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Alain Robbe-Grillet
Ingegnere agronomo,
professore alla New
York University e
alla Washington
University, ha scritto
una ventina di saggi
e romanzi ed è
anche autore di film
5 luglio
7 luglio
ARCHITETTURE,
TRA ESILI E LIBERTÀ
Adonis, Diamanda
Galás, Mario Bellini.
Teatro Dal Verme, ore
21. Lettura «Esili», di
Adonis. Concerto
«Songs of Exile», di
Diamanda Galás; «Ter
Vogormia» di Marar
«Yekmalian» Estratto
da The Desert di
Adonis; «Lament for
Marmara» di Anonimo;
«Amanethes» di
Diamanda Galás;
«Epistola a los
Transeuntes» di Cesar
Vallejo; «Si La
Muerte» di Miguel
Huezo Mixco;
«Artemis» di Gerard
de Nerval; «See That
My Grave Is Kept
Clean» di Anonimo;
«San Pethano» di
Anonimo. «Dentro
l’architettura» a cura
di Mario Bellini.
Coordina Grazia
Coccia.
Il promotore
«A Milano serve
più cultura»
Diretta da Elisabetta
Sgarbi e organizzata
da «I Pomeriggi
Musicali», «La
Milanesiana» è
promossa dalla
Provincia di Milano.
L’assessore alla
cultura, culture e
integrazione Daniela
Benelli spiega:
«Manifestazioni così
aiutano Milano a
reagire alla scarsa
convinzione sulla
necessità d’investire
in cultura per
rilanciare lo sviluppo».
Progetti futuri, dopo
La Milanesiana? «Una
mostra sulle tendenze
artistiche della Cina
contemporanea allo
Spazio Oberdan, da
fine giugno a ottobre.
Ci stiamo inoltre
occupando di un
progetto in rete che
coinvolgerà quanti
s’interessano di arte e
materie creative».
In redazione:
Fabio Cutri
Benedetta de Micheli
Maurizio Di Gregorio
Anna Masucci (inviato)
Manuela Pelati
Marco Vinelli
Ha collaborato:
Maria Serena Natale
Corriere
Eventi
SUPPLEMENTO AL
CorrieredellaSera
DEL 20 GIUGNO 2005
Direttore:
Paolo Mieli
Condirettore:
Paolo Ermini
Vicedirettori:
Pierluigi Battista
Dario Di Vico
Luciano Fontana
Gianni Riotta
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Alessandro Cannavò
con Roberto Delera
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RCS PUBBLICITA’ S.p.A.
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LA MUSICA
Michael Nyman
Studia musica a
Londra e lavora
come critico e
musicologo. Ma è
famoso per le sue
musiche da film,
tra cui «Lezioni di
piano» del 1992
4 luglio
Il programma
Lunedì 20 giugno 2005
CORRIERE EVENTI
Harold Kroto
Nel ’96 con Curl e
Smalley ha vinto il
Nobel per la
scoperta del
buckminsterfullerene (C60), una
nuova molecola di
carbonio
6 luglio
Diamanda Galás
Pianista americana
di origini greche, il
suo primo album
«The Litanies of
Satan» è del 1982.
Nel 1996 pubblica il
suo primo libro
«The shit of God»
7 luglio
Adonis
Ali Ahmad Said Esber
(il suo vero nome) ha
studiato filosofia a
Damasco. Tra le sue
raccolte poetiche:
«Memoria del vento»
(2002), «Cento poesie
d’amore» (2003)
7 luglio
AFFINITÀ ELETTIVE L’ARTISTA ITALIANO RACCONTA I SUOI ISPIRATORI AL DI QUA E AL DI LÀ DELL’OCEANO
Lou Reed mi ha insegnato a leggere Pavese
Morgan
a prima volta alla Milanesiana
dividevo il palco con Michel
Houellebecq, il Kerouac dei giorni nostri. Lui leggeva le sue poesie, io suonavo Debussy. Il mio modo di
omaggiarlo era quello di fargli un classico
francese. In una pausa gli ho chiesto: «Ti
piace?», lui: «Detesto Debussy». Allora mi
sono messo a improvvisare dissonanze, a
s-comporre sul momento. Si è avvicinato e
mi ha sussurrato: «Questo sì, va bene».
