L’URCA INFORMA Gennaio 2010 BOLLETTINO D’INFORMAZIONE INTERNO DELL’URCA SENESE http: www.urcasiena.com E-mail: [email protected] Notiziario L’attenzione dei cacciatori in questi ultimi mesi è stata concentrata soprattutto sulla modifica della legge regionale 3/94. La Riunione del consiglio per l’approvazione era programmata per martedì 22 dicembre 2009. Da voci di corridoio, sembra che in commissione agricoltura sia stato modificato l’articolo che riguardava la caccia alla migratoria per i non residenti, come specificato nella bozza di proposta, che consentiva l’esercizio solo da appostamento, invece tale limitazione interesserà solo chi intende praticarla in mobilità. Al momento di andare in stampa non sappiamo quando sarà convocato un nuovo consiglio regionale e se ci saranno altre sorprese dell’ultimo momento, mentre la L.R. 20 riguardante il calendario venatorio comprendente anche il pacchetto delle giornate, dovrebbe essere compresa nelle varie fasi insieme alla modifica della legge in discussione, ci auguriamo quindi che siano rese operative per la prossima stagione venatoria. Non ci saranno invece i tempi tecnici necessari per la messa a punto e l’approvazione dei regolamenti attuativi, prima delle elezioni regionali previste per la prossima primavera. Qualcuno ha parlato di regolamenti transitori, o deleghe alle province per risolvere i problemi di gestione che dovremo affrontare prossimamente. Per quanto riguarda le problematiche di gestione dei Cervidi e Bovidi nella provincia di Siena, auspicavamo una certa inversione di rotta. Lo stesso presidente Simone Bezzini durante la campagna elettorale, si era impegnato a dare evidenti PROBLEMI DI GESTIONE? segnali di discontinuità alla gestione del territorio, però, rispetto al passato. dopo sei mesi di legislatura Comprendiamo bene, che gli nonostante la buona volontà negli impegni del presiedente di intenti dell’assessore agricoltura una provincia articolata e non abbiamo ancora percepito complessa come la nostra qualcosa di concreto. siano tanti, che non può Nella discussione del calendario pensare a tutto e che non sia venatorio 2009/2010, dietro sua intenzione trattare come pressioni delle associazioni secondari i problemi legati agricoltori, l’allora dirigente alle 1 risorse faunistiche aveva aumentato i piani di prelievo dei cervidi di circa il 20% rispetto ai dati dei censimenti e in alcune realtà locali sensibilmente ancora maggiorate, ciò non era in relazione alla quantità di danni riscontrata nei singoli territori, noi avevamo espresso il nostro dissenso in quanto venivano stravolti i piani di prelievo in base alla reale densità e che non sarebbe stato possibile portare a termine per intero. L’ISPRA aveva dato parere negativo per gli abbattimenti ai cervidi e bovidi all’interno delle ZRC e ZRV, con la motivazione che la densità dei caprioli e la quantità dei danni rilevata, non erano sufficienti a motivarne l’abbattimento, anche in relazione ai metodi dei censimenti effettuati nel mese di novembre durante gli avvistamenti notturni per le lepri, periodo in cui i caprioli pressati durante il periodo di caccia nei territori a gestione programmata, si rifugiano nelle aree protette, falsandone la densità. Nel mese di marzo, periodo in cui di solito sono effettuati gli abbattimenti, gli animali non più disturbati dall’azione di caccia si allargano sul territorio circostante e all’interno delle ZRV e ZRC non sono più presenti nella quantità di capi da abbattere, tant’è che quasi mai riusciamo a portare a termine per intero i piani assegnati. In seguito ad un ricorso dell’amministrazione provinciale, la stessa ISPRA, chiedeva altri dati e autorizzava gli abbattimenti all’interno di sole quattro zone protette delle 28 esistenti. Dopo le operazioni di contenimento protratte dal primo agosto al 15 settembre e successivamente prorogate fino al 15 dicembre, la stessa amministrazione incaricava la polizia provinciale al prelievo dei caprioli non abbattuti che rientravano nei piani autorizzati, tramite interventi notturni con l’ausilio di fonti luminose. La cosa non è stata accettata di buon grado da coloro che si impegnano nella gestione, tanto che i cacciatori di selezione ci rivolgono cuotidianamente numerose domande, alcune sotto riportate. Nessuno pretende delle risposte, riteniamo però utili alcune