SETTEMBRE - OTTOBRE 2012
NUMERO 5 ANNO XXII
FOGLIO DELLA COMUNITÀ AUTOGESTITA DELLA NAZIONALITÀ ITALIANA
COMUNITÀ DEGLI ITALIANI “GIUSEPPE TARTINI” DI PIRANO
Editoriale
PATRIA, CONFINI
E DEMAGOGIA
di Kristjan Knez
C
oncetti come la patria e i suoi (sacri)
confini sono stati all’origine di non
poche sciagure novecentesche. Nessun popolo è stato risparmiato dalla smania
di fissare i termini della nazione, sovente
considerati veri e propri baluardi contro gli
altri. Dilatazioni e arretramenti della linea
confinaria ebbero ripercussioni non indifferenti sulle comunità interessate, che furono
investite in ogni aspetto del loro vivere. Un
nuovo confine, perciò, non era solo una
semplice linea immaginaria tracciata sul
territorio. E a proposito di frontiere, nella
nostra regione, il secolo che da poco abbiamo abbandonato, ne ha prodotte, o solo
proposte, una quantità inverosimile. Dal
crollo dell’Impero austro-ungarico (1918)
all’alba del terzo millennio, questo nostro
angolo adriatico ha visto l’alternarsi di realtà statuali diverse e cambiamenti che lo
hanno stravolto nella sua essenza.
Di fronte a tanti mutamenti, qual è la patria
dei suoi abitanti? o meglio le patrie, dal momento che quest’area è abitata da popolazioni diverse? È un quesito che in questa sede
non possiamo sviluppare, anche perché,
almeno nell’ultimo secolo e mezzo, accanto alla piccola patria si è aggiunta la grande
patria, e un sentimento nazionale, acquisito progressivamente: in famiglia, a scuola e
più in generale vivendo all’interno della comunità alla quale s’appartiene. Dobbiamo
pertanto considerare anche le sensibilità degli altri, di tutti ovviamente. Di conseguenza
è inopportuno continuare a ignorare (in
buona o in cattiva fede) che lungo questo
nostro mare viveva pure una popolazione
italiana, di ogni condizione sociale, che aveva dei propri punti di riferimento, che oggi
si tende a dimenticare, quasi non fossero
mai esistiti. Nell’inverno del 1856, quando
(continua a pag. 2)
Il mandracchio
Dopo alterne vicende il porticciolo è
stato inaugurato in occasione della festa
comunale (foto: Franco Viezzoli).
pg. 3
Dizionario piranese
Ovvero cosa significa turismo nella città campione
del settore in Slovenia.
Daniela Paliaga
pg. 6-7
Contributi e tasselli sulle saline piranesi
Proposti svariati aspetti legati all’“oro bianco”.
Kristjan Knez
pg. 8-9
“I gatti di Pirano”
Pirano e le sue trasformazioni attraverso gli occhi di un bambino.
Kristjan Knez, Daniela Sorgo, Bruno Fonda
pg. 10-12
SPECIALE Guardando verso
Nota linguistica e toponomastica.
Guido Ruzzier
pg. 14-17 Scuole nostre
Rassegna delle attività scolastiche.
oriente dal monte Mogoron
nello studio dell’avvocato e podestà Francesco Combi, situato nell’odierna via Verdi di Capodistria, suo figlio Carlo, Paolo
Tedeschi e Leonardo D’Andri concepirono la rivista “Porta Orientale”, nel primo
numero, uscito l’anno successivo, questa
ospitò uno studio geografico del professore friulano Antonio Coiz, docente nel
ginnasio cittadino, in cui definiva l’Istria
“l’estrema appendice dell’Alpi orientali
d’Italia, o come altri direbbe benissimo, è
il vestibolo orientale d’Italia”. Era la posizione schietta di chi, specie fra gli intellettuali e i reggitori delle municipalità della
penisola, esternava palesemente la consapevolezza di costituire una parte dell’Italia, non in senso politico – non ancora
–, bensì in termini linguistici, culturali e
d’appartenenza spirituale. Tale cognizione
la riscontriamo anche nei predecessori. Lo
stesso geografo e cartografo Pietro Coppo,
nel XVI secolo, scrisse che l’Istria “è l’ultima regione dell’eccellentissima provincia
d’Italia, di cui il principio è il fiume Varo
nella Liguria, ora detta riviera di Genova,
ed il fine il fiume Arsa in Istria che separa
questa dalla Liburnia o Schiavonia (…)”. E
il nazionalismo non c’entra nulla, il fenomeno all’epoca era del tutto sconosciuto. E
ritorniamo alla questione della patria. Ma
quale? lo stato? o la terra che ci ha visti nascere e in cui abbiamo abbarbicate le nostre
radici? Il sostantivo è logoro e inflazionato,
la stagione dei risorgimenti nazionali è ormai lontana, perciò non credo sia scontato
porsi questa domanda. Gli stati e i confini
possono essere aleatori, come ci insegna
la storia, è la nostra piccola cornice in cui
siamo venuti al mondo che costituisce un
punto di riferimento e dove ognuno di noi,
chi più chi meno, da il proprio contributo.
Ancora una volta è attorno al campanile
che individuiamo la nostra patria. Non è la
bandiera ma ben altri elementi che ci legano alla terra. E fu proprio questo vincolo
che aveva prodotto quel nobile sentimento
che è il patriottismo, che si traduceva in
impegno, amore e responsabilità nei confronti della propria città, borgo o villaggio ma
anche verso il prossimo. Qualità che oggi,
purtroppo, mancano e raramente troviamo.
A metà settembre, a Capodistria, una manifestazione solenne ha voluto ricordare il
sessantacinquesimo anniversario del “ritorno” (in realtà fu un’annessione) del Litorale
– discorso che però non vale per il Capodistriano – alla “madrepatria”. Con un profluvio di parole è stato rimarcato l’evento
storico che avrebbe riscattato il popolo sloveno. La memoria storica, però, difficilmente può essere condivisa; per la componente
italiana quegli avvenimenti rappresentarono l’inizio della fine. Un ambiente sociale
edificato nel corso dei secoli sarebbe scomparso. Per tante concause, certamente, ma
è l’altro lato della medaglia. Rammentiamo
anche questo, e per un attimo riflettiamo,
per superare le parolone, demagogiche e
fuorvianti.
LA NOTA
di Luciano Monica
R
icorre ogni anno alla
metà di ottobre la
festa del comune a ricordo dei marinai partigiani
giunti a liberare la cittadina
dai nazifascisti. Nella stessa
occasione anche la comunità
locale di Pirano si è impegnata con tutta una serie di manifestazioni coinvolgendo nel
programma anche la Comunità degli Italiani. Una sola
ingiustificabile, macroscopica
svista: l’italiano che è lingua
parlata ma anche ufficiale del
comune, escluso il contributo della CI, si è visto poco e
sentito niente. Come niente e
nessuno della comunità italiana è stato nominato o premiato fra le diverse associazioni e
le molte persone nominate o
premiate nell’occasione. Non
c’è stato un minimo accenno
all’impegno e al contributo
della comunità italiana per la
sua opera di mantenimento
2
delle tradizioni locali e per la
non trascurabile offerta di eventi culturali, spesso di buon livello, proposti alla popolazione
tutta senza alcuna distinzione.
Come spesso accade, andiamo
bene per l’intrattenimento: per
recitare, cantare, suonare. Ma
quando si tratta di concederci
anche minimi spazi di visibilità
ufficiale fanno una gran fatica a
ricordarsi di noi. Eppure, come
spesso si dice o meglio, dicono,
i vostri diritti sono tanti e ben
concepiti per la salvaguardia, il
rispetto e lo sviluppo della vostra comunità linguistica e culturale minoritaria. Siamo sempre alle solite però: al momento
della messa in pratica degli ottimi principi legali per trasformarli in buoni propositi, come
per incanto, ci si dimentica. Mi
chiedo perché mai proprio di
noi? Non fosse altro che per il
rispetto di quanto sancito, non
dovrebbero dimenticarci perlo-
meno nelle manifestazioni ufficiali e pubbliche quando per
automatismo dovrebbero osservare ciò che le leggi di tutela,
lo statuto comunale ma ancor
prima il buon senso suggerisce.
Era un’occasione, come tante
altre in precedenza, per esprimere un segno di ricoscimento
anche nei confronti della comunità italiana per il suo contributo, con la sua partecipazione,
alla vita pubblica del luogo e di
tutto il comune e come segno
di attenzione per quei cittadini
che parlano, comunicano, scrivono in modo diverso non per
svizio o per moda. Niente di
tutto ciò se non l’uso costante
nel tempo del proprio idioma,
della propria lingua a partire
dagli albori della nascita della
lingua italiana e delle sue parlate dialettali. La nostra non è
e non vuole essere una presenza esclusivamente folcloristica
da esibire a turisti o a politici
di passaggio. Sì, facciamo, con
piacere, anche folclore. Non
possiamo lasciar scendere nel
limbo della storia, usi, costumi, tradizioni, comportamenti
specialmente oggi quando, alla
dimenticanza programmata del
secondo dopoguerra si è aggiunta quella dell’era tecnologica che, all’insegna della veloce
sequenza degli eventi, tutto macina. Pur se decimati dal duro
colpo, forse mortale, assestato
alla comunità dal passato regime, la nostra è e vuole essere
una presenza di partecipazione e di apporto al vivere civile
nel territorio del nostro insediamento.. Ora le cose sono
cambiate. L’Europa dei popoli
e delle comunità etniche, linguistiche, culturali conta, fra i
suoi membri, anche la Slovenia
e, fra non molto, conterà anche
la Croazia. Speriamo che le rispettive maggioranze dei due
paesi se ne accorgano.
Osservazioni su ciò che “non va”
DIZIONARIO PIRANESE
OVVERO COSA SIGNIFICA TURISMO NELLA CITTÀ CAMPIONE DEL SETTORE IN SLOVENIA!
P
irano: capitale del turismo in Slovenia, punta di diamante, fiore all’occhiello del turismo sloveno, istriano...
la città è un po’ Venezia e un po’ Trieste.
In piazza Tartini vai diritto all’Info Center,
sotto il palazzo municipale. Ah! Attenti,
d’estate chiude alle ore 17!!
Karamela: all’entrata di Pirano, ex stazione dei pullman, ottima gelateria e negozio
di bei souvenir. In piena stagione turistica
chiude alle ore 22! Poi, se la signorina dietro il bancone è stanca, chiude anche prima. Sabato 8 settembre, ex-tempore, pieno
di gente che a piedi va dalla piazza al magazzino del sale Monfort. Vogliamo prendere
un gelato, ore 21,45: chiuso. Tutto pulito,
sembra una farmacia: la signorina è irremovibile, ma le trema la voce.
Porto: bellissimo e affascinante mandracchio pieno di imbarcazioni da diporto e di
pesca sotto lo sguardo attento del campanile e del Duomo. Gli alberi delle barche
a vela sussurrano e chiacchierano con il
vento, sbattono i sacchetti neri delle immondizie appesi sui pennoni delle barche
da pesca, segnali per le reti calate, hanno
un’aria macabra...
Bora: a Pirano la bora spazza la città e le
sue calli. Ripulisce l’aria ma anche scopa
gli angoli più nascosti. In piazza Tartini, in
quella delle Erbe, in piazza Primo Maggio e
nei campielli (li chiamiamo così solo noi di
cultura istro-veneta) volano sacchetti di plastica e spazzatura varia, ombrelloni e vasi
di fiori rovesciati, sono il segno dell’arrivo
di questo “sano” vento. La città ha un’aria
arruffata e trascurata...
