ASSOCIAZIONE ITALIANA DISLESSIA SEZIONE DI PISA Legge 170/10 Cahier de doléances “Lamentele” e richieste sull’applicazione della LEGGE 8 ottobre 2010, n. 170 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico Legge 170/10 Cahier de doléances ASSOCIAZIONE ITALIANA DISLESSIA SEZIONE DI PISA Legge 170/10 Cahier de doléances A cura della sezione AIDPISA [email protected] Massimo Bianchi, presidente della sezione AIDPISA Giovanna Soldi, insegnante sc. sec. I grado Valeria Raglianti, insegnante sc. sec. II grado Patrizia Palamidese, genitore delegata gest. soci www.comune.pisa.it/ass.dislessia www.aiditalia.org/it/pisa.html © settembre 2012 by AIDPISA Introduzione A due anni dalla legge 170, la Sezione AidPisa ha raccolto le testimonianze di soci e simpatizzanti con lo scopo di valutare l'applicazione e l'efficacia di una legge fondamentale per gli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA) e per le loro famiglie. Sono state ascoltate le diverse componenti che interagiscono per il benessere di bambini e ragazzi (genitori, insegnanti e specialisti) durante i vari sportelli di ascolto gestiti dalla Sezione e nel corso dell'incontro "A due anni dalla normativa sui DSA cosa c’è ancora da fare?" appositamente organizzato a Pisa il 18 giugno 2012. La nota positiva che è emersa riguarda la consapevolezza, diffusa in tutte le scuole, che gli alunni con DSA hanno bisogni educativi speciali riconosciuti dalla legge e quindi non ignorabili. Ciò rappresenta un indiscutibile passo avanti rispetto alla fatica, che doveva esser fatta in precedenza dai genitori, per far riconoscere alla scuola non solo un bisogno educativo, ma spesso perfino l'esistenza di un disturbo, seppure correttamente diagnosticato. Ci viene tuttavia ancora segnalata la tipica espressione "ma io alla dislessia non ci credo", come se si trattasse di una fede e non di un disturbo classificato dall'Organizzazione mondiale della sanità. Le doléances che abbiamo raccolto sono numerose e distribuite su diversi aspetti, vediamole più dettagliatamente. 1 Diagnosi La presentazione della diagnosi a scuola è un passo delicato per le famiglie che trovano subito le prime difficoltà a capire cosa devono fare e le prime incomprensioni con la scuola. In sintesi: La procedura messa in atto dalle scuole nel suo complesso non è trasparente. La scuola non protocolla la diagnosi o non comunica alla famiglia il numero di protocollo. Le diagnosi sono scritte in modo tale da non facilitare chi deve scrivere il Pdp. Non c’è chiarezza su quali sono le diagnosi da considerare accettabili dalla scuola. Consegna della diagnosi I genitori lamentano che la scuola non ha una procedura rigorosa e comprensibile nel momento in cui riceve la diagnosi. Chiedono che la scuola rispetti l’obbligo di comunicare il numero di protocollo ai genitori dopo che hanno consegnato il documento. Fase 1: Consegna Fase 2: Conservazione Fine Inoltre chiedono di conoscere dall’inizio quali saranno i passi successivi, quando e come la scuola li coinvolgerà per la stesura del Pdp, e se la scuola prenderà contatto anche con gli specialisti che hanno fatto la diagnosi. 2 Le famiglie lamentano che le diagnosi sono documenti “generali o imprecisi” mentre dovrebbero essere scritte per l’uso scolastico previsto dalla legge, che è quello di redigere il Pdp. Sollecitano l’Ufficio Scolastico a farsi portavoce di questo problema presso il Servizio Sanitario Nazionale e gli Uffici Regionali competenti. Le diagnosi dovrebbero contenere “le informazioni necessarie a stilare una programmazione educativa e didattica” come richiesto anche nel recente accordo stato-regioni di luglio 2012 dove si specifica che lo specialista deve formulare un profilo funzionale: deve descrivere “le caratteristiche individuali con le aree di forza e di debolezza” in modo che siano evidenti “le difficoltà del soggetto” e si possa prevedere “l’applicazione mirata delle misure previste dalla legge”. Si lamenta inoltre molta confusione su quali siano le diagnosi accettabili in ambito scolastico, sia in merito alla qualifica dei professionisti che le hanno rilasciate, sia in merito alla qualità dei disturbi segnalati; la sensazione è che certe scuole e alcune famiglie, ma anche diversi specialisti, non abbiano ben chiari i contorni legislativi e diagnostici dei DSA delineati dalla L.170/10. 