riflessioni per scongiurare che simili operazioni si ripetano in futuro. I cacciatori di selezione per praticare la loro attività hanno frequentato un corso e sostenuto degli esami, sono soggetti regole rigide di gestione e quando sbagliano subiscono delle sanzioni. Se qualche distretto ha sbagliato o non ha gestito bene il proprio territorio, crediamo ne debba rendere conto, ma: Erano indispensabili questi interventi straordinari, considerando le polemiche che hanno creato? Anche se dal punto di vista legislativo la cosa sembra corretta quanto è discutibile eticamente? Gli agenti di Polizia Provinciale, durante le operazioni di contenimento, considerato che sono state effettuate di notte, erano in grado di riconoscere il sesso e le classi di età, oppure sparavano a ciò che si muoveva? Erano in grado di valutare la reazione al colpo degli animali che si allontanavano dopo lo sparo? Quante richieste di intervento sono arrivate al gruppo recuperatori dei cani da traccia per verificare se i caprioli non caduti sul colpo, erano effettivamente padellati oppure feriti? I caprioli abbattuti, sono stati raccolti dagli agenti al momento dello sparo o sono stati lasciati sul posto ed è stato incaricato qualcun altro alla ricerca e alla raccolta il giorno dopo? Quanti sono stati ritrovati? Quali sono state le posizioni assunte dalle associazioni venatorie? Simili operazioni, quanto ci costeranno in termini di credibilità? In vent’anni di gestione del territorio, abbiamo costruito un consistente e apprezzato patrimonio faunistico, che ora è sensibilmente declassato, tanto da far venir meno i nobili intenti per 2 cui era stato creato, al momento non siamo riusciti a elaborare una valida strategia di gestione a lungo termine, la selvaggina nobile stanziale è in grande difficoltà, la gestione del cinghiale non è soddisfacente, il patrimonio dei cervidi costruito con fatica, sta diventando un problema, che gli organi di gestione cercano di risolvere al momento, come possono e con gli strumenti che hanno, ma quanto potremo continuare? Crediamo che se non troveremo soluzioni condivise attraverso protocolli d’intesa con tutte le parti interessate, con uguali diritti, doveri e pari dignità, ma soprattutto la certezza del rispetto, non potremo che aspettarci il peggio. Sappiamo che sarà la strada più lunga, difficile e faticosa, ma al momento non vediamo alternative. CACCIA DI SELEZIONE: QUALI PROSPETTIVE FUTURE? di Piero Nenzi Stiamo assistendo, in questi ultimi mesi, ad una pericolosa involuzione della Caccia di Selezione, di quella che era motivo di vanto per tutta la provincia, pioniera di questa bellissima pratica venatoria. L’esplosione demografica della specie capriolo ha portato ad una snaturalizzazione di quello che è, e deve essere, la Caccia di Selezione. Piani di abbattimento sempre più alti e facilità di incontro con il selvatico hanno fatto sì che la caccia agli ungulati con metodi selettivi apparisse ai non addetti ai lavori (ma anche ai neofiti della caccia) come un “tiro al piattello” comodo e semplice; una pratica insomma, che si riduce all’uscire con la carabina ed a cercare UN capo, e non Il capo, come dovrebbe essere. I motivi di questa tesserino regionale… Con degenerazione questo non voglio certo sono da ricercare, giustificare chi adotta simili secondo me, in un comportamenti, ma paio di punti eliminare il problema alla focali: vale a dire radice sarebbe la cosa più la legislazione che semplice ed efficace per regola la Selezione tutti. e, più importante, In secondo luogo, ma non l’educazione di meno importante, c’è la coloro che si sempre maggiore presenza avvicinano a sul territorio di cacciatori questa caccia; che provenienti da altre più di ogni altra forma ha bisogno di persone province o addirittura da altre regioni. Ora, sono esperte e competenti sia in materia di biologia assolutamente convinto che i cacciatori esterni animale, sia per quanto riguardo l’etica sono esattamente rispettabili come quelli venatoria ed i comportamenti consoni a questa nostrali, non lo metto in dubbio, ma non si può pratica. pensare che un cacciatore che abita a centinaia Di leggi e Regolamenti se ne è parlato per anni, di chilometri di distanza offra la stessa presenza tutt’ora è in discussione la modifica alla legge sul territorio di un abitante della zona. E non mi