Pioggia: è piovuto finalmente il 13 settembre. Sono andata subito a comprarmi un
paio di “trombini” di gomma. Le strade a
Pirano dopo due ore di pioggia sono impraticabili, acqua fino alla caviglia. Tutte
le grondaie scaricano in strada. Dovrebbe
essere la priorità del nostro Comune (dopo
settant’anni) rifare le pavimentazioni sistemando anche lo scolo delle acque... ma
non è così. “Compriamo” (soldi pubblici)
veicoli speciali per portare gratis in giro i visitatori, stanno pensando di mettere le biciclette di città, gratis, per andare in Fornace,
al parcheggio, ma ci teniamo le vecchie pavimentazioni, quelle austriache e italiane,
dissestate dai numerosi scavi per la canalizzazione, per il telefono, ecc... e a camminare spesso c’è pericolo di storcersi la caviglia,
non c’è un metro quadro dritto...
Ristoranti e trattorie: passeggio in riva, i
turisti guardano i vari pannelli dei diversi
ristoranti d’élite. Sono strabiliati: tutti con
i medesimi menù, i medesimi piatti... ridono. Penso che non devono aver visto bene,
non è così... certo manca quel tocco di fantasia gastronomica “italiana” che ti mette
in piatto il pesce più modesto e povero e ne
ricava un piatto gustoso... e sano.
Orario di gestione dei localini: il turismo
a Pirano ha questa originalità: sai quando
apre il locale ma non sai quando chiude,
con la benedizione di chi dovrebbe invece
sorvegliare e tutelare anche gli interessi dei
turisti meno nottambuli e dei residenti per
niente nottambuli... Fiorisce il commercio
di tappi per le orecchie che purtroppo qualche volta non bastano...
Parcheggio 1: punto dolente della vita moderna in città. Un problema lungo almeno trent’anni. Prima la vita moderna ha
portato le macchine in città, dappertutto.
Ora c’è una nuova consapevolezza: via le
macchine dalla città. Meno male, per gradi, molto, molto lentamente, si stanno liberando alcune zone. Chi invece vorrebbe
vedere la città senza macchine è impaziente
e si innervosisce.
Parcheggio 2: Pirano ha alla sua entrata un
silos per il parcheggio dei veicoli, oltre 900
posti macchina. Fantastico. C’è, ops, meglio, dovrebbe esserci posto per tutti. No.
Solo per i visitors, i quali non raggiungono
nemmeno la metà dei posti a disposizione.
Residenti sì, solo con pagamento mensile
di ben 50 euro, 600 l’anno. Una cifra, considerato che a Pirano vivono soprattutto
persone over una certa età.... Per tutti c’è
il parcheggio di Fornace. In alta stagione
può succedere di non trovare posto causa,
si fa per dire, i numerosi “residenti” del
week end.
Parcheggio 3: Se per sbaglio un visitor
entra in città e cerca parcheggio deve, per
uscire e dirigersi al silos sborsare subito
subito 5 euro! Ha fatto il giro della riva,
ha cercato di destreggiarsi in piazza fra
macchine parcheggiate e bus, ed è ritornato sui suoi passi... alla sbarra ha pagato e
poi si è diretto al silos (forse). Le istruzioni
riguardanti il parcheggio sono, sulla discesa, scritte in modo incomprensibile... e in
piccolo, non si riesce a leggere e a capire
dove andare, mentre si guida. Chi le ha
pensate ha dimenticato che la macchina
è in movimento e che sulla discesa non ci
si può fermare.
Tramonto: bellissimo e da godere ora,
in autunno, sulla riva “nuova”, riva
Prešeren, senza automobili (?), con tante
mamme e bambini, e con i caffè. Ricordo
Portofino. Pirano ha già tante lettere del
nome in comune con la perla ligure. Con
un po’ di buona volontà, di onestà e di
visione futura del nostro turismo forse ci
arriveremo...
Guide turistiche: mi si rizzano i capelli in
testa. È mai possibile dire tante fesserie in
così breve tempo? Non discuto nemmeno
del livello della lingua italiana, eccetto pochi e rari casi, fa pietà, ma i contenuti...!
Esempio: nel Ghetto degli ebrei c’è un
frantoio del XII sec. La guida forse questo
non lo sa, spiega in un italiano esemplificatissimo come si usava. I turisti italiani
di mezza età (di produzione dell’olio extra-vergine ne sanno molto ma molto più
di lei), la ascoltano pazienti e sorridono…
lei insiste... sapete cos’è l’asino, chiede.
Risata generale. Come sono gentili questi
turisti, come sono comprensivi! Mi chiedo quale sia il prezzo di una guida così:
non sa la lingua, non conosce la storia,
spiega cose ovvie... ma cosa voglio di più?
Daniela Paliaga
3
FESTA DELL’UVA A BUIE
RIEVOCATO UN ANTICO MESTIERE
U
na bella esperienza. Lo scorso 15 settembre la Comunità
degli Italiani di Buie ci ha
invitati a partecipare alla tradizionale
festa dell’uva. Buie non è lontana dalle
saline, perciò molti erano i salinai che
venivano a lavorare nelle nostre saline.
Così abbiamo colto l’occasione per
presentare la nostra “Famea dei salineri”, accompagnata dal trio “Mandolin”. Si può dire che era una festa in
piazza. Il piazzale adiacente alla chiesa
era gremito di gente. Con i giochi dei
bambini dell’asilo, incentrati tutti sull’uva,
con i canti, i balli e la musica popolare ed
infine con la pigiatura dell’uva si era concluso il programma culturale. Noi ci siamo
I “salineri”
Indossano gli indumenti tipici e
presentano gli attrezzi particolari.
presentati con i costumi e con gli attrezzi
tradizionali. Abbiamo fatto presente quanto
importante fosse la previsione del tempo per
i salinari. Con l’esperienza di tante genera-
zioni sono nati innumerevoli i proverbi
che noi abbiamo esposto al pubblico. Il
trio “Mandolin” ci faceva da contorno.
Abbiamo intonato “Va Piran…”, i mandolinisti hanno continuato a suonare e a
cantare altre canzoni popolari. Il pubblico è stato coinvolto e ha accompagnato
il nostro trio. Questi incontri con le altre Comunità sono importanti, ci fanno
conoscere, si discute delle varie attività e dei
problemi, dappertutto più o meno simili.
Per la “Famea dei salineri”
Giorgina Rebol
SEMPRE ATTIVA
LA “FAMEA DEI SALINERI”
PER VALORIZZARE LA TRADIZIONE DI CASA NOSTRA
I
l 29 settembre scorso abbiamo trascorso una mattinata con gli alunni, i
loro genitori e le maestre della scuola
elementare di Pirano. Davanti alla chiesa di San Bortolo a Sezza abbiamo invogliato i ragazzi a giocare come giocavano
i bambini una volta nelle saline. Abbiamo fatto gare di corsa con il sacco, corsa
con i taperini, il gioco con i barattoli, con
i cerchi di bicicletta. Abbiamo proposto
gare tra gruppi di femmine contro quelli
dei maschi e non abbiamo dimenticato di
coinvolgere sia i genitori sia le maestre. Il
2 ottobre scorso ci siamo presentati invece all’asilo d’infanzia di Corte d’Isola. La
direttrice aveva chiesto la nostra presenza
perché un paio di giorni dopo sarebbero andati a visitare la saline di Sicciole.
A questi piccoli “curiosoni” abbiamo
fatto calzare i taperini, messo in mano
il gavero, in testa il cappello e uno dopo
l’altro venivano a conoscere questi strani
arnesi. Le bambine erano più interessate ai macinini da caffè. Alla fine hanno
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Vita salinara
Il gruppo propone momenti di un mondo
ormai tramontato.
tutti ricevuto il loro sacchettino di sale.
A conclusione delle Giornate europee
del Patrimonio culturale 2012, su invito
della Biblioteca civica di Isola, il 3 ottobre scorso, abbiamo proposto una serata
culturale in compagnia di tanti interessati. Gli isolani non sono legati alle saline come lo siamo noi di Pirano, perciò
molti erano interessati al nostro racconto
sulle saline, sul processo di produzione
del sale, i caratteristici arnesi da lavoro,
la creparia che ci si portava quando si andava ad abitare nelle saline, il modesto
vestiario, gli usi e costumi dei salinari.
Perché questo nostro sale è così bianco?
Cos’è l’afioreto? Perché il gavero ha quella
forma così caratteristica? Perché nominiamo la mantellina che portiamo sulle spalle
ruota? Sono soltanto alcune delle domande
che ci sono state fatte. Dopo averci ringraziato per aver passato una piacevole serata
in nostra compagnia abbiamo dovuto promettere che continueremo con la nostra
missione di far conoscere questo magico
mondo delle saline a chi non lo conosce.
E questo è pure il nostro desiderio, questo
è il nostro passato, la nostra storia da non
dimenticare. Per la “Famea dei salineri”
Giorgina Rebol
INCONTRIAMO-CI
SE PRANSA ALE 13!
C
hiacchierare, incontrarsi, scambiare
ricordi… stare in compagnia è sempre piacevole! È un po’ quello che
facciamo durante gli incontri sociali organizzati dalla nostra Comunità. L’anno scorso ne
abbiamo organizzati due e sono stati un successo e allora perché non farne un altro per
dare inizio alla stagione autunnale e quindi
alle attività? Lo scorso 16 settembre ci siamo
incontrati a Croce Bianca, presso la casa
della Comunità locale di Portorose, per un
Pranso dele 13. È stato piacevole rivedere tante
persone, soprattutto quelle che di solito non
possono venire a Pirano ai vari
eventi organizzati in Casa Tartini,
ma è stato anche un modo per dare
l’avvio alle attività dopo la pausa
estiva. Un ringraziamento di cuore a tutte le brave cuoche, sempre
disponibili, che per ogni occasione
preparano deliziosi manicaretti, a
Rinaldo –l’addetto alla griglia–, a
Manuela –l’ideatrice degli incontri–, alla CRT di Trieste per il contributo finanziario. Aspettiamo-CI un altro
incontro, magari in primavera, perché no?
Le brave cuoche
Davanti a piatti squisiti.
L’ALLEGRO AUTUNNO
IN PIAZZA TARTINI
L
I GRUPPI ARTISTICO-CULTURALI SI SONO PRESENTATI
e abbiamo viste il 15 settembre scorso, le prime castagne di stagione. In
quel sabato luminoso dai colori caldi
che hanno dipinto ogni angolo della nostra
piazza, ci hanno anticipato l’inizio ufficiale
dell’autunno dolce e con esso il fiorire dei
sapori genuini, delle feste, delle mostre, degli incontri e degli eventi culturali organizzati nei prossimi mesi invernali.
È stata una giornata diversa dal solito, la
Festa della Cultura 2012 di Pirano. In questa occasione, davvero speciale, organizzata
dall’Unione delle Associazioni culturaliZKD K. Pahor di Pirano, Piazza Tartini si
è trasformata nel salotto buono della cittadina, dove le associazioni, gli enti, i club e
i vari gruppi artistico-culturali del comune,
compreso il nostro sodalizio, hanno dato il
meglio di sé. Dai balli ai canti tradizionali,
dalle orchestre giovanili con la musica classica ai repertori moderni, dalle canzoni popolari ai suoni contemporanei, alle danze
folcloristiche, la Festa della Cultura ha portato l’allegria e il buonumore dell’autunno
con l’esibizione del gruppo mandolinistico
“Serenate” e del gruppo dei minicantanti.
