Angelino Alfano si appella a tutte le Procure: “Se avete intercettazioni
di Crocetta, mandatecele”. Se invece riguardano l’Ncd, bruciatele
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Domenica 19 luglio 2015 – Anno 7 – n° 196
e 1,50 – Arretrati: e 3,00
Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma
tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230
Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009
Ristretto L’imprenditore Pulcini jr. e il party in casa
Grandi Opere inutili La truffa corre sulle rotaie
È ai domiciliari
per Mafia Capitale
e festeggia in villa
Tav, vent’anni
di balle e leggende
ad Alta Velocità
q PACELLI A PAG. 14
» MARCO TRAVAGLIO
I
q DELLA SALA A PAG. 16 - 17
Renzi: meno tasse per tutti
Dal palco dell’Assemblea Nazionale Pd a Expo, il premier annuncia:
“Nel 2016 abolirò l’Imu”. Era già l’idea di B. Ma non ci sono i soldi
p Nelle assise di Milano
il primo ministro rilancia
sugli incentivi fiscali a cittadini e imprese, ma non
risponde alla minoranza
del partito che gli chiede
conto del possibile arrivo
di Verdini in maggioranza.
Intanto, assieme a Carrai,
si prepara al Meeting di Cl
INTERVISTA Yanis Varoufakis
“Sono stato il più votato
e sono pronto a tornare”
q FELTRI, PALOMBI E TRUZZI
A PAG. 2 - 3
Nuovi contratti Silvio Berlusconi firmò a Porta a Porta il
suo contratto. Nel fotomontaggio è sostituito da Matteo Renzi
VIA D’AMELIO Nel giorno del ricordo di Paolo, il figlio attacca
Borsellino sfiducia Crocetta
e Mattarella lo abbraccia
p L’accusa del commissario Manfredi:
“Mia sorella Lucia ha portato la croce
come mio padre, alle sue dimissioni
è seguito il silenzio delle istituzioni”.
Il sindaco di Palermo, Orlando: “Questo
Pd è complice della calamità regionale”.
Nuove intercettazioni del medico Tutino
q CALAPÀ E LO BIANCO A PAG. 4 - 5
q CON I COMMENTI
DI DALLA CHIESA E INGROIA A PAG. 5 E 13
IRENE GHERGO
p L’abbiamo incontrato ad Atene a cena con il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz. L’ex ministro racconta un’Europa che va “contro la sua storia”:
“Volevano solo farci cadere. Una mossa da dittatori”
q CARIDI PAG 8 - 9
Il presidente Mattarella stringe Manfredi Borsellino Ansa
SCANDALO A CORTE Il Sun sbatte in prima pagina Elisabetta nel ’33
La cattiveria
LA REGINA NAZISTA (E BAMBINA)
L’assemblea nazionale
del Pd all'Expo. Il primo
punto dell’ordine del giorno
è “Nutrire un partito”
» CATERINA SOFFICI
C
“In tivù nessuno
ha più il coraggio
d’inventare nulla”
q PAGANI A PAG. 20 - 21
astello di Balmoral, Scozia, residenza estiva della famiglia reale inglese.
L’anno è il 1933 e Hitler è da
poco arrivato al potere in
Germania. Una bambina di 7
anni e la sua sorellina di 4,
con la gonnellina e i calzettoni bianchi fino al ginocchio, giocano e saltano nel
prato e alzano il braccio imi-
tando la mamma e lo
zio che fanno il saluto nazista. Le
bambine in questione sono Elisabetta, la futura regina del Regno Unito e
sua sorella Margaret. E i
due adulti sono la regina madre ed lo zio Edoardo, che nel
giro di tre anni sarebbe salito
a sua volta sul trono d’Inghilterra, per poi abdicare e spo-
sare l’amante pluridivorziata e miliardaria americana
Wallis Simpson.
Lo scoop è stato
pubblicato ieri dal
sito del Sun, il quotidiano scandalistico più
letto di Gran Bretagna, punta
di diamante (quasi 3 milioni
di copie al giorno) del gruppo
di Rupert Murdoch
SEGUE A PAGINA 18
Strage di Stato
senza Stato
WWW.SPINOZA.IT
CACCIA AL PROFUGO
Feroci e burocrati:
l’esempio della
Merkel e di Treviso
q FURIO COLOMBO A PAG. 13
n attesa di sapere se davvero il dottor Tutino ha detto
che l’assessore Lucia Borsellino “va fatta fuori come suo
padre”e il governatore Crocetta non ha fatto una piega, buttiamo lì una domanda forse lievemente più cruciale: interessa a qualcuno sapere chi ha fatto fuori Paolo Borsellino, e perché? Leviamoci dalla testa che
i processi sin qui celebrati l’abbiano accertato. Sappiamo,
grazie a pentiti come Spatuzza,
che la logistica dell’attentato fu
curata dai boss di Brancaccio,
Giuseppe e Filippo Graviano, e
che l’esecutore materiale fu il
loro killer di fiducia, Gaspare
Spatuzza appunto. Sappiamo
pure che per 15 anni, prima del
suo pentimento, la polizia di
Palermo al comando di Arnaldo La Barbera (ora defunto) aveva assicurato alla giustizia
dei falsi colpevoli costruiti in
laboratorio (Scarantino, Candura e Andriotta) per depistare
le indagini su quelli veri mescolando fatti autentici (il ruolo, sia pur non centrale, dei
Graviano e il coinvolgimento
della famiglia Scotto) ad autentiche bufale (poi smontate con
tante scuse nel processo di revisione). Purtroppo non sappiamo chi ordinò quel depistaggio di Stato, che non poteva
essere un’iniziativa personale
di alcuni poliziotti. Sappiamo
però che, se lo Stato si attiva per
deviare il corso delle indagini
sul delitto mafioso più eclatante della storia insieme a quello
di 55 giorni prima a Capaci, è
perché si tratta di una strage di
Stato. Non lo dicono i soliti dietrologi visionari, ma svariate
risultanze processuali, purtroppo ancora tutte da approfondire a 23 anni dall’eccidio.
1) Il 4 marzo 1992 il neofascista Elio Ciolini, già coinvolto nelle indagini sulla strage di
Bologna, legato ai servizi e detenuto a Bologna, scrisse una
lettera a un giudice dal titolo
“Nuova strategia della tensione in Italia –Periodo marzo-luglio 1992”. E lì anticipò che tra
marzo e luglio sarebbero avvenuti “fatti intesi a destabilizzare l’ordine pubblico come esplosioni dinamitarde, sequestro ed eventuale omicidio di esponente politico Dc ed eventuale omicidio del futuro presidente della Repubblica”. (il
favorito era Andreotti). Otto
giorno dopo, fu assassinato
l’andreottiano Salvo Lima. Il 18
marzo Ciolini rivelò che il piano eversivo era opera di massoni, politici e mafiosi: “Intimidire quei soggetti e Istituzioni
Stato (forze di polizia ecc.) affinché non abbiano la volontà
di farlo e distogliere l’impegno
del l’opinione pubblica dalla
lotta alla mafia, con un pericolo
diverso e maggiore di quello
della mafia”.
SEGUE A PAGINA 24
2 » PRIMO PIANO
SALVO NASTASI
Il commissario
a Bagnoli è un uomo
di Gianni Letta
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
NON È UN NOME sconosciuto, quello
di Salvo Nastasi, l’uomo che Matteo
Renzi avrebbe scelto come commissario per
Bagnoli. La nomina doveva arrivare nel Consiglio dei ministri di ieri, ma è slittata. Il nome
però, secondo Il Mattino di Napoli, il premier
già ce l’ha. È quello dell’attuale direttore generale Spettacoli dal vivo del ministero dei Beni Culturali.
q
Dunque sembra risolversi una querelle che
andava avanti da mesi, scandita da accuse
reciproche tra palazzo Chigi e il sindaco di
Napoli, Luigi De Magistris. La nomina, però,
farà discutere. Perché Nastasi non è uno qualunque. Suo grande sponsor, infatti, è sempre
stato Gianni Letta, che gli ha fatto da testimone di nozze quando, nel 2010, il futuro
commissario sposò a Filicudi la figlia di Gio-
vanni Minoli, Giulia. Insomma, belle amicizie
altolocate e rapporti di potere. Di lui si narra
sia molto amico anche di Luigi Bisignani e che
vanti un ottimo rapporto pure col sindaco di
Firenze Dario Nardella e il consigliere del
premier Marco Carrai. In passato è entrato in
contatto anche con Guido Bertolaso e il suo
nome saltò fuori anche nelle intercettazioni
su Angelo Balducci e la sua cricca.
ASSEMBLEA PD
Il dibattito no. Il leader
si loda per un’ora e mezza,
ma poi rifiuta di rispondere
alla minoranza sui rapporti
con Verdini e le modifiche
alla riforma del Senato
» SILVIA TRUZZI
V
Milano
erso le 11 - cioè un’ora
dopo il teorico inizio
dell’Assemblea Pd comincia a circolare
la voce: Renzi non arriva, interviene in videoconferenza.
Invece un quarto d’ora più tardi il corteo presidenziale fa capolino nell’orizzonte sfocato
da un sole che spacca la testa.
Il segretario del Pd arriva vestito da presidente del Consiglio (lontani i tempi in maniche di camicia), non si scusa
per il ritardo, parla per un’ora
e mezza. Poi si mette in bocca
una gomma, si attacca al telefonino, va a pranzo, fa i selfie
coi volontari. Torna, si riattacca al cellulare, se ne va. Le conclusioni non ci sono: di rispondere agli interventi dei delegati non ha proprio voglia.
L’Expottismo
è il sale del Pd
Nella sudata attesa della venuta di Matteo, si consumano litri d’acqua e parecchi
caffè al bar Coop (e di chi sennò?) fuori dall’Audi tori um
dell’Expo. L’ideona di farlo
qui - temperatura percepita
40 gradi - la spiega il ministro
De Rio: “È un’esperienza di
successo ma difficile da realizzare. Il governo ha aiutato,
era giusto farla qua” (di avviso diverso Don Mazzi: “Sarebbe stato meglio a Quarto
Oggiaro, il Papa è andato in
mezzo alla merda”). Ma l’Expottismo è lo spot perfetto
per l’esecutivo (e al Pd piace
così tanto che a Milano regalano il biglietto agli under 30
che s’iscrivono). Dopo lungo
penare, lo show comincia
con l’Inno di Mameli (versione ortodossa, senza manomissioni al testo di Michele
Novaro), Lorenzo Guerini
non resiste alla tentazione
della mano sul cuore.
