n.13 n.13 n.13 Dossier EDILIZIA ZOOTECNICA Come progettare una stalla Cinque contributi, da tre università luglio 2014 anno LX / 25 26 Luglio 2014 www.agricoltura24.com Quindicinale - Poste Italiane S.p.A. - sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1. c. 1; DCB Milano MONTASIO Il presidente del consorzio invita a produrre di più ASSEMBLEA AIA L’Associazione allevatori e le vacche magre CREMONA Zootecnia di precisione tavola rotonda in fiera &$+$1(" *$+1$0 +$ ) *(&)(,/$&$+$1(" $2/,-$ #(/$11 *$+1$# )) ))$3 1,/$ ))$3,01/$01 ))$ %RYLQHVHOH]LRQDWH GLWXWWHOHUD]]H JUDYLGHRLQODWWD]LRQH VDQLWDULDPHQWHFHUWLILFDWH 'LVSRQLELOLWjFRVWDQWHSUHVVR _ ODQRVWUDVHGHLQ,WDOLD RDOO¶HVWHUR 6HUYL]LRGLFRQVHJQDJUDWXLWR DOWDPHQWHTXDOLILFDWR FRQPH]]LSURSUL GH3RGD6S$9LD3URYLQFLDOHWHOID[&81(9271 ZZZGHSRGDLWHPDLOLQIR#GHSRGDLW L’EDITORIALE Multe quote latte la Ue fa fretta all Italia Ma per la maggioranza degli allevatori le multe del passato conteranno sempre meno. Con la fine delle quote, al centro dell’attenzione ci sarà piuttosto sempre più il mercato di Stefano Boccoli incapacità dell’Italia ad assicurare il recupero effettivo di queste multe compromette gli sforzi europei per stabilizzare il mercato dei prodotti lattieri, provocando distorsioni di concorrenza con gli altri produttori europei ed italiani, che hanno rispettato le quote di produzione o che hanno pagato le loro multe». Con queste dure parole il 10 luglio scorso la Commissione europea si è rivolta al Governo italiano con un documento che «L rappresenta il secondo passo nella procedura di infrazione che l’Esecutivo Ue sta compiendo nei confronti dell’Italia sulla vicenda delle multe non riscosse sulle quote latte. Una questione di primaria grandezza da un punto di vista generale, visto che Bruxelles imputa al nostro Paese il mancato recupero dai produttori di latte di multe per 1,395 miliardi di euro, accumulatesi tra il 1995 e il 2009. Formalmente si tratta di una lettera che porta un “parere motivato” emesso sulla vicenda e con la quale, sostanzialmente, l’Ue ingiunge al nostro Paese di agire. E di agire in fretta perché in assenza di risposte convincenti già a settembre la Commissione potrebbe rivolgersi alla Corte di giustizia europea per ottenere un pronunciamento contro l’Italia. E a qual punto rischiamo sanzioni pesanti. Oltre a questo, la questione ha altre sfaccettature. Da un punto di vista politico interno, negli ultimi vent’anni il recupero delle multe pregresse è stato gestito malissimo (con qualche lodevole eccezione: per esempio Paolo de Castro mise in atto una buona strategia, vanificata dal suo successore). Mettere ora mano a una situazione così incancrenita e cresciuta a una dimensione finanziaria elefan- INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 tiaca è compito da non augurare a nessun governo. Ci sono poi da mettere in conto i rapporti con l’Unione europea: l’Italia è tra i paesi a maggior numero di procedure di infrazione, un primato poco invidiabile per chi ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. La questione ha anche una dimensione etica: perché darla vinta a chi, producendo in Italia più del dovuto e non pagando dazio, ha violato scientemente le regole della concorrenza nel comparto lattiero? A scapito oltretutto di chi, scegliendo la correttezza, ha limitato la propria capacità di crescita aziendale o l’ha assecondata a costi altissimi acquistando quote. Infine, il mancato recupero delle multe sulle quote latte ha una pesante ricaduta sulla fiscalità generale, cioè su tutti i cittadini italiani. Perché, come più volte ha ricordato la Corte dei Conti e come sottolinea lo stesso parere motivato della Commissione Ue, il denaro dovuto all’Europa è già stato anticipato dal nostro governo, prelevandolo in questi anni dalle finanze dello Stato. Denaro che proviene dalle tasse che paghiamo tutti noi italiani ma che l’Ue pretende sia riscosso dai singoli allevatori inadempienti per il rispetto, appunto, della concorrenza tra produttori italiani ed europei. D’altro canto il regime del prelievo supplementare sta per finire. Nulla ormai ne ostacolerà la dipartita stabilita per la mezzanotte del prossimo 31 marzo. Da un punto di vista di politica agricola, le quote latte sono dunque un binario morto. E, in questa ottica, le multe pregresse sono la parte più lontana e arrugginita del binario. La Pac in perpetua riforma ha decretato l’abbandono dei produttori ai flutti del mercato. È al mercato dunque che si deve guardare. Prezzo del latte spot, esportazioni di Australia e Nuova Zelanda, consumi in Cina e Russia sono esempi di dove va focalizzato lo sguardo degli imprenditori del latte. Anche per questo forse (ed è solo un gran bene) è calata l’animosità tra allevatori che per anni ha caratterizzato la vicenda quote. I produttori “splafonatori” e quelli “regolari” tornano per fortuna colleghi con problemi simili da affrontare possibilmente uniti. La vicenda quote latte offre ancora qualche sussulto da seguire con attenzione. È di questi giorni, per esempio, la notizia della chiusura del dossier quote da parte del Consiglio europeo dell’agricoltura: non verranno aumentate in questa ultima campagna, a dispetto delle richieste di Germania e altri paesi. Ma il futuro delle stalle si gioca su altri fronti, ed è su quelli che allevatori, media e l’intero sistema lattiero italiano dovranno concentrare gli sforzi. 3 SOMMARIO n.13 Questo numero 13 / 2014 dell’Informatore Zootecnico è stato chiuso in tipografia il 22 luglio 2014 e spedito agli abbonati il 25 luglio RUBRICHE ATTUALITÀ 6 Montasio, il presidente ai soci Producete più latte 3 54 59 61 L’editoriale - di Stefano Boccoli La parola all’industria Veterinaria Appuntamenti - La Plf a Cremona 9 L’Aia di fronte alla carenza di fondi 11 Latte, in aumento la domanda mondiale 12 Allevatori trentini, solidità 14 Meno vincoli alla mozzarella 15 Carne, abolito il bollo Msu STALLE IN PRIMO PIANO 16 Azienda Montagnini Quando il travaglio è su misura di Beatrice Toni DOSSIER EDILIZIA ZOOTECNICA PROGETTAZIONE E GESTIONE 20 Come progettare una stalla di Roberto e Alessandro Chiumenti 30 Contro lo stress da caldo di Marcella Guarino 33 Navarotto: così i sili orizzontali di Alessandra Ferretti 38 Antisismica, il consolidamento di Stefano Benni 47 4 Antisismica, per i nuovi edifici di Stefano Benni PER GUARDARE IN MODO CONSAPEVOLE ALLE STALLE E AGLI ALTRI EDIFICI ZOOTECNICI C inque interventi da tre diverse università italiane, quelli del dossier di pagina 20 sull’edilizia in zootecnia, rendono notevole, degna di essere conservata, questa edizione numero 13 dell’Informatore Zootecnico. E non è soltanto l’autorevolezza e l’attendibilità dei contenuti, di fonte accademica, la marcia in più di questi cinque contributi. C’è infatti anche molto altro. Guardiamo per esempio al primo articolo del dossier (Chiumenti, Università di Udine): un vademecum su come dovrebbe essere realizzata/progettata, dal punto di vista costruttivo e impiantistico, una moderna stalla per bovine da latte. Nozioni che non si possono ignorare, anche solo per provare a correggere situazioni che si discostino dall’ottimale. Tanto più che questo vademecum è veramente approfondito (ben otto pagine) e aggiornato. E se quello era l’Abc, il dossier propone anche approfondimenti su particolari aspetti dell’edilizia zootecnica. E lo fa con il know how di due docenti dell’Università di Milano: Marcella Guarino sulle soluzioni tecnologiche costruttive e gestionali per evitare che le vacche vadano incontro allo stress da caldo (a pagina 30), Pierluigi Navarotto sulla progettazione e la gestione dei sili orizzontali (a pagina 33). Approfondimenti che diventano ancor più specialistici con i due interventi sull’antisismica negli allevamenti firmati da Stefano Benni dell’Università di Bologna: a pagina 38 gli interventi di ripristino e consolidamento di edifici zootecnici eventualmente danneggiati da un terremoto, anche mediante rinforzi locali; a pagina 47 diverse soluzioni strutturali antisismiche da tenere presenti nella progettazione e realizzazione di nuovi edifici zootecnici. G.S. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 L E DITORIALE www.agricoltura24.com SERVIZIO CLIENTI: [email protected] Tel: +39 02/3909.0440 – Fax +39 02/3909.0335 DIRETTORE DI REDAZIONE: Beatrice Toni Abbonamento annuo cartaceo: Euro 79,00 REDAZIONE: Francesco Bartolozzi, Dulcinea Bignami, Gianni Gnudi (capo redattore), Alessandro Maresca, Giorgio Setti (capo redattore e coordinatore dell’Informatore Zootecnico), Lorenzo Tosi Abbonamento annuo digitale: Euro 40,00 Estero: Abbonamento annuo prioritaria: Euro 210,00 Bonifico bancario su IBAN: IT98G0306909504100000009929 Conto corrente postale: 1017908581 intestati a New Business Media Srl DIRETTORE RESPONSABILE: Ivo A. 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Registrazione Tribunale di Milano n. 70 del 5.3.2014 Precedentemente registrata presso il Tribunale di Bologna al n. 4609 del 29.12.77 ROC “Poste italiane Spa – sped. A.P.- DL 353/2003 conv. L. 46/2004, art.1c.1: DCB Bologna” Roc n° 24344 del 07 febbraio 2014. ISSN 0020-0778 Associato a: Aderente a: Responsabilità: la riproduzione delle illustrazioni e articoli pubblicati dalla rivista, nonché la loro traduzione, è riservata e non può avvenire senza espressa autorizzazione della Casa Editrice. I manoscritti e le illustrazioni inviati alla redazione non saranno restituiti, anche se non pubblicati, e la Casa Editrice non si assume responsabilità nel caso che si tratti di esemplari unici. La Casa Editrice non si assume responsabilità per i casi di eventuali errori contenuti negli articoli pubblicati o di errori in cui fosse incorsa nella loro riproduzione sulla rivista. 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Dopo tanti anni di gestione friulana del Consorzio di tutela, come mai un presidente veneto? «Quando è nato il Consorzio (in Veneto), nel 1984, c’era il tacito accordo tra i soci fondatori per una presidenza alternata tra Friuli Venezia Giulia e Veneto. Così è andata avanti per i primi anni, ma poi la tradizione si è interrotta. Era dal 1992 che il Montasio dop non aveva un presidente veneto e ora, la maggioranza dei soci, ha ritenuto di dare fiducia alla mia persona». Il Montasio dop, negli ultimi 10-15 anni, ha perso discrete posizioni di mercato. Nel 1998 si producevano 1.253.547 forme; nel 2013 se ne sono prodotte 832.569 (-420.978). C’è stato un calo di oltre il 33% (quasi -2,4% l’anno), come se lo spiega? «I consumatori italiani hanno cambiato i loro gusti in fatto di formaggi. I giovani si stanno indirizzando sempre più verso il consumo di formaggi freschi. Un formaggio con tre stagionature come il Montasio dop, non è più del tutto in linea con le nuove tendenze del gusto (un caso molto simile è quello dell’Asiago). Anche gli allevatori, di conseguenza, si indirizzano verso la produzione di formaggi freschi o vendono il loro latte ai trasformatori che producono i freschi. In più, non si fa magazzino, vengono remunerati meglio e più velocemente. E non è cosa da poco, in questi tempi». Cosa dovrebbero fare gli allevatori per uscire da questa situazione di stallo? «La risposta è legata alla loro capacità di dar valore al prodotto. Bisogna fare massa critica, associarsi, coordinarsi per vendere insieme e stare sul mercato con più forza contrattuale, estero compreso. Ovviamente, bisogna essere consapevoli che la dop è un elemento di valore. In questi anni di crisi mi pare che tutti gli allevatori abbiano capito che fuori dalle dop non c’è redditività». Cosa dovrebbero fare, invece, gli organismi pubblici per rimettere in moto la dop? «Sicuramente, in primis, i politici devono avere la consapevolezza che anche il I Terenzio Borga. 6 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 PRIMO PIANO residente roduzione» Il marchio di qualità. L’operazione di salatura. formaggio è un importante prodotto del territorio, non una Cenerentola da trascurare. È un’eccellenza che crea economia e che, se adeguatamente sostenuta, può crearne ancora di più. Il sostegno al territorio, non è un optional, ma un atto doveroso che poi viene ripagato. Infine, serve un adeguato sostegno agli investimenti da dedicare alle strutture che si indirizzano verso l’innovazione di processo e di prodotto; speriamo che i Psr prevedono questa possibilità e che anche noi riusciamo a coglierle». L’assessore regionale friulano alle Risorse agricole, Sergio Bolzonello, da un po’ di tempo è piuttosto critico nei confronti del Consorzio. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 Di recente, a esempio, ha detto: “Compito del Consorzio deve essere quello di guidare questo processo, ponendo al centro dell’attenzione i produttori che nel Consorzio dovranno essere e sentirsi adeguatamente rappresentati. Inoltre, questo formaggio tipico non è sufficientemente conosciuto al di fuori dell’area di produzione e occorre dunque una maggiore coesione tra i produttori. Vanno definite, da parte del Consorzio, linee strategiche volte ad accompagnare il settore verso la ripresa e a collocare effettivamente la dop Montasio nel contesto delle grandi attrattive che il Friuli Venezia Giulia offre a livello agroalimentare”. Lei che ne pensa? «Sostanzialmente, ha ragione. Non sono del tutto d’accordo con chi considera negativo il fatto che il Montasio dop venga consumato sul territorio di produzione per circa il 70% della quantità marchiata. Se è così, significa che piace e questo, a mio avviso, è positivo. Il Montasio dop, effettivamente, è un buon formaggio e ciò è riconosciuto da tutti (francesi compresi). A me pare necessario, ora, agire su due fronti. Un ulteriore miglioramento delle qualità organolettiche del prodotto (lavorare ancora sul sapore, sul gusto, piuttosto che sui semplici parametri chimici) è indispensabile, come pure è indispensabile accelerare sulla promozione». A questo proposito, lei come se le immagina le future azioni promozionali che il Consorzio dovrebbe mettere in campo? 7 PRIMO PIANO Dal 1998 al 2013 il numero di forme prodotte si è ridotto di oltre il 33%. «Decisamente si deve agire per rafforzare ulteriormente il consumo locale e, dunque, intervenire sul territorio, il suo 8 mercato, i suoi eventi, in maniera importante. Poi, certo, bisogna pure dedicarsi ai mercati esteri. Penso agli Stati Uniti, ma anche ai Paesi con una buona cultura del formaggio: Francia e Germania, a esempio, che sanno apprezzare il Montasio dop. La Cina, pure, non sarà un mercato da trascurare ora che la sua numerosa popolazione sta diventando sempre più tollerante al lattosio». Quali sono le azioni che lei e il nuovo Consiglio pensate di avviare nei primi mesi di insediamento? «Innanzitutto, devo dire che metterò tutta la mia possibile dedizione personale a disposizione di questa impresa poiché mi sento seriamente impegnato nel tentativo di ridare la dignità che si meritano ai produttori di latte. Perciò, li inviterò a fare masse critica, ad aumentare le produzioni e a rafforzare la collaborazione tra loro». E a livello promozionale ? «Da questo punto di vista credo che vada proseguita l’operazione già avviata negli anni scorsi sui mercati esteri, ma bisognerà puntare anche alla promozione sul territorio, coordinata con le altre produzioni locali d’eccellenza. Penso al prosciutto di San Daniele dop, ai vini friulani e anche agli altri grandi formaggi italiani che possono farci da traino con la loro qualità, storia, diffusione e notorietà. Formaggio e territorio vanno a braccetto e traggono beneficio uno dal successo dell’altro». INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 ATTUALITÀ Ma serve anche più programmazione, «da qui al 2020». E da subito verrà intensificata la lotta alle contraffazioni di Federica Levi ono passati quasi 70 anni da quando, il 20 agosto del 1944, venne fondata l’Associazione italiana allevatori (Aia). Allora la sfida era ricostruire un Paese dalle macerie della guerra. Oggi è uscire dal tunnel della crisi economica, cogliendo al meglio le opportunità che vengono da un mercato sempre più globalizzato. «Per Aia e il Sistema allevatori - ha affermato il presidente Pietro Salcuni all’assemblea dell’Associazione, svoltasi nei giorni scorsi a Roma - è un momento di grande rinnovamento e di profonda ristrutturazione. Sono stati anni difficili, ma, grazie alla regionalizzazione e alla razionalizzazione dei costi, siamo riusciti a mantenere inalterati i servizi agli allevatori, nono- S Roma, assemblea dell’Associazione italiana allevatori Salcuni, Aia: «Servono più risorse finanziarie» stante il drastico calo delle risorse disponibili». L’obiettivo dell’associazione è cercare di diventare quanto più possibile autosufficiente, ma gli sforzi del sistema, ha avvertito Salcuni, non bastano. I soldi, in questo momento, sono uno dei grandi talloni d’Achille del comparto: «purtroppo le risorse che il Ministero eroga non sono sufficienti per coprire i costi dei programmi di miglioramento genetico e quindi le risorse mancanti sono reperite attraverso una sempre maggiore contribuzione diretta degli allevatori. Ma per assicurare al mondo zootecnico e alla filiera agroalimentare quella necessaria spinta propulsiva, indispensabile per avere un livello di competitività adeguato alle richieste di un mercato sempre più selettivo, occorrono risorse maggiori». I CONTROLLI FUNZIONALI IN ITALIA I controlli funzionali sulle stalle da latte hanno interessato 18.644 aziende, pari al 52,5% degli allevamenti che