L’aria di festa e l’allegria si potevano toccare
con mano anche nelle stanze di Casa Tartini. Le Porte Aperte per l’occasione hanno
invitato e ospitato curiosi attratti dalle novità, dai programmi e dalle attività dei nostri
gruppi artistico-culturali. Il clou di quella
giornata “fuori stagione”, sono state le presentazioni al pubblico da parte dei mentori
e dei capi gruppi di ogni singola attività. Ce
ne sono per tutti i gusti e per tutte le età
a partire dal sottofondo musicale dei corsi
di violino, mandolino, pianoforte e chitarra, al gruppo vocale e coro misto, gruppo
mandolinistico e minicantanti, al gruppo
vocale strumentale. Ma ogni stagione è buona anche per conoscere da vicino il gruppo
filodrammatico e il laboratorio teatro ragazzi, e il gruppo di pittura, ceramica, fotografia, e il gruppo etnografico “La Famea dei
salineri”. Invece, negli ultimi piani di Casa
Tartini, gli appassionati dei libri e delle presentazioni letterarie, meritavano una visita
alla Biblioteca “Diego de Castro”, al laboratorio artistico “L’Inventastorie”, al gruppo
letterario-giornalistico, al gruppo di ricerca
storica e per le persone più fantasiose e creative una visita d’obbligo è stata al gruppo di
taglio, cucito e uncinetto e al neonato gruppo costumi d’epoca “Al tempo di Tartini”.
Un altro evento collaterale importante di
quella giornata diversa dal solito, sono state
ben due mostre allestite al pianoterra della
Casa: la mostra Pirano dei lavori realizzati
dal gruppo di ceramica e la mostra dei lavori realizzati al laboratorio figurativo per
la collezione di arte sacra contemporanea
a Strugnano per i 500 anni dell’apparizione della Madonna. Settembre continuava
a regalarci altre ore di sole e la voglia di
uscire per sfruttare altri momenti culturali
in piazza Tartini. Così il sabato successivo,
il 22 settembre nell’ambito delle Giornate
dell’Eredità culturale europea 2012, organizzato dall’associazione “Anbot”, tutto
era pronto a Casa Tartini. A ricevere i visitatori da ogni dove e gli amici per scambiare quattro chiacchiere tra le nostre bancarelle di pubblicazioni, libri, presentazioni
e appuntamenti, sono stati “La Famea dei
salineri” e il gruppo in costume “Al tempo
di Tartini”. È stato un altro sabato importante per la nostra Comunità, un altro momento particolare d’incontro e di amicizia
con l’Associazione culturale “Il Colle” di
San Daniele del Friuli che ha trascorso il
fine settimana in ottima compagnia, grazie alla quale ha conosciuto le nostre secolari tradizioni e il suo recupero, nonché
l’impegno e il lavoro dei connazionali. Ma
l’allegro autunno prosegue con un’altra festa...
Daniela Sorgo
5
Pagine di storia istriana
CONTRIBUTI E TASSELLI
SULLE SALINE PIRANESI
PROPOSTI SVARIATI ASPETTI LEGATI ALL’“ORO BIANCO”
I
l ciclo di appuntamenti dedicati alle saline di Pirano prosegue anche nei mesi autunnali,
proponendo altri tasselli di un
ricco patrimonio legato alla produzione dell’“oro bianco” e alla civiltà sviluppatasi proprio grazie a
questo prodotto importante, che,
non a caso, è stato definito il “petrolio” della società preindustriale. Venerdì 21 settembre 2012,
negli spazi espositivi del magazzino del sale Monfort a Portorose,
sono stati proposti vari argomenti
ossia “Il contrabbando, il trasporto e l’incanovo del sale”. Nella suggestiva cornice del magazzino ottocentesco,
fino a qualche anno fa ancora utilizzato
come deposito per il sale, tre relatori hanno
affrontato altrettanti aspetti, tutti squisitamente legati al cristallo ricavato nelle locali
saline.
Flavio Bonin ha parlato del trasporto del
sale con le imbarcazioni, evidenziando l’importanza di questa attività economica per
il territorio ma anche per la Repubblica di
Venezia, la quale aveva dato vita ad una fitta rete commerciale sia nell’area adriatica
sia nel più ampio contesto mediterraneo.
L’oratore si è soffermato pure sulle imbarcazioni tipiche usate per il trasporto del sale
dalle zone di produzione verso i magazzini.
Marina Paoletić si è soffermata su Il primo
magazzino del sale a Portorose, argomento
d’indubbio interesse che, stranamente, non
è stato oggetto d’indagine e di conseguenza
poche sono le informazioni e i dati di cui
disponiamo. Ricerche archivistiche fornirebbero però molte risposte alle questioni
aperte. Non a caso la relatrice ha presentato alcune carte tratte dalla documentazione conservata nei fondi dell’Archivio
cittadino. Nel corso dell’esposizione è stato
6
Al Monfort
I relatori, da sinistra: Flavio
Bonin, Kristjan Knez e Marina
Paoletić. A lato: i piatti
della nostra cucina proposti
all’appuntamento di Lera.
ricordato che il progetto per la costruzione
di un “magazzino di deposito dei Sali” sulla spiaggia di Portorose, nella località della
Fornace ultima, era dell’ingegnere Petronio
e risaliva al 3 aprile 1824. Il 6 aprile 1824 fu
bandita l’asta alla quale potevano partecipare
tutti gli interessati versando un deposito di
mille fiorini. Alla fine furono ventisei coloro che aderirono, tra questi nomi di rilievo,
come gli architetti triestini Domenico Corti,
Valentin Valle e Giovanni Righetti. L’asta fu
vinta il 25 aprile 1824 da Francesco Bracciadoro, il quale si aggiudicò l’impresa per
il prezzo di 8719 fiorini. Come stabilito nel
contratto il magazzino doveva venir eretto in
cinque mesi.
Kristjan Knez con “È bene tenere anche
presente che l’aumentato costo del sale può
più facilmente consigliare il contrabbando”. Appunti sull’azione repressiva della Regia
Guardia di Finanza nel Piranese ha preso in
considerazione il fenomeno del commercio
illecito, del trafugamento del prodotto, con
le più diverse modalità, e l’opera di controllo
dei finanzieri i quali avevano il compito di
controllare l’area interessata dal Monopolio
di Stato. Venerdì 12 ottobre 2012, invece,
al centro multimediale del Parco
Naturale delle Saline di SiccioleLera la serata è stata dedicata a
“La cucina dei salineri”. La tavola
rotonda è stata introdotta e coordinata da Kristjan Knez il quale
ha ricordato l’importanza del cibo
come testimonianza di una presenza sul territorio, perché l’alimentazione è, indubbiamente, trasmissione di un
retaggio storico. Un detto dice anche che “I
piranesi i ga inparado a magnâ da i salineri”.
Marino Vocci ha conversato su Il sale nella
cultura e civiltà della tavola… perché sì! L’alimentazione è un gesto primario, essa è salute, il cibo è poi convivialità e un tempo rispettava la stagionalità. Un piatto tradizionale
è piacere ma è anche memoria alimentare,
pertanto è importante recuperare la nostra
storia e identità.
Sergio Dolce con Flora e fauna delle saline: dalla natura alla tavola ha proposto ai presenti,
anche grazie alla proiezione d’immagini, le
saline come ambiente per molti aspetti estremo, in quanto contraddistinte da una forte
salinità, ma al tempo stesso anche caratterizzate da una grande biodiversità. In quella
zona vi è un’abbondanza di avifauna; vi sono
poi rapaci, fauna marina, bivalvi, pesci, rettili,
anfibi, molluschi, crostacei (artemia salina).
Troviamo anche il mustiolo (suncus etruscus)
il mammifero più piccolo d’Europa, un insettivoro che appartiene al gruppo dei toporagno. Non mancano neanche le piante, in
particolare quelle alofite, come la salicornia
(in dialetto piranese sburioni) o il limoniun.
Ondina Lusa con Magnari in saline ha parlato
dei piatti tradizionali (sotto ne proponiamo
due a scelta), di ciò che si mangiava nelle
saline per l’appunto, attingendo ai ricordi,
quando da ragazzina andava dagli zii Petronio, Giuseppina (Pina) e Giorgio (Zorzi) al
Gorgo, dove visse giornate intense tra l’ambiente agreste e quello in cui si produceva
l’“oro bianco”. Vivendo essi in campagna
l’alimentazione era varia e in cucina s’intrecciava l’alimentazione a base di pesce a quella
che utilizzava per lo più i prodotti della terra.
anche il progetto Gusti e odori de casa nostra.
Poiché l’appuntamento era incentrato sulla
cucina, il modo migliore per concluderlo non
poteva essere che assaggiando i nostri piatti
tipici, i cui sapori tramandano la memoria
storica e rimandano anche alla salinatura,
attività che vide coinvolte tante delle nostre
famiglie. I tavoli imbanditi proponevano:
Brodeto, sia co le canoce e pese, sia coi gransipori e
sepe, bacalà, sepe in salata, savor, sardoni saladi,
tripe, ovi in salata e fritaia, fasoi e fenoci, verdure
in tecia, pasta e fasoi, bobici, pan de casa, sia
sceto sia co le olive. Le prelibatezze sono state
preparate con particolare cura dalle seguenti
signore, sempre disponibilissime: Giuliana
Del Giusto, Anita Dessardo, Renata Fonda,
Laura Maglica, Liliana Pincin, Anita Primani, Jolanda Ravalico Rojec, Mariucci Zigante
e Bianca Zudič.
Kristjan Knez
Saluto del vicesindaco Bruno Fonda
Menèstra de formentón
Zia Pina la véva le panòce de formentón e co no
le géra ‘ncóra madùre la cioléva dó panòce, la le
sgranàva e la fasséva una bóna menèstra.
Int’el òio e aio desfrìto la metéva un tóco de pòrco suto, la metéva i fasóli che géra stàdi in mòio
duta la nòte. La metéva aqua e la lassava boî
per un’oréta in bronzin covèrto. Po’ la metéva le
patàte taiàde a tochetìni e i grani de panòcia
e la lassava boî per un bóm quarto de ora.
Gransipòri
Zio Zòrzi ‘l ciapàva in salìne i gransipòri.
Zia Pina metéva int’una pignàta dó spighi de
aio tassàdi int’el òio a desfrìsi. Po’ la metéva
la pólpa de pomidòro, dòpo la ciapàva un dei
gransi vivi e la lo tociàva in sto sugo e sguèlta
la coverziva la pignàta tignìndo férmo ‘l covèrto, che no saltàssi fóra ‘l gransipòro. Cussì la
fasséva co’ ialtri gransipòri. La stava sai ténta
che i gransipòri no la ciapàssi coi taranài. Po’
la scoverzéva la pignàta e la taiàva i gransi per
lóngo ciò che i molàssi ‘l so’ sugo.La li cusinàva
‘ncóra un pòco e dopo i se li magnàva co’ la
polénta per séna.
Cari amici, siamo giunti al sesto appuntamento della serie d’iniziative, che passano
sotto il nome di “Vita e lavoro nelle saline
di Pirano: la nostra storia”. Una tavola rotonda questa di oggi che propone un argomento
certamente importante, essenziale del nostro
vivere quotidiano “La cucina dei salineri”.
Gli argomenti finora trattati sono stati testimonianze importanti dedicate alle nostre saline, alla produzione del sale, alle tradizioni e
alle caratteristiche di questo mestiere, che si
evidenziano nel modo di essere e di rappresentarsi, nel modo di vestire, nelle musiche e
nelle atmosfere, nella maniera come venivano preparati i cibi, in una delle regioni che ha
basato nel passato la sua principale attività
proprio sulla raccolta di questo importante
prodotto per l’esistenza umana. Il mangiare come essenza della vita, il cibo preparato
sulla base di quanto l’ambiente poteva offrire, il cibo come memoria storica.
Un mestiere, un modo di essere, una maniera di identificarsi: un mondo particolare
e specifico, con i suoi usi e costumi, con i
suoi mangiari tipici, con le sue salienti peculiarità esistenziali, in poche parole con una
sua cultura specifica. La chiamerei microcultura che assieme a tante altre microculture
del nostro territorio servivano a formare il
tessuto esistenziale e culturale della nostra
Pirano. La microcultura contadina, quella del mondo marittimo e dei pescatori, la
microcultura dei salineri ed altre ancora: tutte ben distinte, identificabili, uniche, con
le loro peculiarità e modi di essere, con le
loro usanze, i loro modi di vestire, le loro
musiche, i loro profumi, le loro atmosfere,
che ormai si perdono nell’oblio del tempo e
della storia, sfumando nel nulla omologato
della società odierna.
