la recensione di Laureto Rodoni Lou Salomé alla Fenice: un omaggio a Giuseppe Sinopoli Giuseppe Sinopoli (nato nel 1946 e prematuramente scomparso nel 2001) fu uno dei più perspicaci e colti direttori d’orchestra della sua generazione. Ma fu anche compositore, psichiatra, archeologo, operatore culturale: attività che per lui erano «soltanto modi diversi di fare lo stesso mestiere: indagare il profondo». Il Teatro La Fenice ha voluto rendere omaggio a questo straordinario Kulturmensch, profondamente legato a Venezia, rappresentando la sua prima e unica opera teatrale, Lou Salomé, basata sull’autobiografia di Lou Andreas-Salomé (1861-1937), scrittrice tedesca di origine russa, psicanalista, intellettuale di primo piano che divenne ben presto uno dei simboli dell’emancipazione femminile. Nel 1911 Lou entrò in stretto contatto con Freud: un sodalizio che ebbe un influsso rilevante sulla sua Weltanschauung. Ma di Freud fu seguace fieramente eretica (come documenta il loro ampio carteggio) poiché della concezione psicanalitica del maestro non accettava il pessimismo di fondo. Era inoltre convinta che la psicanalisi dovesse educare l’u- manità all’amore per la vita. Lou Salomé venne rappresentata al Nationaltheater di Monaco nel 1981 su libretto in tedesco di Karl Dietrich Gräwe e da allora non fu più ripresa, per decisione dell’autore stesso che avrebbe voluto rielaborarla. Nei due atti che la costituiscono, Lou, rinchiusa nella sua casa di Göttingen in rassegnata attesa della morte, ricorda i suoi incontri tormentati con le persone che più hanno segnato la sua esistenza: Friedrich Nietzsche, Paul Rée, Rainer Maria Rilke e Friedrich Carl Andreas, l’orientalista che nel 1887 divenne suo marito. Frammenti di memorie e flussi di pensieri che la musica lugubre, livida, lacerata di Sinopoli intride di straziata malinconia. Per rappresentare Lou Salomé, lo spazio teatrale della Fenice è stato stravolto: l’azione si svolge per gran parte nella platea, con le poltrone riposizionate ai lati della scena (vedi foto). Nel mezzo una gigantesca betulla evocante, tra l’altro, l’infanzia e la giovinezza che Lou trascorse in Russia. Poco discosta una pietra sepolcrale sovrastata da una croce bianca. E poi li- bri, tanti libri, che segnano i percorsi, reali e intellettuali, dei vari personaggi. L’orchestra occupa quasi tutto il palcoscenico. Solo il proscenio è impiegato come ulteriore spazio teatrale collegato alla platea e contenente gli altri elementi fondamentali della scenografia: il lettino e la scrivania di Lou. La mise en scène, curata da un gruppo di studenti della Facoltà di Design e Arti Iuav di Venezia, sotto la guida, tra molti altri, di Luca Ronconi, è di intenso impatto emozionale. Essa si fonda sullo sdoppiamento dei personaggi principali: ai cantanti corrispondono infatti degli alter ego che recitano. Così, per esempio, Ángeles Blancas Gulín, l’eccellente e festeggiatissima interprete canora di Lou, divide il rôle en titre con Giorgia Stahl, di non minore bravura sul piano attoriale. Unica eccezione la parte di Nietzsche che è soltanto recitata (da un ottimo Claudio Puglisi). Si tratta di uno spettacolo davvero magnifico, impreziosito dall’interpretazione del maestro Lothar Zagrosek che ha saputo far emergere dalla parti- tura, da esperto della musica contemporanea qual è, i numerosi, coltissimi riferimenti ai compositori che Sinopoli prediligeva (da Wagner a Verdi, da Puccini a Strauss, da Mahler a Berg…) fondendoli magistralmente nello stile peculiare del compositore, volutamente distante dall’avanguardia musicale degli anni Settanta e per gran parte di ascendenza espressionista. Grande successo di pubblico e di critica. Sulla sua figura di Sinopoli e di Lou Salomé si veda la pagina web curata da chi scrive: www.rodoni.ch/busoni/sinopoli.