L’incipit dell’intervento di
Renzi è tutto un Pd-pride: la
linea tra la rivendicazione
dei risultati e la propaganda è
sottilissima. Primo risultato:
il Colle. Dopo la ferita dei 101,
“il Pd aveva clamorosamente
fallito, spaccato da mille tensioni interne. Vorrei fosse restituito l’onore al Pd: avevamo un passaggio difficile e
delicato che poteva bloccare
la legislatura: siete stati bravi
a tenere la barra dritta perché sostituire Napolitano
(appena lo nomina, compare
la foto-santino, ndr) non era
la cosa più semplice. A Napolitano va vicinanza, affetto,
stima, è stato garante autentico della tenuta democratica
Premier
segretario
Matteo Renzi
ieri sul palco
dell’Assemblea nazionale del Partito
democratico
LaPresse/Ansa
Renzi, l’autospot all’Expo
Monologo senza repliche
Enfasi riformista
”Stiamo portando
avanti il più grande
cammino riformatore
della storia europea”
ed è tuttora protagonista delle riforme e della vita parlam en ta r e”. Anche delle recenti intercettazioni, ma ovviamente nessuno ne parla.
Gli altri passaggi politici
sono l’Italia in Europa (e
l’Europa in Italia: “Quando
diciamo Europa, diciamo le
nostre strade e le nostre piazze”). Spiega il premier che
VERSO DESTRA
» MARCO PALOMBI
J
osé Mario Bergoglio pare
fatto apposta per non intendersi con Matteo Renzi e la sua
Curia pure. I rapporti non sono mai stati ottimi, ma ora sono al minimo storico. Il profilo
di governo, il modo di essere, il
ruolo internazionale (ultimo
il codardo oltraggio ai greci
mascherato da appoggio),
questioni di potere e soldi, ovviamente, tutto spinge il Vaticano di Papa Francesco all’opposizione dell’esecutivo.
FINO A POCO FA l’uomo che
curava i rapporti del governo
Oltretevere era Gr azia no
Delrio, ma il suo addio a palazzo Chigi attraverso la curiale “promozione” a ministro
dei Trasporti lo ha reso meno
nelle ultime settimane “l’Italia - senza manie di protagonismo (!) - è riuscita a non essere più il problema ma parte
della soluzione”. Poi i sempre verdi “Stati Uniti d’Europa” e Ventotene dove si terrà
- copyright Nicola Zingaretti
- un’iniziativa sull’E ur op a.
Dopo aver bacchettato il Pse
(“abbiamo portato dentro il
Pd, non ci abbiamo trovato la
politica”), si passa alle questioni domestiche. La parziale ammissione della débâcle
elettorale (“abbiamo perso
alcune città”) è subito mitigata da una cartina d’Italia
che mostra le regioni governate dal Pd: “17 su 20”. Il Pd in
crisi? Macché, chi lo dice è
sotto effetto del caldo. Il discorso - al solito - è pieno di
superlativi assoluti, con una
grandeur che sfiora la megalomania: “Il Pd è il partito più
votato nella storia d’Italia dal
1958 in poi”; “il Pd è il partito
più votato in Europa”; “stiamo portando avanti il più
grande cammino rifomatore
della storia europea”. Non
Nessun riscontro
D’Attorre: ”Vogliamo
imbarcare i transfughi
di Forza Italia o fare il
nuovo centrosinistra?”
tinuare ad andare al ristorante pensando di far pagare il
conto ai nostri figli”. Ma attenzione: senza riforme, le
tasse non si tagliano. Il ddl
Boschi (in prima fila, silenziosa) sarà approvato entro
settembre. E, dall’aria che tira, senza modifiche.
più gufi, ma “musi lunghi”, la
tribù responsabile del “d isfattismo cosmico”: non c’è
abbastanza gioia nel Pd. Il
clou è sulle tasse, con tabella
di marcia serrata e metafora
gastronomica (se non qui,
dove?): “Il mio impegno per i
prossimi cinque anni è una
riduzione delle tasse senza
paragoni. Non possiamo con-
“Denis e i Cosentino’s?
È un film dell’orrore”
C’è spazio anche per i due
Sergio. Auguri a Mattarella e
lodi a Marchionne, “coraggioso” perché ha riaperto una fabbrica a Detroit (e paga
le tasse nel Regno Unito), la
promessa della legge sulle unioni civili (Scalfarotto interrompe il digiuno) e le cri-
Ripensamenti Dal capo ai ministri quest’anno tutti al meeting di Rimini (pure Carrai)
Col Vaticano rapporti al minimo storico,
il renzismo punta sugli ex berluscones di CL
efficace (e forse anche meno pore e sconcerto”, fu la reaziosolerte) nel suo lavoro di am- ne vaticana lasciata filtrare sul
basciatore. L’ultimo screzio è Corriere della Sera, dopodiarrivato su Roma e il Giubileo ché –come ha ricordato anche
che inizia l’8 dicembre prossi- il sito Dagospia – arrivò la dimo: il decreto per
fesa del sindaco
stanziare i fondi
di Roma da parte
– che peraltro
del solito miniporterà la firma
stro Delrio.
di Delrio – non Nuovi alleati
Come spesso
s’è ancora visto, Già concessi
capita, allora, se
perso nella batnon proprio amitaglia che Renzi gli gravi fiscali
co, il nemico del
aveva ingaggiato per le paritarie,
mio nemico può
per far dimettere
diventare un utiil sindaco Mari- ora la platea
le alleato per un
no a partire pro- aspetta la riforma governo che è
prio dal commisriuscito a inimisariamento sul del terzo settore
carsi molte delle
Giubileo. “S t ucategorie che do-
vrebbero sostenerlo per storia
e composizione elettorale (vedi gli insegnanti). Dopo il gran
rifiuto dello scorso anno –
quando palazzo Chigi smentì
in maniera abbastanza dura la
partecipazione di Renzi –quest’anno il meeting di Rimini di
Comunione e Liberazione vedrà passare premier e governo
quasi al completo. Neanche i
ciellini, d’altronde, sono proprio nella manica di Bergoglio.
A marzo, per dire, s’erano presentati in decine di migliaia in
piazza San Pietro per i sessant’anni del movimento e
Francesco ha pensato bene di
assestargli ceffoni violentissimi: “Quando siamo schiavi
dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una spiritualità di etichetta”; “fedeltà alla
tradizione, diceva Mahler, significa tenere vivo il fuoco,
non adorare le ceneri”; “il carisma non si conserva in una
bottiglia di acqua distillata”. E
altre amenità simili.
EBBENE, l’estate 2015 è quella
in cui Renzi cerca sponde nel
mondo cattolico, in uno – in
particolare –che in questi anni
s’era sempre mostrato vicino
al centrodestra (e in particolare a Silvio Berlusconi), come
prima alla parte più conservatrice della Dc. Il premier, dunque, tornerà al meeting di Ri-
PRIMO PIANO
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Lo sberleffo
GRAZIE IVAN,
STAVAMO IN PENSIERO
» FQ
,
BENEDETTO SIA il signore. Quello di Rignano sull’Arno, s’intende,
che ieri ci ha tolto un peso dal cuore. Era già
da qualche giorno che eravamo preoccupati. “Ivan Scalfarotto continua a non mangiare”, si sentiva dire nei bar. “E perché? Sta
male?”, chiedevano i più distratti, comunque
in apprensione. “Ma no, fa lo sciopero della
fame per la legge sulle unioni civili”. Ecco, pro-
prio quando la tensione nel
Paese si faceva insopportabile
-“ma mangia o no?”- finalmente Ivan ha deciso di restituirci la
serenità. Renzi s’è presentato
sul palco di Expo all’assemblea nazionale del
Pd e ha detto che la pianta col digiuno perché
Matteo Renzi ha scandito dal palco che la legge sarà approvata “entro l’anno”. Come non
»3
fidarsi? D’altronde a marzo l’aveva promessa
entro l’estate e un anno fa entro il 2014. Insomma, il premier questa legge ce l’ha sempre in mente e ne parla in continuazione: impuntarsi sulle date sarebbe da irresponsabili.
E così, come documento l’apposita foto tuittata dal portavoce di Renzi, Ivan s’è concesso
un po’ di fragole. E così la nostra principale
preoccupazione è diventato il caldo.
FANTASIA Il premier promette da qui al 2018 sgravi fiscali
per 45 miliardi a cittadini e imprese, ma non ha i soldi per farlo
“Nel 2016 abolirò l’Imu”
Non vi ricorda Silvio?
» STEFANO FELTRI
C
i ha messo più di un mese a
riprendersi dalla doppia
batosta delle elezioni, ma
Matteo Renzi ora cerca di
ritrovare la popolarità perduta con
una promessa nuova per la politica
italiana: “Via l’imposta sulla prima
casa dal 2016”. Come Silvio Berlusconi, quando durante il confronto
con Romano Prodi nel 2006, disse
“aboliremo l’Ici”e poi di nuovo Berlusconi nel 2008 (abolita) e nel 2013
(dopo che Mario Monti l’aveva ripristinata), quando costrinse il governo Letta a rivedere la tassazione
sulla prima casa costruendo un intrico di imposte locali che lasciarono il gettito invariato. Ora, dal palco
di Expo, è toccato al premier.
Precedenti
“Avete capito
bene: noi
aboliremo
l’Ici. La prima
casa è sacra”.
Campagna
elettorale
La promessa
di Berlusconi
durante il
confronto
con Prodi
nel 2006 a
Porta a Porta
IL MINISTRO dell’Economia Pier
tiche agli avversari, con rassegna delle magliette di Salvini e ironie sui transfughi
piddini. Ci sono anche i grillini, in particolare quei “bravi ragazzi” di Fico e Di Maio,
“che abbiamo aiutato a essere eletti alla vicepresidenza
della Camera e alla Commissione di Vigilanza Rai”: il
concetto di “diritti delle minoranze” non è chiarissimo.
Del resto anche quel che rimane delle minoranze interne (D’Alema e Bersani assenti), non è proprio calcolato.
“Il Pd come partito della nazione finirà per imbarcare
Alfano e i transfughi di Fi.
Oppure possiamo costruire
un nuovo campo del centro-
sinistra. È un bivio politico:
lo sciogliamo?”, chiede Alfredo D’Attorre. Roberto
Speranza: “La scorciatoia di
avere come stampella Verdini e amici di Cosentino è un
film dell’orrore”. Gianni Cuperlo: “C’è da ricostruire l’idea di partito”. A tutte le sollecitazioni - compresi i numerosi richiami alla riforma
del Senato - Renzi non risponde. D’altra parte Matteo
Orfini invita a non chiudersi
“nella dialettica interna. Discutiamo. Ma non è possibile
che ogni passaggio parlamentare diventi un congresso”. Figuriamoci l’assemblea
del partito.
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Carlo Padoan gli aveva raccomandato cautela, il commissario alla
spending reviewYoram Gutgeld stava lavorando in segreto per arrivare
alla legge di Stabilità in autunno e presentare insieme tagli
di spesa e tagli di tasse, così
da farli passare più facilmente. Ma Renzi ha voluto
imporre la sua agenda ai
talk show estivi. Il piano è
in tre tappe: nel 2016 via
l’Imu, dal 2017 riduzione del “delta” tra le tasse sul lavoro in Italia e
negli altri Paesi, dal
2018 revisione delle aliquote Irpef sui redditi e interventi per i
pensionati. Sull’ultimo punto, secondo
quanto ricostruito dal Fat-
Gentiloni fino al neopromosso volto tv della #buonascuola
Simona Malpezzi e al renzianissimo aretino Marco Donatiè tutto un talk renziano. Persino il consigliori di Renzi,
Marco Carrai, sarà a Rimini
per discutere di tecnologia.
