SETTEMBRE - OTTOBRE 2012 NUMERO 5 ANNO XXII FOGLIO DELLA COMUNITÀ AUTOGESTITA DELLA NAZIONALITÀ ITALIANA COMUNITÀ DEGLI ITALIANI “GIUSEPPE TARTINI” DI PIRANO Editoriale PATRIA, CONFINI E DEMAGOGIA di Kristjan Knez C oncetti come la patria e i suoi (sacri) confini sono stati all’origine di non poche sciagure novecentesche. Nessun popolo è stato risparmiato dalla smania di fissare i termini della nazione, sovente considerati veri e propri baluardi contro gli altri. Dilatazioni e arretramenti della linea confinaria ebbero ripercussioni non indifferenti sulle comunità interessate, che furono investite in ogni aspetto del loro vivere. Un nuovo confine, perciò, non era solo una semplice linea immaginaria tracciata sul territorio. E a proposito di frontiere, nella nostra regione, il secolo che da poco abbiamo abbandonato, ne ha prodotte, o solo proposte, una quantità inverosimile. Dal crollo dell’Impero austro-ungarico (1918) all’alba del terzo millennio, questo nostro angolo adriatico ha visto l’alternarsi di realtà statuali diverse e cambiamenti che lo hanno stravolto nella sua essenza. Di fronte a tanti mutamenti, qual è la patria dei suoi abitanti? o meglio le patrie, dal momento che quest’area è abitata da popolazioni diverse? È un quesito che in questa sede non possiamo sviluppare, anche perché, almeno nell’ultimo secolo e mezzo, accanto alla piccola patria si è aggiunta la grande patria, e un sentimento nazionale, acquisito progressivamente: in famiglia, a scuola e più in generale vivendo all’interno della comunità alla quale s’appartiene. Dobbiamo pertanto considerare anche le sensibilità degli altri, di tutti ovviamente. Di conseguenza è inopportuno continuare a ignorare (in buona o in cattiva fede) che lungo questo nostro mare viveva pure una popolazione italiana, di ogni condizione sociale, che aveva dei propri punti di riferimento, che oggi si tende a dimenticare, quasi non fossero mai esistiti. Nell’inverno del 1856, quando (continua a pag. 2) Il mandracchio Dopo alterne vicende il porticciolo è stato inaugurato in occasione della festa comunale (foto: Franco Viezzoli). pg. 3 Dizionario piranese Ovvero cosa significa turismo nella città campione del settore in Slovenia. Daniela Paliaga pg. 6-7 Contributi e tasselli sulle saline piranesi Proposti svariati aspetti legati all’“oro bianco”. Kristjan Knez pg. 8-9 “I gatti di Pirano” Pirano e le sue trasformazioni attraverso gli occhi di un bambino. Kristjan Knez, Daniela Sorgo, Bruno Fonda pg. 10-12 SPECIALE Guardando verso Nota linguistica e toponomastica. Guido Ruzzier pg. 14-17 Scuole nostre Rassegna delle attività scolastiche. oriente dal monte Mogoron nello studio dell’avvocato e podestà Francesco Combi, situato nell’odierna via Verdi di Capodistria, suo figlio Carlo, Paolo Tedeschi e Leonardo D’Andri concepirono la rivista “Porta Orientale”, nel primo numero, uscito l’anno successivo, questa ospitò uno studio geografico del professore friulano Antonio Coiz, docente nel ginnasio cittadino, in cui definiva l’Istria “l’estrema appendice dell’Alpi orientali d’Italia, o come altri direbbe benissimo, è il vestibolo orientale d’Italia”. Era la posizione schietta di chi, specie fra gli intellettuali e i reggitori delle municipalità della penisola, esternava palesemente la consapevolezza di costituire una parte dell’Italia, non in senso politico – non ancora –, bensì in termini linguistici, culturali e d’appartenenza spirituale. Tale cognizione la riscontriamo anche nei predecessori. Lo stesso geografo e cartografo Pietro Coppo, nel XVI secolo, scrisse che l’Istria “è l’ultima regione dell’eccellentissima provincia d’Italia, di cui il principio è il fiume Varo nella Liguria, ora detta riviera di Genova, ed il fine il fiume Arsa in Istria che separa questa dalla Liburnia o Schiavonia (…)”. E il nazionalismo non c’entra nulla, il fenomeno all’epoca era del tutto sconosciuto. E ritorniamo alla questione della patria. Ma quale? lo stato? o la terra che ci ha visti nascere e in cui abbiamo abbarbicate le nostre radici? Il sostantivo è logoro e inflazionato, la stagione dei risorgimenti nazionali è ormai lontana, perciò non credo sia scontato porsi questa domanda. Gli stati e i confini possono essere aleatori, come ci insegna la storia, è la nostra piccola cornice in cui siamo venuti al mondo che costituisce un punto di riferimento e dove ognuno di noi, chi più chi meno, da il proprio contributo. Ancora una volta è attorno al campanile che individuiamo la nostra patria. Non è la bandiera ma ben altri elementi che ci legano alla terra. E fu proprio questo vincolo che aveva prodotto quel nobile sentimento che è il patriottismo, che si traduceva in impegno, amore e responsabilità nei confronti della propria città, borgo o villaggio ma anche verso il prossimo. Qualità che oggi, purtroppo, mancano e raramente troviamo. A metà settembre, a Capodistria, una manifestazione solenne ha voluto ricordare il sessantacinquesimo anniversario del “ritorno” (in realtà fu un’annessione) del Litorale – discorso che però non vale per il Capodistriano – alla “madrepatria”. Con un profluvio di parole è stato rimarcato l’evento storico che avrebbe riscattato il popolo sloveno. La memoria storica, però, difficilmente può essere condivisa; per la componente italiana quegli avvenimenti rappresentarono l’inizio della fine. Un ambiente sociale edificato nel corso dei secoli sarebbe scomparso. Per tante concause, certamente, ma è l’altro lato della medaglia. Rammentiamo anche questo, e per un attimo riflettiamo, per superare le parolone, demagogiche e fuorvianti. LA NOTA di Luciano Monica R icorre ogni anno alla metà di ottobre la festa del comune a ricordo dei marinai partigiani giunti a liberare la cittadina dai nazifascisti. Nella stessa occasione anche la comunità locale di Pirano si è impegnata con tutta una serie di manifestazioni coinvolgendo nel programma anche la Comunità degli Italiani. Una sola ingiustificabile, macroscopica svista: l’italiano che è lingua parlata ma anche ufficiale del comune, escluso il contributo della CI, si è visto poco e sentito niente. Come niente e nessuno della comunità italiana è stato nominato o premiato fra le diverse associazioni e le molte persone nominate o premiate nell’occasione. Non c’è stato un minimo accenno all’impegno e al contributo della comunità italiana per la sua opera di mantenimento 2 delle tradizioni locali e per la non trascurabile offerta di eventi culturali, spesso di buon livello, proposti alla popolazione tutta senza alcuna distinzione. Come spesso accade, andiamo bene per l’intrattenimento: per recitare, cantare, suonare. Ma quando si tratta di concederci anche minimi spazi di visibilità ufficiale fanno una gran fatica a ricordarsi di noi. Eppure, come spesso si dice o meglio, dicono, i vostri diritti sono tanti e ben concepiti per la salvaguardia, il rispetto e lo sviluppo della vostra comunità linguistica e culturale minoritaria. Siamo sempre alle solite però: al momento della messa in pratica degli ottimi principi legali per trasformarli in buoni propositi, come per incanto, ci si dimentica. Mi chiedo perché mai proprio di noi? Non fosse altro che per il rispetto di quanto sancito, non dovrebbero dimenticarci perlo- meno nelle manifestazioni ufficiali e pubbliche quando per automatismo dovrebbero osservare ciò che le leggi di tutela, lo statuto comunale ma ancor prima il buon senso suggerisce. Era un’occasione, come tante altre in precedenza, per esprimere un segno di ricoscimento anche nei confronti della comunità italiana per il suo contributo, con la sua partecipazione, alla vita pubblica del luogo e di tutto il comune e come segno di attenzione per quei cittadini che parlano, comunicano, scrivono in modo diverso non per svizio o per moda. Niente di tutto ciò se non l’uso costante nel tempo del proprio idioma, della propria lingua a partire dagli albori della nascita della lingua italiana e delle sue parlate dialettali. La nostra non è e non vuole essere una presenza esclusivamente folcloristica da esibire a turisti o a politici di passaggio. Sì, facciamo, con piacere, anche folclore. Non possiamo lasciar scendere nel limbo della storia, usi, costumi, tradizioni, comportamenti specialmente oggi quando, alla dimenticanza programmata del secondo dopoguerra si è aggiunta quella dell’era tecnologica che, all’insegna della veloce sequenza degli eventi, tutto macina. Pur se decimati dal duro colpo, forse mortale, assestato alla comunità dal passato regime, la nostra è e vuole essere una presenza di partecipazione e di apporto al vivere civile nel territorio del nostro insediamento.. Ora le cose sono cambiate. L’Europa dei popoli e delle comunità etniche, linguistiche, culturali conta, fra i suoi membri, anche la Slovenia e, fra non molto, conterà anche la Croazia. Speriamo che le rispettive maggioranze dei due paesi se ne accorgano. Osservazioni su ciò che “non va” DIZIONARIO PIRANESE OVVERO COSA SIGNIFICA TURISMO NELLA CITTÀ CAMPIONE DEL SETTORE IN SLOVENIA! P irano: capitale del turismo in Slovenia, punta di diamante, fiore all’occhiello del turismo sloveno, istriano... la città è un po’ Venezia e un po’ Trieste. In piazza Tartini vai diritto all’Info Center, sotto il palazzo municipale. Ah! Attenti, d’estate chiude alle ore 17!! Karamela: all’entrata di Pirano, ex stazione dei pullman, ottima gelateria e negozio di bei souvenir. In piena stagione turistica chiude alle ore 22! Poi, se la signorina dietro il bancone è stanca, chiude anche prima. Sabato 8 settembre, ex-tempore, pieno di gente che a piedi va dalla piazza al magazzino del sale Monfort. Vogliamo prendere un gelato, ore 21,45: chiuso. Tutto pulito, sembra una farmacia: la signorina è irremovibile, ma le trema la voce. Porto: bellissimo e affascinante mandracchio pieno di imbarcazioni da diporto e di pesca sotto lo sguardo attento del campanile e del Duomo. Gli alberi delle barche a vela sussurrano e chiacchierano con il vento, sbattono i sacchetti neri delle immondizie appesi sui pennoni delle barche da pesca, segnali per le reti calate, hanno un’aria macabra... Bora: a Pirano la bora spazza la città e le sue calli. Ripulisce l’aria ma anche scopa gli angoli più nascosti. In piazza Tartini, in quella delle Erbe, in piazza Primo Maggio e nei campielli (li chiamiamo così solo noi di cultura istro-veneta) volano sacchetti di plastica e spazzatura varia, ombrelloni e vasi di fiori rovesciati, sono il segno dell’arrivo