Angelino Alfano si appella a tutte le Procure: “Se avete intercettazioni di Crocetta, mandatecele”. Se invece riguardano l’Ncd, bruciatele y(7HC0D7*KSTKKQ( +\!"!/!=!; Domenica 19 luglio 2015 – Anno 7 – n° 196 e 1,50 – Arretrati: e 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Ristretto L’imprenditore Pulcini jr. e il party in casa Grandi Opere inutili La truffa corre sulle rotaie È ai domiciliari per Mafia Capitale e festeggia in villa Tav, vent’anni di balle e leggende ad Alta Velocità q PACELLI A PAG. 14 » MARCO TRAVAGLIO I q DELLA SALA A PAG. 16 - 17 Renzi: meno tasse per tutti Dal palco dell’Assemblea Nazionale Pd a Expo, il premier annuncia: “Nel 2016 abolirò l’Imu”. Era già l’idea di B. Ma non ci sono i soldi p Nelle assise di Milano il primo ministro rilancia sugli incentivi fiscali a cittadini e imprese, ma non risponde alla minoranza del partito che gli chiede conto del possibile arrivo di Verdini in maggioranza. Intanto, assieme a Carrai, si prepara al Meeting di Cl INTERVISTA Yanis Varoufakis “Sono stato il più votato e sono pronto a tornare” q FELTRI, PALOMBI E TRUZZI A PAG. 2 - 3 Nuovi contratti Silvio Berlusconi firmò a Porta a Porta il suo contratto. Nel fotomontaggio è sostituito da Matteo Renzi VIA D’AMELIO Nel giorno del ricordo di Paolo, il figlio attacca Borsellino sfiducia Crocetta e Mattarella lo abbraccia p L’accusa del commissario Manfredi: “Mia sorella Lucia ha portato la croce come mio padre, alle sue dimissioni è seguito il silenzio delle istituzioni”. Il sindaco di Palermo, Orlando: “Questo Pd è complice della calamità regionale”. Nuove intercettazioni del medico Tutino q CALAPÀ E LO BIANCO A PAG. 4 - 5 q CON I COMMENTI DI DALLA CHIESA E INGROIA A PAG. 5 E 13 IRENE GHERGO p L’abbiamo incontrato ad Atene a cena con il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz. L’ex ministro racconta un’Europa che va “contro la sua storia”: “Volevano solo farci cadere. Una mossa da dittatori” q CARIDI PAG 8 - 9 Il presidente Mattarella stringe Manfredi Borsellino Ansa SCANDALO A CORTE Il Sun sbatte in prima pagina Elisabetta nel ’33 La cattiveria LA REGINA NAZISTA (E BAMBINA) L’assemblea nazionale del Pd all'Expo. Il primo punto dell’ordine del giorno è “Nutrire un partito” » CATERINA SOFFICI C “In tivù nessuno ha più il coraggio d’inventare nulla” q PAGANI A PAG. 20 - 21 astello di Balmoral, Scozia, residenza estiva della famiglia reale inglese. L’anno è il 1933 e Hitler è da poco arrivato al potere in Germania. Una bambina di 7 anni e la sua sorellina di 4, con la gonnellina e i calzettoni bianchi fino al ginocchio, giocano e saltano nel prato e alzano il braccio imi- tando la mamma e lo zio che fanno il saluto nazista. Le bambine in questione sono Elisabetta, la futura regina del Regno Unito e sua sorella Margaret. E i due adulti sono la regina madre ed lo zio Edoardo, che nel giro di tre anni sarebbe salito a sua volta sul trono d’Inghilterra, per poi abdicare e spo- sare l’amante pluridivorziata e miliardaria americana Wallis Simpson. Lo scoop è stato pubblicato ieri dal sito del Sun, il quotidiano scandalistico più letto di Gran Bretagna, punta di diamante (quasi 3 milioni di copie al giorno) del gruppo di Rupert Murdoch SEGUE A PAGINA 18 Strage di Stato senza Stato WWW.SPINOZA.IT CACCIA AL PROFUGO Feroci e burocrati: l’esempio della Merkel e di Treviso q FURIO COLOMBO A PAG. 13 n attesa di sapere se davvero il dottor Tutino ha detto che l’assessore Lucia Borsellino “va fatta fuori come suo padre”e il governatore Crocetta non ha fatto una piega, buttiamo lì una domanda forse lievemente più cruciale: interessa a qualcuno sapere chi ha fatto fuori Paolo Borsellino, e perché? Leviamoci dalla testa che i processi sin qui celebrati l’abbiano accertato. Sappiamo, grazie a pentiti come Spatuzza, che la logistica dell’attentato fu curata dai boss di Brancaccio, Giuseppe e Filippo Graviano, e che l’esecutore materiale fu il loro killer di fiducia, Gaspare Spatuzza appunto. Sappiamo pure che per 15 anni, prima del suo pentimento, la polizia di Palermo al comando di Arnaldo La Barbera (ora defunto) aveva assicurato alla giustizia dei falsi colpevoli costruiti in laboratorio (Scarantino, Candura e Andriotta) per depistare le indagini su quelli veri mescolando fatti autentici (il ruolo, sia pur non centrale, dei Graviano e il coinvolgimento della famiglia Scotto) ad autentiche bufale (poi smontate con tante scuse nel processo di revisione). Purtroppo non sappiamo chi ordinò quel depistaggio di Stato, che non poteva essere un’iniziativa personale di alcuni poliziotti. Sappiamo però che, se lo Stato si attiva per deviare il corso delle indagini sul delitto mafioso più eclatante della storia insieme a quello di 55 giorni prima a Capaci, è perché si tratta di una strage di Stato. Non lo dicono i soliti dietrologi visionari, ma svariate risultanze processuali, purtroppo ancora tutte da approfondire a 23 anni dall’eccidio. 1) Il 4 marzo 1992 il neofascista Elio Ciolini, già coinvolto nelle indagini sulla strage di Bologna, legato ai servizi e detenuto a Bologna, scrisse una lettera a un giudice dal titolo “Nuova strategia della tensione in Italia –Periodo marzo-luglio 1992”. E lì anticipò che tra marzo e luglio sarebbero avvenuti “fatti intesi a destabilizzare l’ordine pubblico come esplosioni dinamitarde, sequestro ed eventuale omicidio di esponente politico Dc ed eventuale omicidio del futuro presidente della Repubblica”. (il favorito era Andreotti). Otto giorno dopo, fu assassinato l’andreottiano Salvo Lima. Il 18 marzo Ciolini rivelò che il piano eversivo era opera di massoni, politici e mafiosi: “Intimidire quei soggetti e Istituzioni Stato (forze di polizia ecc.) affinché non abbiano la volontà di farlo e distogliere l’impegno del l’opinione pubblica dalla lotta alla mafia, con un pericolo diverso e maggiore di quello della mafia”. SEGUE A PAGINA 24 2 » PRIMO PIANO SALVO NASTASI Il commissario a Bagnoli è un uomo di Gianni Letta | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 NON È UN NOME sconosciuto, quello di Salvo Nastasi, l’uomo che Matteo Renzi avrebbe scelto come commissario per Bagnoli. La nomina doveva arrivare nel Consiglio dei ministri di ieri, ma è slittata. Il nome però, secondo Il Mattino di Napoli, il premier già ce l’ha. È quello dell’attuale direttore generale Spettacoli dal vivo del ministero dei Beni Culturali. q Dunque sembra risolversi una querelle che andava avanti da mesi, scandita da accuse reciproche tra palazzo Chigi e il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. La nomina, però, farà discutere. Perché Nastasi non è uno qualunque. Suo grande sponsor, infatti, è sempre stato Gianni Letta, che gli ha fatto da testimone di nozze quando, nel 2010, il futuro commissario sposò a Filicudi la figlia di Gio- vanni Minoli, Giulia. Insomma, belle amicizie altolocate e rapporti di potere. Di lui si narra sia molto amico anche di Luigi Bisignani e che vanti un ottimo rapporto pure col sindaco di Firenze Dario Nardella e il consigliere del premier Marco Carrai. In passato è entrato in contatto anche con Guido Bertolaso e il suo nome saltò fuori anche nelle intercettazioni su Angelo Balducci e la sua cricca. ASSEMBLEA PD Il dibattito no. Il leader si loda per un’ora e mezza, ma poi rifiuta di rispondere alla minoranza sui rapporti con Verdini e le modifiche alla riforma del Senato » SILVIA TRUZZI V Milano erso le 11 - cioè un’ora dopo il teorico inizio dell’Assemblea Pd comincia a circolare la voce: Renzi non arriva, interviene in videoconferenza. Invece un quarto d’ora più tardi il corteo presidenziale fa capolino nell’orizzonte sfocato da un sole che spacca la testa. Il segretario del Pd arriva vestito da presidente del Consiglio (lontani i tempi in maniche di camicia), non si scusa per il ritardo, parla per un’ora e mezza. Poi si mette in bocca una gomma, si attacca al telefonino, va a pranzo, fa i selfie coi volontari. Torna, si riattacca al cellulare, se ne va. Le conclusioni non ci sono: di rispondere agli interventi dei delegati non ha proprio voglia. L’Expottismo è il sale del Pd Nella sudata attesa della venuta di Matteo, si consumano litri d’acqua e parecchi caffè al bar Coop (e di chi sennò?) fuori dall’Audi tori um dell’Expo. L’ideona di farlo qui - temperatura percepita 40 gradi - la spiega il ministro De Rio: “È un’esperienza di successo ma difficile da realizzare. Il governo ha aiutato, era giusto farla qua” (di avviso diverso Don Mazzi: “Sarebbe stato meglio a Quarto Oggiaro, il Papa è andato in mezzo alla merda”). Ma l’Expottismo è lo spot perfetto per l’esecutivo (e al Pd piace così tanto che a Milano regalano il biglietto agli under 30 che s’iscrivono). Dopo lungo penare, lo show comincia con l’Inno di Mameli (versione ortodossa, senza manomissioni al testo di Michele Novaro), Lorenzo Guerini non resiste alla tentazione della mano sul cuore. L’incipit dell’intervento di Renzi è tutto un Pd-pride: la linea tra la rivendicazione dei risultati e la propaganda è sottilissima. Primo risultato: il Colle. Dopo la ferita dei 101, “il Pd aveva clamorosamente fallito, spaccato da mille tensioni interne. Vorrei fosse restituito l’onore al Pd: avevamo un passaggio difficile e delicato che poteva bloccare la legislatura: siete stati bravi a tenere la barra dritta perché sostituire Napolitano (appena lo nomina, compare la foto-santino, ndr) non era la cosa più semplice. A Napolitano va vicinanza, affetto, stima, è stato garante autentico della tenuta democratica Premier segretario Matteo Renzi ieri sul palco dell’Assemblea nazionale del Partito democratico LaPresse/Ansa Renzi, l’autospot all’Expo Monologo senza repliche Enfasi riformista ”Stiamo portando avanti il più grande cammino riformatore della storia europea” ed è tuttora protagonista delle riforme e della vita parlam en ta r e”. Anche delle recenti intercettazioni, ma ovviamente nessuno ne parla. Gli altri passaggi politici sono l’Italia in Europa (e l’Europa in Italia: “Quando diciamo Europa, diciamo le nostre strade e le nostre piazze”). Spiega il premier che VERSO DESTRA » MARCO PALOMBI J osé Mario Bergoglio pare fatto apposta per non intendersi con Matteo Renzi e la sua Curia pure. I rapporti non sono mai stati ottimi, ma ora sono al minimo storico. Il profilo di governo, il modo di essere, il ruolo internazionale (ultimo il codardo oltraggio ai greci mascherato da appoggio), questioni di potere e soldi, ovviamente, tutto spinge il Vaticano di Papa Francesco all’opposizione dell’esecutivo. FINO A POCO FA l’uomo che curava i rapporti del governo Oltretevere era Gr azia no Delrio, ma il suo addio a palazzo Chigi attraverso la curiale “promozione” a ministro dei Trasporti lo ha reso meno nelle ultime settimane “l’Italia - senza manie di protagonismo (!) - è riuscita a non essere più il problema ma parte della soluzione”. Poi i sempre verdi “Stati Uniti d’Europa” e Ventotene dove si terrà - copyright Nicola Zingaretti - un’iniziativa sull’E ur op a. Dopo aver bacchettato il Pse (“abbiamo portato dentro il Pd, non ci abbiamo trovato la politica”), si passa alle questioni domestiche. La parziale ammissione della débâcle elettorale (“abbiamo perso alcune città”) è subito mitigata da una cartina d’Italia che mostra le regioni governate dal Pd: “17 su 20”. Il Pd in crisi? Macché, chi lo dice è sotto effetto del caldo. Il discorso - al solito - è pieno di superlativi assoluti, con una grandeur che sfiora la megalomania: “Il Pd è il partito più votato nella storia d’Italia dal 1958 in poi”; “il Pd è il partito più votato in Europa”; “stiamo portando avanti il più grande cammino rifomatore della storia europea”. Non Nessun riscontro D’Attorre: ”Vogliamo imbarcare i transfughi di Forza Italia o fare il nuovo centrosinistra?” tinuare ad andare al ristorante pensando di far pagare il conto ai nostri figli”. Ma attenzione: senza riforme, le tasse non si tagliano. Il ddl Boschi (in prima fila, silenziosa) sarà approvato entro settembre. E, dall’aria che tira, senza modifiche. più gufi, ma “musi lunghi”, la tribù responsabile del “d isfattismo cosmico”: non c’è abbastanza gioia nel Pd. Il clou è sulle tasse, con tabella di marcia serrata e metafora gastronomica (se non qui, dove?): “Il mio impegno per i prossimi cinque anni è una riduzione delle tasse senza paragoni. Non possiamo con- “Denis e i Cosentino’s? È un film dell’orrore” C’è spazio anche per i due Sergio. Auguri a Mattarella e lodi a Marchionne, “coraggioso” perché ha riaperto una fabbrica a Detroit (e paga le tasse nel Regno Unito), la promessa della legge sulle unioni civili (Scalfarotto interrompe il digiuno) e le cri- Ripensamenti Dal capo ai ministri quest’anno tutti al meeting di Rimini (pure Carrai) Col Vaticano rapporti al minimo storico, il renzismo punta sugli ex berluscones di CL efficace (e forse anche meno pore e sconcerto”, fu la reaziosolerte) nel suo lavoro di am- ne vaticana lasciata filtrare sul basciatore. L’ultimo screzio è Corriere della Sera, dopodiarrivato su Roma e il Giubileo ché –come ha ricordato anche che inizia l’8 dicembre prossi- il sito Dagospia – arrivò la dimo: il decreto per fesa del sindaco stanziare i fondi di Roma da parte – che peraltro del solito miniporterà la firma stro Delrio. di Delrio – non Nuovi alleati Come spesso s’è ancora visto, Già concessi capita, allora, se perso nella batnon proprio amitaglia che Renzi gli gravi fiscali co, il nemico del aveva ingaggiato per le paritarie, mio nemico può per far dimettere diventare un utiil sindaco Mari- ora la platea le alleato per un no a partire pro- aspetta la riforma governo che è prio dal commisriuscito a inimisariamento sul del terzo settore carsi molte delle Giubileo. “S t ucategorie che do- vrebbero sostenerlo per storia e composizione elettorale (vedi gli insegnanti). Dopo il gran rifiuto dello scorso anno – quando palazzo Chigi smentì in maniera abbastanza dura la partecipazione di Renzi –quest’anno il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione vedrà passare premier e governo quasi al completo. Neanche i ciellini, d’altronde, sono proprio nella manica di Bergoglio. A marzo, per dire, s’erano presentati in decine di migliaia in piazza San Pietro per i sessant’anni del movimento e Francesco ha pensato bene di assestargli ceffoni violentissimi: “Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una spiritualità di etichetta”; “fedeltà alla tradizione, diceva Mahler, significa tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri”; “il carisma non si conserva in una bottiglia di acqua distillata”. E altre amenità simili. EBBENE, l’estate 2015 è quella in cui Renzi cerca sponde nel mondo cattolico, in uno – in particolare –che in questi anni s’era sempre mostrato vicino al centrodestra (e in particolare a Silvio Berlusconi), come prima alla parte più conservatrice della Dc. Il premier, dunque, tornerà al meeting di Ri- PRIMO PIANO Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | Lo sberleffo GRAZIE IVAN, STAVAMO IN PENSIERO » FQ , BENEDETTO SIA il signore. Quello di Rignano sull’Arno, s’intende, che ieri ci ha tolto un peso dal cuore. Era già da qualche giorno che eravamo preoccupati. “Ivan Scalfarotto continua a non mangiare”, si sentiva dire nei bar. “E perché? Sta male?”, chiedevano i più distratti, comunque in apprensione. “Ma no, fa lo sciopero della fame per la legge sulle unioni civili”. Ecco, pro- prio quando la tensione nel Paese si faceva insopportabile -“ma mangia o no?”- finalmente Ivan ha deciso di restituirci la serenità. Renzi s’è presentato sul palco di Expo all’assemblea nazionale del Pd e ha detto che la pianta col digiuno perché Matteo Renzi ha scandito dal palco che la legge sarà approvata “entro l’anno”. Come non »3 fidarsi? D’altronde a marzo l’aveva promessa entro l’estate e un anno fa entro il 2014. Insomma, il premier questa legge ce l’ha sempre in mente e ne parla in continuazione: impuntarsi sulle date sarebbe da irresponsabili. E così, come documento l’apposita foto tuittata dal portavoce di Renzi, Ivan s’è concesso un po’ di fragole. E così la nostra principale preoccupazione è diventato il caldo. FANTASIA Il premier promette da qui al 2018 sgravi fiscali per 45 miliardi a cittadini e imprese, ma non ha i soldi per farlo “Nel 2016 abolirò l’Imu” Non vi ricorda Silvio? » STEFANO FELTRI C i ha messo più di un mese a riprendersi dalla doppia batosta delle elezioni, ma Matteo Renzi ora cerca di ritrovare la popolarità perduta con una promessa nuova per la politica italiana: “Via l’imposta sulla prima casa dal 2016”. Come Silvio Berlusconi, quando durante il confronto con Romano Prodi nel 2006, disse “aboliremo l’Ici”e poi di nuovo Berlusconi nel 2008 (abolita) e nel 2013 (dopo che Mario Monti l’aveva ripristinata), quando costrinse il governo Letta a rivedere la tassazione sulla prima casa costruendo un intrico di imposte locali che lasciarono il gettito invariato. Ora, dal palco di Expo, è toccato al premier. Precedenti “Avete capito bene: noi aboliremo l’Ici. La prima casa è sacra”. Campagna elettorale La promessa di Berlusconi durante il confronto con Prodi nel 2006 a Porta a Porta IL MINISTRO dell’Economia Pier tiche agli avversari, con rassegna delle magliette di Salvini e ironie sui transfughi piddini. Ci sono anche i grillini, in particolare quei “bravi ragazzi” di Fico e Di Maio, “che abbiamo aiutato a essere eletti alla vicepresidenza della Camera e alla Commissione di Vigilanza Rai”: il concetto di “diritti delle minoranze” non è chiarissimo. Del resto anche quel che rimane delle minoranze interne (D’Alema e Bersani assenti), non è proprio calcolato. “Il Pd come partito della nazione finirà per imbarcare Alfano e i transfughi di Fi. Oppure possiamo costruire un nuovo campo del centro- sinistra. È un bivio politico: lo sciogliamo?”, chiede Alfredo D’Attorre. Roberto Speranza: “La scorciatoia di avere come stampella Verdini e amici di Cosentino è un film dell’orrore”. Gianni Cuperlo: “C’è da ricostruire l’idea di partito”. A tutte le sollecitazioni - compresi i numerosi richiami alla riforma del Senato - Renzi non risponde. D’altra parte Matteo Orfini invita a non chiudersi “nella dialettica interna. Discutiamo. Ma non è possibile che ogni passaggio parlamentare diventi un congresso”. Figuriamoci l’assemblea del partito. © RIPRODUZIONE RISERVATA Carlo Padoan gli aveva raccomandato cautela, il commissario alla spending reviewYoram Gutgeld stava lavorando in segreto per arrivare alla legge di Stabilità in autunno e presentare insieme tagli di spesa e tagli di tasse, così da farli passare più facilmente. Ma Renzi ha voluto imporre la sua agenda ai talk show estivi. Il piano è in tre tappe: nel 2016 via l’Imu, dal 2017 riduzione del “delta” tra le tasse sul lavoro in Italia e negli altri Paesi, dal 2018 revisione delle aliquote Irpef sui redditi e interventi per i pensionati. Sull’ultimo punto, secondo quanto ricostruito dal Fat- Gentiloni fino al neopromosso volto tv della #buonascuola Simona Malpezzi e al renzianissimo aretino Marco Donatiè tutto un talk renziano. Persino il consigliori di Renzi, Marco Carrai, sarà a Rimini per discutere di tecnologia. D’ALTRONDE il premier non I tempi andati Giorgio Vittadini al Meeting con l’ex ministro Giulio Tremonti dieci anni fa Ansa mini per la prima volta dal biennio 2007 e 2008 (la terza in assoluto) e mica in un dibattito qualunque: il titolo è banalotto (“L’Italia e la sfida del mondo”), ma Renzi ne discute significativamente con Emilia Guarnieri, presidente del Meeting, e Giorgio Vittadini, capo della Fondazione per la Sussidiarietà e uomo forte di CL. E mica di solo Matteo vive la nuova alleanza. “Non ci interessano i talk show politici”, scandiva presentando l’edizione 2014 Vittadini. Quest’anno deve averci ripensato: da Delrio a Martina, da Padoan a Galletti, da Poletti a arriverà a mani vuote. Nella riforma della scuola c’è già la detrazione da 400 euro per chi iscrive i figli alle scuole paritarie (elementari e medie per ora, mentre per gli asili lo sconto era già in vigore) elaborata da Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione di Ncd, ma soprattutto di CL. E poi c’è la riforma del terzo settore, un ddl delega attesissimo nel mondo cattolico e su cui il premier ha avuto modo di soffermarsi anche in una intervista al settimanale Vita concessa durante l’ultimo tour africano che uscirà a fine mese. © RIPRODUZIONE RISERVATA to, non c’è nulla di concreto. in teoria. I parametri contabili Ue L’accoppiata Imu/Tasi prima ca- prevedono anche una riduzione del sa porta 3,5 miliardi di gettito al Te- debito che richiede un deficit strutsoro ed è di quella dimensione l’in- turale (cioè depurato dagli effetti tervento che il governo metterà nel- della recessione) più basso: 0,5 nel la legge di Stabilità. Per le imprese il 2016 e 0,4 nel 2017. Se si spende taglio fiscale su Ires e Irap e partirà troppo, quel parametro sballa. Già dal 2017, ma anche quello è previsto l’anno scorso è stato faticoso per il in autunno: palazzo Chigi vuole in- ministro Padoan ottenere dal comcentivare gli investimenti esteri in missario Katainen uno sconto di Italia, far partire gli sgravi tra un an- qualche decimale, ma a palazzo Chino darà il tempo alle imprese stra- gi sono convinti che i mercati guarniere di organizzarsi. Non si sa an- dino più gli stimoli alla crescita che cora quale sarà la dimensione di la velocità di riduzione del debito: questo intervento, sicuramente più Katainen se ne farà una ragione. dei 3,5 miliardi per la casa. Fonti di governo hanno fatto trapelare LA COMMISSIONE UE finora è stata all’Ansa che il valore complessivo indulgente col governo Renzi, ma del taglio delle tasse sarà di 45 mi- abbassare la tassazione sulla prima liardi in tre anni. Verrà rivista anche casa va nella direzione opposta a tutl’Imu sui terreni agricoli, molto con- te le raccomandazioni rivolte all’Italia in questi anni: ridurre le impotestata, che vale circa 268 milioni. E si arriva alla domanda inevita- ste sui fattori produttivi (lavoro e capitale) e concenbile: chi paga? Setrarle sulla ricchezcondo l’ultimo za immobilizzata. Documento di eC’è poi un altro proconomia e finanza blema: nella legge di del Tesoro, il defiStabilità, prima di cit in rappor- in tre anni. Il denaro aggiungere al conto to al Pil per che serve a rispettare le tasse da ridurre, il 2016 è p r e v i s t o gli annunci fatti finora bisogna trovare 10 miliardi nel solo all’1,8 per 2016 per evitare che cento e allo 0,8 nel 2017. Renzi non ha in- scattino le “clausole di salvaguartenzione di andare sopra la dia”, come l’aumento sull’Iva, presoglia del 3% (gli sarebbe pia- viste a copertura di misure prececiuto ma l’hanno fatto rinsa- denti come gli 80 euro mai davvero vire). Pur rimanendo sotto, è finanziate. Nel triennio 2016-2018 convinto, c’è margine per servono insomma nel complesso 70 spendere circa 18 miliardi il miliardi (più altri 6,6 per le sentenze prossimo anno e 33 nel 2017. della Consulta su pensioni, stipendi Non si tratta di vere coperture, degli statali e Robin Tax). Alzare un ma di spesa in deficit, soldi che po’ il deficit non basterà di certo. © RIPRODUZIONE RISERVATA non ci sono. È possibile, ma solo 77 mld CORSI E RICORSI Le reazioni del 2006 all’idea di Berlusconi “Buffonata”, “Roba da Totò” Quando i Dem volevano l’Ici ILPREMIER mi ha ricordato Antonio La Trippa. Con la differenza che almeno Totò faceva ridere”, disse Dario Franceschini. Era l’aprile del 2006 e, nel confronto elettorale per le Politiche con Romano Prodi, Silvio Berlusconi tirò fuori il coniglio dal cilindro: in caso di vittoria avrebbe tolto l’Ici agli italiani. Franceschini all’epoca era il coordinatore della Margherita, partito in cui militava anche Matteo Renzi, allora presidente della provincia di Firenze. Ecco, nove anni dopo, Franceschini. oggi ministro dei Beni Culturali, non ha prodotto un fiato contro la proposta di ieri di Renzi medesimo di togliere l’Imu nel 2016. Avrà forse cambiato idea? Stesso silenzio ieri, ma parole di biasimo nel 2006 nei confronti della promessa berlusconiana, da parte di un altro ministro di Renzi, Andrea Orlando, all’epoca responsabile enti locali dei Ds: “Una proposta dettata dalla disperazione, che rischia di dimezzare i servizi sociali erogati dai comuni”, diceva l’Orlando del 2006. Ma pure altri novelli renziani devono aver mutato opinione sulla tassa sulla prima casa. Il sindaco Piero Fassino, per esempio: “Berlusconi usa la promessa dell’Ici per comprare gli italiani. Ma la sua bizzarra trovata non sposterà neanche un voto”, fu il commento dell’allora segretario diessino all’uscita del Cavaliere. “Berlusconi toglie l’Ici? E io darò lo stipendio alle casalinghe”, replicava sapido l’allora sindaco di Bari Michele Emiliano. Mentre Francesco Rutelli parlò di “presa in giro, ennesima balla e autogol” di Silvio. Ieri, invece, tutti zitti ad applaudire Matteo. (Gi. Ros.) q Franceschini, Orlando, Fassino LaPresse 4 » PRIMO PIANO MISTERI E