Qualcosa, però, piccoli frammenti, sono
ancora rimasti nei nostri ricordi. E così la
cultura della preparazione del cibo. Credo importante pertanto far rivivere questo
nostro passato, compenetrarlo, studiarlo,
capirlo, gustarlo ed interpretarlo, per poter
essere ancora, nonostante tutto, persone,
individui con solide radici, su una terra, che
è la nostra terra, nel grande mosaico, che
è la nostra storia, che è la nostra cultura.
Auguro un buon lavoro a Voi tutti...
e soprattutto, dopo, un buon appetito.
Ringrazio l’amico concittadino Marino
Bonifacio, cultore e studioso del dialetto
piranese per la sua collaborazione a questa
ricerca (Ondina Lusa).
Al termine degli interventi è stato presentato
Al centro multimediale delle saline di Lera Da sinistra: Nadia Zigante, presidente della CAN piranese, Sergio Dolce, Ondina Lusa, Kristjan Knez e Marino Vocci.
7
Una testimonianza del secondo dopoguerra
“I GATTI DI PIRANO”
PIRANO E LE SUE TRASFORMAZIONI ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UN BAMBINO
N
el mese di ottobre Casa Tartini ha
ospitato la presentazione del volume I gatti di Pirano. Dal mare istriano
al Campo di Fossoli di Anna Malavasi e Marino Piuca (pp. 304, Aliberti editore, Reggio
Emilia 2011).
È un libro che nella sua semplicità descrive lo sbriciolamento di un mondo, propone degli elementi per comprendere lo
stillicidio delle partenze che portarono alla
scomparsa di una comunità. È la storia di
un bambino cresciuto con il mare. Come
si avverte nel libro, il racconto è la ricerca
dell’infanzia perduta. Si ripercorrono le
vicende personali e familiari di Marino
Piuca a Pirano fino al 1953, l’esperienza
triestina negli anni 1953-1954 e l’approdo
nel campo profughi di Fossoli, poi ribattezzato Campo San Marco (1955-1970). La
narrazione è contraddistinta dal profondo
legame dell’autore con il mare. Si parla della pesca, delle saline, dei trasporti con le imbarcazioni. E non mancano i cenni dedicati
alla tratta dei cefali o alla raccolta dei mussoli, ad esempio. Puntuale è la topografia,
i luoghi emergono chiaramente, con riferimenti precisi. I due terzi del volume sono
ambientati a Pirano o nelle sue vicinanze
e sono dedicati alla sua gente, alla quotidianità ed emerge un piacevole affresco di
una comunità. Dalle storie minime, dal racconto della situazione d’allora, affiorano le
condizioni economiche, sociali, ambientali e
familiari della collettività piranese e del suo
circondario. Sono tasselli importanti che aiutano a cogliere quella dimensione, le sue caratteristiche. Anche la giusta dose di dialetto,
usato per accentuare certi dialoghi o per sottolineare determinati concetti, contribuisce
a trasmettere le peculiarità della popolazione
di quest’angolo d’Istria. In apertura si evidenziano gli odori, i colori e i suoni. Attraverso
Nella sala
delle Vedute
Alla presentazione
sono intervenuti:
Daniela Sorgo,
Anna Malavasi,
Marino Piuca,
Kristjan Knez e
Mario Stell.
In alto: la copertina del volume
uscito a Reggio
Emilia.
8
i nostri sensi registriamo sensazioni che è
pressoché impossibile cancellare, sono tracce
indelebili che una persona si porta appresso
per tutta la vita. Ci sono poi i gusti che vengono trasmessi dalla cucina e dai suoi piatti.
Essa propone ciò che noi siamo e grazie al
cibo tramandiamo in realtà il nostro retaggio
storico. Si parla dell’eccezionale raccolta dei
gransipori, dai quali “zia maria di Grado e la
madre ne avrebbero ricavato un succulento
brodetto, in cui tociare il pane a lungo, fino a
leccarsi le dita” (p. 92). La memoria legata al
cibo è una sorta di filo rosso che riscontriamo in non pochi autori che nelle loro opere
hanno parlato della terra d’origine. Il cibo,
che inevitabilmente rimanda al calore del
focolare domestico, è un eccezionale vettore
attraverso il quale trasmettere la memoria e
una storia secolare. È un libro che propone
un insieme di episodi piacevoli, altri meno,
con una narrazione a volte ingenua, ma non
poteva essere diversamente, dato che quelle
vicende passano attraverso gli occhi di un
bambino e tante questioni i piccoli non potevano conoscerle. I problemi vissuti in quella
situazione enigmatica erano argomenti dei
“grandi” e le discussioni si tenevano lontano
dai figli e/o nipoti. Nonostante questi accorgimenti la tensione veniva colta in tutta la
sua portata, anche senza essere coinvolti direttamente in quegli scambi di vedute. Affiora, infatti, l’insicurezza, la precarietà dettata
dall’incertezza degli avvenimenti e dalle decisioni, non sempre chiare alla gente comune,
che nelle sedi lontane si disquisivano per risolvere il nodo di Trieste. Emerge la genuinità e si evitano inutili forzature. Inoltre non
si coglie alcuna forma di astio né si punta il
dito verso qualcuno. Si propongono solo le
paure, le ansie, le speranze e le delusioni delle donne e degli uomini di quel tempo. Nulla
viene dato per scontato. Accanto alle vicende
personali e familiari troviamo riferimenti al
contesto storico generale che giovano a cogliere il nesso dei problemi. Questa parte è
utile specie al lettore poco avvezzo a tali argomenti e questioni, certamente complessi.
Molto opportunamente affiora la problematicità della separazione artificiale del territorio istriano, e di Pirano in modo particolare,
da Trieste, due realtà che, grazie allo sviluppo
esponenziale del capoluogo giuliano, divennero interdipendenti. Dall’Ottocento in poi
esse formarono un corpo per molti aspetti
unico, che proprio nella città di San Giusto
riconosceva la sua capitale. Quella cesura fu,
indubbiamente, una concausa dell’esodo che
stravolse la realtà piranese e delle altre cittadine costiere, trasformandole per sempre.
lori suggestivi del mare calmo o burrascoso,
dei suoi tramonti mai uguali, e dei profumi
intensi della malva e dei fiori dei capperi.
Colori, odori e sapori che riportano alla
mente qualcuno o qualcosa, un legame con
il passato per ritrovare se stesso e per ricostruire dal mare dei ricordi, quanto è acca-
attraverso gli occhi di un bambino, costretto ad abbandonare la propria terra. Una
antologia di piccoli brani letterari che fungono da corollario al costrutto, spiegano
ed amplificano i temi affrontati, che sono
quelli della tragedia dell’esodo. Cari amici
l’argomento dell’esodo in questo volume
I gatti in mostra
Al pianterreno di Casa Tartini sono
stati esposti vari lavori dedicati ai mici.
viene arricchito non tanto per l’analisi della vicenda storica, che rimane sullo sfondo
con la sua problematicità, ma sinceramente oggettiva, quanto per la preponderante
e forte partecipazione umana e civile al
dramma di una famiglia piranese ed in senso più generale a quella di un intero popolo. Il rammarico che vi traspare da parte
degli autori, ai quali va il mio plauso, non
è tanto legato, a quanto mi sembra, alle
traversie subite, bensì al ricordo dell’abbandono della propria terra, del suo affascinante mare, del suo ambiente naturale:
compresi i gatti: da cui il titolo, anch’essi
vittime dell’Esodo. Non si tratta quindi di
un romanzo storico, bensì il narrare su di
una solida aderenza a criteri che non fanno parte della cronaca o della diaspora, ma
della corretta documentazione, che lo rende più valido ed efficace, mettendo in luce
i valori umani universali e la sua costante
attualità. Anche in questo caso una grande
“Valigia di cartone”, che parla dell’esodo e
dei rimasti in un unico agglomerato di sofferenze e di ingiustizie osservate attraverso
il caleidoscopio del pianeta istriano, unico,
per noi, nel suo genere. Non mi dilungherei troppo. Voglio soltanto a conclusione di
questo mio intervento, ringraziare di cuore
gli autori, per questo ulteriore contributo
alla conoscenza della tragedia istriana.
Kristjan Knez
LA GATTA SUL DAVANZALE...
“… lo ha stranamente aiutato. Da anni egli
non tollerava la presenza dei piccoli felini: il
loro miagolio gli era insopportabile. Ora ha
capito e ha rivissuto un momento della sua
infanzia altrove, il momento del dolore e del
distacco dalla terra natale. Altri ricordi, come
pietruzze disperse di una collana in frantumi,
potranno riallinearsi davanti ai suoi occhi e
ricomporre le immagini di un tempo e di un
luogo lontano, sulle rive dell’azzurro mare
d’Istria. E la mente torna indietro…”. Sono
frasi introduttive del volume I gatti di Pirano
che avevo scelto per presentare i loro autori,
Anna Malavasi e Marino Piuca. Il libro scritto a quattro mani, in una ventina di racconti
di vita quotidiana descritti in ordine cronologico ha salvato i più genuini ricordi del
passato, le esperienze e le sensazioni di un
bambino di dieci anni che non voleva lasciare la sua infanzia e il suo paese, le amicizie e
i giochi, la scuola e le sue grandi passioni: la
pesca, la vita sul mare e l’amore per l’avventura. Pensieri e parole, ricordi che rievocano
con forza un sapore e un profumo, un gesto
e un volto descritti nei dettagli con grazia e
delicatezza, e in questi termini anche le situazioni più tragiche e dolorose con grande
umiltà. “… lo stesso miagolio lamentoso, lo
stesso richiamo disperato: le vie deserte del
suo paese, gli usci sbarrati, le finestre sprangate, unici i gatti abbandonati a girare per le
strade, per le calli strette tra muri addossati,
a sostegno l’un dell’altro, da secoli. Gli abitanti se ne erano andati da quello come dagli
altri paesi istriani, ormai quasi tutti avevano
lasciato le case, in cui non si sentivano più
sicuri, tra nuove genti, di lingua e cultura
diverse, venute anche da terre lontane…”.
E non solo. Dagli episodi e dalle situazioni
che ne nascono con i personaggi descritti,
per chi non ha mai sentito nominare Pirano, potrebbe disegnare un quadro, con i co-
duto ad un bambino e alla sua famiglia alla
fine della seconda guerra mondiale. I gatti di
Pirano, è un libro della memoria di Marino,
un omaggio alla sua amata Pirano e alla sua
gente. Pirano, lasciata ma, mai dimenticata
che nei suoi episodi accompagna il lettore
nella conoscenza delle espressioni dialettali
piranesi, nelle fotografie di famiglia, e nelle
poesie e versi degli scrittori da Svevo a Saba,
da Ungaretti a Tomizza, a Magris e altri ancora per sottolineare la passione e l’amore per
la propria terra d’origine, anche in un paese
Daniela Sorgo
lontano dal mare.
Saluto del vicesindaco Bruno Fonda
Gentilissime signore, spettabili signori, cari
amici, a nome del sindaco di Pirano, dottor
Peter Bossman e a nome mio in qualità di
vicesindaco, vi porgo il saluto da parte del
nostro comune.
Oggi, dalla ricca biblioteca della nostra Comunità, vi proponiamo un libro importante
I gatti di Pirano. Dal mare istriano al Campo
di Fossoli di Anna Malavasi e Marino Piuca.