Voleva note sconnesse, diseducate, e io
gliele ho date. Ecco, in quel momento ho
avuto la sensazione che stesse accadendo
veramente qualcosa di speciale (oltre al
fatto che io e Houellebecq siamo diventati
amici).
Non è stato un caso, perché questo è lo
spirito della Milanesiana. È un festival che
non si limita a mostrare cultura, la produce. Nel modo più semplice e più autentico
possibile: facendo incontrare artisti che
fanno cose diverse, parlano linguaggi diversi, vengono da epoche diverse.
Qui ho visto Carmelo Bene leggere il poema I mal de’ fiori appena scritto (l’argomento della conversazione tra me e il Maestro? Da esteti: come fare il nodo delle
cravatte — lui sosteneva il non-nodo). Ho
passato una serata con il grande compositore Ryuichi Sakamoto a bere vino italiano e
a discettare di onde quadre e onde triangolari (la fisica acustica è una materia in cui
noi musicisti moderni ce la caviamo piuttosto bene). Ho portato a casa mia, l’«appartamento», il mitico chitarrista Peter
Blegvad — che con il suo gruppo tedesco
Faust ha influenzato gente come Bowie,
Iggy Pop e Brian Eno —: mi ha chiesto di
ascoltare musica italiana, io gli ho proposto un intero album di De André, Tutti
morimmo a stento (il giorno dopo il mio
ospite si è precipitato a comprare la discografia completa del nostro cantautore).
Quest’anno arriva il più grande autore di
testi in circolazione: Lou Reed. Certo, mi
piacerebbe incontrarlo, parlargli di quello
che sto facendo. Vorrei che sentisse le tre
canzoni di Non al denaro non all’amore né
al cielo — il disco ispirato a De André da
Edgar Lee Masters e da me «restaurato»
— che alla Milanesiana suonerò dopo averle ri-tradotte in inglese.
Così riporto questi brani nella loro terra,
nel cimitero di Spoon River, traghettandoli
attraverso una doppia metamorfosi. Gli epitaffi diventati canzoni con De André, ritrovano la lingua delle origini. Il mio obiettivo sarebbe quello di ricreare l’intero disco
in inglese e magari farlo interpretare ai
grandi cantautori americani (fantastico un
Lou Reed che canta Dormono sulla collina
— The Hill. Poi, vediamo, Tom Petty potrebbe fare un Matto e Tom Waits, duettan-
L
«La sua capacità di
trasformare una strofa in
un discorso mi ha spinto
a cercare un equivalente
in italiano. E l’ho trovato
nel poeta piemontese»
do con David Burne, calarsi nei panni di
un Ottico e dei suoi clienti. Per Bruce
Springsteen andrebbe bene malato di cuore, l’anima del grande Scott Walker sarebbe perfetta per il suonatore Jones).
Per me, «restituire» Lee Masters a Lou
Reed non sarebbe solo un omaggio, ma
significherebbe anche saldare un debito.
Non solo perché credo di essere nato conoscendo Walk on the Wild Side. Durante il
primo anno di liceo classico, traducendo
pezzi come Andy’s Chest e Christmas in
February ho scoperto una grandezza nel
suo modo di scrivere. Bowie mi aveva dato
la musica, Lou Reed la parola.
È il più crudo e antiermetico songwriter
che ci sia. A 14 anni ero abituato a scrivere
in inglese slogan fantascientifici in salsa
New Wave. Poi ho letteralmente sbattuto
contro il suo stile prosaico, quella capacità
di mutare una strofa in un discorso, tante
parole in spazi così piccoli che si trasformano nella magia di un rap intonato. Quando
canta — prendi Goodnight Ladies, ad esempio — è un vero e proprio miracolo: mi
sembra un pittore che, per farti vedere una
figura, dipinge tutto lo spazio intorno tranne
la figura stessa, in modo da costringerti a
una deduzione.