D’ALTRONDE il premier non
I tempi
andati
Giorgio Vittadini al Meeting con l’ex
ministro Giulio Tremonti
dieci anni fa
Ansa
mini per la prima volta dal
biennio 2007 e 2008 (la terza
in assoluto) e mica in un dibattito qualunque: il titolo è banalotto (“L’Italia e la sfida del
mondo”), ma Renzi ne discute
significativamente con Emilia Guarnieri, presidente del
Meeting, e Giorgio Vittadini,
capo della Fondazione per la
Sussidiarietà e uomo forte di
CL.
E mica di solo Matteo vive la
nuova alleanza. “Non ci interessano i talk show politici”,
scandiva presentando l’edizione 2014 Vittadini. Quest’anno deve averci ripensato:
da Delrio a Martina, da Padoan a Galletti, da Poletti a
arriverà a mani vuote. Nella riforma della scuola c’è già la detrazione da 400 euro per chi
iscrive i figli alle scuole paritarie (elementari e medie per
ora, mentre per gli asili lo sconto era già in vigore) elaborata
da Gabriele Toccafondi, sottosegretario all’Istruzione di
Ncd, ma soprattutto di CL. E
poi c’è la riforma del terzo settore, un ddl delega attesissimo
nel mondo cattolico e su cui il
premier ha avuto modo di soffermarsi anche in una intervista al settimanale Vita concessa durante l’ultimo tour africano che uscirà a fine mese.
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to, non c’è nulla di concreto.
in teoria. I parametri contabili Ue
L’accoppiata Imu/Tasi prima ca- prevedono anche una riduzione del
sa porta 3,5 miliardi di gettito al Te- debito che richiede un deficit strutsoro ed è di quella dimensione l’in- turale (cioè depurato dagli effetti
tervento che il governo metterà nel- della recessione) più basso: 0,5 nel
la legge di Stabilità. Per le imprese il 2016 e 0,4 nel 2017. Se si spende
taglio fiscale su Ires e Irap e partirà troppo, quel parametro sballa. Già
dal 2017, ma anche quello è previsto l’anno scorso è stato faticoso per il
in autunno: palazzo Chigi vuole in- ministro Padoan ottenere dal comcentivare gli investimenti esteri in missario Katainen uno sconto di
Italia, far partire gli sgravi tra un an- qualche decimale, ma a palazzo Chino darà il tempo alle imprese stra- gi sono convinti che i mercati guarniere di organizzarsi. Non si sa an- dino più gli stimoli alla crescita che
cora quale sarà la dimensione di la velocità di riduzione del debito:
questo intervento, sicuramente più Katainen se ne farà una ragione.
dei 3,5 miliardi per la casa. Fonti di
governo hanno fatto trapelare LA COMMISSIONE UE finora è stata
all’Ansa che il valore complessivo indulgente col governo Renzi, ma
del taglio delle tasse sarà di 45 mi- abbassare la tassazione sulla prima
liardi in tre anni. Verrà rivista anche casa va nella direzione opposta a tutl’Imu sui terreni agricoli, molto con- te le raccomandazioni rivolte all’Italia in questi anni: ridurre le impotestata, che vale circa 268 milioni.
E si arriva alla domanda inevita- ste sui fattori produttivi (lavoro e capitale) e concenbile: chi paga? Setrarle sulla ricchezcondo l’ultimo
za immobilizzata.
Documento di eC’è poi un altro proconomia e finanza
blema: nella legge di
del Tesoro, il defiStabilità, prima di
cit in rappor- in tre anni. Il denaro
aggiungere al conto
to al Pil per che serve a rispettare
le tasse da ridurre,
il 2016 è
p r e v i s t o gli annunci fatti finora bisogna trovare 10
miliardi nel solo
all’1,8 per
2016 per evitare che
cento e allo
0,8 nel 2017. Renzi non ha in- scattino le “clausole di salvaguartenzione di andare sopra la dia”, come l’aumento sull’Iva, presoglia del 3% (gli sarebbe pia- viste a copertura di misure prececiuto ma l’hanno fatto rinsa- denti come gli 80 euro mai davvero
vire). Pur rimanendo sotto, è finanziate. Nel triennio 2016-2018
convinto, c’è margine per servono insomma nel complesso 70
spendere circa 18 miliardi il miliardi (più altri 6,6 per le sentenze
prossimo anno e 33 nel 2017. della Consulta su pensioni, stipendi
Non si tratta di vere coperture, degli statali e Robin Tax). Alzare un
ma di spesa in deficit, soldi che po’ il deficit non basterà di certo.
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non ci sono. È possibile, ma solo
77 mld
CORSI E RICORSI Le reazioni del 2006 all’idea di Berlusconi
“Buffonata”, “Roba da Totò”
Quando i Dem volevano l’Ici
ILPREMIER mi ha ricordato Antonio La Trippa. Con la differenza
che almeno Totò faceva ridere”, disse Dario Franceschini. Era l’aprile del 2006 e, nel confronto elettorale per le Politiche con Romano
Prodi, Silvio Berlusconi tirò fuori il coniglio dal cilindro: in caso di vittoria
avrebbe tolto l’Ici agli italiani. Franceschini all’epoca era il coordinatore
della Margherita, partito in cui militava anche Matteo Renzi, allora presidente della provincia di Firenze. Ecco, nove anni dopo, Franceschini.
oggi ministro dei Beni Culturali, non ha prodotto un fiato contro la proposta di ieri di Renzi medesimo di togliere l’Imu nel 2016. Avrà forse
cambiato idea? Stesso silenzio ieri, ma parole di biasimo nel 2006 nei
confronti della promessa berlusconiana, da parte di un altro ministro di
Renzi, Andrea Orlando, all’epoca responsabile enti locali dei Ds: “Una
proposta dettata dalla disperazione, che rischia di dimezzare i servizi
sociali erogati dai comuni”, diceva l’Orlando del 2006. Ma pure altri
novelli renziani devono aver mutato opinione sulla tassa sulla prima
casa. Il sindaco Piero Fassino, per esempio: “Berlusconi usa la promessa
dell’Ici per comprare gli italiani. Ma la sua bizzarra trovata non sposterà
neanche un voto”, fu il commento dell’allora segretario diessino all’uscita del Cavaliere. “Berlusconi toglie l’Ici? E io darò lo stipendio alle
casalinghe”, replicava sapido l’allora sindaco di Bari Michele Emiliano.
Mentre Francesco Rutelli parlò di “presa in giro, ennesima balla e autogol” di Silvio. Ieri, invece, tutti zitti ad applaudire Matteo. (Gi. Ros.)
q
Franceschini, Orlando,
Fassino
LaPresse
4 » PRIMO PIANO
MISTERI E VERGOGNE
Lo scoop de L’Espresso
l’intercettazione
e le smentite di Lo Voi
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
UN SILENZIO inquietante in risposta
alle parole macabre del proprio medico
verso Lucia Borsellino. Questa la bufera che ha
travolto il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, sulla scia di un’intercettazione
pubblicata venerdì da L’Espresso diretto da Luigi Vicinanza. “Va fatta fuori come il padre”, avrebbe detto Matteo Tutino (in foto), direttore
sanitario all’azienda Villa Sofia-Cervello, ai
q
domiciliari dal 29 giugno con le accuse di truffa, falso, peculato e abuso d’ufficio per i suoi
interventi di chirurgia estetica in strutture
pubbliche. Dopo l’arresto la stessa assessora
alla Salute ha annunciato le dimissioni. Il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi ha
poi precisato che tale conversazione non risulta né agli atti né tra le registrazioni effettuate
su Tutino. Il settimanale ne ha però ribadito l’e-
sistenza pur ammettendo di non esserne in
possesso. Risalirebbe al 2013 e farebbe parte
di un fascicolo secretato. Una “turlupinatura”,
aveva commentato a caldo il governatore al
Fatto, negando di aver mai udito la frase e denunciando il “fango”. Immediate però le richieste di dimissioni, anche dal Pd. “Sdegno”è
stato espresso da don Luigi Ciotti. Dal 2003
Crocetta, ex sindaco di Gela, è sotto scorta.
L’OMAGGIO A MATTARELLA Il commissario figlio del giudice Borsellino:
“Non era previsto che parlassi, ma sono qui per lei presidente”
Manfredi contro Crocetta:
“Lucia come mio padre”
» GIUSEPPE LO BIANCO
N
Palermo
ell'aula magna Falcone-Borsellino
blindata da un servizio di sicurezza imponente a protezione del capo
dello Stato seduto in prima fila, la voce di Manfredi è rotta
dalla commozione: “Non sarò
io a commemorare mio padre,
per me è sempre vivo”. E subito dopo arriva la bordata
contro Crocetta: “Intervengo
per Lucia, la sua lettera di dimissioni ha prodotto il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. Ma quella
lettera dice tutto e andrebbe
riletta mille volte”. Manfredi
Borsellino interviene a sorpresa a nome di tutta la famiglia rivolgendosi al capo dello
Stato: “Sono qui per lei, presidente Mattarella, non era
previsto che parlassi, lei è
sempre stato un punto di riferimento per la mia famiglia, ricordo due telefonate fatte dallo studio alle quali ho assistito
in cui mio padre si rivolgeva a
lei con la deferenza, il garbo, la
delicatezza che deriva dalla
stima sconfinata che nutriva
nei suoi confronti per come ha
vissuto il dolore che anni dopo
avremmo vissuto noi”.
PER LA PRIMA VOLTA in 23 an-
ni il figlio di Paolo Borsellino,
oggi commissario di polizia,
rompe il silenzio della riservatezza di tutta la famiglia, difendendo le dimissioni di sua sorella Lucia da assessore con
parole sferzanti contro la gestione Crocetta della Sanità siciliana: “Lucia ha portato la
croce sino al 30 giugno perché
voleva una sanità libera e felice, consapevole di ciò che noti
professionisti e manager pensavano e avrebbero detto di lei:
non sarà l’autenticità di una
singola intercettazione ad impedire che si sappiano le offese
e lo scenario drammatico in
cui è stata costretta ad operare
in un luogo dove si annidano
mafia e malaffare”. Si ferma
commosso, poi riprende dribblando i singhiozzi, ma i concetti sono chiari e davanti agli
occhi attenti di Sergio Mattarella, che alla fine lo stringe in
un lungo abbraccio, il suo intervento si trasforma in un pesante atto di accusa contro
l’antimafia di cartapesta di
Crocetta alla Sanità, fatta di
uomini che “da un anno le hanno creato un clima di ostilità”
in un assessorato trasformato
in un “centro di interessi e di
malaffare” costringendola a
vivere “un calvario simile a
quello di suo padre nella stessa
terra che ha poi elevato lui a eroe”. Parole pesanti del figlio
della vittima più emblematica
delle relazioni tra Stato e mafia, parole di un commissario
di polizia che il ministro Alfano ha ascoltato attentamente
affermando che “solo ragioni
di prudenza istituzionale mi
trattengono dal pronunciare
espressioni di consenso per
quel che ha detto Manfredi
Bo rse lli no”. Poco prima di
parlare davanti al capo dello
Stato, ai ministri Orlando e Alfano, ai vertici della magistratura riuniti a palazzo di Giustizia per ricordare Borsellino
a 23 anni dalla strage, Manfredi ha incontrato Sergio Mattarella per qualche minuto di
colloquio privato.