regionale; URCA da sempre si impegna a riferisco al numero di uscite ed al numero di monitorare e consigliare gli organi competenti capi che ognuno può portare in fondo all’anno, affinchè ci si muova nella giusta direzione. ma bensì alla conoscenza del territorio e della Secondo il sottoscritto sono un paio di nodi popolazione di ungulati che siamo chiamati a principali che andrebbero sbrogliati: primo fra gestire, senza dimenticare il difficile rapporto tutti il pacchetto delle giornate, perché il fatto di con i proprietari terrieri e le aziende agricole. dover consumare giornate di caccia, destinate Vi è la convinzione, tra chi è chiamato a alla caccia generica, in Agosto-Settembre legiferare in materia, che un numero maggiore inibisce molti selecontrollori a fare uscite nei di selecontrollori operanti sul territorio porti migliori periodi per la Caccia di Selezione, automaticamente a maggiori percentuali di oppure, ancora peggio, li spinge a realizzazione dei piani di abbattimento. “dimenticarsi” di segnare la giornata sul Sbagliato! Lo dimostrano i numeri: infatti l’aver 3 iscritto agli albi molti nuovi cacciatori non ha portato a maggiori percentuali di realizzazione; anche perché, e ribadisco il concetto, la maggior parte di questi nuovi selecontrollori provengono da altre zone. Addirittura, con la nascita della famigerata Opzione D, si permette ad un cacciatore di esercitare in diversi ambiti, spiegatemi voi come fa un Selecontrollore che ha un distretto nella propria provincia, uno in un’altra, e magari un ambito fuori regione, a dedicarsi con successo e dedizione ad ognuno di questi. La buona vecchia legge 157 si prefiggeva il compito di legare il cacciatore al suo territorio, e la Selezione più di ogni altra forma di caccia sposa questa teoria. Dovremmo fare in modo di tutelare questa prerogativa. Ritornando un passo indietro, dobbiamo parlare di come queste persone vengono introdotte alla Caccia di Selezione. Assistendo alle ultime sessioni d’esame, e ad alcune lezioni dei rispettivi corsi, mi sono reso conto che ci si limita ad impartire lezioni di biologia e comportamento animale che, per carità, sono fondamentali per la giusta preparazione degli aspiranti “capriolai”; ma forse sarebbe meglio introdurre anche lezioni consistenti su come comportarsi, specialmente DOPO il colpo, soprattutto per quanto riguarda il trattamento delle spoglie dei capi abbattuti. Mi riallaccio qui al discorso imbastito in precedenza: infatti, per esperienza personale, posso dire che uno dei fattori limitanti in fatto di capi abbattuti, è proprio il non saper cosa fare della selvaggina una volta che questa è stata cacciata. Un selecontrollore che partecipa attivamente alla vita del proprio distretto dispone di un certo numero di capi da poter abbattere nel corso della stagione, il problema è che il singolo cacciatore non ha, spesso e volentieri, la possibilità di gestire tutta la carne che la propria attività gli porta a casa. Tempo fa ci fu un progetto, chiamato WildMe@t con il quale gli ideatori volevano instaurare una filiera di smaltimento e distribuzione delle carne di selvaggina. Le forti prerogative commerciali dello stesso portarono molti, compreso il sottoscritto, a contestare aspramente l’idea; tuttavia è anche vero che occorre trovare un modo per favorire l’utilizzo delle carni di selvaggina anche al di fuori delle mura domestiche; senza però lo sfruttamento economico, se non a fine gestionali, quali miglioramenti ambientali o prevenzione dei danni alle colture agricole. Concludo, perché ormai vi avrò annoiato, con la speranza che presto si torni a parlare di caccia vera nei circoli e nelle associazioni, invece che di regolamenti, danni alle colture e tessere. CORSO PER L’ABILITAZIONE DEI NUOVI SELECONTROLLORI 4 Con la nota prot: n° 221990 del 18/12/2009 L’amministrazione provinciale darà mandato alle associazioni venatorie per l’organizzazione di un nuovo corso di abilitazione alla caccia di selezione. Sono iscritti al corso 114 candidati di cui solo 54 residenti nella provincia di Siena. In passato avevamo chiesto sia all’amministrazione provinciale che alle associazioni venatorie la necessità di limitare gli ingressi nei distretti ai non residenti perché in molte realtà superano già il 40% degli effettivi, mettendo a dura prova la gestione degli stessi, dove la