VERGOGNE Lo scoop de L’Espresso l’intercettazione e le smentite di Lo Voi | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 UN SILENZIO inquietante in risposta alle parole macabre del proprio medico verso Lucia Borsellino. Questa la bufera che ha travolto il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, sulla scia di un’intercettazione pubblicata venerdì da L’Espresso diretto da Luigi Vicinanza. “Va fatta fuori come il padre”, avrebbe detto Matteo Tutino (in foto), direttore sanitario all’azienda Villa Sofia-Cervello, ai q domiciliari dal 29 giugno con le accuse di truffa, falso, peculato e abuso d’ufficio per i suoi interventi di chirurgia estetica in strutture pubbliche. Dopo l’arresto la stessa assessora alla Salute ha annunciato le dimissioni. Il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi ha poi precisato che tale conversazione non risulta né agli atti né tra le registrazioni effettuate su Tutino. Il settimanale ne ha però ribadito l’e- sistenza pur ammettendo di non esserne in possesso. Risalirebbe al 2013 e farebbe parte di un fascicolo secretato. Una “turlupinatura”, aveva commentato a caldo il governatore al Fatto, negando di aver mai udito la frase e denunciando il “fango”. Immediate però le richieste di dimissioni, anche dal Pd. “Sdegno”è stato espresso da don Luigi Ciotti. Dal 2003 Crocetta, ex sindaco di Gela, è sotto scorta. L’OMAGGIO A MATTARELLA Il commissario figlio del giudice Borsellino: “Non era previsto che parlassi, ma sono qui per lei presidente” Manfredi contro Crocetta: “Lucia come mio padre” » GIUSEPPE LO BIANCO N Palermo ell'aula magna Falcone-Borsellino blindata da un servizio di sicurezza imponente a protezione del capo dello Stato seduto in prima fila, la voce di Manfredi è rotta dalla commozione: “Non sarò io a commemorare mio padre, per me è sempre vivo”. E subito dopo arriva la bordata contro Crocetta: “Intervengo per Lucia, la sua lettera di dimissioni ha prodotto il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella lettera dice tutto e andrebbe riletta mille volte”. Manfredi Borsellino interviene a sorpresa a nome di tutta la famiglia rivolgendosi al capo dello Stato: “Sono qui per lei, presidente Mattarella, non era previsto che parlassi, lei è sempre stato un punto di riferimento per la mia famiglia, ricordo due telefonate fatte dallo studio alle quali ho assistito in cui mio padre si rivolgeva a lei con la deferenza, il garbo, la delicatezza che deriva dalla stima sconfinata che nutriva nei suoi confronti per come ha vissuto il dolore che anni dopo avremmo vissuto noi”. PER LA PRIMA VOLTA in 23 an- ni il figlio di Paolo Borsellino, oggi commissario di polizia, rompe il silenzio della riservatezza di tutta la famiglia, difendendo le dimissioni di sua sorella Lucia da assessore con parole sferzanti contro la gestione Crocetta della Sanità siciliana: “Lucia ha portato la croce sino al 30 giugno perché voleva una sanità libera e felice, consapevole di ciò che noti professionisti e manager pensavano e avrebbero detto di lei: non sarà l’autenticità di una singola intercettazione ad impedire che si sappiano le offese e lo scenario drammatico in cui è stata costretta ad operare in un luogo dove si annidano mafia e malaffare”. Si ferma commosso, poi riprende dribblando i singhiozzi, ma i concetti sono chiari e davanti agli occhi attenti di Sergio Mattarella, che alla fine lo stringe in un lungo abbraccio, il suo intervento si trasforma in un pesante atto di accusa contro l’antimafia di cartapesta di Crocetta alla Sanità, fatta di uomini che “da un anno le hanno creato un clima di ostilità” in un assessorato trasformato in un “centro di interessi e di malaffare” costringendola a vivere “un calvario simile a quello di suo padre nella stessa terra che ha poi elevato lui a eroe”. Parole pesanti del figlio della vittima più emblematica delle relazioni tra Stato e mafia, parole di un commissario di polizia che il ministro Alfano ha ascoltato attentamente affermando che “solo ragioni di prudenza istituzionale mi trattengono dal pronunciare espressioni di consenso per quel che ha detto Manfredi Bo rse lli no”. Poco prima di parlare davanti al capo dello Stato, ai ministri Orlando e Alfano, ai vertici della magistratura riuniti a palazzo di Giustizia per ricordare Borsellino a 23 anni dalla strage, Manfredi ha incontrato Sergio Mattarella per qualche minuto di colloquio privato. IN SERATA Crocetta replica all’Ansa : “Non ho mai lasciato sola Lucia Borsellino, la sua sofferenza e il suo calvario sono stati anche miei, poteri forti volevano far saltare Lucia Borsellino sul caso della piccola Nicole (la bambina morta in clinica a Catania, ndr) per poi far saltare me”. Quali, Crocetta non lo dice: cita “ambienti politici siciliani” che “volevano far entrare nella commissione ministeriale su Nicole l’ex manager di Villa Sofia, Non sarò io a commemorare papà. Sono qui per mia sorella, ha portato la croce MANFREDI BORSELLINO Non ho mai lasciato sola Lucia, la sua sofferenza e il suo calvario sono stati anche i miei ROSARIO CROCETTA Giacomo Sampieri”, l’uomo che dialogava con il medico Matteo Tutino in una serie di intercettazioni che raccontano una storia ancora tutta da decifrare. Alla fine l’intervento di Manfredi ha asciugato la ritualità e la retorica che di solito avvolge le commemorazioni: il ministro Alfano ha definito la vita e la morte di Borsellino “un pezzo fondamentale per la nostra democrazia” ma è inciampato poi in un lapsus citando Falcone ed il suo libro con Marcelle Padovani: In via d’Amelio Il capo dello Stato è poi andato sul luogo della strage del 19 luglio 1992 “Lo Stato uccide gli uomini dello Stato che lo Stato non ha saputo proteggere”. Voleva dire, si presume, la mafia. Per il pg Roberto Scarpinato “si può saldare il debito con Paolo Borsellino dando un volto a coloro che collaborarono segretamente alla strage di via d’Amelio e che restano ancora non identificati nonostante nuovi pentiti e altre risultanze che testimoniano l’impegno profuso”. Fuori, le Agende Rosse con il libretto in mano gridano: “Fuori la mafia dallo Stato”. Il ricordo si chiude in via D’Amelio, nel tardo pomeriggio, con l’ultimo abbraccio di Rita e Salvatore Borsellino con il presidente Mattarella. “Non gli abbiamo detto nulla – conclude Salvatore – ha detto tutto Manfredi”. L’incontro Manfredi Borsellino con Mattarella. A sinistra, il presidente in via d’Amelio con Rita Borsellino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ministro si rivolge alle procure. Altre carte: “Me ne fotto se si chiama Borsellino” L’ENIGMA Alfano: “Chi ha quel nastro lo tiri fuori” Palermo T ra il Gruppo editoriale Espresso e il procuratore di Palermo, fermi su posizioni contrapposte nel valutare l’esistenza dell’intercettazione choc tra Matteo Tutino e Crocetta, Alfano non ha dubbi: “Se l’intercettazione fosse vera Crocetta dovrebbe dimettersi – dice, entrando al palazzo di Giustizia di Palermo –ma io credo a Lo Voi”. E sull’orribile frase fantasma negata dal procuratore ma confermata dalla direzione del settimanale il ministro se la prende con le procure: “Se ci sono altri magistrati in possesso de ll ’intercettazione tra Crocetta e Tutino, la cui esistenza è stata smentita dalla Procura di Palermo, lo dicano, l’incertezza crea un clima insopportabile. Se quelle Procure non le tirano fuori in modo trasparente, si tratta di uffici che non fanno il gioco dello Stato. E chi ha fabbricato la bufala si deve dimettere”, ha aggiunto. Nel giorno del ricordo di Paolo Borsellino le parole di Alfano offrono un assist perfetto alla terza, lapidaria, smentita del procuratore Lo Voi: “Questa intercettazione alla procura di Palermo non risulta e quindi non c’è. E se circola la tesi che possa essere in un’altra Procura perché allora insistere a dire che l’intercettazione si trova a Palermo? Perché insistere sul filone Villa Sofia, gli atti secretati... Qui non c’è”. CI SONO, invece, altre inter- cettazioni depositate agli atti dell’inchiesta su Matteo Tutino che restituiscono il “clima di ostilità” nei confronti di Lucia Borsellino descritto ieri dal fratello Manfredi al capo dello Stato. “La denuncio per illecito... Il ministro Angelino Alfano Ansa Me ne sto fottendo, pure che si chiama Lucia Borsellino” dice a telefono Giacomo Samperi, il manager di Villa Sofia revocato dalla Borsellino dopo l’invio degli avvisi di garanzia, parlando con Tutino, che lo appoggia rispondendogli: “Bravo”. Il lavoro e le decisioni di Lucia Borsellino sono una vera e propria ossessione per Tutino e i suoi amici: dopo la revoca di Samperi, un dipendente del pronto soccorso di Villa Sofia va dal chirurgo plastico e lo informa di aver saputo dal fratello che “tutto viene da quella p... della Borsellino e il presidente non la vuole fare muovere da lì.” Nella conversazione rivela che un dirigente dell’assessorato alla Salute è stato “messo lì appositamente perché dà fastidio alla Borsellino.” E quando Tutino insiste con Crocetta per difendere l’amico Samperi, il governatore risponde: “Ma viru io cu Lucia”, (cioè: “Me la vedo io con Lucia”). SI ARRIVA al 25 Marzo 2014, periodo di nomine nella sanità e Tutino dice a telefono al segretario particolare di Crocetta, Giuseppe Comandatore: “Senti, lui (Crocetta, ndr) mi ha detto che domani gli devo portare la lista dei pretoriani del presidente.” “Sì – risponde Comandatore - la porti, vieni al palazzo... lo visiti, gli guardi cose e via.” “Avremo bisogno di mezz’o- ra – conclude Tutino - perché gli parlerò di ognuno con il curriculum in modo molto... Sono fedelissimi”. E si parla di Crocetta anche nella telefonata del 27 marzo 2014 tra Samperi e Tutino che commentano il rapporto del governatore con la figlia di Paolo Borsellino: “Io credo che ci sia qualcosa sotto in tutto questo e Lucia e il presidente sono in disaccordo...”. “Sì, totale – risponde Tutino – ma mi ha detto (il presidente, ndr) stai tranquillo”. I due si auto-definiscono “uomini del presidente” che operano “per la legalità”. La legalità prima di tutto, sostiene Tutino, finito agli arresti domiciliari per truffa. E Samperi, indagato nella stessa inchiesta, aggiunge: “Ma a noi quello interessa, prima di tutto... Siamo troppo seri noi.” G.L.B. © RIPRODUZIONE RISERVATA PRIMO PIANO Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | ASSENTE L’ex assessore diserta le commemorazioni palermitane LONTANO da Palermo. L’ex assessore alla Sanità della Regione Siciliana, Lucia Borsellino, disertate le celebrazioni palermitane dell’anniversario di via d’Amelio, sta trascorrendo alcuni giorni a Pantelleria, insieme con la sorella minore Fiammetta. A rivelarlo è stato lo stesso fratello Manfredi Borsellino parlando durante la cerimonia nel Palazzo di giustizia a Palermo. q L’INTERVISTA Lucia e Fiammetta ricorderanno il padre con una messa fatta celebrare nella piccola chiesa di contrada Kamma a Pantelleria dedicata a San Francesco. Fratello e sorella di Paolo Borsellino, Salvatore e Rita, hanno invece partecipato alle celebrazioni in via d’Amelio: “Sono felice che Manfredi abbia pronunciato quelle parole. Manfredi ha avuto coraggio e ha dato tanta forza a Lucia e »5 anche a noi”, ha detto Rita Borsellino. “Questa terra è davvero bellissima e disgraziata come diceva Paolo e come ha ricordato oggi anche Manfredi, ma Paolo diceva anche ‘Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla’. Oggi Manfredi ha interpretato al meglio queste parole dette da Paolo. Non si può aspettare ancora per la verità dopo 23 anni”. Leoluca Orlando Il sindaco di Palermo attacca L’OPINIONE “Il Pd è complice del governatore, è una calamità” 19 INIZIARONO A MORIRE CON IL PEZZO DI SCIASCIA » NANDO DALLA CHIESA » GIAMPIERO CALAPÀ B asta con gli speculatori dell’antimafia”. Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, attacca: “Di nuovo, oggi come negli anni 80 mi trovo a dover fare denunce importanti”. Chi è per lui l’antimafia di facciata? Fa i nomi, Orlando: “Del governatore Crocetta oggi non voglio parlare, ma certamente il senatore Lumia e i vertici di Confindustria Sicilia, personaggi con cui non vorrei condividere nulla”. Sindaco, perché non vuole parlare di Crocetta? A PEZZI Partito siciliano alla resa dei conti Ferrandelli: “L’autosospensione non esiste, mi dimetto io” IL VICEPRESIDENTE dell’Antimafia regionale in Sicilia, il renziano Fabrizio Ferrandelli, annuncia le dimissioni dall’Ars. Ormai lo scontro nel Pd siciliano è totale. Da mesi denuncia, dice Ferrandelli, “il fallimento del governo Crocetta e in questi giorni ha chiesto di staccare la spina”. Firmerà, annuncia, le proprie dimissioni dalla Regione oggi, 19 luglio, e lunedì, 20 luglio 2015, alle ore 12, Fabrizio Ferrandelli al QuintoCanto Hotel incontrerà i giornalisti per illustrare il percorso dei “coraggiosi siciliani per cambiare il Pd e per affermare in Sicilia una nuova stagione”. “Ragazzi – ha detto ai membri della sua corrente – se ci chiamiamo coraggiosi, lo dobbiamo essere davvero. E io devo dare l’esempio. I siciliani devono sapere che i politici non sono tutti uguali, che la dignità vale più dei compromessi al ribasso e di una poltrona con stipendio in Regione. E che, soprattutto, mantengono la parola data. Avevo dato l’ultimatum a Crocetta e al Partito democratico? Non mi hanno ascoltato. Anzi, Raciti ha sentenziato che la legislatura deve continuare e Crocetta, invece di dimettersi, si autosospende, utilizza un istituto fantasma. Io sono coerente: voglio dimettermi. Abbiamo detto che dobbiamo partire in mare aperto, abbandonando porti sicuri, facili rotte? Dobbiamo farlo davvero. Siamo i coraggiosi. Nella terra del gattopardo dove tutto cambia per non cambiare nulla e dove non accade mai niente, noi faremo accadere tutto, noi cambieremo tutto”. q Perché sarebbe troppo facile per me. Un anno e mezzo fa chiesi il commissariamento della Regione Siciliana. Adesso s’indignano tutti per la tele- 11 anni fa Salvatore Lumia con don Ciotti e Rosario Crocetta fonata tra il dottor Matteo Tutino e E ritorniamo all’antimafia di facciaCrocetta, ma quando Lucia Borsellita. Però, sindaco, faccia i nomi... no si è dimessa, quella presa di distanNon ho nessuno problema. Il senatoza dalla Regione è stata coperta per re Salvatore Lumia, innanzitutto. La biechi interessi politici. sua incoerenza politica gli ha portato Interessi di chi? degli indebiti vantaggi. Ha sosteIl Partito democratico è stato il punto nuto prima Raffaele Lombardi riferimento di questo governo. do, poi Rosario Crocetta. Adesso, però, sembra che abbiaNon sto parlando di comno scaricato Rosario Crocetta, portamenti penalmente rinon è così? levanti, ma di comportaMi creda, non hanno motivo di menti politici ignobili scaricarlo, perché si è scaricato senz’altro... da solo. Crocetta non c’è più e Altri nomi? non solo per responsabilità sue, Confindustria Sicilia, telefonata con Tutino o meno. quasi nella sua totalità. E quali sono i motivi? Gli industriali sono riuIl governo regionale è stato usciti a ottenere nelle ulna calamità istituzionale, ritime due giunte regionabadisco: ne ho chiesto il comli una inacettabile e orgamissariamento un anno e meznica presenza: Marco zo fa, inascoltato e sbeffeggiato. Venturi con Lombardo e Ma oggi in Sicilia siamo nel pieno di Linda Vancheri con Crocetta. una crisi politica, economica e finanSempre con le deleghe alle attività ziaria. produttive, alla faccia dei conflitti Ritiene il Pd e il suo segretario Matd’interesse. Comunque, il filo conteo Renzi ancora troppo timidi sulla duttore di queste giunte regionali, vicenda, quindi? rimane il senatore Lumia. Sì, fino a ieri sono stati timidi. Da oggi Specifichi meglio queste accuse... saranno complici. Le mie opinioni su Lumia non sono Lei è al quarto mandato da sindaco. un segreto. Le ho sempre manifestaLa prima volta dal 1985 al ’90, poi dal te in pubblico e l’ho fatto anche con ’93 al 2000 e di nuovo dal 2012 a ogi vertici del Pd. Il senatore si sente egi. È passato dalla stagione delle sonerato da obblighi di coerenza postragi di mafia... Non cambia mai nullitica: svolge un ruolo improprio in la in Sicilia? Negli anni 80 chi si opponeva alla maprima persona, ma non da solo. fia veniva considerato eversivo riQuale ruolo? spetto alle istituzioni e alla Chiesa. Un ruolo di macchina del fango o di C’è stato un tempo, qui, nel quale bilavatrice, dipende dal momento. sognava gridare “no” alla mafia, ma Sono accuse molto gravi. nel quale la mafia aveva il volto dello Sempre nell’ambito delle responsaStato. Dopo le stragi del 1992 ci fu una Ho lasciato bilità politiche, altro mi auguro venga reazione popolare di massa: molti di la Dc perché esaminato in sede giudiziaria. Come noi sentirono di non essere più soli, ero incomdire, tutti sappiamo che la trattativa anche se Palermo e la Sicilia pagarono patibile Stato-mafia è esistita, ma devono esun prezzo altissimo, Capaci e via Ma- con Salvo sere i giudici ad accertare i fatti. riano d’Amelio appunto. Oggi grazie Lima, Sindaco, tempo fa si parlò di un suo ai successi conseguiti dalla parte buopossibile avvicinamento al Pd. na dello Stato, Cosa nostra per so- non sono Sì, è vero. Circa un anno fa. Vede, molpravvivere si è camorrizzata: non e- nei dem ti anni fa abbandonai la Democrazia siste più una gerarchia verticale, a- perché cristiana dichiarandomi incompatidesso controlla il territorio orizzon- incompatibile con Salvo Lima. Mi sono ritrovato talmente. Quello che occorre quindi, bile a non poter entrare nel Pd perché inè un’antimafia delle formiche, non con Lumia compatibile con Salvatore Lumia. delle cicale. © RIPRODUZIONE RISERVATA luglio. Non si potrebbe immaginare un contesto più imbarazzante per c o m m emorare ufficialmente Paolo Borsellino ventitré anni dopo la strage di via d’Amelio. Con questa storia comunque agghiacciante di Crocetta, del suo amico chirurgo e di Lucia Borsellino. Con i figli del giudice che si guardano intorno e non capiscono a chi possano serenamente stringere la mano. E si ritraggono da pubbliche cerimonie dopo le frustate che i fatti hanno tirato su troppe facce simboliche dell’antimafia. L’u rgenza di rompere gli apparati dell’ipocrisia non legittima però la conclusione che, come per un riflesso pavloviano, viene gettata con sempre più passione nel dibattito. Quell’“aveva ragione Scia scia” con cui da trent’anni un Paese che ingoia la mafia ogni giorno vorrebbe liquidare questo fastidioso movimento di giovani, insegnanti, familiari, amministratori locali, giornalisti, commercianti che contro la mafia vuole lottare. Blasfemo pretendere di difendere così la memoria del giudice dai baffetti gentili, visto che proprio lui fu l’unico (l’unico!) bersaglio nominativo dell’invettiva dello scrittore. Così come è un falso storico che lo stesso Borsellino avesse alla fine “capito” o giustificato quella polemica. Chi lo dice vada a sentirsi il testo dell’ultimo discorso pubblico del giudice, Palermo, 25 giugno 1992, biblioteca comunale di Palermo: “Giovanni”, disse di Falcone, “ha iniziato a morire con quell’articolo sui professionisti dell’antimafia”. Che cosa poteva dire di più, e di più drammatico, un mese dopo la strage di Capaci e 25 giorni prima del proprio martirio? Ecco, il 19 luglio non è data per le maschere dell’a nt i ma f ia . Ma nemmeno per gli spacciatori di storia falsa. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 MOLFETTA Si dimette il sindaco “Il Pd destabilizza il patto elettorale” L a linea difensiva del g o v e r n o i n P a r l amento sulle intercettazioni è stata molto fragile. E quello di Maria Elena Boschi è stato il tipico atteggiamento del potere che vuole mettere la polvere sotto il tappeto”. Massimo Villone, ex parlamentare dei Ds e già ordinario di diritto costituzionale all’Università Federico II di Napoli, condividendo le parole di Stefano Rodotà sul Fatto quotidiano, è severo nei confronti dell’esecutivo per la linea tenuta dopo i fatti di cronaca che hanno coinvolto il presidente del Consiglio. Un caso in cui le intercettazioni telefoniche sono tornate al centro della scena politica. E negli ultimi giorni è scoppiato anche il caso Crocetta. Partiamo proprio da quest’ultimo. Prego Tutto deve poter essere pubblicato, anche senza rilevanza penale. Più hai potere, meno puoi pretendere privacy Ex senatore Il professore Massimo Villone Secondo lei Crocetta si dovrebbe dimettere? Il discorso del ministro Boschi è stato ambiguo. La reazione del governo mi è sembrata quasi di stampo berlusconiano. Da quelle conversazioni emerge un atteggiamento censurabile del premier. Sul fatto di porre restrizioni, poi, mi sembra sia il solito atteggiamento del potere che vuole difendere se stesso, cercando di mettere la polvere sotto il tappeto. Ma poi la polvere si accumula e fa male alla salute. Ora sembra che il governo voglia accelerare sulle legge sulle intercettazioni ponendo qualche tipo di paletto... Sarebbe molto grave. Tutto deve poter essere pubblicato, anche ciò che non ha rilevanza penale, perché potrebbe avere invece una rilevanza politica. Dirò di più. Più una persona è pubblica o ricopre un ruolo di potere, più non può godere dello stesso livello di privacy di un privato cittadino. E non è politicamente responsabile solo se infrange la legge, ma anche se si comporta in modo non consono rispetto alle sue funzioni. Come del resto recita la stessa Costituzione. E spesso le intercettazioni servono a capire di che persona si tratta e se alle prossime elezioni merita ancora la fiducia dei cittadini. Ricordiamoci che Bill Clinton ha rischiato l’impeachment non per un reato, ma per aver mentito al popolo americano. Rispetto ad altri Paesi siamo molto indietro. Come tutti, anch’io ho letto le diverse versioni della procura e dell’Esp res so. Suppongo che questa intercettazione esista davvero, perché la voce girava da tempo e si dice che lo stesso Crocetta ne fosse a conoscenza. Per questo stupisce la sua reazione alla pubblicazione, quasi da rappresentazione teatrale. Torniamo alle conversazioni che hanno riguardato il presidente del Consiglio. Boschi in Parlamento ha parlato di romanzi fantasy e si è augurata che sia l’ultima volta che certe conversazioni finiscono sui giornali... nistra. E col Pd erano sorti i conflitti. L’assessore dimissionario è Tommaso Spadavecchia, mentre la presidente della commissione urbanistica è Annalisa Altomare, entrambi del Pd. I rapporti si sono irrigiditi dopo le elezioni regionali in Puglia che hanno provocato divisioni e richieste di modificare l’assetto in giunta. “Sulle telefonate, Renzi mette la polvere sotto il tappeto” Professor Villone, che idea si è fatto dell’affaire Crocetta? Se quell’intercettazione è vera, sì. Credo non sia opportuno per lui restare alla guida della Regione Sicilia. cratico che dopo le dimissioni prima di un assessore e poi del presidente della commissione urbanistica ha dimostrato di volersi porre come elemento di destabilizzazione del nostro progetto”. Eletta due anni fa dopo le dimissioni dalla carica di primo cittadino di Antonio Azzollini, era a capo di una coalizione di centro si- Massimo Villone “Il colloquio con Adinolfi mostra l’indole del premier Boschi ambigua. E Crocetta dovrebbe lasciare la presidenza della Regione” L’INTERVISTA » GIANLUCA ROSELLI RIMANE SENZA guida Molfetta dopo le dimissioni del sindaco Paola Natalicchio (a destra), annunciate venerdì sera su Facebook con un post in cui accusa le interferenze del Partito democratico : “Non è un tradimento. Se l’ho fatto è proprio per non tradire il patto del 2013, messo in crisi da un Partito Demo- q LaPresse CENSURE Purtroppo da noi c’è un livello di tolleranza molto elevato. In Italia per far dimettere un politico ci vogliono pagine e pagine di intercettazioni sui giornali, all’estero basta non aver pagato i contributi alla colf o aver copiato la tesi di laurea. Sui giornali stranieri non vediamo tutte quelle paginate di intercettazioni che si pubblicano qui forse perché non servono: i politici si dimettono prima e per molto meno. Sta dicendo che in Italia manca etica pubblica? Diciamo che davanti a un potere che cerca sempre di difendere se stesso e che non lascia la poltrona nemmeno davanti a un terremoto, sta all’opinione pubblica di ogni Paese avere gli anticorpi necessari per difendersi. Inoltre spesso di fronte alla pubblicazioni si parla più del metodo che del merito: i politici si accapigliano sul perché sono uscite le notizie, dimenticando i fatti venuti alla luce. Insomma, non vanno posti limiti... No, nemmeno sotto il profilo giudiziario. Le intercettazioni telefoniche sono ormai uno strumento di indagine indispensabile nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. In secondo luogo, per quanto riguarda la stampa, il nodo è sempre lo stesso: l’opinione pubblica ha il diritto di sapere oppure no? E il giornalista ha il dovere di informare o no? Io credo che le persone abbiamo il diritto di sapere e la stampa il dovere di informare. Solo così possiamo avere un’opinione pubblica informata e consapevole, elemento essenziale della democrazia. Precisazione Io contro chi insinua su Napo PER EVITARE EQUIVOCI, vorrei chiarire un punto della mia intervista di ieri. È saltato, probabilmente, per motivi di spazio, il mio esplicito riferimento alle lettere al Fatto Quotidiano con le quali il presidente Giorgio Napolitano e suo figlio Giulio dichiaravano infondate le affermazioni contenute nelle intercettazioni. Non a loro, dunque, ma agli autori delle insinuazioni si riferiva la mia sottolineatura della necessità di un chiarimento, come peraltro risulta dal testo dell'intervista. Stefano Rodotà © RIPRODUZIONE RISERVATA Intercettazioni Dal 27 luglio alla Camera la norma sull’udienza filtro E i partiti hanno già pronto il bavaglio » ANDREA GIAMBARTOLOMEI A rriva il bavaglio, o meglio il “filtro”.