hanno conferito latte nel periodo 2012/2013, pari al 78,4% del latte commercializzato in Italia. Confrontando i dati nazionali con quelli pubblicati sul bollettino Aia si nota che la diminuzione degli allevamenti ha interessato anche il Sistema allevatori: dalle 24.976 stalle della campagna 2000/01 si è infatti passati alle 18.644 unità attive nel 2012/2013, con una riduzione molto più contenuta se paragonata alla riduzione nazionale. I.Z. La richiesta dell’associazione è dunque chiara: più soldi, ma anche più programmazione, da declinare con una «strategia a lungo termine da qui al 2020», per offrire prospettive a un settore che in questi anni ha svolto la funzione di «presidio del territorio e della biodiversità», ma che sta affrontando una ristrutturazione evidente. Dalla relazione sull’attività 2013 dell’Aia si evince ad esempio che sono TAB. 1 - BOVINI DA LATTE, I CONTROLLI FUNZIONALI 2010 2011 2012 2013 1.363.556 1.387.679 1.391.766 1.359.440 20.208 19.865 19.329 18.644 Latte (media kg/capo) 8.564 8.603 8.676 8.746 Proteine (%) 3,33 3,32 3,33 3,33 Grasso (%) 3,68 3,68 3,68 3,72 Capi controllati (n°) Allevamenti (n°) INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 diminuite non solo le aziende, ma anche il numero dei capi posti sotto controllo. Mentre per le aziende il fenomeno è una costante già a partire dagli anni ’90, per i capi controllati uno scenario simile non si verificava dal periodo 20042007. Che fare? Tra le proposte a “costo zero” spicca una lotta più mirata contro la contraffazione. «La zootecnia è uno dei comparti che subisce in maniera più pesante il peso della contraffazione. Gran parte del nostro reddito viene scippato da coloro che affermano di produrre made in Italy, ma che in realtà non rispettano le regole. Stiamo distruggendo una delle nostre “Ferrari”». L’idea dell’Aia è vincolare la produzione dop e igp agli allevamenti iscritti al libro genealogico, in modo da 9 ATTUALITÀ TAB. 2 – NUMERO TOTALE DI CAPI CONTROLLATI 2011 2013 1.387.679 1.391.766 1.359.440 Bovini da carne 311.110 337.530 337.072 Ovini da atte 495.680 468.655 409.738 Caprini 75.182 73.172 74.519 Bufalini 54.548 56.075 56.812 TOTALE limitare le frodi. L’obbligo andrebbe inserito nel Sistema di Qualità alimentare nazionale (Sqn). A supporto di questa tesi il presidente ha portato l’esempio del Castelmagno: «Da quando questa clausola è stata inserita nel disciplinare sono diminuite le 10 2012 Bovini da latte 2.324.199 2.327.198 quantità prodotte ed è salito il prezzo». L’associazione chiede inoltre di rivedere la legge 30 del 91 e di favorire la costruzione di un rapporto di maggiore fiducia e vicinanza con il consumatore. Richieste colte dal ministro 2.237.581 per le Politiche agricole Maurizio Martina, che ha inviato un messaggio all’assemblea. «Abbiamo pensato a un piano strategico per il settore che sfrutti anche i 210 milioni di euro previsti nel budget degli aiuti accoppiati, che dovranno servire per la crescita della filiera. Abbiamo inserito premi diversificati per il sostegno a produzioni di qualità, per il miglioramento genetico e per le zone di montagna. Dobbiamo procedere con interventi mirati, senza perdere tempo e risorse. Abbiamo chiuso rapidamente l’accordo con le Regioni sulla Pac proprio per intervenire tempestivamente. Il nostro obiettivo è di agire in sintonia con le priorità della politica di sviluppo rurale, muovendoci su alcune importanti direttrici: selezione genetica, sanità animale e benessere degli animali, salubrità e sicurezza dei prodotti, tracciabilità, protezione dell’ambiente». INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 ATTUALITÀ Forte aumento della richiesta mondiale, record produttivo nella Ue. Per questo i prezzi del latte rimangono stabili di Giuseppe Fugaro a Commissione europea ha pubblicato il rapporto Estate 2014 sulle prospettive a breve termine per il 2014 riguardo a questi tre settori: cereali / semi oleosi / proteiche, carni bovine e suine, latte. Si tratta di rapporti con cadenza periodica che vengono predisposti sulla base delle informazioni raccolte dalla Commissione da parte degli Stati membri e che forniscono un quadro immediato della situazione dei principali prodotti e sulle pro- L Dal rapporto Estate 2014 della Commissione Ue Più domanda di latte spettive evolutive a breve termine. Per quanto riguarda i cereali il rapporto prevede un raccolto sopra la media e un livello record di esportazioni di cereali per la campagna di commercializzazione 2013/14. Buone prospettive anche per il settore delle carni, sia bovine che suine, la cui produzione è prevista in aumento, anche se lieve dopo due anni in cui si sono registrate produzioni molto limitate. La ripresa economica che ancora stenta a decollare, ma comunque è iniziata fa prevedere un aumento dei consumi e quindi della produzione. Tuttavia l’incertezza politica, le barriere sanitarie e gli obiettivi di autosufficien- za in alcuni dei più importanti partner commerciali della Ue dovrebbero guidare l’export di carne in modo significativo: lo si prevede in riduzione con un trend negativo di circa il 4,7%, con le carni suine e di pollame che sarebbero i settori più colpiti. Il terzo comparto preso in esame dal rapporto comunitario è quello del latte, che registra un forte aumento della domanda mondiale e in particolare un record produttivo nell’Ue. Per questo motivo i prezzi del latte rimangono stabili e non si registra un calo come era invece prevedibili in relazione alla accresciuta quantità prodotta. Le consegne di latte nell’Ue erano infatti ad un massimo LE PROSPETTIVE PER CEREALI, SEMI OLEOSI, PROTEICHE P er quanto riguarda i cereali il rapporto prevede un raccolto sopra la media: per la campagna 2013/14 ci si aspetta una produ-zione pari a circa 302 milioni di t. Raccolto che consente di sostenere un livello record dell’export, che dovrebbe raggiungere i 42 milioni di t., di cui 29 milioni sarebbero costituiti da grano tenero (con un aumento del 43% rispetto ai valori medi degli altri anni), e 8,5 milioni da orzo (con un aumento del 32% rispetto alla media). Di conseguenza, le scorte di riporto sono limitate e si prevede di recuperare solo parzialmente il rapporto scorte da usare che passerebbe dal 10 al 12%. Il nuovo raccolto nel 2014/15 dovrebbe essere sopra la media per il secondo anno consecutivo e raggiungere 303 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 milioni di t. La stima della produzione di semi oleosi è di 31,2 milioni di t. nel 2013/14. Questa cifra è 3,5 milioni di t. in più (+12,7%) rispetto al raccolto 2012/13. In particolare per il colza si registra un aumento del 8,4%, compensando la diminuzione che si registra per le altre colture oleose. La produzione finale di colza dovrebbe raggiungere 20,9 milioni di t.. La produzione di girasole è aumentata del 25%, raggiungendo i 9 milioni di t., cosa dovuta sia ad un aumento delle superfici investite del 2,5% che a un miglioramento della resa del 22,3%. Le colture proteiche totali mostrano anche un aumento della produzione che dovrebbe arrivare a 2,4 milioni di t. (+3,9%), nonostante la riduzione del 2,8% delle superfici. G.F. storico nei primi quattro mesi di quest’anno. Tuttavia, i prezzi del latte sono rimasti fermi e in gran parte al di sopra di quelli dell’anno scorso. Sebbene l’aumento dell’offerta abbia portato inizialmente a una correzione del prezzo della maggior parte dei prodotti lattiero-caseari, rispetto ai suoi livelli record nel 2013, il declino sembra essere finito dopo il picco della produzione stagionale e in presenza di una forte domanda di esportazioni, soprattutto per le polveri. Per il resto dell’anno 2014 si prevede che la crescita della produzione di latte nell’Ue rallenti rispetto alle consegne registrate durante la seconda metà del 2013. I prezzi del latte hanno già iniziato a diminuire rispetto ai livelli record attuali e non vi è nessuna quota supplementare disponibile per l’ultimo anno prima della scadenza del sistema delle quote per alcuni agricoltori potrebbero trovarsi in difficoltà a pagare le sanzioni. Una riduzione della raccolta del latte potrebbe già essere osservata a partire da Maggio in Francia, Germania e Regno Unito. Pertanto, nel 2014, le consegne di latte dell’Ue dovrebbero aumentare di 4 milioni di tonnellate arrivando ad una produzione complessiva di 145,3 milioni di tonnellate. 11 ATTUALITÀ Undicesimo mandato per il presidente. «In quasi tutte le stalle c’è un giovane che vuole prendere in mano l’azienda di famiglia» di Carlo Bridi n fatturato di oltre 17 milioni di euro con un lievissimo calo nell’ordine dello 0,78% sull’esercizio precedente, è questo il dato più significativo presentato ai soci dal presidente uscente della Federazione provinciale degli allevatori del Trentino in occasione dell’assemblea generale svoltasi presso la sede di Via Bettine. Silvano Rauzi, dopo oltre trent’anni di presidenza, si è candidato nuovamente nel Consiglio di amministrazione su indicazione della sua valle ed è stato confermato presidente per il prossimo triennio. Tre anni fa Rauzi aveva dichiarato che quello sarebbe stato il decimo e ultimo mandato triennale alla guida degli allevatori trentini; poi è prevalsa «la scelta di rimanere U 12 Assemblea della Federazione provinciale degli allevatori Rauzi: qui in Trentino teniamo il punto PRODUZIONE PER CAPO IN AUMENTO E PREZZO IN LIEVE CALO L a produzione di latte media per capo è in costante aumento, ha affermato il direttore della Federazione degli allevatori Trentini, Claudio Valorz, cresce la percentuale di proteine, mentre il grasso è stabile. La produzione ha superato mediamente i 74 quintali capo a lattazione contro i 58 del 1996. Il 50-55% del latte è stato trasformato in Trentingrana; il prezzo, in lieve calo, è stato mediamente di 0,631 cent a kg, contro i 0,48 di media per il fresco e quello trasformato in altri formaggi. Un prezzo maggiore di quello pagato nella vicina Lombardia, con una media a kg di 0,388 euro a kg. Sono questi alcuni dei dati contenuti nella relazione presentata dal diret- almeno per un periodo, in quanto un abbandono in questo momento potrebbe essere visto come una fuga nel momento in cui le difficoltà crescono: per questo rimango ancora un po’». Come vede la situazione del settore Rauzi? «Con discreto ottimismo - af- tore generale nominato, dopo la scelta di impegnarsi in politica di Mario Tonina. I buoni risultati dello spaccio, oltre tre milioni di fatturato con un più 6% nonostante il difficile momento, del Centro di fecondazione artificiale Alpenseme di Toss di Ton, del fotovoltaico e delle malghe hanno compensato il risultato negativo nella commercializzazione degli animali, ha ricordato Valorz. A questo punto, viene ricordato nella relazione del Cda, “servirebbe un ulteriore sforzo della cooperazione di consumo, cominciando dal loro consorzio, il Sait, e delle Famiglie cooperative per incrementare sia la promozione e sia le vendite dei nostri prodotti” . C.B. ferma - nonostante che siano noti i problemi importanti e delicati che sono davanti per gli allevatori. C’è da gestire con grande impegno l’avvio del nuovo PSR, la scadenza, il prossimo marzo, delle quote latte, il problema dei costi: mangimi, medica e carburanti sono in costante crescita. Ma c’è un dato confortante: quasi tutte le stalle hanno un giovane che sta crescendo per prendere in mano l’azienda famigliare». Nel complesso il comparto zootecnico trentino tiene nonostante la pesante crisi che ha portato a un allentamento del prezzo del latte mentre i costi di produzione continua- no a crescere.. La produzione del latte nel 2013 è stata pari a 1 milione 330 mila quintali ottenuti da poco più di 800 stalle con una media di poco meno di 50 capi a stalla. Nell’assemblea era stato rinnovato un terzo del Cda sulla base delle proposte pervenute dalle Unioni di Valle e delle sezioni di razza. Due i nomi nuovi: Alberto Morandini al posto di Ferruccio Chenetti e Marco Martinelli al posto di Paolo Leonardi. Confermati il presidente uscente, Silvano Rauzi, Paolo Cazuffi, Vittorino Covi, Tarcisio Fattor, Giuseppe Sieff e Paolo Zomer. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 ATTUALITÀ Non è più obbligatorio installare linee di lavorazione differenziate. Il percorso dalla stalla al prodotto finale deve essere tracciato di Giuseppe Fugaro l provvedimento contenente le misure urgenti per il settore agricolo, approvato dal Governo Renzi nel Consiglio dei Ministri del 13 giugno 2014, ha affrontato la questione della tutela della Mozzarella di Bufala Campana dop. Il provvedimento ha infatti abrogato definitivamente e in maniera completa la norma, mai entrata in vigore, che imponeva la separazione degli stabilimenti nei quali viene prodotta la Mozzarella dop da quelli dove si producono mozzarelle convenzionali con latte di I Abrogate le norme che imponevano due stabilimenti Mozzarella campana niente più separazione bufala e, anche, con latte vaccino. L’abrogazione della contestata norma, rimasta formalmente in vigore per circa sei anni a partire dal 2008, ha eliminato alla radice la materia del contendere ridando tranquillità agli operatori caseari campani che non dovranno più temere di dover fare costosi investimenti per l’installazione di nuove linee di lavorazione per garantire la separazione delle lavorazioni così come richiesto dalla norma ora soppressa. Il provvedimento legislativo CONSORZIO DI TUTELA, NUOVI VOLTI NEL CDA D alla sala congressi dell’hotel Vanvitelli di Caserta sono emersi, al termine dell’assemblea dei soci, i nomi dei nuovi membri del consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela della Mozzarella di Bufala Campana dop. Si tratta di Raffaele Barlotti, Tommaso Bisogno, Giuseppe Buonanno, Lino Fierro, Letizia Gallipoli, Gennaro Garofalo, Marco Garofalo, Luigi Griffo, Domenico Raimondo, Enrico Rega e Vito Rubino. Diverse le new entry, alcune delle quali giovani, a testimonianza di un processo di rinnovamento in atto. E sono stati riconfermati sia il presidente del Consorzio Domenico Raimondo sia il direttore Antonio Lucisano. 14 All’assemblea Raimondo ha tracciato un bilancio dei tre anni del suo mandato nel corso del quale la Mozzarella di Bufala Campana dop ha consolidato la posizione nell’ambito delle eccellenze agroalimentari italiane. Raimondo ha evidenziato le attività svolte nel campo dell’assistenza tecnica e della certificazione, la costante opera di vigilanza, i grandi successi ottenuti nel campo della comunicazione e la certosina opera di divulgazione e promozione, in Italia e all’estero. Parole di elogio nei confronti del Consorzio sono state spese da Stefano Vaccari, responsabile dell’Ispettorato centrale tutela della qualità e repressione frodi del Mipaaf. I.Z. prevede che la produzione della Mozzarella di Bufala Campana dop, dei semilavorati e dei prodotti realizzati con latte proveniente da allevamenti inseriti nel sistema di controllo della dop, deve essere effettuata in uno spazio differente rispetto a quello in cui avviene l’eventuale produzione di altri tipi di formaggi o preparati alimentari con latte o derivati del latte. Gli allevatori bufalini e i trasformatori sono obbligati a garantire la tracciabilità del latte prodotto da ciascun animale, dei quantitativi di latte di bufala trasformato e delle quantità di prodotto de- INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 ATTUALITÀ rivante dalla trasformazione del latte di bufala utilizzato sia come mozzarella dop che convenzionale. Chiunque violaile disposizioni sulla separazione delle lavorazioni è soggetto alla sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 2.000 a euro 13.000, alla chiusura da un minimo di 10 giorni a un massimo di 30 del caseificio e alla sospensione del diritto di utilizzare la denominazione protetta dalla data dell’accertamento della violazione fino a quando l‘interessato non fornisca prova della rimozione della causa comunicandolo all’organo di controllo. Il provvedimento accoglie le richieste di dare tempestiva pubblicità ai provvedimenti sanzionatori. Nel caso di reiterazione specifica delle violazioni, accertata nei sei mesi successivi all’irrogazione delle sanzioni, la chiusura dello stabilimento è disposta per un periodo da un minimo di trenta a un massimo di novanta giorni e gli importi della sanzione pecuniaria sono raddoppiati. La sanzione della chiusura dello stabilimento nel quale si è verificata la violazione è altresì disposta a coloro che utilizzano latte o cagliata diversi da quelli della Mozzarella di Bufala Campana dop nella produzione di Mozzarella di Bufala Campana dop. In tali casi la chiusura dello stabilimento è disposta per un periodo da un minimo di un giorno a un massimo di dieci giorni, ovvero di trenta giorni in caso di reiterazione di tale comportamento accertato entro sei mesi. Anche la mancata attuazione del piano di tracciabilità comporta l’applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma da euro 750 a euro 4.500. Qualora la violazione riguardi prodotti inseriti nel sistema di controllo delle denominazioni protette di cui al regolamento (Ue) n. 1151/2012, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 2.000 a euro 13.000. Gli addetti al controllo, nel caso di prima violazione delle disposizioni sulla tracciabilità procedono a diffidare il responsabile ad adempiere alle prescrizioni previste entro un termine massimo di quindici giorni. Decorso inutilmente tale termine, gli importi delle sanzioni pecuniarie previsti sono raddoppiati. L’articolato conclude con due commi con il primo dei quali il Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è designato quale autorità competente all’applicazione delle sanzioni amministrative pecuniarie previste. Con il secondo e ultimo comma si stabilisce che la contestate norme precedenti sono abrogati a decorrere dalla data di entrata in vigore del nuovo provvedimento. