ASOCIACIÓN
DANTE ALIGHIERI
MÁLAGA
Febbraio 2011
Seguendo lui, portava la mia fronte
come colui che l`ha di pensier carca,
che fa di sè un mezzo arco di ponte;
quand`io udì “ Venite qui si varca”
parlar in modo soave e benigno,
qual non si sente in questa mortal marca,
Purgatorio - canto XIX vv. 40-51
Anno - Año VI - Nº. 1
Boletín gratuito
BUONA PASQUA A TUTTI
FELIZ SEMANA SANTA
150 ANNI DELL` UNITÀ D` ITALIA : I PROTAGONISTI
Vittorio Emanuele Re d`Italia
Mazzini - Doveri dell`Uomo
Luoghi della Memoria
La Justa del Saracino
500 ANNI Giorgione
El rincon de la Poesia
Programma Concerto
Agenda
Sbarco dei Mille
SOCIEDAD DANTE ALIGHIERI
Calle Ayala 23, 1E - 29002 Málaga
Tel. 952 35 95 07 - www.ladante.es
[email protected]
CURSOS 2010 - 2011
INSCRIPCIÓN ABIERTA
Deposito Legal
MA 772 - 2009
Garibaldi
Mazzini
Cavour
Verdi
Vittorio Eman uele II di Sa voia (Vitto rio Ema nu ele Maria Albe rto Eu gen io
Ferdina nd o To mma so di Sa vo ia; To rin o, 14 ma rzo 1 820 – R o ma, 9 gen na io
187 8) è stato l'u ltim o re d i Sardeg na (dal 1 84 9 a l 18 61 ) e il primo re d'Italia (dal
186 1 al 187 8). Egli, co ad iu vato da l primo min istro C am illo Be nso co nte di
Ca vo ur, p ortò in fa tti a comp imen to il R iso rgimen to e il p roce sso d i u nificazion e
ita lia na , g ua dag na nd osi l'ap pe llativo d i "Pa dre del la Pa tria".All'u nità d'Ita lia
man cava no an co ra impo rtan ti ta sse lli, tra cui il Ve ne to , il T rentino , il F riu li, il
La zio, l'Istria e la Vene zia -Giulia . Il proge tto e ra que llo d i p orre la se de rea le a
R om a, ma q uesto a vreb be sig nifica to , p er To rino , la perdita d i un p rim ato in a ug e d a trece nto
a nn i. Tra il 2 1 e il 22 se tte mbre 18 64 scopp iaron o san guin osi tu multi pe r le vie de lla città, ch e
e bbe ro com e risultato un a tren tin a di m orti e oltre du ecen to fe riti, ap pe na si sep pe d ella
d ecisio ne di trasferire la cap ita le a Firen ze . Vittorio Ema nu ele a vreb be vo luto p rep arare la
citta din an za alla no tizia , al fin e d i evitare scon tri, ma la n otizia in qu alche m odo era trap elata . Il
m alcon te nto era ge ne rale, e co sì de scrisse la situ a zio ne O lin do G ue rrini:
« O h, i pre sa gi tris ti per l'av ven ir e d i Torino che s i face va no a l tempo del tra spor to
de lla cap itale! E li facev an o i Torine si stes si, che pe r un mo me nto pe rdettero la
fidu cia in s é med esimi. »
In se gu ito a nu ovi fatti di cron aca, che comp orta rono il ferimen to d i alcun i de leg ati stran ieri e
viole nte sa ssaio le, Vitto rio Eman ue le II mise la città d avan ti a l fatto com piu to facend o
p ubb licare su lla Ga zze tta q uesto a nnu ncio:
« Q uesta mattina, alle ore 8.00 , S.M. il R e è pa rtito da T orino per Firenze ,
ac compa gna to da S.E. il pres id ente de l C ons iglio dei Ministr i »
Vittorio Ema nue le rice ve va così gli on ori de i Fioren tin i, men tre o ltre 3 0.00 0 fun zio na ri d i co rte si
trasfe riron o in città . La p op ola zio ne , a bitua ta a l m od esto nu mero d ei min istri g rand ucali, si trovò
spia zza ta di fronte all'amm inistrazion e d el n uo vo regn o, che i ntan to aveva sig lato l'alle an za co n
la Prussia co ntro l'Austria .