3 Piano didattico personalizzato I genitori hanno segnalato numerose inadempienze da parte delle scuole nella preparazione del Pdp (Piano didattico personalizzato). Ciò è tanto più grave poiché il Pdp è alla base della didattica personalizzata cui lo studente ha diritto. Vediamo le lamentele più comuni: Consegna ai genitori oltre i termini. Nessun preventivo colloquio con le famiglie. Non è consegnata una copia ai genitori. Sono usati modelli obsoleti di Pdp invece di quello predisposto dal Miur. I Pdp non sono né firmati né protocollati. Nel Pdp mancano proposte didattiche appropriate e personalizzate. Nel Pdp la personalizzazione è un semplice proforma. Gli insegnanti non applicano il Pdp. Vari genitori lamentano che il Pdp è consegnato loro troppo tardi. Tra i presenti all’assemblea che hanno ricevuto il Pdp quest’anno, il 55% l’ha ricevuto entro il primo trimestre come prescritto dalla legge, ma ben il 45% l’ha ricevuto da marzo a maggio. Una percentuale di ritardata consegna ancora troppo alta con una conseguente perdita di tempo prezioso per gli studenti e le loro famiglie. 4 Prima della stesura del Pdp la maggior parte delle scuole non prevede un colloquio con i genitori che dovrebbero invece essere ascoltati per fornire informazioni preziose sulle difficoltà di studio del figlio, dovrebbero concordare con la scuola il ruolo e il contributo della famiglia per lo studio a casa, ed essere a conoscenza del percorso del figlio per partecipare alle revisioni future. Nei casi peggiori il Pdp è fatto firmare ai genitori ma non gli è consegnato. Questa Percorso personalizzato mancanza di e percorso standard informazioni impedisce ai genitori di collaborare efficacemente con la scuola aiutando e seguendo il figlio nello studio. Si è notato che di solito le scuole non stanno utilizzando il modello di Pdp predisposto dal Miur, consigliato anche dall’Aid perché più chiaro di altri modelli obsoleti in circolazione, sopratutto perché mette in evidenza le voci necessarie a definire il piano didattico personalizzato dello studente. La maggior parte dei Pdp predisposti dalle scuole fino ad ora non propongono metodi didattici personalizzati appropriati, ma indicazioni generiche. La vaghezza dei Pdp o il rifiuto di alcuni insegnanti di eseguire quanto scritto nel Pdp, rende in molti casi questo strumento inapplicato, con grave danno per lo studente. 5 Le famiglie chiedono fermamente che le scuole adottino procedure più trasparenti, rispettose della normativa, con una più chiara attribuzione dei ruoli della scuola e della famiglia, riguardo a tutte le fasi stesura, consegna, applicazione, monitoraggio e revisione del Pdp affinché il Pdp sia un aiuto per lo studente per gli insegnanti e per le famiglie, e non un inutile documento burocratico. Gli studenti dislessici, come la maggior parte degli studenti, imparano meglio facendo. Ha senso, allora, che la maggior parte dei sistemi scolastici usino il metodo d’insegnamento meno efficace (lezione frontale), come principale metodo d’insegnamento? Sorgente: National Training Laboratories, Bethel, Maine 6 Organizzazione didattica Un altro aspetto critico emerso nella discussione riguarda l’organizzazione didattica. A questo proposito è stato rilevato che in numerose scuole sussistono significative difficoltà nella programmazione delle verifiche e, in particolare, non sempre si riesce ad evitare che nel corso della stessa giornata siano effettuate più prove, orali e scritte che siano. Se questa situazione è comunque gravosa per qualsiasi alunno, è addirittura insostenibile per i ragazzi con DSA che, come noto, richiedono un lavoro preparatorio ben più dispendioso del normale. Organizzazione didattica Domani compito in classe 1° ora compito di italiano Quanto detto finora diviene ancor più pesante nelle ultime settimane di scuola, quando il numero delle verifiche scritte a settimana supera spesso il numero di quattro, in aggiunta ovviamente alle interrogazioni. 2° ora compito di matematica 4° ora compito di inglese E’ pertanto importante che nel Pdp sia esplicitamente assunto, da parte dell’intero Consiglio di Classe, l’impegno di evitare tali situazioni. Si deve ricordare che la fase della verifica, orale o scritta, è solo “una” fase della valutazione, che rappresenta un processo molto più complesso della semplice media aritmetica dei voti segnati sul registro dal singolo docente. 