“Sono convinto che questa legge che regola le intercettazioni prima o poi sarà approvata”, ha detto ieri il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Non manca molto. Il 27 luglio prossimo arriva alla Camera il ddl sulla riforma del processo penale e con questo anche la delega al governo sulle intercettazioni. La norma prevede “una precisa scansione procedimentale all’udienza di selezione del materiale intercettativo” e ci sarà uno “speciale riguardo alla tutela della riservatezza delle comunicazioni non rilevanti ai fini di giustizia penale”, in particolare verso le persone estranee all’indagine. Si tratta dell’udienza filtro che piace molto ai politici: tutela il lavoro degli investigatori, ma limita quello dei cronisti, so- DEBORA SERRACCHIANI IGNAZIO MESSINA Si sapeva che c’è bisogno di regole precise sugli ascolti. I dem andranno avanti come sempre Errore gravissimo approfittare del ‘caso Sicilia’. Si rischia d’indebolire le armi contro i criminali prattutto dopo la pubblicazione della conversazione tra il numero 2 della Guardia di finanza, il generale Michele Adinolfi, e il premier Matteo Renzi, e dopo la telefonata tra il governatore siciliano Rosario Crocetta e il medico Matteo Tutino. Su questo tema il Pd “andrà avanti come sem- pre”, nonostante il coinvolgimento di due elementi di spicco, ha detto ieri la vicesegretaria Debora Serracchiani, che ha aggiunto: “Che ci fosse la necessità di regole chiare su intercettazioni si sapeva”. Come dire che gli ultimi casi non influenzeranno il dibattito parlamentare. Sempre nel Pd la presidente della Commissione giustizia della Camera Do na te ll a F e rr a n ti ha spiegato a La Stampa che il problema con le intercettazioni “si pone sulla pubblicabilità degli ascolti durante la fase delle indagini”:“Vogliamo introdurre una maggiore regolamentazione: il pm indicherà le conversazioni rilevanti, la difesa potrà dire la sua, e a decidere sarà un giudice terzo”. E se l’indagato è un Vip? “L’asticella della rilevanza, secondo la mia opinione personale, potrà essere più alta per persone che rivestono un ruolo pubblico, ma non tutto quello che viene intercettato è pubblicabile”, ha detto. Favorevole all’udienza filtro anche il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri il quale ha riferito al Quotidiano nazionale che per lui le registrazioni di conversazioni “non possono però diventare strumento di lotta politica”. Inoltre “bisogna infine individuare un soggetto che sia responsabile degli atti” in modo che “chi sbaglia pagherà”, ha precisato. Uno dei pochi a esprimersi con cautela è il segretario dell’Italia dei Valori Ignazio Messina, per il quale “sarebbe un gravissimo errore approfittare dell’onda emotiva provocata dal ‘caso Crocetta’ per riaprire la questione delle intercettazioni” perché teme “un depotenziamento di un imprescindibile strumento di indagine contro i criminali”. © RIPRODUZIONE RISERVATA POLITICA Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CONVERGENZE Ingroia: “Azione Civile raccoglierà le firme per i quesiti di Civati” L’INTERVISTA » LUCA DE CAROLIS U n referendum contro la buona scuola di Renzi, con il voto dei Consigli regionali. La mossa dei Cinque Stelle parte dal Veneto con Jacopo Berti, capogruppo del M5s in Regione: “Presenteremo mozioni in tutte le 11 regioni dove abbiamo nostri eletti, chiedendo il sì dei consiglieri al referendum contro la riforma della scuola. Secondo l’articolo 75 della Costituzione, basta il voto di cinque Consigli regionali per indire la consultazione”. Come nasce l’idea? Lo spunto mi è venuto anche ascoltando le sollecitazioni di Vedremo se chi dice di opporsi a Renzi passerà ai fatti. Emiliano afferma di voler lavorare con noi: lo dimostri tanti insegnanti della mia regione. Mi chiedevano e mi chiedono un atto concreto contro questa riforma, che affida tutto il potere a una sola persona e non investe sugli educatori. E allora ho pensato: passiamo per i Consigli regionali, proponendo un’azione concreta a tutti i governatori. Ci vuole meno tempo, e non c’è il problema di dover raccogliere le firme in piena estate. Sul Fatto il senatore Nicola Morra aveva annunciato un referendum dei 5Stelle con- TUTTI GLI OTTO referendum depositati da Pippo Civati, su Jobs Act, Grandi opere, trivellazioni selvagge, riforma della scuola e Italicum, fanno parte di leggi che Azione Civile ha contestato e contrastato in maniera netta”. Il presidente di Azione Civile, Antonio Ingroia, annuncia che il movimento darà il suo appoggio alla campagna referendaria promossa da “Pos- q sibile”, la nuova formazione politica guidata da Civati insieme a “Green Italia” e ad altre forze sociali e culturali. “Per questo, se sarà ammessa la raccolta delle firme, io e il movimento che presiedo offriremo volentieri il nostro contributo – ha spiegato l’ex magistrato – per raggiungere l’obiettivo del mezzo milione con banchetti propri e insieme agli altri promotori”. Ingroia, infine, ha »7 rivolto un appello all’ex esponente del Pd e a tutte le altre forze politiche che vogliano farsene carico, per portare alla discussione del Parlamento il ddl di iniziativa popolare LaTorre bis sul sequestro dei beni dei corrotti. La proposta dell’ex pm consiste nell’equiparare il valore dei sequestri per corruzione alla medesima norma su quelli dei beni dei mafiosi. Jacopo Berti (5Stelle) Il capogruppo in Veneto: “Con il voto di 5 Consigli regionali si può indire la consultazione, presenteremo mozioni ovunque” “Referendum sulla scuola partiremo dalle Regioni” Lega-M5s in Veneto. tro la riforma. Certo, e infatti è con lui, che conosce il mondo della scuola, che abbiamo pensato questa iniziativa. Abbiamo lavorato assieme ai deputati e ai senatori del M5s delle commissioni Cultura. Poi ho parlato con gli altri capigruppo regionali. E ho raccolto solo consensi. Con il Carroccio c’è stata una convergenza programmatica, non certo un’al le anz a. Conto di sedermi al tavolo con loro in settembre per il reddito di cittadinanza regionale. Va bene, ma di Consigli regionali pro-referendum ne servirebbero almeno altri quattro. Io mi rivolgo ai governatori. Voglio vedere se ci sta il lombardo Roberto Maroni, che ha già aperto al M5s sul reddito di cittadinanza. O se è d’accordo il governatore della Liguria Giovanni Toti. Dicono di opporsi alle riforme di questo governo: ora possono agire. Una nota proprio dei parlamentari M5s delle commissioni Cultura recita: “Guardiamo con attenzione al referendum abrogativo, per il quale la società civile si sta già organizzando”. Noi appoggiamo tutte le iniziative della società civile contro la legge di Renzi e della Giannini, come è normale per un Movimento nato dal basso. Ma se riusciremo ad accorciare i tempi passando dalle Regioni, il mondo della scuola sarà il primo a beneficiarne. Che tempistica vi siete dati? L’obiettivo è presentare le mozioni in tutte le 11 Regioni entro la pausa estiva. In Veneto contiamo di presentarla già in settimana. È davvero convinto di ottenere i voti della maggioranza leghista? L’assessore all’I st ru zi on e Donazzan ha già detto di voler presentare un ricorso contro la riforma. Perché ora la Lega non dovrebbe appoggiare il referendum? Tanto più che in Parlamento il Carroccio ha votato contro il ddl scuola. Conta di sfruttare il rapporto con il governatore Luca Zaia? C’è chi parla di un asse Volti Jacopo Berti. In alto a destra, Michele Emiliano; sotto, Luca Zaia Ansa/LaPresse LA PROPOSTA La dem Gualmini pensa a un sussidio a termine Reddito di cittadinanza, in Emilia Romagna il Pd apre. Ma il M5S s’infuria: “Goffi” IL PD APRE AL reddito di cittadinanza, ma il M5s s’arrabbia: “Gesto goffo, per mettere una bandierina su un nostro tema”. Succede in Emilia Romagna, dove la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, pensa a un reddito di inserimento, ossia a un assegno mensile per le famiglie con figli, ai genitori single o agli anziani con redditi molto bassi. Una misura temporanea, e legata a progetti di occupabilità. “A gennaio - spiega Gualmini al Fattoquotidiano.it - abbiamo affidato all’università di Modena uno studio sulla q fattibilità e la sostenibilità di questa misura. Entro la fine di ottobre dovremmo avere i risultati”. Quindi rilancia: “Mi auguro che i 5Stelle la votino con noi come hanno fatto con la legge regionale per l’inclusione sociale di rom e sinti”. Ma la capogruppo regionale del M5s, Giulia Gibertoni, è secca: “Un progetto di legge sul sostegno al reddito esiste già ed è il Pd a doversi confrontare con noi sul tema, non viceversa. Le bandierine non ci interessano: siamo pronti a togliere il nostro logo dal testo che abbiamo protocollato, e che il Pd ha ignorato, a patto che venga discusso”. E il centrosinistra? Contro il testo sulla scuola si era espresso anche il governatore pugliese Michele Emiliano. A parole è stato critico, ora potrebbe dimostrarlo nei fatti. Ha sempre ripetuto di voler lavorare con i 5Stelle: dia un segnale concreto. Nel frattempo Giuseppe Civati ha già depositato otto quesiti referendari, tra cui uno contro il preside-manager. Ma sul Fatto si è lamentato di essere “solo”. Può darci una mano, parlando con i consiglieri regionali che gli sono vicini o con cui ha rapporti. Proponete un’intesa su un referendum, a tutti: è davvero cambiato qualcosa nel Movimento? Siamo nella fase della proposta. Presto potremmo essere in quella del governo. © RIPRODUZIONE RISERVATA La scheda OTTO PROPOSTE Giovedì scorso Giuseppe Civati ha depositato in Cassazione otto quesiti referendari, tra cui uno contro il presidemanager. Ma sul Fatto si era lamentato: “In questa battaglia sono lasciato solo”. n n L’IDEA DI MORRA Il 30 giugno, sempre sul Fatto, Nicola Morra aveva lanciato l’idea di un referendum contro la buona scuola: “È una riforma che penalizza i più deboli”. 8 » ECONOMIA LIQUIDITÀ COL CONTAGOCCE Domani riaprono le banche ma resta il tetto sui contanti | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 CI SONO STATE consultazioni con la Bce e la banca centrale: poi il governo di Atene ha disposto per decreto la fine del lungo periodo di chiusura delle banche, durato tre settimane. Lunedì, quindi, riapriranno gli istituti di credito, ma resterà il tetto per i contanti. Nel testo varato dal governo, infatti, è previsto un massimo settimanale cumu- q lativo di 420 euro (mentre prima era fissato un tetto giornaliero di 60 euro) e i possessori di carte emesse da banche greche potranno effettuare pagamenti solo all’interno del territorio nazionale. Rimangono invece in vigore agli altri limiti per i trasferimenti di denaro all’estero e per il divieto di apertura di nuovi conti. Il timore è che ci sia una corsa dei risparmiatori agli sportelli che danneggerebbe ancora di più gli istituti di credito che, nelle prossime settimane, andranno ricapitalizzati con 25 miliardi di euro provenienti dal pacchetto di salvataggio Ue. E che nelle scorse settimane hanno subito la fuga di capitale per decine di miliardi di euro. Yannis Varoufakis L’incontro ad Atene con l’ex ministro assieme al Nobel Joseph Stiglitz L’INTERVISTA “Io, il politico più votato Sono pronto a tornare” hanno maltrattato e soffocato finché non ci siamo arresi. Il governo non ha fatto nulla per contribuire alla recessione economica, dovuta alla mancanza di liquidità. Questa è stata imposta politicamente, per sabotare l’unico governo europeo che si alzato in piedi contro l’irrazionalità macroeconomica e l’inumanità sociale. » COSIMO CARIDI S Atene to andando a Corfù in vacanza. Non sono qui per dare consigli, ma ho incontrato degli amici” Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, è seduto sulla grande poltrona di pelle nella hall di uno degli alberghi che si affacciano su piazza Syntagma. Accanto a lui c’è l’ex ministro delle Finanze, Yannis Varoufakis. Nel pomeriggio di ieri, poco prima che venisse annunciato il rimpasto di governo, Stiglitz ha incontrato anche il premier greco Alexis Tsipras. “Il piano europeo è sbagliato – spiega il Nobel – crea disuguaglianze senza risolvere il problema: il debito. Va ristrutturato, questo è ormai accettato da più fronti”. Stiglitz porge una busta, con un’importante bottiglia di vino rosso a Varoufakis, e prima di allontanarsi aggiunge: “Siamo davanti al più lungo bank holiday che io abbia mai visto in Europa, bisogna fare qualcosa, ma le scelte fatte non porteranno ai progressi attesi”. Mentre il professore si dirige verso gli ascensori Varoufakis si alza in piedi e dice “hai tre domande a disposizione”. Il risultato è la creazione di nuovo debito. Ora ci sono margini per chiedere un taglio di questo debito? No, chi dice questo non ha guardato a cosa è successo. Nel 2010 lo Stato greco è diventato insolvente. I poteri europei hanno deciso che la soluzione fosse, con nuovi prestiti, la creazione del più grande debito dell’Eurozona, con il paese più insolvente, a condizione di u n’austerità crescente. Questo ha fatto diminuire l’avanzo primario, con il quale avremmo dovuto pagare i vecchi e i nuovi debiti. E da qui la catastrofe. Noi dal primo giorno abbiamo chiesto una cosa sensata, né di destra né di Non pensa di avere delle responsabilità? Non ha dei rimorsi? Assolutamente no. Tutti facciamo degli errori, ma noi siamo le vittime. Le istituzioni ci Tsipras si è sbarazzato di lei? Non si è voluto sbarazzare di me. Si è reso conto di avere una pistola puntata e poteva scegliere se essere giustiziato o arrendersi. Ha deciso che la seconda possibilità era la strategia migliore. Ero in disaccordo e mi sono dimesso. Ma capisco in che difficile situazione si trovasse, per questo siamo uniti. Tutto quello che stavamo chiedendo era un’opportunità per riformare il nostro paese. C’è stato un rimpasto di governo. C’è ancora qualcuno nell’esecutivo che condivide il suo punto di vista, ossia che non approva il programma dei creditori? Nessuno crede in questo accordo. So che Tsipras non crede in questo programma imposto al governo. Un programma che lo stesso premier ha descritto come catastrofico. È un giorno triste quello in cui un governo democraticamente eletto viene messo davanti alla possibilità di non vedere mai più riaprire le banche se non accettando delle riforme fiscali che Sono stati 5 mesi di non negoziati. Non non hanno alcun senso. erano interessati all’accordo, volevano farci cadere o umiliarci forzandoci alla resa. È stata una mossa dittatoriale. La Ue è andata contro la sua storia Ha ricevuto molte critiche per le sue decisioni che hanno ritardato l’accordo... La Grecia era già bancarotta prima che arrivassimo noi di Syriza al governo, quello che è avvenuto dopo è stata una scelta politica per ribaltare la nostra elezione. Le decisioni della Bce ci hanno messo in un angolo dal primo giorno. Nonostante i grandi sforzi che abbiamo fatto questi sono stati cinque mesi di non negoziati. Non erano interessati a trovare un accordo, volevano solo farci cadere o umiliarci forzandoci ad arrenderci. È stata una mossa dittatoriale nel contesto dell’Unione europea. Penso che il modo in cui siamo stati trattati, nonostante avessimo proposte estremamente moderate, è stato un colpo per il concetto d’integrazione europea. L’Unione europea è andata contro la sua storia e ha ucciso la sua anima. sinistra: il debito andava ristrutturato. L’INTERVISTA/2 » ANDREA VALDAMBRINI P ascal Lamy è stato dal 2005 al 2013 direttore generale dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) e prima ancora commissario europeo al Commercio con Romano Prodi tra il ’99 e il 2004. Francese, socialista, 68 anni, Lamy è stato soprattutto consigliere politico di Jacques Delors (è presidente onorario del Jacques Delors Institute di Parigi). Esperto dei meccanismi della costruzione europea, proprio insieme all’ex presidente della Commissione Delors – che ha guidato l’esecutivo di Bruxelles per 11 anni fino al 1995 -, Lamy ha avuto un ruolo chiave nella creazione della moneta unica. Il primo ministro non ha voluto i tecnici nel gove r n o, s arebbero stati utili per imple- Il piano europeo è sbagliato crea disuguaglianze senza risolvere il problema: il debito. Va ristrutturato, è ormai accettato JOSEPH STIGLITZ mentare questo programma? Questa domanda non ha senso. Non ci sono misure tecniche che possano far funzionare un programma non attuabile. Possono esserci ingegneri e fisici che lavorano contro la gravità, ma la gravità vincerà sempre. Questo programma fallirà, non importa chi lavorerà alla sua realizzazione. Di fatto è già fallito. Estendere la crisi nel futuro e pretendere che sia risolta è irrazionale. Neanche il ministro tedesco Wolfgang Schäuble crede in questo programma. Il Fondo Monetario Internazionale non ci crede e prevede che il debito salirà al 200%. L’accordo c’è stato imposto per vendetta. L’Europa non ha riconosciuto i propri errori e ha continuato a spingere per un programma sapendo già che è fallito. Si sente di dovere delle scuse ai greci per le sue decisioni? Il 61,5% ha votato con me, per il No a questo accordo. Ci sono state proteste negli ultimi giorni, in molti non capiscono perché hanno votato No al referendum... Io mi sono dimesso la notte del referendum, perché il governo ha sbagliato non utilizzando il risultato per far pressione sui creditori. Capisco però Tsipras e i miei colleghi Pascal Lamy Il mea culpa dell’ex consigliere del papà della moneta unica, Jacques Delors “L’euro? Pensavamo fosse più facile Parigi e Berlino hanno rovinato tutto” La crisi greca sembra aver scoperchiato un baratro. Crisi dell’Europa o dell’Eurozona innanzitutto? Tutte e due. Abbiamo una crisi europea che si manifesta nell’opinione pubblica. Ma abbiamo anche una crisi della zona euro in quanto tale. Perché un accordo con Atene è meglio del Grexit? La chiave politica è che nessuno vuole veramente uscire dalla zona euro. Il ministro tedesco Wolfang Schäuble ha utilizzato l’es pre ssio ne “uscita dall’euro temporanea per Atene”. Non ha senso. La maggioranza degli europei e greci vuole restare nell’euro. Chirac e Schröder hanno deciso il patto di stabilità, accentuando i disequilibri tra l’unione monetaria e quella economica Tutti pensano che l’u s c it a causerà problemi e caos. Da più parti si sottolinea come l’euro sia un progetto riuscito male che non regge più alle differenze tra le aree che lo compongono. Un euro “marco tedesco” cucito sulle esigenze di Berlino? Gli economisti americani criticano l’euro da sempre. Per loro se non c’è totale libertà di circolazione non ci può essere moneta unica. Quando con Delors abbiamo creato l’euro, era prevista la presenza di due gambe: quella dell’integrazione monetaria e quella dell’integrazione economica. Eppure all’epoca, i governi nazionali hanno accettato la gamba monetaria, ma non quella economica, con gli elementi di solidarietà che essa comportava. Sottolineo anche che quando Jacques Chirac e Gerhard Schröder hanno deciso il patto di stabilità, hanno accentuato i disequilibri tra l’unione monetaria e quella economica. Jacques Delors è stato tra i teorici della dottrina “spillove r”: facciamo prima la moneta, l’Europa politica seguirà. Oggi l’Ue è in fiamme: cos’è andato storto? Non è in fiamme. Quello che accade è parte del processo di costruzione. Delors è figlio di Robert Schuman e degli altri padri fondatori dell’Europa. Era convinto che si sarebbe arrivati in breve tempo alla solidarietà politica. Se noi i- ECONOMIA Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | CUORE DI GENITORE La mamma di Alexis: “Mio figlio non mangia e non dorme C’È UN GRANDE Tsipras, l’uomo di cui si parla in tutto il mondo che ha sfidato e minacciato l’Europa. E poi c’è il piccolo Tsipras, cuore di mamma. "In questi ultimi tempi, Alexis non mangia e non dorme” ha confessato al settimanale Parapolitika, Aristi Tsipras, la mamma del premier greco. E neanche lei trova serenità: "Sono tre giorni che non dormo - racconta la signora Tsipras, che ha 73 anni - Penso ad Alexis tutto il tempo. Penso a come si sia preso tutto il q »9 peso del paese sulle spalle". Aristi, poi, confessa che non riesce neanche a vedere Alexis, che di anni ne ha 40. “Ha una vita troppo frenetica ed è impossibile stargli dietro. Soprattutto ora. Va dall’aeroporto al Parlamento - dice mamma Tsipras - Non ha tempo per vedere i suoi figli, come potrebbe trovarne per vedere me?". Nonostante tutto Tsipras avrebbe provato comunque a rinfrancare la donna. Ha detto di "non preoccuparsi, che tutto andrà bene”. C’è poco da ridere: alle pensioni greche ci penserà il comico I nuovi ministri e sottosegretari fedeli alla linea giurano Tra loro l’ortodosso Haikalis, conosciuto per le serie tv » ROBERTA ZUNINI M che hanno alzato le mani e accettato l’accordo. Non sono più rivoluzionario di Tsipras, né lui di me, è stata una scelta difficile. Gli europei dovrebbero essere molto infelici per quanto è stato fatto a un piccolo e orgoglioso paese che ha sofferto per cinque anni e che sarà costretto a soffrire ancora per molto. Una cosa che non ha nulla a che fare con il rendere l’Europa un posto migliore dove vivere. Siete stati puniti per quanto potrebbe avvenire alle elezioni in Portogallo, Spagna e Irlanda? È una buona domanda, ma preferisco non commentare. Cosa farà in futuro? Tornerà alla vita che faceva prima di rico? Mi sono dimesso perché il governo non era pronto a dare forza al No arrivato dal referendum. Sono un deputato e sono qui per restare e il mio ruolo verrà più che rinforzato da questi eventi. Ci sono 140mila persone che hanno votato per me, penso di essere il parlamentare più votato di tutta Grecia nelle ultime elezioni. Glielo devo, resterò qui, devo combattere per la causa greca e per il 61,5% che ha votato No al referendum. Lo farà restando in Syriza o creerà un nuovo partito? Certamente con Syriza. © RIPRODUZIONE RISERVATA Parenti serpenti Il premier Alexis Tsipras. A sinistra Yannis Varoufakis , l’ex ministro che si è dimesso dopo il referendum. Oggi l’intervista sul fattoquotidiano.it Ansa entre i canadair francesi spegnevano gli ultimi fuochi sulle colline che circondano Atene, dentro il palazzo della Presidenza della Repubblica i nuovi ministri e sottosegretari greci giuravano davanti al Capo dello Stato Prokopis Paulopoulos. Ma solo un paio anche davanti ai pope ortodossi come vorrebbe la Costituzione. Uno di questi è il vice ministro del Lavoro, responsabile della Sicurezza Sociale, Pavlos Haikalis. Noto alla platea televisiva per il suo lungo passato di attore comico nelle serie più popolari e commerciali, il 65enne Haikalis è un deputato di Anel, il partito dei Greci Indipendenti, dichiaratamente ortodossi e nazionalisti. OLTRE a tener fede alla liturgia bizantina, i Greci Indipendenti guidati da Panos Kammenos (rimasto ministro della Difesa) hanno dimostrato con il voto parlamentare a favore del nuovo memorandum, di essere fedeli, alla linea di Alexis Tsipras . Bisognerà vedere cosa accadrà la prossima settimana quando l’Aula dovrà votare le riforme richieste dai creditori. Come quella delle pensioni, una delle più indigeste sia all’ala New entry TRA I NUOVI volti del governo di Tsipras ci sono Pavlos Haikalis, viceministro del lavoro, Alexiadis Trifonas, viceministro delle finanze, Panos Skourletis, ministro per la produzione e l'energia, Olga Gerovasili, portavoce e Demetris Vitsas, viceministro della difesa n Il giuramento dei nuovi componenti del governo greco Ansa radicale di Syriza sia ai nazionalisti di Kammenos, che dovrà essere regolata proprio dall’ex comico. Ed è forse per questo, per blindare il voto di Anel e non far crollare la risicata coalizione di governo in questo momento cruciale, che Tsipras ha scelto Haikalis nonostante le reazioni sarcastiche dei “dissidenti” di Syriza e dei media. Perché non è un esperto in materia e, in generale, la sua esperienza di politico è molto limitata essendosi candidato la prima volta nel 2012. Va anche detto che la sua poltrona è tra le più scomode e, secondo fonti vicine al governo, nessuno la voleva. Inoltre il dicastero della Sicurezza Pub- blica dipende dal ministero del Lavoro. Insomma tante grane, poca autonomia e niente gloria. Anzi, c’è