Il 2 1 giu gn o 186 6 Vitto rio Ema nue le lasciava Pala zzo Pitti d iretto a l fronte, pe r co nqu ista re il
Ve neto . Sco nfitto a L issa e a C u sto za , i l R e gn o d'Ita lia o tte nn e com unq ue Vene zia in se gu ito ai
tratta ti d i p ace succedu ti a lla vittoria prussiana .
R om a riman eva l'u ltim o territorio ancora no n in glo bato da l n uo vo regn o: N ap ole one III
m ante neva l'im peg no di d ifend ere lo Stato Po ntificio e le su e trupp e e rano sta nziate nei te rrito ri
p ontifici. Vitto rio Em anu ele stesso non vo leva pren de re un a de cisio ne ufficiale : attaccare o no .
U rban o R atta zzi, ch e era d ive nu to p rim o ministro, spe rava in una so llevazion e de gli stessi
R om an i, co sa ch e non avve nn e. L a sco nfitta riportata ne lla Battaglia d i M enta na ave va g ettato
p oi nu merosi dub bi sull'e ffe ttiva riu scita de ll'im presa, che poté a vven ire so lo co n la cadu ta, n el
1 870 , di Na po leon e III. L'8 se ttem bre fa llì l'ultimo te nta tivo di o tte nere Ro ma co n mezzi pa cifici,
e il 2 0 settem bre il g en erale Ca do rna a prì una breccia nelle mu ra roman e. Vitto rio Ema nue le
e bbe a dire:
« C on Ro ma ca pitale ho sciolto la m ia prome ssa e coron ato l'impresa ch e ven titré a nni o r
son o ve niva inizia ta d al mio m ag nan imo ge nitore. »
Pe rò, qu an do g li e ccitati min istri L an za e Sella g li p rese ntaron o il risultato d el ple biscito d i R om a
e L azio, il R e risp ose a Se lla in pie mo ntese:
"C h'a sta ga ciuto ; a m resta ne n àu t che tireme 'n colp ë d revòlver; pë r lòn ch 'a m resta
d a vive a-i sarà ne n da pijé." (Stia zitto; non mi r esta a ltro che tira rmi un co lpo di
p is tola ; per il r esto della mia vita non ci sa rà niente più da pr end ere .)
fonte Internet
Cominciano le commemorazioni del 150º Centenario dell`UNITÂ d`ITALIA
desideriamo ricordarvi leggendo le parole di Giuseppe Mazzini, quanti
ITALIANI in Italia e nel Mondo, hanno contribuito alla crescita della nostra
PATRIA, con amore, onore, saggezza. dedizione e coraggio.
Giuseppe Mazzini : DOVERI DELL`UOMO
Parte della Lettera : AGLI OPERAI ITALIANI dal libro : DOVERI DELL` UOMO
A voi, figli e figlie del popolo, io dedico questo libretto, nel quale ho accennato i principi in
nome e per virtù dei quali voi compirete, volendo la nostra missione in Italia: missione di
progresso repubblicano per tutti e d`emancipazione per voi.
Quei che per favore speciale di circostanze o d`ingegno, possono più facilmente addentrarsi
nell`intelletto di quei principii, li spieghino, li commentino agli altri, coll`amore, col quale io
pensava, scrivendo, a voi, ai vostri dolori, alle vostre vergini aspirazioni, alla nuova vita che,
superata l`ingiusta inegualianza funesta alle facoltà vostre infonderete nella Patria Italiana.
Io v`amai fin da`miei primi anni. Gl`istinti repubblicani di mia madre m`insegnarono a crescere
nel mio simile l`uomo, non il ricco o il potente: e l`inconscia semplice virtù paterna m` avvezzò
ad ammirare, più che la boriosa atteggiata mezza-sapienza, la tacita inavvertita virtù di sacrificio
ch`è spesso in voi.