Anche questa una delle tante, o forse poche,
testimonianze sull’esodo istriano, rivisitato
9
S P E C I A L E
Sovrasta la città di San Giorgio
GUARDANDO VERSO ORIENTE
DAL MONTE MOGORON
NOTA LINGUISTICA E TOPONOMASTICA
di Guido Ruzzier
M
i sarebbe molto piaciuto partecipare al convegno sulla toponomastica di Pirano del novembre
2001 (sarebbe stata anche un’ottima occasione per tornare a Pirano, non ci vengo
da quasi cinquant’anni), ascoltare gli interventi degli studiosi invitati, e magari
discuterne con chi c’era. Mi avrebbe fatto
specialmente piacere conoscere Giacomo
Scotti, e continuare di persona l’interessantissimo e fruttuoso scambio di opinioni che avevamo avuto, dopo che avevo
letto il suo bel lavoro sulla toponomastica
dell’Istria ora slovena1. Sono certo che
avrei imparato molto. Purtroppo non è
andata così, e allora eccomi qui, dopo
tanti anni, a metter giù qualche strampalato pensierino da dilettante ficcanaso e
inconcludente, come sempre speranzoso
che qualcuno raccolga il testimone ed arrivi a una conclusione più ‘seria’ di quella
che potrebbe venire da me, sull’argomento della mia chiacchierata.
Avevo pensato spesso al mio scambio di
lettere con Scotti – si trattava dell’etimologia del nome del Monte Mogoron2 – e
sentivo la necessità di aggiornare e approfondire le informazioni di cui disponevo,
rimaste ferme a quanto ne aveva scritto
Mario Doria nel 19653 (opportunamente
richiamato da Marino Bonifacio in un
suo articolo del 19834), ed alla trattazione
di alcuni altri toponimi italiani, verosimilmente assimilabili, fatta da G.B. Pellegrini nel 19905.
E quasi contemporaneamente alla notizia
del convegno, mi è capitata una di quelle minuscole sorprese che sono un po’ il
10
Un’altura che circonda Pirano
Le falesie flyschoidi chiudono il promontorio che si protende verso il mare.
sale nella vita dei curiosi (diceva del resto il
poeta e storico dell’arte Jurgis Baltrusaitis6
che “il libro veramente importante per noi
è sempre quello che sta accanto al volume
che stiamo cercando”): tentavo appunto
di rintracciare, nella mia disordinatissima
bibliotechina, il Dizionario del ciclo di Re
Artù, e – sarà stato per un incantesimo del
Mago Merlino? – un libretto lì vicino (un
breve testo in inglese sulla versione babilonese della leggenda del Diluvio, quello che
usiamo definire ‘Universale’) è scivolato a
terra, aprendosi alla pagina in cui c’era la
frase che ora traduco (e che non mi aveva
particolarmente colpito, quando l’avevo
letta la prima volta): “L’arca si era fermata sul Monte Nisir, ora identificato con il
Pir Omar Gudrun, o Pir-i-Mukurun, una
montagna alta 2600 metri situata ad est del
Tigri, nel bacino del Piccolo Zab (cioè nel
Kurdistan iracheno, ai bordi della Mesopotamia, NdA)”7.
Qui occorre aprire una parentesi: l’arca citata era quella costruita da Uta-napishtim,
uno dei personaggi del famoso capolavoro
della letteratura sumero-accadica, l’Epopea
A guardia della cittadina
Per difenderla, lungo il suo versante furono erette le mura in parte ancora esistenti. Si ringrazia Franco Viezzoli per le foto.
di Gilgamesh, che contiene una delle versioni babilonesi del mito del Diluvio, di molto precedente il racconto biblico che tutti
conosciamo, di cui è protagonista Noè.
A loro volta, le versioni babilonesi erano
traduzioni di originali ancora più antichi,
scritti in sumerico forse prima del 2000 a.
C. (e dunque prima dell’Iliade e dell’Odissea, e addirittura degli epici Veda indiani,
che risalgono al 1500 a. C.). E il racconto del Diluvio derivava da un altro poema
ancora, una storia dell’umanità in cui il
costruttore dell’arca è anche l’ultimo re
antidiluviano della cosiddetta Lista dei Re
Sumeri, ed è chiamato in accadico Atramhasis (o Atramkhasis; e in sumerico, Zi-usudra). Il re Gilgamesh, invece, era ritenuto
il fondatore di Uruk (la città mesopotamica che la Bibbia cita con il nome di Erec, e
che è considerata la più antica del mondo),
e dopo la morte fu divinizzato. L’Epopea è
un racconto affascinante, e ve ne consiglio
un’attenta lettura (ne esistono molte edizioni), ma ora chiudo la parentesi e torno
alla mia storia. Come avrete immaginato,
era Pir-i-Mukurun il nome che aveva richiamato la mia attenzione, per l’evidente somiglianza con toponimi italiani riferiti al
concetto di “punta, estremità aguzza, cuspide” – Punta del Muccurune, Mucurune,
Macurune, Serra Mucurune, Mocrone, Monte
Mucrone – citati da Mario Doria nel suo articolo e da lui fatti risalire al latino, anche
sulla scorta degli scritti di altri studiosi. Lo
stesso Doria, forse un po’ troppo drastica-
mente, negava d’altronde ogni credibilità
all’“etimologia prelatina (mediterranea)
proposta da J. Hubschmid, Actes du III Congrès des Sciences Onom. (Louvain 1951), vol.
II, p. 186” per il sardo mogoro e i baschi mukur, mokor, mukurru, Mukurre-Bizkarra, affermando testualmente che “È ben possibile
che molti di questi termini sardi od iberici
significanti ‘altura’ derivino […] proprio da
lat. mucro”.
Oggi forse Doria non si esprimerebbe più
così, alla luce dei più recenti risultati delle
ricerche sull’origine e sulla diffusione delle
lingue, che tanti progressi hanno fatto in
questi anni grazie anche alla collaborazione
“ L’arca si era
fermata sul
Monte Nisir, ora
identificato con il
Pir Omar Gudrun,
o Pir-iMukurun...
”
tra studiosi di discipline diverse, quali appunto la linguistica, la genetica, l’archeologia, l’antropologia, la biologia molecolare,
lo studio comparato dei miti e delle espressioni religiose. Ricerche che portano a ipotizzare un’origine unica per tutte le lingue,
così come oggi sembra prevalere la teoria
che suppone un’origine unica – nel continente africano – per tutto il genere umano. I nostri progenitori si sarebbero dunque spostati in successive ondate dall’Africa in tutte le direzioni, fino ad occupare
tutto il mondo. Da buon ultimo, Homo
sapiens sapiens (e cioè ‘noi’) sarebbe passato dal Medio Oriente prima di diffondersi
in Europa, in Asia, e nel resto del globo,
portando con sé l’agricoltura e la sua ‘lingua’, dalla quale tutte le altre (forse con
qualche arcaica eccezione) deriverebbero.
Questa ricostruzione mette tra l’altro in
discussione la teoria che considera l’indoeuropeo – una lingua ipotetica, ricostruita
a tavolino – la lingua dalla quale lingue
come l’italiano avrebbero avuto origine,
in favore dell’ipotesi di Giovanni Semerano8, che vede lingue apparentemente
lontane tra loro come il tagico e, che so, il
gallese, trovare una loro comune origine
nell’accadico (lingua semitica), visto come
una ‘tappa’ nel lungo viaggio dell’evoluzione del nostro modo di esprimerci, e
della nostra civiltà, prima che gruppi diversi di Homo sapiens sapiens si separassero
per dirigersi, dal Medio Oriente, verso
tutti i punti cardinali.
E poiché il Pir-i-Mukurun si trova proprio
in quella parte del Medio Oriente dove si
parlava l’accadico, la lingua alla quale fanno capo l’assiro e il babilonese, la mia curiosità di saperne di più era aumentata, e
mi sono messo a cercar di scoprire che ori-
11
All’ingresso nel centro
Il monte Mogoron ripreso dall’area
della “Salvetti” (Fornace).
cerca pesa quasi due chilogrammi, e contiene molti spunti che non ho utilizzato. Sarò
felice di poter mettere questo materiale a
disposizione della giovane studiosa, o del
giovane studioso, che vorrà portare questo
piccolo lavoro ad un’accettabile conclusione, purché faccia presto (sono vecchio!) a
scrivermi presso la redazione de “il Trillo”.
Note
gine e che significato avesse questo nome,
e se c’erano altri nomi simili – riferiti ad
‘alture’ o ‘punte’ – in altre parti del mondo. Con molta fatica e un po’ di pazienza
(per supplire alla scarsità di conoscenza),
in maniera assolutamente non sistematica, e senza voler dimostrare alcunché, ho
consultato testi, qualche atlante, un po’ di
siti nell’internet, ho disturbato esperti e
studiosi9, e qualcosina ho trovato.
Esistono effettivamente ‘luoghi alti’, e
località abitate collocate su alture, e verosimilmente anche su ‘punte’, con nomi
paragonabili, e pur nei limiti di quel che
potevo fare io, e delle scarse fonti che
avevo a disposizione, ne ho identificati
alcuni (non certamente tutti quelli che
esistono), soprattutto in Asia: in Nepal,
una delle vette dell’Annapurna si chiama
Machha Puchhare; in Georgia c’è Mugure,
in Kazakhstan esistono località chiamate
Mukur (o Mukkur, o Mukyr), Mukry, e due
montagne, Mokhnataya Sopka e MokhnataGladkaya; in Afghanistan ho visto località
chiamate Makur (o Mukur), Moghur, Mokarak; in Tagikistan Mugulon, in Pakistan
Mukh, Mukki, Mukruni, Makran (una catena montuosa); una provincia iraniana,
in una zona di montagne, si chiama Mukryian; in Libano c’è il Gebel Makhmal. La
catena del Jabal Mahrat attraversa il confine tra lo Yemen e l’Oman, nella penisola
arabica. Passando in Africa, a nord-est di
Kassala, in Sudan, c’è un’altura isolata
chiamata Mokram, mentre in Tanzania,
sul lago Tanganika, ci sono i Monti Makari. Purtroppo, non sono riuscito a sco-
12
prire dove esattamente sorgesse la città di
Mogore, che Plinio10 colloca su una sponda
del Nilo. E arriviamo in Europa: in Ucraina, nei Carpazi orientali, c’è un monte
detto Gora Magura, e in Erzegovina, alla
confluenza dei fiumi Trabizat e Neretva, c’è
il villaggio di Mogorjelo. Il Monte Mogoron
lo conoscete già, come pure i nomi sardi,
iberici e italiani, citati da Mario Doria (ai
quali Bonifacio correttamente aggiungeva
Mogoro, Mogorella e Mugarone, e Pellegrini
Mogoreddu). Naturalmente, non intendo
affermare che esista un’effettiva ‘parentela’ etimologica fra tutti questi toponimi ed
oronimi, che tutti siano cioè riconducibili
a una radice comune e ad un unico significato originario, anche per non rischiare
di cadere in qualche trappola: in Arizona,
per esempio, vicino al Grand Canyon, c’è
un altopiano chiamato Mogollon – però il
nome gli fu dato per l’abbondanza di una
particolare specie di vischio, così chiamato
in spagnolo (ma confesso che, per un attimo, nella mia vasta ignoranza, ho avuto la
tentazione di accostare il Machha Puchhare
dell’Annapurna a Machu Picchu, la città incaica nelle Ande peruviane, e di includere
nella mia serie di nomi anche Mokoron, una
cittadina nel Nicaragua).
In conclusione: mi è piaciuto rivolgermi
verso Oriente, dopo che tanti studiosi, per
ipotizzare una valida etimologia del toponimo Mogoron, si erano “accontentati” di
guardare verso Occidente, forse timorosi di
venir abbagliati dal Sole al suo sorgere.
E un’ultima nota: la cartella in cui ho raccolto le mie note su questa embrionale ri-
1) G. Scotti, Questo paese, scusi, come si
chiama?, Capodistria 1999.
2) Colle, alto 91 metri, situato
immediatamente a sud di Pirano.