IN SERATA Crocetta replica
all’Ansa : “Non ho mai lasciato
sola Lucia Borsellino, la sua
sofferenza e il suo calvario sono stati anche miei, poteri forti
volevano far saltare Lucia Borsellino sul caso della piccola
Nicole (la bambina morta in
clinica a Catania, ndr) per poi
far saltare me”. Quali, Crocetta non lo dice: cita “ambienti
politici siciliani” che “volevano far entrare nella commissione ministeriale su Nicole
l’ex manager di Villa Sofia,
Non sarò
io a commemorare
papà.
Sono qui
per mia
sorella,
ha portato
la croce
MANFREDI
BORSELLINO
Non ho mai
lasciato
sola Lucia,
la sua
sofferenza
e il suo
calvario
sono stati
anche i miei
ROSARIO
CROCETTA
Giacomo Sampieri”, l’uomo
che dialogava con il medico
Matteo Tutino in una serie di
intercettazioni che raccontano una storia ancora tutta da
decifrare. Alla fine l’intervento di Manfredi ha asciugato la
ritualità e la retorica che di solito avvolge le commemorazioni: il ministro Alfano ha definito la vita e la morte di Borsellino “un pezzo fondamentale per la nostra democrazia”
ma è inciampato poi in un lapsus citando Falcone ed il suo
libro con Marcelle Padovani:
In via d’Amelio
Il capo dello Stato
è poi andato
sul luogo della strage
del 19 luglio 1992
“Lo Stato uccide gli uomini
dello Stato che lo Stato non ha
saputo proteggere”. Voleva dire, si presume, la mafia. Per il
pg Roberto Scarpinato “si può
saldare il debito con Paolo
Borsellino dando un volto a
coloro che collaborarono segretamente alla strage di via
d’Amelio e che restano ancora
non identificati nonostante
nuovi pentiti e altre risultanze
che testimoniano l’impegno
profuso”.
Fuori, le Agende Rosse con
il libretto in mano gridano:
“Fuori la mafia dallo Stato”. Il
ricordo si chiude in via D’Amelio, nel tardo pomeriggio,
con l’ultimo abbraccio di Rita e
Salvatore Borsellino con il
presidente Mattarella. “Non
gli abbiamo detto nulla – conclude Salvatore – ha detto tutto Manfredi”.
L’incontro
Manfredi
Borsellino
con Mattarella.
A sinistra, il presidente in via
d’Amelio con
Rita Borsellino
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Il ministro si rivolge alle procure. Altre carte: “Me ne fotto se si chiama Borsellino”
L’ENIGMA
Alfano: “Chi ha quel nastro lo tiri fuori”
Palermo
T
ra il Gruppo editoriale Espresso e il procuratore
di Palermo, fermi su posizioni contrapposte nel valutare l’esistenza dell’intercettazione choc tra Matteo
Tutino e Crocetta, Alfano
non ha dubbi: “Se l’intercettazione fosse vera Crocetta
dovrebbe dimettersi – dice,
entrando al palazzo di Giustizia di Palermo –ma io credo a Lo Voi”. E sull’orribile
frase fantasma negata dal
procuratore ma confermata
dalla direzione del settimanale il ministro se la prende
con le procure: “Se ci sono
altri magistrati in possesso
de ll ’intercettazione tra
Crocetta e Tutino, la cui esistenza è stata smentita
dalla Procura di Palermo, lo
dicano, l’incertezza crea un
clima insopportabile. Se
quelle Procure non le tirano
fuori in modo trasparente, si
tratta di uffici che non fanno
il gioco dello Stato. E chi ha
fabbricato la bufala si deve
dimettere”, ha aggiunto. Nel
giorno del ricordo di Paolo
Borsellino le parole di Alfano offrono un assist perfetto
alla terza, lapidaria, smentita del procuratore Lo Voi:
“Questa intercettazione alla
procura di Palermo non risulta e quindi non c’è. E se
circola la tesi che possa essere in un’altra Procura perché allora insistere a dire
che l’intercettazione si trova a Palermo? Perché insistere sul filone Villa Sofia, gli
atti secretati... Qui non
c’è”.
CI SONO, invece, altre inter-
cettazioni depositate agli atti dell’inchiesta su Matteo
Tutino che restituiscono il
“clima di ostilità” nei confronti di Lucia Borsellino
descritto ieri dal fratello
Manfredi al capo dello Stato.
“La denuncio per illecito...
Il ministro Angelino Alfano Ansa
Me ne sto fottendo, pure che
si chiama Lucia Borsellino”
dice a telefono Giacomo
Samperi, il manager di Villa
Sofia revocato dalla Borsellino dopo l’invio degli avvisi
di garanzia, parlando con
Tutino, che lo appoggia rispondendogli: “Bravo”. Il lavoro e le decisioni di Lucia
Borsellino sono una vera e
propria ossessione per Tutino e i suoi amici: dopo la revoca di Samperi, un dipendente del pronto soccorso di
Villa Sofia va dal chirurgo
plastico e lo informa di aver
saputo dal fratello che “tutto
viene da quella p... della Borsellino e il presidente non la
vuole fare muovere da lì.”
Nella conversazione rivela
che un dirigente dell’assessorato alla Salute è stato
“messo lì appositamente
perché dà fastidio alla Borsellino.” E quando Tutino
insiste con Crocetta per difendere l’amico Samperi, il
governatore risponde: “Ma
viru io cu Lucia”, (cioè: “Me
la vedo io con Lucia”).
SI ARRIVA al 25 Marzo 2014,
periodo di nomine nella sanità e Tutino dice a telefono
al segretario particolare di
Crocetta, Giuseppe Comandatore: “Senti, lui (Crocetta,
ndr) mi ha detto che domani
gli devo portare la lista dei
pretoriani del presidente.”
“Sì – risponde Comandatore
- la porti, vieni al palazzo... lo
visiti, gli guardi cose e via.”
“Avremo bisogno di mezz’o-
ra – conclude Tutino - perché gli parlerò di ognuno con
il curriculum in modo molto... Sono fedelissimi”. E si
parla di Crocetta anche nella
telefonata del 27 marzo 2014
tra Samperi e Tutino che
commentano il rapporto del
governatore con la figlia di
Paolo Borsellino: “Io credo
che ci sia qualcosa sotto in
tutto questo e Lucia e il presidente sono in disaccordo...”. “Sì, totale – risponde
Tutino – ma mi ha detto (il
presidente, ndr) stai tranquillo”. I due si auto-definiscono “uomini del presidente” che operano “per la legalità”. La legalità prima di tutto, sostiene Tutino, finito agli arresti domiciliari per
truffa. E Samperi, indagato
nella stessa inchiesta, aggiunge: “Ma a noi quello interessa, prima di tutto... Siamo troppo seri noi.”
G.L.B.
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PRIMO PIANO
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
ASSENTE
L’ex assessore diserta
le commemorazioni
palermitane
LONTANO da Palermo. L’ex assessore alla Sanità della Regione Siciliana, Lucia Borsellino, disertate le celebrazioni palermitane dell’anniversario di via d’Amelio, sta trascorrendo alcuni giorni a Pantelleria, insieme con la sorella minore Fiammetta. A rivelarlo è stato lo stesso fratello
Manfredi Borsellino parlando durante la cerimonia nel Palazzo di giustizia a Palermo.
q
L’INTERVISTA
Lucia e Fiammetta ricorderanno il padre
con una messa fatta celebrare nella piccola
chiesa di contrada Kamma a Pantelleria dedicata a San Francesco. Fratello e sorella di
Paolo Borsellino, Salvatore e Rita, hanno invece partecipato alle celebrazioni in via
d’Amelio: “Sono felice che Manfredi abbia
pronunciato quelle parole. Manfredi ha avuto coraggio e ha dato tanta forza a Lucia e
»5
anche a noi”, ha detto Rita Borsellino. “Questa terra è davvero bellissima e disgraziata
come diceva Paolo e come ha ricordato oggi
anche Manfredi, ma Paolo diceva anche
‘Palermo non mi piaceva, per questo ho imparato ad amarla’. Oggi Manfredi ha interpretato al meglio queste parole dette da
Paolo. Non si può aspettare ancora per la
verità dopo 23 anni”.
Leoluca Orlando Il sindaco di Palermo attacca
L’OPINIONE
“Il Pd è complice
del governatore,
è una calamità” 19
INIZIARONO
A MORIRE
CON IL PEZZO
DI SCIASCIA
» NANDO DALLA CHIESA
» GIAMPIERO CALAPÀ
B
asta con gli speculatori
dell’antimafia”. Il sindaco di
Palermo, Leoluca Orlando,
attacca: “Di nuovo, oggi come
negli anni 80 mi trovo a dover fare denunce importanti”. Chi è per lui l’antimafia di facciata? Fa i nomi, Orlando: “Del governatore Crocetta oggi
non voglio parlare, ma certamente il
senatore Lumia e i vertici di Confindustria Sicilia, personaggi con cui non
vorrei condividere nulla”.
Sindaco, perché non vuole parlare di
Crocetta?
A PEZZI Partito siciliano alla resa dei conti
Ferrandelli: “L’autosospensione
non esiste, mi dimetto io”
IL VICEPRESIDENTE dell’Antimafia regionale in Sicilia, il renziano Fabrizio Ferrandelli, annuncia le dimissioni dall’Ars. Ormai lo scontro nel Pd
siciliano è totale. Da mesi denuncia, dice
Ferrandelli, “il fallimento del governo
Crocetta e in questi giorni ha chiesto di
staccare la spina”. Firmerà, annuncia, le
proprie dimissioni dalla Regione oggi, 19
luglio, e lunedì, 20 luglio 2015, alle ore 12, Fabrizio Ferrandelli
al QuintoCanto Hotel incontrerà i giornalisti per illustrare il percorso dei “coraggiosi siciliani per cambiare il Pd e per affermare in Sicilia una nuova stagione”.
“Ragazzi – ha detto ai membri della sua corrente – se ci chiamiamo coraggiosi, lo dobbiamo essere davvero. E io devo dare
l’esempio. I siciliani devono sapere che i politici non sono tutti
uguali, che la dignità vale più dei compromessi al ribasso e di una
poltrona con stipendio in Regione. E che, soprattutto, mantengono la parola data. Avevo dato l’ultimatum a Crocetta e al Partito democratico? Non mi hanno ascoltato. Anzi, Raciti ha sentenziato che la legislatura deve continuare e Crocetta, invece di
dimettersi, si autosospende, utilizza un istituto fantasma. Io sono coerente: voglio dimettermi. Abbiamo detto che dobbiamo
partire in mare aperto, abbandonando porti sicuri, facili rotte?