7 AFFOLLAMENTO PERCETTIVO Alcuni risultati di ricerca che appaiono molto incoraggianti ma che hanno bisogno di ulteriori conferme. Cortese contributo della Dott.ssa Daniela Brizzolara, IRCCS Stella Maris. “I ragazzi con dislessia evolutiva sono risultati particolarmente sensibili all'affollamento visivo o “crowding”. Con questo termine ci si riferisce alla difficoltà di riconoscere uno stimolo bersaglio se è circondato da altri stimoli vicini. La lettura riguarda di norma testi con molti stimoli e con spazi molto ravvicinati. In una pagina di libro possono esserci migliaia di lettere e, soprattutto a partire dalle classi finali della scuola primaria, le distanze fra lettere possono essere molto piccole (anche meno di un millimetro!). Ricerche su ragazzi italiani con dislessia evolutiva hanno dimostrato che i tempi di lettura dei ragazzi con dislessia evolutiva erano più rallentati se le parole bersaglio erano circondate di altre parole (1). Molto recentemente alcuni ricercatori hanno trovato che, ampliando lo spazio fra le lettere e fra le parole di un testo, ragazzi con dislessia evolutiva (di età compresa fra 8 e 14 anni) miglioravano significativamente la velocità di lettura (2). Nel testo con gli spazi aumentati le lettere in formato 14 Word erano spaziati di 5.2 punti, mentre nel testo con spaziatura normale lo spazio fra le lettere era di 2.7 punti. Questi risultati offrono uno spunto pratico per la facilitazione della lettura che potrebbe indurre i ragazzi con dislessia evolutiva a leggere di più e con minore fatica.” (1)Zoccolotti P, Judica A, De Luca M, e Spinelli D (2002) Diagnosi e riabilitazione dei disturbi di lettura in ragazzi italiani di età scolare in S.Vicari e M.C. Caselli ( a cura di) I disturbi dello sviluppo : neuropsicologia clinica e ipotesi riabilitative, Bologna, Il Mulino. (2) Zorzi M, Barbiero C, Facoetti A, Lonciari I, Carrozzi M, Montico M, Bravar L, George F, PechGeorgel C e Ziegler JC. Extra-large letter spacing improves reading in dyslexia, PNAS (Proceedings of the National Academy of Science USA 2012 jul 10; 109 (28) 11455-9. 8 Strumenti compensativi Come ben sappiamo, la legge 107/10 prevede che le istituzioni scolastiche garantiscano “l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche” (art.5, comma 2). A questo riguardo i genitori presenti all’assemblea, riportando le loro esperienze personali, hanno evidenziato quanto le scuole pisane nel loro complesso siano ancora abbastanza inadempienti. In particolare sono state rilevate le seguenti criticità: Gli insegnanti hanno raramente un ruolo attivo nella scelta degli strumenti compensativi utili per le specifiche difficoltà dei propri alunni. Questo perché la maggior parte del corpo docente non è sufficientemente preparato al riguardo nonostante i numerosi corsi di formazione gratuiti che sono stati proposti nella provincia. Spesso tali corsi sono stati frequentati solo da un esiguo numero d’insegnanti, con un poco tollerabile spreco di risorse economiche e professionali. Nel caso in cui invece tali strumenti siano stati individuati, di regola grazie al supporto degli specialisti e della famiglia, è stata rilevata una certa “resistenza” al loro utilizzo in classe. Alcuni insegnanti ritengono che siano troppo facilitanti, tanto da creare situazioni di “ingiustizia” di fronte agli altri alunni. Inoltre spesso sono i primi a pensare che ciò rilevi in maniera evidente la diversità dell’alunno DSA, non comprendendo che invece essi costituiscono l’unico modo per raggiungere il successo formativo e per ottenere risultati consoni relativi alle proprie potenzialità e all’impegno profuso. 