Più dopo, della nostra Storia raccolsi come la vera vita d`Italia sia vita di popolo, come il
lavoro lento dei secoli abbia sempre inteso a preparare di mezzo all`urto delle razze diverse e
alle mutazioni superficiali e passeggere delle usurpazioni e delle conquiste, la grande Unità
democratica nazionale. E allora, trent`anni addietro, mi diedi a voi.
I o vidi che la Patria, la Patria Una, d`eguali e di liberi, non escirebbe da un`aristocrazia che
tra noi non ebbe mai vita collettiva, ed iniziatrice, nè da un Monarchia che s`insinuò, sull`orme
dello straniero e senza missione propria, fra noi, senza pensiero d`Unità e d`emancipazione;
ma solamente del popolo d`Italia; e lo dissi.
Vidi, che a voi bisognava sottrarsi al giogo del salario, e far a poco a poco, colla libera
associazione, padrone il Lavoro del suolo e dei capitali d `Italia; e, prima che il socialismo delle
sètte francesi venisse a intorbidar la questione, lo dissi.
Nè mai per pazze accuse e calunnie e derisioni che mi si gettassero, tradii voi e la causa
vostra, nè disertai la bandiera dell`avvenire, qualch`anche voi stessi, travolti da insegnamenti
d`uomini più che credenti, idolatri, m`abbandonaste per chi, dopo aver trafficato sul vostro
sangue, torceva il suo sguardo da voi.
Pensate a me com`io penso a voi. Affratelliamoci nell`affetto alla Patria. In voi segnatamente
sta l`elemento del suo avvenire.
Ma questo avvenire della Patria è vostro; voi non lo fonderete se non liberandovi da due
piaghe che oggi purtroppo, spero per breve tempo, contaminano le classi più agiate e
minacciano di sviare il progresso italiano: il Machiavellismo e il Materialismo. Il primo,
travestimento meschino della scienza d`un uomo grande ma infelice. V`allontana dall`amore e
dall`adorazione schietta e lealmente audace della Verità, il secondo vi trascina inevitabilmente,
col culto degli interessi, all`egoismo ed all`anarchia.
Voi dovete adorare Dio per sottrarvi all`arbitrio e alla prepotenza degli uomini. E nella guerra
che si combatte nel mondo tra il Bene ed il Male, dovete dare il vostro nome alla Bandiera del
Bene e avversare, senza tregua, il Male, rispingendo ogni dubbia insegna, ogni transazione
codarda, ogni ipocresia di capi che cercano maneggiarsi fra i due: sulla via del primo, ma voi
m`avete, fincè io viva, compagno.
E perchè quelle due Menzogne vi sono spesso affacciate con apparenze seduttrici e con un
fascino di speranze che solo il culto di Dio e della Verità può tradurre in fatti per voi, ho creduto
debito di scrivere, a prevenirvi, questo libretto. Io v`amo troppo per adulare alle vostre passioni
o accarezzare i sogni dorati coi quali tenta ottenere favori da voi. La mia voce può apparirvi
severa e troppo insistente a insegnarvi la necessità del sacrificio e della virtù per altrui. Ma io
so, e voi, buoni e non guasti da una falsa scienza o dalla ricchezza, intenderete fra breve, che
ogni vostro diritto non può essere frutto che d`un dovere compiuto.
Addio. Abbiatemi ora e sempre vostro fratello.
Aprile 23, 1860
2
Giuseppe Mazzini
Cosi fece l`Italia
Giuseppe Garibaldi
IL VITTORIALE
Per celebrare il «Padre della Patria», il Comune di
Roma bandì un progetto, dal 1880, su volontà di
Umberto I di Savoia. Ciò che venne costruito fu
una delle più ardite opere architettoniche d'Italia
nell'Ottocento: per erigerlo, venne distrutta una
parte della città, ancora medioevale, e venne
abbattuta anche la torre di papa Paolo III.
L'edificio doveva ricordare il tempio di Atena
Nike, ad Atene, ma le forme architettoniche
ardite e complesse fecero sorgere dubbi sulla
buona riuscita dell'opera. Oggi, al suo interno, è
presente la tomba del Milite Ignoto.