di questo “sano” vento. La città ha un’aria arruffata e trascurata... Pioggia: è piovuto finalmente il 13 settembre. Sono andata subito a comprarmi un paio di “trombini” di gomma. Le strade a Pirano dopo due ore di pioggia sono impraticabili, acqua fino alla caviglia. Tutte le grondaie scaricano in strada. Dovrebbe essere la priorità del nostro Comune (dopo settant’anni) rifare le pavimentazioni sistemando anche lo scolo delle acque... ma non è così. “Compriamo” (soldi pubblici) veicoli speciali per portare gratis in giro i visitatori, stanno pensando di mettere le biciclette di città, gratis, per andare in Fornace, al parcheggio, ma ci teniamo le vecchie pavimentazioni, quelle austriache e italiane, dissestate dai numerosi scavi per la canalizzazione, per il telefono, ecc... e a camminare spesso c’è pericolo di storcersi la caviglia, non c’è un metro quadro dritto... Ristoranti e trattorie: passeggio in riva, i turisti guardano i vari pannelli dei diversi ristoranti d’élite. Sono strabiliati: tutti con i medesimi menù, i medesimi piatti... ridono. Penso che non devono aver visto bene, non è così... certo manca quel tocco di fantasia gastronomica “italiana” che ti mette in piatto il pesce più modesto e povero e ne ricava un piatto gustoso... e sano. Orario di gestione dei localini: il turismo a Pirano ha questa originalità: sai quando apre il locale ma non sai quando chiude, con la benedizione di chi dovrebbe invece sorvegliare e tutelare anche gli interessi dei turisti meno nottambuli e dei residenti per niente nottambuli... Fiorisce il commercio di tappi per le orecchie che purtroppo qualche volta non bastano... Parcheggio 1: punto dolente della vita moderna in città. Un problema lungo almeno trent’anni. Prima la vita moderna ha portato le macchine in città, dappertutto. Ora c’è una nuova consapevolezza: via le macchine dalla città. Meno male, per gradi, molto, molto lentamente, si stanno liberando alcune zone. Chi invece vorrebbe vedere la città senza macchine è impaziente e si innervosisce. Parcheggio 2: Pirano ha alla sua entrata un silos per il parcheggio dei veicoli, oltre 900 posti macchina. Fantastico. C’è, ops, meglio, dovrebbe esserci posto per tutti. No. Solo per i visitors, i quali non raggiungono nemmeno la metà dei posti a disposizione. Residenti sì, solo con pagamento mensile di ben 50 euro, 600 l’anno. Una cifra, considerato che a Pirano vivono soprattutto persone over una certa età.... Per tutti c’è il parcheggio di Fornace. In alta stagione può succedere di non trovare posto causa, si fa per dire, i numerosi “residenti” del week end. Parcheggio 3: Se per sbaglio un visitor entra in città e cerca parcheggio deve, per uscire e dirigersi al silos sborsare subito subito 5 euro! Ha fatto il giro della riva, ha cercato di destreggiarsi in piazza fra macchine parcheggiate e bus, ed è ritornato sui suoi passi... alla sbarra ha pagato e poi si è diretto al silos (forse). Le istruzioni riguardanti il parcheggio sono, sulla discesa, scritte in modo incomprensibile... e in piccolo, non si riesce a leggere e a capire dove andare, mentre si guida. Chi le ha pensate ha dimenticato che la macchina è in movimento e che sulla discesa non ci si può fermare. Tramonto: bellissimo e da godere ora, in autunno, sulla riva “nuova”, riva Prešeren, senza automobili (?), con tante mamme e bambini, e con i caffè. Ricordo Portofino. Pirano ha già tante lettere del nome in comune con la perla ligure. Con un po’ di buona volontà, di onestà e di visione futura del nostro turismo forse ci arriveremo... Guide turistiche: mi si rizzano i capelli in testa. È mai possibile dire tante fesserie in così breve tempo? Non discuto nemmeno del livello della lingua italiana, eccetto pochi e rari casi, fa pietà, ma i contenuti...! Esempio: nel Ghetto degli ebrei c’è un frantoio del XII sec. La guida forse questo non lo sa, spiega in un italiano esemplificatissimo come si usava. I turisti italiani di mezza età (di produzione dell’olio extra-vergine ne sanno molto ma molto più di lei), la ascoltano pazienti e sorridono… lei insiste... sapete cos’è l’asino, chiede. Risata generale. Come sono gentili questi turisti, come sono comprensivi! Mi chiedo quale sia il prezzo di una guida così: non sa la lingua, non conosce la storia, spiega cose ovvie... ma cosa voglio di più? Daniela Paliaga 3 FESTA DELL’UVA A BUIE RIEVOCATO UN ANTICO MESTIERE U na bella esperienza. Lo scorso 15 settembre la Comunità degli Italiani di Buie ci ha invitati a partecipare alla tradizionale festa dell’uva. Buie non è lontana dalle saline, perciò molti erano i salinai che venivano a lavorare nelle nostre saline. Così abbiamo colto l’occasione per presentare la nostra “Famea dei salineri”, accompagnata dal trio “Mandolin”. Si può dire che era una festa in piazza. Il piazzale adiacente alla chiesa era gremito di gente. Con i giochi dei bambini dell’asilo, incentrati tutti sull’uva, con i canti, i balli e la musica popolare ed infine con la pigiatura dell’uva si era concluso il programma culturale. Noi ci siamo I “salineri” Indossano gli indumenti tipici e presentano gli attrezzi particolari. presentati con i costumi e con gli attrezzi tradizionali. Abbiamo fatto presente quanto importante fosse la previsione del tempo per i salinari. Con l’esperienza di tante genera- zioni sono nati innumerevoli i proverbi che noi abbiamo esposto al pubblico. Il trio “Mandolin” ci faceva da contorno. Abbiamo intonato “Va Piran…”, i mandolinisti hanno continuato a suonare e a cantare altre canzoni popolari. Il pubblico è stato coinvolto e ha accompagnato il nostro trio. Questi incontri con le altre Comunità sono importanti, ci fanno conoscere, si discute delle varie attività e dei problemi, dappertutto più o meno simili. Per la “Famea dei salineri” Giorgina Rebol SEMPRE ATTIVA LA “FAMEA DEI SALINERI” PER VALORIZZARE LA TRADIZIONE DI CASA NOSTRA I l 29 settembre scorso abbiamo trascorso una mattinata con gli alunni, i loro genitori e le maestre della scuola elementare di Pirano. Davanti alla chiesa di San Bortolo a Sezza abbiamo invogliato i ragazzi a giocare come giocavano i bambini una volta nelle saline. Abbiamo fatto gare di corsa con il sacco, corsa con i taperini, il gioco con i barattoli, con i cerchi di bicicletta. Abbiamo proposto gare tra gruppi di femmine contro quelli dei maschi e non abbiamo dimenticato di coinvolgere sia i genitori sia le maestre. Il 2 ottobre scorso ci siamo presentati invece all’asilo d’infanzia di Corte d’Isola. La direttrice aveva chiesto la nostra presenza perché un paio di giorni dopo sarebbero andati a visitare la saline di Sicciole. A questi piccoli “curiosoni” abbiamo fatto calzare i taperini, messo in mano il gavero, in testa il cappello e uno dopo l’altro venivano a conoscere questi strani arnesi. Le bambine erano più interessate ai macinini da caffè. Alla fine hanno 4 Vita salinara Il gruppo propone momenti di un mondo ormai tramontato. tutti ricevuto il loro sacchettino di sale. A conclusione delle Giornate europee del Patrimonio culturale 2012, su invito della Biblioteca civica di Isola, il 3 ottobre scorso, abbiamo proposto una serata culturale in compagnia di tanti interessati. Gli isolani non sono legati alle saline come lo siamo noi di Pirano, perciò molti erano interessati al nostro racconto sulle saline, sul processo di produzione del sale, i caratteristici arnesi da lavoro, la creparia che ci si portava quando si andava ad abitare nelle saline, il modesto vestiario, gli usi e costumi dei salinari. Perché questo nostro sale è così bianco? Cos’è l’afioreto? Perché il gavero ha quella forma così caratteristica? Perché nominiamo la mantellina che portiamo sulle spalle ruota? Sono soltanto alcune delle domande che ci sono state fatte. Dopo averci ringraziato per aver passato una piacevole serata in nostra compagnia abbiamo dovuto promettere che continueremo con la nostra missione di far conoscere questo magico mondo delle saline a chi non lo conosce. E questo è pure il nostro desiderio, questo è il nostro passato, la nostra storia da non dimenticare. Per la “Famea dei salineri” Giorgina Rebol INCONTRIAMO-CI SE PRANSA ALE 13! C hiacchierare, incontrarsi, scambiare ricordi… stare in compagnia è sempre piacevole! È un po’ quello che facciamo durante gli incontri sociali organizzati dalla nostra Comunità. L’anno scorso ne abbiamo organizzati due e sono stati un successo e allora perché non farne un altro per dare inizio alla stagione autunnale e quindi alle attività? Lo scorso 16 settembre ci siamo incontrati a Croce Bianca, presso la casa della Comunità locale di Portorose, per un Pranso dele 13. È stato piacevole rivedere tante persone, soprattutto quelle che di solito non possono venire a Pirano ai vari eventi organizzati in Casa Tartini, ma è stato anche un modo per dare l’avvio alle attività dopo la pausa estiva. Un ringraziamento di cuore a tutte le brave cuoche, sempre disponibili, che per ogni occasione preparano deliziosi manicaretti, a Rinaldo –l’addetto alla griglia–, a Manuela –l’ideatrice degli incontri–, alla CRT di Trieste per il contributo finanziario. Aspettiamo-CI un altro incontro, magari in primavera, perché no? Le brave cuoche Davanti a piatti squisiti. L’ALLEGRO AUTUNNO IN PIAZZA TARTINI L I GRUPPI ARTISTICO-CULTURALI SI SONO PRESENTATI e abbiamo viste il 15 settembre scorso, le prime castagne di stagione. In quel sabato luminoso dai colori caldi che hanno dipinto ogni angolo della nostra piazza, ci hanno anticipato l’inizio ufficiale dell’autunno dolce e con esso il fiorire dei sapori genuini, delle feste, delle mostre, degli incontri e degli eventi culturali organizzati nei prossimi mesi invernali. È stata una giornata diversa dal solito, la Festa della Cultura 2012 di Pirano. In questa occasione, davvero speciale, organizzata dall’Unione delle Associazioni culturaliZKD K. Pahor di Pirano, Piazza Tartini si è trasformata nel salotto buono della cittadina, dove le associazioni, gli enti, i club e i vari gruppi artistico-culturali del comune, compreso il nostro sodalizio, hanno dato il meglio di sé. Dai balli ai canti tradizionali, dalle orchestre giovanili con la musica classica ai repertori moderni, dalle canzoni popolari ai suoni contemporanei, alle danze folcloristiche, la Festa della Cultura ha portato l’allegria e il buonumore dell’autunno con l’esibizione del gruppo mandolinistico “Serenate” e del gruppo dei minicantanti. L’aria di festa e l’allegria si potevano toccare con mano anche nelle stanze di Casa Tartini. Le Porte Aperte per l’occasione hanno invitato e ospitato curiosi attratti dalle novità, dai programmi e dalle attività dei nostri gruppi artistico-culturali. Il clou di quella giornata “fuori stagione”, sono state le presentazioni al pubblico da parte dei mentori e dei capi gruppi di ogni singola attività. Ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le età a partire dal sottofondo musicale dei corsi di violino, mandolino, pianoforte e chitarra, al gruppo vocale e coro misto, gruppo mandolinistico e minicantanti, al gruppo vocale strumentale. Ma ogni stagione è buona anche per conoscere da vicino il gruppo filodrammatico e il laboratorio teatro ragazzi, e il gruppo di pittura, ceramica, fotografia, e il gruppo etnografico “La Famea dei salineri”. Invece, negli ultimi piani di Casa Tartini, gli appassionati dei libri e delle presentazioni letterarie, meritavano una visita alla Biblioteca “Diego de Castro”, al laboratorio artistico “L’Inventastorie”, al gruppo letterario-giornalistico, al gruppo di ricerca storica e per le persone più fantasiose e creative una visita d’obbligo è stata al gruppo di taglio, cucito e uncinetto e al neonato gruppo costumi d’epoca “Al tempo di Tartini”. Un altro evento collaterale importante di quella giornata diversa dal solito, sono state ben due mostre allestite al pianoterra della Casa: la mostra Pirano dei lavori realizzati dal gruppo di ceramica e la mostra dei lavori realizzati al laboratorio figurativo per la collezione di arte sacra contemporanea a Strugnano per i 500 anni dell’apparizione della Madonna. Settembre continuava a regalarci altre ore di sole e la voglia di uscire per sfruttare altri momenti culturali in piazza Tartini. Così il sabato successivo, il 22 settembre nell’ambito delle Giornate dell’Eredità culturale europea 2012, organizzato dall’associazione “Anbot”, tutto era pronto a Casa Tartini. A ricevere i visitatori da ogni dove e gli amici per scambiare quattro chiacchiere tra le nostre bancarelle di pubblicazioni, libri, presentazioni e appuntamenti, sono stati “La Famea dei salineri” e il gruppo in costume “Al tempo di Tartini”. È stato un altro sabato importante per la nostra Comunità, un altro momento particolare d’incontro e di amicizia con l’Associazione culturale “Il Colle” di San Daniele del Friuli che ha trascorso il fine settimana in ottima compagnia, grazie alla quale ha conosciuto le nostre secolari tradizioni e il suo recupero, nonché l’impegno e il lavoro dei connazionali. Ma l’allegro autunno prosegue con un’altra festa... Daniela Sorgo 5 Pagine di storia istriana CONTRIBUTI E TASSELLI SULLE SALINE PIRANESI PROPOSTI SVARIATI ASPETTI LEGATI ALL’“ORO BIANCO” I l ciclo di appuntamenti dedicati alle saline di Pirano prosegue anche nei mesi autunnali, proponendo altri tasselli di un ricco patrimonio legato alla produzione dell’“oro bianco” e alla civiltà sviluppatasi proprio grazie a questo prodotto importante, che, non a caso, è stato definito il “petrolio” della società preindustriale. Venerdì 21 settembre 2012, negli spazi espositivi del magazzino del sale Monfort a Portorose, sono stati proposti vari argomenti ossia “Il contrabbando, il trasporto e l’incanovo del sale”. Nella suggestiva cornice del magazzino ottocentesco, fino a qualche anno fa ancora utilizzato come deposito per il sale, tre relatori hanno affrontato altrettanti aspetti, tutti squisitamente legati al cristallo ricavato nelle locali saline. Flavio Bonin ha parlato del trasporto del sale con le imbarcazioni, evidenziando l’importanza di questa attività economica per il territorio ma anche per la Repubblica di Venezia, la quale aveva dato vita ad una fitta rete commerciale sia nell’area adriatica sia nel più ampio contesto mediterraneo. L’oratore si è soffermato pure sulle imbarcazioni tipiche usate per il trasporto del sale dalle zone di produzione verso i magazzini. Marina Paoletić si è soffermata su Il primo magazzino del sale a Portorose, argomento d’indubbio interesse che, stranamente, non è stato oggetto d’indagine e di conseguenza poche sono le informazioni e i dati di cui disponiamo. Ricerche archivistiche fornirebbero però molte risposte alle questioni aperte. Non a caso la relatrice ha presentato alcune carte tratte dalla documentazione conservata nei fondi dell’Archivio cittadino. Nel corso dell’esposizione è stato 6 Al Monfort I relatori, da sinistra: Flavio Bonin, Kristjan Knez e Marina Paoletić. A lato: i piatti della nostra cucina proposti all’appuntamento di Lera. ricordato che il progetto per la costruzione di un “magazzino di deposito dei Sali” sulla spiaggia di Portorose, nella località della Fornace ultima, era dell’ingegnere Petronio e risaliva al 3 aprile 1824. Il 6 aprile 1824 fu bandita l’asta alla quale potevano partecipare tutti gli interessati versando un deposito di mille fiorini. Alla fine furono ventisei coloro che aderirono, tra questi nomi di rilievo, come gli architetti triestini Domenico Corti, Valentin Valle e Giovanni Righetti. L’asta fu vinta il 25 aprile 1824 da Francesco Bracciadoro, il quale si aggiudicò l’impresa per il prezzo di 8719 fiorini. Come stabilito nel contratto il magazzino doveva venir eretto in cinque mesi. Kristjan Knez con “È bene tenere anche presente che l’aumentato costo del sale può più facilmente consigliare il contrabbando”. Appunti sull’azione repressiva della Regia Guardia di Finanza nel Piranese ha preso in considerazione il fenomeno del commercio illecito, del trafugamento del prodotto, con le più diverse modalità, e l’opera di controllo dei finanzieri i quali avevano il compito di controllare l’area interessata dal Monopolio di Stato. Venerdì 12 ottobre 2012, invece, al centro multimediale del Parco Naturale delle Saline di SiccioleLera la serata è stata dedicata a “La cucina dei salineri”. La tavola rotonda è stata introdotta e coordinata da Kristjan Knez il quale ha ricordato l’importanza del cibo come testimonianza di una presenza sul territorio, perché l’alimentazione è, indubbiamente, trasmissione di un retaggio storico. Un detto dice anche che “I piranesi i ga inparado a magnâ da i salineri”. Marino Vocci ha conversato su Il sale nella cultura e civiltà della tavola… perché sì! L’alimentazione è un gesto primario, essa è salute, il cibo è poi convivialità e un tempo rispettava la stagionalità. Un piatto tradizionale è piacere ma è anche memoria alimentare, pertanto è importante recuperare la nostra storia e identità. Sergio Dolce con Flora e fauna delle saline: dalla natura alla tavola ha proposto ai presenti, anche grazie alla proiezione d’immagini, le saline come ambiente per molti aspetti estremo, in quanto contraddistinte da una forte salinità, ma al tempo stesso anche caratterizzate da una grande biodiversità. In quella zona vi è un’abbondanza di avifauna; vi sono poi rapaci, fauna marina, bivalvi, pesci, rettili, anfibi, molluschi, crostacei (artemia salina). Troviamo anche il mustiolo (suncus etruscus) il mammifero più piccolo d’Europa, un insettivoro che appartiene al gruppo dei toporagno. Non mancano neanche le piante, in particolare quelle alofite, come la salicornia (in dialetto piranese sburioni) o il limoniun. Ondina Lusa con Magnari in saline ha parlato dei piatti tradizionali (sotto ne proponiamo due a scelta), di ciò che si mangiava nelle saline per l’appunto, attingendo ai ricordi, quando da ragazzina andava dagli zii Petronio, Giuseppina (Pina) e Giorgio (Zorzi) al Gorgo, dove visse giornate intense tra l’ambiente agreste e quello in cui si produceva l’“oro bianco”. Vivendo essi in campagna l’alimentazione era varia e in cucina s’intrecciava l’alimentazione a base di pesce a quella che utilizzava per lo più i prodotti della terra. anche il progetto Gusti e odori de casa nostra. Poiché l’appuntamento era incentrato sulla cucina, il modo migliore per concluderlo non poteva essere che assaggiando i nostri piatti tipici, i cui sapori tramandano la memoria storica e rimandano anche alla salinatura, attività che vide coinvolte tante delle nostre famiglie. I tavoli imbanditi proponevano: Brodeto, sia co le canoce e pese, sia coi gransipori e sepe, bacalà, sepe in salata, savor, sardoni saladi, tripe, ovi in salata e fritaia, fasoi e fenoci, verdure in tecia, pasta e fasoi, bobici, pan de casa, sia sceto sia co le olive. Le prelibatezze sono state preparate con particolare cura dalle seguenti signore, sempre disponibilissime: Giuliana Del Giusto, Anita Dessardo, Renata Fonda, Laura Maglica, Liliana Pincin, Anita Primani, Jolanda Ravalico Rojec, Mariucci Zigante e Bianca Zudič. Kristjan Knez Saluto del vicesindaco Bruno Fonda Menèstra de formentón Zia Pina la véva le panòce de formentón e co no le géra ‘ncóra madùre la cioléva dó panòce, la le sgranàva e la fasséva una bóna menèstra. Int’el òio e aio desfrìto la metéva un tóco de pòrco suto, la metéva i fasóli che géra stàdi in mòio duta la nòte. La metéva aqua e la lassava boî per un’oréta in bronzin covèrto. Po’ la metéva le patàte taiàde a tochetìni e i grani de panòcia e la lassava boî per un bóm quarto de ora. Gransipòri Zio Zòrzi ‘l ciapàva in salìne i gransipòri. Zia Pina metéva int’una pignàta dó spighi de aio tassàdi int’el òio a desfrìsi. Po’ la metéva la pólpa de pomidòro, dòpo la ciapàva un dei gransi vivi e la lo tociàva in sto sugo e sguèlta la coverziva la pignàta tignìndo férmo ‘l covèrto, che no saltàssi fóra ‘l gransipòro. Cussì la fasséva co’ ialtri gransipòri. La stava sai ténta che i gransipòri no la ciapàssi coi taranài. Po’ la scoverzéva la pignàta e la taiàva i gransi per lóngo ciò che i molàssi ‘l so’ sugo.La li cusinàva ‘ncóra un pòco e dopo i se li magnàva co’ la polénta per séna. Cari amici, siamo giunti al sesto appuntamento della serie d’iniziative, che passano sotto il nome di “Vita e lavoro nelle saline di Pirano: la nostra storia”. Una tavola rotonda questa di oggi che propone un argomento certamente importante, essenziale del nostro vivere quotidiano “La cucina dei salineri”. Gli argomenti finora trattati sono stati testimonianze importanti dedicate alle nostre saline, alla produzione del sale, alle tradizioni e alle caratteristiche di questo mestiere, che si evidenziano nel modo di essere e di rappresentarsi, nel modo di vestire, nelle musiche e nelle atmosfere, nella maniera come venivano preparati i cibi, in una delle regioni che ha basato nel passato la sua principale attività proprio sulla