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 Abrogato dal Reg. Ue 218/2014 Carne, via il bollo Msu Era richiesto per le carni provenienti da macellazione d urgenza. Ora queste si venderanno meglio di Stefano Boccoli n recente regolamento Ue (Reg. 218/2014) ha abolito l’obbligo di apporre un bollo specifico sulle carni provenienti da macellazione speciale d’urgenza (Msu). Si tratta della pratica che riguarda i capi bovini non deambulanti. Il bollo, che era previsto sino allo scorso 31 maggio, imponeva di commercializzare questa carne nelle sole modalità della vendita diretta e sul solo territorio nazionale. Un vincolo da molti ritenuto ingiustificato visto che la carne da animali sottoposti a Msu, una volta ottenuto il benestare veterinario, è identica a quella prodotta ogni giorno nei macelli. Con l’abrogazione del bollo cadono i vincoli alla vendita di queste carni, aprendola ai normali canali di commercializzazione ed estendendola a tutto il territorio della Ue. Si tratta di U una misura molto attesa, proprio perché cancella una disparità di trattamento ingiustificata. La speranza ora è che, aumentando le possibilità di commercializzazione, anche la carne da Msu possa essere maggiormente valorizzata. Il regolamento Ue, commenta Giancarlo Belluzzi, membro italiano del Foro consultivo dell’Efsa, «è collegato ai recenti pareri dell’Efsa che hanno suggerito una revisione delle misure igieniche e sanitarie sull’ispezione delle carni. Alla luce della quasi scomparsa di malattie tradizionali, quali la Tbc o la brucellosi o quelle parassitarie, è stato consigliato un diverso approccio all’ispezione degli alimenti: meno invasività durante la fase ispettiva e più ricerca di laboratorio. Questo perché i pericoli adesso si annidano di più nell’uso scorretto di medicinali o nelle contaminazioni chimiche o tossiche». 15 STALLE IN PRIMO PIANO Migliorata la gabbia per il contenimento delle bovine da latte durante la pulizia degli zoccoli. Comoda, sicura, facile da utilizzare Azienda Mon Quando il travag di Beatrice Toni iente piede, niente cavallo” recita un aforisma inglese per ricordare l’importanza, decisiva, della pulizia dello zoccolo dell’animale. Altrettanto potremmo dire per i bovini, quelli da latte in modo particolare. Vita, alimentazione e soprattutto benessere dipendono da un’attenta cura del piede, dal pareggio dello zoccolo e dalla sua pulizia. Se il piede non poggia bene, la vacca va in crisi e la produzione di latte cala. Fin qui niente di nuovo. Benessere e manutenzione dello zoccolo non si discutono. Il problema è l’attrezzatura giusta, quella utilizzata per contenere l’animale durante la pulizia. Decisiva perchè il bovino può scivolare, calciare, può essere a sua volta urtato. Proprio per superare queste problematiche, Fortunato Pancaldi, fabbro, ha messo a punto un attrezzo di contenimento oggi adottato dall’azienda Famiglia Montagnini di San Pietro in Casale (Bo), un travaglio su misura come un vestito, un notevole passo avanti rispetto alla precendente attrezzatura. Eliminati difficoltà di accesso e uscita, rischio di caduta per la vacca o danni alla muscolatura, nonchè “pericolo calci” agli operatori. Troppi rischi per un’azienda importante, 260 vacche in lattazione per 80 q di latte prodotti ogni giorno come spiega Francesco Montagnini, il fondatore dell’azienda. E 150 ha di terreno di cui l’80% coltivato per alimentare la stalla. Mais per ottenere gli amidi ed erba medica per fibre e proteine. I vantaggi del nuovo travaglio? Li descrive il veterinario che segue l’allevamento, Ermanno Morselli: «È la sintesi di quanto di meglio si è pensato in questi ultimi anni per contenere le bovine: - sufficientemente grande per ospitare le bovine soprattutto di razza frisona; N Da sinistra: Francesco Montagnini, Fortunato Pancaldi, Davide Montagnini e un amico. 16 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 STALLE IN PRIMO PIANO tagnini lio è su misura Entrata e uscita del bovino sono rapide. L animale viene sostenuto da due cinghie e non da una sola, come spesso avviene. La trazione dell arto non provoca traumi. L arto si presenta all operatore nel modo migliore. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 - entrata e uscita dell’animale avvengono con rapidità; - l’animale viene sostenuto da due cinghie e non da una sola, come spesso accade nei cosiddetti modelli olandesi; - possono essere sollevati più arti contemporaneamente senza problemi per l’animale; - la trazione dell’arto avviene tramite fasce che non provocano traumi e nemmeno fastidi, perchè vengono applicate in punti non percorsi da muscoli; - l’arto si presenta all’operatore nel modo migliore per il rispetto dell’anatomia del piede consentendo inoltre eventuali fasciature nel caso vi siano patologie in atto; - le leve di sollevamento rispettano le norme di sicurezza per l’operatore, in quanto non possono ruotare in modo involontario». Morselli conclude: «In oltre 30 anni di esperienza non ho mai avuto a disposizione uno strumento così efficiente, seppur nella sua semplicità e facilità di utilizzo». Perchè è così importante questo strumento nella stalla? «Gli allevamenti di bovine da latte nel nostro paese, così come nel resto del mondo, sono costituiti da un numero sempre più grande di animali, concentrati nello stesso ambiente. Ciò impone all’allevatore, per prevenire danni e patologie all’animale, una cura adeguata dell’ambiente e del benessere delle bovine. Infatti queste possono esprimere in pieno il proprio potenziale genetico di attitudine alla produzione di latte solo se hanno a di- 17 STALLE IN PRIMO PIANO I LATTICINI DELL AZIENDA I l 95% del latte della famiglia Montagnini va all’industria. Solo il 5% viene trasformato. Poco, ma buono e creativo: yogurt (20 gusti), probiotici (in bottigliette in plastica da bere), salayò (una novità ovvero yogurt aromatizzato per insalate e carni), gelati a base di materie prime naturali (20 gusti) e infine formaggi, inclusi ricotta e squacquerone. Commercializzati tramite la vendita diretta in azienda o negli agriturismi, in cooperativa con altri produttori e altre specialità oppure tramite i distributori automatici. I segreti, oltre al latte, sono lavoro e passione di una grande famiglia come ormai se ne trovano poche: il fondatore Francesco, tre figli (Davide, Silvia, Barbara), mogli e mariti, oltre ai nipoti che scorrazzano in giardino. «Siamo tutti intercambiabili. Tutti devono sapere e capire come nasce la qualità del latte» spiega Fabio Filippini, genero di Montagnini, al lavoro in laboratorio. Che ormai è una sorta di osservatorio sui consumi. Chi beve più latte oggi? «Non gli italiani, ma gli extracomunitari – racconta Filippini –. Con un litro di latte e un po’ di pane cenano in cinque, un po’ come i nostri nonni o bisnonni molti anni fa». Un alimento completo (contiene proteine, grassi e zuccheri) snobbato «da molti connazionali a favore di cibi pronti e conservati». Certo, i consumi hanno sofferto anche con la crisi dei bancolat. I Montagnini lo sanno bene, proprio con quelli hanno esordito: c’erano le code ai loro distributori di latte crudo. E poi? «Crollo dei consumi del 50%» continua Filippini. Tutta colpa di certa pubblicità? «Non solo, la moda è passata. C’è anche un problema di tempo, quello dei consumatori è poco. Morale, se potessimo consegnare porta a porta di sicuro moltiplicheremmo le vendite». Ma non è ortofrutta: bisogna mantenere la freschezza, il costo del corriere incide molto di più... insomma al momento non si coprono i costi. Morale, è rimasto un nocciolo duro di clienti affezionati ai bancolat, ma vanno di più i distributori automatici di trasformati. Tirano, in particolare, le confezioni monodose, adatte a un mondo fatto di single o comunque di gente che lavora e cerca uno spuntino a base di prodotti freschi. La confezione piccola, in fondo, «riduce anche gli sprechi, a differenza di quanto accade per i prodotti comprati nella gdo». La soddisfazione più grande? I complimenti dei clienti: «Grazie per i vostri meravigliosi prodotti» si leggeva su un post lasciato sul distributore. Prontamente postato su facebook dalla famiglia. E la crisi, si sente? «Non così tanto. La qualità aiuta le vendite oltre a essere l’unico modo per distinguere il prodotto». B.T. sposizione un ambiente confortevole, pulito, oltre a un’alimentazione adeguata». Dunque si gioca tutto sulla prevenzione: «I grandi numeri non consentono di dedicare troppo tempo al singolo animale, però la cura dello zoccolo rimarrà sempre un intervento al quale non ci si può sottrarre e per il quale occorre intervenire animale per animale da una a due ed anche più volte all’anno». Ma per la famiglia Montagnini le innovazioni non sono finite. Il travaglio si può migliorare, ad esempio con una motorizzazione idraulica. 18 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Le soluzioni costruttive e tecnologiche per una buona gestione di una mandria di vacche da latte. E per una qualità del lavoro più al passo coi tempi Progettazion Come fare una di Roberto Chiumenti e Alessandro Chiumenti (*) *) Università degli studi di Udine. a congiuntura non negativa del prezzo del latte e la vicina eliminazione delle quote latte stanno vivacizzando il settore, con l’avvio di molti cantieri di ammodernamento ed ampliamento dell’esistente e anche di realizzazione di nuove stalle. Su questo tema cercheremo di fare qualche considerazione, senza ovviamente avere la presunzione di essere esaurienti in materia, dato il limitato spazio a disposizione. Ci dedicheremo, per questo, alle sole stalle per le lattifere in produzione, rimandando ad altra nota l’approfondimento degli aspetti tecnico-costruttivi dei locali della rimonta e degli annessi di un allevamento di vacche da latte. La realizzazione di una nuova stalla per lattifere o la sua ristrutturazione nasce non solo con l’obiettivo economico di raggiungere un elevato livello quali-quantitativo della produzione, ma anche con quello della ricerca di una qualità del lavoro sostenibile. Con il passare degli anni le scelte che deve prendere l’allevatore sono diventate sempre più complesse, dovendosi trovare la soluzione migliore dal punto di vista strutturale, tecnologico, gestionale e del benessere dell’animale, nel rispetto delle numerose normative di settore. Possiamo tranquillamente affermare che non esiste la “stalla ottimale”: la stalla di un’azienda non può che essere “il vestito” che meglio si adatta all’ “individuo azienda”. L Foto 1 e 2 - Stalla “aperta” con tamponamenti laterali in teli di materiale plastico con funzione frangivento d’inverno e ombreggiante d’estate ad apertura/chiusura meccanica: é soluzione preferibile rispetto ai teli fissi (foto: Chiumenti R.). 20 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA e stalla Diventa, quindi, indispensabile affrontare la progettazione con grande attenzione, con l’aiuto di tecnici del settore zootecnico e della ditta con la quale si è deciso di realizzare l’opera. La tipologia della stalla Le stalle per le vacche in produzione sono oggi realizzate per la quasi totalità con strutture “aperte”, prive di pareti; al più viene realizzata una sola parete sul lato esposto ai venti dominanti e per un’altezza fino a 2,0 metri, diversamente da quanto avveniva nelle stalle realizzate qualche decennio fa in cui le pareti in laterizio costituivano la norma. Nelle stalle così strutturate la protezione degli animali dai venti freddi invernali viene effettuato con teli con funzione frangivento, in materiale plastico, applicati stagionalmente alla struttura (foto 1 e 2). La soluzione preferibile, pur se più costosa, é l’installazione di teli gestiti da sistemi automatizzati di apertura/chiusura; ciò consente anche il loro impiego in periodo estivo con funzione ombreggiante. La stalla “aperta” si è imposta per far fronte all’aumento delle temperature estive degli ultimi anni che stanno condizionando negativamente la produttività delle vacche da latte, che non hanno invece problemi per il freddo, potendo far fronte alle basse temperature con una maggiore ingestione di alimenti. Nella stalla, la scelta del materiale da costruzione va fatta considerando il costo, ma non trascurando la flessibilità delle costruzioni in acciaio, che consentono INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 Foto 3 - Stalla aperta con copertura in legno: travi in legno lamellare e copertura in tavolato di legno. In evidenza una delle due corsie di foraggiamento perimetrali interne. Questa soluzione garantisce a pieno la protezione degli alimenti in mangiatoia anche in caso di forti acquazzoni. la realizzazione di stalle su misura, cosa impossibile con la prefabbricazione in calcestruzzo. Da non trascurare è anche l’impiego del legno (foto 3), nella maggior parte dei casi utilizzato per il tetto della stalla in abbinamento all’acciaio delle colonne: questa soluzione, oltre alla maggiore sostenibilità paesaggistica, garantisce anche un miglioramento funzionale, per la maggiore coibentazione della copertura. Indipendentemente dal materiale di costruzione, per il clima della pianura padana, la struttura deve avere una pendenza delle falde di copertura superiore al 30% ed una altezza perimetrale di almeno 3,5 metri - sufficienti a garantire il passaggio del carro unifeed. Considerata l’ampiezza della stalla, che può superare i 30 metri, va previsto un cupolino di colmo centrale, utile a migliorare il ricambio dell’aria e a garantire, quindi, migliori condizioni micro-ambientali per le vacche da latte. Pendenze limitate delle falde (che purtroppo ancora si riscontrano in nuove strutture) non garantiscono l’effetto camino necessario per un buon ricambio dell’aria: la velocità di uscita dell’aria dal colmo della stalla (effetto camino) è in- Foto 4 - Stalla aperta con copertura in pannelli sandwich con corsia di alimentazione esterna, ma con mangiatoia sufficientemente protetta dallo sporto del tetto (foto: Chiumenti R.). fluenzata oltre che dalla differenza di temperatura interno/esterno anche dalla differenza della quota di entrata/uscita dell’aria.. Anche la coibentazione della copertura della stalla va considerata elemento utile a favorire l’effetto camino ed è utile ad evitare un eccessivo irraggiamento dalla copertura sugli animali. Nelle stalle con struttura in acciaio la copertura può essere limitata a pannelli sandwich con spessore dell’isolante dell’ordine di almeno 50 mm. Anche con una ottimale ventilazione naturale, è buona norma prevedere la ventilazione forzata, pratica ormai di uso co- 21 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Foto 5 - Stalla con pressoché assente protezione della mangiatoia dagli agenti atmosferici: va considerato un errore progettuale da non sottovalutare (foto: Chiumenti R.). mune in gran parte delle stalle per vacche da latte della pianura padana. Utile può essere valutata la nebulizzazione, che porta all’abbassamento della temperatura per effetto dell’umidificazione dell’aria, ma, per evitare un investimento poco produttivo, occorre ricordare che l’effetto raffrescante è inversamente proporzionale all’umidità ambientale: in zone con umidità estive oltre il 70% l’efficacia del sistema è trascurabile. L’impiego delle doccette di irrorazione degli animali può essere più funzionale al benessere delle bovine, ma non è facile da attuare e, comunque, con un sensibile aumento dei liquami prodotti. Con la stalla “aperta”, oltre a garantire un ottimale ricambio dell’aria, si supera il vincolo della superficie aero-illuminante (1:10 – requisito non derogabile nelle nuove realizzazioni), con minori costi rispetto alle finestrature realizzate un tempo. male. Per impedire che l’animale sporchi la cuccetta è, però, indispensabile un adeguato posizionamento della barra antiavanzamento, in modo che l’animale in posizione eretta defechi all’esterno della cuccetta: con un suo errato posizionamento si avrebbe un animale sporco, con riflessi negativi sull’igiene della stalla ed aumenterebbe il lavoro dell’operatore. E’ bene ricordare che la pulizia della cuccetta (paglia asciutta e tappeto pulito) è fattore primario nella prevenzione dalla mastite. Nei testi di costruzioni zootecniche per la zona di riposo si elencano diverse tipologie, a due, tre o più ordini di cuccette, testa a testa o groppa a groppa, cuccette poste al centro della struttura o in posizione perimetrale. Nella pratica, se lo spazio su cui realizzare la stalla è elemento immodificabile, la scelta può risultare univoca. Anche in termini di orientamento della stalla il fattore spazio non sempre consente di adottare la scelta teoricamente migliore, che generalmente viene indicata quella con asse longitudinale E-W. I vantaggi della distribuzione delle cuccette al centro della struttura, con corsie di foraggiamento perimetrali, sono riconducibili essenzialmente: - alla maggiore facilità di spostamento L area di riposo L’area di riposo in una stalla “aperta” viene oggi realizzata nella quasi totalità dei casi con la stabulazione a cuccette, da anni standardizzate su dimensioni di 1,25 m di larghezza e 2,50 m