Villa Corsini - Battaglia dei 4 venti
L'edificio più antico della villa sorto lungo la via Aurelia Antica è conosciuto come "Villa
Vecchia" ed esisteva già nel 1630 quando la tenuta venne acquistata da Panfilo Pamphilj. Tra il
1644 e il 1652, sotto il pontificato di Innocenzo X Pamphilj, venne costruito ad opera degli
architetti Algardi e Grimaldi, il complesso della "Villa Nuova".
Nel 1849 la villa fu teatro di una delle più cruente battaglie per la difesa della "Repubblica
Romana": le truppe francesi della Seconda Repubblica il 2 giugno occuparono villa Corsini,
allora alla periferia ovest di Roma e le truppe garibaldine tentarono invano di scacciarle.
Nel 1856 la villa fu unita alla confinante villa Corsini e tutto il complesso venne trasformato in
una grande azienda agricola. Iniziati i primi espropri da parte del Comune di Roma nel 1939, il
nucleo originario della villa fu acquistato dalla Stato Italiano nel 1957. Oltre 168 ettari furono
acquisiti dalla municipalità romana; la parte occidentale nel 1965, la restante nel 1971 con
apertura al pubblico nel 1972.
Sul Ponte dell'Ammiraglio circa 200 soldati borbonici appostati iniziarono un fuoco di fila che
causò lo scompiglio nelle squadre siciliane che si dispersero parzialmente nei campi.
Comunque i Cacciatori delle Alpi, e parte dei siciliani, risposero al fuoco e il loro successivo
assalto causò la fuga dei soldati napoletani, permettendo così al resto dei volontari di
attraversare il ponte.
Palermo - Ponte dell`Ammiraglio
Epopea dei mille . (In realta' erano 1089) Partiti da Quarto i mille garibaldini
sbarcano in Sicilia (a Marsala). All'esercito garibaldino si uniscono numerosi
civili come volontari. Garibaldi, alla guida dei suoi, libera prima la Sicilia e poi
risale lungo tutta l'Italia meridionale sbaragliando l'esercito Borbonico, Cavour
si preoccupo' di una possibile svolta in senso repubblicano delle regioni
liberate e che Garibaldi potesse attaccare lo stato pontificio ma cosi non fu.
Garibaldi, infatti, incontratosi con Vittorio Emanuele II a Teano consegna al re
tutte le regioni da lui liberate, che con un plebiscito, furono annesse al
Piemonte.
Incontro a Teano
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CURIOSIDADES HISTORICAS ITALIANAS
LA JUSTA DEL SARACINO
LAS ORÍGENES
La justa del
Saracino es una conmemoración histórica que ha orígines antiguísimas: se corría
probablemente entre el sigli XI, según lo que dice alguien, (tenemos documentos de la época que
exaltan la pasión de los aretinos para los torneos), y el XV. El documento más antiguo que
conocemos data el 6 de agosto del 1535. Se trata de una deliberación de los Priores tomada “por
mayoría de 26 habas negras contr 3 habas blancas” torneando contra el estafermo los domingos por
un premio de un brazo de raso morado. Seguramente, las incursiones le los Saracenos – que pasaron
también por Arezzo – las empresas y las hazañas de las Cruzadas dieron lugar a la Quintana.
El reglamento más antiguo que conocemos data 1677: el precioso documento en parte es diferente
del actual (especialmente a la época podían tomar parte a la justa todos aquellos caballeros que se
presentaban aramados en la plaza y acompañados por los padrinos).
Después muchos acontecimientos, la justa fue sacada de nuevo a la luz en 1931.
REGOLAMENTO Y DESARROLLO
Participan el la Justa que tradicionalmente se curre el penúltimo sábado de junio (edición nocturna)
y el primer domingo de septiembre - los barrios ciudadanos:
-Porta Crucifera – colores rojo y verde
-Porta del Foro – colores amarillo y carmesí
-Porta S. Andrea- colores blanco y verde
-Porta S.Spirito – colores amarillo y azul
Los figurantes, con los costumbres de la época, son más o menos 350 e incluyen armados, músicos,
los abanderados, pajes, justadores del ayuntamiento.