il rischio che diventi il politico più odiato. Sarà lui a dover mettere la faccia all’aumento dell’età pensionabile, al taglio delle baby pensioni e al cambio di rotta in tutto l’ambito previdenziale. Haikalis era tornato sulla ribalta mediatica 7 mesi fa quando durante un talk show aveva denunciato di essere stato vittima di un tentativo di corruzione alla fine del 2014, a ridosso del voto per il presidente della Repubblica, da parte di un banchiere vicino all’allora governo conservatore . © RIPRODUZIONE RISERVATA PAROLA AI NUMERI Il sondaggio I padri fondatori Jacques Delors e il consigliere politico di allora, Pascal Lamy, tennero la moneta unica a battesimo Ansa deatori dell’euro dobbiamo fare mea culpa? Abbiamo sovrastimato la complessità dell’alchimia che porta a diventare cittadini europei. Il “consumatore” europeo però non è diventato cittadino. Abbiamo avuto troppa fiducia nell’economia senza essere pienamente consapevoli dell’antropologia. La colpa del pasticcio greco è degli oltranzisti dell’austerity, ovvero di Berlino? No. Le responsabilità è 70% e 30% agli altri europei. Per anni i greci hanno sperperato gli aiuti dell’Europa, senza modernizzare il loro sistema politico, giudiziario, educativo. Quindi la responsabilità è dei politici greci. Ma le istituzio- ni europee non hanno vigilato. Hanno guardato altrove per ragioni diplomatiche e di convenienza politica. Per loro la Grecia non doveva entrare nell’euro. Forse neanche l’Italia. Lei pensa sia stato un errore? È facile raccontare una storia a posteriori. Ho vissuto l’epoca dell’entrata della Grecia nella moneta e la decisione è stata presa con la fiducia di tutti gli europei verso Atene. Non sapevamo che i conti non fossero in ordine. All’epoca i criteri erano rispettati. E l’ingresso nell’euro è stato un vantaggio per le finanze pubbliche di Grecia (e Italia). Come vede il futuro dell’eurozona, si procede verso la disintegrazione o la rinascita? La penso come Enrico Letta e Giorgio Napolitano, che ho incontrato ieri (giovedì 16, ndr) a Roma: non possiamo restare nella situazione attuale. Dobbiamo andare verso una maggiore integrazione: programmi che avvicinano le economie, con sviluppo e crescita. Bisogna solo convincere i nostri amici tedeschi: non c’è contrasto tra solidarietà e la disciplina. © RIPRODUZIONE RISERVATA Syriza vola al 42,5% dei voti Avrebbe la maggioranza assoluta SYRIZA avrebbe il 42,5% dei voti e la maggioranza assoluta con 164 seggi, se gli elettori fossero chiamati oggi alle urne. Lo indica un sondaggio pubblicato dal quotidiano Efimerida Ton Syntakton. Il sondaggio, realizzato dall’istituto Palmos Analysis, indica anche che i democristiani di Nea Demokratia sarebbero al 21,5% (58 seggi) ed i centristi di To Potami all’8% (22). I neonazisti di Alba Dorata sarebbero la quarta forza col 6,5% e 17 seggi, davanti ai socialisti del Pasok al 6% (con 16 parlamentari). L’attuale junior partner di governo, i nazionalisti di Anel guidati dall’attuale ministro della Difesa Panos Kammenos avrebbero il 3% e 8 deputati. Il partito comunista Kke, unica altra forza parlamentare che ha aderito alla manifestazione di mercoledì scorso organizzata dall’ala radicale e trotzkiste di Syriza assieme con i gruppi anarchici e antagonisti, è dato al 5,5% con 17 seggi. Inoltre il sondaggio specifica che il 70% è a favore dell’accordo raggiunto dal governo (col 63% tra gli elettori di Syriza e l’89% di quelli di Nea Demokratia). Infine il 73% dei greci continua ad essere a favore della permanenza della Grecia nell’Eurozona. Sondaggi però ballerini: pochi giorni fa il gradimento di Tsipras veniva dato al 53%, 20 punti di meno delle analisi più recenti. q 10 » POLITICA SICILIA | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 Legambiente: “No al nuovo porto di Giardini Naxos” GIÙ LE MANI dalla costa. Basta opere faraoniche che rischiano di deturpare per sempre la bellezza di una delle icone per eccellenza della Sicilia, la baia di Naxos-Taormina, che potrebbe essere devastato dal progetto del nuovo porto”. Da Legambiente arriva l’appello al sindaco di Giardini Naxos di ripensare lo sviluppo economico del territorio, evitando altre speculazioni e- q getto devastante per l’ambiente, ma lo è anche per l’economia turistica della zona. Per Legambiente si tratta un progetto inutile anche dal punto di vista portuale, data la prossimità del grande porto di Riposto (che dista solo 7 miglia marine e 15 km via terra) e che non ha peraltro portato a nessun sviluppo della zona rimanendo per metà vuoto a causa della crisi della nautica da diporto in Sicilia. dilizie lungo la costa. Una richiesta giunta dopo l’arrivo di Goletta Verde, la storica imbarcazione ambientalista a difesa dei mari e dalla costa, che da oggi e fino al 24 luglio farà tappa in Sicilia. “La nostra posizione è chiara: no a qualunque genere di nuova opera portuale nell’intera baia di Giardini Naxos e Taormina - ha detto ieri Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente - . È un pro- Ambiente LA CRICCA DEI VELENI parola per parola GALLETTI, L’UOMO DI RENZI » FRANCESCO CASULA E FERRUCCIO SANSA M Disse: “Sì al nucleare” i sputerei in faccia da solo”, “C’hai le mani lorde di sangu e”, “Tanto che ce frega, stamo a fa’ a legge”, “Cerchiamo di fare una porcata leggibile”. Breve antologia delle frasi di pezzi grossi del ministero dell’A mb i e nt e nell’inchiesta Tirreno Power. Grande accusato per i 440 morti della centrale di Vado Ligure è il ministero che dovrebbe difendere l’ambiente. Pensare che era nato nel 1986 (Craxi II) per difendere un bene che all’epoca stava a cuore agli italiani. “Poi quel ministero è diventato una poltrona, da dove si possono fare favori all’industria. Ministero dell’inquinamento”, ironizza Angelo Bonelli, portavoce della Federazione dei Verdi. E snocciola i dati: “In Italia dal 2004 al 2013 si sono prescritti 80mila reati ambientali. Nessuno pagherà mai i 220 miliardi di danni (8,5 solo a Taranto secondo la Procura)”. Non solo: “In Italia vi sono almeno 15mila siti da bonificare ma quelli riconosciuti di interesse nazionale sono 39, l’ex ministro Corrado Clini ne ha declassificati in regionali 19. Il ministero dell’Inquinamento La gente muore. Nessuno paga IL MINISTERO dell’Ambiente è Negli atti delle indagini su Tirreno Power e sull’Ilva il tradimento della politica italiana Sopra le case Stabilimento Ilva a Taranto CLINI E GALLETTI Dopo il disastro del ministro tecnico, quel Corrado Clini indagato e arrestato nel 2014 dalla procura di Ferrara, la poltrona dell’Ambiente torna ai politici. Prima Andrea Orlando (oggi alla Giustizia). Quindi Gian Luca Galletti (nella foto). A leggere il suo curriculum non si trova mai la parola “ambiente”. Galletti è un commercialista e revisore dei conti, con una militanza nell’Udc: nel 2008 è vice capogruppo vicario alla Camera. Nel 2009 si candida presidente della Provincia di Bologna, ma non sfonda. È di quel periodo una sua presa di posizione che suscita polemiche, soprattutto tra gli ambientalisti: intervistato si dichiara favorevole alla localizzazione della produzione dell’energia nucleare in Emilia Romagna, purché il sito sia considerato sicuro. Nel 2013 Enrico Letta lo sceglie come sottosegretario del ministero dell’Istruzione. Infine Renzi lo sceglie per l’Ambiente. Ansa quello che con la legge 13 del 2009 ha aperto la strada alla risoluzione stragiudiziale dei contenziosi sulle bonifiche. sintetizzare l’accusa: “A livel“Una norma –sostiene Bonelli lo centrale si registrano i vari – fortemente voluta dal mini- tentativi di risolvere la questro dell’Ambiente Stefania stione della riapertura della Prestigiacomo (Berlusconi, n- centrale con un provvedimendr) per velocizzare le proce- to normativo del ministero dure in corso, permettendo al- dello Sviluppo Economico al l e i m p r e s e r e s p o n s a b i l i quale il ministero dell’Amdell’inquinamento dei siti di biente è chiamato a contribuiregolare il danno ambientale e re e che gli stessi funzionari sanitario con un negoziato di- definiscono una “porcata”. Tirreno Power come l’Ilva, retto con le autorità pubbliche. Il risultato è stato che le lo rivela un passaggio allarindustrie se la sono cavata con mante delle intercettazioni gli spiccioli”. E l’Italia rischia savonesi che fa riferimento proprio a Tadi diventare ranto: “Stiazona franca mo scrivendo per chi inqui- I numeri del disastro na, italiano o La centrale di Vado ha un’altra norma porcata... straniero: c’ho un conaTirreno Po- provocato 440 morti wer, che ge- Dal 2004 al 2013 to ”. Perché stisce l’i mforse è propianto di Va- prescritti 80mila reati prio con la do, oggi è in questione Ilmano a Gaz va che viene de France (diversi manager fuori il lato oscuro del ministetransalpini sono indagati). ro. Quando il 26 luglio 2012 il Peggio: il ministero dell’Am- gip di Taranto Todisco sequebiente, come risulta dalle in- stra l’area a caldo dello stabichieste, più che garante del limento dei Riva ritenuta la territorio e della salute, pare causa del disastro, la prima un alleato delle industrie. Or- reazione del ministero, che i mai non si stupisce più nessu- magistrati avevano individuano: arriva un’inchiesta e fioc- to come vittima dell’Ilva, è stacano avvisi di garanzia nel pa- ta “ricorreremo al riesame per lazzone di via Cristoforo Co- dissequestrare la fabbrica”. lombo a Roma. Stavolta quattro solo nella commissione Via A DIRLO non fu uno degli av(Valutazione Ambientale), tra vocati dei Riva, ma Corrado cui Mariano Grillo, il diretto- Clini, il ministro. Per anni ai re. Del resto ci scherzano su gli vertici dell’apparato ministestessi indagati: “Meno male riale, con Mario Monti, Clini che è il ministero dell’A m- sale al vertice e il management biente”. della fabbrica festeggia. PerSono i Noe dei carabinieri a ché Corrado è un “amico”. A IPROTAGONISTI CORRADO CLINI L’ex ministro dell’Ambiente nel governo Monti è risultato vicino alla famiglia Riva GIROLAMO ARCHINÀ Il dirigente Ilva finito in carcere per associazione a delinquere, corruzione in atti giudiziari e altro dirlo sono le intercettazioni della Finanza di Taranto: “Senti, io stamattina ho visto per altri motivi il nostro amico Corrado” e “mi ha detto, dice: fatemi una nota di tutto quello che praticamente, del casino che sta succedendo giù a Taranto, no perché nel limite del possibile io, insomma, cerco di rimettere le cose in sesto perché mi rendo conto che qui nessuno ha fatto un cazzo per diversi mesi nel passato”. LO RACCONTA Ivo Allegrini del Cnr a Girolamo Archinà, potentissimo dirigente Ilva fiGrazie a una nito in carcere con l’accusa di sua legge è associazione a delinquere, più facile corruzione in atti giudiziari e risolvere i altro. Ma non è l’unico con il contenziosi quale l’Ilva abbia un rapporto: nati per le nella maxi inchiesta finisce, ad bonifiche esempio, Dario Ticali, presidente della commissione ministeriale che ha rilasciato l’autorizzazione integrata ambientale all’Ilva. È accusato di aver rivelato, nonostante l’obbligo del segreto, i lavori della commissione, arrivando a consegnare ai vertici aziendali una bozza del provvedimento per consentire al Gruppo Riva di valutare ed eliminaDARIO re prescrizioni “non gradite”. TICALI Un atto noto all’Ilva: “L’abbiaEx presidente mo scritto noi” ammette l’avdella vocato dell’Ilva Franco Perli commissione lamentandosi del ritardo del ministeriale. ministero nel firmarla. Al paRilasciò tron Fabio Riva, Perli descrive l’autorizzazione minuziosamente il suo colloambientale quio con Luigi Pelaggi, capo all’Ilva della segreteria dell’allora miSTEFANIA PRESTIGIACOMO nistro Prestigiacomo (non indagata): “Gli ho detto, scusa è da novembre che io vengo qui in pellegrinaggio da te... è una roba allucinante! Cioè cosa dobbiamo fare di più, ve l’abbiamo scritta noi!”. I vertici dell’Ilva sono furibondi: hanno anche sostenuto le iniziative politiche del ministro Prestigiacomo, ma in quel 2010 l’autorizzazione non è ancora arrivata. Il 28 giugno 2010 è Pelaggi a chiamare Fabio Riva “per incarico del ministro” perché “siccome il 10 Luglio lei (Stefania Prestigiacomo, ndr) presenzia giù, nel famoso castello lì a Siracusa, la fondazione Liberamente, quella che hanno fatto insieme con Frattini e con la Gelmini” e quindi “per quanto riguarda i contributi se uno voglia aderire sono 4 o 5mila euro”. Spiccioli per Fabio Riva: “Benissimo”. L’AUTORIZZAZIONE arriverà un anno più tardi accogliendo buona parte delle richieste de ll’azienda. A spiegarlo è Perli a Fabio Riva: “La commissione ha accettato il 90 per cento delle nostre osservazioni”. E per il restante dieci? Nessun problema perché a Perli è stato assicurato che le verifiche non riserveranno sorprese: “Va un po’ pilotata questa roba della commissione”. Il governo Berlusconi, però, va a casa e a Taranto in tanti credono nel cambiamento: ma ecco otto decreti Salva Ilva e qualche altra “legge porcata”.© RIPRODUZIONE RISERVATA Ipse dixit FRANCO PERLI (LEGALE ILVA) Hanno accettato il 90 per cento di tutte le nostre osservazioni. Ma questa cosa della commissione va un po’ pilotata APRILE-SETTEMBRE 2014 IVO ALLEGRINI (EX DIRETTORE CNR) Ho visto il nostro amico Corrado, mi ha detto: cerco di rimettere le cose in sesto, mi rendo conto che qui nessuno ha fatto un cazzo APRILE-SETTEMBRE 2014 CRONACA Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | LIGURIA Rissa sul lungomare di Savona: un morto e un ferito grave L’INDAGINE » ANTONIO MASSARI E VALERIA PACELLI U n contrammiraglio in carcere. Altri tre ufficiali in manette, un ex ministro indagato. In Corea del Sud i maggiori quotidiani riportano con ampio spazio da mesi le ultime notizie sul fronte della corruzione. Nell’ambito di un’ampia verifica delle spese della difesa, che ha coinvolto decine di indagati, è incappata una commessa italiana, quella vinta dalla Agusta Westland, controllata dalla holding pubblica quotata in borsa a Milano: Finmeccanica. UNA RISSA fra 3 stranieri nordafricani sul lungomare di Savona si è conclusa nel sangue, con un morto e un ferito grave. Tutto è successo venerdì sera dopo le 22, all’interno degli stabilimenti balneari BagnArci, dove si stava svolgendo una manifestazione gastronomica a cui stavano partecipando decine di persone e famiglie con bambini. La rissa sarebbe scoppiata in una sala giochi, probabil- q vincere nel 2013 la fornitura di otto elicotteri modello Aw159. Valore della commessa: 270 milioni di euro secondo il comunicato ufficiale di Finmeccanica del gennaio 2013, quando l’operazione fu conclusa sotto la guida dell’ex presidente Giuseppe Orsi; un valore che lievita a 540 milioni di dollari, secondo la stampa coreana. Comunque, i primi quattro velivoli dovrebbero essere consegnati alla Corea in autunno e gli altri quattro nel 2016. Contemporaneamente, però, le autorità coreane stanno indagando sull’affare di due anni fa. Il 5 giugno hanno arrestato un Contrammiraglio con l’accusa di aver incassato tangenti. In cambio, avrebbe fornito valutazioni positive sugli elicotteri che hanno battuto la concorrenza dell’americana Sikorsky. Sembra riproporsi in Corea il canovaccio visto anni fa in India per le presunte mazzette (accusa caduta) sugli elicotteri (AW 139) L’AGGRESSIONE gravi. Quando sono arrivate le forze dell’ordine era ormai tardi: due dei tre uomini erano accasciati a terra in un lago di sangue. Per uno di loro non c’è nulla da fare: era un 33enne di origini tunisine che aveva chiesto asilo a Milano. Il suo presunto assassino è stato arrestato per omicidio volontario. Il governatore della Liguria Giovanni Toti ha dichiarato: “Ora basta con l’accoglienza selvaggia”. mente per un regolamento di conti dovuto a un debito di poche centinaia di euro. Dagli insulti, i protagonisti sono passati prima alle mani e poi alle bottigliate. Infine, hanno tirato fuori i coltelli. I tre uomini sono entrati nello stabilimento già sanguinanti, rovesciando sedie e tavolini di fronte a genitori e bambini. Un uomo ha ricevuto una bottigliata mentre cercava di mettere al sicuro il figlio, le ferite riportate non sono Finmeccanica: ancora un’inchiesta in Asia L’OPINIONE IMMIGRATI, NUMERI E PAURE: C’È UN EQUIVOCO La Corea del Sud accusa: tangenti nella gara vinta da Agusta Westland nel 2013 ufficiali della Marina coreana: i capitani Lim, Hwang e Shin. “Sono sospettati – scrive il Corea Joongang Daily – di aver scritto il falso nelle valutazioni per l'acquisto degli elicotteri AW-159 Wildcat”. Secondo le indagini, i tre ufficiali sono stati incaricati di testare i velivoli tra l'agosto e il novembre 2012. Il sospetto, però, è che avrebbero sottoscritto le loro valutazioni sugli elicotteri AW159 “prima ancora che fossero costruiti”. AGUSTA Westland è riuscita a PER LA STAMPA locale, la du- In volo Un elicottero modello AW159, come quelli venduti da Augusta Westland in Corea del Sud Ansa In manette Quattro arresti a Seul: l’ex ministro degli affari dei veterani nei guai per una maxi mazzetta venduti al Governo di New Delhi per 556 milioni di euro. Il processo è finito a novembre 2014 e l’accusa di corruzione internazionale è caduta “perché il fatto non sussiste” ma è rimasta in piedi solo quella di false fatture. Per questo reato, l’ex presidente di Finmeccani- ca Giuseppe Orsi e l’ex ad di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, sono stato condannati a due anni (pena sospesa). Ora Agusta Westland torna nel mirino della stampa asiatica. Il Korea Times, fondato nel 1950, scrive il 17 giugno 2015 che “l’ex ministro per gli affari dei veterani e dei patrioti Kim Yang è sotto inchiesta, accusato di avere accettato almeno un milione di won (894 mila dollari americani) in mazzette per avere esercitato la sua influenza su un contratto della Difesa. Secondo il Procuratore Centrale di Seoul – prosegue l’articolo – Kim è so- spettato di avere incassato mazzette da Agusta Westland”. Anche il Korea Joongang Daily, distribuito insieme al New York Times, scrive dell’inchiesta. Nessun manager di Agusta Westland è indicato negli articoli. Lo scorso 5 giugno, gli investigatori hanno arrestato un contrammiraglio e stanno indagando sulle valutazioni positive, che avrebbe fornito in merito agli elicotteri Agusta Westland, in cambio, secondo gli inquirenti coreani, di tangenti. È maggio quando una doppia indagine, giudiziaria e governativa, mette nel mirino tre rata di volo dei Wildcat e le caratteristiche dei siluri non corrisponderebbero alle esigenze richieste dalla Marina coreana. Gli ufficiali avrebbero riferito di avere ubbidito a ordini superiori. Il contrammiraglio Park, responsabile allora del piano strategico della Marina militare e preposto alla selezione degli AW159, è stato arrestato pochi giorni fa. “È la prima volta – scrive la stampa coreana – che un alto ufficiale viene arrestato con l'accusa di c or r uz i on e ”. L’ex ministro Kim Yang ha ricondotto il pagamento ricevuto a una consulenza, per lui perfettamente legale. Finmeccanica, quotata in borsa, non è mai stata sollecitata sul punto dalla stampa italiana. Con Il Fatto ieri ha preferito evitare commenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA Livorno-Pisa Ripresa la violenza di uno straniero su una 20enne. E la destra specula Lo stupro sul treno dei pendolari » MICHELA GARGIULO Livorno Per il ‘vu cumprà’ ci vuole la castrazione fisica. La castrazione chimica non basta perché è temporanea ed è costosa per lo Stato GIOVANNI DONZELLI (FD’I) È il pomeriggio di sabato 11 luglio. Alla stazione di Livorno fa un caldo terribile. Il treno dei pendolari che arriva fino a Pisa è in partenza. Sale una ragazza, ha appena venti anni, un vestito a fiori e la borsa da mare. Entra nello scompartimento vuoto e non si volta mai. Dietro di lei c’è un uomo, non se ne vede il volto perché la telecamera che lo sta filmando è dietro di lui ma un dettaglio rivela in parte la sua identità. Ha una grande borsa di plastica celeste attaccata alle spalle piena di oggetti che ha portato in vendita sulle spiagge del litorale toscano. La segue da quando è entrata nello scompartimento. La giovane si siede e lui non ha esitazioni: poggia la borsa nel corridoio e si piazza davanti a lei. Il ragazzo indossa un paio di pantaloni lunghi e una maglietta rosa e non prova neanche a scambiare due parole con quella ragazza che ha la sua stessa età. Il treno è partito e lui sa che il viaggio dura poco. Tra Livorno e Pisa c’è solo un quarto d’ora e non ci sono stazioni intermedie. Le immagini non lasciano il tempo per pensare a qualcosa di diverso da una violenza sessuale. La ragazza capisce subito quali sono le intenzioni di quell’uomo ma non ha neanche il tempo di alzarsi. Pochi secondi e riesce a divincolarsi ma la fuga dura pochi metri. Lui la blocca e la getta per terra. Le immagini si interrompono mentre in quello scompartimento la telecamera continua a filmare ciò che la Polizia di Pisa ha deciso di non rendere pubblico. La violenza sessuale si consuma in pochi minuti, in quel vagone dove non c’è nessuno, dove le lacrime, le urla e le suppliche non servono a niente. È il capotreno a raccogliere la testimonianza della giovane che racconta della violenza subita pochi minuti prima. Lui avverte la Polfer mentre il treno sta entrando nella stazione di Pisa. Gli agenti entrano subito dentro gli scom- » 11 partimenti e fermano tore. “Il colpevole – dice Donzelli – è un ‘vù un ragazzo di colore nascosto dentro il bacomprà’ regolare, alla gno. Ha vent’a n ni , faccia di tante inutili distinzioni”. Ma che i non ha precedenti petreni dei pendolari ornali ed ha la carta di mai non siano più sicusoggiorno. Ora è in ri da mesi lo sanno tutti carcere a Pisa e il Gip ne ha convalidato quelli che sono costretti a viaggiare lungo l’arresto. Le immagi- L’assalto Un frame ni fornite da quella te- del video dello stupro quella tratta. Sono loro lecamera collocata che raccontano che ci sono molti extracomunello scompartimento sono state fondamentali per in- nitari che viaggiano senza pagare il dividuarlo e saranno, insieme alla biglietto e che i furti sono all’ordine testimonianza della ragazza, uno del giorno. Due giovani studentesstrumento di prova incontrover- se, qualche giorno fa, sul regionale che le portava a Pontedera, consitibile durante il dibattimento. gliavano a tutti di non prendere il IN UN MOMENTO di grande tensio- treno dopo le 19. Sul problema delne sociale l’episodio della violenza la sicurezza è intervenuto anche il sessuale perpetrata da un giovane Presidente della Toscana Enrico extracomunitario non può che ac- Rossi. “Chiederemo a Trenitalia di cendere le speculazioni politiche. attivare un piano di video sorveIl primo a commentare è il capo- glianza su tutti i treni regionali e gruppo in Toscana di Fratelli d’I- alle forze dell’ordine che ci sia altalia Giovanni Donzelli. Propone, meno una persona presente a boroltre che l’espulsione immediata, do che possa intervenire subito”. la “castrazione fisica”dello stupra© RIPRODUZIONE RISERVATA » MARCO PALOMBI L a gente ha paura e non bisogna sottovalutare la paura. Così dicono i politici progressisti quando non se la sentono di dire che fare u n a c agnara immonda contro 19 richiedenti asilo (non “clandestini”, come ritiene qualche giornale) a Roma è una porcata. I dati, comunque, confermano che la gente ha paura: Ilvo Diamanti ieri su “Repubblica” ha spiegato che quelli che ritengono gli immigrati un pericolo per la sicurezza erano il 33% a gennaio e oggi sono il 42. È cambiato qualcosa? Aumentano gli sbarchi? I reati? No, è solo campagna elettorale e idiozia. Non a caso il picco del terrore da uomo nero si è raggiunto nel 2007, dice sempre Diamanti, quando serviva ad attaccare il governo Prodi “buonista” (che aveva ben altro da farsi perdonare). La cosa curiosa è che nel 2014 – dice il Viminale – in Italia il numero dei reati è diminuito (-7,7%) rispetto al 2013 e in generale dal 1991 il trend è questo. Quanto agli immigrati ogni statistica mostra che quelli regolari delinquono all’ingrosso quanto gli italiani, per gli irregolari (i clandestini) la situazione cambia soprattutto perché molti reati sono connessi al loro status. E l’ondata di sbarchi? Non c’è. Nei primi sei mesi del 2015 siamo poco sopra le 60mila persone, come nel 2014 più o meno, quando alla fine ne arrivarono 170mila, solo 66mila delle quali però si fermarono in Italia. Anche il numero dei rifugiati in Italia (60mila richieste nel 2014) è inferiore alla media Ue (1 ogni mille abitanti invece di 1,2). Gli stranieri residenti in Italia a gennaio erano 5 milioni, stabili, gli irregolari 300mila circa, in diminuzione. Il conto economico è positivo: tra uscite e entrate lo Stato italiano ci guadagna 3,5 miliardi. Il 2014, per di più, è stato un anno a saldo migratorio negativo: è più la gente che se n’è andata di quella che è entrata. In sintesi, molti italiani fanno una brutta vita e altri italiani applicano la legge di Herman di Arthur Bloch: “Un buon capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione”. 