di lunghezza (1,25x4,8 m per le cuccette contrapposte), dimensioni idonee a garantire una sufficiente superficie di riposo per l’ani- 22 Foto 6 - Schema di stalla “aperta” con corsie di foraggiamento perimetrali: è la soluzione di norma adottata con il robot di mungitura . In figura una stalla da 128 cuccette (fonte: Zootecnica Ballan). INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA delle vacche verso la sala di mungitura, non dovendosi attraversare corsie, - alla maggiore tranquillità degli animali, dato che il carro unifeed opera all’esterno dell’area di stabulazione, - alla più facile gestione delle operazioni di pulizia della stalla, potendosi realizzare un’unica vasca di primo stoccaggio dei liquami sulla testata opposta a quella della sala di mungitura. Lo svantaggio è la maggiore superficie coperta, dato che si devono realizzare due corsie di alimentazione coperte, anziché quella al centro della stalla. Nel caso di mungitura con il robot (foto 6), la scelta del posizionamento delle cuccette al centro della stalla nella maggior parte dei casi è obbligatoria. Considerando la routine di lavoro, la cuccetta con materassino va ritenuta preferibile a quella a riempimento con paglia, INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 Foto 7 - L’impiego di movimentatori d’aria nella stalla è diventato sempre più d’uso comune per far fronte alle alte temperature estive, per garantire agli animali un migliore benessere. In evidenza in figura anche una spazzola rotante, dispositivo molto gradito dagli animali (foto: Chiumenti R.). segatura o separato solido che richiede maggiore manodopera per la pulizia e rinnovo del materiale di riempimento, interventi che devono essere attuati con la frequenza necessaria a garantire un habitat pulito e asciutto. Purtroppo non sempre è così. Il separato solido deve essere utilizzato dopo fermentazione naturale in cumulo per almeno dieci giorni; in questo periodo si ha una buona sterilizzazione batterica grazie alle temperature elevate che si sviluppano naturalmente. Errore da evitare assolutamente è quello di utilizzare il separato solido subito, potendo creare problemi sanitari agli animali. L’impiego dei materassini può essere considerato positivamente se sono sufficientemente morbidi, resistenti al calpestamento, impermeabili. La soluzione più 23 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Foto 8 - Sezione di stalla aperta con corsie di foraggiamento perimetrali realizzata con tre ordini di cuccette contrapposte con pavimentazione in grigliato. In evidenza la suddivisione in tre canali di ricircolo dell area sotto-grigliato, necessaria per l ottimizzazione del sistema. diffusa è quella con truciolare di gomma o caucciù inserito in sacconi sigillati e coperti da un telo unico per ciascun gruppo di cuccette, opportunamente ancorato anteriormente e posteriormente alle stesse. I tappeti in gomma piena, invece, non risultano molto graditi agli animali. Sul numero di ordini di cuccette, due o tre (foto 8), o più, non si può dare un giudizio univoco: il vantaggio, non trascurabile, dei due ordini di cuccette, è quello di garantire la contemporanea presenza di tutti gli animali in mangiatoia, bloccabili nelle rastrelliere di alimentazione, ormai standardizzate con un interasse di 0,75 m. Anche con un numero di ordini di cuccette superiore è possibile garantire una corretta alimentazione delle bovine, dato l’impiego generalizzato dell’unifeed, ma il controllo dell’animale deve essere effettuato nella sala di mungitura, allungando, però, la routine di lavoro. Quando sarà disponibile la localizzazione del singolo animale nella stalla con sistemi GPS sarà ovviamente più facile raggiungere l’animale da sottoporre a controllo sanitario e, quindi, anche gli attuali problemi potranno essere superati. A proposito della rastrelliera di alimentazione si ricorda l’obbligo - imposto dalla normativa sulla sicurezza nel lavoro - della creazione di vie di fuga per gli operatori, di larghezza di 0,35-0,40 m, tale da consentire l’uscita dell’uomo e non dell’animale. Non sempre, in verità, le vie di fuga sono previste anche nei nuovi progetti. 24 Un elemento importante, ma spesso disatteso, è quello di avere una cuccetta per ciascun animale; in caso contrario ci saranno degli animali che si sdraiano in corsia, esponendo la mammella all’attacco di agenti patogeni potenzialmente presenti nell’ambiente. Le corsie Per le corsie nella zona di riposo e nella zona di alimentazione, una larghezza di almeno 4 metri è indispensabile, qualunque sia la tipologia di pavimentazione, per garantire agli animali una sufficiente area di deambulazione. Alla scarsità di spazio vengono, infatti, accreditate peggiori condizioni igienico-sanitarie della stalla. Sulla tipologia di pavimentazione oggi sembra preferita la corsia in pavimentazione piena rispetto al grigliato, per diverse motivazioni: - di ordine economico, dato che il costo del sistema di pulizia idraulica (pompa, elettrovalvole, tubazioni, realizzazione corsie nel sotto-grigliato della larghezza non superiore a 1,5 m) è superiore, - di ordine ambientale: con un raschiatore la stalla viene pulita meglio, soprattutto nella zona limitrofa alle cuccette ove le deiezioni non sono soggette al calpestamento degli animali; con una stalla più pulita il microambiente è più salubre e le emissioni in atmosfera sono più contenute, - di ordine pratico, perché la pavimentazione in c.a., se correttamente realizzata con caratteristiche antisdrucciolo, è meno scivolosa di una pavimentazione in grigliato (a meno che questa non sia rivestita di materiale sintetico); ciò può essere garantito da una superficie sufficientemente ruvida, ottenuta intervenendo sul calcestruzzo non ancora consolidato, senza però lasciare spigoli vivi che potrebbero creare problemi agli animali. La superficie antiscivolo (foto 9) è imposta dalle normative sulla sicurezza degli operatori nell’ambiente di lavoro, dato che la scivolosità è considerata fattore di rischio lavorativo estremamente elevato. Tutto ciò a condizione le corsie siano mantenute pulite con un frequente azionamento dei raschiatori nella giornata, cosa non frequentemente riscontrabile per motivazioni di tipo energetico in quelli ad asta rigida, più energivori rispetto a quelli con trazione a fune o catena. Per una ottimale pulizia delle superfici in grigliato è possibile adottare dei raschiatori di superficie, anche in forma robotizzata (foto 10): tale scelta, seppur costosa, sta trovando da tempo applicazione. Gli abbeveratoi Nella stabulazione libera il posizionamento degli abbeveratoi consigliabile è quello in corsia di alimentazione, perché non si hanno i problemi di pulizia dell’area che si hanno nei passaggi tra area di riposo e corsia di alimentazione, ma con vasche opportunamente protette per evitare traumi da urto agli animali. Il posizionamento degli abbeveratoi nei passaggi dalla zona di riposo alla zona di alimentazione (foto 11) è possibile se la loro larghezza è di almeno 2,5 m (larghezza di due cuccette), ma comporta la necessità di interventi periodici di pulizia manuale se la pavimentazione non è in grigliato. Gli abbeveratoi posti in stalle “aperte”, dovranno essere dotati di sistemi antigelo; tale obiettivo può essere ottenuto oltre che con una corretta coibentazione della vasca utilizzando il preriscaldamento dell’acqua, con tubazioni non esposte all’aria. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA La distribuzione della razione alimentare La novità nel settore è quella dell’utilizzo di carri unifeed a trazione elettrica su rotaia (foto 12), nei quali, per ogni distribuzione (anche più di quattro al giorno), vengono caricati, con controllo ponderale, da appositi contenitori tutti i componenti della razione alimentare, con l’intervento dell’uomo solo per provvedere periodicamente al riempimento dei contenitori con gli insilati, il fieno e gli altri alimenti e integratori. E’ questa una soluzione interessante per chi ha l’autoproduzione di energia elettrica con i pannelli fotovoltaici. Importante è anche l’uso di attrezzature per spingere gli alimenti verso la mangiatoia (foto 13): le attrezzature sono molteplici e si è arrivati anche all’uso dei robot. La distribuzione dei concentrati La distribuzione individuale dei concentrati alle bovine, basata sulla produzione di latte, ha costituito un momento importante nel miglioramento della gestione delle vacche da latte ed è avvenuto con l’adozione dei sistemi di riconoscimento degli animali. L’adozione delle stazioni di auto-alimentazione è a tutt’oggi valida soluzione, perché la distribuzione del concentrato in piccole dosi è preferibile per l’animale a quella attuabile in sala di mungitura due volte al giorno. Gli autoalimentatori sono di norma sistemati tra le cuccette, avendone le stesse dimensioni, e sono in grado di garantire la distribuzione fino a quattro alimenti diversi, ciascuno ad un gruppo di circa 25 capi. Pratica necessaria, ma non spesso attuata, è quella della verifica periodica della distribuzione del concentrato nell’unità di tempo, per evitare sovra o sottoalimentazioni, dato che il sistema non è a controllo ponderale. Con la mungitura robotizzata, invece, la distribuzione dei concentrati avviene durante la mungitura, dato il maggior numero di mungiture nella giornata. La gestione della mandria I sistemi computerizzati, applicati oggi anche nei robot di mungitura, si sono evoluti nel tempo garantendo la misura della temperatura del latte e dell’attività motoria (pedometri o attivometri che consentono l’individuazione del momento estrale e di eventuali stati patologici), della conducibilità elettrica del latte (per l’individuazione di mastiti subcliniche), del colore (per l’eliminazione del latte con tracce di sangue), fino ai più recenti sistemi che consentono il prelievo di campioni di latte da ogni postazione di mungitura e per quarti e li inviano all’analizzatore installato nell’ufficio per il controllo delle cellule somatiche, del progesterone (per il calore), del betaidrossibutirrato (per la chetosi), della lattatodeidrogenasi (per la mastite) e dell’urea (per la correttezza dell’alimentazione). INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 25 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Foto 9 - Pavimentazione antiscivolo in una corsia con raschiatore meccanico (foto: R. Chiumenti). Appare evidente che non tutto ciò possa essere utilmente implementato nelle stalle, non tanto per motivazioni economiche, quanto per l’elevato livello di preparazione specialistica oggi richiesta. La mungitura meccanica La scelta del sistema di mungitura assume oggi un’importanza non trascurabile, dato che il fattore uomo è sempre meno disponibile e, comunque, a costi non trascurabili. La scelta, dunque, deve avvenire essenzialmente considerando il personale disponibile, il tempo accettabile per la singola mungitura, la volontà di essere impegnati per tutte le giornate dell’anno. Foto 10 - Robot di pulizia Lely a funzionamento elettrico su corsia in grigliato: è il sistema che migliora decisamente le condizioni igieniche della stalla a grigliato, portandola a livelli anche superiori a quelli della pavimentazione piena. In questa stalla la pavimentazione in grigliato è rivestita con pannelli in gomma (foto: Chiumenti A.). Per le sale di mungitura, oltre alle sale a poste a spina di pesce, note da decenni, è in fase di progressiva diffusione la sala a poste parallele. Questo tipo di sala è caratterizzata dalla disposizione delle vacche perpendicolarmente alla fossa di mungitura, garantendo una veloce e sicura applicazione dei gruppi di mungitura. La mungitura è per gruppi, anche di 20 capi (10+10 capi è una sala adatta alla mungitura di 150 vacche in meno di due ore), con rapida movimentazione degli animali sia in entrata che in uscita, che avviene con il sollevamento a fine mungitura della rastrelliera anteriore. La capacità di lavoro delle sale a poste parallele è superiore rispetto alle sale a spina di pesce (nelle sale a spina di pesce un operatore può seguire una 5+5, nelle sale parallele una 8+8); cambia il tipo di lavoro: si ridu- cono gli spostamenti dell’uomo nella fossa e si riducono i rischi di calci agli operatori. L’aspetto più interessante per la mungitura è indubbiamente la mungitura robotizzata, inizialmente ideata per le stalle di piccole dimensioni ed oggi estesa anche a quelle medio-grandi (8 gruppi = 480 capi). La robotizzazione della mungitura ha anche nel nostro Paese una diffusione non trascurabile, con oltre 400 robot operanti. I vantaggi riconducibili a questa tecnica di mungitura sono, oltre ai benefici del miglioramento della qualità della vita dell’allevatore, l’aumento della produzione del latte, l’adozione di tecniche di pulizia dei gruppi migliorati (anche a vapore) rispetto alle sale di mungitura, l’adozione di sistemi di gestione della mandria ottimizzati. Interessante si è già dimostrata l’adozione del robot nella ristrutturazione di stalle a stabulazione fissa di 50/60 capi (mandria gestita da un robot): da una ricerca effettuata su una decina di stalle dall’Università di Udine (2008, dati non pubblicati). Sulla affidabilità tecnologica dei robot Foto 11 - Vasca di abbeverata in corsia di passaggio dall’area di riposo all’area di alimentazione: è soluzione sostenibile su corsie in grigliato, meno per quelle a pavimentazione piena per problemi di pulizia (foto R. Chiumenti). 26 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Foto 12 - Carro unifeed a trazione elettrica su rotaia (fonte: Wasserbauer, Austria). non si hanno più perplessità, ma la condizione necessaria per la loro adozione è la predisposizione dell’azienda ad una gestione più computerizzata della stalla; è anche indispensabile una assistenza accurata da parte della ditta costruttrice, INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 Foto 13 - Dispositivo robotizzato a trazione elettrica per avvicinare gli alimenti alla mangiatoia (fonte: Wasserbauer, Austria). con intervento in poche ore dalla chiamata. L’evoluzione nel campo dei robot di mungitura sta portando alla robotizzazione della sala rotativa (foto 15), con prospettive anche di adattamento degli impianti rotativi esistenti. Limiti alla diffusione del robot sono i disciplinari del grana padano e del parmigiano reggiano: entrambi impongono non più di due mungiture giornaliere; il secondo anche il vincolo dell’intervallo di 27 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Foto 14 - Il primo dei due robot di mungitura Sac/ Insentec previsti in una stalla da 120 capi. Questo sistema robotizzato a due box ha un unico braccio di mungitura (foto: Chiumenti R.). 4 ore tra la fine della mungitura e il prelievo del latte. La gestione delle deiezioni La gestione delle deiezioni delle vacche da latte in lattazione viene effettuata quasi sempre sotto forma di liquami, più o meno ricchi di fibra, a seconda dell’uso o meno della paglia nelle cuccette. In questo caso non sono ovviamente realizzabili le corsie in grigliato. Oltre ai sistemi di pulizia con raschiatore meccanico o per ricircolo dei liquami, meglio se del solo chiarificato dopo separazione liquido/solido, una decina di anni fa si è proposta la pulizia di corsie in pavimentazione piena per flushing di superficie (foto 16). Le controindicazioni di carattere ambientale (elevate emissioni in atmosfera), di carattere igienico-sanitario (animali sporchi) ed il non gradimento delle vacche per questa tecnica nel periodo invernale, sono oggi tali da far sconsigliare questo sistema. La separazione liquido/solido (foto 18) è pratica a non trascurabile spesa energetica: può trovare giustificazione per: - utilizzo del separato solido come materiale di lettiera per le cuccette, - riduzione del volume di stoccaggio e minore formazione di crosta superficiale nelle vasche di stoccaggio, - diminuzione del carico di azoto ai fini del PUA con cessione a terzi dei solidi separati. Per lo stoccaggio i problemi connessi con questa operazione sono essenzialmente riconducibili al dimensionamento delle vasche per i liquami, una prima contigua alla stalla, interrata, l’altra o le altre, Foto 16 - Flushing di superficie in una stalla per lattifere: data la necessità di grandi portate di liquami per avere una accettabile pulizia della corsia, gli animali possono essere sporcati in maniera evidente da non graditi liquami freddi nel periodo invernale (foto: A. Chiumenti). 