Dobbiamo farlo davvero. Siamo i coraggiosi. Nella terra del gattopardo dove tutto cambia per non cambiare nulla e dove non
accade mai niente, noi faremo accadere tutto, noi cambieremo
tutto”.
q
Perché sarebbe troppo facile per me.
Un anno e mezzo fa chiesi il commissariamento della Regione Siciliana.
Adesso s’indignano tutti per la tele- 11 anni fa Salvatore Lumia con don Ciotti e Rosario Crocetta
fonata tra il dottor Matteo Tutino e
E ritorniamo all’antimafia di facciaCrocetta, ma quando Lucia Borsellita. Però, sindaco, faccia i nomi...
no si è dimessa, quella presa di distanNon ho nessuno problema. Il senatoza dalla Regione è stata coperta per
re Salvatore Lumia, innanzitutto. La
biechi interessi politici.
sua incoerenza politica gli ha portato
Interessi di chi?
degli indebiti vantaggi. Ha sosteIl Partito democratico è stato il punto
nuto prima Raffaele Lombardi riferimento di questo governo.
do, poi Rosario Crocetta.
Adesso, però, sembra che abbiaNon sto parlando di comno scaricato Rosario Crocetta,
portamenti penalmente rinon è così?
levanti, ma di comportaMi creda, non hanno motivo di
menti politici ignobili
scaricarlo, perché si è scaricato
senz’altro...
da solo. Crocetta non c’è più e
Altri nomi?
non solo per responsabilità sue,
Confindustria Sicilia,
telefonata con Tutino o meno.
quasi nella sua totalità.
E quali sono i motivi?
Gli industriali sono riuIl governo regionale è stato usciti a ottenere nelle ulna calamità istituzionale, ritime due giunte regionabadisco: ne ho chiesto il comli una inacettabile e orgamissariamento un anno e meznica presenza: Marco
zo fa, inascoltato e sbeffeggiato.
Venturi con Lombardo e
Ma oggi in Sicilia siamo nel pieno di
Linda Vancheri con Crocetta.
una crisi politica, economica e finanSempre con le deleghe alle attività
ziaria.
produttive, alla faccia dei conflitti
Ritiene il Pd e il suo segretario Matd’interesse. Comunque, il filo conteo Renzi ancora troppo timidi sulla
duttore di queste giunte regionali,
vicenda, quindi?
rimane il senatore Lumia.
Sì, fino a ieri sono stati timidi. Da oggi
Specifichi meglio queste accuse...
saranno complici.
Le mie opinioni su Lumia non sono
Lei è al quarto mandato da sindaco.
un segreto. Le ho sempre manifestaLa prima volta dal 1985 al ’90, poi dal
te in pubblico e l’ho fatto anche con
’93 al 2000 e di nuovo dal 2012 a ogi vertici del Pd. Il senatore si sente egi. È passato dalla stagione delle
sonerato da obblighi di coerenza postragi di mafia... Non cambia mai nullitica: svolge un ruolo improprio in
la in Sicilia?
Negli anni 80 chi si opponeva alla maprima persona, ma non da solo.
fia veniva considerato eversivo riQuale ruolo?
spetto alle istituzioni e alla Chiesa.
Un ruolo di macchina del fango o di
C’è stato un tempo, qui, nel quale bilavatrice, dipende dal momento.
sognava gridare “no” alla mafia, ma
Sono accuse molto gravi.
nel quale la mafia aveva il volto dello
Sempre nell’ambito delle responsaStato. Dopo le stragi del 1992 ci fu una Ho lasciato
bilità politiche, altro mi auguro venga
reazione popolare di massa: molti di la Dc perché esaminato in sede giudiziaria. Come
noi sentirono di non essere più soli, ero incomdire, tutti sappiamo che la trattativa
anche se Palermo e la Sicilia pagarono patibile
Stato-mafia è esistita, ma devono esun prezzo altissimo, Capaci e via Ma- con Salvo
sere i giudici ad accertare i fatti.
riano d’Amelio appunto. Oggi grazie Lima,
Sindaco, tempo fa si parlò di un suo
ai successi conseguiti dalla parte buopossibile avvicinamento al Pd.
na dello Stato, Cosa nostra per so- non sono
Sì, è vero. Circa un anno fa. Vede, molpravvivere si è camorrizzata: non e- nei dem
ti anni fa abbandonai la Democrazia
siste più una gerarchia verticale, a- perché
cristiana dichiarandomi incompatidesso controlla il territorio orizzon- incompatibile con Salvo Lima. Mi sono ritrovato
talmente. Quello che occorre quindi, bile
a non poter entrare nel Pd perché inè un’antimafia delle formiche, non con Lumia
compatibile con Salvatore Lumia.
delle cicale.
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luglio. Non si
potrebbe immaginare un
contesto più imbarazzante per
c o m m emorare
ufficialmente
Paolo
Borsellino ventitré anni dopo
la strage di via d’Amelio.
Con questa storia comunque agghiacciante
di Crocetta, del suo amico chirurgo e di Lucia
Borsellino. Con i figli del
giudice che si guardano
intorno e non capiscono
a chi possano serenamente stringere la mano. E si ritraggono da
pubbliche cerimonie dopo le frustate che i fatti
hanno tirato su troppe
facce simboliche
dell’antimafia. L’u rgenza di rompere gli apparati dell’ipocrisia non
legittima però la conclusione che, come per un
riflesso pavloviano, viene gettata con sempre
più passione nel dibattito. Quell’“aveva ragione
Scia scia” con cui da
trent’anni un Paese che
ingoia la mafia ogni
giorno vorrebbe liquidare questo fastidioso
movimento di giovani,
insegnanti, familiari,
amministratori locali,
giornalisti, commercianti che contro la mafia vuole lottare. Blasfemo pretendere di difendere così la memoria del
giudice dai baffetti gentili, visto che proprio lui
fu l’unico (l’unico!) bersaglio nominativo
dell’invettiva dello
scrittore. Così come è un
falso storico che lo stesso
Borsellino avesse alla fine “capito” o giustificato quella polemica. Chi
lo dice vada a sentirsi il
testo dell’ultimo discorso pubblico del giudice,
Palermo, 25 giugno
1992, biblioteca comunale di Palermo: “Giovanni”, disse di Falcone,
“ha iniziato a morire
con quell’articolo sui
professionisti dell’antimafia”. Che cosa poteva
dire di più, e di più drammatico, un mese dopo la
strage di Capaci e 25
giorni prima del proprio
martirio? Ecco, il 19 luglio non è data per le maschere dell’a nt i ma f ia .
Ma nemmeno per gli
spacciatori di storia falsa.
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6 » POLITICA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
MOLFETTA
Si dimette il sindaco
“Il Pd destabilizza
il patto elettorale”
L
a linea difensiva del
g o v e r n o i n P a r l amento sulle intercettazioni è stata molto
fragile. E quello di Maria Elena Boschi è stato il tipico
atteggiamento del potere
che vuole mettere la polvere
sotto il tappeto”. Massimo
Villone, ex parlamentare dei
Ds e già ordinario di diritto
costituzionale all’Università Federico II di Napoli, condividendo le parole di Stefano Rodotà sul Fatto quotidiano, è severo nei confronti
dell’esecutivo per la linea tenuta dopo i fatti di cronaca
che hanno coinvolto il presidente del Consiglio. Un caso in cui le intercettazioni telefoniche sono tornate al
centro della scena politica. E
negli ultimi giorni è scoppiato anche il caso Crocetta.
Partiamo proprio da quest’ultimo.
Prego
Tutto deve
poter essere
pubblicato,
anche senza
rilevanza
penale.
Più hai
potere,
meno puoi
pretendere
privacy
Ex senatore
Il professore
Massimo
Villone
Secondo lei Crocetta si dovrebbe dimettere?
Il discorso del ministro Boschi è stato ambiguo. La reazione del governo mi è sembrata quasi di stampo berlusconiano. Da quelle conversazioni emerge un atteggiamento censurabile del premier. Sul fatto di porre restrizioni, poi, mi sembra sia il
solito atteggiamento del potere che vuole difendere se
stesso, cercando di mettere
la polvere sotto il tappeto.
Ma poi la polvere si accumula e fa male alla salute.
Ora sembra che il governo
voglia accelerare sulle legge sulle intercettazioni ponendo qualche tipo di paletto...
Sarebbe molto grave. Tutto
deve poter essere pubblicato, anche ciò che non ha rilevanza penale, perché potrebbe avere invece una rilevanza politica. Dirò di più.
Più una persona è pubblica o
ricopre un ruolo di potere,
più non può godere dello
stesso livello di privacy di un
privato cittadino. E non è politicamente responsabile solo se infrange la legge, ma anche se si comporta in modo
non consono rispetto alle
sue funzioni. Come del resto
recita la stessa Costituzione.
E spesso le intercettazioni
servono a capire di che persona si tratta e se alle prossime elezioni merita ancora
la fiducia dei cittadini. Ricordiamoci che Bill Clinton
ha rischiato l’impeachment
non per un reato, ma per aver
mentito al popolo americano.
Rispetto ad altri Paesi siamo molto indietro.
Come tutti, anch’io ho letto
le diverse versioni della procura e dell’Esp res so. Suppongo che questa intercettazione esista davvero, perché
la voce girava da tempo e si
dice che lo stesso Crocetta
ne fosse a conoscenza. Per
questo stupisce la sua reazione alla pubblicazione,
quasi da rappresentazione
teatrale.
Torniamo alle conversazioni che hanno riguardato il
presidente del Consiglio.
Boschi in Parlamento ha
parlato di romanzi fantasy
e si è augurata che sia l’ultima volta che certe conversazioni finiscono sui giornali...
nistra. E col Pd erano sorti i conflitti.
L’assessore dimissionario è Tommaso Spadavecchia, mentre la presidente della commissione urbanistica è Annalisa Altomare, entrambi del
Pd. I rapporti si sono irrigiditi dopo le
elezioni regionali in Puglia che hanno
provocato divisioni e richieste di modificare l’assetto in giunta.
“Sulle telefonate, Renzi mette
la polvere sotto il tappeto”
Professor Villone, che idea
si è fatto dell’affaire Crocetta?
Se quell’intercettazione è
vera, sì. Credo non sia opportuno per lui restare alla guida
della Regione Sicilia.
cratico che dopo le dimissioni prima
di un assessore e poi del presidente
della commissione urbanistica ha dimostrato di volersi porre come elemento di destabilizzazione del nostro progetto”. Eletta due anni fa dopo le dimissioni dalla carica di primo
cittadino di Antonio Azzollini, era a
capo di una coalizione di centro si-
Massimo Villone “Il colloquio con Adinolfi mostra l’indole del premier
Boschi ambigua. E Crocetta dovrebbe lasciare la presidenza della Regione”
L’INTERVISTA
» GIANLUCA ROSELLI
RIMANE SENZA guida Molfetta dopo le dimissioni del
sindaco Paola Natalicchio (a destra),
annunciate venerdì sera su Facebook
con un post in cui accusa le interferenze del Partito democratico : “Non
è un tradimento. Se l’ho fatto è proprio per non tradire il patto del 2013,
messo in crisi da un Partito Demo-
q
LaPresse
CENSURE
Purtroppo da noi c’è un livello di tolleranza molto elevato. In Italia per far dimettere
un politico ci vogliono pagine e pagine di intercettazioni sui giornali, all’estero basta non aver pagato i contributi alla colf o aver copiato la
tesi di laurea. Sui giornali
stranieri non vediamo tutte
quelle paginate di intercettazioni che si pubblicano qui
forse perché non servono: i
politici si dimettono prima e
per molto meno.