raccolta di questo importante prodotto per l’esistenza umana. Il mangiare come essenza della vita, il cibo preparato sulla base di quanto l’ambiente poteva offrire, il cibo come memoria storica. Un mestiere, un modo di essere, una maniera di identificarsi: un mondo particolare e specifico, con i suoi usi e costumi, con i suoi mangiari tipici, con le sue salienti peculiarità esistenziali, in poche parole con una sua cultura specifica. La chiamerei microcultura che assieme a tante altre microculture del nostro territorio servivano a formare il tessuto esistenziale e culturale della nostra Pirano. La microcultura contadina, quella del mondo marittimo e dei pescatori, la microcultura dei salineri ed altre ancora: tutte ben distinte, identificabili, uniche, con le loro peculiarità e modi di essere, con le loro usanze, i loro modi di vestire, le loro musiche, i loro profumi, le loro atmosfere, che ormai si perdono nell’oblio del tempo e della storia, sfumando nel nulla omologato della società odierna. Qualcosa, però, piccoli frammenti, sono ancora rimasti nei nostri ricordi. E così la cultura della preparazione del cibo. Credo importante pertanto far rivivere questo nostro passato, compenetrarlo, studiarlo, capirlo, gustarlo ed interpretarlo, per poter essere ancora, nonostante tutto, persone, individui con solide radici, su una terra, che è la nostra terra, nel grande mosaico, che è la nostra storia, che è la nostra cultura. Auguro un buon lavoro a Voi tutti... e soprattutto, dopo, un buon appetito. Ringrazio l’amico concittadino Marino Bonifacio, cultore e studioso del dialetto piranese per la sua collaborazione a questa ricerca (Ondina Lusa). Al termine degli interventi è stato presentato Al centro multimediale delle saline di Lera Da sinistra: Nadia Zigante, presidente della CAN piranese, Sergio Dolce, Ondina Lusa, Kristjan Knez e Marino Vocci. 7 Una testimonianza del secondo dopoguerra “I GATTI DI PIRANO” PIRANO E LE SUE TRASFORMAZIONI ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UN BAMBINO N el mese di ottobre Casa Tartini ha ospitato la presentazione del volume I gatti di Pirano. Dal mare istriano al Campo di Fossoli di Anna Malavasi e Marino Piuca (pp. 304, Aliberti editore, Reggio Emilia 2011). È un libro che nella sua semplicità descrive lo sbriciolamento di un mondo, propone degli elementi per comprendere lo stillicidio delle partenze che portarono alla scomparsa di una comunità. È la storia di un bambino cresciuto con il mare. Come si avverte nel libro, il racconto è la ricerca dell’infanzia perduta. Si ripercorrono le vicende personali e familiari di Marino Piuca a Pirano fino al 1953, l’esperienza triestina negli anni 1953-1954 e l’approdo nel campo profughi di Fossoli, poi ribattezzato Campo San Marco (1955-1970). La narrazione è contraddistinta dal profondo legame dell’autore con il mare. Si parla della pesca, delle saline, dei trasporti con le imbarcazioni. E non mancano i cenni dedicati alla tratta dei cefali o alla raccolta dei mussoli, ad esempio. Puntuale è la topografia, i luoghi emergono chiaramente, con riferimenti precisi. I due terzi del volume sono ambientati a Pirano o nelle sue vicinanze e sono dedicati alla sua gente, alla quotidianità ed emerge un piacevole affresco di una comunità. Dalle storie minime, dal racconto della situazione d’allora, affiorano le condizioni economiche, sociali, ambientali e familiari della collettività piranese e del suo circondario. Sono tasselli importanti che aiutano a cogliere quella dimensione, le sue caratteristiche. Anche la giusta dose di dialetto, usato per accentuare certi dialoghi o per sottolineare determinati concetti, contribuisce a trasmettere le peculiarità della popolazione di quest’angolo d’Istria. In apertura si evidenziano gli odori, i colori e i suoni. Attraverso Nella sala delle Vedute Alla presentazione sono intervenuti: Daniela Sorgo, Anna Malavasi, Marino Piuca, Kristjan Knez e Mario Stell. In alto: la copertina del volume uscito a Reggio Emilia. 8 i nostri sensi registriamo sensazioni che è pressoché impossibile cancellare, sono tracce indelebili che una persona si porta appresso per tutta la vita. Ci sono poi i gusti che vengono trasmessi dalla cucina e dai suoi piatti. Essa propone ciò che noi siamo e grazie al cibo tramandiamo in realtà il nostro retaggio storico. Si parla dell’eccezionale raccolta dei gransipori, dai quali “zia maria di Grado e la madre ne avrebbero ricavato un succulento brodetto, in cui tociare il pane a lungo, fino a leccarsi le dita” (p. 92). La memoria legata al cibo è una sorta di filo rosso che riscontriamo in non pochi autori che nelle loro opere hanno parlato della terra d’origine. Il cibo, che inevitabilmente rimanda al calore del focolare domestico, è un eccezionale vettore attraverso il quale trasmettere la memoria e una storia secolare. È un libro che propone un insieme di episodi piacevoli, altri meno, con una narrazione a volte ingenua, ma non poteva essere diversamente, dato che quelle vicende passano attraverso gli occhi di un bambino e tante questioni i piccoli non potevano conoscerle. I problemi vissuti in quella situazione enigmatica erano argomenti dei “grandi” e le discussioni si tenevano lontano dai figli e/o nipoti. Nonostante questi accorgimenti la tensione veniva colta in tutta la sua portata, anche senza essere coinvolti direttamente in quegli scambi di vedute. Affiora, infatti, l’insicurezza, la precarietà dettata dall’incertezza degli avvenimenti e dalle decisioni, non sempre chiare alla gente comune, che nelle sedi lontane si disquisivano per risolvere il nodo di Trieste. Emerge la genuinità e si evitano inutili forzature. Inoltre non si coglie alcuna forma di astio né si punta il dito verso qualcuno. Si propongono solo le paure, le ansie, le speranze e le delusioni delle donne e degli uomini di quel tempo. Nulla viene dato per scontato. Accanto alle vicende personali e familiari troviamo riferimenti al contesto storico generale che giovano a cogliere il nesso dei problemi. Questa parte è utile specie al lettore poco avvezzo a tali argomenti e questioni, certamente complessi. Molto opportunamente affiora la problematicità della separazione artificiale del territorio istriano, e di Pirano in modo particolare, da Trieste, due realtà che, grazie allo sviluppo esponenziale del capoluogo giuliano, divennero interdipendenti. Dall’Ottocento in poi esse formarono un corpo per molti aspetti unico, che proprio nella città di San Giusto riconosceva la sua capitale. Quella cesura fu, indubbiamente, una concausa dell’esodo che stravolse la realtà piranese e delle altre cittadine costiere, trasformandole per sempre. lori suggestivi del mare calmo o burrascoso, dei suoi tramonti mai uguali, e dei profumi intensi della malva e dei fiori dei capperi. Colori, odori e sapori che riportano alla mente qualcuno o qualcosa, un legame con il passato per ritrovare se stesso e per ricostruire dal mare dei ricordi, quanto è acca- attraverso gli occhi di un bambino, costretto ad abbandonare la propria terra. Una antologia di piccoli brani letterari che fungono da corollario al costrutto, spiegano ed amplificano i temi affrontati, che sono quelli della tragedia dell’esodo. Cari amici l’argomento dell’esodo in questo volume I gatti in mostra Al pianterreno di Casa Tartini sono stati esposti vari lavori dedicati ai mici. viene arricchito non tanto per l’analisi della vicenda storica, che rimane sullo sfondo con la sua problematicità, ma sinceramente oggettiva, quanto per la preponderante e forte partecipazione umana e civile al dramma di una famiglia piranese ed in senso più generale a quella di un intero popolo. Il rammarico che vi traspare da parte degli autori, ai quali va il mio plauso, non è tanto legato, a quanto mi sembra, alle traversie subite, bensì al ricordo dell’abbandono della propria terra, del suo affascinante mare, del suo ambiente naturale: compresi i gatti: da cui il titolo, anch’essi vittime dell’Esodo. Non si tratta quindi di un romanzo storico, bensì il narrare su di una solida aderenza a criteri che non fanno parte della cronaca o della diaspora, ma della corretta documentazione, che lo rende più valido ed efficace, mettendo in luce i valori umani universali e la sua costante attualità. Anche in questo caso una grande “Valigia di cartone”, che parla dell’esodo e dei rimasti in un unico agglomerato di sofferenze e di ingiustizie osservate attraverso il caleidoscopio del pianeta istriano, unico, per noi, nel suo genere. Non mi dilungherei troppo. Voglio soltanto a conclusione di questo mio intervento, ringraziare di cuore gli autori, per questo ulteriore contributo alla conoscenza della tragedia istriana. Kristjan Knez LA GATTA SUL DAVANZALE... “… lo ha stranamente aiutato. Da anni egli non tollerava la presenza dei piccoli felini: il loro miagolio gli era insopportabile. Ora ha capito e ha rivissuto un momento della sua infanzia altrove, il momento del dolore e del distacco dalla terra natale. Altri ricordi, come pietruzze disperse di una collana in frantumi, potranno riallinearsi davanti ai suoi occhi e ricomporre le immagini di un tempo e di un luogo lontano, sulle rive dell’azzurro mare d’Istria. E la mente torna indietro…”. Sono frasi introduttive del volume I gatti di Pirano che avevo scelto per presentare i loro autori, Anna Malavasi e Marino Piuca. Il libro scritto a quattro mani, in una ventina di racconti di vita quotidiana descritti in ordine cronologico ha salvato i più genuini ricordi del passato, le esperienze e le sensazioni di un bambino di dieci anni che non voleva lasciare la sua infanzia e il suo paese, le amicizie e i giochi, la scuola e le sue grandi passioni: la pesca, la vita sul mare e l’amore per l’avventura. Pensieri e parole, ricordi che rievocano con forza un sapore e un profumo, un gesto e un volto descritti nei dettagli con grazia e delicatezza, e in questi termini anche le situazioni più tragiche e dolorose con grande umiltà. “… lo stesso miagolio lamentoso, lo stesso richiamo disperato: le vie deserte del suo paese, gli usci sbarrati, le finestre sprangate, unici i gatti abbandonati a girare per le strade, per le calli strette tra muri addossati, a sostegno l’un dell’altro, da secoli. Gli abitanti se ne erano andati da quello come dagli altri paesi istriani, ormai quasi tutti avevano lasciato le case, in cui non si sentivano più sicuri, tra nuove genti, di lingua e cultura diverse, venute anche