3) M. Doria, Etimi di toponimi triestini ed
istriani.3. Monte Mogoron, in “Pagine
istriane”, n. 15-16, Trieste ottobre
1965, pp. 205-207.
4) M. Bonifacio, Toponimi piranesi. El
Monte de Mogoron, in “La Voce di San
Giorgio”, luglio-agosto 1983.
5) G.B. Pellegrini, Toponomastica italiana,
Milano 1990, p. 51.
6) La prima “s” di Baltrusaitis vorrebbe
la “pipa”, ma qui, come altrove nel
testo, tralascio accenti, segni diacritici
sopra- e sottoscritti, e ogni altro
artificio grafico normalmente usato
(soprattutto nella traslitterazione dalle
lingue antiche), per non creare troppe
difficoltà a chi dovesse ricomporre il
mio scritto per l’eventuale stampa. Ne
chiedo fin d’ora scusa agli altrettanto
eventuali lettori.
7) E. Sollberger, The Babylonian Legend of
The Flood, London 1971, p. 27.
8) cfr. G. Semerano, Le origini della cultura
europea, Firenze 1984-1994, e L’infinito:
un equivoco millenario, Milano 2001.
9) E qui ribadisco il mio debito di
gratitudine verso il professor Giovanni
Semerano (+) e il professor Amir
Hassanpour, nonché Dilan Roshani e
molti altri studiosi, accademici e no,
per la loro gentilezza e disponibilità.
Non cito i testi e i siti consultati per
questa parte della ricerca, per non
appesantire troppo questo scritto, ma
sarò lieto di fornirne l’elenco ai lettori
interessati.
10) Plinio, Storia naturale, VI.180.
Collaborazione tra Pirano e Fermo
AUTUNNO D’ARTE A
CASA TARTINI
PRESENTATI ARTE E PRODOTTI TIPICI MARCHIGIANI
C
on il clima ancora mite e un cielo
amico, sono molteplici gli eventi
organizzati nel mese di ottobre in
occasione della Festa del Comune di Pirano. Tra antichi sapori e tradizioni intramontabili, anche quest’anno la Comunità
locale e le associazioni del Comune hanno
rinnovato l’appuntamento con la Fiera
del sale, del vino, dell’olio e dei souvenir.
A questa grande e attesa festa che ha scaldato il centro storico con stand e spazi per la
degustazione di vini e prodotti tipici del territorio, la nostra Comunità si è presentata al
pubblico con musiche e canti scelti per l’occasione. Non solo buoni vini e tante prelibatezze, dunque, ma anche tanta buona interpretazione. A cominciare dai più giovani del
gruppo dei minicantanti guidato da Dolores
Barnaba che si sono meritati tutti gli applausi
dei visitatori delle bancarelle e dei tavolini.
E altri ancora hanno accompagnato con gli
applausi e qualche cenno di canto, l’esibizione del guppo vocale “G. Tartini” diretto da
Milly Monica. A chiudere la parentesi musi-
A Casa Tartini
Proposto il meglio dell’artigianato,
dell’arte e della cultura delle Marche.
cale della nostra sede sociale, con le musiche
“del sole e del mare” è stato il gruppo mandolinistico “Serenate” guidato da Arcangelo
Svettini. La festa “gustosa” con i prodotti più
buoni della nostra terra, è stata anche una
festa per gli occhi. Bastava volgere lo sguardo
verso Casa Tartini per cogliere il meglio della
tradizione tipica del nostro territorio nei suoi
usi e nei suoi costumi. Il gruppo etnografico
“La Famea dei salineri” guidato da Giorgina
Rebol e il gruppo in costume d’epoca “Al
tempo di Tartini” guidato da Mariella Lovrič
Petrič hanno accompagnato i visitatori e gli
amici al pianoterra per l’inaugurazione della
Mostra organizzata dagli amici di Midlands
International Cultural Club sezione MarcheAssociazione di promozione socio-culturale
con sede a Fermo. Il venerdì precedente, Mirella Ruggeri, presidente del Midlands aveva
inaugurato la mostra presentando gli artisti,
gli artigiani e gli imprenditori marchigiani
che hanno portato ed esposto le loro opere
nel nome della cultura e dell’arte tra gli abitanti delle due sponde dell’Adriatico. Abbiamo avuto il piacere di ammirare i lavori di
Loredana Corbo-gioielli e porcellana, Saverio
Magno, Patrizio Moscardelli, Silvano Zanchi, Loriblù, Marino Orlandi, Maria Teresa
Eleuteri, Laura Cerresi e Claudia Cicchese.
Nella Sala delle Vedute invece, sempre dal
Midlands è stato organizzato il Concerto
dell’amicizia, del pianista Massimo Spada,
docente al Conservatorio di S. Cecilia a
Roma e della violinista Masha Diatchenko.
Un concerto di due giovani talenti che ci
hanno incantato e non dimenticheremo
così presto. Dipingere, suonare, cantare,
ballare, è arte. Anche cucinare. Il buon gusto italiano con i piatti tradizionali più rappresentativi della gastronomia marchigiana,
è stato il momento conviviale, della festa di
sabato, più discusso. Dopo la visione del filmato a carattere turistico di alcuni luoghi
delle Marche e del Fermano, le chiacchiere
e gli scambi di idee sono nate e cresciute
intorno ai vini doc e dop, e con l’assaggio di
oli extravergine, insaccati e formaggi. Dalle
eccellenze marchigiane ai dolci tipici del nostro luogo, il passo è stato breve. Un altro
calice e un altro assaggio per far degustare
agli amici di Fermo e presentare al pubblico
il progetto Odori e gusti de casa nostra.
Daniela Sorgo
13
SCUOLE NOSTRE
I RAGAZZI E GLI INSEGNANTI SCRIVONO
EX-TEMPORE
S.E. “VINCENZO E DIEGO
DE CASTRO” PIRANO
Giovedì 6 settembre, è stata una bellissima giornata per partecipare all’Ex-tempore. Ci hanno dato dei colori vivaci che
non si asciugano e noi coloravamo le bandiere. Ognuno lavorava nel suo gruppo.
Io e Kseniya abbiamo disegnato un “dinosauro bambino” e dei fiori. Alla fine ci
siamo fotografati e abbiamo mangiato e
bevuto.
Taja
Di mattina con l’autobus siamo andati
al magazzino Monfort a Portorose. Lì ci
hanno offerto dei colori acrilici e ci hanno detto cosa dobbiamo dipingere: quello
che vorremmo vedere dalla finestra. Abbiamo dipinto una bandiera coloratissi-
nostri lavori, che sono venuti proprio bene.
E con Anna abbiamo pensato che il nostro
era il più bello.
Christian
All’Ex-tempore abbiamo disegnato con i
colori acrilici che non vanno via dal tessuto. La nostra bandiera era tutta piena di
colori: dal giallo al verde, dal rosso al blu e
dal bianco ai mille colori. Quando ho visto
la nostra bandiera appesa ero molto stupita
Yvonne
dalla sua bellezza.
ma. Quando l’abbiamo finita risultava
perfetta. Per la premiazione le bandiere
sono state appese. Ero molto felice perché
la nostra era veramente bella!
Anna
Abbiamo partecipato al programma
dell’Ex-tempore. Il nostro compito era
disegnare su delle bandiere. Cia hanno
offerto tanti colori e ci hanno diviso in
gruppi. Io e Anna abbiamo usato tanti
colori vivaci. Sabato sera hanno esposto i
14
Il 6 settembre siamo andati all’Ex-tempore.
Là abbiamo disegnato. Io e Yvonne abbiamo disegnato un cuore con le ali, due uccelli innamorati e un albero. Anna e Christian
hanno disegnato un’isola con la palma e i
pianeti. Kseniya e Taja hanno disegnato un
dinosauro, Lukas e Belmin hanno disegnaErika
to due soli, uno rosso e uno verde.
Giovedì, 6 settembre noi di quarta e di
quinta abbiamo partecipato all’Ex-tempore
e abbiamo disegnato cosa vogliamo vedere
dalla finestra. Secondo me e Belmin noi
due abbiamo fatto un bel disegno, ma per
gli altri era un disegno brutto. Ma alla fine
del lavoro il risultato era bellissimo. Anche
le altre scuole hanno fatto dei bei lavori ma
secondo me il più bello era il nostro. La
giornata non mi piaceva tanto perché dicevano che il disegno mio e di Belmin era
Lukas
brutto.
Io e Taja abbiamo disegnato un bambino
dinosauro con maglietta e pantaloni, orecchie e occhi grandi molto belli. In mano gli
abbiamo disegnato un fiore. Questa giornata mi è piaciuta perché c’erano tanti bambini. Penso che io e Taja siamo state brave.
Kseniya
PENSIERI SULLA PACE
S.E. “VINCENZO E DIEGO
DE CASTRO” PIRANO
Venerdì, 21 settembre ricorreva la giornata
internazionale della pace. Gli alunni della
sesta classe ne hanno discusso, hanno provato a definire la pace e a hanno dato dei
suggerimenti per mantenere la pace.
me tre classi di Lucia, abbiamo svolto una
giornata scientifica per scoprire la “Parenzana”. Oggi essa è un percorso per ciclisti
La pace significa niente guerra, felicità,
ridere, stare insieme ed avere pensieri positivi… Possiamo mantenere la pace raccogliendo i soldi e poi darli in benificenza;
provare a comunicare a parole. Ana Bitić
Per me pace significa essere amici, non essere aggressivi; non fare solo guerra e baruffa,
divertirsi e niente altro. Io andrei nei paesi
dove c’è la guerra e la fermerei, risolverei il
problema a parole. Darei loro le medicine,
la possibilità di studiare e raccoglierei i vestiti, i giocattoli e tante altre cose e le manderei alle persone che non hanno la pace.
Laura Babnik
La pace è quando si è insieme e non si litiga, la pace è il contrario della guerra. La
pace è una cosa molto bella.
Sara Romanello
La pace c’è quando non c’è la guerra, la
violenza e le armi. Bisogna insegnare alle
persone a non usare le armi e a non litigare.
Alessio De Rosario
Per me la pace è felicità, è stare assieme con
gioia, sentire i bimbi ridere, correre, urlare
di gioia e sapere che tutti si vogliono bene.
Eneya Viktorija Klemen
Per me la pace è tranquillità, niente guerra,
nessun morto o ferito, è stare in compagnia tranquilli e felici. Direi di non fare più
guerra, di stare calmi, di non essere egoisti,
capire gli altri, avere rispetto per gli altri.
Valerija Fortuna
La pace è serenità, è stare insieme con gioia, è felicità, è sentire i bambini ridere di
gioia. Io direi di smetterla di essere egoisti
e di pensare anche agli altri e non solo a se
stessi.
Enya Kvarantan
SULLE TRACCE DELLA
“PARENZANA” (I)
S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO”
PIRANO, SEZIONE DI LUCIA
Giovedì 6 settembre, noi alunni delle pri-
e per la ricreazione. È denominata “Parenzana – strada della salute e dell’amicizia”.
La ferrovia fra Trieste e Parenzo fu costruita
nel 1902, dunque 110 anni fa.
Era lunga 123 chilometri e collegava 33 cittadine istriane che si trovano oggi sul territorio di tre stati: Italia (13 km), Slovenia
(32 km) e Croazia (78 km).
Noi abbiamo percorso il tratto da Lucia a
Strugnano passando sotto la galleria di Valetta, lunga 550 metri.
Gli alunni della classe III
e la maestra Sonia
SULLE TRACCE DELLA
“PARENZANA” (II)
S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO”
PIRANO, SEZIONE DI LUCIA
Sabato 29 settembre abbiamo percorso un
altro tratto della “Parenzana”. Assieme agli
insegnanti e ai nostri genitori siamo partiti
dall’entrata alle saline e ci siamo diretti verso Sicciole. Abbiamo visto i mucchi di sale
già raccolto, le vasche, le piante alofite che
crescono lungo i bordi, quali il limonium e
la salicornia. Siamo riusciti a vedere anche
qualche garzetta.