Sta dicendo che in Italia
manca etica pubblica?
Diciamo che davanti a un potere che cerca sempre di difendere se stesso e che non
lascia la poltrona nemmeno
davanti a un terremoto, sta
all’opinione pubblica di ogni
Paese avere gli anticorpi necessari per difendersi. Inoltre spesso di fronte alla pubblicazioni si parla più del
metodo che del merito: i politici si accapigliano sul perché sono uscite le notizie, dimenticando i fatti venuti alla
luce.
Insomma, non vanno posti
limiti...
No, nemmeno sotto il profilo
giudiziario. Le intercettazioni telefoniche sono ormai
uno strumento di indagine
indispensabile nella lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. In secondo
luogo, per quanto riguarda la
stampa, il nodo è sempre lo
stesso: l’opinione pubblica
ha il diritto di sapere oppure
no? E il giornalista ha il dovere di informare o no? Io
credo che le persone abbiamo il diritto di sapere e la
stampa il dovere di informare. Solo così possiamo avere
un’opinione pubblica informata e consapevole, elemento essenziale della democrazia.
Precisazione
Io contro chi
insinua su Napo
PER EVITARE EQUIVOCI,
vorrei chiarire un punto della
mia intervista di ieri. È saltato,
probabilmente, per motivi di
spazio, il mio esplicito
riferimento alle lettere al Fatto
Quotidiano con le quali il
presidente Giorgio Napolitano
e suo figlio Giulio dichiaravano
infondate le affermazioni
contenute nelle intercettazioni.
Non a loro, dunque, ma agli
autori delle insinuazioni si
riferiva la mia sottolineatura
della necessità di un
chiarimento, come peraltro
risulta dal testo dell'intervista.
Stefano Rodotà
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Intercettazioni Dal 27 luglio alla Camera la norma sull’udienza filtro
E i partiti hanno già pronto il bavaglio
» ANDREA GIAMBARTOLOMEI
A
rriva il bavaglio, o meglio
il “filtro”.“Sono convinto
che questa legge che regola le
intercettazioni prima o poi
sarà approvata”, ha detto ieri
il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Non manca
molto. Il 27 luglio prossimo
arriva alla Camera il ddl sulla
riforma del processo penale e
con questo anche la delega al
governo sulle intercettazioni. La norma prevede “una
precisa scansione procedimentale all’udienza di selezione del materiale intercettativo” e ci sarà uno “speciale
riguardo alla tutela della riservatezza delle comunicazioni non rilevanti ai fini di
giustizia penale”, in particolare verso le persone estranee all’indagine. Si tratta
dell’udienza filtro che piace
molto ai politici: tutela il lavoro degli investigatori, ma
limita quello dei cronisti, so-
DEBORA
SERRACCHIANI
IGNAZIO
MESSINA
Si sapeva che c’è
bisogno di regole
precise sugli ascolti.
I dem andranno
avanti come sempre
Errore gravissimo
approfittare del ‘caso
Sicilia’. Si rischia
d’indebolire le armi
contro i criminali
prattutto dopo la pubblicazione della conversazione tra
il numero 2 della Guardia di
finanza, il generale Michele
Adinolfi, e il premier Matteo
Renzi, e dopo la telefonata tra
il governatore siciliano Rosario Crocetta e il medico Matteo Tutino. Su questo tema il
Pd “andrà avanti come sem-
pre”, nonostante il coinvolgimento di due elementi di
spicco, ha detto ieri la vicesegretaria Debora Serracchiani, che ha aggiunto: “Che
ci fosse la necessità di regole
chiare su intercettazioni si
sapeva”. Come dire che gli ultimi casi non influenzeranno
il dibattito parlamentare.
Sempre nel Pd la presidente
della Commissione giustizia
della Camera Do na te ll a
F e rr a n ti ha spiegato a La
Stampa che il problema con
le intercettazioni “si pone
sulla pubblicabilità degli ascolti durante la fase delle indagini”:“Vogliamo introdurre una maggiore regolamentazione: il pm indicherà le
conversazioni rilevanti, la difesa potrà dire la sua, e a decidere sarà un giudice terzo”.
E se l’indagato è un Vip? “L’asticella della rilevanza, secondo la mia opinione personale, potrà essere più alta per
persone che rivestono un
ruolo pubblico, ma non tutto
quello che viene intercettato
è pubblicabile”, ha detto. Favorevole all’udienza filtro
anche il sottosegretario alla
Giustizia Cosimo Ferri il
quale ha riferito al Quotidiano nazionale che per lui le registrazioni di conversazioni
“non possono però diventare
strumento di lotta politica”.
Inoltre “bisogna infine individuare un soggetto che sia
responsabile degli atti” in
modo che “chi sbaglia pagherà”, ha precisato. Uno dei pochi a esprimersi con cautela è
il segretario dell’Italia dei
Valori Ignazio Messina, per
il quale “sarebbe un gravissimo errore approfittare
dell’onda emotiva provocata
dal ‘caso Crocetta’ per riaprire la questione delle intercettazioni” perché teme “un depotenziamento di un imprescindibile strumento di indagine contro i criminali”.
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POLITICA
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
CONVERGENZE
Ingroia: “Azione Civile
raccoglierà le firme
per i quesiti di Civati”
L’INTERVISTA
» LUCA DE CAROLIS
U
n referendum contro la buona scuola di
Renzi, con il voto dei
Consigli regionali.
La mossa dei Cinque Stelle
parte dal Veneto con Jacopo
Berti, capogruppo del M5s in
Regione: “Presenteremo mozioni in tutte le 11 regioni dove
abbiamo nostri eletti, chiedendo il sì dei consiglieri al referendum contro la riforma
della scuola. Secondo l’articolo 75 della Costituzione, basta
il voto di cinque Consigli regionali per indire la consultazione”.
Come nasce l’idea?
Lo spunto mi è venuto anche
ascoltando le sollecitazioni di
Vedremo se chi dice
di opporsi a Renzi
passerà ai fatti.
Emiliano afferma
di voler lavorare
con noi: lo dimostri
tanti insegnanti della mia regione. Mi chiedevano e mi
chiedono un atto concreto
contro questa riforma, che affida tutto il potere a una sola
persona e non investe sugli educatori. E allora ho pensato:
passiamo per i Consigli regionali, proponendo un’azione
concreta a tutti i governatori.
Ci vuole meno tempo, e non
c’è il problema di dover raccogliere le firme in piena estate.
Sul Fatto il senatore Nicola
Morra aveva annunciato un
referendum dei 5Stelle con-
TUTTI GLI OTTO referendum depositati da Pippo Civati, su Jobs Act,
Grandi opere, trivellazioni selvagge, riforma della scuola e Italicum, fanno parte di
leggi che Azione Civile ha contestato e contrastato in maniera netta”. Il presidente di
Azione Civile, Antonio Ingroia, annuncia
che il movimento darà il suo appoggio alla
campagna referendaria promossa da “Pos-
q
sibile”, la nuova formazione politica guidata da Civati insieme a “Green Italia” e ad
altre forze sociali e culturali. “Per questo, se
sarà ammessa la raccolta delle firme, io e il
movimento che presiedo offriremo volentieri il nostro contributo – ha spiegato l’ex
magistrato – per raggiungere l’obiettivo del
mezzo milione con banchetti propri e insieme agli altri promotori”. Ingroia, infine, ha
»7
rivolto un appello all’ex esponente del Pd e a
tutte le altre forze politiche che vogliano
farsene carico, per portare alla discussione
del Parlamento il ddl di iniziativa popolare
LaTorre bis sul sequestro dei beni dei corrotti. La proposta dell’ex pm consiste nell’equiparare il valore dei sequestri per corruzione alla medesima norma su quelli dei beni dei mafiosi.
Jacopo Berti (5Stelle) Il capogruppo in Veneto: “Con il voto di 5 Consigli
regionali si può indire la consultazione, presenteremo mozioni ovunque”
“Referendum sulla scuola
partiremo dalle Regioni”
Lega-M5s in Veneto.
tro la riforma.
Certo, e infatti è con lui, che
conosce il mondo della scuola, che abbiamo pensato questa iniziativa. Abbiamo lavorato assieme ai deputati e ai
senatori del M5s delle commissioni Cultura. Poi ho parlato con gli altri capigruppo
regionali. E ho raccolto solo
consensi.
Con il Carroccio c’è stata una
convergenza programmatica, non certo un’al le anz a.
Conto di sedermi al tavolo con
loro in settembre per il reddito di cittadinanza regionale.
Va bene, ma di Consigli regionali pro-referendum ne
servirebbero almeno altri
quattro.
Io mi rivolgo ai governatori.
Voglio vedere se ci sta il lombardo Roberto Maroni, che
ha già aperto al M5s sul reddito di cittadinanza. O se è
d’accordo il governatore della Liguria Giovanni Toti. Dicono di opporsi alle riforme di
questo governo: ora possono
agire.
Una nota proprio dei parlamentari M5s delle commissioni Cultura recita: “Guardiamo con attenzione al referendum abrogativo, per il
quale la società civile si sta
già organizzando”.
Noi appoggiamo tutte le iniziative della società civile
contro la legge di Renzi e della
Giannini, come è normale per
un Movimento nato dal basso.
Ma se riusciremo ad accorciare i tempi passando dalle Regioni, il mondo della scuola
sarà il primo a beneficiarne.
Che tempistica vi siete dati?
L’obiettivo è presentare le
mozioni in tutte le 11 Regioni
entro la pausa estiva. In Veneto contiamo di presentarla
già in settimana.
È davvero convinto di ottenere i voti della maggioranza leghista?
L’assessore all’I st ru zi on e
Donazzan ha già detto di voler presentare un ricorso contro la riforma. Perché ora la
Lega non dovrebbe appoggiare il referendum? Tanto più
che in Parlamento il Carroccio ha votato contro il ddl
scuola.
Conta di sfruttare il rapporto con il governatore Luca
Zaia? C’è chi parla di un asse
Volti Jacopo Berti. In alto a destra, Michele Emiliano; sotto, Luca Zaia Ansa/LaPresse
LA PROPOSTA La dem Gualmini pensa a un sussidio a termine
Reddito di cittadinanza, in Emilia Romagna
il Pd apre. Ma il M5S s’infuria: “Goffi”
IL PD APRE AL reddito di cittadinanza, ma il M5s s’arrabbia: “Gesto goffo, per mettere una bandierina su
un nostro tema”. Succede in Emilia Romagna, dove la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta
Gualmini, pensa a un reddito di inserimento, ossia a un assegno mensile per le
famiglie con figli, ai genitori single o agli
anziani con redditi molto bassi. Una misura temporanea, e legata a progetti di
occupabilità. “A gennaio - spiega Gualmini al Fattoquotidiano.it - abbiamo affidato
all’università di Modena uno studio sulla
q
fattibilità e la sostenibilità di questa misura. Entro la fine di ottobre dovremmo avere
i risultati”. Quindi rilancia: “Mi auguro che
i 5Stelle la votino con noi come hanno fatto
con la legge regionale per l’inclusione sociale di rom e sinti”. Ma la capogruppo regionale del M5s, Giulia Gibertoni, è secca:
“Un progetto di legge sul sostegno al reddito esiste già ed è il Pd a doversi confrontare con noi sul tema, non viceversa. Le
bandierine non ci interessano: siamo
pronti a togliere il nostro logo dal testo che
abbiamo protocollato, e che il Pd ha ignorato, a patto che venga discusso”.