Io volevo raccontare i fatti della vita reale e
le relazioni tra le persone alla Lou Reed.
Quel suo essere discorsivo, prosaico (il contrario dei miei ritornelli brit-pop) mi ha
spinto a chiedermi: chi sarà il poeta che
può insegnarmi a dare forma a testi in
italiano? Presi in mano un libro di Pavese e
trovai lì la soluzione: Il mestiere di vivere,
una specie di diario. Ecco da dove vengono
brani come Vivosunamela e I Still Love You
che finirono sul primo disco dei Bluvertigo Acidi e
basi. Sentivo allora di aver
perso la sudditanza per la
lingua inglese e trovato la
chiave espressiva per l’italiano. È strano, ma Lou
Reed mi ha svelato il segreto per essere ciò che
volevo: liberamente (e finalmente) antipoetico. Potevo essere spigoloso, crudo, tralasciare le rime, usare parole inusitate nelle canzoni.
Un po’ come il Franco Battiato dell’era pop
(dal Cinghiale bianco in poi) con quelle
DIALOGO A DISTANZA Qui sopra Lou Reed con la compagna Laurie Anderson: insieme il 29 giugno alla Milanesiana.
Reed leggerà «Conqueror of the moon», sua rielaborazione del poemetto di Allan Poe. In alto Morgan, alias Marco
Castoldi (foto Camagna), in concerto il 1˚ luglio: ha inciso 4 album con il suo gruppo Bluvertigo e altri tre come solista
parole misteriose, stravaganti ma comprensibili allo stesso tempo. Lui aveva inventato
un modo di cantare quella lingua solo apparentemente inadatta al pop. De André invece non aveva tanto trasformato la lingua,
ma aveva spinto ancora più in là la rottura
dei contenuti: crudeltà, anarchismo, critica
politica e pietà per gli ultimi gradini della
società. Aveva fornito una coscienza etica ad una generazione in rivolta. E poi lo
ha fatto con me.
Fabrizio De André è
andato a risuscitare
i personaggi di Lee
Masters, ne ha dissotterrato le anime
morte, ma proprio
perché morte, libere
di dire la verità fino
in fondo. Quel suo
Morgan
disco è cimiteriale
è al teatro Dal
ma luminoso ed è
Verme venerdì
pulsante di vita. De
1 luglio alle 21.
Andrè trasforma epiDel disco
taffi americani in
di De André
canzoni italiane: li
(nella foto)
allunga, crea storie
«Non all’amore
e parabole da quei
non al denaro
fermi immagine di
né al cielo»
Masters: sceneggia,
che ha appena
aggiunge loro umaniregistrato,
tà, come dice Ferpropone due
nanda Pivano. È vebrani in italiano
rissimo.
e tre da lui
Io ho lavorato sul diritradotti in
sco di De André,
inglese. Inoltre,
con approccio da
come omaggio
esecutore di musica
a Hanif
colta. Ho ricostruito
Kureishi che
le partiture orchedivide il palco
con lui, Morgan strali andate smarrite, concedendomi
suonerà
delle licenze. Ho fatThe Buddha of
to delle clonazioni:
Suburbia, scritta
da David Bowie da cellule delle canzoni ho creato nuovi
per il film tratto
embrioni: incipit, indal romanzo
nesti, citazioni barocdi Kureishi.
che, raccordi di circolarità tra i pezzi.
Io traghetto la sua opera all’oggi.
E in questa epoca di comunicazione frammentata, dove i testi delle canzoni sono
più spesso collage di slogan, diffondo un
disco che è invece un intero organismo,
dove tutti i brani sono legati tra loro, i temi
musicali ricorrono alla maniera di una costruzione sinfonica. Mi pare di andare controcorrente, di impegnarmi in un’opera
inattuale. Anche questo me l’ha insegnato
Fabrizio De André. E ora dorme sulla collina.