El domingo que précède el torneo, en la plaza del ayuntamiento, los capitanes de los barrios juran y
se extrae el orden de las carreras: se trata de una cérémonial solenne, en una atmósfera muy
atractiva. El día del torneo el cortejo historico desfila por la ciudad antes de entrar en Piazza Grande
– una de las zonas más características de las plazas italianas, donde la justa tiene lugar.
Después de la exhibición de los abanderados y la lectura del desafío “Buratto, Rey de India”
empieza la aposionante Quintana. Dos caballeros por cada barrio, según el sorteo, corren la carrera
contra el simulacro dela Quintana y golpeando con la lanza su escudo, intentan marcar los mejores
puntos. Golpeado por la lanza, el estafermo se vuelve y amenaza la incolumidad del caballero con
un pesado flagelo armado del bolas de plomo y cuero. El barrio que ha obtenido los puntos más
altos, gana la “Lanza de Oro”.
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INFO
Istituzione Giostra del Saracino
Comune di Arezzo
Servizio Giostra del Saracino e Folclore
Ex Caserma Cadrona – Via Porta Buja – 52100 Arezzo
Tel. 0575/377462-377463 – Fax 0575/377464
e.mail: [email protected]
www.giostradelsaracino.arezzo.it
500 ANNI DI GIORGIONE
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Le tre età
Festa Campestre
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I tre filosofi
(1477 - 1510)
Sulla biografia di Zorzi o Giorgio Barbarelli da Castelfranco,
detto il Giorgione, si ha soltanto qualche frammentata notizia.
Il Giorgione è uno degli esponenti più importanti del
Rinascimento veneziano, morto di peste all’età di trent'anni
(nato il 1477 e morto nel 1510). Oltre alla Pittura, si interessa
anche di musica e di poesia ed è un assiduo frequentatore di
salotti delle famiglie aristocratiche veneziane. Dalle sue opere
risultano evidenti gli influssi di Leonardo, Durer e di Giovanni
Bellini. Il suo stile si contraddistingue da quello degli artisti a
lui contemporanei soprattutto per l’importanza assunta dal
colore rispetto alla linea ed alla composizione, mentre le
tematiche sono tra le più svariate, talvolta fantastiche, spesso
tendenti ai toni scuri. Paesaggistica e figurativo si amalgamano
in un'avvertibile armonia dentro una realtà creata da
innumerevoli sfumature.
La sua pittura influenzerà altri grandi Maestri del colore come
Tiziano, Palma il Vecchio e Sebastiano del Piombo. Per questo
motivo c’è stata nei secoli molta incertezza nell’attribuzione di
vari dipinti fra lui e Tiziano. I suoi abituali committenti sono un
ristretto giro di famiglie aristocratiche legate al mondo della
cultura che gli richiedono, di solito, realizzazioni di tematiche
figurative con personaggi velati da mistero, mentre le opere
eseguite per la pubblica committenza, risultano essere soltanto
una tela (andata perduta di cui non si conosce il soggetto)
eseguita per il Palazzo Ducale di Venezia e l’affresco del
Fondaco dei Tedeschi (quasi completamente perduto),
attualmente alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Di questo
affresco rimane soltanto la figura dell’ignuda.
GIORGIONE (1477-1510)
Giorgione representó para la escuela veneciana un avance similar al de
Leonardo da Vinci en la Toscana veinte años antes, superando la rigidez
arcaica y dotando a la pintura de mayor libertad en colores y temática. Fue la
entrada de Cinquecento en la república veneciana.
Autoretrato
Giorgione, además de retablos y retratos, realizó cuadros sin el sentido
didáctico o devocional de los temas mitológicos o religiosos, en los que la
acción se sustituían por el mero hecho de la contemplación de la belleza a
través de las representaciones de sentimientos poéticos o líricos. Tuvo enorme
influencia en sus contemporáneos y en sus inmediatos sucesores de la escuela
veneciana, como Tiziano, Sebastiano del Piombo (quien se formó en su taller),
Palma el Viejo, Giovanni Cariani y Domenico y Giulio Campagnol
Judith
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GIUSEPPE UNGARETTI – Los poetas de la Unidad d`Italia
Poeta y traductor italiano nacido en Alejandría, Egipto, en 1888.