28 Foto 15 - I quattro robot di mungitura in sala rotativa, nuova frontiera della robotizzazione (fonte: De Laval). generalmente fuori terra o parzialmente interrate, posizionabili senza problemi di distanza rispetto alla stalla. Il vincolo è quello del rispetto del volume totale di stoccaggio, che deve essere almeno pari alla produzione di liquami della stalla in 120 giorni. Un errore spesso riscontrato nelle aziende è quello della sottovalutazione dell’importanza dello stoccaggio, considerato il più delle volte un investimento improduttivo, mentre, invece, con stoccaggi calco- Foto 17 - Vasca di deflusso delle deiezioni convogliate da raschiatore meccanico. Di qui verranno pompate alla/e vasche di stoccaggio o all’impianto biogas (foto: A. Chiumenti). INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA la tipologia della vasca: per la costruzione occorre affidarsi a ditte specializzate, non necessariamente con ricorso a vasche prefabbricate, essendo di pari affidabilità quelle gettate in opera. Da evitare, però, il ricorso a ditte di edilizia generica, spesso fonte di problemi di perdite o di cedimenti strutturali. Conclusioni Foto 18 - Separatore liquido/solido operante sul digestato in una stalla di vacche da latte. Il separato soliso viene utilizzato come lettiera nelle cuccette e nei box delle manze (foto: A. Chiumenti). lati correttamente sulla base del piano colturale aziendale prevalente, si potrebbe meglio valorizzare il potenziale fertiliz- INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 zante dei liquami stessi, con sensibili benefici economici. Un altro elemento cui porre attenzione è Questi appunti sulle stalle di vacche da latte vogliono semplicemente presentare la tecnologia disponibile per una gestione a maggiore livello igienico-sanitario della mandria e per una qualità del lavoro più consona ai tempi in cui viviamo. Non si è volutamente nemmeno accennato all’aspetto costi, soprattutto perché riteniamo che le valutazioni economiche devono essere fatte tenendo conto della singola realtà aziendale. 29 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Ventilazione e impianti di raffrescamento per proteggere le bovine da latte dalle temperature troppo alte L’autore è dell’Università di Milano, Dipartimento di Scienze Veterinarie per la Salute, le Produzioni Animali e la Sicurezza Alimentare. Attrezzature Contro lo stress da caldo di Marcella Guarino D urante la progettazione e la realizzazione di una stalla per bovine da latte, è molto importante prevedere dei sistemi di raffrescamento dell’ambiente in quanto questi animali sopportano meglio le basse temperature rispetto alle alte. In estate così come nei giorni caldi, l’assunzione idrica è molto accentuata per cercare di reintegrare i liquidi persi con la sudorazione. Al contrario l’assunzione di alimento subisce un forte calo, poiché durante la digestione viene prodotta una grande quantità di calore che andrebbe ad esacerbare ed a peggiorare la situazione stessa. E’ possibile combattere lo stress da caldo con strutture adeguate e con impianti di raffrescamento. Le prime prevedono una buona ventilazione naturale, quindi assenza di muri o altri ostacoli che possano bloccare la ventilazione laterale, coperture sufficientemente alte e coibentate con cupolino aperto, tende ombreggianti, salti di tetto fino ad arrivare a stalle con tetto apribile Nella foto 1 si notano le tende ombreggianti, i salti di tetto e il cupolino. Il primo accorgimento è l’orientamento del fabbricato che deve essere di tipo est-ovest: in questo modo la parete esposta a nord rimane sempre in ombra, mentre quella esposta a sud riceve i raggi del sole quando ormai questo è basso e poco caldo. Le pareti di minore superficie saranno così esposte ad est e ad ovest, saranno scaldate dal sole per poche ore al giorno e potranno essere facilmente ombreggiate con tamponamenti e vegetazione. Foto 1 - In evidenza le tende ombreggianti, i salti di tetto e il cupolino. Purtroppo l’orientamento della stalla non è sufficiente a con- 30 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Foto 2 - Ventilatori. trollare il microclima all’interno del ricovero nelle calde giornate estive, ecco perché viene utilizzata la ventilazione artificiale, che ha il compito di mantenere la temperatura e l’umidità nei range ottimali per il benessere delle bovine. Per permettere agli animali di alimentarsi anche durante il giorno, in passato, venivano installati lungo la corsia di alimentazione dei ventilatori in serie, inclinati di 15° - 30° verso il basso (foto 2). La corretta distanza tra queste apparecchiature è determinata moltiplicando il loro diametro per dieci volte. Ad esempio se il diametro del ventilatore corrisponde a 1,2 metri, la distanza tra due ventilatori sarà di 12 metri. Da qualche anno ormai questa tecnologia è stato sorpassata da una nuova tipologia di ventilatori, denominati “elicotteri” o big fan (foto 3). Questi hanno un diametro importante, anche superiore ai 7 metri, sono costituiti da pale ad asse di rotazione verticale e sono in grado di sviluppare portate d’aria Foto 3 - Posizionamento del big fan sopra gli animali. Figura 1 - Curva della temperatura corporea interna dell animale INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 Foto 4 - Doccette. elevate a bassa velocità; sono inoltre azionati da un motore elettrico di bassa potenza, con possibile controllo ad inverter per invertire il flusso di aria prodotto. Questi ventilatori permettono una migliore distribuzione di aria all’interno del ricovero, limitano la presenza di mosche nella zona di stabulazione e, grazie all’impianto funzionante, consentono di ridurre i consumi elettrici. L’abbinamento di una ventilazione forzata e l’aspersione di acqua direttamente sull’animale con nebulizzatori o doccette (foto 4) è il sistema più efficace per eliminare il calore corporeo in eccesso. Questi dispositivi di aspersione dell’acqua dovrebbero però essere dotati di opportuni accorgimenti in quanto la nebulizzazione di acqua può contribuire all’innalzamento della carica batterica ambientale della lettiera, in quanto le gocce prodotte sono piccole e facilmente spostabili con l’azione della ventilazione. Quando poi le gocce prodotte sono troppo piccole si depositano sul mantello dell’animale senza bagnarne la pelle, venendo cosi a creare una cappa di isolamento che invece di raffreddare crea l’effetto contrario. Le doccette dovrebbero quindi essere installate all’ingresso della sala di attesa (foto 5), nelle corsie all’uscita verso la 31 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA GLI EFFETTI DEL CALDO SULLA FISIOLOGIA DELLA BOVINA E SULLA SUA PRODUZIONE DI LATTE A causa dell’effetto serra la temperatura notturna è aumentata di 4 °C negli ultimi 40 anni e a causa di ciò le bovine faticano sempre di più a smaltire il calore accumulato durante il giorno. I bovini infatti sono, come l’uomo, organismi omeotermi, ma caratterizzati da temperature corporee diverse. Quando è caldo viene accelerato il ritmo respiratorio, per aumentare la quantità di calore liberabile con il vapor acqueo; aumenta l’ingestione di acqua e diminuisce quella del cibo. Quando è freddo gli animali suppliscono alle maggiori esigenze di calore aumentando l’ingestione degli alimenti e migliorando l’isolamento con l’esterno, creando maggiori riserve di grasso sottocutaneo e proteggendosi con peli più lunghi e fitti. I meccanismi di mantenimento l’omeotermia sono direttamente dipendenti dal metabolismo dell’animale, che varia in funzione delle caratteristiche dell’ambiente di stabulazione. Analizzando la curva della temperatura corporea interna dell’animale (figura 1) si individuano tre zone: a) la zona dell’omeotermia (C-D), in cui la temperatura si mantiene costante; Foto 5 - Doccette in sala d attesa. mangiatoia e lungo la mangiatoia stessa dovrebbero essere attivate per 2 - 3 minuti ogni 15 minuti. L’esperienza ha, infatti, dimostrato che la soluzione più efficace è quella di bagnare gli animali in modo intermittente. L’alternanza programmata dell’apertura delle valvole del sistema di bagnatura con il sistema di ventilazione, permette di 32 b) la zona di ipotermia (E-C), in cui la pur elevata produzione di calore metabolico non è sufficiente a mantenere la temperatura corporea entro i valori normali; c) la zona di ipertermia (D-F), in cui all’opposto, la temperatura corporea aumenta, anche quale conseguenza dell’aumentata produzione di calore metabolico che l’animale non riesce a smaltire. All’interno della zone di omeotermia può essere individuata la zona di termoneutralità detta anche zona del benessere (A-B), nella quale si manifesta la minima produzione di calore metabolico: in questa zona l’animale mantiene omeotermia automaticamente con compensazioni fisiche, vasodilatazione o vasocostrizione. Si è constatato che il caldo eccessivo causa un abbassamento della produzione di latte, un abbassamento della percentuale di grasso e proteine, un aumento delle cellule somatiche, un notevole allungamento dell’interparto, un aumento dei problemi sanitari oltre ad un incremento della mortalità neonatale. Causando un danno economico pari a circa il 15% del reddito complessivo. M.G. Foto 6 - Bagnatura selettiva. sottrarre calore agli animali per evaporazione, inducendo una maggiore assunzione di alimento ed un notevole minore stress. Questa soluzione può essere azionata manualmente dall’allevatore oppure essere messa in azione grazie all’utilizzo di timer automatici. Altro aspetto molto importante e di grande beneficio dell’animale è il sistema di “bagnatura selettiva” per singolo animale (foto 6), che interviene con un sistema di bagnatura solo se l’animale è in posizione di assunzione dell’alimento, inducendo un effetto condizionato che porta l’animale ad aumentare l’ingestione, riducendo il grave fenomeno dell’inappetenza, tipica conseguenza dello stress da caldo. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Come impostare progettazione e gestione di queste strutture per ridurre i rischi degli allevatori. Le indicazioni di Pierluigi Navarotto, dell’Università di Milano Sili orizzontali Misure per la sicurezza degli operatori di Alessandra Ferretti ome per tutte le strutture edilizie dell’azienda zootecnica, a maggior ragione per quelle dedicate allo stoccaggio degli alimenti per il bestiame e all’insilamento è indispensabile mettere in atto misure di sicurezza che salvaguardino la vita degli operatori. Questo vale in particolare per la gestione e l’utilizzo dei sili orizzontali dedicati sia all’insilamento degli alimenti per bovini, sia delle biomasse per il biogas. Una panoramica dei rischi e delle soluzioni ce la fornisce Pierluigi Navarotto, docente di costruzioni rurali al Dipartimento di Scienze veterinarie per la salute, la produzione animale e la Sicurezza alimentare dell’Università di Milano. «I rischi maggiori – spiega Navarotto – sono legati soprattutto alla conformazione dei sili a trincea, vale a dire quelli costituiti da una platea, due pareti laterali di contenimento e generalmente una parete di fondo. La gestione e l’utilizzo di queste strutture consistono essenzialmente nella formazione del cumulo, nella sua compressione, nel posizionamento dei teli di copertura e nella loro rimozione durante il prelievo. Proprio tali operazioni possono esporre gli addetti a rischi con conseguenze molto gravi». Per essere conservato e somministrato ai bovini, il trattamento che il trinciato di I rischi per la sicurezza degli operatori sono presenti sia nella fase di raccolta e formazione del silo che in quella di prelievo del prodotto mais necessita prevede di fare uscire C INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 33 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Un esempio di come NON deve essere realizzato un silo orizzontale: i pericoli sono evidenti sia in fase di formazione che in fase di prelievo del prodotto. Il parapetto rialzabile. Nell’immagine è in fase attiva. andrebbe mantenuta una distanza dal fronte di circa 4/5 metri e comunque andrebbero di volta in volta sistemati segnali di limite per avvertire l’operatore del pericolo che corre nel superarlo. Tutto questo diventa ancora più pericoloso quando l’altezza del cumulo raggiunge i 6/8 metri. Questo problema spesso si riscontra nella pratica operativa quando, in presenza di una insufficiente dotazione aziendale di sili, si recupera il volume di stoccaggio aumentando l’altezza del cumulo. È una situazione che va assolutamente evitata per gli alti rischi. che comporta in termini di sicurezza. Per questo, aggiunge l’esperto, «anzitutto, la pendenza trasversale del cumulo non deve superare il 10-12%. Inoltre l’altezza massima del materiale deve garantire un franco di almeno 30/50 cm al di sotto del muro di contenimento. In questo modo si disporrà di un cordolo di contenimento in grado di ridurre significativamente il pericolo di ribaltamento, di cadute degli operatori e delle stessa trattrice compattatrice». I parapetti laterali l’aria in esso contenuta affinché la fermentazione acetica abbia inizio e poi si stabilizzi. A questo scopo è fondamentale non solo la pressatura (solitamente effettuata da una trattrice che scorre sulla massa), ma anche la copertura della massa con un telo in polietilene zavorrato con piastre o, meglio, con sacchetti ripieni di ghiaia. coperto di neve e ghiaccio). Dall’altra, può cadere dal fronte (vale a dire, se il fronte cede, l’operatore lo segue). Per questo Un capitolo a parte va dedicato ai parapetti laterali. «Si tratta», prosegue Navarotto, «di un presidio indispensabile per Durante la scopertura Quando giunge il momento di utilizzarlo, il trinciato viene scoperto manualmente dall’operatore, che sposta i pesi e il telo poco per volta. «Durante le operazioni di scopertura del trinciato», riferisce Navarotto, «possono accadere incidenti anche molto gravi. Da una parte, l’operatore può cadere dalle pareti laterali (soprattutto in inverno quando il telo è bagnato o, ancor peggio, 34 Il parapetto ripiegabile in fase di riposo consente di operare normalmente con il telo a cavallo della parete. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Nell immagine, una soluzione essenziale costituita da due semplici cavi d acciaio e dai montanti. Troppo spesso il parapetto viene visto dagli operatori con fastidio, per via dell intralcio che causa alla normale routine di lavoro. Il meccanismo di innalzamento - abbassamento del parapetto ripiegabile. ridurre i pericoli di cadute accidentali, anche se dagli operatori viene visto con enorme fastidio per l’intralcio che causa sulla normale routine di lavoro. In effetti, al fine di assicurare al silo una chiusura perfetta riducendo l’ingresso d’aria nella massa, la prassi di realizzazione prevede di posizionare il telo di politene a cavallo della parete del silo, in modo che l’insilato lo comprima contro la parete stessa. Una volta completati il riempimento e la costi- INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 pazione, la parte del telo rimasta all’esterno della parete viene riportata sul cumulo sigillandolo (l’aria non può infiltrarsi tra parete e biomassa in quanto il telo è aderente a questa). In tal modo si ha anche il vantaggio di proteggere la parete, almeno in parte, dalle corrosioni indotte dall’insilato che, come noto, a causa del basso pH, aggredisce fortemente il calcestruzzo». Per questo la stessa normativa sulle Tra le soluzioni possibili per la realizzazione dei parapetti, qui vediamo l installazione di una vera e propria passerella laterale di servizio. strutture in cemento armato, non sempre rispettata, suggerisce l’utilizzo di calcestruzzi di classe di resistenza all’aggres- 35 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA La passerella di servizio, piuttosto costosa, è realizzabile soltanto nelle pareti laterali di un silo a più comparti e non nelle pareti intermedie, che interferiscono pesantemente con la predisposizione del telo sulla parete, ostacolando la normale prassi di insilamento. sione chimica XA3 (Uni–En 206/1 e Uni 11.104). Le soluzioni possibili per la realizzazione di tali parapetti sono numerose. Tra que- 36 ste, ad esempio, l’installazione di una vera e propria passerella esterna al silo o la predisposizione di semplici montanti tra i quali si tenderanno delle funi. Si tratta, in ogni caso, di soluzioni fisse. La prima, in particolare, piuttosto costosa, realizzabile soltanto nelle pareti laterali di un silo a più comparti e non nelle pareti intermedie, che interferiscono pesantemente con la predisposizione del telo sulla parete, ostacolando la normale prassi di insilamento. Interessante per superare tale inconveniente una soluzione recentemente brevettata da un prefabbricatore costituita da una serie di montanti incernierati alla base, fissati sulla sommità delle pareti, e da funi di collegamento. Questa viene tenuta in fase di riposo, ovvero ripiegata sulle pareti, in fase di realizzazione del silo, consentendo la predisposizione del telo come se la recinzione non esistesse,mentre viene rialzata, tramite un agevole argano, in fase di utilizzo. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA La realizzazione di interventi di miglioramento sismico rappresenta uno strumento di prevenzione, oltre che una necessaria riparazione dei danni Terremoto/1 Edifici zootecnici danneggiati dal sisma: gli interventi di consolidamento L’autore è dell’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Agrarie. di Stefano Benni Disegni, immagini e specifiche tecniche a cura di Marco Peroni, ingegnere libero professionista con studio in Faenza (Ra). li interventi di ripristino e consolidamento di edifici zootecnici danneggiati da eventi sismici sono riconducibili a molteplici casistiche, dipendenti dalle caratteristiche della struttura e dalle criticità che, per effetto delle sollecitazioni, hanno potuto influire sul processo di danneggiamento. Sono tuttavia riconoscibili alcune tipologie di danno e quindi di intervento ricorrenti, per le quali è possibile evidenziare alcune strategie di intervento particolarmente efficaci G Nel caso di un edificio zootecnico tradizionale Per effetto delle violente scosse sismiche che hanno colpito il territorio di diversi comuni emiliani e mantovani nel 2012, numerosi fabbricati rurali tradizionali sono stati fortemente danneggiati, come documentato da Decanini et al. (2012) e da Benni (2012). Molti di questi edifici ospitano i locali originariamente adibiti a stalla e a fienile e, in diversi casi sono tuttora utilizzati da aziende agro-zootecniche per ospitare funzioni di servizio. Come noto, infatti, l’attività di allevamento richiede oggi spazi costruiti difficilmente compatibili con le caratteristiche delle stalle tradizionali, che tuttavia rappresentano elementi di un patrimonio architettonico di inestimabile valore culturale ed identitario per il territorio e quindi per le aziende agricole che vi operano. Per questi motivi, le stalle tradizionali vengono utilizzate in alcuni casi come locali di 38 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Figura 1. Schema assonometrico del consolidamento di un tratto di muratura perimetrale. deposito, oppure sono state recuperate come locali per l’accoglienza di clienti e visitatori e per lo svolgimento di attività multifunzionali. Anche i fienili tradizionali sono stati talvolta recuperati a tale scopo, oppure hanno mantenuto la loro funzione originaria, anche se, a causa del radicale incremento delle dimensioni degli allevamenti, sono divenuti insufficienti e sono stati quindi necessariamente integrati con ulteriori e più capienti fienili di nuova costruzione. Una forma di vulnerabilità strutturale sovente riscontrata negli edifici tradizionali in muratura è dovuta alla presenza di ragguardevoli altezze di interpiano che, in combinazione con muri perimetrali sottili (come nel caso delle murature ad una testa), danno luogo ad elevate snellezze dei paramenti portanti. Queste condizioni si riscontrano comunemente al primo piano, che nei fabbricati tradizionali è in genere anche l’ultimo: a questo livello, le INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 tecniche costruttive del passato prediligevano murature sottili perché sufficienti a sostenere i carichi limitati presenti alla sommità dell’edificio, rappresentati solamente dal peso della copertura; allo stesso tempo in questo modo si limitava il peso che gravava sulle murature sottostanti, che invece dovevano sostenere anche i carichi del solaio di primo piano e dei materiali che vi venivano stoccati. Le pareti con tali caratteristiche sono fortemente vulnerabili perché facilmente soggette a ribaltamento, anche in assenza di strutture di copertura spingenti, vista la usuale carenza di collegamenti tra le pareti stesse e le travi di copertura che sono semplicemente appoggiate ad esse. Normalmente, in corrispondenza degli appoggi delle travi principali, veniva realizzata una lesena che porta localmente ad un incremento dello spessore della muratura. Per contrastare il ribaltamento delle pa- reti, proprio in corrispondenza di tali lesene si può prevedere di realizzare di cerchiature metalliche con lamiera piegata e fissata alla muratura stessa con barre metalliche iniettate con resine epossidiche. Tali cerchiature dovrebbero poi essere ancorate ad appositi cordoli di cemento armato da realizzare nello spessore di tutta la muratura perimetrale. Inoltre, laddove siano presenti delle aperture che insistono su un muro ad una testa, è opportuno prevedere la relativa cerchiatura con elementi scatolari, che deve essere collegata, tramite saldatura, alla cerchiatura delle lesene (Figura 1). Una cerchiatura di questo tipo è opportuna anche nel caso di pilastri isolati in muratura, poiché è in grado di incrementare notevolmente la resistenza a compressione degli elementi e allo stesso tempo di conferire un determinato grado di resistenza e duttilità nei confronti delle sollecitazioni flessionali, proprietà altrimenti trascurabili per gli elementi in questo materiale (Figure 2 e 3). Inoltre, per contrastare il ribaltamento, in corrispondenza degli spigoli interno del fabbricato si può prevedere l’inserimento di profilati metallici a U, innestati sul cordolo in calcestruzzo armato, con la funzione di elementi di ritegno (Figura 4). Per quanto riguarda la criticità costituita dalla mancanza del collegamento tra pilastro e travi del solaio di copertura, si può intervenire con l’inserimento di piastre metalliche per rendere solidale il nodo trave-pilastro, garantendo un efficace collegamento e contrastando lo sfilamento delle travi stesse. Particolarmente delicata è la situazione dei solai tradizionali che costituivano il soffitto delle stalle e il piano del livello soprastante, generalmente destinato alla funzione di fienile. Si tratta infatti solitamente di solai con voltine di laterizi posti di piatto o di coltello, sorretti da profilati metallici a doppio T. Le voltine, essendo strutture spingenti in materiale fragile non reagente a trazione, possono risenti- 39 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Figura 2: Particolare tecnico dell intervento di cerchiatura di un pilastro in muratura. re gravemente delle sollecitazioni sismiche, poiché un’alterazione della loro configurazione geometrica dovuta alle scosse può determinare lesioni irreparabili o collassi locali. Inoltre il riempimento soprastante le volte, necessario per distribuire i carichi su queste e per formare un piano superiore orizzontale, costituisce una massa strutturale notevole, che se soggetta alle accelerazioni provocate dalle onde sismiche è in grado di trasmettere alla struttura sollecitazioni proporzionalmente elevate. Un’azione di consolidamento volta ad eliminare queste criticità può essere adottata mediante inserimento di una calotta in calcestruzzo armato con rete elettrosaldata all’estradosso delle volte, con pioli connettori ad angolo retto con un’estremità innestata nella volta in muratura e l’altra annegata nella calotta. Quest’ultima deve essere continua e rendere così fra loro solidali le diverse volte. Al fine di incrementare la capacità portante del solaio, inoltre, è opportuno rendere lo strato di calcestruzzo collaborante con i travetti metallici, saldando a questi dei connettori in acciaio, ossia dei pioli posti ad intervalli regolari che vengono ricoperti dal getto di calcestruzzo. Il riempimento so- 40 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Figura 3. Sezione trasversale di un fabbricato rurale tradizionale con stalla a volta e soprastante fienile con pilastri in muratura. Sono indicati gli interventi di consolidamento antisismico. Irrigidimento e collegamento al muro Allargamento della base fondale prastante deve poi essere realizzato con materiale alleggerito, al fine di minimizzare le masse inerziali (Figura 5). INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 Per quanto riguarda i solai di interpiano a struttura lignea, l’intervento di miglioramento sismico deve portare ad incre- mentare la rigidezza del piano senza pregiudicarne la necessaria elasticità e, allo stesso tempo, a rendere il più possibile efficaci e diffusi i collegamenti del solaio con i muri portanti. A tale fine un intervento di riconosciuta efficace consiste nella combinazione della creazione di un doppio tavolato ligneo di irrigidimento con l’introduzione di collegamenti fra le estremità dei travetti e la muratura, mediante piastre inchiodate all’elemento ligneo e vincolate all’esterno del paramento mediante un capochiave o una piastra metallica. A livello delle fondazioni, a seguito del- 41 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Figura 4. Schema assonometrico dell intervento di rinforzo della connessione fra paramenti murari perimetrali ortogonali. l’evento sismico in molti casi si sono verificati dei cedimenti con lesioni, favoriti dalla larghezza limitata che generalmen- INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 te hanno le fondazioni degli edifici tradizionali e dal fatto che, essendo in muratura, non sono in grado di resistere a fles- sione e quindi di costituire una struttura continua capace di sopperire agli effetti di sollecitazioni concentrate. In particolare, la larghezza limitata comporta l’azione di elevate pressioni sul terreno, che potrebbero essere drasticamente ridotte incrementando la superficie di contatto fra terreno e fondazione. In secondo luogo, la resistenza a flessione può essere conferita mediante l’inserimento di cordoli di calcestruzzo armato, che devono affiancare la struttura originaria. Nello specifico si può adottare un doppio cordolo, costituito da due parti che corrano una internamente ed una esternamente, collegate tra loro con elementi in calcestruzzo armato passanti attraverso fori praticati ad intervalli regolari nella fondazione esistente. Questo tipo di intervento ha il pregio di allargare la base di appoggio e di conferire una resistenza 43 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Figura 5. Sezione dell intervento di consolidamento del solaio di primo piano di una stalla tradizionale. capriata esistente in c.a.p. Figura 6: Esempio di assenza di collegamento efficace fra la trave principale e il piastro. Nell immagine sono visibili anche i tegoli di copertura poggianti sulla trave. flessionale che permette di ripartire su ampie superfici le azioni presenti nei punti maggiormente sollecitati. Nel caso di strutture in calcestruzzo armato prefabbricato Gli edifici monopiano a struttura intelaiata in calcestruzzo armato (c.a.), come ad esempio molti fienili e ricoveri attrezzi di aziende zootecniche, a seguito degli eventi sismici del 2012, hanno rivelato vulnerabilità strutturali dovute principalmente alla mancanza di collegamenti tra elementi strutturali e agli elementi di 44 pilastro esistente in c.a.v. fissaggio laterale con barra filettata M20 passante nella capriata sistema di collegamento tra capriata e pilastro formato da piastre in acciaio tipo S235 di spessore 10mm tasselli M14 innestati con resine epossidiche sul pilastro catena M20 con tenditori Figura 7. Assonometrie dei particolari esecutivo del consolidamento del nodo trave-pilastro in due configurazioni tipiche degli edifici zootecnici in c.a. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Figura 8. Particolare in sezione della realizzazione di un collegamento efficace fra la trave di copertura (struttura principale) e i tegoli (struttura secondaria). tegoli esistenti di copertura 100 squadrette in acciaio spessore 10mm di collegamento tra tegoli di copertura e capriate innestate nelle capriate con 2 barre filettate M14 e resine epossidiche 50 100 50 200 50 50 100 piastra in acciaio di spessore circa 2cm 50 50 fissaggio laterale con barra filettata M20 innestata nella capriata 10 100 capriate esistenti in c.a.p. 100 10 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 tamponamenti non adeguatamente ancorati alla struttura. Queste criticità, diffusamente descritte in un precedente articolo (Benni, 2013), vengono richiamate anche nella Legge 122/2012, che prescrive le modalità specifiche per favorire la ripresa delle attività produttive, comprese quelle agrozootecniche, in condizioni di adeguata sicurezza antisismica. Le problematiche ascrivibili alla carenza di collegamenti fra i vari elementi costruttivi, strutturali e non, sono più nello specifico catalogabili come segue: - assenza di collegamenti tra le capriate 45 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA squadrette in acciaio spessore 10mm di collegamento tra tegoli di copertura e capriate innestate nelle capriate con barre filettate M14 e resine epossidiche 558 437 rinforzo esterno mediante applicazione di fascia sottofinestra di altezza 20cm e sp.2,5cm di malta bicomponente tipo "planitop HDM maxi" con rete in fibra di vetro tipo "Mapegrid G120" 628 617 567 rinforzo interno del collegamento tra pilastri e tamponamenti in muratura mediante applicazione di strato di sp.2,5cm di malta bicomponente tipo "planitop HDM maxi" con rete in fibra di vetro tipo "Mapegrid G120" 694 20 catena Ø20 con tenditori e contropiastre di ancoraggio sp.10mm Figura 9. Sezione trasversale di un edificio di servizio in c.a. in cui sono visibili gli interventi di rinforzo strutturale relativi alla connessione fra la trave principale e i tegoli e fra la struttura verticale e gli elementi di tamponamento. collegamento tra pilastri e tamponamenti esistenti, una soluzione particolarmente efficace è rappresentata dall’applicazione di strati di malta bicomponente ad elevata duttilità, con rete in fibra di vetro o di carbonio, conformato in una o più fasce esterne e strisce verticali interne in corrispondenza dei pilastri (Figura 9). Tale intervento di rinforzo strutturale locale è necessario per impedire il ribaltamento dei tamponamenti e conferire un migliore grado di ammorsamento tra pilastri ed elementi non portanti. L’ancoraggio della rete tra interno ed esterno può essere opportunamente realizzato con fiocchi in materiale composito con fibre di vetro o di carbonio. Considerazioni conclusive La realizzazione di interventi di migliora- enni S., 2012. Sisma, i fattori di criticità. Il comportamento delle costruzioni rurali. Informatore Zootecnico, 12, pp. 32 – 40. Benni S., 2013. Edifici antisismici. Le caratteristiche strutturali. Informatore Zootecnico, 13, pp. 36 – 44. Decanini L.D., Liberatore L., Sorrentino L., 2012. Preliminary Report on the 2012, May 20, Emilia Earthquake, v.1, http://www.eqclearinghouse.org/2012-05-20-italy-it/ 46 tegoli esistenti di copertura larghezza 200cm ancoraggio con fiocchi in fibra di vetro BIBLIOGRAFIA B capriata esistente in c.a.p. 97 sistema di collegamento tra capriata e pilastro formato da piastre in acciaio tipo S235 di spessore 10mm 666 prefabbricate (travi principali) e i tegoli o pannelli di copertura dello stesso materiale; - assenza di collegamenti tra le travi principali e i pilastri che le sorreggono (Figura 6); - assenza di collegamenti tra i pilastri e i pannelli o le murature di tamponamento. Il consolidamento del collegamento tra le travi principali e i pilastri può essere efficacemente realizzato mediante la messa in opera di piastre metalliche di rinforzo con barre filettate innestate nelle travi con resine epossidiche (Figura 7). Inoltre, nel caso di strutture spingenti, come ad esempio le travi monolitiche a doppia pendenza, comunemente chiamate “travi a boomerang”, risulta opportuno l’inserimento di tiranti metallici trasversali, dotati di appositi tenditori per il pretensionamento, in grado di eliminare la spinta della copertura sui pilastri, che risultano quindi soggetti, in condizioni statiche, al solo sforzo normale di compressione e possono pertanto esplicare tutta la loro capacità di resistenza e duttilità a pressoflessione nel caso di sollecitazioni orizzontali, come quelle sismiche. Al livello di copertura è inoltre essenziale garantire un efficace collegamento fra la struttura orizzontale principale (la capriata in c.a.) e quella secondaria, generalmente costituita da pannelli o tegoli in c.a. che costituiscono il solaio di copertura, su cui viene posto il manto in tegole o pannelli. Tale connessione può essere realizzata grazie ad apposite piastre sagomate ancorate con barre filettate iniettate mediante resine epossidiche (Figura 8). Inoltre, per quanto riguarda il rinforzo del mento sismico, anche nella forma di rinforzi locali atti a sopperire le maggiori criticità riscontrate, porta ad incrementare la sicurezza antisismica del patrimonio costruito e rappresenta quindi uno strumento di prevenzione, oltre che una necessaria riparazione dei danni subiti dagli edifici. Tali pratiche sono infatti indispensabili nelle strutture coinvolte negli evinti sismici del 2012 e allo stesso tempo sono richieste in occasione di interventi edilizi che interessano le strutture di edifici realizzati prima dell’introduzione delle vigenti normative antisismiche. La realizzazione di opportune azioni di manutenzione delle strutture da parte delle aziende dovrebbe pertanto essere un’attività prevista, con cadenze regolari, e programmata anche a livello di amministrazione delle risorse economiche, al pari degli analoghi interventi sulle componenti impiantistiche e meccaniche dei mezzi di produzione. Queste pratiche possono infatti condurre ad un processo diffuso e costante di miglioramento della qualità del sistema costruito e di contestuale riduzione del rischio sismico, attraverso l’eliminazione delle principali criticità potenzialmente responsabili di collassi strutturali in caso di terremoto. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA Ancora dall’Università di Bologna, alcune indicazioni per la progettazione e la realizzazione, con criteri antisismici, di edifici zootecnici di nuova costruzione Terremoto/2 Edifici nuovi: soluzioni strutturali antisismiche L’autore è dell’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze Agrarie. di Stefano Benni I disegni tecnici strutturali sono a cura di Marco Peroni, ingegnere libero professionista con studio in Faenza (Ra). a progettazione e la realizzazione di edifici zootecnici di nuova edificazione richiedono in primo luogo il soddisfacimento di tutti i requisiti funzionali che consentono lo svolgimento delle molteplici le operazioni connesse al ciclo produttivo e garantiscono condizioni di benessere animale, sicurezza alimentare dei prodotti e sicurezza sul lavoro. La progettazione del fabbricato risulta pertanto un processo complesso e articolato, che discende dall analisi di molteplici dati legati alle caratteristiche fisiche e climatiche del sito, compresa la presenza di fabbricati esistenti, alle caratteristiche dell allevamento, agli obiettivi dell azienda agro-zootecnica e ovviamente ai dati dimensionali di produzione a cui sono strettamente connessi tutti i parametri dimensionali L TAB. 1 - PRINCIPALI PARAMETRI FISICI DEI TRE MATERIALI CONSIDERATI Peso specifico, (daN/m3) Resistenza caratteristica, fk (daN/cm2) Rapporto fk/ (cm) Acciaio da carpenteria 7850 2750 350 Legno 800 200 250 Calcestruzzo armato 2500 400 160 Materiale I valori indicati in tabella si riferiscono a materiali di classe intermedia. “Resistenza caratteristica”: per il legno si considera la resistenza a compressione parallela alle fibre; per il calcestruzzo armato la resistenza a compressione del calcestruzzo. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 47 106.36 9.00 8.00 10.00 dell’edificio e, di conseguenza, l’entità dell’investimento e gli oneri di gestione. L’organismo edilizio deve rispondere ai molteplici requisiti discendenti dalle esigenze funzionali attraverso i sottosistemi che, integrandosi, lo compongono: quello strutturale (ossatura portante), quello distributivo (partizioni interne ed involucro esterno) e quello impiantistico (canalizzazioni ed apparati tecnologici). 1.43 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA 106.57 Strutture intelaiate Concentrando l’attenzione sul sottosistema strutturale, è ampiamente riconosciuto che le strutture intelaiate sono quelle che rispondono maggiormente ai vari requisiti funzionali degli edifici zootecnici. Il motivo risiede nel fatto che, come noto, questa tipologia strutturale, costituita da elementi prevalentemente monodimensionali, consente la libertà di organizzazione distributiva della pianta e dell’involucro. Queste opportunità consentono di organizzare lo spazio interno dell’edificio nella maniera più funzionale alle esigenze della produzione. A titolo di esempio, nel caso di un alleva- Figura 1 - Sezione e modello strutturale 3D di un deposito agricolo antisismico con struttura in acciaio (progetto architettonico: arch. Luca Frontali; progetto strutturale: ing. Marco Peroni). mento di bovine da latte a stabulazione libera sono necessari ampi spazi interni continui per ospitare la zone di riposo, quella di alimentazione, la corsia di foraggiamento e l’accesso alla sala di mungitura. Tali spazi devono poter comunicare fra di loro o direttamente, o attraverso opportuni divisori che possano essere spostati o rimossi con il massimo della flessibilità. Inoltre in questo tipo di allevamento sono da prediligere le soluzioni edilizie aperte, che garantiscano elevati livelli di ricambio d’aria mediante ventilazione naturale, con la possibilità di predisporre lungo le superfici perimetrali teli ombreggianti e di protezione dal vento in relazione alle diverse condizioni climatiche. Tre tipologie di materiali Figura 2. Modello tridimensionale della struttura lignea di una stalla per equini (ing. Marco Peroni). 48 Le soluzioni materiche più indicate per la realizzazione di questi tipi di struttura sono riconducibili a tre classi principali: le strutture metalliche, generalmente in acciaio da carpenteria, le strutture prefabbricate in calcestruzzo armato e le strutture in legno. Le principali caratteristiche di questi materiali sono descritte dai parametri riportati nella tabella 1. Come noto, l’acciaio ha un peso specifico di gran lunga superiore rispetto agli altri materiali considerati, ma ha anche INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA 20 25 % 20 za Penden 20 20 2 70 3 24 4 30 70 pendenz a t erreno Corsia di Foraggiament o 15 % Box Cavalli pend. 2,5% pend. 2,5% Box Cavalli Figura 3 - Prospetti della stalla (progetto di arch. Vieri Franceschini). una resistenza più che proporzionalmente elevata. Infatti, calcolando il rap- INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 porto fra la resistenza e il peso specifico, osserviamo che l’acciaio garantisce le prestazioni più elevate, seguito da legno e quindi dal calcestruzzo armato. 49 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA 16 157 20 12 77 travi in legno sez 16x20 16 12 12 20 16 12 tavolato in legno spessore 3cm 264 fittoni in barra M20 pilastri in legno sez 20x20 capriata in legno con elementi sez 16x20 324 20 20 pilastri in legno sez 20x20 controventi verticali in barra M16 bicchiere metallico spessore 5mm con 2 barre passanti M4 15 30 30 26 platea in cls spessore 30cm armata con doppia rete Ø10/20"x20" e spille di collegamento 6Ø6/mq piastra di base sez 400x400x10mm con 2+2 tirafondi M16 cls magro spessore 15cm bonifica con misto granulare compattato a strati Figura 4 - Sezione trasversale della stalla (ing. Marco Peroni). In altri termini, i dati riportati in tabella 1 indicano che una lastra di acciaio di spessore 1 cm è in grado di sostenere un carico pari 350 volte il proprio peso, un elemento di legno dello stesso spessore può sostenere 250 volte il proprio peso e uno strato di calcestruzzo armato dello spessore di 1 cm può reggere “solo” 160 volte il proprio peso. Questi dati permettono di capire perché, a parità di altre condizioni, le strutture in calcestruzzo armato sono sempre più pesanti e visibilmente più voluminose rispetto a quelle in acciaio, che vengono invece comunemente considerate strutture “leggere”, benché il materiale abbia il massimo peso specifico. Duttilità globale Un altro dato fondamentale per comprendere le prestazioni delle diverse soluzioni strutturali è la duttilità, ossia la proprietà della costruzione di deformarsi oltre il limite elastico, quindi danneggiandosi, e di dissipare conseguentemente energia. Questa caratteristica è di 50 fondamentale importanza per fronteggiare le scosse sismiche, come spiegato in un precedente articolo (Benni, 2013). In particolare è interessante conoscere la duttilità globale, ossia la proprietà che ha l’intera struttura di esibire il comportamento descritto, tenendo conto sia delle caratteristiche fisiche dei materiali, sia di quelle geometriche derivanti dall’assemblaggio dei vari elementi che compongono l’edificio. La duttilità globale è strettamente correlata al fattore di struttura q0, che ne fornisce una chiara quantificazione. Più precisamente q0 è il fattore per il quale può essere divisa l’entità dell’azione sismica, espressa in termini di massima accelerazione del terreno, al fine di definire la sollecitazione massima rispetto alla quale l’edificio deve resistere senza danneggiarsi. La restante parte dell’azione sismica viene invece fronteggiata mediante la duttilità, ossia mediante la capacità della struttura di dissipare energia danneggiandosi in modo controllato. Ad esem- pio, q0 = 4 significa che la struttura deve essere in grado di resistere senza danneggiarsi a terremoti che provocano ¼ della sollecitazione sismica massima attesa, mentre per effetto di terremoti più violenti deve essere in condizione di danneggiarsi senza però arrivare a collasso. I valori della duttilità globale previsti dalle vigenti norme tecniche, basati su analisi del comportamento delle strutture oltre il limite elastico, sono riportati in tabella 2, relativamente alle soluzioni strutturali idonee per la realizzazione di edifici zootecnici. Dalla tabella appare evidente che le strutture in acciaio sono quelle in grado di garantire i massimi livelli di duttilità e questa proprietà, unitamente a quelle relative alla resistenza sopra riportate, rendono questo materiale adeguato alla realizzazione delle strutture più complesse, come ad esempio l’edificio agricolo riportato in figura 1. Diversamente, per le altre soluzioni costruttive sono previsti valori diversificati a seconda della classe di duttilità a cui INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 DOSSIER / EDILIZIA ZOOTECNICA TAB. 2 - DUTTILITÀ GLOBALE DI DIVERSE SOLUZIONI STRUTTURALI Struttura Duttilità globale, q0 Struttura metallica intelaiata con controventi concentrici 4,0 Struttura in legno a portali iperstatici 2,5 - 4,0 Struttura prefabbricata in calcestruzzo armato a pilastri isostatici 2,5 – 3,5 “Duttilità globale”: in termini di “fattore di struttura” q0, come previsto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni. appartiene la struttura. Infatti, operando una opportuna progettazione dei dettagli costruttivi, in particolare quelli relativi alle zone più critiche della costruzione in caso di terremoto, è possibile conseguire una classe di duttilità elevata e pertanto valori maggiori di q0. In ogni caso appare evidente che le strutture in calcestruzzo hanno in tutti i casi duttilità inferiore rispetto a quelle in acciaio, che invece possono essere eguagliate da quelle in legno. Strutture in legno Le strutture in legno possono quindi rappresentare una alternativa interessante alle altre tecnologie costruttive, purché si rispettino i requisiti esecutivi che portano al conseguimento di una classe di duttilità elevata. In alcuni contesti, la scelta del legno come materiale da costruzione può contribuire a migliorare l’inserimento paesaggistico del- l’edificio. Dal punto di vista tecnico, una struttura in legno è costituita da una intelaiatura di aste lignee inflesse, pressoinflesse o tese, integrate da tiranti metallici con funzioni di controventamento (generalmente disposti a croce) o di eliminazione della spinta della copertura (tiranti orizzontali). In figura 2 è riportato lo schema strutturale di una stalla antisismica per equini, nel quale sono chiaramente distinguibili i diversi tipi di aste. La stalla, i cui prospetti sono riportati in figura 3, è caratterizzata da una tecnologia costruttiva semplice, esemplificata nella sezione del portale trasversale tipico, illustrata in figura 4. In particolare, la presenza di elementi di dimensioni e peso contenuti, come le aste lignee non più lunghe di 3 m, facilitano il trasporto e il processo costruttivo anche in contesti territoriali marginali, BIBLIOGRAFIA B enni S., 2013. Edifici antisismici. Le caratteristiche strutturali. Informatore Zootecnico, 13, pp. 36 – 44. Decreto ministeriale (infrastrutture) 14 gennaio 2008. Approvazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni (G.U. n. 29 del 4 febbraio 2008). dove l’operatività può essere limitata dalle condizioni fisiche del sito. Soluzioni tutte idonee I dati riportati e gli esempi sinteticamente illustrati mostrano che, complessivamente, le diverse soluzioni strutturali considerate sono tutte idonee per la realizzazione di edifici zootecnici rispondenti ai vari requisiti funzionali previsti. Sono però diverse, anche notevolmente, le proprietà fisico-meccaniche specifiche dei materiali e quelle generali delle configurazioni costruttive risultanti. Appare quindi evidente che una attenta analisi delle caratteristiche prestazionali dei diversi materiali da costruzione e delle caratteristiche globali delle possibili tipologie strutturali è fondamentale per potere compiere una scelta ponderata in merito alla tecnologia costruttiva meglio rispondente a ogni singolo caso progettuale. Il nuovo portale dell’agricoltura www.agricoltura24.com INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 51 TECNICA / AZIENDE E PRODOTTI Proposta una linea di prodotti a base di vitamine, estratti dalle erbe. Potrebbe aiutare ad affrontare il problema del bilancio energetico negativo nella vacca in lattazione In collaborazione con VITASOL Vitamine Dalle erbe per la salute dei bovini di Orlando Fortunato e vacche da latte, a causa della selezione genetica cui sono state sottoposte negli ultimi decenni, hanno subito dei cambiamenti ormonali che intervengono soprattutto nella prima fase di lattazione. Gli allevatori sono ben consci del problema , tanto è vero che questa fase viene ben identificata come “transition cow”, per la quale è sempre più difficile trovare la giusta quadratura del cerchio. Un aiuto per ridurre i problemi viene però dalla natura, che ha messo a nostra disposizione erbe particolari in grado di sopperire alle dismetabolie derivanti da questo difficile periodo. Da queste erbe Vitasol, azienda bresciana produttrice di mangimi complementari e premiscele per l’alimentazione zootecnica, ha tratto il meglio e realizzato una speciale linea di prodotti, la “linea Phyto”, per ridurre i problemi dovuti al naturale deficit energetico tipico delle bovine ad alta produzione. Sono prodotti completamente naturali che svolgono un’azione diretta nell’efficientamento della utilizzazione del glucosio. Il glucosio del sangue (glicemia) proviene dai carboidrati contenuti negli alimenti nel periodo successivo al pasto oppure dal fegato (e in minore misura dai reni) nel periodo fra un pasto e l’altro. Durante il pasto, e immediatamente dopo, il fegato non produce più glucosio ma lo immagazzina per renderlo poi disponibile lontano dai pasti. Per utilizzare il glucosio quasi tutte le cellule hanno bisogno di insulina, un ormone prodotto dal pancreas. Quando il sistema funziona in maniera corretta, il pancreas produce esattamente la quantità di insulina necessaria, mentre il fegato “copre” gli eventuali deficit di glucosio nel sangue. Negli ultimi anni la pressione genetica ha provocato un cambiamento ormonale, privilegiando la secrezione Helicteres isora. L Andrographis paniculata. 52 INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 TECNICA / AZIENDE E PRODOTTI del somatotropo a scapito dell’insulina, modificandone i rapporti reciproci: i soggetti sono diventati più insulinoresistenti soprattutto a livello dell’apparato mammario, per cui la mammella ha la priorità assoluta nella utilizzazione del glucosio , generando chetosi sempre più frequenti e problemi di fecondità sempre maggiori (“nebal”, bilancio energetico negativo). I prodotti della linea Phyto di Vitasol sono in grado di stimolare il metabolismo glicemico a livello cellulare aumentando l’efficienza della utilizzazione del glucosio e quindi diminuendo il gap energetico che si crea inevitabilmente nelle prime fasi di lattazione. I componenti principali sono delle piante che agiscono nella direzione della miglior utilizzazione del glucosio a livello mitocondriale. Le piante in questione Andrographis paniculata. Aumenta l’utilizzazione del glucosio in carenza di insulina: il suo principio attivo andrographolide favorisce l’assorbimento del glucosio a livello delle cellule. Helicteres isora. Helicteres possiede un’azione insulino sensibilizzante e ipolipidemica il che contribuisce ad alleviare la steatosi a livello epatico che si ingenera quando si ha accumulo negli epatociti di grassi incombusti. Achyrantes aspera. Achyrantes possiede una spiccata azione antiossidante Achyrantes aspera. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 Tinospora cordifolia.. contrastando l’ossidazione lipica e incrementando l’azione contro i radicali liberi che interferiscono sull’attività cellulare. Tinospora cordifolia. Tinospora aumenta le riserve di glicogeno a livello epatico favorendo il suo rilascio al momento del bisogno e quindi è elettiva nelle prime fasi di lattazione. Azadiracta indica. Azaditacta induce un significativo incremento nel livello di glicogeno epatico il che porta a sopperire a carenze glicemiche nelle prime fasi di lattazione. Piper longum. Piper longum favorisce una più efficiente captazione del glucosio da parte delle cellule, migliorando il bilancio energetico dell’animale. Sempre da una selezione di erbe ed estratti vegetali ad azione antinfiammatoira e antipiretica è stato infine realizza- Piper longum. Azadiracta indica. to un mangime complementare che migliora la sanità della bovina in allevamento, migliorandone le prestazioni produttive e riproduttive. I quattro prodotti La nuova linea Phyto di Vitasol si traduce in quattro prodotti specifici: - Phytonic: va utilizzato durante il periodo di asciutta e nei primi 100 giorni di lattazione quando la insufficiente utilizzazione del glucosio esplica i suoi effetti più negativi (vacche e bufale in asciutta 70 g/capo/die; vacche e bufale nei primi 100 gg di lattazione 100g/capo/die). - Phyto Unicow: va utilizzato in lattazione quando la insufficiente utilizzazione del glucosio esplica i suoi effetti più negativi (vacche da latte : 500-600g/capo/die; bufale da latte: 400-500g/capo/die). - Phytoprepart: va utilizzato durante il periodo di asciutta quando la insufficiente utilizzazione del glucosio può avere ripercussioni negative sul secondamento e le conseguenti dismetabolie durante il periodo di lattazione (vacche in asciutta: 250-300 g/capo/die). - Phytospir 100: mangime complementare per ruminanti ricco di erbe ed estratti vegetali ad azione antinfiammatoria e antipiretica. Per saperne di più, si può contattare la Vitasol. Eccone i recapiti: Vitasol, via del Boscone 15, 25014 Castenedolo (Bs). Tel.: 030.2739611. Web: www.vitasol.it 53 LA PAROLA ALL´INDUSTRIA Obiettivo: la promozione della coltura e delle altre proteaginose Sipcam annuncia la nascita dell’associazione Soia Italia nata “Soia Italia - Associazione proteine sostenibili”, lo annuncia Sipcam Italia, che spiega: «Soia Italia è un’associazione fondata da Sipcam Italia e da Cortal Extrasoy che ha come primario obiettivo la promozione della coltura della soia e delle altre colture proteaginose all’interno del territorio italiano, la diffusione della conoscenza e l’evoluzione della filiera, con particolare attenzione alla qualità, alla sostenibilità ambientale ed eco- È nomica, alla ricerca e all’innovazione». Nata senza scopo di lucro, Soia Italia «si occuperà della diffusione dell’informazione tecnica ed economica al fine di sostenere la coltura della soia nelle nostre campagne e di creare dialogo tra chi produce e chi trasforma i semi di soia, in modo da contribuire a promuovere il sistema produttivo, comprese la tracciabilità e la certificazione della soia italiana». Come