densità è più alta, sono addirittura mal visti e in qualche caso mal tollerati, un problema che abbiamo già vissuto in passato e credevamo ormai risolto. Secondo il regolamento non potranno partecipare al corso più di 80 persone, dato per scontato che l’amministrazione provinciale intenda far rispettare il disciplinare, visto che gran parte dei distretti sono prossimi alla saturazione e allo spazio fisico disponibile per praticare la caccia in sicurezza, proponiamo di dare la precedenza ai residenti della provincia di Siena, attingendo ai fuori provincia solo per arrivare alla saturazione del corso. Proponiamo di escludere i cacciatori provenienti da quelle regioni che per regolamento gli consentono di iscriversi al registro di selecontrollori della provincia di residenza pur avendo la residenza venatoria in altre regioni, ponendosi così in una posizione di privilegio rispetto ai residenti nella Regione Toscana, che possono praticare la caccia di selezione solo nell’ATC di residenza venatoria e in un solo distretto. Chiediamo inoltre, all’amministrazione provinciale di riservare una lezione o parte di essa all’URCA durante il corso per spiegare tutte quelle funzioni pratiche necessarie che non sono previste dal programma, come il funzionamento e l’organizzazione dei distretti, l’importanza e l’organizzazione dei censimenti, i diritti e i doveri all’interno dei distretti, il riempimento delle schede di abbattimento e il libretto delle uscite, le prestazioni per la prevenzione danni ecc. ANCORA LIBRI, ANCORA CITAZIONI, MA CHE……… Mentre li stavamo Così è come si comportava macellando, e io mangiavo un fiero appartenente al un pezzo di fegato, mi popolo Lakota, ormai rincrebbe di aver ucciso numerosi decenni fa. Si quegli animali e pensai che comportavano così, di fronte dovevo fare qualcosa in all’uccisione degli animali, contraccambio…………… gli indiani d’America, quegli bisonte. L’economia degli Mise uno dei daini con la stessi che dagli occidentali Indiani delle praterie era testa verso Est, e rivolto erano definiti dei selvaggi. Il direttamente legata alla presenza verso Ovest, alzò la mano e loro profondo rispetto verso di ungulati, la carne come cibo, gridò quattro volte: “ Hey le spoglie dell’ungulato le pelli per le capanne e i vestiti, – Hey”. ucciso, era un insieme di con gli zoccoli bolliti ricavavano “ Alce nero parla” – John misticità e religione; un la colla per le penne delle frecce, G.Neihardt. credere la terra come una ecc. ecc. Da tutto questo deriva madre benefica, i cui frutti, dipendenza, e, per ciò, ai loro una volta colti, dovevano occhi, appariva tutto come essere considerati come un qualcosa di magico, come dono. Questo rispetto era per qualcosa che doveva essere forza legato al fatto che tutto rispettato e ringraziato, per ciò era indispensabile per la evitare il pericolo della carestia e loro sopravvivenza? Certo della fame. La premessa fa questo era un fatto integrante comprendere cosa era quel fiero per il loro popolo, il suo popolo allora, erano benessere derivava essenzialmente dei cacciatori, dall’abbondanza di vivevano di caccia, la selvaggina; questo lo rispettabilità di un uomo era compresero bene gli legata alla sua abilità nella Americani, che usarono come caccia, e , la possibilità di arma mortale l’estinzione del 5 superare gli inverni, era direttamente proporzionale con la presenza di selvaggina nei loro territori. Adesso, ovviamente, non è più così in nessuna parte del mondo, e, tantomeno da noi; la figura del cacciatore, non ha più quella funzione sociale. Noi non uccidiamo per bisogno, lo facciamo per passione, e, in fin dei conti per divertimento. “Quando tutto è terminato, dispiace però la fine, come d’ogni cosa, d’ogni vita e si vorrebbe che il selvatico riprendesse il suo cammino………………… Non interessa più, la caccia è terminata. La preda diventa cibo, servirà per la tavola.” “Il fagiano e il cinghiale” – Alfredo Lucifero. E’ vero che comunque la preda diventa cibo; per noi o per chi ne usufruirà. Questo è un aspetto oscuro nel nostro modo di fare, ci vergogniamo quasi a dire, che la caccia è carne, e ottima carne direi. Analizziamo per un momento quello che rappresenta la caccia di selezione ai giorni di oggi. E’ un approccio diverso al mondo della natura, siamo tutti d’accordo, lo sparo non è il fine ultimo dell’azione