9 Quando infine gli insegnanti si convincono dell’assoluta necessità di tali strumenti, assistiamo a talora poco comprensibili rigidità, come ad esempio il divieto dell’utilizzo del proprio PC per le verifiche scritte (nel timore che esso possa collegarsi a Internet, ecc.), costringendo l’alunno a usare strumenti della scuola spesso obsoleti con il risultato di isolarlo anche fisicamente dal resto della classe. Quest’aspetto diventa particolarmente eclatante negli Esami di Stato conclusivi dei cicli d’istruzione. Occorre pertanto insistere affinché gli insegnanti e i dirigenti capiscano l’importanza dei corsi di formazione per ampliare e approfondire le proprie conoscenze sull’argomento ed essere in grado di comprendere le caratteristiche e le necessità degli alunni con DSA. 10 COSA DICONO GLI ALTRI L’USO DEL COMPUTER NON DIMENTICARE CHE L’uso del computer per studiare è particolarmente raccomandato perché: Le necessità individuali vanno individuate prima di scegliere il software è motivante spesso garantisce velocemente il successo può aumentare l’autostima dello studente può diminuire il carico d’ansia perché il computer è “neutro” tiene conto delle esigenze individuali fornisce una situazione d’apprendimento più rilassante è molto utile quando lo studente manifesta uno scarso controllo della motricità fine che si ripercuote sulla scrittura L’insegnante deve suggerire ai genitori quali software usare può ridurre la tendenza all’iperattività favorisce motivazione e autonomia nello studio Il software supporta solo lo studio, non sostituisce l’insegnante o il tutor Il software cambia molto velocemente e bisogna continuamente informarsi Le smartpen registrano anche la voce Tutti in classe con il tablet Liberamente tratto e tradotto da “Dyslexia A guide for parents” EU DYPATEC project, giugno 2007, rifer. European Dyslexia Association 11 Verifica e valutazione Verifica e valutazione sono argomenti che stanno molto a cuore ai familiari dei ragazzi con DSA, perché rappresentano gli indicatori più immediatamente leggibili dell’efficacia di quanto si va facendo. La normativa specifica è chiara, ma le doléances che abbiamo raccolto ci segnalano che la scuola manifesta spesso smarrimento e confusione su questi punti, che pure sono tanto delicati da poter determinare con la bocciatura il rallentamento o perfino l’arresto della carriera scolastica dei ragazzi. In particolare i genitori lamentano: la mancanza di preparazione di molti insegnanti sulla “personalizzazione” della didattica. Spesso si scambia “personalizzazione” con “facilitazione”: “Non posso dargli un compito con meno esercizi perché lo faciliterei troppo”, “Gli ho dato il permesso di usare il computer, non posso togliergli nulla”, “Se usa il dizionario digitale, non posso scorciare la versione di latino, altrimenti sarebbe troppo facile”, “Gli riduco il compito, quindi non posso dargli più di 7, neppure se lo fa perfetto, sennò non è giusto per gli altri”. Altre volte invece si nega la “personalizzazione” scambiandola con la “differenziazione”: “Non posso dargli meno esercizi, sennò si differenzia”. Oppure, al contrario, s’identifica la “personalizzazione” e la “differenziazione”: “Gli faccio fare la prova preparata per l’alunno disabile”, “Lo faccio uscire con l’insegnante di sostegno e l’alunno H, a fare i compiti più facili”. 12 la confusione tra verifica e valutazione: spesso i docenti fanno calcoli numerici con la calcolatrice, sottovalutando o ignorando che, a parità di risultato, la progressione positiva delle prove non è equivalente a quella negativa. Ad esempio: la valutazione di 4+5+6 “non” può essere uguale a 6+5+4. Spesso non è raccolta la raccomandazione di prendere in attenta considerazione la situazione soggettiva dell’alunno, che permetterebbe o anzi obbligherebbe, a valutare in modo diverso, cioè personalizzato, gli identici elaborati prodotti da due diversi alunni (art.10 del DPR 122/2009). la difficoltà degli insegnanti a valutare il contenuto rispetto alla forma: la sensazione è che talvolta i docenti non abbiano ben chiaro quali sono gli obiettivi di cui misurano il raggiungimento. Ci viene ad esempio segnalato che si ha l’insufficienza a scienze perché “non si conoscono i corretti nomi latini delle classificazioni”, a storia perché si è “scritto poco”, a disegno perché “non si rispettano i tempi di consegna”. Che cosa hanno a che fare queste “mancanze” con gli obiettivi specifici delle discipline cui si riferiscono? il rifiuto di alcuni insegnanti di sostituire la prova scritta delle discipline che non la prevedono (sono la maggioranza) con prove orali “perché non c’è tempo” il rifiuto di alcuni insegnanti di compensare con prove orali le prove scritte non ritenute adeguate 13 Infine ci viene segnalato che gli esami integrativi “di settembre” rappresentano un momento di grande incertezza, dovuta in parte alla mobilità dei docenti ma anche alla scarsa consapevolezza delle scuole sulle procedure e sui protocolli da seguire nei casi di DSA. Sarebbe necessario non solo riaffermare che le misure e gli strumenti adottati in corso d’anno valgono anche in occasione degli esami, compresi gli esami di Stato, ma anche chiarire la successione di azioni da adottare, prima fra tutte il passaggio di informazioni ai docenti della commissione sulle caratteristiche del disturbo del singolo studente e sulle modalità di conduzione della prova d'esame. 