Pasó su infancia y adolescencia en Alejandría mientras su padre
trabajaba en la construcción del Canal de Suez. En 1912 viajó a
Paris, estudió en La Sorbona y trabó amistad con intelectuales
famosos de la época. De regresó a Italia en 1914, se enroló como
voluntario durante la Primera Guerra Mundial. Dos años
después publicó sus primeros poemas bajo los títulos:
"El
puerto
sepultado"
1916
y
"La
alegría"1919.
A partir de 1921 trabajó como periodista en Roma, publicó su
obra más conocida "Sentimiento del tiempo" en 1933 , y luego, en
1936, se radicó en Brasil oficiando como profesor universitario.
Regresó a Roma en 1942, enseñó literatura moderna, publicó
"El dolor" en 1947 y la compilación de su labor poética entre
1942 y 1961, bajo el título "La vida de un hombre". En los últimos
años de su vida tradujo al italiano obras de importantes
autores. Falleció en Milán en junio de 1970.
La Grande Guerra
Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria d'Egitto, nel quartiere periferico
di Moharrem Bey, l' 8 febbraio 1888 (ma venne denunciato all'anagrafe come
nato il 10 febbraio, e festeggiò sempre il suo compleanno in quest'ultima
data) da genitori lucchesi. Il padre, operaio allo scavo del Canale di Suez,
morì due anni dopo la nascita del poeta, nel 1890. La madre, Maria
Lunardini, mandò avanti la gestione di un forno di proprietà, con il quale
garantì gli studi al figlio, che si poté iscrivere in una delle più prestigiose
scuole di Alessandria, la Svizzera École Suisse Jacot. L'amore per la poesia
nacque durante questi anni di scuola e si intensificò grazie alle amicizie che
egli strinse nella città egiziana, così ricca di antiche tradizioni come di nuovi
stimoli, derivanti dalla presenza di persone provenienti da tanti paesi del
mondo; Ungaretti stesso ebbe una balia originaria del Sudan, ed una
domestica croata. In questi anni, attraverso la rivista Mercure de France, il
giovane si avvicinò alla letteratura francese e, grazie all'abbonamento a La
Voce, alla letteratura italiana: inizia così a leggere le opere, tra gli altri, di
Rimbaud, Mallarmé, Leopardi, Nietzsche, Baudelaire, quest'ultimo grazie
all'amico Moammed Sceab.
(1914 – 1918)
Giuseppe Ungharetti
Quando nel 1914 scoppiò la Prima guerra mondiale,
Ungaretti partecipò alla campagna interventista, per poi
arruolarsi volontario nel 19º reggimento di fanteria, quando
il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra. Combatté sul
Carso e in seguito a questa esperienza scrisse le poesie che,
raccolte dall'amico Ettore Serra (un giovane ufficiale),
vennero stampate in 80 copie presso una tipografia di Udine
nel 1916, con il titolo Il porto sepolto. Collaborava a quel
tempo anche al giornale di trincea Sempre Avanti. Trascorse
un breve periodo a Napoli, nel 1916 (testimoniato da alcune
poesie, per esempio Natale: "Non ho voglia / di tuffarmi / in
un gomitolo di strade...". Il 26 gennaio 1917 a Santa Maria
la Longa (UD) scrisse la nota poesia Mattina.
Cima Quattro il 23.12.1915
Vigilia
Una entera velada
tendido al costado
de un compañero
masacrado
con su boca
desencajada
vuelta al plenilunio
con la congestión
de sus manos
penetrada
en mi silencio
he escrito
cartas llenas de amor.
Tierra
Podría haber en la guadaña
un rápido reflejo, y el rumor
tornar y perderse por grados
hacia las grutas, y el viento podría
de otra sal enrojecer los ojos...
Podrías, la quilla sumergida,
oírla deslizarse a lo lejos,
o a una gaviota equivocar su pico,
la presa huída, en el espejo...
Del trigo de noches y días
colmadas mostraste las manos,
delfines de los viejos tirrenos
viste pintados en secretos
muros inmateriales y, luego, detrás
de las naves, vivos volar,
y tierra eres aún de cenizas
de inventores sin descanso.