venatoria, e anche qui siamo tutti d’accordo; ma ci soffermiamo mai veramente a riflettere su quello che è l’importanza della caccia di selezione? Pensate ai nostri istinti venatori di appena trenta anni fa, ci sarebbe mai sfiorato l’idea, che , prima di sparare ad un animale, dovevamo conoscerne il sesso e l’età? Abbiamo cominciato a cacciare di selezione venti anni fa, e pensate a quello che era la selezione all’inizio; niente a che vedere, ovviamente, con la montagna di carne di adesso. In questi momenti così delicati, in questi tempi dove la caccia di selezione è attaccata con ogni mezzo, non dobbiamo correre il rischio di svilirla, non dobbiamo scordarci mai, che l’azione di caccia continua dopo il tiro, come scrisse il mai abbastanza compianto Roberto Gatti, nel suo memorabile libro, pubblicato postumo, da sua moglie. Noi dobbiamo ricordare a tutti, che gli ungulati sono una risorsa, paesaggistica ed economica, e, come tale vanno trattati. Il nostro dovere di rispetto e consumo dell’animale abbattuto, deve essere una priorità assoluta, da non lasciarsi dietro alle spalle, nemmeno di fronte ai grandi numeri di oggi; anzi, il nostro deve essere un messaggio, da trasmettere fino alla nausea, a chi si è avvicinato a questa pratica in un secondo momento, e forse, richiamato dall’abbondanza trasmessa dai giornali. Dobbiamo restare vigili, ed impegnarci ancora di più, perché i disagi causati da un numero crescente di ungulati, si trasformino in risorse per tutti, anche per i danneggiati, perché no! Siamo coscienti che i tempi cambiano, così come cambiano le cose, e quindi la caccia di selezione deve cambiare con i tempi, ma non deve essere stravolta, e , soprattutto, non deve essere dimenticato il messaggio etico da cui è nata. I cambiamenti devono essere indicati da chi la conosce, e da chi la ama, allora sapremo certamente che il cambiamento è positivo, perché tutti noi cerchiamo la stessa cosa. I mezzi per riuscire tutti soddisfatti ci sono, vanno solo applicati, e noi non chiediamo che di applicarli, con passione e dedizione, come abbiamo sempre fatto. Solo quando tutti, e dico veramente tutti: cacciatori, agricoltori, ambientalisti, ecc. ecc. Ci decideremo a remare nella stessa direzione, potremo vedere la semplicità della cosa; potremo vedere l’enormità delle risorse che rappresenta il capriolo o il daino; e invece stiamo trattando questi animali, e chi si occupa di loro, come criminali. Agli ambientalisti dobbiamo far capire che il primo ad essere rispettoso della natura è proprio il cacciatore, perché di essa si ciba la nostra anima, e, all’agricoltore, va fatto capire, che il loro fine è anche il nostro, l’abbondanza non è per la caccia di selezione, ma soprattutto deve capire, che non si deve porre verso di noi con costante atteggiamento di minaccia e di arroganza, perché, almeno fino a che le cose stanno così, è lui ad avere bisogno di noi. Le associazioni venatorie devono comprendere, che , qualche volta, il prendere una posizione, non comporta il perdere delle 6 tessere, anzi, le scelte giuste, di solito, pagano. E noi che cosa dobbiamo comprendere? Dobbiamo sempre porci verso l’animale con rispetto, e trattare la sua carne come cosa d' immenso valore. Come facevano i pellerossa? Ancora di più, perché l’uccidere, per loro, era una necessità, per noi è un divertimento. ALESSANDRO SEMPLICI URCA REGIONALE TOSCANA Dopo le dimissioni di gran parte dei consiglieri di URCA Regionale dovute a incomprensioni interne, il giorno 14 dicembre 2009, presso la sede dell’ATC SI 18, è stata convocata l’assemblea regionale per l’elezione dei un nuovi consiglieri. Nell’occasione sono stati eletti: Meacci Marsilio, Zampi Romano, Campriani Sauro, Ciabatti Pierangelo, Fazzi Mario, Baldi Maurizio, Bigi Loris, Rossi Mauro, Topini Maurizio, Semplici Alessandro, Saveri Lanfranco e Masini Loriano. Collegio dei Revisori dei Conti e dei Probiviri: Arrigucci Giulio, Ottobre Mauro e Rongione Giovanni; supplenti, Nenzi Piero, Duchi Luca e Matteucci Massimo. Successivamente, nella riunione del consiglio convocata per martedì 22 dicembre, presso la sede della Lenza Etrusca Chiusi, sono state elette le cariche istituzionali di URCA RGIONALE Presidente: Meacci Marsilio Vicepresidente: Semplici Alessandro Vicepresidente: Baldi Maurizio Segretario: Topini Maurizio Tesoriere: Fazzi