14 Formazione Sia i genitori sia gli stessi insegnanti segnalano il bisogno di formazione sull’intero argomento dei DSA. Allenatori che applicano metodi diversi L’allenatore 1 mostra all’allievo come si tiene la mazza da baseball L’allenatore 2 vuole che l’allievo gli mostri come si tiene la mazza da baseball Al contempo ci è segnalato che le iniziative di formazione svolte in varie aree della nostra provincia hanno visto la partecipazione di un numero di docenti non particolarmente alto, di cui sono state riconosciute le seguenti cause: I corsi di formazione organizzati dai singoli istituti non erano aperti a docenti provenienti da istituti diversi. La notizia e i programmi dei corsi di formazione aperti a tutti gli istituti non giungevano agli interessati in tempi ragionevoli. I docenti non partecipavano perché impegnati in altri compiti o mansioni. I docenti, pur avvertendo la necessità della formazione, non ritenevano di aderirvi perché non obbligatoria né retribuita. Per ovviare a questi problemi, invitiamo ad adottare alcune delle iniziative prese già da alcuni istituti particolarmente “friendly”: dall’organizzare corsi di formazione in rete, a inserire una parte delle ore all’interno del Collegio dei docenti, fino a riconoscere un corrispettivo economico ai partecipanti ai corsi. 15 Ci è inoltre apparso particolarmente evidente che gli Istituti più aperti e preparati sulla normativa riguardante i DSA sono quelli in cui il dirigente per primo si è mostrato aperto e preparato, ha preso iniziative prima di essere sollecitato a farlo dai genitori, ha curato che tutti i docenti fossero informati, si è mostrato attento anche agli aspetti didattici. Affermiamo pertanto la necessità, già segnalata negli incontri del 2011, che ci siano iniziative degli Uffici scolastici che prevedano e provvedano alla formazione sui DSA dei dirigenti. 16 Risorse Le lamentazioni che provengono dagli insegnanti riguardano soprattutto la mancanza di risorse. Infatti, seguendo una prassi consolidata da tempo, la legge 170 ha assegnato alla scuola una serie di “compiti aggiuntivi” senza però prevedere alcuna “risorsa aggiuntiva”. Si pensi che il consiglio di classe che vuole rispettare le procedure e lo spirito della legge deve incontrare il genitore almeno tre volte in un anno, stendere il Pdp e sottoporlo a verifica, per un totale di almeno cinque ore per ogni alunno con DSA per ogni insegnante coinvolto. Nella quasi totalità dei nostri istituti, tale lavoro in più non è riconosciuto; ne deriva molto malcoltento tra i docenti, spesso manifestato tramite l’insofferenza con cui sono accolte le legittime richieste dei genitori. Nella speranza e nell’attesa che la scuola ritorni a essere destinataria di più cospicue risorse, non rimane che dare riconoscimento all’impegno richiesto ai docenti dagli alunni con DSA attingendo al fondo di istituto, pur nella consapevolezza che si tratta di una “coperta stretta”: il collegio dei docenti è chiamato a individuare le azioni prioritarie da finanziare e tra queste non possono più essere assenti quelle rivolte ai DSA. 17 I “numeri” dei DSA Chiudiamo questo quaderno con una tipica lamentazione degli insegnanti: “In questi ultimi anni sono spuntati fuori troppi ragazzi con DSA, non è possibile che siano così tanti se prima non ce n’era nessuno”. Di tutte le lamentazioni raccolte, questa è l’unica che non possiamo condividere. M. Roberto, F. Pianta, G. Stella, “Dislessia”, 2005 La percentuale di diffusione dei DSA nella popolazione scolastica italiana è stimata almeno al 3-4% degli iscritti, con una distribuzione disomogenea nelle scuole secondarie di secondo grado (molto più numerosi negli istituti professionali rispetto ai licei). Ebbene, se facciamo conti precisi, scopriamo che, anche nelle scuole in cui questa lamentazione è più diffusa, gli alunni con diagnosi di DSA non raggiungono le percentuali attese, che invece rassicurerebbero sul fatto che non ci siano individui con DSA non riconosciuti. Dati alla mano, rimane quindi da chiedere un impegno maggiore nell’individuazione precoce dei DSA per evitare che si scopra il disturbo nella scuola secondaria, quando le richieste scolastiche aumentano. 