Ascoltare(si) a scuola
per nuovi scenari possibili
Bologna 27 ottobre 2013
La mia ricerca negli Istituti Professionali
• Caratteristica degli Istituti Professionali
• Le prime classi: numerose e con molti studenti
in difficoltà
• Ostacoli alla ricerca:
– Insegnanti (pochi gli interessati, non collegialità)
– Dirigenti (è una preoccupazione in più..)
– Comunità (cosa si pensa della scuola?cosa di chi
va male?
(conclusione: si può far qualcosa anche con pochi
mezzi e scarsi sostegni)
Osservare per comprendere
• Ho cercato di segnare le osservazioni
seguendo le indicazioni degli antropologi:
quello che mi irritava di più era quello che
consideravo lontano dalla mia idea di scuola
(studenti, spazio, urla, regole…)
• Non giudicare, ma comprendere dove la mia
azione avesse un senso e lì agire
Alcune osservazioni
1) Impossibile separare i problemi d’insegnamento/apprendimento dalla
relazione tra insegnanti e studenti
2) Gli studenti:
• Sopraffatti dalle emozioni
• Arrabbiati perché si sentono incompresi, inascoltati
• Pieni di pregiudizi e di luoghi comuni
• Formano gruppi esclusivi per sentirsi a proprio agio
• Incapaci di mettere a fuoco i propri problemi
• Nello studio navigano a vista
• Non sanno sognare un futuro possibile
Azioni intraprese
Con insegnanti:
- Consulenza
- Informazione rispetto alle mie osservazioni
- Proposte per attività
Con gli studenti:
- Attività in classe alla presenza degli insegnanti
- Attività in piccoli gruppi o in un rapporto uno/due
Attività
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Rafforzamento delle singole identità
Riflessione/condivisione sulle proprie emozioni
Considerazione del proprio modo d’apprendere
Collaborazione con i compagni
Analisi dei conflitti
Mediazioni
Preparazione per diventare mediatore tra pari
Comune denominatore:
ascolto attivo
1. Non avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le
conclusioni sono la parte più effimera della ricerca.
2. Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista.Per riuscire a
vedere il tuo punto di vista, devi cambiare punto di vista.
3. Se vuoi comprendere quel che un altro sta dicendo, devi
assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a vedere le
cose e gli eventi dalla sua prospettiva.
4. Le emozioni sono degli strumenti conoscitivi fondamentali se
sai comprendere il loro linguaggio. Non ti informano su cosa
vedi, ma su come guardi.Il loro codice è relazionale e
analogico viene da sé.
Comune denominatore:
ascolto attivo
.
5. Un buon ascoltatore è un esploratore di mondi possibili.I segnali più
importanti per lui sono quelli che si presentano alla coscienza come al
tempo stesso trascurabili e fastidiosi, marginali e irritanti, perché
incongruenti con le proprie certezze.
6. Un buon ascoltatore accoglie volentieri i paradossi del pensiero e della
comunicazione interpersonale. Affronta i dissensi come occasioni per
esercitarsi in un campo che lo appassiona: la gestione creativa dei
conflitti.
7. Per divenire esperto nell'arte di ascoltare devi adottare una metodologia
umoristica.Ma quando hai imparato ad ascoltare, l'umorismo viene da
sé.