da terre lontane…”. E non solo. Dagli episodi e dalle situazioni che ne nascono con i personaggi descritti, per chi non ha mai sentito nominare Pirano, potrebbe disegnare un quadro, con i co- duto ad un bambino e alla sua famiglia alla fine della seconda guerra mondiale. I gatti di Pirano, è un libro della memoria di Marino, un omaggio alla sua amata Pirano e alla sua gente. Pirano, lasciata ma, mai dimenticata che nei suoi episodi accompagna il lettore nella conoscenza delle espressioni dialettali piranesi, nelle fotografie di famiglia, e nelle poesie e versi degli scrittori da Svevo a Saba, da Ungaretti a Tomizza, a Magris e altri ancora per sottolineare la passione e l’amore per la propria terra d’origine, anche in un paese Daniela Sorgo lontano dal mare. Saluto del vicesindaco Bruno Fonda Gentilissime signore, spettabili signori, cari amici, a nome del sindaco di Pirano, dottor Peter Bossman e a nome mio in qualità di vicesindaco, vi porgo il saluto da parte del nostro comune. Oggi, dalla ricca biblioteca della nostra Comunità, vi proponiamo un libro importante I gatti di Pirano. Dal mare istriano al Campo di Fossoli di Anna Malavasi e Marino Piuca. Anche questa una delle tante, o forse poche, testimonianze sull’esodo istriano, rivisitato 9 S P E C I A L E Sovrasta la città di San Giorgio GUARDANDO VERSO ORIENTE DAL MONTE MOGORON NOTA LINGUISTICA E TOPONOMASTICA di Guido Ruzzier M i sarebbe molto piaciuto partecipare al convegno sulla toponomastica di Pirano del novembre 2001 (sarebbe stata anche un’ottima occasione per tornare a Pirano, non ci vengo da quasi cinquant’anni), ascoltare gli interventi degli studiosi invitati, e magari discuterne con chi c’era. Mi avrebbe fatto specialmente piacere conoscere Giacomo Scotti, e continuare di persona l’interessantissimo e fruttuoso scambio di opinioni che avevamo avuto, dopo che avevo letto il suo bel lavoro sulla toponomastica dell’Istria ora slovena1. Sono certo che avrei imparato molto. Purtroppo non è andata così, e allora eccomi qui, dopo tanti anni, a metter giù qualche strampalato pensierino da dilettante ficcanaso e inconcludente, come sempre speranzoso che qualcuno raccolga il testimone ed arrivi a una conclusione più ‘seria’ di quella che potrebbe venire da me, sull’argomento della mia chiacchierata. Avevo pensato spesso al mio scambio di lettere con Scotti – si trattava dell’etimologia del nome del Monte Mogoron2 – e sentivo la necessità di aggiornare e approfondire le informazioni di cui disponevo, rimaste ferme a quanto ne aveva scritto Mario Doria nel 19653 (opportunamente richiamato da Marino Bonifacio in un suo articolo del 19834), ed alla trattazione di alcuni altri toponimi italiani, verosimilmente assimilabili, fatta da G.B. Pellegrini nel 19905. E quasi contemporaneamente alla notizia del convegno, mi è capitata una di quelle minuscole sorprese che sono un po’ il 10 Un’altura che circonda Pirano Le falesie flyschoidi chiudono il promontorio che si protende verso il mare. sale nella vita dei curiosi (diceva del resto il poeta e storico dell’arte Jurgis Baltrusaitis6 che “il libro veramente importante per noi è sempre quello che sta accanto al volume che stiamo cercando”): tentavo appunto di rintracciare, nella mia disordinatissima bibliotechina, il Dizionario del ciclo di Re Artù, e – sarà stato per un incantesimo del Mago Merlino? – un libretto lì vicino (un breve testo in inglese sulla versione babilonese della leggenda del Diluvio, quello che usiamo definire ‘Universale’) è scivolato a terra, aprendosi alla pagina in cui c’era la frase che ora traduco (e che non mi aveva particolarmente colpito, quando l’avevo letta la prima volta): “L’arca si era fermata sul Monte Nisir, ora identificato con il Pir Omar Gudrun, o Pir-i-Mukurun, una montagna alta 2600 metri situata ad est del Tigri, nel bacino del Piccolo Zab (cioè nel Kurdistan iracheno, ai bordi della Mesopotamia, NdA)”7. Qui occorre aprire una parentesi: l’arca citata era quella costruita da Uta-napishtim, uno dei personaggi del famoso capolavoro della letteratura sumero-accadica, l’Epopea A guardia della cittadina Per difenderla, lungo il suo versante furono erette le mura in parte ancora esistenti. Si ringrazia Franco Viezzoli per le foto. di Gilgamesh, che contiene una delle versioni babilonesi del mito del Diluvio, di molto precedente il racconto biblico che tutti conosciamo, di cui è protagonista Noè. A loro volta, le versioni babilonesi erano traduzioni di originali ancora più antichi, scritti in sumerico forse prima del 2000 a. C. (e dunque prima dell’Iliade e dell’Odissea, e addirittura degli epici Veda indiani, che risalgono al 1500 a. C.). E il racconto del Diluvio derivava da un altro poema ancora, una storia dell’umanità in cui il costruttore dell’arca è anche l’ultimo re antidiluviano della cosiddetta Lista dei Re Sumeri, ed è chiamato in accadico Atramhasis (o Atramkhasis; e in sumerico, Zi-usudra). Il re Gilgamesh, invece, era ritenuto il fondatore di Uruk (la città mesopotamica che la Bibbia cita con il nome di Erec, e che è considerata la più antica del mondo), e dopo la morte fu divinizzato. L’Epopea è un racconto affascinante, e ve ne consiglio un’attenta lettura (ne esistono molte edizioni), ma ora chiudo la parentesi e torno alla mia storia. Come avrete immaginato, era Pir-i-Mukurun il nome che aveva richiamato la mia attenzione, per l’evidente somiglianza con toponimi italiani riferiti al concetto di “punta, estremità aguzza, cuspide” – Punta del Muccurune, Mucurune, Macurune, Serra Mucurune, Mocrone, Monte Mucrone – citati da Mario Doria nel suo articolo e da lui fatti risalire al latino, anche sulla scorta degli scritti di altri studiosi. Lo stesso Doria, forse un po’ troppo drastica- mente, negava d’altronde ogni credibilità all’“etimologia prelatina (mediterranea) proposta da J. Hubschmid, Actes du III Congrès des Sciences Onom. (Louvain 1951), vol. II, p. 186” per il sardo mogoro e i baschi mukur, mokor, mukurru, Mukurre-Bizkarra, affermando testualmente che “È ben possibile che molti di questi termini sardi od iberici significanti ‘altura’ derivino […] proprio da lat. mucro”. Oggi forse Doria non si esprimerebbe più così, alla luce dei più recenti risultati delle ricerche sull’origine e sulla diffusione delle lingue, che tanti progressi hanno fatto in questi anni grazie anche alla collaborazione “ L’arca si era fermata sul Monte Nisir, ora identificato con il Pir Omar Gudrun, o Pir-iMukurun... ” tra studiosi di discipline diverse, quali appunto la linguistica, la genetica, l’archeologia, l’antropologia, la biologia molecolare, lo studio comparato dei miti e delle espressioni religiose. Ricerche che portano a ipotizzare un’origine unica per tutte le lingue, così come oggi sembra prevalere la teoria che suppone un’origine unica – nel continente africano – per tutto il genere umano. I nostri progenitori si sarebbero dunque spostati in successive ondate dall’Africa in tutte le direzioni, fino ad occupare tutto il mondo. Da buon ultimo, Homo sapiens sapiens (e cioè ‘noi’) sarebbe passato dal Medio Oriente prima di diffondersi in Europa, in Asia, e nel resto del globo, portando con sé l’agricoltura e la sua ‘lingua’, dalla quale tutte le altre (forse con qualche arcaica eccezione) deriverebbero. Questa ricostruzione mette tra l’altro in discussione la teoria che considera l’indoeuropeo – una lingua ipotetica, ricostruita a tavolino – la lingua dalla quale lingue come l’italiano avrebbero avuto origine, in favore dell’ipotesi di Giovanni Semerano8, che vede lingue apparentemente lontane tra loro come il tagico e, che so, il gallese, trovare una loro comune origine nell’accadico (lingua semitica), visto come una ‘tappa’ nel lungo viaggio dell’evoluzione del nostro modo di esprimerci, e della nostra civiltà, prima che gruppi diversi di Homo sapiens sapiens si separassero per dirigersi, dal Medio Oriente, verso tutti i punti cardinali. E poiché il Pir-i-Mukurun si trova proprio in quella parte del Medio Oriente dove si parlava l’accadico, la lingua alla quale fanno capo l’assiro e il babilonese, la mia curiosità di saperne di più era aumentata, e mi sono messo a cercar di scoprire che ori- 11 All’ingresso nel centro Il monte Mogoron ripreso dall’area della “Salvetti” (Fornace). cerca pesa quasi due chilogrammi, e contiene molti spunti che non ho utilizzato. Sarò felice di poter mettere questo materiale a disposizione della giovane studiosa, o del giovane studioso, che vorrà portare questo piccolo lavoro ad un’accettabile conclusione, purché faccia presto (sono vecchio!) a scrivermi presso la redazione de “il Trillo”. Note gine e che significato avesse questo nome, e se c’erano altri nomi simili – riferiti ad ‘alture’ o ‘punte’ – in altre parti del mondo. Con molta fatica e un po’ di pazienza (per supplire alla scarsità di conoscenza), in maniera assolutamente non sistematica, e senza voler dimostrare alcunché, ho consultato testi, qualche atlante, un po’ di siti nell’internet, ho disturbato esperti e studiosi9, e qualcosina ho trovato. Esistono effettivamente ‘luoghi alti’, e località abitate collocate su alture, e verosimilmente anche su ‘punte’, con nomi paragonabili, e pur nei limiti di quel che potevo fare io, e delle scarse fonti che avevo a disposizione, ne ho identificati alcuni (non certamente tutti quelli che esistono), soprattutto in Asia: in Nepal, una delle vette dell’Annapurna si chiama Machha Puchhare; in Georgia c’è Mugure, in Kazakhstan esistono località chiamate Mukur (o Mukkur, o Mukyr), Mukry, e due montagne, Mokhnataya Sopka e MokhnataGladkaya; in Afghanistan ho visto località chiamate Makur (o Mukur), Moghur, Mokarak; in Tagikistan Mugulon, in Pakistan Mukh, Mukki, Mukruni, Makran (una catena montuosa); una provincia iraniana, in una zona di montagne, si chiama Mukryian; in Libano c’è il Gebel Makhmal. La catena del Jabal Mahrat attraversa il confine tra lo Yemen e l’Oman, nella penisola arabica. Passando in Africa, a nord-est di Kassala, in Sudan, c’è un’altura isolata chiamata Mokram, mentre in Tanzania, sul lago Tanganika, ci sono i Monti Makari. Purtroppo, non sono riuscito a sco- 12 prire dove esattamente sorgesse la città di Mogore, che Plinio10 colloca su una sponda del Nilo. E arriviamo in Europa: in Ucraina, nei Carpazi orientali, c’è un monte detto Gora Magura, e in Erzegovina, alla confluenza dei fiumi Trabizat e Neretva, c’è il villaggio di Mogorjelo. Il Monte Mogoron lo conoscete già, come pure i nomi sardi, iberici e italiani, citati da Mario Doria (ai quali Bonifacio correttamente aggiungeva Mogoro, Mogorella e Mugarone, e Pellegrini Mogoreddu). Naturalmente, non intendo affermare che esista un’effettiva ‘parentela’ etimologica fra tutti questi toponimi ed oronimi, che tutti siano cioè riconducibili a una radice comune e ad un unico significato originario, anche per non rischiare di cadere in qualche trappola: in Arizona, per esempio, vicino al Grand Canyon, c’è un altopiano chiamato Mogollon – però il nome gli fu dato per l’abbondanza di una particolare specie di vischio, così chiamato in spagnolo (ma confesso che, per un attimo, nella mia vasta ignoranza, ho avuto la tentazione di accostare il Machha Puchhare dell’Annapurna a Machu Picchu, la città incaica nelle Ande peruviane, e di includere nella mia serie di nomi anche Mokoron, una cittadina nel Nicaragua). In conclusione: mi è piaciuto rivolgermi verso Oriente, dopo che tanti studiosi, per ipotizzare una valida etimologia del toponimo Mogoron, si erano “accontentati” di guardare verso Occidente, forse timorosi di venir abbagliati dal Sole al suo sorgere. E un’ultima nota: la cartella in cui ho raccolto le mie note su questa embrionale ri- 1) G. Scotti, Questo paese, scusi, come si chiama?, Capodistria 1999. 