Mario Al comitato di presidenza e a tutti i consiglieri auguriamo un proficuo lavoro. L’IMPORTANZA DI ABBATTERE I PICCOLI DI CAPRIOLO. Noto con rammarico, che con il trascorrere del tempo, sono sempre di più i selecontrollori che dicono di rifiutarsi di sparare un piccolo nel periodo estivo. La nostra tradizione con la caccia a palla di selezione è piuttosto recente, e quindi, per fortuna, viene a mancare quel blocco psicologico di sparare femmine e piccoli, che alcuni paesi, dove questa tradizione è radicata da secoli, hanno. Sappiamo bene a quali danni di popolazioni mal strutturate ha portato questa pratica, e, anche adesso, che se ne è parlato a lungo, in alcune zone, i vecchi cacciatori si rifiutano storicamente di sparare a una femmina. Qui, ripeto, non è così; ma il piccolo ad Agosto non rende felici nessuno; non porta trofeo anche se maschio, è veramente piccolino e dolce, quando poi l’ ho portato a casa mia moglie cosa dice? E, non ultima cosa, anche se nessuno lo confesserà, sono solo pochi chilogrammi di carne. Quando sento recitare, con indignazione, queste remore morali, confesso che mi viene da sorridere; infatti ad esporsi in tal modo, sono spesso i cacciatori più vecchi, quelli che 7 si beano se i loro segugi catturano ed uccidono a morsi un piccolo leprotto, o che magari fanno strage di piccole tortore alla preapertura. Certo il capriolo è un mammifero, ed è un po’ più mammifero di una lepre, ha gli occhioni dolci, e poi ricorda troppo il maledetto Bambi. Ebbene, come tutti noi sappiamo, il piano di abbattimento per la specie capriolo, deve essere calibrato in un certo preciso modo, deve essere prelevata la giusta percentuale di adulti, di subadulti e di piccoli. La percentuale dei piccoli da prelevare nelle nostre zone, risulta essere il 10% del piano di abbattimento, e così deve essere, punto e basta. Ma qui si parla di morale e non di atti pratici, ed allora, moralmente, andiamo ad esaminare cosa rappresenta l’abbattimento di un piccolo. Il prelevare un piccolo, con pochi mesi di vita, rappresenta sempre un atto moralmente più giusto, che abbattere un animale adulto o subadulto. Infatti, l’animale appena venuto alla luce, rappresenta un’ incognita dal punto di vista biologico, mentre l’animale che si è già accoppiato, o che viaggia nel secondo anno di età, avendo già imparato ad evitare strade asfaltate e bracconieri, è una assoluta certezza. Quando nel nostro prato esce la femmina, con tre piccoli al seguito, cosa adesso nel Chianti piuttosto comune, noteremo che uno dei tre piccoli è visibilmente meno sviluppato degli altri due fratelli; ebbene, nostro dovere, se lo abbiamo assegnato ovviamente, è sparare al più piccolo, e cercare di risparmiare la femmina, che partorendo tre figli, dimostra di essere geneticamente ottima. Oltre a tutto questo, dal punto di vista della cucina, vi posso assicurare che la carne di un piccolo di capriolo è veramente ottima, e si presta ad essere cucinata in ogni modo. Questo fatto non è una cosa trascurabile, infatti noi tutti abbiamo il dovere di rispettare i nostri animali fino in fondo, e fino in fondo significa sino alla consumazione della carne, che deve essere fatto nel miglior modo possibile. T utti noi, e dico veramente tutti, spariamo molto più volentieri un maschio adulto, e diciamo con piacere che l’abbattimento di un maschio territoriale in Agosto, non porta nessuno squilibrio dal punto di vista ecologico, in quanto il maschio verrà sostituito da un altro al più presto. Ebbene non è così, la scomparsa del territoriale, durante la stagione degli amori, farà si che la femmina, o addirittura le femmine, che erano all’interno del territorio, non avranno la possibilità di essere coperte, se non lo erano già state, in quanto l’estro non è che dura tutta la stagione. Per non parlare poi dell'abbattimento di una femmina adulta con il piccolo, o con i piccoli al seguito; la scomparsa della guida materna, porterà i piccoli a morte quasi certa, infatti, pur essendo autosufficienti dal punto di vista nutritivo, non lo sono assolutamente da quello pratico, e resteranno confusi e incerti, tanto da venire a morte su una strada, o facilmente preda di cani inselvatichiti o altro. E allora sparate i piccoli, quando vi sono assegnati, anche questo farà di voi dei selecontrollori migliori. Alessandro Semplici 8