E il centrosinistra? Contro il
testo sulla scuola si era espresso anche il governatore pugliese Michele Emiliano.
A parole è stato critico, ora
potrebbe dimostrarlo nei fatti. Ha sempre ripetuto di voler
lavorare con i 5Stelle: dia un
segnale concreto.
Nel frattempo Giuseppe Civati ha già depositato otto
quesiti referendari, tra cui uno contro il preside-manager. Ma sul Fatto si è lamentato di essere “solo”.
Può darci una mano, parlando
con i consiglieri regionali che
gli sono vicini o con cui ha rapporti.
Proponete un’intesa su un
referendum, a tutti: è davvero cambiato qualcosa nel
Movimento?
Siamo nella fase della proposta. Presto potremmo essere
in quella del governo.
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La scheda
OTTO
PROPOSTE
Giovedì
scorso
Giuseppe
Civati ha
depositato in
Cassazione
otto quesiti
referendari,
tra cui uno
contro il
presidemanager. Ma
sul Fatto si era
lamentato: “In
questa
battaglia sono
lasciato solo”.
n
n L’IDEA
DI MORRA
Il 30 giugno,
sempre sul
Fatto, Nicola
Morra aveva
lanciato l’idea
di un
referendum
contro la
buona scuola:
“È una
riforma che
penalizza i più
deboli”.
8 » ECONOMIA
LIQUIDITÀ COL CONTAGOCCE
Domani riaprono
le banche ma resta
il tetto sui contanti
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
CI SONO STATE consultazioni
con la Bce e la banca centrale: poi il
governo di Atene ha disposto per decreto la fine del lungo periodo di chiusura
delle banche, durato tre settimane.
Lunedì, quindi, riapriranno gli istituti di
credito, ma resterà il tetto per i contanti.
Nel testo varato dal governo, infatti, è
previsto un massimo settimanale cumu-
q
lativo di 420 euro (mentre prima era fissato un tetto giornaliero di 60 euro) e i
possessori di carte emesse da banche
greche potranno effettuare pagamenti
solo all’interno del territorio nazionale.
Rimangono invece in vigore agli altri limiti per i trasferimenti di denaro all’estero e per il divieto di apertura di nuovi conti.
Il timore è che ci sia una corsa dei risparmiatori agli sportelli che danneggerebbe
ancora di più gli istituti di credito che, nelle prossime settimane, andranno ricapitalizzati con 25 miliardi di euro provenienti dal pacchetto di salvataggio Ue. E
che nelle scorse settimane hanno subito
la fuga di capitale per decine di miliardi di
euro.
Yannis Varoufakis L’incontro ad Atene
con l’ex ministro assieme al Nobel Joseph Stiglitz
L’INTERVISTA
“Io, il politico più votato
Sono pronto a tornare”
hanno maltrattato e soffocato
finché non ci siamo arresi. Il
governo non ha fatto nulla per
contribuire alla recessione economica, dovuta alla mancanza di liquidità. Questa è
stata imposta politicamente,
per sabotare l’unico governo
europeo che si alzato in piedi
contro l’irrazionalità macroeconomica e l’inumanità
sociale.
» COSIMO CARIDI
S
Atene
to andando a Corfù in
vacanza. Non sono qui
per dare consigli, ma ho
incontrato degli amici”
Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, è seduto
sulla grande poltrona di
pelle nella hall di uno degli
alberghi che si affacciano
su piazza Syntagma. Accanto a lui c’è l’ex ministro delle Finanze,
Yannis Varoufakis.
Nel pomeriggio di ieri,
poco prima che venisse annunciato il rimpasto di governo, Stiglitz ha incontrato
anche il premier greco Alexis Tsipras. “Il
piano europeo è
sbagliato – spiega il
Nobel – crea disuguaglianze senza risolvere il problema: il
debito. Va ristrutturato,
questo è ormai accettato da
più fronti”. Stiglitz porge una
busta, con un’importante bottiglia di vino rosso a Varoufakis, e prima di allontanarsi aggiunge: “Siamo davanti al più
lungo bank holiday che io abbia mai visto in Europa, bisogna fare qualcosa, ma le scelte
fatte non porteranno ai progressi attesi”. Mentre il professore si dirige verso gli ascensori Varoufakis si alza in
piedi e dice “hai tre domande
a disposizione”.
Il risultato è la creazione di
nuovo debito. Ora ci sono
margini per chiedere un taglio di questo debito?
No, chi dice questo non ha
guardato a cosa è successo.
Nel 2010 lo Stato greco è diventato insolvente. I poteri
europei hanno deciso che
la soluzione fosse, con nuovi prestiti, la creazione del
più grande debito dell’Eurozona, con il paese più insolvente, a condizione di
u n’austerità crescente.
Questo ha fatto diminuire l’avanzo primario, con il quale avremmo dovuto pagare i vecchi e i nuovi debiti. E da qui la
catastrofe. Noi dal primo
giorno abbiamo chiesto una
cosa sensata, né di destra né di
Non pensa di avere delle responsabilità? Non ha dei rimorsi?
Assolutamente no. Tutti facciamo degli errori, ma noi siamo le vittime. Le istituzioni ci
Tsipras si è sbarazzato di
lei?
Non si è voluto sbarazzare di
me. Si è reso conto di avere una pistola puntata e poteva
scegliere se essere giustiziato
o arrendersi. Ha deciso che la
seconda possibilità era la
strategia migliore. Ero in disaccordo e mi sono dimesso.
Ma capisco in che difficile situazione si trovasse, per questo siamo uniti. Tutto quello
che stavamo chiedendo era
un’opportunità per riformare
il nostro paese.
C’è stato un rimpasto di governo. C’è ancora qualcuno
nell’esecutivo che condivide
il suo punto di vista, ossia
che non approva il programma dei creditori?
Nessuno crede in questo accordo. So che Tsipras non crede in questo programma imposto al governo. Un programma che lo stesso premier
ha descritto come catastrofico. È un giorno triste quello in
cui un governo democraticamente eletto viene messo davanti alla possibilità di non
vedere mai più
riaprire le banche se non accettando delle riforme fiscali che
Sono stati 5 mesi di non negoziati. Non non hanno alcun
senso.
erano interessati all’accordo, volevano
farci cadere o umiliarci forzandoci alla
resa. È stata una mossa dittatoriale.
La Ue è andata contro la sua storia
Ha ricevuto molte critiche
per le sue decisioni che hanno ritardato l’accordo...
La Grecia era già bancarotta
prima che arrivassimo noi di
Syriza al governo, quello che è
avvenuto dopo è stata una
scelta politica per ribaltare la
nostra elezione. Le decisioni
della Bce ci hanno messo in un
angolo dal primo giorno. Nonostante i grandi sforzi che
abbiamo fatto questi sono stati cinque mesi di non negoziati. Non erano interessati a trovare un accordo, volevano solo farci cadere o umiliarci forzandoci ad arrenderci. È stata
una mossa dittatoriale nel
contesto dell’Unione europea. Penso che il modo in cui
siamo stati trattati, nonostante avessimo proposte estremamente moderate, è stato
un colpo per il concetto d’integrazione europea. L’Unione europea è andata contro la
sua storia e ha ucciso la sua anima.
sinistra: il debito andava ristrutturato.
L’INTERVISTA/2
» ANDREA VALDAMBRINI
P
ascal Lamy è stato dal
2005 al 2013 direttore generale dell’Organizzazione
mondiale del commercio
(Wto) e prima ancora commissario europeo al Commercio con Romano Prodi tra
il ’99 e il 2004. Francese, socialista, 68 anni, Lamy è stato
soprattutto consigliere politico di Jacques Delors (è presidente onorario del Jacques
Delors Institute di Parigi). Esperto dei meccanismi della
costruzione europea, proprio insieme all’ex presidente della Commissione Delors
– che ha guidato l’esecutivo
di Bruxelles per 11 anni fino al
1995 -, Lamy ha avuto un ruolo chiave nella creazione della moneta unica.
Il primo ministro non ha voluto i tecnici nel
gove r n o, s arebbero stati
utili per imple-
Il piano
europeo
è sbagliato
crea
disuguaglianze
senza
risolvere
il problema:
il debito. Va
ristrutturato,
è ormai
accettato
JOSEPH
STIGLITZ
mentare questo programma?
Questa domanda non ha senso. Non ci sono misure tecniche che possano far funzionare un programma non attuabile. Possono esserci ingegneri e fisici che lavorano
contro la gravità, ma la gravità
vincerà sempre. Questo programma fallirà, non importa
chi lavorerà alla sua realizzazione. Di fatto è già fallito. Estendere la crisi nel futuro e
pretendere che sia risolta è irrazionale. Neanche il ministro tedesco Wolfgang
Schäuble crede in questo programma. Il Fondo Monetario
Internazionale non ci crede e
prevede che il debito salirà al
200%. L’accordo c’è stato imposto per vendetta. L’Europa
non ha riconosciuto i propri
errori e ha continuato a spingere per un programma sapendo già che è fallito.
Si sente di dovere delle scuse ai greci per le sue decisioni?
Il 61,5% ha votato con me, per
il No a questo accordo.
Ci sono state proteste negli
ultimi giorni, in molti non capiscono perché hanno votato No al referendum...
Io mi sono dimesso la notte
del referendum, perché il governo ha sbagliato non utilizzando il risultato per far pressione sui creditori. Capisco
però Tsipras e i miei colleghi
Pascal Lamy Il mea culpa dell’ex consigliere del papà della moneta unica, Jacques Delors
“L’euro? Pensavamo fosse più facile
Parigi e Berlino hanno rovinato tutto”
La crisi greca sembra aver
scoperchiato un baratro.
Crisi dell’Europa o dell’Eurozona innanzitutto?
Tutte e due. Abbiamo una crisi europea che si manifesta
nell’opinione pubblica. Ma
abbiamo anche una crisi della
zona euro in quanto tale.
Perché un accordo con Atene è meglio del Grexit?
La chiave politica è che nessuno vuole veramente uscire
dalla zona euro. Il ministro
tedesco Wolfang Schäuble
ha utilizzato l’es pre ssio ne
“uscita dall’euro temporanea
per Atene”. Non ha senso. La
maggioranza degli europei e
greci vuole restare nell’euro.