12 » P G | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 iazza rande Il dolore degli italiani onesti per l’aggressione di Treviso Una città di 80mila abitanti, Treviso, entra in crisi perché arrivano cento migranti alloggiati in palazzine sfitte? C’è da vergognarsi. Il 17 luglio termina il Ramadan e, per i migranti che sono musulmani, comincia la festa del dopo digiuno, Eid Mubarak, cioè festa benedetta. Ricorderanno questo giorno con dolore anziché con gioia, assieme ai tanti musulmani che a Treviso e in tutta Italia lavorano onestamente. SENZA RETE PEPPE SINI, RESP. CENTRO DI RICERCA PER LA PACE E I DIRITTI UMANI Indagare anche i vertici Atac per far luce su Mafia Capitale Di fronte alla tragedia del piccolo caduto nella tromba dell’ascensore della metropolitana di Roma sono per lo meno sorpreso dall’operato della magistratura. Mentre sono messi sotto accusa un tecnico e due guardie giurate che hanno agito scorrettamente, ma nel tentativo generoso di aiutare persone in difficoltà, a tutt’oggi nessuna indagine riguarda i vertici dell’Atac, responsabili delle gestione e organizzazione del pubblico trasporto di Roma. È notorio a tutti che ritardi, disservizi, ascensori e scale mobili non funzionanti, inadeguatezza cronica delle linee e dei mezzi, sporcizia e scarsa manutenzione, ANTONIO PADELLARO Migranti, che begli immobili possiede il Vaticano CARO PADELLARO, voi buonisti seduti comodamente nei vostri giornali non vivendo la vita delle persone normali non sapete fare altro che accusare e criticare chi non ne può più di subire le prepotenze di una prefettura che da un giorno all’altro decide di rovinare la vita di un quartiere spedendo centinaia di immigrati in una situazione fuori controllo. Veniteci voi ad abitare a Casale di San Nicola o a Treviso e poi ci divertiamo davvero. ASCANIO DE SANCTIS Il volto di Abele sulle vittime delle stragi nel Mediterraneo Sono i governi europei i mandanti dell’omicidio della bambina siriana morta perché gli scafisti avevano gettato in mare l’insulina indispensabile a salvarle la vita. Sono i governi europei che impediscono ai profughi di giungere nel nostro continente in modo legale e sicuro. Sono i governi europei che violando le loro stesse leggi fondamentali sono i primi responsabili della strage nel Mediterraneo ed i primi favoreggiatori delle mafie schiaviste. Basterebbe che l’Italia rispettasse l’articolo 10 della sua Costituzione e rendesse effettivo il diritto d’asilo e nessuna persona più morirebbe nel Mediterraneo. Cittadino italiano sono, non voglio essere complice di questo orrore; al Governo e al Parlamento chiedo che tornino alla legalità che salva le vite, chiedo che tornino al rispetto della vita umana, chiedo che cessi l’infamia del vigente regime razzista e schiavista. Ogni vittima ha il volto di Abele. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà. Sia riconosciuto il diritto di tutti gli esseri umani a salvare la propria vita, sia riconosciuto il diritto di tutti gli esseri umani a giungere nel nostro Paese in modo legale e sicuro. Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected] MACCHIANERA L’ITALIA sta esplodendo, ve ne rendete conto? CARLA L’ALTRO GIORNO, nella Capitale d’Italia, mentre a Casale di San Nicola divampava la guerriglia, una folla di viaggiatori esasperati prendeva a sassate un treno della Roma-Lido fermo per un guasto o per uno sciopero bianco (chissà) e assediava il conducente barricato nella cabina. Ascoltavo queste notizie alla radio dove in uno dei tanti programmi-sfogatoio di successo si alternavano voci concitate di persone fuori di testa che minacciavano di bruciare un campo rom o, in alternativa, di darsi fuoco come estrema forma di protesta. Le alte temperature di questi giorni certamente esaltano i peggiori istinti ma se fossi il ministro dell’Interno o il prefetto di Roma o di una qualunque città con problemi di “accoglienza” non dormirei sonni tranquilli. Non ha torto il prefetto Gabrielli quando osserva che si parla poco delle comunità che ospitano un numero di migranti congruo senza protestare mentre in altre situazioni si permette ai facinorosi di occupare la scena. E in effetti i numeri aggiornati dal Viminale non sono così catastrofici come l’accaldata isteria degli agitatori con il tricolore vorrebbe farci credere: 84.558, infatti, sono complessivamente i migranti accolti in strut- rendono i trasporti romani un sistema per lo meno indegno di una città capitale come Roma. Si ha forse paura che indagare i vertici dell’Atac potrebbe rivelare nuovi verminai come quelli emersi con le indagini di mafia Capitale? GUIDO MONTANARI Sull’onda del razzismo Zaia, e compagnia bella gongolano Quello che è successo a Quinto (e poi anche a Roma) con la “vittoria” degli indigeni può essere l’inizio di una escalation xenofoba che non si sa dove possa arrivare. Ormai siamo alla follia se perfino l’illustre professor Cacciari la definisce “un’agitazione del tutto legittima che va capita”. Pazzesco. Bisognerebbe riportare la questione sui binari di una ragionevolezza che da tempo si è dileguata e puntare l’indice sull’incapacità di trovare una soluzione per i migranti compatibile per tutti. Quell’azione dal sapore squadrista ci dovrebbe far vergognare tutti anche se non mi Direttore responsabile Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri Caporedattore centrale Edoardo Novella Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi Art director Fabio Corsi Redazione 00193 Roma, Via Valadier n° 42 - tel. +39 06 32818.1, fax +39 06 32818.230 mail: [email protected] - sito: www.ilfattoquotidiano.it Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Lucia Calvosa, Luca D’Aprile, Peter Gomez, Layla Pavone, Marco Tarò, Marco Travaglio ture temporanee. Da notare che è la Sicilia la regione che accoglie di più (18 per cento) e nell’isola non risultano per ora rivolte di piazza o scontri con la polizia o gente che vuole darsi fuoco. Perché regioni molto più ricche e con un impatto minore di richiedenti asilo sembrano sempre sull’orlo dell’apocalisse? Cosa dice la testa alla Curia di Crema che aveva deciso di aprire a 5 migranti (cinque) le porte di un convento vicino a un asilo nido e che ha ritirato l’offerta “vista la tenace e strenua opposizione” di quei cristianissimi genitori. Così come ci piacerebbe sapere se sia vero che un devoto vescovo ligure abbia rifiutato di mettere a disposizione qualche giaciglio per poche famiglie di disgraziati perché nella canonica della parrocchia prescelta si stavano svolgendo udite udite gli esercizi spirituali. Insomma, di fronte a forme di ribellismo (amplificate da apposite trasmissioni televisive addette a spargere benzina sul fuoco per rimpinguare gli ascolti) ci aspettiamo che lo Stato faccia rispettare la legge. Ragionando con le persone di buon senso e alleviando per quanto possibile i disagi dei quartieri e delle città. Ma non dando mai l’impressione di calarsi le brache davanti al primo masaniello con un bastone in mano. Ci piacerebbe anche che Papa Francesco prendesse a scudisciate come Gesù nel Tempio quei pastori di anime che del cristianesimo hanno una visione strettamente mercantile. Infine, perché il Vaticano non mette a disposizione dello Stato italiano (sempre così disponibile con la Chiesa quando, per esempio, si tratta di Imu) quegli immobili vuoti o inutilizzati dando così un senso al valore della condivisione e contenuto concreto alle omelie domenicali? Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 [email protected] sorprende: inevitabile “evoluzione” di una mistificazione della realtà, di un’informazione pessima e “drogata” di slogan paranoici che stimolano gli istinti più bassi e le pulsioni razziste; informazione che dipinge il migrante/profugo come un privilegiato, un parassita che vive con un alto tenore di vita a spese dei poveri contribuenti italiani/veneti che lavorano, sgobbano e pagano le tasse fino all’ultimo centesimo. greci di Tsipras e da bravi zoticoni nazisti non bastava anche umiliarlo con il suo popolo. Il loro agire è come nel secondo conflitto mondiale tranne che con la guerra saccheggiavano le opere d’arte per portarle in Germania, oggi invece usano le finanze per appropriarsene. Questa Europa non mi appartiene tenetevela e i burocrati si ricordino che i popoli esistono ancora e hanno memoria. Io sto con Tsipras e la Grecia. I tempi lontani dell’Europa dei popoli e dei diritti umani In queste settimane ho seguito con attenzione tutto quello che riguardava la Grecia, vorrei esprimere alcune mie personali riflessioni. Si è parlato di Europa dei popoli ma nessuno ha mai interrogato i popoli tranne la Grecia. Abbiamo capito almeno io sebbene non ho fatto scuole alte ma il mio quotidiano lo leggo tutti i giorni che si voleva cacciare il legittimo governo eletto dai I possibili scenari di guerra dopo l’accordo sul nucleare È un errore storico per Benjamin Netanyahu la firma dell’accordo sul nucleare iraniano. Per Israele è veramente un passo drammatico: come giustificare la politica dei due fronti quello interno, il popolo più militarizzato dell’occidente che deve fronteggiare orde di terroristi pronti a farsi saltare sugli autobus pieni di scolari, ed il fronte esterno, un paese civile ed illuminato, a- RUDI MENIN Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n° 35 Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l’estero: Publishare Italia S.r.l., 20124 Milano, Via Melchiorre Gioia n° 45, tel. +39 02 49528450-52, fax +39 02 49528478, mail: [email protected], sito: www.publishare.it Distribuzione Italia: m-dis Distribuzione Media S.p.A., Sede: 20132 Milano, Via Cazzaniga n° 1, tel. + 39 02 25821, fax + 39 02 25825203, mail: [email protected] Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 7877 del 09/02/2015 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 1859 GIORGIO DAL PONTE FORME DI ABBONAMENTO TUTTO DIGITAL App Mia - Il Fatto Quotidiano (su tablet e smartphone) PDF del quotidiano su PC • Abbonamento settimanale • Abbonamento mensile • Abbonamento semestrale • Abbonamento annuale Prezzo e Prezzo e Prezzo e Prezzo e 5,49 17,99 94,99 179,99 TUTTO COMPRESO Un abbonamento al quotidiano cartaceo a scelta (Postale, Coupon, Edicola) + TUTTO DIGITAL - Postale annuale e 220,00 (5 giorni) - Postale semestrale e 135,00 (5 giorni) - Coupon annuale e 370,00 (7 giorni) - Coupon semestrale e 190,00 (7 giorni) - Coupon annuale e 320,00 (6 giorni) - Coupon semestrale e 180,00 (6 giorni) - Edicola annuale e 290,00 (6 giorni) - Edicola semestrale e 170,00 (6 giorni) vamposto dell’occidente, circondato da stati infedeli, con orde barbare pronte a cancellare Israele dalla carta geografica. Con la Siria prostrata in ginocchio, l’Egitto prono agli Usa come non mai, la Giordania con una casa reale che parla più inglese che arabo. Ma sarà ancora più difficile giustificare un apparato militare formidabile che costa moltissimo al contribuente e soprattutto convincere il congresso americano a versare i miliardi di dollari in aiuti militari alla poderosa macchina bellica israeliana. GIUSEPPE RICCA Il peso del debito pubblico sulle spalle dei nostri nipoti Se fino a stamani avevo qualche dubbio, ora ho solo una certezza, l’euro e l’Unione europea costituiscono una gabbia cresta da strozzini della mafia finanziaria internazionale per sottomettere e colonizzare interi popoli e Stati. Quello che è accaduto alla Grecia, costretta a farsi pignorare più di 50 miliardi di beni del popolo greco, ha aperto un precedente pericoloso per tutti noi. Sarebbe troppo facile per la mafia finanziaria decidere un bel giorno di non rinnovare le scadenze del nostro debito pubblico, farci altre i tassi fino ad oltre il 8%, poi chiederci riforme da ghigliottina sociale, e pretendere a garanzia 200 miliardi di nostri beni. Qualsiasi essi siano. Di conseguenza per quanto mi riguarda e per il rispetto che ho verso i miei figli e nipoti, sperando di sbagliarmi, da ora in avanti sarò un nemico acerrimo, ancora di più, di questa follia. I greci da oggi non potranno più permettersi il lusso di pensare di essere padroni del loro Stato, mai più, poiché non potranno mai ripagare il debito e quindi non riavranno mai indietro i loro beni messi a garanzia. Fuori subito da questo incubo. MASSIMO GIORGI I NOSTRI ERRORI Nell’articolo uscito il 17 luglio 2015 dal titolo “L’intercettazione ‘fantas ma ’. L’Espresso inguaia Crocetta” chiariamo che per il sottosegretario al ministero dell’Istruzione Davide Faraone, indagato nell’inchiesta sulle spese pazze all’Assemblea Regionale Siciliana, la Procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione in settimana. Per un refuso gli abbiamo poi attribuito una frase che il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, ha invece rivolto allo stesso. È infatti Crocetta ad aver detto: “Faraone usa lo stesso linguaggio dei Lima e dei Ciancimino... Non è un linguaggio da Governo democratico”. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori. COME ABBONARSI È possibile sottoscrivere l’abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ Oppure rivolgendosi all’ufficio abbonati tel. +39 0521 1687687, fax +39 06 92912167 o all’indirizzo email: [email protected] • Servizio clienti [email protected] MODALITÀ DI PAGAMENTO • Bonifico bancario intestato a: Editoriale Il Fatto S.p.A., BCC Banca di Credito Cooperativo Ag. 105, 00187 Roma, Via Sardegna n° 129 Iban IT 94J0832703239000000001739 • Versamento su c. c. postale: 97092209 intestato a Editoriale Il Fatto S.p.A. 00193 Roma , Via Valadier n° 42, Dopo aver fatto il versamento inviare un fax al numero +39 06 92912167, con ricevuta di pagamento, nome, cognome, indirizzo, telefono e tipo di abbonamento scelto • Pagamento direttamente online con carta di credito e PayPal. PIAZZA GRANDE Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | FATTI DI VITA RIFUGIATI, LA CACCIA È APERTA I l titolo di molti giornali e telegiornali è mite: “La Merkel fa piangere una bambina profuga”. Se conoscete la storia, che resterà esemplare, non è cattiva la Merkel, è solo immensamente inferiore al suo compito di leader di un paese grande, forte e ricchissimo. Risponde a una richiesta umana e intelligente di asilo da parte di una adolescente. Risponde come un robot che arriva solo dove arrivano i sentimenti bassi di coloro che l’hanno costruito. LA GIOVANISSIMA palestinese di nome Reem aveva appena detto queste parole: “Signora Cancelliera, perché volete espellere me e la mia famiglia? Perché volete strapparmi il sogno di studiare con i miei compagni di classe? È così difficile vivere con la paura di venire mandati via senza poter vivere una vita normale. Io vorrei studiare vorrei vivere qui”, dice in un tedesco perfetto (sto citando da La Repubblica, 17 luglio). La risposta della Merkel merita di essere ricordata perché contiene, nel suo apparente buon senso contabile, tutte le ragioni della domanda angosciosa di tanti di noi: perché il convoglio Europa sta deragliando e rischia di perdere i suoi pezzi fra crudeltà e dolore? Le ragioni ce le dice, con la finta pacatezza del suo grigiore, la Merkel stessa, stanata da un ragazzina: “Ci sono migliaia di persone come È da quasi 30 anni – dal famigerato articolo di Leonardo Sciascia sui professionisti dell’antimafia – che si discute, ci si divide sull’antimafia. E, come sempre, errata si rivela ogni generalizzazione, la pretesa di racchiudere l’antimafia in un’unica categoria e di giudicare a priori, senza entrare nel merito delle situazioni, nella valutazione delle persone e dei fatti. È l’errore che commise Sciascia attaccando in quell’articolo Paolo Borsellino, accusandolo di aver fatto carriera strumentalizzando i suoi meriti antimafia per scavalcare magistrati più anziani ed esperti di lui. L’errore di Sciascia fu di sottovalutare l’uso che di quelle parole avrebbero fatto gli sciacalli. Non a caso, Borsellino, il 25 giugno 1992, nel suo ultimo intervento pubblico prima di essere ucciso, ricordò: “Tutto incominciò con quell’articolo sui professionisti dell’antimafia”. Da lì partì la campagna di delegittimazione che avrebbe distrutto il pool antimafia. ORA RICORRE l’anniversario della strage di via D’Amelio e ricordare Paolo Borsellino – un maestro, un amico, un fratello maggiore – è il minimo che io possa fare per onorarne la memoria e il sacrificio. Capisco però il disagio dei figli di Paolo che alle commemorazioni ufficiali hanno deciso di non partecipare perché non si riconoscono in » FURIO COLOMBO te nei campi profughi, e pensate anche all’Africa. Mica possiamo dire a tutti di venire in Germania”. È tutto triste, sbagliato, mortuario, nella dichiarazione al mondo della Merkel. Vuol dire che l’Europa non esiste, e se esiste a mala pena arriva a discutere con vera violenza i suoi conti, vuol dire che vuole frontiere e muri anche se non tutti lo annunciano. Non dite però: “I tedeschi sono fatti così” prima di avere riflettuto su ciò che sta accadendo e disonorando l’Italia. La furia violenta e distruttiva che si è scatenata contro alcune decine di rifugiati nel borgo di Quinto, vicino a Treviso (e nella borgata San Nicola, a Roma) rappresentata soprattutto dal gesto crudele e assurdo di distruggere i materassi su cui avrebbero dovuto e finalmente potuto dormire pochi scampati al deserto e al mare, ha dato luogo a un odioso spettacolo in cui ti senti disorientato e perduto come quei giovani neri in disperata attesa di trovare riposo. E dopo molta violenza, qualcuno ha suggerito che le masserizie non ancora distrutte (niente altro che sedie e qualche televisore) andavano dati, invece che ai rifugiati, alle vittime di una tromba d’aria nel Veneto, gente bianca. Giusto barbaramente sbagliato? Giusto. È arrivato il governatore Zaia, azimato e imbrillantinato, ad annunciare che “stanno africanizzando il Veneto” (meno di 100 rifugiati ). E aggiunge senza imbarazzo: “Vogliono portare qui tutta l’Africa”. Ma ha rassicurato tutti: “Adesso potete tornare a dormire nelle vostre case”. Traduzione: adesso che non ci sono più i negri. “Grazie, grazie”, rispondevano i discepoli di un razzismo disumano e prefabbricato, con la collaborazione di Forza Nuova. Visti insieme, lo stesso giorno, il gesto borioso e ottuso della Merkel (che però almeno cercherà di riparare), e la violenza delle donne feroci e infuriate di Quinto di Treviso, che credevano di difendere i loro figli e hanno assicurato per loro e per noi l’odio di una vasta parte del mondo, visti insieme ci hanno dimostrato che è in corso una paurosa caduta in basso in cui si è perduto tutto ciò che si era guadagnato dopo L’ANTIMAFIA FINTA SERVE SOLO AL REVISIONISMO » ANTONIO INGROIA quella che Lucia ha definito un’antimafia di facciata. È l’antimafia finta, che sgomita per essere in prima fila, e per questo è lontanissima dall’idea di antimafia che fu di Borsellino, di Falcone e di quanti per quella idea hanno dato la vita. Ma glio di un boss, invidiato da tutti i coetanei per il rispetto di cui era circondato, un’invidia che provava anche lui, pur essendo stato educato al rispetto della legalità. Se anni dopo, diceva, gli studenti non provano più quella stessa invidia, vuol dire che la Sicilia è cambiata, e che è cresciuta la sensiL’EREDITÀ bilità antimafia. E Chi vorrebbe eliminare la se oggi l’antimafia moda e di essevera lotta alla mafia porta èredicomplici della mafia ci si vergoad esempio i professionisti gna, anche questo delle passerelle. Paolo ci ha ci dice che il sacrificio di Falcone e insegnato a distinguere Borsellino non è stato inutile. Prima l’antimafia era quel carrozzone fine solo a se stes- di pochissimi, poi di pochi, oggi di so, che c’è e che va denunciato, non molti. Prima i magistrati che indadeve far dimenticare che c’è un’al- gavano sulla mafia erano considetra antimafia, che continua a lotta- rati visionari, ora esiste una Procure, costretta a remare controcor- ra nazionale e tante procure dirente, isolata e attaccata. Una volta strettuali antimafia, ed anche tePaolo mi raccontò che da ragazzi- state giornalistiche ed associaziono aveva un compagno di classe fi- ni come Libera che della lotta alla » 13 Merkel, la bimba e la ferocia che piace all’elettore la distruzione del fascismo e del nazismo. Fascista, nel senso del burocrate scrupoloso di medio livello, è certo ogni parte della risposta della Merkel, non a una petizione di popoli ma a una sola ragazzina che va bene a scuola, appartiene alla cultura tedesca e vorrebbe finire il tormento dell’essere continuamente espulsa (“ce ne sono tante come te” mente la cancelliera) e la politica ci viene indicata non come una porta che si apre ma un filo spinato che si chiude. NAZISTA, benché improvvisato da madri di famiglia e persone che lavorano (con l’aiuto però di veri fascisti) l’aggressione violenta e distruttiva di Treviso. Il tutto con un ministro dell’Interno inesistente che ha permesso che questo accadesse, e comunque non c’era. C’era uno squallido presidente di Regione che si è recato sul posto a dare il sigillo d’approvazione della autorità allo squarciare dei materassi, e alla cacciata dei cento rifugiati accampati in case senza luce, dicendo le frasi senza senso “stanno africanizzando il Veneto”, “portano qui tutta l’Africa”, la stessa immatura menzogna dei bulli che pestano a scuola i ragazzini immigrati. Erano disorientati e storditi i rifugiati, che non sapevano di turbe psichiche (morbo leghista) dei trevigiani. Erano storditi e disorientati i volontari che avevano accompagnati i profughi e li stavano sistemando. Ma chi ha seguito l’evento in televisione ha visto che, dopo l’arrivo del governatore che sostiene l’incendio dei materassi e la distruzione dei mobili, erano disorientati anche i Carabinieri. © RIPRODUZIONE RISERVATA mafia fanno il loro impegno quotidiano, così come tante persone perbene. È QUESTO il vero successo di questi ultimi anni. Certo, è accaduto che l’antimafia è diventata anche una icona da esibire. È nata una nuova forma di conformismo, il conformismo dell’antimafia, dove imbroglioni, disonesti e perfino complici della mafia hanno cercato di camuffarsi. E che è successo? Che alcuni casi clamorosi dell’antimafia opportunista hanno dato fiato al revisionismo per gettare a mare tutta l’antimafia. Se cedessimo alle sirene del revisionismo, sarebbe come tornare indietro di un secolo. Quindi, fronteggiamo il conformismo dell’antimafia, ma contrastiamo anche il neorevisionismo, e così sosteniamo l’antimafia vera. Saper distinguere. Senza indulgenze e con intransigenza, ma senza generalizzazioni. Valutare ciascuno per i comportamenti e non per le parole. Questi sono alcuni degli insegnamenti più preziosi di un uomo serio e rigoroso come Borsellino. Cerchiamo di dimostrare di essere all’altezza della sua eredità. Ed impegnarci per la verità su quella buia stagione delle stragi e della trattativa Stato-mafia, sostenendo e non isolando chi è più esposto su quel fronte. È questa la missione di tutti e di ciascuno. Senza cedere alla stucchevole competizione su chi è più antimafioso. © RIPRODUZIONE RISERVATA » SILVIA TRUZZI F rau Merkel è stata subissata di critiche per aver mostrato – di fronte a una profuga palestinese in lacrime – l’umanità e l’empatia della signorina Rottenmeier. Reem Sahwil ha 14 anni, è arrivata a Rostock, cittadina dell’estremo Nord della Germania, quattro anni fa, dopo aver vissuto in un campo libanese. La ragazzina, durante un incontro in una scuola, ha spiegato alla Cancelliera di avere paura: teme di essere rispedita al mittente. “Non so come sarà il mio futuro, perché non so se potrò restare. Anch’io ho dei progetti, vorrei studiare. È una sensazione un po’ fastidiosa vedere come gli altri possono vivere la loro vita e io no”. Risposta della signora Merkel: “Lo capisco, sei estremamente simpatica, ma nei campi profughi palestinesi in Libano ci sono migliaia e migliaia di persone e non siamo in grado di far venire tutti”. Reem si è messa a piangere e la Cancelliera ha provato a consolarla. Dicendole: “Va tutto bene, sei stata bravissima”. Come se la questione fosse l’emozione per aver parlato in pubblico (e di fronte al prestigioso Capo del governo) e non la paura di essere cacciata. La ragazzina lo aveva detto poco prima a una tv locale, raccontando la sua vita: “Ho avuto molto a che fare con la guerra e l’insicurezza. Per questo sono anche felice di essere qui, perché è molto più sicuro. E la paura che avevo prima, che è sempre dentro di me, finché sono qui continua a diminuire”. Ovviamente la questione è: incontro il capo del governo, forse posso chiedere una mano e non avrò fatto bella figura. Era facilmente intuibile, perfino per chi non dispone di un Cancellierato o di una laurea in psicologia.. IL VIDEO della Merkel ha fatto il giro del mondo, con il consueto codazzo di critiche, frizzi, lazzi, ingiurie. Commenti diversi: alcuni pro Angela, alcuni pro Reem, alcuni spiritosi (“Renzi le avrebbe detto: stai serena”), altri abominevoli (“Sono nati piangendo quelli lì”). Ma attenzione, si è poi scoperto quanto segue: la risposta – spietatamente realista – di Crudelia de Merkel era inutile. Lo ha ben spiegato il giorno dopo il ministro per le Politiche migratorie, Aydan Oezoguz. “Non conosco la situazione della ragazza, ma parla perfettamente tedesco e vive da tempo in Germania. Proprio per persone come lei abbiamo appena modificato la legge, per dare qui da noi una prospettiva ai giovani che si sono integrati”. La norma già approvata da Bundestag e Bundesrat entrerà in vigore entro l’estate: prevede che giovani stranieri che vivono da almeno quattro anni senza interruzioni in Germania possano avere il permesso di soggiorno. La legge, più in generale, viene incontro a tutti coloro che da tempo vivono in Germania, si sono integrati, ma non hanno visto accolta la domanda d’asilo (circa 125mila persone attualmente). Facile no? Bastava dirlo. Tutto ciò premesso, i commentatori hanno per lo più sottolineato la disumanità della Cancelliera rigorista. Ma non è questo il punto: dovendo scegliere tra l’informare la ragazzina della nuova legge e ribadire il “non possiamo accogliere tutti”, Angela Merkel ha preso la seconda strada. Perché repetita juvant, ragazzi. Perché prima di tutto bisogna parlare all’elettorato. Perché l’ossessione è quella di sottolineare primati, regole, diktat e ultimatum, perfino quando una legge già approvata può rassicurare una ragazzina spaventata. E ancora: l’indignazione globale per le lacrime di Reem è facilmente comprensibile. Meno comprensibile la sostanziale indifferenza all’umiliazione di un intero popolo, avvenuta solo una settimana prima, al grido di “salviamo l’Europa”. Chissà chi salverà l’Europa dalla stupidità miope della ferocia. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 » CRONACA LATINA Alfano su Twitter: “Fermato il killer dell’orefice di Roma” | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 È STATO FERMATO ieri sera a Latina il presunto assassino di Giancarlo Nocchia, gioielliere ucciso a Roma mercoledì pomeriggio. Si tratta di un pregiudicato 32enne bloccato dai carabinieri del Nucleo investigativo mentre era a bordo di un treno. Lo ha annunciato su Twitter il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha fornito alcuni dettagli: “L’uomo aveva con q sè una pistola e alcuni gioielli sui quali sono in corso verifiche. Stato più forte. Ottimo lavoro dei carabinieri”. Il pregiudicato è un tossicodipendente originario di Napoli e aveva con sé due pistole e una borsa con i gioielli particolarissimi rubati nel negozio di via dei Gracchi, nel quartiere Prati della Capitale. Quando è stato fermato sul treno in transito per Latina era in compagnia di un altro uomo. I militari vogliono assicurarsi che l’uomo fermato sia proprio dell’omicida oppure di un suo complice. Oltre ad Alfano, anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è congratulato con il generale Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma. Pure il sindaco Ignazio Marino ha espresso i suoi complimenti ai carabinieri. MAFIA CAPITALE Su Facebook amici postano i video di cene, brindisi e balli a casa di Daniele Pulcini, il costruttore romano che sta scontando gli arresti in villa dal 4 giugno Domiciliari con veglione » VALERIA PACELLI B alli a bordo piscina, con doveroso brindisi per festeggiare l’inizio dell’“estate 2015” e musica di sottofondo. Molti però “non possiamo inquadrarli, c’abbiamo il top secret”, dicono i commensali intorno al tavolo. Eccoli i video pubblicati da un amico di Daniele Pulcini che potrebbero inguaiare l’imprenditore romano finito ai domiciliari durante la seconda retata della Procura di Roma Mafia Capitale. Daniele Pulcini non è indagato per mafia, ma per turbativa d’asta. Di lui scrive il gip Flavia Costantini: “Chiude con Buzzi (Salvatore, ritenuto dai pm braccio sinistro dell’ex Nar Massimo Carminati, ndr) accordi in ordine al subaffidamento di servizi in cambio di una non partecipazione e che concorre nel rafforzare il proposito criminale di costui”. COSÌ DAL 4 GIUNGO scorso, Daniele Pulcini si trova ai domiciliari in una villa in un quartiere romano in mezzo al verde: la casa è enorme, con tanto di piscina e giardino. E qui che sarebbero avvenute le cene e i balli a bordo vasca, secondo i video che Selvaggia Lucarelli è riuscita CAMORRA Festini I frame dei video finiti su Facebook e ripubblicati da Selvaggia Lucarelli. Tra gli invitati anche la show girl Antonella Mosetti Antonella Mosetti e amici a bordo piscina che poi pubblicano i video su fb chiamandolo ‘l’uomo nero’”. In poche ore, i commenti e le condivisioni si sprecano. I video sono due, non ci sono date. Anche se nel primo, radunati i commensali intorno a un tavolo, si brinda all’inizio d el l ’estate 2015. Daniele Pulcini non si vede. Qualcuno dice più volte che non bisogna riprendere una persona denominata l’uomo nero. L’uomo nero L’imprenditore non si vede mai mentre festeggiano all’estate 2015. I legali: è falso a salvare (l’amico di Daniele Pulcini infatti li ha eliminati dal web) e a pubblicare ieri sul suo profilo Facebook. Commenta la Lucarelli: “Daniele Pulcini, i suoi domiciliari li fa così, a casa sua con ANCORA. Nel secondo video invece ci si esibisce a bordo piscina. La showgirl Antonella Mosetti in vestitino nero e tacchi alti balla al suon di una musica caraibica. Abbiamo chiesto chiarimenti alla difesa di Daniele Pulcini, gli avvocati Tito Milella e Luigi Giuliano, che si dicono molto sorpresi. La circostanza così viene smentita. Poi ci spiegano che il loro assistito in effetti sta scontando i domiciliari in via della Nocetta, a Roma, ma non nella parte della villa con la piscina dove invece vive il padre di Daniele. Piuttosto in quella accanto dove sta il fratello. Inoltre, non avrebbe limiti: può andare a trovarlo chi vuole, l’importante è che lo ospiti nella parte della casa che gli è stata assegnata. Se l’imprenditore abbia o meno violato o meno i domiciliari adesso toccherà stabilirlo alla magistratura capitolina. Già l’anno scorso aveva violato il divieto di avvicinarsi alla ex moglie con la quale da tempo va avanti una querelle combattuta a suon di denunce. L’ex tronista Claudia Montanari ha denunciato l’imprenditore con l’accusa di averla picchiata. Lui ha risposto con una querela per stalking. Poi il 7 ottobre 2014 è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione per lesioni, ingiurie e minacce nei confronti della donna. MA PER DANIELE Pulcini non è finita. Ha avuto guai giudiziari per una vicenda legata all’affidamento di un appalto per la realizzazione di un parcheggio a piazzale Clodio e nell’ambito dell’inchiesta su Marco Di Stefano, deputato Pd. Dulcis in fundo, l’inchiesta mafia capitale. Insomma, un’altra proprio non ci vorrebbe. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo Sarro Indagato per concorso esterno l’eurodeputato FI: “Legato al sistema Zagaria” Martusciello “riferimento dei Casalesi” » VINCENZO IURILLO G aleotti sarebbero i suoi rapporti con l’imprenditore Giuseppe Fontana e il suo interessamento a pilotare appalti dell’Asi (Area Sviluppo industriale) di Caserta. Fulvio Martusciello, europarlamentare di Forza Italia, è stato iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione camorristica nell’ambito dell’inchiesta sulle mani del clan dei Casalesi negli appalti dell’acqua. Con la stessa accusa, concorso esterno, è stato iscritto anche il deputato azzurro e cosentiniano Carlo Sarro, per il quale pende una richiesta di arresto per turbativa d’asta. L’iscrizione per camorra dei due politici azzurri emerge da venti pagine di atti giudiziari depositate agli atti delle ordinanze di arresto eseguite il 14 luglio nell’ambito dell’in- chiesta “Medea”. La Dda di Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, pm Cesare Sirignano, Maurizio Giordano e Catello Maresca, avrebbe stralciato dall’indagine madre su commesse dell’acqua, politici e camorra, un filone relativo agli appalti Asi Caserta, ed un altro filone sui legami tra Sarro ed il clan nella divisione della torta delle gare della Gori (la società che gestisce i servizi idrici) ad imprenditori di riferimento del boss Michele Zagaria. C’È UN NOME che accomuna gli approfondimenti investigativi su Sarro e Martusciello. È quello di Giuseppe Fontana, uno degli imprenditori del ‘sistema Zagaria’. Arrestato per associazione camorristica, Pino Fontana – registrato in ambientale il 22 dicembre 2013 in auto insie- me a Martusciello mentre andavano a trovare Nicola Cosentino - sarebbe organico (e beneficiario) nel disegno collusivo per la spartizione degli appalti della manutenzione della rete idrica campana a ditte della cosca. Un disegno orchestrato dall’ex senatore Udeur Tommaso Barbato (in carcere per concorso esterno), dirigente del settore Acquedotti della Regione Campania, e da Francesco Zagaria, geometra, anche lui Udeur, cognato omonimo del boss, deceduto nel 2011 (e ai suoi funerali partecipò anche Sarro). Secondo la Procura, Sarro in qualità di commissario dell’Ato 3 – socio pubblico di maggioranza in Gori, la società che gestisce servizi idrici – avrebbe pilotato appalti in cambio del 5 per cento dell’importo dei lavori e di finanziamenti elettorali. Ma avrebbe anche acconsentito una Ati di Fontana dalla gara “La Bandiera Blu del Litorale Domizio”. INSIEME A FONTANA negli Inquisiti Per i pm di Napoli Martusciello e Sarro sono in rapporto con imprenditori della camorra Ansa/LaPresse alle richieste di Martusciello di “patrocinare” gli interessi di Pino Fontana e delle altre imprese con il marchio ‘Zagaria’. Negli anni in cui è stato consigliere regionale – scrivono i pm – il forzista sarebbe stato “il politico di riferimento di Fontana e del clan Zagaria” e si sarebbe a- doperato per convocare nei suoi uffici politici e dirigenti dell’Asi di Caserta per convincerli a affidare appalti a Fontana e un altro imprenditore. Martusciello avrebbe incontrato riservatamente Cosentino per chiedergli un intervento al Tar Campania sul ricorso per l’esclusione di anni scorsi l’europarlamentare avrebbe provato a chiedere all’ex sottosegretario, dall’aprile 2014 in carcere per camorra, il disco verde alla sua candidatura a coordinatore regionale di Forza Italia. E poi c’è la storia delle raccomandazioni di Fontana, che grazie a Martusciello avrebbe segnalato assunzioni nelle società collegate alla Regione. Il politico ne avrebbe ricavato voti e finanziamenti elettorali. © RIPRODUZIONE RISERVATA ITALIA Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL GRAND TOUR S La scheda PARTITO dal Ponente ligure, il Grand Tour che Antonello Caporale vi propone sulle pagine del Fatto è un racconto dell’Italia che dà le spalle al mare: città, gente, luoghi, voci: una piccola indagine su come gli italiani custodiscono o sfasciano il Belpaese n LA TAPPA NUMERO 9 parte da Agrigento, passa per un paesino vicino a Marsala dove il sindaco ha rinunciato alla vita londinese e arriva a Gibellina, distrutta nel ‘68 da un terremoto n » ANTONELLO CAPORALE iamo in albergo ai piedi dei templi di Agrigento. I turisti vengono deportati qui, lungo i fianchi di questa carreggiata di lamiere in transito, un nodo stradale più che il luogo dove dal mondo si arriva per ammirare quel che altrove nemmeno è possibile immaginare. È come se Agrigento avesse richiamato – per contrappasso – tutti i siciliani malintenzionati, li avesse convocati ai bordi dell'area archeologica. Come se si fosse voluta compensare la magnificenza di questo presidio della memoria e dell'arte, la sua imponenza, l'affaccio maestoso sul Mediterraneo, con l'asfaltatura di ogni centimetro di terra circostante. La costruzione di passi e sovrappassi, l'allineamento dei cubi cementizi come contrafforte alla creatività, alla cultura di chi quest'isola l'ha abitata nei secoli scorsi è il segno feroce dei giorni tristi e bui che viviamo. » 15 Da Agrigento a Mazara Storie di contrappassi e rimpatri alla ricerca della bellezza, prima del ritorno in Continente Sicilia tra templi e abusi, il riscatto, anche dai vitigni LA STRADA che da Agrigen- to si allunga fino a Trapani, fasciando la Sicilia occidentale di un manto bituminoso permanente, promuove attività edilizie in continuazione. Imponenti cartelli della Cmc costruzioni, la cooperativa nata dal sudore e dalla militanza dei muratori comunisti emiliani e oggi divenuta un montacarichi di appalti delle più diverse carature, ripete al viaggiatore che i lavori sono in corso. Imponenti, danarosi, straordinari. Passi, sottopassi, mezze bretelle, bretellone intere. Scarichi di cemento in riva a mare, oppure – come a Porto Empedocle – centrali termoelettriche sulla spiaggia annunciano la decomposizione civile di questa società. E un ritratto di quel che è potuto succedere senza che nessuno lo sentisse come insopportabile, lo offre ai suoi abitanti e ai viaggiatori che la attraversano, la comunità di Siculiana, centro di smistamento degli affari dei Caruana Cuntrera, un clan mafioso al top della speciale classifica. C'è un ponte fermo a metà, costruito a metà, realiz- L’ASSEDIO ALL’AREA ARCHEOLOGICA Il contrasto siciliano Dall’affaccio maestoso sul Mediterraneo alle odierne asfaltature e lamiere “PETROSINO È CONTRO LA MAFIA” La scelta di un giovane sindaco. Dalla carriera alla Banca Mondiale alla voglia di ripartire dai vitigni zato monco. Un'opera a mezz'aria indiscutibilmente priva di senso, anzi offensiva per i soldi che ha succhiato (magari soldi presi a prestito dallo Stato, finanziati con i notissimi bond?) e che restano lì, sparsi sulla coscienza sporca di una classe dirigente senza dignità e il minimo senso di continenza. Un mostro come un altro mentre allungo il passo per raggiungere in tempo (l'appuntamento è per l'ora di pranzo) Petrosino, nei pressi di Castelvetrano, luogo nativo di un altro fuoriclasse della Mafia Spa, Matteo Messina Denaro. PETROSINO era un quartie- re di Marsala, la bellissima Marsala, divenuto poi comune autonomo e ora governato da Gaspare Giacalone, un quarantenne di ottimi studi e ottime speranze. La sua auto, una Bmw strabiliante, con i gommoni da fuoristrada e il motore superpotente, è il risultato di una confisca dei beni che lo Lo specchio Il ponte “simbolo” di Siculiana, arte a Petrosino, la piazza comunale di Gibellina Stato ha deciso nei confronti di uno dei tanti mafiosi in attività sull'isola. Gaspare per il comune che guida ha scelto quell'auto nell'autosalone prefettizio e gli ha fatto sistemare sulla fiancata un adesivo: “Petrosino è contro la mafia”. L’'adesivo timbra le auto del comune - persino quelle della polizia urbana - in modo si capisca ancora meglio da che parte si sta. Le istituzioni qui hanno sempre il volto obliquo del silenzio connivente, e l'Autorità mostra una timidezza esagerata. Il sindaco Giacalone, che fino a due anni fa trattava i finanziamenti ai paesi africani da parte della Banca Mondiale, viveva a Londra, riceveva lo stipendio in dollari. POI LA SCELTA contraria, un cambiare verso spettacolare. “Ero qui in vacanza, mi chiesero se me la sentissi di candidarmi, dare una mano al mio paese. Ho avvertito una necessità e insieme un piacere. Ho scelto di ritornare in Sicilia sebbene il mio lavoro fosse appagante, il massimo che si possa attendere dalla vita. E qui abbiamo iniziato a lavorare con fervore, sapendo cosa ci aspetta”. E' una giunta giovane, speranzosa, volitiva. Ha ripulito la spiaggia dagli insediamenti storici di chi con la prepotenza utilizzava il demanio, il comune è ben tenuto e bene organizzato. Finalmente c'è un piano urbanistico, un disegno per dare un futuro a chi qua vive. I vitigni del Grillo sono il motore fondamentale di una economia che sente di poter avanzare: “Il nostro mare è unico, la costa bellissima, produciamo un vino eccellente e abbiamo voglia di ricreare un tessuto sociale che respinga ogni bisogno dell'appoggio mafioso. Dire no alla mafia, anzi scriverlo sui muri del municipio, sulle fiancate delle auto pubbliche, è un modo per simboleggiare la nostra scelta di campo irrinunciabile, definitiva. Sono felice di aver accettato di fare il sindaco, e felice che qualcosa si stia muovendo. Non è stata fatica sprecata...”. Al tramonto si riprende la via verso nord, ma all'altezza di Mazara del Vallo decido di piegare verso Gibellina, il luogo in cui una tragedia, il terribile terremoto del 1968, si trasforma, per volere del suo sindaco visionario Ludovico Corrao, in uno sceneggiato d'arte contemporanea. Schifano, Cascella, Pomodoro, Paladino. I più grandi artisti vennero convocati per farvi il ritrovo del meglio che c'era. Sembrava la rivoluzione e invece era un atterraggio di marziani che incombevano sugli sfollati di Gibellina vecchia. OGGI IL CRETTO di Burri a- pre la visione a un paese fatto di anime morte, imbullonati dentro il maestoso sistema delle piazze e delle altre opere (la torre civica, l'auditorium, la chiesa madre) ma non coinvolti. Stanno lì e guardano chi arriva. Mirano l'altrove che scorre davanti ai loro occhi. Si riparte! Messina, altra città fallita grazie alla speciale “cura” dei suoi vecchi amministratori, imbarca chi lascia l'isola. Direzione Reggio Calabria, da lì sulla famigerata e tragica statale 106 (in vetta alla classifica per morti per incidenti stradali) verso Policoro, che il governo vorrebbe s'affacciasse sulle trivelle, e che il suo mare sputasse petrolio invece che cozze. (9 - Continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 Il Fatto Speciale Opere Inutili Tav, 20 anni di balle ad Alta velocità nascoste nei numeri È Il libro Il Tav Torino Lione. Le bugie e la realtà l Guido Rizzi e Angelo Tartaglia Pagine: 159 Prezzo: 10 ™ Editore: Intra Moenia I numeri 2 mila. È la media di passeggeri che ogni giorno, da 15 anni, viaggia sulla tratta ferroviaria tra Torino e Lione 40 mila passeggeri al giorno: quantità minima per ottimizzare i costi dell’alta velocità 3 milioni circa, i camion che si riverserebbero in strada secondo le stime del progetto del Tav Torino -Lione media dell’1,35 per cento fino al 2060. “Ma non esiste un modello matematico de ll’economia mondiale – spiega Tartaglia - e le previsioni sulla crescita del Pil non possono essere considerate oggettive. Al massimo possono essere prese come auspici, con credibilità pari a quella di un oroscopo”. È quasi superfluo osservare che dal 2007 al 2015 tutte le “prev ision i” su lla crescita del Pil sono state ampiamente smentite. » VIRGINIA DELLA SALA il ‘fanta -Tav’, l’insieme di dati e numeri elaborati per giustificare la creazione della linea ferroviaria ad Alta Velocità (Tav) tra Torino e Lione. “Dagli anni Novanta a oggi, sono state presentate al pubblico valutazioni quasi sempre arbitrarie. Dovrebbero essere tecniche: ma se analizzate da un tecnico, appaiono addirittura paradossali”: per Angelo Tartaglia, professore di fisica al politecnico di Torino e per tre anni membro dell’Osservatorio tecnico per la realizzazione del Tav Torino – Lione, “c’è stato un ricorso spregiudicato e intenzionale alla disinformazione”. Bugie già venute alla luce negli anni scorsi e altre riconfermate da dati recenti: che, punto per punto e tutte insieme Tartaglia smentisce nel libro “Il Tav Torino - Lione, le bugie e la realtà”, scritto con Guido Rizzi. “Sotto forma di numeri e dati sono state divulgate quelle che, volgarmente, definirei bufale”. E più sono grandi le opere, più grandi sono le bugie create per giustificarle. Come quelle di seguito, sviluppate su modelli matematici e confutate sullo stesso piano e dalla realtà. Il Tav è per il trasporto dei passeggeri Non è vero. I flussi di traffico passeggeri sulla direttrice Torino-Lione sono lontanissimi da un ordine di grandezza che possa giustificare la nascita di una linea veloce al posto di quella che c’è già e su cui non viaggiano più di 2mila passeggeri al giorno. Ormai da 15 anni. “La Tokyo - Osaka ha più di300mila passeggeri al giorno, il Tgv Atlantique 40mila – spiega Guido Rizzi - È la soglia numerica minima. Al di sotto, una linea di Alta Velocità per passeggeri, ai costi attuali, è economicamente improponibile. Si realizza un’opera completamente a debito”. Il Tav è necessario per il trasporto merci Tra il 1997 e il 2013, il traffico merci tra Italia e Francia è diminuito del 17per cento. Tra le cause ci sono la smaterializzazione delle merci, la delocalizzazione delle attività produttive, l’aumento della disoccupazione e l’esplosione del debito. “La presunta carenza di infrastrutture ferroviarie o autostradali non ha alcun ruolo – spiega Rizzi - e tuttavia progettisti e proponenti conti- nuano a mitizzare il ruolo strategico di tali infrastrutture”. Producendo previsioni, non dimostrate né giustificate ragionevolmente, di un aumento esponenziale dei traffici tra Torino e Lione nei prossimi 40 anni. La prospettiva su cui si fonda tutto il sistema progettuale è che nel 2053 viaggeranno su ferro 58,1 milioni di tonnellate di merci. Diciotto volte il valore del 2013. Il pareggio di bilancio è previsto per il 2072 “Per teorizzare l'incremento di traffico nei prossimi decenni, per ogni punto di Pil calcolato in più– spiega Rizzi – i committenti del Tav hanno previsto un moltiplicatore di crescita di 1,7 che hanno chiamato elasticità e che dovrebbe essere calcolata su “dati storici”. Negli ultimi 16 anni, il Pil italo-francese è aumentato di pochissimo. Il traffico tra i due paesi, però, è diminuito del 16 per cento. “Il che dovrebbe portare a una elasticità negativa, o comunque minore di 1”. In pratica, secondo i due studiosi, chi ha elaborato i dati è partito dalle conclusioni desiderate, per poi andare a ritroso verso l’elaborazione dei parametri d’ingresso. Il modello non è di per sé sbagliato, è stato comunque prodotto da qualcuno in grado di elaborarlo, ma come qualsiasi modello previsionale, il risultato dipende da cosa si pone come ipotesi d’ingresso. “Se le ipotesi di ingresso sono assurde, si hanno risultati assurdi – spiega Tartaglia - Come l’ipotesi che il traffico sulla linea cresca, per decenni, più in fretta del Pil dei paesi collegati. Hanno ipotizzato un quoziente di crescita del Pil, poi previsto una crescita del volume dei trasporti che desse come risultato il dato finale che loro volevano: l’equilibrio costi-benefici. Un banale trucchetto matematico”. Le merci aumenteranno perché aumenterà il Pil Chi ha elaborato le osservazioni ha immaginato che il Pil dell’area europea interessata dalla nuova linea avrà una crescita costante Il Tav drenerà l’eccesso di traffico sulla strada Falso. In Valsusa, il traffico ferroviario sulla linea storica si è ridotto del 68 per cento rispetto al 1997, del 37per cento rispetto al 2004. È au- Sul progetto sono stati diffusi analisi e dati arbitrari. Le valutazioni tecniche, se analizzate da un tecnico, risultano perfino paradossali. Come le previsioni sulla crescita del Pil di Italia e Francia, che ha la credibilità di un oroscopo Le proteste dei No Tav Nelle foto, gli scontri che da anni coinvolgono manifestanti e forze dell’ordine nel cantiere di Chiomonte LaPresse Erri De Luca Lo scrittore è accusato a Torino di istigazione a delinquere per aver giustificato i "sabotaggi" al Tav in Val di Susa Ansa mentato quello stradale? No. Il traffico totale, ferro e gomma (attraverso l’intera frontiera italo-francese) è diminuito del 17per cento dal 1997. Inoltre, l’accordo tra Italia e Francia del 2001 presupponeva che la realizzazione dell’opera fosse subordinata alla saturazione della linea ferroviaria già esistente. Prospettiva che, dati alla mano, non sembra essersi realizzata. “Oggi dovremmo avere ampiamente superato la soglia di saturazione dei 20 Milioni di tonnellate all'anno di merci sulla tratta già esistente (valore di saturazione stimato dalla stessa società Ltf, che ha curato il progetto). Invece, i Il fact checking Per smentire dati e previsioni sul futuro della linea ferroviaria italo - francese “bastano matematica, buon senso ed esperienza” traffici reali non solo non sono aumentati secondo le previsioni ma, al contrario, sono diminuiti drasticamente: dai 10,1Mt/anno del 1997 ai 3,2Mt/anno del 2013”. Nel 2035, con il Tav, il traffico triplicherà Impossibile. Perché il progetto, che procede per fasi, esclude la possibilità che nel 2035 la linea ferroviaria sia conclusa. Sarebbe operativo solo il tunnel transfrontaliero. Dopo, i treni proseguirebbero sulla linea storica, che non può sostenere i 39,9 milioni di tonnellate all’anno previsti per la ferrovia (solo una parte di una previsione totale di 72,5 milioni di tonnellate sull’intero asse Valsusa-Bianco). Secondo le previsioni, quindi, ulteriori 19,9 milioni di tonnellate dovrebbe riversarsi sulla strada, aggiungendosi al traffico già IL FATTO SPECIALE Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | Tutte le tappe della Torino - Lione La ferrovia Torino – Lione, detta comunemente Tav, è anche definita Nuova Linea Torino – Lione e abbreviata con Nltl. Il progetto è