18 PROSSIMO FUTURO L’insegnante scrive i compiti sul registro di classe elettronico Lo studente va a scuola felice con i compiti fatti Lo studente a casa non capisce cosa ha scritto sul diario Mamma e figlio controllano i compiti sul registro di classe via internet 19 10 richieste all’UST di Pisa 1. Aggiornare il sito web Rimuovere dal sito web i documenti obsoleti, rendere disponibili i modelli di Pdp proposti dal Miur nel 2011, un modello di lettera di trasmissione della diagnosi alla scuola, un modello di richiesta del Pdp. 2. Rivedere il libretto DSA e scuola Rimuovere dal sito web il libretto DSA e scuola, rivederne il contenuto, in collaborazione con AidPisa, alla luce della legge 170/10 e provvedere a un nuovo inoltro alle scuole. 3. Diffondere nelle scuole i documenti proposti dal MIUR Informare sull’accordo Stato-Regioni e pubblicare sul sito il materiale, compreso il modello di diagnosi. 4. Sollecitare la formazione dei dirigenti scolastici Sollecitare il coinvolgimento diretto dei dirigenti, anche attraverso la forma di conferenza di servizio; il loro interessamento è infatti decisivo per organizzare, “all’interno della scuola”, le necessarie attività, motivare le persone, assegnare ruoli e compiti, e mantenere rapporti chiari scuolafamiglie e scuola-specialisti. 5. Insistere sulla “questione diagnosi” In considerazione della scarsa attenzione prestata dalle scuole alla nota con cui codesto Ufficio dava chiarimenti sulla “questione diagnosi”, inviare alle scuole un documento dedicato con l’indicazione di quali sono al momento gli enti del nostro territorio abilitati al rilascio della diagnosi. 20 6. Raccomandare l’elaborazione condivisa del Pdp Raccomandare ai dirigenti scolastici di provvedere affinché il Pdp sia elaborato in condivisione da tutto il consiglio di classe, in condivisione con la famiglia, e consegnato nel rispetto dei termini. 7. Promuovere l’utilizzo dei libri digitali Incoraggiare e aiutare le scuole a introdurre nella didattica i libri digitali per “tutti”, anziché come strumento “tollerato” per qualche dislessico. Il miglior aiuto agli studenti con DSA verrà dal poter frequentare un ambiente scolastico dove le moderne tecnologie facciano parte della normale pratica d’insegnamento e di studio. 8. Supportare i referenti DSA delle scuole Mantenere frequenti contatti con i referenti DSA e aiutarli nei loro compiti di mediazione tra scuola-famiglia-servizi sociosanitari, fornire informazioni sulla normativa, proporre formazione. 9. Incoraggiare l’adozione di “buone pratiche”, Incoraggiare le scuole a realizzare procedure trasparenti nell’applicazione della legge, evitando soluzioni “improvvisate” che creano confusione e disagio sia alle famiglie sia agli insegnanti stessi. 10. Rilevare le statistiche sui DSA Provvedere alla rilevazione dell’incidenza delle bocciature e delle sospensioni di giudizio per i ragazzi con DSA, rendendo noti i risultati. 21 Indice INTRODUZIONE ............................................................................................. 1 DIAGNOSI ...................................................................................................... 2 PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO ....................................................... 4 ORGANIZZAZIONE DIDATTICA .................................................................... 7 STRUMENTI COMPENSATIVI ......................................................................... 9 VERIFICA E VALUTAZIONE ......................................................................... 12 FORMAZIONE .............................................................................................. 15 RISORSE ........................................................................................................ 17 I “NUMERI” DEI DSA.................................................................................... 18 10 RICHIESTE ALL’UST DI PISA .................................................................... 20 22