici e privati che giocano un ruolo per l’affermazione di questo modello d’impresa. • Al termine di questa fase di consultazione, sarà pubblicato un “libro bianco” di proposte concertate con le parti sociali e gli attori istituzionali per assegnare nuova rilevanza a quegli elementi di valore che contraddistinguono l’inclusione sociale attraverso il lavoro. Il dibattito è aperto! Clausole sociali La storia delle cooperative sociali ha storicamente anticipato il dibattito sulle clausole sociali; già nel corso degli anni ottanta si è infatti assistito ai primi accordi con la pubblica amministrazione relativi ad affidamenti a cooperative sociali che attraverso tali commesse inserissero al lavoro persone svantaggiate. Quale futuro per le clausole sociali nel nostro paese, quali politiche per rilanciarle? Categorie di svantaggio La discussione sulle categorie di svantaggio è nato insieme alla 381. Il dibattito è oggi quanto mai urgente anche in considerazione dell’evoluzione dei bisogni sociali in questi vent’anni e coinvolge sia le categorie di svantaggio che la graduazione delle politiche di incentivo sia dal punto di vista della durata che dell’intensità dell’aiuto. Strumenti per favorire la transizione Tra i dibattiti che hanno accompagnato la cooperazione sociale sin dalla sua nascita, vi è quello sugli esiti dei percorsi di inserimento: l’occupazione stabile nella cooperativa stessa o la transizione verso altre imprese? Quali strumenti normativi possono facilitare questo passaggio? Di cosa ha bisogno una cooperativa sociale per rendere le persone inserite in grado di confrontarsi con il lavoro in imprese ordinarie? Le alleanze, le reti, i rapporti Con chi parlano le cooperative che si occupano dell’inserimento lavorativo di persone svantaggiate? Con ASL e servizi sociali o con i Centri per l’impiego? Con sindacati o con imprenditori? Con istituzioni pubbliche o con organizzazioni private e di terzo settore? E ancora, cooperative di tipo B, cooperative di tipo A, reti consortili: ciascuno di questi può avere un ruolo nell’inserimento lavorativo? E quali con quali interazioni reciproche? Inserimento lavorativo, mercato, impresa Nella storia della cooperazione sociale ci sono esempi di cooperative che sono riuscite ad affermarsi sul mercato aperte, a concorrere con le altre imprese pur avvalendosi del lavoratori che le altre imprese rifiutano. Qual è la formula grazie a cui questo avviene? In che modo queste esperienze sono riproducibili? In quali mercati la cooperazione di inserimento lavorativo può svilupparsi e con quali politiche proprie e delle istituzioni? Inserimento lavorativo e politiche del lavoro La cooperazione sociale di tipo B è solo uno degli strumenti con cui la cooperazione sociale può lavorare per l’inserimento lavorativo delle fasce deboli. Vi è una molteplicità di strumenti, infatti, sviluppatisi in questi 15 anni. Qual è oggi il ruolo delle cooperative sociali in questi servizi? In che modo è possibile pensare a svilupparli? Quali sono gli interlocutori con cui rapportarsi?