2) Colle, alto 91 metri, situato immediatamente a sud di Pirano. 3) M. Doria, Etimi di toponimi triestini ed istriani.3. Monte Mogoron, in “Pagine istriane”, n. 15-16, Trieste ottobre 1965, pp. 205-207. 4) M. Bonifacio, Toponimi piranesi. El Monte de Mogoron, in “La Voce di San Giorgio”, luglio-agosto 1983. 5) G.B. Pellegrini, Toponomastica italiana, Milano 1990, p. 51. 6) La prima “s” di Baltrusaitis vorrebbe la “pipa”, ma qui, come altrove nel testo, tralascio accenti, segni diacritici sopra- e sottoscritti, e ogni altro artificio grafico normalmente usato (soprattutto nella traslitterazione dalle lingue antiche), per non creare troppe difficoltà a chi dovesse ricomporre il mio scritto per l’eventuale stampa. Ne chiedo fin d’ora scusa agli altrettanto eventuali lettori. 7) E. Sollberger, The Babylonian Legend of The Flood, London 1971, p. 27. 8) cfr. G. Semerano, Le origini della cultura europea, Firenze 1984-1994, e L’infinito: un equivoco millenario, Milano 2001. 9) E qui ribadisco il mio debito di gratitudine verso il professor Giovanni Semerano (+) e il professor Amir Hassanpour, nonché Dilan Roshani e molti altri studiosi, accademici e no, per la loro gentilezza e disponibilità. Non cito i testi e i siti consultati per questa parte della ricerca, per non appesantire troppo questo scritto, ma sarò lieto di fornirne l’elenco ai lettori interessati. 10) Plinio, Storia naturale, VI.180. Collaborazione tra Pirano e Fermo AUTUNNO D’ARTE A CASA TARTINI PRESENTATI ARTE E PRODOTTI TIPICI MARCHIGIANI C on il clima ancora mite e un cielo amico, sono molteplici gli eventi organizzati nel mese di ottobre in occasione della Festa del Comune di Pirano. Tra antichi sapori e tradizioni intramontabili, anche quest’anno la Comunità locale e le associazioni del Comune hanno rinnovato l’appuntamento con la Fiera del sale, del vino, dell’olio e dei souvenir. A questa grande e attesa festa che ha scaldato il centro storico con stand e spazi per la degustazione di vini e prodotti tipici del territorio, la nostra Comunità si è presentata al pubblico con musiche e canti scelti per l’occasione. Non solo buoni vini e tante prelibatezze, dunque, ma anche tanta buona interpretazione. A cominciare dai più giovani del gruppo dei minicantanti guidato da Dolores Barnaba che si sono meritati tutti gli applausi dei visitatori delle bancarelle e dei tavolini. E altri ancora hanno accompagnato con gli applausi e qualche cenno di canto, l’esibizione del guppo vocale “G. Tartini” diretto da Milly Monica. A chiudere la parentesi musi- A Casa Tartini Proposto il meglio dell’artigianato, dell’arte e della cultura delle Marche. cale della nostra sede sociale, con le musiche “del sole e del mare” è stato il gruppo mandolinistico “Serenate” guidato da Arcangelo Svettini. La festa “gustosa” con i prodotti più buoni della nostra terra, è stata anche una festa per gli occhi. Bastava volgere lo sguardo verso Casa Tartini per cogliere il meglio della tradizione tipica del nostro territorio nei suoi usi e nei suoi costumi. Il gruppo etnografico “La Famea dei salineri” guidato da Giorgina Rebol e il gruppo in costume d’epoca “Al tempo di Tartini” guidato da Mariella Lovrič Petrič hanno accompagnato i visitatori e gli amici al pianoterra per l’inaugurazione della Mostra organizzata dagli amici di Midlands International Cultural Club sezione MarcheAssociazione di promozione socio-culturale con sede a Fermo. Il venerdì precedente, Mirella Ruggeri, presidente del Midlands aveva inaugurato la mostra presentando gli artisti, gli artigiani e gli imprenditori marchigiani che hanno portato ed esposto le loro opere nel nome della cultura e dell’arte tra gli abitanti delle due sponde dell’Adriatico. Abbiamo avuto il piacere di ammirare i lavori di Loredana Corbo-gioielli e porcellana, Saverio Magno, Patrizio Moscardelli, Silvano Zanchi, Loriblù, Marino Orlandi, Maria Teresa Eleuteri, Laura Cerresi e Claudia Cicchese. Nella Sala delle Vedute invece, sempre dal Midlands è stato organizzato il Concerto dell’amicizia, del pianista Massimo Spada, docente al Conservatorio di S. Cecilia a Roma e della violinista Masha Diatchenko. Un concerto di due giovani talenti che ci hanno incantato e non dimenticheremo così presto. Dipingere, suonare, cantare, ballare, è arte. Anche cucinare. Il buon gusto italiano con i piatti tradizionali più rappresentativi della gastronomia marchigiana, è stato il momento conviviale, della festa di sabato, più discusso. Dopo la visione del filmato a carattere turistico di alcuni luoghi delle Marche e del Fermano, le chiacchiere e gli scambi di idee sono nate e cresciute intorno ai vini doc e dop, e con l’assaggio di oli extravergine, insaccati e formaggi. Dalle eccellenze marchigiane ai dolci tipici del nostro luogo, il passo è stato breve. Un altro calice e un altro assaggio per far degustare agli amici di Fermo e presentare al pubblico il progetto Odori e gusti de casa nostra. Daniela Sorgo 13 SCUOLE NOSTRE I RAGAZZI E GLI INSEGNANTI SCRIVONO EX-TEMPORE S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO Giovedì 6 settembre, è stata una bellissima giornata per partecipare all’Ex-tempore. Ci hanno dato dei colori vivaci che non si asciugano e noi coloravamo le bandiere. Ognuno lavorava nel suo gruppo. Io e Kseniya abbiamo disegnato un “dinosauro bambino” e dei fiori. Alla fine ci siamo fotografati e abbiamo mangiato e bevuto. Taja Di mattina con l’autobus siamo andati al magazzino Monfort a Portorose. Lì ci hanno offerto dei colori acrilici e ci hanno detto cosa dobbiamo dipingere: quello che vorremmo vedere dalla finestra. Abbiamo dipinto una bandiera coloratissi- nostri lavori, che sono venuti proprio bene. E con Anna abbiamo pensato che il nostro era il più bello. Christian All’Ex-tempore abbiamo disegnato con i colori acrilici che non vanno via dal tessuto. La nostra bandiera era tutta piena di colori: dal giallo al verde, dal rosso al blu e dal bianco ai mille colori. Quando ho visto la nostra bandiera appesa ero molto stupita Yvonne dalla sua bellezza. ma. Quando l’abbiamo finita risultava perfetta. Per la premiazione le bandiere sono state appese. Ero molto felice perché la nostra era veramente bella! Anna Abbiamo partecipato al programma dell’Ex-tempore. Il nostro compito era disegnare su delle bandiere. Cia hanno offerto tanti colori e ci hanno diviso in gruppi. Io e Anna abbiamo usato tanti colori vivaci. Sabato sera hanno esposto i 14 Il 6 settembre siamo andati all’Ex-tempore. Là abbiamo disegnato. Io e Yvonne abbiamo disegnato un cuore con le ali, due uccelli innamorati e un albero. Anna e Christian hanno disegnato un’isola con la palma e i pianeti. Kseniya e Taja hanno disegnato un dinosauro, Lukas e Belmin hanno disegnaErika to due soli, uno rosso e uno verde. Giovedì, 6 settembre noi di quarta e di quinta abbiamo partecipato all’Ex-tempore e abbiamo disegnato cosa vogliamo vedere dalla finestra. Secondo me e Belmin noi due abbiamo fatto un bel disegno, ma per gli altri era un disegno brutto. Ma alla fine del lavoro il risultato era bellissimo. Anche le altre scuole hanno fatto dei bei lavori ma secondo me il più bello era il nostro. La giornata non mi piaceva tanto perché dicevano che il disegno mio e di Belmin era Lukas brutto. Io e Taja abbiamo disegnato un bambino dinosauro con maglietta e pantaloni, orecchie e occhi grandi molto belli. In mano gli abbiamo disegnato un fiore. Questa giornata mi è piaciuta perché c’erano tanti bambini. Penso che io e Taja siamo state brave. Kseniya PENSIERI SULLA PACE S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO Venerdì, 21 settembre ricorreva la giornata internazionale della pace. Gli alunni della sesta classe ne hanno discusso, hanno provato a definire la pace e a hanno dato dei suggerimenti per mantenere la pace. me tre classi di Lucia, abbiamo svolto una giornata scientifica per scoprire la “Parenzana”. Oggi essa è un percorso per ciclisti La pace significa niente guerra, felicità, ridere, stare insieme ed avere pensieri positivi… Possiamo mantenere la pace raccogliendo i soldi e poi darli in benificenza; provare a comunicare a parole. Ana Bitić Per me pace significa essere amici, non essere aggressivi; non fare solo guerra e baruffa, divertirsi e niente altro. Io andrei nei paesi dove c’è la guerra e la fermerei, risolverei il problema a parole. Darei loro le medicine, la possibilità di studiare e raccoglierei i vestiti, i giocattoli e tante altre cose e le manderei alle persone che non hanno la pace. Laura Babnik La pace è quando si è insieme e non si litiga, la pace è il contrario della guerra. La pace è una cosa molto bella. Sara Romanello La pace c’è quando non c’è la guerra, la violenza e le armi. Bisogna insegnare alle persone a non usare le armi e a non litigare. Alessio De Rosario Per me la pace è felicità, è stare assieme con gioia, sentire i bimbi ridere, correre, urlare di gioia e sapere che tutti si vogliono bene. Eneya Viktorija Klemen Per me la pace è tranquillità, niente guerra, nessun morto o ferito, è stare in compagnia tranquilli e felici. Direi di non fare più guerra, di stare calmi, di non essere egoisti, capire