Ascolto attivo
Accogliere la prospettiva dell’altro
Marco è senza dubbio un ragazzo intelligente: ha dimostrato di comprendere e memorizzare con una certa facilità, solo che
spesso non lo vuole fare. In realtà si applica quasi esclusivamente nelle materie in cui riesce bene oppure, come dice lui,
dove “si sente considerato.” In modo particolare non lavora con l’insegnante d’Italiano, perché, sostiene, “ce l’ha con me.” A
riprova di ciò racconta che è il primo ad essere punito quando non fa i compiti, anche se anche altri sono stati negligenti,
oppure quando tutta la classe è disattenta, il primo ad essere richiamato è lui. Non solo, ma spesso l’insegnante critica le sue
idee (così almeno lui sostiene), sottolineandole di rosso nei compiti in classe, mentre con altri non è mai così categorica, anzi
lui pensa che sia molto più tollerante. Dichiara che questo avviene anche perché lui è sincero, non si nasconde dietro le
bugie, come fanno alcuni, né finge simpatia, come recitano altri, ma confessa apertamente quello che pensa, tanto che una
volta si è espresso con chiarezza: “Ma prof. lei guarda solo me..” Non l’avesse mai detto! La professoressa ha assicurato che
non è a favore di nessuno né vuol fare torti ad altri, ma che cerca sempre di essere imparziale. D’altra parte, come dice lei,
alcuni hanno bisogno di essere “scossi”, altrimenti si adagiano e non fanno più niente e Marco è uno di questi: se non lo
controllasse, se non chiamasse a volte i suoi genitori, lui non farebbe nulla.
Le diverse prospettive
Le diverse prospettive
Le diverse prospettive
Tenere insieme le due prospettive
Marco
Non apprezza le mie idée
Mi vuole umiliare
È contenta se fallisco
Io, insegnante
Correzioni
In rosso sul
Compito
Gli voglio insegnare
l’uso corretto
della lingua italiana
L’insegnamento di ritorno
Quale insegnamento mi ha dato l’aver accolto la
visione di Marco?
La mia azione successiva dipende da questo
Gli errori dei nostri studenti
e il teach-back
Esempi:
La storia di Fabio e dei fiumi
La richiesta d’aiuto degli studenti dopo aver
capito le proprie difficoltà
Si racconta che gli abitanti dell’Isola di Qualsiasi Luogo fossero
profondamente infelici e coltivassero segretamente un forte
desiderio di andarsene alla ricerca di altre occasioni di vita, per
fondare un mondo più stimolante e degno. Il problema, tuttavia, era
che avevano sempre vissuto il mare come una entità quasi divina,
incantata e terribile, e non avevano mai osato sviluppare l’arte e la
scienza del nuoto e della navigazione o forse i loro antenati le
avevano conosciute, ma erano andate perdute nella notte dei tempi.
Per questo la maggior parte dei residenti, pur infelici, semplicemente
rinunciavano del tutto a pensare ad alternative alla vita nell’isola,
mentre altri si limitavano a cercare delle vie d’uscita sulla base delle
conoscenze date, senza tentare di acquisirne di nuove. Questi
tentativi ovviamente fallimentari venivano interpretati come ulteriore
dimostrazione della impossibilità della impresa.
• Un giorno approdò sull’isola un piccolo veliero che ospitava, fra gli
altri, uno studioso dell’arte e scienza dell’attraversamento dei mari.
Allora si verificò il seguente dialogo fra costui e il reggente dell’isola:
• Voglio imparare a nuotare e a navigare
• Che condizioni poni per ciò?
• Nessuna. Desidero solamente portare con me la mia tonnellata di
cavolo.
• Quale cavolo?
• Il cibo di cui avrò bisogno dall’altra parte, dovunque andrò ad
abitare.
• Ma ci sono altri cibi dall’altra parte.
• Non ne sono sicuro. E se poi non mi piacciono? Devo
assolutamente portare il mio cavolo.
• Ma con tanto peso dietro, una tonnellata di cavolo, non potrai
navigare, per non parlare di nuotare.
• Allora è inutile che impari. Quello che tu chiami un peso, per me è il
mio nutrimento essenziale.
• Ho l’impressione che quando parli di cavoli tu stia usando
un’allegoria e che in realtà ti riferisca a un carico di idee acquisite o
presunzioni o certezze alle quali sei molto attaccato. Non è così ?
• Mmm…Ho capito. Vado a parlare dei miei cavoli con qualcun altro,
qualcuno in grado di comprendere meglio di te le mie necessità.
• Vedi: Humberto Maturana, Francisco Varela “L’albero della
conoscenza” Garzanti 1999, pag. 205, 206.
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