Cauto temblor podría otra vez a adormecedoras
mariposas en los olivos, de un instante a otro,
despertar;
quedarás inspiradas vigilias de extintos,
intervenciones insomnes de ausentes,
la fuerza de cenizas, sombras
en el raudo oscilar de las platas.
Continúas derribando al viento ;
desde abetos a palmeras el estrépito
por siempre desolas; silente
el grito de los muertos es más fuerte.
Versión de Jesús López Pacheco
Veglia
Un'intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrigata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d'amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita
No me he sentido nunca
tan aferrado a la vida.
CELEBRAZIONE DEI 150 ANNI DELL`UNITÀ D`ITALIA
CONCERTO
per pianoforte, canto e voce.
DANTE ALIGHIERI
Malaga
...L'AMOR CHE MOVE IL SOLE E L'ALTRE STELLE.
Inno Nazionale Italiano di Goffredo Mameli
E. DE CURTIS “Non ti scordar di me”
P. MASCAGNI “Son pochi fiori” (L’amico Fritz)
G. ROSSINI “La promessa”
“Anno Domini MCMXLVII“ di Salvatore Quasimodo
G. PUCCINI “Donde lieta” (La Bohème)
G. PUCCINI “Tu che di gel sei cinta” (Turandot)
F. LISZT “Parafrasi da concerto sul Rigoletto di Verdi”
G. ROSSINI “Una voce poco fa” (Il Barbiere di Siviglia)
S. GASTALDON “Musica proibita”
pianoforte Leonora Baldelli
soprano
Alessandra Benedetti
G. ROSSINI “La danza”
C.A. BIXIO “Parlami d’amore Mariù”
“La Patria è la lingua” di Dario Bellezza
G. PUCCINI
“O mio babbino caro” (Gianni Schicchi)
F. LISZT “fantasia sull’ Ernani di Verdi”
V. BELLINI “Casta Diva” (Norma)
attore
Eugenio Chicano
G. VERDI “Ave Maria volgarizzata da Dante”
F. LISZT “Leggenda di San Francesco da Paola che cammina sulle onde”
"L`Amor che move il sole e l'altre stelle" di Dante Alighieri
F.P. TOSTI “’A vucchella”
L. ARDITI “Il bacio”
Il CONCERTO si svolgerà nel
Teatro “Sala Mª.Cristina” - Malaga
in C/ Marquez de Valdecañas 2
venerdi 11 marzo 2011 ore 20:00
Entrata libera
“Sono nata il ventuno a primavera“ di Alda Merini
“'O Surdato Nnammurato” di Aniello Califano e Enrico Cannio
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AGENDA
2011
CICLO CINEMA AL CACMALAGA FEBBRAIO
Mercoledi 2 - 9 - 16 - 23 alle ore 20:00
La dolce vita
Le chiavi di casa
Lucia di Lammermoor
11 MARZO 2011 ALLE ORE 20.00
nella SALA Mª Cristina dell`UNICAJA - PLAZA SAN FRANCISCO
GRANDE CONCERTO PER I 150 ANNI DELL`UNITÁ D`ITALIA
“ l`Amor che move il sole e l`altre stelle”
al pianoforte Leonora Bandelli soprano Alessandra Benedetti
recitazione Eugenio Chicano
CICLO CINEMA AL CACMALAGA OTTOBRE 2011
OMAGGIO A “PABLO PICASSO” del pittore italiano
VITO FIORE “ Flamenco e Tauromachia”
Centro Civico Malaga - 20 ottobre - 15 novembre 2011
www.ladante.es
Abogados Asociados
Óscar Bonico - Judith A.M. Campos
Gabinete Internacional en Marbella y Sotogrande
[email protected] [email protected]
Asociación DANTE ALIGHIERI
Boletín trimestral oficial 2011
Directora: Silvana Molin Pradel
Relación: Marco Thiene
Paola Sebastiani
Deposito Legal
MA 772 - 2009
Associazione Veneti in Spagna
“Il Ceppo”
Invitiamo tutti i Veneti ed amici
ad iscriversi per informazioni :
www.il ceppo.es
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Not feb 2011 pxp - Asociación Dante Alighieri en Málaga