gli altri, avere rispetto per gli altri. Valerija Fortuna La pace è serenità, è stare insieme con gioia, è felicità, è sentire i bambini ridere di gioia. Io direi di smetterla di essere egoisti e di pensare anche agli altri e non solo a se stessi. Enya Kvarantan SULLE TRACCE DELLA “PARENZANA” (I) S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO, SEZIONE DI LUCIA Giovedì 6 settembre, noi alunni delle pri- e per la ricreazione. È denominata “Parenzana – strada della salute e dell’amicizia”. La ferrovia fra Trieste e Parenzo fu costruita nel 1902, dunque 110 anni fa. Era lunga 123 chilometri e collegava 33 cittadine istriane che si trovano oggi sul territorio di tre stati: Italia (13 km), Slovenia (32 km) e Croazia (78 km). Noi abbiamo percorso il tratto da Lucia a Strugnano passando sotto la galleria di Valetta, lunga 550 metri. Gli alunni della classe III e la maestra Sonia SULLE TRACCE DELLA “PARENZANA” (II) S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO, SEZIONE DI LUCIA Sabato 29 settembre abbiamo percorso un altro tratto della “Parenzana”. Assieme agli insegnanti e ai nostri genitori siamo partiti dall’entrata alle saline e ci siamo diretti verso Sicciole. Abbiamo visto i mucchi di sale già raccolto, le vasche, le piante alofite che crescono lungo i bordi, quali il limonium e la salicornia. Siamo riusciti a vedere anche qualche garzetta. Ci siamo fermati davanti alla vecchia stazione e l’abbiamo disegnata. Dietro alla stazione si vedeva anche l’edificio abbandonato della vecchia miniera. Dopo la merenda, abbiamo preso la via del ritorno e in borgo San Bortolo, davanti alla chiesa c’era già la famiglia dei salinari ad aspettarci. Abbiamo provato a fare i giochi di una volta: la corsa coi sacchi, il tiro al bersaglio con le lattine vuote, la corsa coi taperini… qualcuno ha provato anche a far andare avanti il cerchio con un bastone. Al termine della mattinata ci siamo rifocillati con un buon pranzetto offerto dalla Comunità degli Italiani di Pirano. È stata proprio una giornata interessante e divertente! Alcune impressioni degli alunni della classe terza: Sabato abbiamo fatto una marcia lungo il percorso della “Parenzana”. Ci siamo fermati davanti alla stazione di Sicciole e l’abbiamo disegnata con un pennarello nero su un quadernetto. C’erano tanti genitori, alcune nonne e quattro cani. Alex Sabato siamo andati a camminare lungo la “Parenzana”, dall’entrata delle saline fino alla vecchia stazione. I salinari ci hanno insegnato a saltare con i sacchi. Mi piaceva perché ho camminato con papà. Marko Mi è piaciuta la stazione della “Parenzana”. Abbiamo visto la garzetta. Facevamo i giochi di una volta e la corsa con i sacchi. Arian Sabato scorso mi sono divertita alla giornata sportiva. Ho vinto la corsa con i sacchi. Mi ha fatto piacere incontrare Anna che va a scuola a Pirano e non la vedo tutti i Lana giorni. RICORDANDO LA “PARENZANA” S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO Sabato 29 settembre tutti gli alunni e gli insegnanti della scuola “Vincenzo e Diego de Castro” di Pirano abbiamo dedicato 15 fatto merenda e, finito di mangiare, siamo ritornati alla chiesa di San Bortolo. Abbiamo giocato i giochi di una volta, tipo la corsa nei sacchi, con i taperini, il gioco del tiro ai barattoli e la corsa con i cerchi. Dopodiché sono arrivati il pranzo e le bibite. Abbiamo mangiato e chiacchierato. Dopo qualche ora siamo tornati a casa feliAnna Klarica ci e contenti. una giornata alla “Parenzana”, per ricordare i 110 anni dalla sua costruzione. Ci siamo radunati tutti a Lucia, nei pressi del campeggio. Abbiamo formato due gruppi di alunni: uno avrebbe fatto il percorso della “Parenzana” in bici e l’altro a piedi. Noi abbiamo scelto di fare la marcia. Siamo partiti alle 8.30 e siamo andati a piedi dal campeggio fino alla miniera di Sicciole e indietro. Il percorso era lungo circa 8 km. Quelli che sono andati in bicicletta hanno percorso circa 10 km. Ci hanno accompagnato gli insegnanti Udina, Rogič e Smaila. Il tempo era nuvoloso, caldo e umido e a momenti piovigginava. Siamo passati vicino al ristorante “Ribič” e da lì in avanti abbiamo visto tantissime barche vecchie, moli di legno rotti e soprattutto tanti rifiuti abbandonati lungo il margine della strada. Arrivati alla meta della nostra marcia, ci siamo fermati e abbiamo fatto merenda, poi siamo ripartiti per il ritorno. A metà percorso ci siamo fermati per riposarci. Guardandoci in giro abbiamo visto le saline, le piante che crescono lì e tanti uccelli e altri animali. Poi siamo arrivati a San Bortolo, dove ci siamo fermati sul prato davanti alla chiesa. Lì la Comunità degli Italiani ci ha preparato un rinfresco. Abbiamo mangiato e bevuto e fatto anche dei giochi antichi con alcuni salinari. C’erano pure diversi genitori dei bambini della prime tre classi della scuola di Lucia. La giornata si è conclusa alle 12.30 quando siamo andati tutti a casa. La giornata ci è piaciuta molto e mi sono divertita tanto a stare in compagnia delle 16 mie amiche e a contatto della natura. Nika Horvat e Taika Lulić LA GIORNATA ALLE SALINE Sabato mattina ci siamo visti all’entrata delle saline per fare una camminata lungo il percorso della “Parenzana”. Alla passeggiata hanno partecipato bambini, genitori, insegnanti, parenti e animali. Siamo andati alla vecchia stazione della “Parenzana” e abbiamo disegnato le due case una vicino all’altra. Dopo abbiamo bevuto e mangiato. Abbiamo camminato e siamo arrivati alla chiesa di San Bortolo dove ci aspettavano i salineri. Li abbiamo giocato i giochi di una volta: la corsa con i taperini, la corsa nei sacchi, il tiro ai barattoli e la corsa con i cerchi. La giornata sportiva mi è piaciuta perché c’erano tanti animali. Taja Pajek S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO VISITA A TEATRO Sabato mattina (29 settembre 2012) ci siamo trovati all’entrata delle saline di Sicciole. Alla giornata sportiva erano invitati bambini, genitori, maestri, parenti ed animali. Abbiamo camminato lungo il percorso della “Parenzana”. Quando siamo arrivati alla vecchia stazione della ferrovia abbiamo disegnato la casa. Lì abbiamo anche S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO, SEZIONE DI LUCIA Giovedì 4 ottobre siamo stati al Teatro di Capodistria. La signorina Samanta Kobal ci ha tenuto una lezione sul teatro. Abbiamo scoperto spazi e mestieri. I mestieri nel teatro sono: l’attore, il drammaturgo, il regista, lo scenografo, il costumista, l’at- e abbiamo visto lo spettacolo del decimo anatroccolo. Lo spettacolo mi è piaciuto. Arian Abbiamo visto i costumi. Siamo andati a Capodistria con l’autobus. Siamo andati a vedere lo spettacolo “Il decimo anatroccolo” che parlava di un brutto anatroccolo diventato bello che si sposò. Abbiamo visto le sale dove gli attori si preparano per gli spettacoli. Marko Gli alunni e la maestra della III classe trezzista, il truccatore, i tecnici delle luci e del suono, la sarta e il falegname. Abbiamo visitato questi spazi “nascosti” del teatro: la sala trucco, i camerini, il guardaroba e sartoria, il sottopalco (che fa anche da magazzino) e la falegnameria. Di solito, invece, a teatro possiamo vedere la sala e la galleria per gli spettatori e il palcoscenico per gli attori. E quando si apre il sipario…inizia lo spettacolo! Ecco le nostre impressioni: Appena arrivati abbiamo visitato il teatro accompagnati dal papà della nostra amica Anna. Abbiamo visto il posto dove gli attori si truccano e dove tengono i costumi. Dopo abbiamo visto lo spettacolo “Deseti raček”. Era molto divertente. Più di tutto mi sono piaciuti i costumi perché erano di tanti colori. Alex Quando sono scesa dall’autobus avevo la sensazione che passerò una bella mattinata a teatro. Al teatro ci hanno mostrato il sottopalco che assomiglia a una cantina. Da lì possono uscire gli attori sul palcoscenico. La cosa che mi è piaciuta di più è stato quando la truccatrice mi ha truccata. Lana VENTO NEI CAPELLI... LO SPORT CONTRO LE DIPENDENZE! PREMIATI GLI ILLUSTRATORI DI MINI E MAXI S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO, E SEZIONI DI LUCIA E SICCIOLE La casa editrice Edit di Fiume ha deciso di ristampare in una nuova veste il libro Mini e Maxi di Mario Schiavato. In questa occasione ha indetto un concorso per giovani illustratori. Gli alunni delle scuole elementari dell’Istria e di Fiume hanno par- S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO” PIRANO, SEZIONE DI LUCIA Il giorno 5 ottobre gli alunni della IV, V e VI classe della SE “Vincenzo e Diego de Castro” di Pirano hanno partecipato all’evento sportivo “Vento nei capelli… lo sport contro le dipendenze!” organizzato e promosso dall’Unione Sportiva Slovena (Športna Unija Slovenije). Le attività sportive si sono tenute presso la palestra della scuola elementare slovena di Lucia (Osnovna šola Lucija). I ragazzi hanno avuto modo di dilettarsi in diverse attività sportive, quali la pallamano, la pallavolo, la pallacanestro, il tennis, il calcio e quant’altro ancora. Il divertimento era assicurato! Ma oltre a divertirsi è stato colto e pienamente sostenuto dai ragazzi, anche il messaggio lanciato dall’Unione Sportiva, relativo alla lotta contro le dipendenze che purtroppo ogni anno consumano la vita di molte persone. Katja Dellore tecipato con ben 683 disegni. Sette alunni della nostra scuola sono stati premiati e i loro disegni fanno parte della riedizione del libro. I nuovi illustratori della scuola “Vincenzo e Diego de Castro” sono: Alex Smotlak, Daniel Veznaver, Daniel Samoilov, Joyce Tirindelli, Lukas Lipuzič, Erika Horvat e Ksenija Openko. Il 29 settembre alcuni di essi hanno partecipato alla premiazione a Grisignana. Oltre alla cerimonia, hanno assistito alla versione teatrale di Mini e Maxi, interpretata dagli attori del Dramma Italiano di Fiume e hanno potuto conoscere di persona lo scrittore Mario Gloria Frlić Schiavato. Oggi a teatro mi sono divertita tanto e ho imparato tante cose nuove. Abbiamo visto lo spettacolo del decimo anatroccolo. Abbiamo visitato la cantina, la sala piccola, la sala trucco, la sartoria, la falegnameria e la sala dove gli attori si preparano per lo spetJoyce tacolo. Siamo stati con l’autobus a Capodistria 17 “UNA FAMIGLIA ISTRIANA” E IL SUO NOVECENTO SUGLI SCAFFALI DELLA BIBLIOTECA DIEGO DE CASTRO H o appena finito di leggere Una famiglia istriana di Ester Sardoz Barlessi, nella collana Altre lettere italiane della nostra Edit. Bellissimo