Ci siamo fermati davanti alla vecchia stazione e l’abbiamo disegnata. Dietro alla stazione si vedeva anche l’edificio abbandonato
della vecchia miniera.
Dopo la merenda, abbiamo preso la via
del ritorno e in borgo San Bortolo, davanti alla chiesa c’era già la famiglia dei salinari ad aspettarci. Abbiamo
provato a fare i giochi di una
volta: la corsa coi sacchi, il
tiro al bersaglio con le lattine
vuote, la corsa coi taperini…
qualcuno ha provato anche
a far andare avanti il cerchio
con un bastone.
Al termine della mattinata ci
siamo rifocillati con un buon
pranzetto offerto dalla Comunità degli Italiani di Pirano.
È stata proprio una giornata
interessante e divertente!
Alcune impressioni degli alunni della classe terza:
Sabato abbiamo fatto una
marcia lungo il percorso della
“Parenzana”. Ci siamo fermati davanti alla
stazione di Sicciole e l’abbiamo disegnata
con un pennarello nero su un quadernetto. C’erano tanti genitori, alcune nonne e
quattro cani.
Alex
Sabato siamo andati a camminare lungo la
“Parenzana”, dall’entrata delle saline fino
alla vecchia stazione. I salinari ci hanno insegnato a saltare con i sacchi. Mi piaceva
perché ho camminato con papà. Marko
Mi è piaciuta la stazione della “Parenzana”.
Abbiamo visto la garzetta. Facevamo i giochi di una volta e la corsa con i sacchi.
Arian
Sabato scorso mi sono divertita alla giornata sportiva. Ho vinto la corsa con i sacchi.
Mi ha fatto piacere incontrare Anna che
va a scuola a Pirano e non la vedo tutti i
Lana
giorni.
RICORDANDO
LA “PARENZANA”
S.E. “VINCENZO E DIEGO
DE CASTRO” PIRANO
Sabato 29 settembre tutti gli alunni e gli
insegnanti della scuola “Vincenzo e Diego de Castro” di Pirano abbiamo dedicato
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fatto merenda e, finito di mangiare, siamo
ritornati alla chiesa di San Bortolo. Abbiamo giocato i giochi di una volta, tipo la corsa nei sacchi, con i taperini, il gioco del tiro
ai barattoli e la corsa con i cerchi.
Dopodiché sono arrivati il pranzo e le bibite. Abbiamo mangiato e chiacchierato.
Dopo qualche ora siamo tornati a casa feliAnna Klarica
ci e contenti.
una giornata alla “Parenzana”, per ricordare i 110 anni dalla sua costruzione. Ci
siamo radunati tutti a Lucia, nei pressi
del campeggio. Abbiamo formato due
gruppi di alunni: uno avrebbe fatto il percorso della “Parenzana” in bici e l’altro a
piedi. Noi abbiamo scelto di fare la marcia. Siamo partiti alle 8.30 e siamo andati
a piedi dal campeggio fino alla miniera di
Sicciole e indietro. Il percorso era lungo
circa 8 km. Quelli che sono andati in bicicletta hanno percorso circa 10 km.
Ci hanno accompagnato gli insegnanti
Udina, Rogič e Smaila. Il tempo era nuvoloso, caldo e umido e a momenti piovigginava. Siamo passati vicino al ristorante “Ribič” e da lì in avanti abbiamo
visto tantissime barche vecchie, moli di
legno rotti e soprattutto tanti rifiuti abbandonati lungo il margine della strada.
Arrivati alla meta della nostra marcia, ci
siamo fermati e abbiamo fatto merenda,
poi siamo ripartiti per il ritorno. A metà
percorso ci siamo fermati per riposarci.
Guardandoci in giro abbiamo visto le
saline, le piante che crescono lì e tanti
uccelli e altri animali. Poi siamo arrivati
a San Bortolo, dove ci siamo fermati sul
prato davanti alla chiesa. Lì la Comunità
degli Italiani ci ha preparato un rinfresco.
Abbiamo mangiato e bevuto e fatto anche dei giochi antichi con alcuni salinari.
C’erano pure diversi genitori dei bambini
della prime tre classi della scuola di Lucia. La giornata si è conclusa alle 12.30
quando siamo andati tutti a casa.
La giornata ci è piaciuta molto e mi sono
divertita tanto a stare in compagnia delle
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mie amiche e a contatto della natura.
Nika Horvat e Taika Lulić
LA GIORNATA
ALLE SALINE
Sabato mattina ci siamo visti all’entrata
delle saline per fare una camminata lungo
il percorso della “Parenzana”. Alla passeggiata hanno partecipato bambini, genitori,
insegnanti, parenti e animali. Siamo andati alla vecchia stazione della “Parenzana” e
abbiamo disegnato le due case una vicino
all’altra. Dopo abbiamo bevuto e mangiato. Abbiamo camminato e siamo arrivati
alla chiesa di San Bortolo dove ci aspettavano i salineri. Li abbiamo giocato i giochi
di una volta: la corsa con i taperini, la corsa
nei sacchi, il tiro ai barattoli e la corsa con
i cerchi. La giornata sportiva mi è piaciuta
perché c’erano tanti animali.
Taja Pajek
S.E. “VINCENZO E DIEGO
DE CASTRO” PIRANO
VISITA A TEATRO
Sabato mattina (29 settembre 2012) ci
siamo trovati all’entrata delle saline di
Sicciole. Alla giornata sportiva erano invitati bambini, genitori, maestri, parenti
ed animali.
Abbiamo camminato lungo il percorso
della “Parenzana”. Quando siamo arrivati
alla vecchia stazione della ferrovia abbiamo disegnato la casa. Lì abbiamo anche
S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO”
PIRANO, SEZIONE DI LUCIA
Giovedì 4 ottobre siamo stati al Teatro di
Capodistria. La signorina Samanta Kobal
ci ha tenuto una lezione sul teatro. Abbiamo scoperto spazi e mestieri. I mestieri
nel teatro sono: l’attore, il drammaturgo,
il regista, lo scenografo, il costumista, l’at-
e abbiamo visto lo spettacolo del decimo
anatroccolo. Lo spettacolo mi è piaciuto.
Arian
Abbiamo visto i costumi.
Siamo andati a Capodistria con l’autobus.
Siamo andati a vedere lo spettacolo “Il decimo anatroccolo” che parlava di un brutto
anatroccolo diventato bello che si sposò.
Abbiamo visto le sale dove gli attori si preparano per gli spettacoli.
Marko
Gli alunni e la maestra della III classe
trezzista, il truccatore, i tecnici delle luci e
del suono, la sarta e il falegname. Abbiamo
visitato questi spazi “nascosti” del teatro: la
sala trucco, i camerini, il guardaroba e sartoria, il sottopalco (che fa anche da magazzino) e la falegnameria. Di solito, invece, a
teatro possiamo vedere la sala e la galleria
per gli spettatori e il palcoscenico per gli
attori. E quando si apre il sipario…inizia lo
spettacolo!
Ecco le nostre impressioni:
Appena arrivati abbiamo visitato il teatro
accompagnati dal papà della nostra amica
Anna. Abbiamo visto il posto dove gli attori si truccano e dove tengono i costumi.
Dopo abbiamo visto lo spettacolo “Deseti
raček”. Era molto divertente. Più di tutto
mi sono piaciuti i costumi perché erano di
tanti colori.
Alex
Quando sono scesa dall’autobus avevo la
sensazione che passerò una bella mattinata
a teatro. Al teatro ci hanno mostrato il sottopalco che assomiglia a una cantina. Da
lì possono uscire gli attori sul palcoscenico. La cosa che mi è piaciuta di più è stato
quando la truccatrice mi ha truccata. Lana
VENTO NEI CAPELLI...
LO SPORT CONTRO
LE DIPENDENZE!
PREMIATI
GLI ILLUSTRATORI
DI MINI E MAXI
S.E. “VINCENZO E DIEGO
DE CASTRO” PIRANO,
E SEZIONI DI LUCIA E SICCIOLE
La casa editrice Edit di Fiume ha deciso di
ristampare in una nuova veste il libro Mini
e Maxi di Mario Schiavato. In questa occasione ha indetto un concorso per giovani
illustratori. Gli alunni delle scuole elementari dell’Istria e di Fiume hanno par-
S.E. “VINCENZO E DIEGO DE CASTRO”
PIRANO, SEZIONE DI LUCIA
Il giorno 5 ottobre gli alunni della IV, V
e VI classe della SE “Vincenzo e Diego
de Castro” di Pirano hanno partecipato
all’evento sportivo “Vento nei capelli…
lo sport contro le dipendenze!” organizzato e promosso dall’Unione Sportiva Slovena (Športna Unija Slovenije).
Le attività sportive si sono tenute presso
la palestra della scuola elementare slovena
di Lucia (Osnovna šola Lucija). I ragazzi
hanno avuto modo di dilettarsi in diverse
attività sportive, quali la pallamano, la pallavolo, la pallacanestro, il tennis, il calcio e
quant’altro ancora. Il divertimento era assicurato! Ma oltre a divertirsi è stato colto
e pienamente sostenuto dai ragazzi, anche
il messaggio lanciato dall’Unione Sportiva,
relativo alla lotta contro le dipendenze che
purtroppo ogni anno consumano la vita di
molte persone.
Katja Dellore
tecipato con ben 683 disegni. Sette alunni
della nostra scuola sono stati premiati e i
loro disegni fanno parte della riedizione
del libro. I nuovi illustratori della scuola
“Vincenzo e Diego de Castro” sono: Alex
Smotlak, Daniel Veznaver, Daniel Samoilov, Joyce Tirindelli, Lukas Lipuzič, Erika
Horvat e Ksenija Openko. Il 29 settembre
alcuni di essi hanno partecipato alla premiazione a Grisignana. Oltre alla cerimonia, hanno assistito alla versione teatrale
di Mini e Maxi, interpretata dagli attori del
Dramma Italiano di Fiume e hanno potuto conoscere di persona lo scrittore Mario
Gloria Frlić
Schiavato.
Oggi a teatro mi sono divertita tanto e ho
imparato tante cose nuove. Abbiamo visto
lo spettacolo del decimo anatroccolo. Abbiamo visitato la cantina, la sala piccola, la
sala trucco, la sartoria, la falegnameria e la
sala dove gli attori si preparano per lo spetJoyce
tacolo.
Siamo stati con l’autobus a Capodistria
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“UNA FAMIGLIA ISTRIANA”
E IL SUO NOVECENTO
SUGLI SCAFFALI DELLA BIBLIOTECA DIEGO DE CASTRO
H
o appena finito di leggere Una
famiglia istriana di Ester Sardoz
Barlessi, nella collana Altre lettere italiane della nostra Edit. Bellissimo
romanzo che ha messo a fuoco i miei ricordi di bambina e i racconti che da due
generazioni vi si trasmettevano. In breve:
è la storia di una famiglia che dalla campagna passa in città, a Pola, nel 1905, e
che attraversa questo secolo fatto di guerre, carestie, malattie e paci... arrivando
fino quasi ai giorni nostri (1984).
L’Austria, la Grande Guerra, la deportazione: Wagna, Pottendorf e poi Gmünd
in Boemia, il vaiolo nero, la carestia
dell’immediato primo dopoguerra, la
spagnola, il fascismo, la seconda guerra
mondiale, la pace e le illusioni, l’esodo...
tutto nella storia di quattro generazioni,
fra vicende personali, sullo sfondo quelle
di tutti, dell’Istria e di questa parte d’Europa. Il racconto è di grande abilità e passione. La lingua scorre come un torrente,
Altre lettere italiane
La collana dell’EDIT ospita la produzione
poetica e letteraria della Comunità
Nazionale Italiana.
qua e là qualche espressione dialettale che
le da un sapore speciale di verità proprio
nostra, di cose già sentite in famiglia... forse anche da mia nonna Lorenza sfollata
a Wagna (Mia zia Nuta infatti non sapeva mai con precisione quale fosse stata la
sua data di nascita, alla fine di gennaio del
1915, nella neve altissima dell’Austria).