stato ideato nei primi anni Novanta e prevede la realizzazione di una linea ferroviaria di alta velocità e alta capacità di 235 chilometri, che colleghi Torino a Lione. La tratta fa parte di un piano più amplio (la rete ferroviaria trans-europea) e il progetto, già modificato diverse volte, prevede una galleria di base lunga 57 chilometri fra la Val di Susa, in Italia, e la Moriana, in Francia. La fase progettuale è stata gestita dalla società italo-francese LTF, che ha realizzato studi di fattibilità dotandosi di un Osservatorio. Dal 23 » 17 febbraio è subentrato il promotore pubblico Telt, che unisce Ferrovie dello stato e governo francese. Alla Telt toccherà la realizzazione e la gestione della sezione transfrontaliera. Secondo le stime del progetto, il costo delle opere ferroviarie per l’intera tratta sarà di circa 23 miliardi di euro, mentre la realizzazione del solo tunnel di base ne costerebbe circa 8,5. I cantieri Operai a lavoro in uno dei tunnel del Tav. Accanto, un treno giapponese Ansa/LaPresse NEL MONDO La folle corsa di Tokyo e l’efficienza tedesca: ecco come si usa l’Av C Lo studio Dai passeggeri alle merci, le previsioni sul traffico transfrontaliero non corrispondono alla realtà: “Cifre gonfiate per giustificare i lavori” previsto. “Parliamo di una quantità che corrisponde a più dell’intero scambio attuale tra Italia e Francia, in tutte le modalità e attraverso tutti i valichi. Che equivale a 2.850.000 camion. Circa il quadruplo di quelli che circolano attualmente (680 mila). Ancora peggiori, se possibile, sono le previsioni per il 2053. “Uno scenario commenta Tartaglia – smentito da tutti i dati recenti. E anche dal buon senso”. Chiomonte è un cantiere esplorativo Non è vero. Il tunnel non è “geognostico”. A dimostrarlo, le dimensioni e il fatto che esplora una zona della montagna diversa da quella che sarà attraversata dal tunnel di base. “È una discenderia, una galleria utilizzata per il passaggio di materiali – spiega Rizzi L’impatto ambientale è più grande di un semplice cunicolo esplorativo. Inoltre, l’autorizzazione non è per Chiomonte, ma per Venaus, un altro comune. Il progetto di Chiomonte è stato presentato come variante del cunicolo esplorativo di Venaus per rinnovare un appalto senza indire un’altra gara”. Il Tav è un progetto low cost Falso. Non trovando i finanziamenti, è stato necessario ripiegare su un progetto per fasi, che si limita solo alla realizzazione del tunnel transfrontaliero. Rimandando lo sviluppo del resto della linea. E i tanto decantati finanziamenti europei riguardano solo questa tratta. Quindi solo il 40 per cento di una piccola parte dell'opera “che, secondo le stime di alcuni enti indipendenti, potrebbe arrivare a costare ben più di 20 miliardi. Per tutte le linee Alta Velocità realizzate in Italia, il preventivo e sempre almeno triplicato”, dice Rizzi. Anche perché l’analisi sul rapporto costi-benefici si fonda sulla realizzazione dell'opera completa e nell’immediato: sempre per massimizzare quei benefici previsti dal progetto. Il 99 per cento dei benefici, poi, proviene dalle cosiddette esternalità, come la presunta riduzione di incidenti stradali e la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica. “È un caso unico: nessuna grande opera, pubblica o privata, ha mai basato il calcolo dei benefici solo su questi parametri”. l 68% Riduzione del traffico ferroviario che si è registrato sulla già esistente linea italofrancese tra il 1997 e il 2013 l 16% Flessione negativa degli scambi tra Italia e Francia negli ultimi 16 anni. Secondo le previsioni sarebbero dovuti aumentare Il Tav darà nuovi posti di lavoro Per la realizzazione della linea completa del Tav Torino-Lione si potrebbero generare, secondo i proponenti, 2mila posti di lavoro più 4mila di indotto. “I soldi europei, però, non bastano, neanche per completare il supertunnel e così Italia e Francia hanno deciso di continuare i lavori fino al prosciugamento dei fondi a disposizione – sp iegano Rizzi e Tartaglia –per poi sperare in altri contributi. Un sistema intermittente che renderà intermittente anche il lavoro”. Il Tav ridurrà l’impatto degli incidenti La tesi di partenza è che gli incidenti ferroviari abbiano un impatto economico inferiore di quelli stradali. “Sono state usate statistiche sulla rete nazionale delle strade ordinarie, con un alto tasso di incidentalità”, spiega Rizzi. Invece, avrebbero dovuto fare i calcoli con i dati sugli incidenti autostradali, molto più bassi. “Ma se li avessero usati, non sarebbero arrivati alla soglia di accettabilità dell’investimento”, spiega Tartaglia. L’ennesimo trucco matematico. © RIPRODUZIONE RISERVATA i sono luoghi dove l’Alta velocità (Av) è indispensabile. Come a Tokyo: già negli anni Trenta, l'affluenza dei passeggeri era così alta che i treni per Nagoya, Kyoto, Osaka e Kobe erano quasi sempre sovraffollati. La prima linea giapponese ad alta velocità fu aperta, infatti, nel 1964: fino a quel momento, per coprire la distanza Tokyo - Osaka si impiegavano tra le quattro e le sei ore. Con l’alta velocità, oggi ne bastano due e il treno, ancora oggi, serve circa 300mila passeggeri al giorno. Tanto che il Giappone sta sviluppando una linea i cui treni raggiungono i 500 chilometri orari e viaggiano senza toccare le rotaie grazie alla levitazione magnetica. “Le condizioni che rendono efficiente un sistema ferroviario ad alta velocità sono diverse – spiega al Fatto Quotidiano Paolo Beria, professore di Economia dei Trasporti al Politecnico di Milano – Ci deve essere prima di tutto domanda sufficiente per coprire i costi. Una condizione che si sviluppa collegando i grandi centri urbani, non città medie o aree urbane diffuse”. Il rischio è che, altrimenti, i vagoni restino vuoti. IN EUROPA , la patria dell’Alta velocità è la Francia. La Lione –Parigi è la tratta più trafficata del continente e la Francia ha sviluppato un sistema di linee ad alta velocità che collegano i maggiori centri del Paese alla capitale. Lo stesso succede in Spagna, dove tutte le linee arrivano a Madrid. La Germania, invece, ha un sistema che può essere definito di ‘Alta efficienza': “I servizi Av utilizzano sia le linee normali che quelle nuove ad alta velocità spiega Beria - Non sempre a 300 chilometri orari ma comunque con velocità abbastanza alte, dai 180 ai 250 chi- Il Tgv francese Può superare la velocità di 500 chilometri all’ora LaPresse Germania e Francia sono famosi per l’efficienza dei sistemi di alta velocità. Sono ben organizzati e c’è molta domanda, necessaria per compensare l’alto costo lometri orari”. Il vantaggio è che coprono tutto il territorio con un sistema reticolare, senza concentrarsi su un unico centro. Ci sono cambi da fare, ma l'efficienza delle connessioni con le linee tradizionali è massima e questo diffonde i benefici delle linee veloci a tutti i centri del paese, non solo ai più grandi. Le distanze ideali per i collegamenti ad Alta Velocità sono comprese tra i 300 e i 600 chilometri. Su tratte inferiori, il beneficio per i viaggiatori rischia di essere pari a pochi minuti. È poi fondamentale che l’Alta Velocità si sviluppi in un contesto concorrenziale. Devono quindi esserci altri operatori: la concorrenza fa diminuire i prezzi e prezzi più bassi invogliano i passeggeri a viaggiare. “Basti pensare- conclude Beria - che uno dei motivi per cui l’Alta Velocità, in Italia, ha registrato un aumento della domanda è l’arrivo di Italo, in concorrenza con le Frecce di Trenitalia”. VDS © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 USA CUBA RIAPRE L’AMBASCIATA Dalla mezzanotte di domenica Stati Uniti e Cuba riapriranno dopo 54 anni le ambasciate all’Avana e a Washington, chiudendo una prima tappa verso la normalizzazione dei rapporti. In programma una cerimonia nell’ambasciata cubana a Washington. Bruno Rodriguez, sarà il primo ministro degli esteri a recarsi in visita ufficiale in Usa dal 1959 e sarà ricevuto dal segretario di Stato John Kerry. LaPresse IRAN » GIAMPIERO GRAMAGLIA F Leader supremo L’ayatollah Ali Khamenei guida spirituale e politica dell’Iran Ansa ortuna che l’accordo sul nucleare di martedì a Vienna aveva dissolto, o almeno dissipato, 36 anni di profonda inimicizia fra Teheran e Washington! Se non fosse stato così, chissà che cosa avrebbe detto ieri degli Stati Uniti la guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, che, in un discorso per la fine del Ramadan, chiarisce come l’opposizione iraniana all’“arroganza” americana non cambi per l’intesa raggiunta con i ‘5+1’. Il discorso, pur virulento, non muta la sostanza delle cose – l’intesa c’è e Khamenei non intende metterla in discussione ma, probabilmente, risponde a due esigenze, diverse ma convergenti: una è religiosa, perché il Ramadan suscita sempre pulsioni integraliste e fondamentaliste, ed è segnato, nella sua chiusura, come lo era stato all’inizio, da una scia di sanguinosi attentati nel Mondo arabo; e una è politica, perché la guida suprema deve fare qualche concessione ai conservatori che vedono nel baratto ‘nucleare – sanzioni’ una vittoria dei riformisti. Quella di Khamenei è un po’ la stessa logica per cui, venerdì, la Casa Bianca aveva voluto dire che “le opzioni militari contro l’Iran restano aperte dopo l’ac co rd o” di Vienna, che anzi “le ha potenzialmente ampliate”, secondo il portavoce Josh Earnest, anche se gli Stati Uniti – bontà loro – “privilegiano la diplomazia”. Le frasi di Earnest erano complementari a un appello al Congresso, perché approvi l’intesa di Vienna, in assenza del quale l’Iran divente- REGNO UNITO ARABIA SAUDITA CELLULE ISIS, 431 ARRESTI Almeno 431 persone, di nove diverse nazionalità, sospettate di aver legami con l’Isis, sono state arrestate in Arabia Saudita con l’accusa di aver pianificato attacchi alle moschee durante il mese di Ramadan. Lo riferisce Al Arabiya che cita il ministero degli Interni. Le autorità hanno precisato che altre 144 persone sono finite in manette per aver “mostrato sostegno alle cellule jihadiste”. I dolori del vecchio Khamenei “Morte agli Usa e Israele” L’ayatollah fa felici i conservatori che giudicano l’accordo sul nucleare un cattivo baratto Il “diavolo” Barack Obama Reuters Il gioco delle parti Anche la Casa Bianca conforta gli alleati sauditi e dice che “le opzioni militari restano aperte” rebbe un “porto franco”, potrebbe dotarsi dell’atomica e continuare a sostenere organizzazioni terroristiche senza pagare scotto alcuno, perché le sanzioni già ci sono: un colpo al cerchio e una alla botte, per convincere repubblicani guerrafondai e democratici riluttanti. Anche se, nel messaggio del sabato, Obama difende l’intesa: “Non devo chiedere scusa a nessuno per averla conclusa”. In diplomazia, si sa, non sempre si dice qual che si pensa. Il ministro degli esteri saudita, Adel Al-Jubeir, ad esempio, in visita alla Casa Bianca, ha ufficialmente espresso “soddisfazione” per l’accordo sul nucleare . Ora, se c’è qualcuno cui il riavvicinamento tra Teheran e Washington non piace, a parte Israele, è proprio Riad. Per attutire le riserve saudite e delle monarchie del Golfo, Obama ha riunito un Vertice con i leader del Consiglio di Cooperazione del Golfo, a Camp David, e s’è impegnato “a rilanciare ulteriormente la già stretta e duratura partnership” con l’Arabia saudita, “rafforzandone le capacità di sicurezza”. Il segretario alla Difesa Usa Ashton Carter visiterà l’area la prossima settimana. Insomma, i toni e gli accenti cambiano, a seconda dei momenti e degli interlocutori. Khamanei, ieri, ha insistito che l’Iran rimane contro la politica statunitense in Medio Oriente: l’accordo sul nucleare non cambierà, dunque, l’atteggiamento iraniano nei confronti di Siria e Iraq e dei “popoli oppressi” di Yemen e Bahrein –Paesi entrambi terreno di aperto confronto tra sciiti e sunniti, appoggiati rispettivamente da Teheran e Riad-, o dei “combattenti sinceri della Resistenza in Libano e Palestina” – e qui i timori di Israele, qualificato come “terrorista”, trovano un avallo -. anti-occidentali, “Morte all’Am er ic a” e “Morte ad Israele”. Khamenei non ha però trascurato di fare l’elogio dei negoziatori di Vienna, dicendo: “Abbiamo trattato con gli Stati Uniti, ma sulla base dei nostri interessi. Le politiche Usa nella regione sono diametralmente opposte alle nostre”. E agli americani che “sostengono di aver impedito all’I- ran di acquisire la bomba atomica”, l’ayatollah replica: “Sanno che non è vero. Noi abbiamo una fatwa, secondo cui le armi nucleari sono proibite dalla legge islamica. E questo non ha nulla a che vedere con i negoziati di Vienna”. Allora, però, nove anni di trattative non si spiegano, se una fatwa garantiva l’Occidente. © RIPRODUZIONE RISERVATA FINE DEL RAMADAN NEL SANGUE KHAMENEI ha inoltre esortato il Parlamento iraniano a esaminare con attenzione il testo dell’intesa, per verificare che effettivamente tuteli gli interessi nazionali, senza disattendere i principi della rivoluzione islamica né depotenziare le capacità militari e difensive della repubblica teocratica. Washington -ha aggiunto l’ayatollah- vorrebbe la “resa” dell’Iran: Teheran non vuole la guerra, ma, qualora ci fosse, gli Stati Uniti ne uscirebbero “umiliati”. La guida suprema parlava alla preghiera dell’Aid-el-Fitr, in una moschea di Teheran, mentre la folla dei fedeli accoglieva le sue parole con i tradizionali slogan Iraq, il Califfo colpisce gli sciiti strage al mercato con 120 morti SONO 120 , in maggioranza civili, i morti - ed almeno 130 i feriti nell’esplosione avvenuta ieri al mercato di Khan Bani Saad, città a maggioranza sciita vicino Baghdad; l’attentato è stato rivendicato dallo Stato islamico che lo ha attribuito ad un kamikaze a bordo di un camion carico di tre tonnellate di esplosivo. Il primo ministro Haider al-Abadi: “Non ci sarà posto per i gruppi terroristici nel nostro paese”. Reuters q Scoop del Sun Video del 1933: Edoardo VIII saluta a braccio teso, Elisabetta (7 anni) lo imita Dio salvi la regina. E il regime nazista SEGUE DALLA PRIMA » CATERINA SOFFICI I n “esclusiva mondiale” il tabloid spara un video in bianco e nero, un po’ sgranato, che è diventato subito virale. Il titolo cubitale sfrutta il gioco di parole e trasforma “Ro yal Heiness” (“Altezza Reale”) in “Royal Heilness”. È chiaro che imputare simpatie naziste a una bambina di 7 anni è semplicemente ridicolo. Ma il filmato è impressionante, perché mostra cosa sarebbe potuto succedere se Edoardo VIII fosse rimasto sul trono d’Inghilterra e se gli inglesi, invece del baluardo contro il nazismo, ne fossero diventati alleati. Gli storici interpellati dal Sun definiscono il filmato di “grande interesse”. In effetti aggiunge un tassello in più nel mosaico che ritrae Edoardo come l’anima nera della famiglia reale. Da Buckingham Palace si sono affrettati a smentire goffamente, nello stile della casa reale. In una nota diramata tramite la Bbcsi legge: “È deludente che un filmato girato 8 decenni fa sia stato ottenuto e sfruttato. La maggior parte della gente vedrà queste immagini nel loro tempo e nel loro contesto. Questa è una famiglia che gioca e fa riferimento a un gesto che molti potrebbero aver visto dai cinegiornali dell’epoca. Nessuno a quel tempo aveva alcun sentore di come questo si sarebbe poi evoluto. Sot- tintendere qualsiasi altra cosa è fuorviante e disonesto”. NESSUNO ha mai avuto so- spetti su Elisabetta. E neppure su suo padre, il re balbuziente Giorgio V, che con il famoso discorso esortò gli inglesi a resistere alla barbarie nazista. Ma per quanto riguarda Edoardo è tutto un altro discorso. È vero che il filmato è stato girato prima che molte atrocità del nazismo venissero rese note. E che a quell’epoca “non ci fosse un bambino in Gran Bretagna che non abbia fatto per scherzo il saluto nazista”, come sottolineano alcuni esperti. Ma è pure vero che questo filmato rafforza le polemiche sulle simpatie naziste del sovrano e arriva a breve distanza dal li- La famiglia reale La copertina del Sun che mostra la futura regina fare il saluto nazista a sette anni bro-bomba di Andrew Morton, pubblicato in primavera, sui rapporti tra la casa regnante e il nazismo. Morton sostiene che fra Edoardo VIII e Hitler c’era più di una semplice simpatia e che il Fuhrer gli avrebbe promesso di rimetterlo sul trono, a guerra vinta. Stan- do ai Windsor files, documenti che avrebbero dovuto rimanere classificati, consultati da Morton per scrivere la sua biografia, Edoardo era affascinato dal dittatore tedesco al punto da augurargli “felicità e benessere”in un telegramma per il suo 47esimo compleanno. Riteneva che fosse “un grande uomo”, la cui caduta “sarebbe stata una tragedia per tutto il mondo”. Non solo: secondo Morton, la Simpson era una spia nazista e Churchill lo sospettava. Questo è uno dei motivi per cui negarono ad Edoardo il permesso di sposarla e lui decise di abdicare nel 1937. In viaggio di nozze andarono a Monaco dove furono accolti come una coppia reale e Wallis veniva chiamata “sua altezza reale”, titolo che le fu sempre negato in patria. Hitler fu molto scocciato per l’abdicazione: “Potevamo avere un amico sul trono. Avrebbe reso tutto più facile”. E probabilmente avrebbe cambiato il corso della storia. © RIPRODUZIONE RISERVATA ESTERI Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | USA ATTENTATO, MUORE QUINTO MARINE Sale a cinque vittime il bilancio dell’assalto di giovedì scorso alle strutture dell’esercito americano a Chattanooga. Non ce l’ha fatta Randall Smith, 26 anni, ferito in un centro di reclutamento. Lascia moglie e tre figli piccoli. L’Fbi indaga intanto sui viaggi in Medioriente dell’aggressore, Muhammad Youssef Abdulazeez, 24 anni, americano di origine kuwaitiana, ucciso dalla polizia. Ansa » 19 MESSICO EL CHAPO, ARRESTATI 7 AGENTI Avrebbero agevolato l’evasione del boss Joaquin Guzman, detto “El Chapo”, dal carcere di massima sicurezza di Altiplano. Sette gli agenti in manette. Il leader del cartello di Sinaloa, ritenuto il più potente e facoltoso trafficante di cocaina al mondo, sarebbe fuggito da un tunnel scavato sotto la doccia della sua cella. Nel ‘93 scappò da un’altra prigione, corrompendo diverse guardie carcerarie. Ansa IL PROTETTORATO L’imminente bancarotta è tema di campagna elettorale. Hillary Clinton pensa ad “aiuti mirati”, il senatore Sanders: “Colpa dell’avidità delle istituzioni finanziarie” Non solo Grecia: adiós Porto Rico » CARLO ANTONIO BISCOTTO M entre in Europa andava in scena la tragedia greca ed il braccio di ferro con il governo Tsipras, in Centro-America la storia con la sua beffarda ironia provvedeva a stringere il nodo scorsoio del debito intorno al fragile collo di un Paese che la vocazione al benessere la porta nella ragione sociale: Porto Rico. Se la Grecia ha dovuto accettare un accordo durissimo sotto la pressione dell’intransigenza tedesca, per Porto Rico la situazione è resa ancor più complessa dal suo confuso status di territorio degli Stati Uniti che però non fa parte della nazione a stelle e strisce. “Se facesse parte degli Stati Uniti non ci sarebbero problemi - commenta Jeffrey Farrow, già consulente per Porto Rico del presidente Clinton - e non ci sarebbero problemi nemmeno se fosse una nazione completamente autonoma in quanto non dovrebbe preoccuparsi delle norme degli Stati Uniti in materia di debito pubblico”. MA PORTO RICO non è né uno stato degli Usa né una nazione. È una sorta di protettorato americano con il diritto di eleggere i suoi governanti. Di fatto i 3.600.000 abitanti dell’isola vivono in una colonia completamente sottoposta al controllo del Congresso degli Stati Uniti. Qualche giorno fa il governatore di Porto Rico, Alejandro García Padilla ha dichiarato: “Il debito non è rimborsabile”. Pedro Pierluisi, rappresentante di Porto Rico al Congres- 3,6 milioni di abitanti, con proiezioni di netto calo per i prossimi decenni 72 miliardi di dollari di debito pubblico nel 2014, pari all’89% del reddito. La media negli Stati americani è stimata al 3,4% (2013) 41 % Tempo scaduto Protesta degli studenti portoricani e Hillary Clinton LaPresse so Usa senza diritto di voto, ha sottolineato in un intervento sul New York Times che Porto Rico non è uno Stato sovrano e che appartiene agli Stati Uniti. Secondo Pierluisi, gli elevati livelli di disoccupazione e povertà e il modesto reddito delle famiglie sono in parte da attribuire alle malaugurate scelte dei politici locali, ma il fattore principale della drammatica situazione economica va individuato nelle iniquità prodotte dalle leggi degli Stati Uniti. Pur essendo cittadini americani per diritto di nascita, i portoricani non hanno diritto di voto; pagano le imposte per Medicare, ma non usufruiscono degli stessi diritti dei cittadini americani ed inoltre non beneficiano del credito di imposta di cui godono molti americani. L’eccessivo ricorso al credito è, in larga misura, la conseguenza di questa realtà profondamente iniqua. Lo scorso febbraio Pierluisi ha presentato al Congresso un La quota della popolazione dell’isola sotto la soglia della povertà LA CRISI si sta risolvendo in un aspro scontro tra i creditori – tra cui hedge funds, grandi banche americane e piccoli investitori – e i dipendenti del pubblico impiego. Ovviamente ognuno fa il possibile per far pendere la bilancia dalla sua parte e il 14 luglio un rapporto del Centro de Periodismo ha reso noto che gli hedge funds, alcuni dei quali hanno svolto un ruolo nella crisi greca e, ancor prima, in quella argentina, stanno premendo sulle autorità portoricane per ridurre le loro perdite. Il tema del debito di Porto Rico ha fatto capolino anche nella campagna presidenziale. Hillary Clinton, Bernie Sanders per i Democratici - e Jeb Bush per i Repubblicani - hanno preso posizione a favore di un intervento che consenta a Porto Rico di uscire dalla crisi. “Non penso ad un bailout (un salvataggio con interventi speciali per un Paese che si trovi in uno stato di insolvenza, ndr) ha detto Hillary Clinton - penso piuttosto ad una serie di aiuti mirati”. E Sanders ha rincarato la dose: “Bisogna riconoscere che la situazione di Porto Rico ha a che fare con le politiche di austerity e con l’avidità delle istituzioni finanziarie”. Jeb Bush, unico tra i Repubblicani ad occuparsi della crisi Figli di un dio minore Il rappresentante al Congresso ha chiesto lo stesso trattamento di Detroit: nessuna risposta economica del “cugino povero” degli Usa, ha dichiarato che Porto Rico merita il medesimo trattamento di cui godono gli stati dell’Unione. McClintock, segretario di Stato di Porto Rico dal 2009 al 2013, ritiene che ormai l’isola sia agli sgoccioli e che il Congresso debba fare qualcosa e prendere provvedimenti in tempi brevi. Potrebbe ad esempio rinviare le scadenze delle somme dovute al governo federale e riformare le norme che disciplinano l’assistenza sanitaria. “Questo non sarebbe un bailout, ma semplicemente un atto moralmente dovuto”, ha concluso McClintock. © RIPRODUZIONE RISERVATA La denuncia Human Right Watch: dal 2013 la situazione è solo peggiorata RUSSIA » GIUSEPPE AGLIASTRO S I numeri disegno di legge per estendere ai comuni e alle aziende a partecipazione statale di Porto Rico la possibilità di ottenere l’amministrazione controllata garantita dallo Stato centrale, come avvenuto di recente a Detroit. Il disegno di legge langue in una sotto-commissione della Camera dei Rappresentanti. Mosca tavo passeggiando tranquillamente con un amico quando dei ragazzi che lo conoscevano hanno cominciato a seguirlo e a importunarlo gridandogli dietro ‘fi nocchio’. Poi uno di loro gli si è avvicinato e con uno spintone improvviso lo ha fatto finire sotto una macchina che passava di là in quel momento. La persona alla guida ha cercato di frenare, ma non ha fatto in tempo. Ha riportato una brutta frattura alla gamba destra: ne ha avuto per tre mesi”. Il giovane Aleksandr (nome di fantasia) ci racconta questo episodio di violenza di cui è stato vittima sedu- “Vietata la propaganda omosessuale” da Mosca a S. Pietroburgo è caccia ai gay to in un caffè che si affaccia su Nevsky Prospekt, il lunghissimo ed elegante viale principale della sua città: San Pietroburgo. La città di Pietro il Grande purtroppo non è l’unica in Russia in cui si registrano frequentemente aggressioni contro gli omosessuali. Ma è proprio qui che è nata – inizialmente come norma locale - la famigerata “legge anti-gay” che vieta la “propaganda dell’o m o s e ssualità” tra i minori e che, di fatto, rende potenzialmente illegale qualsiasi manifestazione in difesa dei diritti della comunità Lgbt. Una norma che – denuncia Human Ri- Arresti a corteo pro gay Ansa ghts Watch – da quando è stata introdotta a livello nazionale nel giugno 2013 ha provocato un’imp ennata delle violenze contro gli esponenti delle minoranze sessuali. Il promotore di que- sta legge è il deputato locale Vitaly Milonov. “È come una mascotte per noi” ci dice ironica Svetlana Zakharova, un’attivista dell’ong Russian Lgbt-n etwork, scherzando sul