La serata
GLI ACCOMPAGNATORI MICHELE CAMPANELLA HA SCELTO BUSONI, SOLLIMA I SUOI PEZZI E BARTOLINI VA DAL BAROCCO A BATTIATO
Se Coetzee, Eco e Hillman fossero strumenti? Piano, voce e violoncello
Maurizio Di Gregorio
eggerò Proleterka solo se Michele
Campanella mi accompagnerà al piano». Così Fleur Jaeggy nella Milanesiana del 2002 inventò il rapporto tra musica e
letteratura. Il maestro napoletano,
uno dei maggiori virtuosi e interpreti
lisztiani, domenica 26 giugno torna a
Milano per «Slow Man» con il Nobel
per la letteratura John Coetzee.
«Per questo letterato delle interrogazioni — come Campanella definisce
Coetzee — ho pensato a Ferruccio
VIRTUOSO
Busoni. Il grande musicista intelletCampanella
tuale che ne la Fantasia contrappuntistica ha completato il Contrapunctus XIX, dall’Arte della Fuga che Bach alla sua morte lasciò a
metà. Quindi per un Nobel della letteratura, un
Nobel della musica».
«L
050620DC004NACB
La versione finale per due pianoforti Preludio al
Corale Gloria al Signore nei cieli e Fuga a quattro soggetti obbligati, verrà eseguita da Campanella insieme con Monica Leone.
«Suonare Busoni — afferma la concertista — è
un grande piacere e al tempo stesso un grande
impegno. La sua musica non è mai uniforme, ma
scappa sempre per sorprendere l’ascoltatore. Per
noi musicisti la partitura è piena di difficoltà, ma
quelle pagine sono una sfida che affascina». E
poi ci sarà una sorpresa finale. «Per coinvolgere
maggiormente lo spettatore — conclude Michele
Campanella — sul grande schermo verrà riproposta la partitura originale del maestro di Empoli
con le sue annotazioni. Scuro, forte, piano, misterioso saranno i termini che pagina dopo pagina
affascineranno gli spettatori».
Dopo i pianoforti ecco un’altro straordinario stru-
mento: la voce. Simone Bartolini il 30 giugno rio di Palermo. Nel 1983 ha formato, insieme al
sarà tra i protagonisti della lettura di La Bellezza. papà e alla sorella Donatella al pianoforte e al
Storia di un’idea di Umberto Eco.
fratello Luigi al flauto, il Sollima Ensemble tut«Per questa serata — accenna il cantante — ho t’ora in attività.
scelto sette brani che rappresentassero, in trenta Sabato 2 luglio sarà il protagonista con James
minuti, quattro secoli di musica:
Hillman e Michel Houellebecq de
dall’epoca rinascimentale alla con- Il compositore:
La guerra, l’amore.
temporanea passando per barocco e «La parola scritta
«Per questo debutto alla Milanesiatardo romantico. Spero che Oh, ricna — afferma Sollima — ho prepaciolina (Anonimo del 1500), O ces- e letta esalta la
rato tre mie composizioni che esaltasate di piagarmi (Scarlatti), Caro mia vena creatrice» no quel lirismo vocale che c’è nella
mio ben (Giordani), Nel cor più non
scrittura di Hillman e Houellebecq.
mi sento (Paisiello), Che farò senza Euridice La parola scritta e letta mi provoca un impulso
(Gluck), Habanera (Bizet) e Oceano di silenzio sonoro che esalta la mia vena compositiva. Il
(Battiato), possano stupire gli spettatori».
violoncello è uno strumento multiforme. È un
Per il violoncellista Giovanni Sollima la musica è magnifico pezzo di legno che si può trasformare
un dato genetico, suo padre è il pianista Eliodoro, in un bambino monello come Pinocchio o diventadocente di composizione e direttore al conservato- re celestiale e suonarlo con una rosa».
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Lou Reed mi ha insegnato a leggere Pavese