Il nonno Antonio sulla corrazzata austriaca e il suo avventuroso e difficile rientro a
Rovigno. I racconti a casa avevano avuto
sempre un po’ di magia e mai erano stati
così vivi e crudi come in questo romanzo. E nel romanzo c’è tanto di più, senza
schieramenti. I personaggi femminili, fra i
quali spicca Angela, e quelli maschili sono
presentati con una sensibilità psicologica
notevole e illuminante per capire questo
nostro recente passato. Si legge tutto d’un
fiato.
Daniela Paliaga
POESIE
DALLA PENNA DEI NOSTRI LETTORI
DAGLI UN CUORE
Lo strumento suona
ma può cantare
se gli dai il tuo soffio
risuonerà con l’impeto del cuore.
ha bisogno del vibrato dell’ animo
ha sete d’amore.
Il violino piange le tue pene
la chitarra accompagna le tue ansie
il flauto disegna sinuosità canore.
Il tamburo esplode
la tua e la sua gloria;
re degli strumenti
di pelli e piume adorno
assorbe ogni anelito del tuo respiro,
nell’orchestra il capo
è l’amico di grande forza.
Dagli un cuore
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e di musica ogni strumento
sarà l’altare
per rendere servigio
agli dei.
Luisella Ravalico (11 settembre 2012)
LE ROSE DI NONNA ELI
Sono una meraviglia, nonna Eli
e a te assomigliano
Tutta solare, con il tuo sorriso,
nel tuo sano bel viso.
Tutte le tue piante, a te assomiglianti,
sorridono, crescono, profumano, vivono le
mimose, viole, rose tulipani… è una fantasia
sono di tutti i colori, e di ottimi odori
ognuna per sé parla di te.
Tu le curavi, a me le mostravi
Adesso lo so quanti sentimenti
mi insegnavi…
La profondità di sentire, godere, amare,
essere, vivere.
Sotto il sole in buon umore
Godiamo, ci sorridiamo – viviamo.
Come un gran bel fiore sei tu, nonna Eli,
grazie che ci sei,
e così tanto amore mi davi,
le belle cose che mi mostravi
mia cara, cara nonna Eli,
il tuo grande cuore è un mito
con l’amore infinito,
tutta solare, hai tanto amore da dare
e da te si può imparare
sempre con la gente di mare circondata
e dal sole tanto amata.
Altrettanto si sa chi comanda,
perché nonna Eli è anche capobanda.
Nevenka Sever Gamulin
MIX
RUBRICA D’INFORMAZIONE
AVVISO
I
nformiamo i nostri lettori che “il Trillo” ospita
testi, contributi e fotografie di tutti coloro che
sentono il desiderio di inviarci aneddoti, racconti
di vita vissuta, vecchie storie, memorie e fotografie
della Pirano di un tempo. È un modo per raccogliere ancora testimonianze, prima che queste siano
cancellate dall’oblio del tempo: una maniera per
documentare questa nostra presenza su questo
lembo di terra istriana. Ognuno di voi certamente avrà dei racconti, delle storie di vita vissuta,
ambientate o riguardanti la nostra città, conservati e celati nella propria memoria. Si tratta
di estrapolarli e di inviarceli, preferibilmente in
forma elettronica. Grazie per la collaborazione.
La redazione de “il Trillo”
BIBLIOTECA DIEGO DE CASTRO
Lunedì dalle ore 10 alle ore 12 Giuliana Del Giusto
Martedì dalle ore 10 alle ore 12 Daniela Paliaga
Mercoledì dalle ore 16 alle ore 18 Ondina Lusa
Giovedì dalle ore 14 alle ore 16 Daniela Sorgo
CORSO DI MANDOLINO
PER GIOVANI
C
arissimi giovani, siete invitati a iscrivervi al
corso gratuito per mandolino che inizierà nel
mese di settembre e si terrà al venerdi alla scuola elementare italiana di Santa Lucia, dalle ore 16.00 alle
ore 17.00. A questo corso hanno aderito già quattro
bravi giovani che si sono esibiti un paio di volte nella
nostra Comunità e a questo corso possono iscriversi
i ragazzi dalla quarta classe in poi. Invitiamo pure le
Venerdì dalle 10 alle ore 12 Kristjan Knez
NUOVI ARRIVI: Si ricorda ai gentili lettori che
sono arrivati i nuovi titoli acquistati grazie alla
borsa libro offerta dall’UI-UPT
persone adulte che desiderano imparare a suonare il
mandolino (gratuitamente) nella sede della Comunità di Pirano, ogni mercoledi dalle ore 15.00 alle
16.00. Per informazioni contattare il mentore allo
041 268 723 (Arcangelo Svettini).
NOTIZIE LIETI
C
ongratulazioni a David Marchiotti per aver superato l’esame di stato e conseguito il titolo di
avvocato.
Famiglia Musizza
STANZA RICORDO
GIUSEPPE TARTINI
LA NOSTRA CI A
TV CAPODISTRIA
ORARIO
L
Tutti i giorni
dalle ore 11.00 alle ore 12.00
dalle ore 17.00 alle ore 18.00
Lunedì chiuso
Prezzo del biglietto:
adulti: 1,50 €;
studenti e pensionati: 1,00 €
a trasmissione “Viaggio
Istriano” a cura di Monika
Bertok andrà in onda venerdì 30 novembre 2012 alle ore
21.15 e in replica domenica 2
dicembre 2012 alle ore 16.15
su TV Capodistria.
Verranno presentati alcuni
gruppi di tre Comunità degli Italiani del Capodistriano:
della “Giuseppe Tartini” di
Pirano, della “Pasquale Besenghi degli Ughi” di Isola e della
“Santorio Santorio” di Capodistria. La nostra Comunità sarà
rappresentata dalla “Famea
dei salineri”, che insieme agli
alunni della scuola elementare
“Vincenzo e Diego de Castro”
presenteranno i giochi di una
volta, dal neocostituito gruppo
“Al tempo di Tartini”, dal gruppo filodrammatico, dalle ceramiste, dai pittori, e si parlerà
anche de “il Trillo”.
ALUNNE
DISTINTE
SARA ROMANELLO
della VI classe, si è classificata
al primo posto nella gara di
corsa campestre – Ivo Lazar,
organizzata nell’ambito della
collaborazione UI-UPT il 22
ottobre 2012 a Isola.
ANNA FRLIĆ
alunna della IX classe, ha vinto
il primo premio nella “categoria IX classi” all’ex-tempore organizzata dal ginnasio sloveno
di Capodistria sul tema “Capodistria e la persona” (Koper in
človek).
FEDERICA COSSICH
alunna della IX classe, è stato assegnato il riconoscimento nella “categoria IX classi”
all’ex-tempore organizzata dal
ginnasio sloveno di Capodistria sul tema “Capodistria e la
persona” (Koper in človek).
CORSO DI PESCA
SPORTIVA
G
entilmente invitati al corso di pesca sportiva, organizzato dalla Società pescatori
“Oradella” di Pirano, che si
terrà tutti i giovedì sul molo di
Pirano, con il seguente orario:
settembre, ottobre, maggio,
giugno 16.00-17.00
novembre, dicembre, gennaio,
febbraio, marzo, aprile
15.00-16.00
Scuola estiva: luglio e agosto
16.00-17.00
Per maggiori informazioni
chiamare allo:
00386 (0)31 897 381 (Mario)
Il Trillo, foglio della comunità italiana di Pirano
Caporedattore: Kristjan Knez | Redazione: Bruno Fonda, Kristjan Knez, Ondina Lusa, Luciano Monica | Segreteria: Marisa Zottich De Rosario, Fulvia Zudič
Progetto grafico: www.davidfrancesconi.eu | Stampa: Pigraf s.r.l, Isola
Sede: Comunità degli Italiani “Giuseppe Tartini”, Via Kajuh 12, SI-6330 Pirano | Recapiti: Tel. segreteria: +386 (5) 673 30 90; Fax: +386 (5) 673 01 45;
Contabilità: +386 (5) 673 30 91; Fulvia Zudič: +386 (5) 673 01 40 | E-mail: [email protected] | www.comunitapirano.com
Il periodico esce grazie al contributo del Comune di Pirano, del Ministero per l’istruzione, la scuola, la cultura e lo sport della Repubblica di Slovenia e della
Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste-Fondo donazione prof. Diego de Castro | Pirano, 31 ottobre 2012
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CONOSCIAMO
IL NOSTRO DIALETTO
RUBRICA DEDICATA AL NOSTRO VERNACOLO.
PER SORRIDERE, RICORDARE ED IMPARARE DALLA STRAORDINARIA SAGGEZZA LOCALE
di Donna Luisa
C
Monte
arissimi
Mogoron
amici lettori!
Foto della
Settembre ed otcollezione
tobre ci hanno regalato
giornate limpide e soleg- del sig. Josip
Sobota.
giate così da poter fare
delle belle passeggiate sul
lungomare e sulle nostre colline ricche di
intensi colori autunnali.
Le attività della nostra comunità ci hanno resi partecipi a suggestivi incontri e
a mostre particolari che ci hanno sicuramente rallegrati.
Questo mese i lemmi dialettali mi sono
stati trasmessi dal nostro amico Kristjan
Knez di Strugnano che ringrazio e saluto.
Ringrazio tutti i lettori per l’attiva partecipazione. Mi riprometto di pubblicare
successivamente i lemmi dialettali che mi
avete inviato. A tutti cordiali saluti.
La Soluzione dovrà pervenire entro il 15 dicembre 2012. Il partecipante, la cui risposta
esatta verrà estratta, riceverà un’opera d’arte, intitolata “La regata”, del pittore Saverio Magno di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) donata in occasione dell’incontro della
nostra comunità con il Midlands International Cultural Club Sezione Marche.
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Armelin
Camufo
Canaro
Consieri
Malegnaso
Mamaluco
Mamo
Muso
Ongia
Osocolo
Persegaro
Pesto
Pomo granado
Rosada
Roseta
Schenal
Scodeno
Sfoia
Somensa
Stiopo
Susta
A.
B.
C.
D.
E.
F.
G.
H.
I.
L.
M.
N.
O.
P.
Q.
R.
S.
T.
U.
V.
Z.
Rugiada
Unghia
Piccola rosa
Melagrana
Sommacco
Pesco
Fucile
Sogliola
Ornamento
Sciocco
Canneto
Semenza
Molla
Spezie
Albicocca
Coppa
Asino
Trito di lardo ed aglio
Spalliera
Malizioso
Ragazzo
SOLUZIONI DEL CONCORSO N° 4
Anera/Anitra, Cagneto/Cagnolino,
Caval/Cavallo, Cavera/Capra, Cioca/
Chioccia, Conigio/Coniglio, Crocal/
Gabbiano, Dindio/Tacchino, Levere/
Lepre, Lumaga/Lumaca, Manzo/Bue,
Micio/Gatto, Moschin/Moscerino,
Musso/Asino, Naserda/Lucertola,
Piegora/Pecora, Pulisin/Pulcino,
Scarpion/Scorpione, Sorzeto/Topolino,
Tavarassa/Tafano, Vedel/Vitello.
Tra le risposte esatte è stata sorteggiata
Anna Klarica di Pirano che riceverà un
prodotto di bigiotteria placata argento
(creazioni di Monique e Sarah Vuk).
Modi di dire di Casa Nostra
In casa del diavolo.
Restâ de bando.
Magnâ ghele.
Merlo de graia.
Ciapâ un’ inpirada.
Portâ in palmo de man.
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