primo passo della sua attività Soia Italia ha impostato percorsi agronomici innovativi in alcune aziende agricole negli areali di coltivazione più importanti, in cui vengono testate nuove tecniche di coltivazione (strip till, precision farming, microirrigazione) e nuovi mezzi tecnici (prodotti ad azione nutrizionale e biostimolante che inducono la resistenza naturale della pianta di soia ad una serie di stress, idrico, da diserbo e da elevate temperature). Per ulteriori informazioni su Soia Italia contattare: [email protected] Il prodotto permette un controllo di tutte le tipologie di mosche, compresa quella pungente Twenty One, da Newpharm un moschicida definitivo wenty One è un insetticida in polvere idrosolubile a base di Azametiphos, principio attivo molto noto per la sua elevata azione abbattente e lungo effetto residuale. La sua azione si esplica sia per contatto che per ingestione, mostrando una particolare efficacia contro le mosche, anche in situazioni ove queste si mostrino resistenti. L’elevata presenza nella formulazione di sostanze zuccherine conferisce al T 54 prodotto una particolare appetibilità da parte delle mosche. Twenty One si può applicare a spruzzo, sciogliendo 250 gr di prodotto in 2 litri di acqua. Applicare la soluzione con comuni nebulizzatori e/o pompe irroratrici su zone mirate, scelte tra quelle maggiormente frequentate dalle mosche. I consigli di Newpharm: per aumentare ancor di più l’attrattività e ottenere la massima resa del prodotto inte- INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 LA PAROLA ALL·I NDUSTRIA grare alla soluzione ottenuta, 50 ml di latte fresco. Twenty One si può inoltre applicare per pittura murale, sciogliendo 250 gr di prodotto in 150-250 ml di acqua applicando la soluzione ottenuta a spot. I consigli di Newpharm: prima di spennellare rimuovere velocemente lo sporco/polveri dalle zone prescelte. In questo modo il prodotto non viene assorbito dalla polvere ed esplica la sua massima attività e persistenza. Per far provare la sua efficacia da quest’anno è presente nel territorio una squadra di promoter. Per maggiori informazioni: Newpharm srl - Via Tremarende, 24/B - 35010 Santa Giustina in Colle (Pd) - Tel. 049 9302876 - Fax 049 9320087 [email protected] www.newpharm.it L’azienda è leader nelle soluzioni tecnologiche per impianti di mungitura Certificazione Iso 14001 InterPuls tra i primi in Europa a sostenibilità di filiera sarà una sfida importante per il futuro dell’allevamento da reddito. La zootecnia di precisione non sarà più una pratica per pochi, virtuosi allevatori ma diventerà un strumento basilare che permetterà di ridurre l’impatto ambientale e i costi di gestione degli allevamenti. InterPuls - realtà leader nelle soluzioni L 56 tecnologiche per impianti di mungitura - taglia un nuovo traguardo nell’anno del quarantesimo anniversario, la certificazione ambientale Iso 14001. Con questa certificazione l’azienda di Albinea (Re) è tra i primi operatori del settore in Europa a raggiungere questo importante riconoscimento. La certificazione Iso 14001 testimonia che InterPuls - a qualsiasi livello - opera con una grande attenzione sulle tematiche ambientali. «La certificazione - spiega Gabriele Nicolini, direttore generale di InterPuls - non ci è stata imposta da nessun ente o legislazione. Abbiamo raggiunto questo traguardo dando continuità ad azioni ed investimenti iniziati qualche anno fa». «Non avremmo mai raggiunto questo traguardo - aggiunge Beatrice Ligabue, presidente di InterPuls - senza le persone. La passione e la dedizione di tutti è stato il terreno fertile che ci ha permesso di arrivare alle certificazione; in modo naturale, graduale, senza dover intervenire sull’operatività o sull’organizzazione aziendale». Impegno quotidiano, passio- INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 LA PAROLA ALL·I NDUSTRIA ne, formazione e ricerca; questi sono i quattro punti di forza che hanno permesso ad InterPuls - oltre che di certificarsi Iso 14001 - di arrivare ad operare in più di 70 paesi nel mondo. Di rilievo il comportamento “eco-friendly” parte dai prodotti: «Le nostre soluzioni continua Nicolini - assicurano un basso consumo energetico. I processi produttivi sono stati ottimizzati per ridurre gli scarti e la maggior parte dei polimeri che compongono i nostri componenti sono 100% riciclabili». «Prodotti “energy saving” e processi aziendali ottimizzati aggiunge Beatrice Ligabue abbattono drasticamente la produzione di CO2. Il nostro focus per il futuro resta fermo sull’ obiettivo di raggiungere sempre il miglior compromesso possibile tra tecnologia, costi e rispetto per l’ambiente». InterPuls ha sede ad Albinea (Re). Per info: [email protected] , www.interpuls.com Accordo tra l’industria olandese e l’azienda tedesca Osterland Agrar In un allevamento in Germania ben 44 robot Lely Astronaut ely ha concluso un accordo per l’installazione di ben 44 robot di mungitura Lely Astronaut con l’azienda Osterland Agrar GmbH di Frohburg, nell'est della Germania, Una volta ultimata la fase di installazione dei robot, che andrà da ottobre di quest'anno fino a metà del 2015, questo allevamento diventerà la più grande azienda al mondo con un sistema di mungitura robotizzata. Grazie a questa importante innovazione, le 2.500 bovine da latte dell'allevamento potranno essere monitorate e accudite una per una. Grazie al sistema di mungitura robotizzata Lely Astronaut, è possibile monitorare dei fattori chiave nei grandi allevamenti anche a livello di singolo animale, fattori che non sono controllabili in un allevamento gestito con sistemi di mungitura convenzionale. La gestione più efficiente del personale che ha maggior tempo per L 58 concentrarsi sulle problematiche chiave dell’allevamento e la gestione su singolo capo sono solo due delle ragioni per cui i grandi allevamenti si stanno rendendo sempre più conto che il sistema di mungitura robotizzata Lely Astronaut rappresenta e assicura il miglior investimento in termini di profitto. Il concetto Lely Dairy XL (per l’implementazione di progetti di mungitura robotizzata specifici per aziende di grandi dimensioni, XL appunto) e le esperienze positive maturate con i robot Lely sono stati i fattori decisivi per cui Osterland Agrar ha scelto Lely. I robot verranno collocati in sei nuove stalle. Oltre a questo progetto dalle dimensioni impressionanti, sono stati realizzati, sempre in Sassonia, altre due importanti installazioni: una da 16 robot di mungitura in fase di completamento che entro fine anno mungerà mille bovine e sarà equipaggiata con tre spingiforaggio Lely Juno (che consentono di rendere molto più efficiente l’assunzione giornaliera di alimento da parte delle bovine), un’altra da 21 robot di mungitura Lely Astronaut A4 già in funzione con ottimi risultati. Secondo Gunnar Althoff, a capo del Lely Center in Sassonia, questa diffusione è una conferma dello sviluppo del concetto Lely Dairy XL nell'area: "Tre delle quattro più grandi aziende al mondo con robot di mungitura si tro- vano in questa regione. Grazie all'innovativa e proficua tecnologia della robotizzazione e al concetto pratico e personalizzabile per i grandi allevamenti, Lely Astronaut A4 è ormai diventata un'alternativa economicamente vantaggiosa se comparata alla mungitura convenzionale a giostra o quella automatica nelle aziende più grandi." Per maggiori informazioni contattare Dario Finocchiaro, Lely Italia: [email protected] +39 02 98237610. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 VETERINARIA Studio olandese: questa terapia fa aumentare l’incidenza di mastite clinica Terapia selettiva? Più mastiti a riduzione della prevalenza delle infezioni intramammarie (IMI) rappresenta l’obiettivo della terapia della vacca in asciutta (TVA), eliminando le infezioni esistenti al momento della messa in asciutta e prevenendo quelle nuove durante tale periodo. Per motivi di sanità pubblica tuttavia l’utilizzo preventivo di antibiotici è visto sempre con maggior preoccupazione. Uno studio olandese (Scherpenzeel e coll., 2014) ha valutato la TVA selettiva in 1657 vacche (97 aziende) con bassa conta delle cellule somatiche (SCC), intesa come <150.000 cell/mL per le primipare e <250.000 cell/mL per le multipare, all’ultimo controllo prima della messa in asciutta. Lo studio ha previsto il trattamento con antibiotici per la messa in asciutta di due quarti mammari per ogni animale, mentre gli altri due, non trattati sono stati considerati controlli. Lo scopo è stato quello di determinare l’effetto della TVA sulla ma- L stite clinica, sullo stato batteriologico, sulla SCC e sull’utilizzo di antibiotici a livello di quarti. Dall’analisi dei dati è emersa un’incidenza di mastite clinica 1,7 volte maggiore nei quarti non trattati, rispetto ai quarti messi in asciutta con antibiotici. L’agente eziologico responsabile di mastite clinica prevalente in entrambi i gruppi è risultato lo Streptococcus uberis. Per quanto riguarda la SCC al parto e a 14 giorni di lattazione è risultata significativamente superiore nei quarti messi in asciutta senza antibiotici (rispettivamente 772.000 e 46.000 cell/mL) rispetto ai quarti messi in asciutta con antibiotici (rispettivamente 578.000 e 30.000 cell/mL). I quarti con una SCC elevata al momento della messa in asciutta e quelli con coltura positiva per i patogeni maggiori alla messa in asciutta hanno evidenziato un rischio maggiore di SCC superiore a 200.000 cell/mL il giorno 14 di lattazione, rispetto ai quarti con SCC bassa e ai quarti con coltura negativa per i principali patogeni alla messa in asciutta. Per i quarti con coltura positiva ai principali patogeni al momento della messa in asciutta si osservava una tendenza a un maggiore rischio di mastite clinica. La TVA selettiva, ovvero il non utilizzo di TVA nelle vacche con SCC bassa al momento dell’ultima determinazione prima della messa in asciutta, ha evidenziato un aumento significativo dell’incidenza di mastite clinica e aumento della SCC. Pertanto la riduzione dell’uso di antibiotici nei quarti messi in asciutta senza TVA può determinare un aumento dell’utilizzo di antibiotici per il trattamento della mastite clinica. Mara Badan Con Izsler e Fnovi Macellazione d’urgenza formazione e-learning Sperimentazione canadese Diagnosi otite vitello efficace l’ecografia Ricerca israeliana La neospora aumenta la frequenza di aborti In riferimento alla nota del ministero della Salute (26/6/14) in tema di macellazione speciale d’urgenza (Msu), in particolare per quanto riguarda la definizione delle competenze tra veterinario ufficiale e libero professionista, il Centro di referenza per la formazione in sanità pubblica veterinaria presso l’Izsler, in collaborazione con la Fnovi, ha predisposto un intervento formativo. La relativa documentazione è consultabile nella piattaforma e-learning dell’Izsler e della Fnovi solo da utenti identificati dal sistema. L’otite media è una patologia comune nel vitello che può essere subclinica, rendendo quindi difficile la diagnosi. Uno studio condotto presso l’università di Montreal (Canada) ha valutato la validità e la specificità dell’ ecografia della bolla timpanica per la diagnosi di otite media clinica e subclinica in 40 vitelli di 19-50 giorni di età di un allevamento da carne, con lo scopo di definire la riproducibilità della tecnica. E’ emersa una bassa sensibilità e una alta specificità dell’esame ecografico con una riproducibilità moderata per la diagnosi. La neosporosi è una delle principali cause di aborto infettivo bovino. Per analizzare l’impatto della malattia sulla percentuale di aborto nelle vacche è stato condotto uno studio da alcuni ricercatori dell’università di Gerusalemme e di Bet Dagan (Israele) in un allevamento di bovini da latte endemico per Neospora caninum. È stata indagata la presenza di anticorpi in 1.078 vacche gravide e la percentuale di aborti: è emerso che le vacche sieropositive hanno una frequenza di aborto tre volte superiore alle sieronegative. INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 59 TARIFFE: minima 9,00. Oltre 15 parole 0,70 a parola, in neretto L. 0,80 a parola. Modulo (cm 4 × 4) 126,00 per TERRA E VITA e INFORMATORE ZOOTECNICO Tutti i prezzi si intendono Iva inclusa. I testi degli annunci dovranno pervenire almeno 30 giorni prima della data di copertina. Indirizzare domande e risposte a: New Business Media srl Piazza Galileo Galilei 6, 40123 Bologna (sede operativa) Per il pagamento attendere la fattura ATTREZZATURE CARRO MISCELATORE SEMOVENTE FARESIN - METRI CUBI 27 – HP 240 – ORE 2500 – ANNO 2009 IN CONDIZIONI PERFETTE . RICHIESTA 70.000 EURO FULL OPTIONAL. CELL 335 6850369 Ann. 764/14/G VENDO SPANDICONCIME INTERRATO 5 FILI DOLMEC, VASCA INOX, MOTORE IDRAULICO. PERFETTO MAI USATO. SICILIA. 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Ann. 752/13/P Ann. 751/13/G DOMANDE DI LAVORO SOCIETÀ AGRICOLA BLUSOL SRL A LAMEZIA TERME, 30 ETTARI, DI CUI 6 ETTARI DI SERRE FOTOVOLTAICHE, CERCA DIRETTORE TECNICO/COMMERCIALE AGRONOMO O PERITO AGRARIO PER CONDUZIONE AZIENDA, DAL PUNTO DI VISTA AGRONOMICO E COMMERCIALE. IL CANDIDATO DOVREBBE ESSERE RESIDENTE NELLA ZONA. COMPETENZE ED ESPERIENZA - LAUREA IN AGRARIA O DIPLOMA DI PERITO AGRARIO - ESPERIENZA PIU’ DI DUE ANNI - BUONE DOTI DI PROBLEM SOLVING INVIARE CURRICULUM A: [email protected] Ann. 759/14/P AZIENDA ZOOTECNICA ANCELLOTTI SERGIO E ROBERTO, DI PRIMARIA IMPORTANZA, CERCA PERSONA DA INSERIRE NEL PROPRIO ORGANICO COME ADDETTO ALL’ALIMENTAZIONE E TUTTOFARE. INVIARE CURRICULUM A: [email protected] O FAX 0525/975050. VENDESI PROVINCIA DI PALERMO MAGNIFICO ULIVETO HA 33, IMPIANTO GOCCIA – LAGO ARTIFICIALE – STRADA – CASEGGIATO. TELEFONARE ALLO 091/321875. 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La zootecnia di precisione, chiamata anche precision livestock farming (plf), è un sistema di gestione degli allevamenti realizzato mediante uno spinto ricorso a informatica e telematica, comunicazioni “mobile” comprese: controllo a distanza dei singoli animali, alimentazione personalizzata capo per capo, rilevamento automatizzato di calori, malattie, quantità e qualità del latte, accrescimento dell’animale, eccetera. Queste informazioni vengono rilevate tramite pedometri, collari, webcam, sensori vari installati negli impianti di mungitura, nei carri unifeed, nei cancelli... Appositi softwa- re poi elaborano questi dati per ricavarne monitoraggi e indicazioni gestionali. E l’allevatore può controllare queste elaborazioni e segnalazioni anche a distanza, grazie al tablet o allo smartphone. Si tratta dunque di una problematica che può essere discussa a fondo solo facendo diretto riferimento alle ultime soluzioni tecnologiche proposte dalle industrie. E sarà proprio questa la modalità con la quale la tavola rotonda di Cremona affronterà la questione. Gonzaga, 6-14 sett. 2014 Millenaria, zootecnia e macchine agricole Francia, 1-3 ottobre 2014 Sommet de l El evage a Clermont-Ferrand Torino, 23-27 ott. 2014 Salone del Gusto sulla cultura del cibo La Fiera Millenaria di Gonzaga (Mn) si tiene ogni anno tra la prima e la seconda domenica di settembre; quest’anno l’appuntamento è dal 6 al 14 settembre. La Millenaria, sottolinea il sito www.fieramillenaria.it , si qualifica come Fiera Nazionale dell’Agricoltura. Ma al suo interno trovano grande evidenza, ed esercitano particolare richiamo, le mostre zootecniche. Importante anche la parte della fiera dedicata alle macchine agricole. Per informazioni: Fiera Millenaria di Gonzaga srl, via Fiera Millenaria, 13 - Gonzaga (Mn). Tel. 0376.58098 - email [email protected] , web www.fieramillenaria.it Soprattutto bovini da carne alla grande fiera francese Sommet de l’Elevage, in programma dal primo al 3 ottobre a Clermont-Ferrand. C’è attesa in particolare per il concorso francese dell’Aubrac e per il concorso europeo della Simmental. Gli organizzatori presentano la fiera come un «appuntamento europeo». E a sottolineare le grandi dimensioni della manifestazione ricordano che gli espositori sono 1.250, gli animali in mostra ben 2mila (ospitati in un’area di 24mila mq), i visitatori professionali attesi più di 82mila. Per informazioni: www.sommet-elevage.fr , [email protected] , +33(0)4.73.28.95.13. Come sempre è Carlo Petrini, presidente di Slow Food, ad aprire le danze del Salone del gusto 2014, evento dedicato alla cultura del cibo: «Dieci edizioni del Salone e dieci anni di Terra Madre: se ripenso al 1996, era proprio un altro mondo!». Il nome preciso della manifestazione è “Salone del Gusto e Terra Madre”. L’evento, in programma dal 23 al 27 ottobre 2014 a Torino (Lingotto Fiere e Oval), è organizzato da Slow Food, Regione Piemonte e Città di Torino, in collaborazione con il Mipaaf. Per informazioni: www.slowfood.it www.salonedelgusto.it L INFORMATORE ZOOTECNICO n.13 / 2014 61 il meglio ZOOTECNIA AMBIENTE ECOENERGIE ZOOTECNIA Tecnologie innovative per l’allevamento razionale di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicunicoli. AMBIENTE BREVETTO ROTA Tecnologie per il controllo microclimatico, la veicolazione e il trattamento di liquami zootecnici e l’abbattimento dell’azoto. Ecopitture al biossido di titanio con attività fotocatalitica per la riduzione dei gas nocivi e della carica microbica. ECO-ENERGIE Tecnologie per il recupero del biogas, gassificazione, motori ad olio vegetale impianti fotovoltaici e microeolici. 26010 CORTE DE FRATI (CR) ITALY TEL + 39 0372 93 119 FAX + 39 0372 93 424 www.rotaguido.it [email protected]