fatto che “quando c’è una marcia” per i diritti dei gay “Milonov e i suoi sostenitori sono sempre nei paraggi sbraitando le loro frasi omofobe”. “L’ULTIMA VOLTA – racconta – ci ha detto che saremmo bruciati tutti all’i nf e rn o”. Svetlana ha 27 anni e da dieci è fidanzata con una ragazza. “Non sono mai stata picchiata per questo – precisa - ma le battute si sprecano e ho ricevuto offese via e-mail. E c’è persino qualcuno che mi scrive che pregherà per me: vivo nel peccato in quanto omosessuale”. Secondo l’attivista è importante che i rappresentanti delle minoranze sessuali partecipino alle manifestazioni e non si nascondano “in modo che le persone vedano che non c’è nulla da temere”. Svetlana è ottimista, pensa che “in dieci anni la situazione sarà cambiata in meglio”, ma intanto denuncia che troppo spesso in Russia l’omosessualità è confusa con la pedofilia e che continua a essere diffuso il feno- meno dell’adescamento via internet di giovani gay: credono di andare ad appuntamenti galanti e vengono invece sequestrati e umiliati mentre i loro aguzzini li filmano per poi diffondere i video sul web. L’ennesima dimostrazione che la Russia è un paese con coriacee sacche di omofobia è arrivata recentemente dai ragazzi che gestiscono il popolare blog di video ChebuRussia. Due di loro si sono finti gay e – filmati di nascosto da un loro amico - sono andati in giro per il centro di Mosca mano nella mano: è bastato questo per essere insultati, minacciati e additati come ‘finocchi’, e due uomini in occasioni diverse hanno cercato lo scontro fisico. © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 Cultura | Spettacoli | Società | Sport Secondo Tempo L’INTERVISTA IRENE GHERGO “Ho lavorato con Costanzo, Boncompagni, Freccero. Mi sento un po’ iena” “Mi piace la tv brutale Ma tanto oggi nessuno se la sente di rischiare” T » MALCOM PAGANI Biografia IRENE GHERGO È nata a Roma nel 1946. Figlia del fotografo dei nobili e delle dive Arturo Ghergo. Ha iniziato la sua carriera come autrice televisiva con Gianni Boncompagni con il programma “Pronto Raffaella”. Poi “Domenica In”, “Non è la Rai” e tanti altri alternandosi tra Mediaset e Rai. Ha lavorato con Carmelo Bene e Alberto Moravia, poi Enrico Lucherini, Maurizio Costanzo, Paolo Villaggio e Piero Chiambretti per cui ha scritto “Markette”. errene concretezze in Via d el l ’Anima: “Berlusconi ci convocò di mattina. Sul tavolo ballavano l’addio alla Rai, un nuovo ricchissimo contratto con la concorrenza e più di 300 puntate l’anno. Io e Boncompagni ci presentammo in orario. Il padrone di casa, puntualmente, raccontò barzellette. Gianni è sordo, capiva a malapena la metà delle battute e rimaneva serissimo. Più Berlusconi si impegnava, più reprimeva gli sbadigli. Cominciai a prenderlo a calci sotto il tavolo. A incontro finito, al solo scopo di proseguire la gag, Bonco simulò sconcerto: ‘Hai esagerato, mi hai fatto male. Non è che non capissi, ma quello non è il mio umorismo’”. L’unica maniera di salvarsi, sostiene Irene Ghergo “è continuare a rider e”. Giura di non aver mai smesso: “Perché il divertimento è un potentissimo antidepressivo. Quando avverto noia, soprattutto con un uomo, scappo. Ad angosce e pene varie provvede già il nostro inconscio, ma la leggerezza non è uno scherzo. Bisogna applicarsi. Avere pazienza. Coltivarla quotidianamente”. Per farlo senza distrazioni, dice: “Vivo da sola con grande godimento”. Da molti anni, collaborando o inventando dal nulla programmi originali: “Oggi sperimentare non è più possibile, si compra un format, lo si infiocchetta e si prega il dio dell’Auditel nella straziante attesa dei dati delle 10 del mattino” Ghergo lavora per la televisione. “Continuerò. Di proiettarmi in un domani indefinito non ho nessuna voglia. Quando mi chiedono dove mi vedo nel 2025 provo un sincero orrore”. La turba lo scorrere del tempo? Non me ne frega niente. Non ci penso. I figli invecchiano, ma i miei amici sono spesso più giovani di me. Istintivamente, per preservarmi credo, continuo a fare una vita da ragazza. Per preservarsi dal logorio della tv? La televisione è un po’ brutale. Devi essere forte e lasciare in un angolo i sentimenti. A causa del mio mestiere, ho rotto molte amicizie. Rapporti profondi. Importanti. An- che se non completamente, la tv mi ha modificata. Dicono che sul lavoro lei sia una belva. Mi trasformo. Ho poca pazienza, spesso non mi piaccio e a volte addirittura non mi riconosco. Quando facevo Non è la Rai ero una kapò. Rispetto a qualche anno fa le cose vanno meglio, ma a chi ho incontrato allora sarò stata antipatica. In un libro Luca Telese descrive il lavoro in comune con lei a tinte fosche. Telese dovrebbe solo ringraziarmi. Lo arruolai io, quando il ragazzo tradiva una smania di video pazzesca. Ne ho cooptati anche molti altri. Da Barbara Palombelli, oggi maestra del mezzo, ad Alfonso Signorini e Costantino della Gherardesca. Ho sulla coscienza più di un nome. Tornando al carattere, è vero. È vero cosa? Un mio lato ienesco esiste. Non belva dunque, ma iena? Sono permalosa e mi offendo con facilità, ma essere rimasta senza mio padre a 12 anni ha avuto il suo peso. Di essere orfana mi sono un po’ vergognata. Mi ha colto un generalizzato moto di rivalsa. Mi sono scoperta aggressiva. Suo padre Arturo, sommo fotografo, aveva messo sotto l’obbiettivo il Papa, De Gasperi e un’infinità di attori. Era un padre innamorato e io, semplicemente, ero innamorata di lui. La sua morte dopo una lunga malattia mi ha segnata nel profondo. E ancor di più mi ha segnata capire che stava accadendo qualcosa di atroce che per proteggermi non mi veniva spiegato. Lei andò in analisi molto presto. Mi ero sposata giovanissima con un signore ricco e generoso. Avevo figli, case, impegni e qualche nevrosi di troppo. Mia madre, una donna intelligente e moderna, mi consigliò l’analisi in un’epoca in cui di questa scienza importata, strana e inquietante, si parlava male a prescindere. A me è servita. Il mio medico, un bravo medico, mi spiegò che per placare il tormento avrei dovuto lavorare. Dubitavo. Mi credevo inabile. La prima vera occasione me la offrì Enrico Lucherini. Come vi incontraste? Ambra era intelligente. Delle cuffie faceva un uso censorio. Gianni le dettava cose irripetibili e lei sceglieva cosa dire e cosa cassare Lucherini era il profeta dello scherzo telefonico. Chiamava di notte: “Quella del terzo piano dice che lei è un gran cornuto” Non me lo ricordo ed essendo curiosa recentemente gliel’ho chiesto. Non se lo ricorda neanche lui. Una cosa però non l’ho dimenticata. A meno di una settimana dall’inizio del lavoro, firmammo insieme, con pari dignità, il lancio de Il cacciatoredi Cimino. L’invenzione di “Non è la Rai” Insieme con Boncompagni, Irene Ghergo fu una delle menti del programma che lanciò, tra le altre, Ambra Angiolini. A destra, con Paolo Villaggio Generoso suo marito, generoso Lucherini. Con me scattano dei sodalizi. Per qualcuno evidentemente sono importante. Sono stata sempre scelta da persone che all’eccentricità univano creatività e gusto per il gioco. Lei è stata anche molto corteggiata. Ero poco meno che adolescente e fuori dal Visconti c’era sempre un ragazzo ad aspettarmi. Devoto e –pensavo – innamoratissimo. Era spiritoso, ma era gay. Mi adeguai. Andavamo in vacanza insieme. Mio marito si lamentava: “Il matrimonio l’hai celebrato con lui”. Sono stata sempre gaiarola. Gaiarola? Piena di amici gay. Ho infrocito la tv italiana e ne vado fiera. Prima parlavamo di leggerezza. I froci sanno quanto sia preziosa. Paolo Villaggio, Carmelo Bene, Luchino Visconti. Sceglieva i suoi amici in base alla cattiveria? Visconti era cattivissimo, di una perfidia meravigliosa. Con lui, Moravia, Villaggio e gli altri, in un salotto non finalizzato all’attitudine salottiera ma solo al nostro crudele divertimento, tiravamo a far Foto © Cristina Ghergo Foto Ansa mattina. Qualche deliberato massacro nei confronti dell’arrampicatrice sociale di turno, non nego, fu compiuto. Certi compagni d’avventura non li tenevo. C’erano occasioni in cui Carmelo Bene aveva la stessa attitudine dello squalo con la preda: “Se mi metti in un contesto simile mi vedo costretto a scalare almeno 4 marce”. “Scalale” gli dicevo. E lui, spietato, accelerava investendo la vittima. Bene era amico di mia sorella Cristina. Facevamo le vacanze insieme. Maschilista, misogino, simpaticissimo e non sempre urbano. Una volta a Cortina – ero all’ottavo mese di gravidanza – si mise in testa che mi si voleva fare a tutti a costi. Era in preda all’alcool? Era in preda a tutto. Gridava tentando di buttar giù la porta: “Ti trovo molto erotica, non resisto”. Mi barricai. De- sistette. Altri esempi di “crudele divertimento”? Inventavamo un titolo fasullo. Chiedevamo con aria distratta se qualcuno avesse letto l’ultimo libro di Bevilacqua e quando con voce garrula la bella di turno abboccava all’amo: “Iooo, l’ho divoratooo”, tiravamo con forza: “E la parte sessuale come l’hai trovata?”. “Su-bli-me”. A quel punto, la poveretta era spacciata. Masolino D’Amico, Paolo Valmarana, Ruggero Guarini. Lucherini. Eravamo una bella banda. Lucherini con la provocazione aveva riscritto il decalogo del proprio mestiere. Lucherini era il profeta dello scherzo telefonico. Spulciava gli elenchi, trovava gruppi umani che abitavano nello stesso condominio e seminava zizzania. Li chiamava in piena notte: “Sa che quella del SECONDO TEMPO Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | Tour, Froome resta in giallo Addio a Jules Bianchi Roma, esordio ok col Real Steve Cummings della squadra africana MTN Qhubeka ha vinto la 14esima tappa. Il britannico Froome ha consolidato la maglia gialla Non ce l’ha fatta il pilota di Formula 1, in coma dopo un grave incidente che lo aveva coinvolto al Gran Premio del Giappone dell’ottobre scorso La Roma ha battuto il Real Madrid per 7-6 dopo i rigori in un match della International Champions Cup a Melbourne. Decisivo il penalty di Keita » 21 Purché se ne parli Con l’amico di sempre Enrico Lucherini: “Fu lui a offrirmi la prima vera occasione” Foto © Cristina Ghergo Non è la Rai, Macao, Markette, Domenica In. Lei ha prestato idee ai contenitori più diversi. dallo studio. Lui e Maria dell’altrove della vita sanno poco. Ma sono molto bravi. Lei è veloce, concentrata, appassionata. Maurizio è straordinariamente ironico. Osservarlo è stata un’università. Ha presente il panico del conduttore quando manca un ospite all’ultimo istante? Ho visto gente perdere la testa. Lui era serafico: “Richard Gere non può venì più? Tojete la sedia”. Costanzo farà una buona Domenica In? Anche lui dovrà adeguarsi a una realtà peggiorata. Un tempo c’era il privilegio di un potere contrattuale. Scegliere una squadra con cui collaborare è un lusso che oggi si può permettere soltanto Maria de Filippi. Carlo Freccero dice che De Filippi è il suo Censis. terzo piano dice in giro che lei è un gran cornuto?”. Quando lei abbandona una cena – riporta Michele Masneri – ha l’abitudine di lasciare nell’aria una frase: “Devo andare, domani lavoro e sono costretta a svegliarmi a mezzogiorno”. L’ho detta, certo. Ma è un plagio. La frase è di Boncompagni. Mi sono sicuramente svegliata a mezzogiorno tante volte, ma ho lavorato duro. La tv è faticosa. Per anni, d’inverno e d’estate, non ho mai goduto di un giorno di vacanza. La notte poi ha qualcosa di più calmo e rivela i propri segreti a chi è curioso di scoprirli. Della setta dei telefonisti notturni io e Chiambretti siamo soci onorari. Parliamo solo dopo mezzanotte. Della collaborazione con Costanzo che memorie ha? La sua esistenza coincide con la tv. È bulimico. Non esce Le interpretazioni di Carlo bisogna lasciarle in un angolo. Freccero è fantastico e ha le sue visioni, ma appartengono soltanto a lui. Se fossi il Dg della Rai, comunque, gli darei ancora una rete da dirigere. Freccero sa intuire in anticipo e conosce l’invenzione. L’invenzione in tv è tutto? A volte l’invenzione è fallimentare e allora, in periodi di magra, si va sul sicuro o su quello che si ritiene tale. Oggi nessuno rischia e nessuno inventa. Per i costi, il calo delle pubblicità, per quello che vuole lei. Il risultato è che di idee che possano sopravvivere o interessare, programmazione sul satellite inclusa, la tv italiana non ne produce più. Di Domenica In feci qualche lontana edizione piena di cose paradossali e cartomanti di tv private che invece di consultare tarocchi, navigavano tra il mistico e l’assurdo: “Hai magnato troppo abbacchio, core? Te senti appesantito?”. Io e Bonco avevamo messo Roberto D’Agostino a intervistare vecchissimi maestri musicali della Rai che fingevano di essere i figli segreti di Monica Vitti. Monica si incazzò. Piangendo, mi fece una telefonata feroce. Era uno scherzo innocente, ma se dici una cosa in tv, quella diventa immediatamente vera. Lei e Boncompagni rendeste plausibile la prima Ambra. Ambra era intelligente. Si presentò parlando un romanesco improponibile e in due settimane di dizione, passò a un italiano perfetto. Capiva dove si trovava e dell’auricolare, uno strumento difficilissimo da dominare, faceva un uso censorio. In Non è la Rai Boncompagni le dettava in cuffia cose irripetibili e lei sceglieva cosa dire e cosa cassare. Che tv ama Irene Ghergo? Più è trash e più mi piace. Lei mi cita Radio Belva, ma quella non è tv trash. È tv sbagliata. Quello di Cruciani e Parenzo avrebbe dovuto essere un numero zero, da tenere lì e migliorare. Invece andò in onda e la situazione sfuggì di mano ai conduttori. Sembrava un’educanda persino Villaggio che invece è un moltiplicatore di provocazioni e un deflagratore nato. C’era uno Sgarbi imbizzarrito. E sì che Vittorio l’ho conosciuto da vicino. Il suo “capra, capra, capra” lo tenni a battesimo in un mio programma. Lei ha firmato per lui Ci tocca anche Vittorio Sgarbi chiuso in una settimana. Esperienza indimenticabile. Sgarbi aveva messo in piedi una redazione folle. C’era gente che invece di comunicare si tirava sedie e bottiglie. Di quel disastro rivendico un merito: ho convinto Vittorio a prestarsi alla televendita di un tè alla pesca. Ci vuole talento, ammettiamolo. Sgarbi è matto o è soltanto prigioniero di se stesso? Entrambe le cose. Sgarbi è collerico. Con la collera ti stende. Qualcosa o qualcuno l’ha mai stesa in televisione? Quando Biagio Agnes mi fece fuori senza motivo soffrii molto. Cercai invano di parlargli in ogni modo. Fu un episodio di misteriosa brutalità. Ma la Rai è un rompicapo inestricabile che risolvere qui e adesso sarebbe impossibile. Prima di emigrare a Mediaset, ebbi l’inatteso aiuto di tra cattiva, Laura Betti. Ogni volta che Alberto mi diceva che avevo gli occhi belli, Laura protestava: “Mica ce l’ha solo lei gli occhietti blu. Ce l’ha anche Dacia”. Nessuno di noi dice mai veramente quel che pensa, ma cattiverie così manifeste non sono mai vere. La cattiveria che fa male è quella subdola propagata dal mediocre. Il mediocre può far danni perché è incattivito dal talento altrui. Ogni guizzo dell’altro rivela la sua mediocrità. Salotti crudeli Visconti era cattivissimo. Con Moravia e Villaggio facevamo mattina. Carmelo Bene sembrava uno squalo con le prede Pippo Baudo. Mi ripescò. Naturalmente gli sono ancora molto grata. A chi altri è grata? A chi mi ha voluto bene. A uno dei miei maestri, Umberto Silva. Ai miei fratelli acquisiti. Ai miei simili. E a chi non mi ha detto di no nell’emergenza. È lì che si vede veramente chi è amico e chi solo conoscente. Come le dicevo, per anni una delle mia condanne è stata reperire gli ospiti. Oggi non c’è palinsesto che non si poggi sui nomi e ieri andava nello stesso modo. All’epoca di Pronto Raffaella, avevo un’invidiatissima agenda che mi venne rubata da una macchina. C’erano centinaia di numeri. Fu un lutto. E un danno. Perché proprio quel giorno avrei dovuto confermare gli ospiti in bilico. Mi vidi persa e mi precipitai a casa di Moravia: “Pronto Raffaella chi? Dove dobbiamo andare?”. “Non ti preoccupare, vedrai che ti diverti”. Attraversammo la città e una volta negli studi, gli diedi una spinta e lo buttai dentro. Con Moravia conobbe un’al- Dopo 40 anni di programmi che idea si è fatta della tv? Vengo dalla scuola di Boncompagni. Lui dice che la tv va fatta e subito dimenticata. Il suo motto è “Presto e male” o anche “è soltanto robaccia”. Io sono meno assolutista, anche perché non ho mai visto nessuno più felice di Gianni nel distruggere il giocattolo. Partecipai al disastro di Crociera. Il programma non c’era. Ma c’erano 2.000 comparse, la scenografia gigantista, la sensazione acre dell’occasione persa prima ancora di iniziare. Ero molto angosciata e vedevo Gianni e Freccero camminare su e giù per la nave di scena, del tutto indifferenti alle sorti della loro creatura. Uno diceva “Sono attratto dal baratro” e l’altro ebbro controcantava: “Che gioia il rischio, che bello il baratro”. E baratro fu. Con i risultati in mano, telefonai affranta a Gianni: “Hai visto che disastro?”. E lui, senza scomporsi: “Di che ti preoccupi? Un grande flop è ancora meglio di un grande successo”. © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 » SECONDO TEMPO L’INTERVISTA Emilio Giannelli S’ La vignetta pubblicata ieri sul Corriere della Sera ha scatenato critiche di razzismo, ma anche tanta ironia » TOMMASO RODANO infuria, Emilio Giannelli. Non ci sta: “Macché razzista, ma non scherziamo. La gente non capisce più niente”. Giannelli disegna sulla prima pagina del Corriere della Sera dal lontano 1991 e prima ancora lavorava per Repubblica. Non è esattamente il più “abrasivo” tra i vignettisti, la sua satira è generalmente sobria, quasi mai aggressiva. Sul Corsera di ieri ha rappresentato una famiglia italiana che rientra dalle ferie e trova un gruppo di profughi che ha occupato il salotto. A quanto pare, non ha fatto ridere nessuno. Sono fioccate, invece, le polemiche e le reazioni ironiche (che vi mostriamo in questa pagina) soprattutto sui social network. “Guardi – dice Giannelli, classe 1936, cadenza toscano profonda – io son di un’altra generazione. Certe cose non le vedo e non le leggo”. Non le sarà sfuggito però che la sua vignetta è stata criticata molto. Sembra sposare gli istinti più bassi degli italiani sull’immigrazione. Si vede che la gente non ha | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 Macché razzista, era un paradosso: non sapete ridere più il senso del paradosso, dell’ironia. Questa polemica mi offende e mi indigna, non sono razzista, tutte le mie precedenti vignette sull’argomento lo testimoniano. Stavolta però qualcosa è andato storto, non trova? No, non trovo. Volevo fare ironia su chi è talmente spaventato dai profughi che si aspetta di trovarseli in casa al ritorno dalle ferie. Penso che gli italiani abbiano sempre più paura e siano sempre più legati ai propri beni materiali. Altri disegnatori (come Gipi e Spataro) hanno fatto satira sulla sua vignetta. Non pensa che l’argomento andasse trattato con più sensibilità dopo i fatti di venerdì? Io penso che chi non riesce a capire questa vignetta abbia bisogno di un’iniezione di fosforo. D’altronde non si può andare d’accordo con tutti. Non sono stupito. Ripeto: tante persone hanno perso il senso dell’ironia. Basterebbe riflettere un secondo: la vignetta rappresenta un sentimento e lo ridicolizza. L’obiettivo non è certo mettersi al livello di chi ha paura dei migranti. Le era già capitata una polemica di questo tipo per un suo lavoro? Anni fa, per una vignetta sul tema della prostituzione: ebbi la pessima idea di disegnare una prostituta di colore. Fui accusato anche allora di razzismo. Probabilmente quelle critiche erano più sensate: fu una mia leggerezza. Dal Corriere nessuna perplessità per il suo disegno? Assolutamente no, altrimenti mica l’avrebbero pubblicato. Non s’è pentito, insomma? No. Può darsi che mi sia spiegato male io, ma mi pare che la gente non capisca più niente. © RIPRODUZIONE RISERVATA Satira sulla satira A sinistra la vignetta di Giannelli. In alto quella rifatta da Gipi. Segue quella del disegnatore Alessio Spataro. E non mancano i “marò” Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO | I disegni di Disegni LA RECHERCHE SECONDO TEMPO » 23 24 » ULTIMA PAGINA Dalla Prima » MARCO TRAVAGLIO U na profezia dettagliatissima su tempi e bersagli della stagione stragista, prima in Sicilia e poi nel Centro Nord. Come faceva un detenuto a conoscere tutti quei particolari? 2) Il 19 marzo 1992 l’agenzia di stampa romana Repubblica, legata agli andreottiani e ai servizi, rivelò che il delitto Lima era solo l’inizio di una strategia della tensione con obiettivi e ispiratori politici: altra prova di un piano a più teste e a più mani. Il 21 e 22 maggio la stessa agenzia preannunciò “un bel botto esterno” per influenzare l’elezione del nuovo capo dello Stato. Infatti il 23 fu ucciso Falcone a Capaci e la candidatura di Andreotti (nel mirino di Cosa Nostra per aver tradito gli impegni sull’annullamento in Cassazione del maxiprocesso) sfumò a vantaggio di Scalfaro. Chi aveva suggerito a Riina & C. le modalità e la tempistica di Capaci? E chi gli mise fretta per eliminare subito dopo Borsellino, costringendo il Parlamento a convertire in legge il durissimo decreto Scotti-Martelli sul 41-bis, che dopo Capaci i partiti avevano insabbiato? 3) Spatuzza ha messo a verbale che c’era anche un soggetto esterno a Cosa Nostra, silenzioso osservatore, nel garage in cui lui e altri uomini dei Graviano imbottivano di esplosivo l’auto rubata per la strage di via D’Amelio. Chi era costui? 4) Appena il mafioso Santino Di Matteo decise di collaborare con la giustizia, Cosa Nostra gli sequestrò il figlioletto Santino per costringerlo al silenzio (e poi strangolare il bimbo e scioglierlo nell’acido). Il 14 dicembre 1993, quando ancora sperava che il piccolo le fosse restituito vivo, la moglie del pentito fu intercettata mentre scongiurava il marito di non parlare degli “infiltrati” dello Stato nella strage di via D’Amelio. Chi erano? 5) Tra il 27 e il 28 luglio, mentre al ministero della Giustizia “depurato” degli ultimi fautori della linea dura Claudio Martelli e Niccolò Amato si preparava l’alleggerimento del 41-bis, Cosa Nostra – che già a fine maggio aveva abbattuto la torre dei Pulci a Firenze - tornò a colpire nel continente: polverizzò in simultanea il Padiglione di Arte Contemporanea di Milano e le basiliche di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro a Roma. Chi suggerì quegli obiettivi, senz’altro sconosciuti agli incolti mafiosi, senza contare che le due chiese vaticane richiamavano i nomi dei presidenti delle Camere, Giovanni Spadolini e Giorgio Napolitano (che ha recentemente rivelato ai pm di Palermo di aver saputo fin da allora di un attentato mafioso contro di lui)? E perché l’allora premier Carlo Azeglio Ciampi, dopo il blackout che quella notte isolò i centralini di Palazzo Chigi, disse di aver pensato a un colpo di Stato? Anche senza entrare nella trattativa Stato-mafia, ce n’è abbastanza per parlare di stragi di Stato. Che però sembrano interessare soltanto un pugno di vedove, di orfani e di pm, debitamente isolati anche da chi, ogni 23 maggio e 19 luglio, scende a Palermo per lacrimare a favore di telecamera. La trattativa dello Stato con la mafia è certa. Le stragi di Stato sono certissime. Lo Stato invece è ancora presunto. © RIPRODUZIONE RISERVATA S ì, va bene, le leggi ad personam non sono una bella cosa. Certo pure prendersi la Mondadori passando per un giudice corrotto è un infortunio, diciamo, che non ci sentiremmo di definire positivo. È vero che nemmeno la frode fiscale accertata da una sentenza definitiva è un modello di comportamento che vorremmo sponsorizzare. D’accordo, anche tutte quelle “cene eleganti” con giovani donne poco vestite e molto avide di denaro non sono una bella cosa. Non sarebbe nemmeno da dire, ma ovvia- | IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015 RIMASUGLI Chiediamo scusa a Berlusconi: aveva davvero ragione lui » MARCO PALOMBI mente Salvatore Mangano non è un eroe e Marcello Dell’Utri - dice la Cassazione - non è (solo) un grande manager con la passione dei libri antichi. Massì, non si telefona in questura per far liberare le giovani parenti di un dittatore straniero che poi sono giovani ma non parenti. Questo e molto altro non va per niente bene, è vero, però una volta Silvio Berlusconi ha avuto ragione e noi gli abbiamo dato torto, quindi gli vanno fatte le nostre scuse e gli va restituito l’onore delle armi. Ecco quel Martin Schulz, quello che se i greci non votano come dice lui vanno cacciati dall’euro e pure dall’Unione Europea (e dall’Onu no?), quello Schulz che gli aveva rinfacciato il conflitto d’interessi a Bruxelles e a cui lui ha regalato una carriera internazionale con una rispostaccia, ecco quel tipo lì, anche se non fa ancora piangere i bambini come Angela Merkel, sarebbe davvero perfetto per fare la parte del kapò in un film. © RIPRODUZIONE RISERVATA