romanzo che ha messo a fuoco i miei ricordi di bambina e i racconti che da due generazioni vi si trasmettevano. In breve: è la storia di una famiglia che dalla campagna passa in città, a Pola, nel 1905, e che attraversa questo secolo fatto di guerre, carestie, malattie e paci... arrivando fino quasi ai giorni nostri (1984). L’Austria, la Grande Guerra, la deportazione: Wagna, Pottendorf e poi Gmünd in Boemia, il vaiolo nero, la carestia dell’immediato primo dopoguerra, la spagnola, il fascismo, la seconda guerra mondiale, la pace e le illusioni, l’esodo... tutto nella storia di quattro generazioni, fra vicende personali, sullo sfondo quelle di tutti, dell’Istria e di questa parte d’Europa. Il racconto è di grande abilità e passione. La lingua scorre come un torrente, Altre lettere italiane La collana dell’EDIT ospita la produzione poetica e letteraria della Comunità Nazionale Italiana. qua e là qualche espressione dialettale che le da un sapore speciale di verità proprio nostra, di cose già sentite in famiglia... forse anche da mia nonna Lorenza sfollata a Wagna (Mia zia Nuta infatti non sapeva mai con precisione quale fosse stata la sua data di nascita, alla fine di gennaio del 1915, nella neve altissima dell’Austria). Il nonno Antonio sulla corrazzata austriaca e il suo avventuroso e difficile rientro a Rovigno. I racconti a casa avevano avuto sempre un po’ di magia e mai erano stati così vivi e crudi come in questo romanzo. E nel romanzo c’è tanto di più, senza schieramenti. I personaggi femminili, fra i quali spicca Angela, e quelli maschili sono presentati con una sensibilità psicologica notevole e illuminante per capire questo nostro recente passato. Si legge tutto d’un fiato. Daniela Paliaga POESIE DALLA PENNA DEI NOSTRI LETTORI DAGLI UN CUORE Lo strumento suona ma può cantare se gli dai il tuo soffio risuonerà con l’impeto del cuore. ha bisogno del vibrato dell’ animo ha sete d’amore. Il violino piange le tue pene la chitarra accompagna le tue ansie il flauto disegna sinuosità canore. Il tamburo esplode la tua e la sua gloria; re degli strumenti di pelli e piume adorno assorbe ogni anelito del tuo respiro, nell’orchestra il capo è l’amico di grande forza. Dagli un cuore 18 e di musica ogni strumento sarà l’altare per rendere servigio agli dei. Luisella Ravalico (11 settembre 2012) LE ROSE DI NONNA ELI Sono una meraviglia, nonna Eli e a te assomigliano Tutta solare, con il tuo sorriso, nel tuo sano bel viso. Tutte le tue piante, a te assomiglianti, sorridono, crescono, profumano, vivono le mimose, viole, rose tulipani… è una fantasia sono di tutti i colori, e di ottimi odori ognuna per sé parla di te. Tu le curavi, a me le mostravi Adesso lo so quanti sentimenti mi insegnavi… La profondità di sentire, godere, amare, essere, vivere. Sotto il sole in buon umore Godiamo, ci sorridiamo – viviamo. Come un gran bel fiore sei tu, nonna Eli, grazie che ci sei, e così tanto amore mi davi, le belle cose che mi mostravi mia cara, cara nonna Eli, il tuo grande cuore è un mito con l’amore infinito, tutta solare, hai tanto amore da dare e da te si può imparare sempre con la gente di mare circondata e dal sole tanto amata. Altrettanto si sa chi comanda, perché nonna Eli è anche capobanda. Nevenka Sever Gamulin MIX RUBRICA D’INFORMAZIONE AVVISO I nformiamo i nostri lettori che “il Trillo” ospita testi, contributi e fotografie di tutti coloro che sentono il desiderio di inviarci aneddoti, racconti di vita vissuta, vecchie storie, memorie e fotografie della Pirano di un tempo. È un modo per raccogliere ancora testimonianze, prima che queste siano cancellate dall’oblio del tempo: una maniera per documentare questa nostra presenza su questo lembo di terra istriana. Ognuno di voi certamente avrà dei racconti, delle storie di vita vissuta, ambientate o riguardanti la nostra città, conservati e celati nella propria memoria. Si tratta di estrapolarli e di inviarceli, preferibilmente in forma elettronica. Grazie per la collaborazione. La redazione de “il Trillo” BIBLIOTECA DIEGO DE CASTRO Lunedì dalle ore 10 alle ore 12 Giuliana Del Giusto Martedì dalle ore 10 alle ore 12 Daniela Paliaga Mercoledì dalle ore 16 alle ore 18 Ondina Lusa Giovedì dalle ore 14 alle ore 16 Daniela Sorgo CORSO DI MANDOLINO PER GIOVANI C arissimi giovani, siete invitati a iscrivervi al corso gratuito per mandolino che inizierà nel mese di settembre e si terrà al venerdi alla scuola elementare italiana di Santa Lucia, dalle ore 16.00 alle ore 17.00. A questo corso hanno aderito già quattro bravi giovani che si sono esibiti un paio di volte nella nostra Comunità e a questo corso possono iscriversi i ragazzi dalla quarta classe in poi. Invitiamo pure le Venerdì dalle 10 alle ore 12 Kristjan Knez NUOVI ARRIVI: Si ricorda ai gentili lettori che sono arrivati i nuovi titoli acquistati grazie alla borsa libro offerta dall’UI-UPT persone adulte che desiderano imparare a suonare il mandolino (gratuitamente) nella sede della Comunità di Pirano, ogni mercoledi dalle ore 15.00 alle 16.00. Per informazioni contattare il mentore allo 041 268 723 (Arcangelo Svettini). NOTIZIE LIETI C ongratulazioni a David Marchiotti per aver superato l’esame di stato e conseguito il titolo di avvocato. Famiglia Musizza STANZA RICORDO GIUSEPPE TARTINI LA NOSTRA CI A TV CAPODISTRIA ORARIO L Tutti i giorni dalle ore 11.00 alle ore 12.00 dalle ore 17.00 alle ore 18.00 Lunedì chiuso Prezzo del biglietto: adulti: 1,50 €; studenti e pensionati: 1,00 € a trasmissione “Viaggio Istriano” a cura di Monika Bertok andrà in onda venerdì 30 novembre 2012 alle ore 21.15 e in replica domenica 2 dicembre 2012 alle ore 16.15 su TV Capodistria. Verranno presentati alcuni gruppi di tre Comunità degli Italiani del Capodistriano: della “Giuseppe Tartini” di Pirano, della “Pasquale Besenghi degli Ughi” di Isola e della “Santorio Santorio” di Capodistria. La nostra Comunità sarà rappresentata dalla “Famea dei salineri”, che insieme agli alunni della scuola elementare “Vincenzo e Diego de Castro” presenteranno i giochi di una volta, dal neocostituito gruppo “Al tempo di Tartini”, dal gruppo filodrammatico, dalle ceramiste, dai pittori, e si parlerà anche de “il Trillo”. ALUNNE DISTINTE SARA ROMANELLO della VI classe, si è classificata al primo posto nella gara di corsa campestre – Ivo Lazar, organizzata nell’ambito della collaborazione UI-UPT il 22 ottobre 2012 a Isola. ANNA FRLIĆ alunna della IX classe, ha vinto il primo premio nella “categoria IX classi” all’ex-tempore organizzata dal ginnasio sloveno di Capodistria sul tema “Capodistria e la persona” (Koper in človek). FEDERICA COSSICH alunna della IX classe, è stato assegnato il riconoscimento nella “categoria IX classi” all’ex-tempore organizzata dal ginnasio sloveno di Capodistria sul tema “Capodistria e la persona” (Koper in človek). CORSO DI PESCA SPORTIVA G entilmente invitati al corso di pesca sportiva, organizzato dalla Società pescatori “Oradella” di Pirano, che si terrà tutti i giovedì sul molo di Pirano, con il seguente orario: settembre, ottobre, maggio, giugno 16.00-17.00 novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile 15.00-16.00 Scuola estiva: luglio e agosto 16.00-17.00 Per maggiori informazioni chiamare allo: 00386 (0)31 897 381 (Mario) Il Trillo, foglio della comunità italiana di Pirano Caporedattore: Kristjan Knez | Redazione: Bruno Fonda, Kristjan Knez, Ondina Lusa, Luciano Monica | Segreteria: Marisa Zottich De Rosario, Fulvia Zudič Progetto grafico: www.davidfrancesconi.eu | Stampa: Pigraf s.r.l, Isola Sede: Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini”, Via Kajuh 12, SI-6330 Pirano | Recapiti: Tel. segreteria: +386 (5) 673 30 90; Fax: +386 (5) 673 01 45; Contabilità: +386 (5) 673 30 91; Fulvia Zudič: +386 (5) 673 01 40 | E-mail: [email protected] | www.comunitapirano.com Il periodico esce grazie al contributo del Comune di Pirano, del Ministero per l’istruzione, la scuola, la cultura e lo sport della Repubblica di Slovenia e della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste-Fondo donazione prof. Diego de Castro | Pirano, 31 ottobre 2012 19 CONOSCIAMO IL NOSTRO DIALETTO RUBRICA DEDICATA AL NOSTRO VERNACOLO. PER SORRIDERE, RICORDARE ED IMPARARE DALLA STRAORDINARIA SAGGEZZA LOCALE di Donna Luisa C Monte arissimi Mogoron amici lettori! Foto della Settembre ed otcollezione tobre ci hanno regalato giornate limpide e soleg- del sig. Josip Sobota. giate così da poter fare delle belle passeggiate sul lungomare e sulle nostre colline ricche di intensi colori autunnali. Le attività della nostra comunità ci hanno resi partecipi a suggestivi incontri e a mostre particolari che ci hanno sicuramente rallegrati. Questo mese i lemmi dialettali mi sono stati trasmessi dal nostro amico Kristjan Knez di Strugnano che ringrazio e saluto. Ringrazio tutti i lettori per l’attiva partecipazione. Mi riprometto di pubblicare successivamente i lemmi dialettali che mi avete inviato. A tutti cordiali saluti. La Soluzione dovrà pervenire entro il 15 dicembre 2012. Il partecipante, la cui risposta esatta verrà estratta, riceverà un’opera d’arte, intitolata “La regata”, del pittore Saverio Magno di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) donata in occasione dell’incontro della nostra comunità con il Midlands International Cultural Club Sezione Marche. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 20 Armelin Camufo Canaro Consieri Malegnaso Mamaluco Mamo Muso Ongia Osocolo Persegaro Pesto Pomo granado Rosada Roseta Schenal Scodeno Sfoia Somensa Stiopo Susta A. B. C. D. E. F. G. H. I. L. M. N. O. P. Q. R. S. T. U. V. Z. Rugiada Unghia Piccola rosa Melagrana Sommacco Pesco Fucile Sogliola Ornamento Sciocco Canneto Semenza Molla Spezie Albicocca Coppa Asino Trito di lardo ed aglio Spalliera Malizioso Ragazzo SOLUZIONI DEL CONCORSO N° 4 Anera/Anitra, Cagneto/Cagnolino, Caval/Cavallo, Cavera/Capra, Cioca/ Chioccia, Conigio/Coniglio, Crocal/ Gabbiano, Dindio/Tacchino, Levere/ Lepre, Lumaga/Lumaca, Manzo/Bue, Micio/Gatto, Moschin/Moscerino, Musso/Asino, Naserda/Lucertola, Piegora/Pecora, Pulisin/Pulcino, Scarpion/Scorpione, Sorzeto/Topolino, Tavarassa/Tafano, Vedel/Vitello. Tra le risposte esatte è stata sorteggiata Anna Klarica di Pirano che riceverà un prodotto di bigiotteria placata argento (creazioni di Monique e Sarah Vuk). Modi di dire di Casa Nostra In casa del diavolo. Restâ de bando. Magnâ ghele. Merlo de graia. Ciapâ un’ inpirada. Portâ in palmo de man.