Chirac e Schröder
hanno deciso il patto di
stabilità, accentuando
i disequilibri tra
l’unione monetaria
e quella economica
Tutti pensano che l’u s c it a
causerà problemi e caos.
Da più parti si sottolinea come l’euro sia un progetto
riuscito male che non regge
più alle differenze tra le aree
che lo compongono. Un euro
“marco tedesco” cucito sulle esigenze di Berlino?
Gli economisti americani criticano l’euro da sempre. Per
loro se non c’è totale libertà di
circolazione non ci può essere moneta unica. Quando con
Delors abbiamo creato l’euro, era prevista la presenza di
due gambe: quella dell’integrazione monetaria e quella
dell’integrazione economica. Eppure all’epoca, i governi nazionali hanno accettato
la gamba monetaria, ma non
quella economica, con gli elementi di solidarietà che essa comportava. Sottolineo
anche che quando Jacques
Chirac e Gerhard Schröder
hanno deciso il patto di stabilità, hanno accentuato i disequilibri tra l’unione monetaria e quella economica.
Jacques Delors è stato tra i
teorici della dottrina “spillove r”: facciamo prima la
moneta, l’Europa politica
seguirà. Oggi l’Ue è in fiamme: cos’è andato storto?
Non è in fiamme. Quello che
accade è parte del processo di
costruzione. Delors è figlio di
Robert Schuman e degli altri
padri fondatori dell’Europa.
Era convinto che si sarebbe
arrivati in breve tempo alla
solidarietà politica. Se noi i-
ECONOMIA
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
CUORE DI GENITORE
La mamma di Alexis:
“Mio figlio non
mangia e non dorme
C’È UN GRANDE Tsipras, l’uomo di cui si parla
in tutto il mondo che ha sfidato e minacciato
l’Europa. E poi c’è il piccolo Tsipras, cuore di mamma.
"In questi ultimi tempi, Alexis non mangia e non dorme” ha confessato al settimanale Parapolitika, Aristi
Tsipras, la mamma del premier greco. E neanche lei
trova serenità: "Sono tre giorni che non dormo - racconta la signora Tsipras, che ha 73 anni - Penso ad Alexis tutto il tempo. Penso a come si sia preso tutto il
q
»9
peso del paese sulle spalle". Aristi, poi, confessa che
non riesce neanche a vedere Alexis, che di anni ne ha
40. “Ha una vita troppo frenetica ed è impossibile stargli dietro. Soprattutto ora. Va dall’aeroporto al Parlamento - dice mamma Tsipras - Non ha tempo per vedere i suoi figli, come potrebbe trovarne per vedere
me?". Nonostante tutto Tsipras avrebbe provato comunque a rinfrancare la donna. Ha detto di "non
preoccuparsi, che tutto andrà bene”.
C’è poco da ridere:
alle pensioni greche
ci penserà il comico
I nuovi ministri e sottosegretari fedeli alla linea giurano
Tra loro l’ortodosso Haikalis, conosciuto per le serie tv
» ROBERTA ZUNINI
M
che hanno alzato le mani e accettato l’accordo. Non sono
più rivoluzionario di Tsipras,
né lui di me, è stata una scelta
difficile. Gli europei dovrebbero essere molto infelici per
quanto è stato fatto a un piccolo e orgoglioso paese che ha
sofferto per cinque anni e che
sarà costretto a soffrire ancora per molto. Una cosa che
non ha nulla a che fare con il
rendere l’Europa un posto
migliore dove vivere.
Siete stati puniti per quanto
potrebbe avvenire alle elezioni in Portogallo, Spagna e
Irlanda?
È una buona domanda, ma
preferisco non commentare.
Cosa farà in futuro? Tornerà
alla vita che faceva prima di
rico?
Mi sono dimesso perché il governo non era pronto a dare
forza al No arrivato dal referendum. Sono un deputato e
sono qui per restare e il mio
ruolo verrà più che rinforzato
da questi eventi. Ci sono
140mila persone che hanno
votato per me, penso di essere
il parlamentare più votato di
tutta Grecia nelle ultime elezioni. Glielo devo, resterò qui,
devo combattere per la causa
greca e per il 61,5% che ha votato No al referendum.
Lo farà restando in Syriza o
creerà un nuovo partito?
Certamente con Syriza.
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Parenti
serpenti
Il premier Alexis Tsipras. A
sinistra Yannis
Varoufakis ,
l’ex ministro
che si è dimesso dopo il referendum. Oggi
l’intervista sul
fattoquotidiano.it
Ansa
entre i canadair
francesi spegnevano gli ultimi fuochi sulle colline
che circondano Atene, dentro
il palazzo della Presidenza
della Repubblica i nuovi ministri e sottosegretari greci giuravano davanti al Capo dello
Stato Prokopis Paulopoulos.
Ma solo un paio anche davanti
ai pope ortodossi come vorrebbe la Costituzione. Uno di
questi è il vice ministro del Lavoro, responsabile della Sicurezza Sociale, Pavlos Haikalis.
Noto alla platea televisiva per
il suo lungo passato di attore
comico nelle serie più popolari e commerciali, il 65enne
Haikalis è un deputato di Anel,
il partito dei Greci Indipendenti, dichiaratamente ortodossi e nazionalisti.
OLTRE a tener fede alla liturgia
bizantina, i Greci Indipendenti guidati da Panos Kammenos
(rimasto ministro della Difesa) hanno dimostrato con il voto parlamentare a favore del
nuovo memorandum, di essere fedeli, alla linea di Alexis Tsipras . Bisognerà vedere cosa
accadrà la prossima settimana
quando l’Aula dovrà votare le
riforme richieste dai creditori.
Come quella delle pensioni, una delle più indigeste sia all’ala
New entry
TRA I
NUOVI volti
del governo
di Tsipras ci
sono Pavlos
Haikalis,
viceministro
del lavoro,
Alexiadis
Trifonas,
viceministro
delle finanze,
Panos
Skourletis,
ministro per
la produzione
e l'energia,
Olga
Gerovasili,
portavoce e
Demetris
Vitsas,
viceministro
della difesa
n
Il giuramento dei nuovi componenti del governo greco Ansa
radicale di Syriza sia ai nazionalisti di Kammenos, che dovrà essere regolata proprio
dall’ex comico. Ed è forse per
questo, per blindare il voto di
Anel e non far crollare la risicata coalizione di governo in
questo momento cruciale, che
Tsipras ha scelto Haikalis nonostante le reazioni sarcastiche dei “dissidenti” di Syriza e
dei media. Perché non è un esperto in materia e, in generale, la sua esperienza di politico
è molto limitata essendosi
candidato la prima volta nel
2012. Va anche detto che la sua
poltrona è tra le più scomode e,
secondo fonti vicine al governo, nessuno la voleva. Inoltre il
dicastero della Sicurezza Pub-
blica dipende dal ministero
del Lavoro. Insomma tante
grane, poca autonomia e niente gloria. Anzi, c’è il rischio che
diventi il politico più odiato.
Sarà lui a dover mettere la faccia all’aumento dell’età pensionabile, al taglio delle baby
pensioni e al cambio di rotta in
tutto l’ambito previdenziale.
Haikalis era tornato sulla ribalta mediatica 7 mesi fa quando durante un talk show aveva
denunciato di essere stato vittima di un tentativo di corruzione alla fine del 2014, a ridosso del voto per il presidente
della Repubblica, da parte di
un banchiere vicino all’allora
governo conservatore .
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PAROLA AI NUMERI Il sondaggio
I padri
fondatori
Jacques Delors e il consigliere politico
di allora, Pascal Lamy,
tennero la
moneta unica a battesimo
Ansa
deatori dell’euro dobbiamo
fare mea culpa? Abbiamo sovrastimato la complessità
dell’alchimia che porta a diventare cittadini europei. Il
“consumatore” europeo però non è diventato cittadino.
Abbiamo avuto troppa fiducia nell’economia senza essere pienamente consapevoli
dell’antropologia.
La colpa del pasticcio greco
è degli oltranzisti dell’austerity, ovvero di Berlino?
No. Le responsabilità è 70% e
30% agli altri europei. Per anni i greci hanno sperperato gli
aiuti dell’Europa, senza modernizzare il loro sistema politico, giudiziario, educativo.
Quindi la responsabilità è dei
politici greci. Ma le istituzio-
ni europee non hanno vigilato. Hanno guardato altrove
per ragioni diplomatiche e di
convenienza politica.
Per loro la Grecia non doveva entrare nell’euro. Forse
neanche l’Italia. Lei pensa
sia stato un errore?
È facile raccontare una storia
a posteriori. Ho vissuto l’epoca dell’entrata della Grecia
nella moneta e la decisione è
stata presa con la fiducia di
tutti gli europei verso Atene.
Non sapevamo che i conti
non fossero in ordine. All’epoca i criteri erano rispettati.
E l’ingresso nell’euro è stato
un vantaggio per le finanze
pubbliche di Grecia (e Italia).
Come vede il futuro dell’eurozona, si procede verso la
disintegrazione o la rinascita?
La penso come Enrico Letta e
Giorgio Napolitano, che ho
incontrato ieri (giovedì 16, ndr) a Roma: non possiamo restare nella situazione attuale.
Dobbiamo andare verso una
maggiore integrazione: programmi che avvicinano le economie, con sviluppo e crescita. Bisogna solo convincere i nostri amici tedeschi: non
c’è contrasto tra solidarietà e
la disciplina.
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Syriza vola al 42,5% dei voti
Avrebbe la maggioranza assoluta
SYRIZA avrebbe il 42,5% dei voti e la
maggioranza assoluta con 164 seggi, se
gli elettori fossero chiamati oggi alle urne. Lo indica un sondaggio pubblicato dal quotidiano Efimerida Ton Syntakton. Il sondaggio, realizzato
dall’istituto Palmos Analysis, indica anche che i
democristiani di Nea Demokratia sarebbero al
21,5% (58 seggi) ed i centristi di To Potami
all’8% (22). I neonazisti di Alba Dorata sarebbero la quarta forza col 6,5% e 17 seggi, davanti ai socialisti del
Pasok al 6% (con 16 parlamentari). L’attuale junior partner di governo, i nazionalisti di Anel guidati dall’attuale ministro della Difesa
Panos Kammenos avrebbero il 3% e 8 deputati. Il partito comunista
Kke, unica altra forza parlamentare che ha aderito alla manifestazione di mercoledì scorso organizzata dall’ala radicale e trotzkiste
di Syriza assieme con i gruppi anarchici e antagonisti, è dato al 5,5%
con 17 seggi. Inoltre il sondaggio specifica che il 70% è a favore
dell’accordo raggiunto dal governo (col 63% tra gli elettori di Syriza
e l’89% di quelli di Nea Demokratia). Infine il 73% dei greci continua
ad essere a favore della permanenza della Grecia nell’Eurozona.
Sondaggi però ballerini: pochi giorni fa il gradimento di Tsipras veniva dato al 53%, 20 punti di meno delle analisi più recenti.
q
10 » POLITICA
SICILIA
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
Legambiente: “No
al nuovo porto di
Giardini Naxos”
GIÙ LE MANI dalla costa. Basta opere faraoniche che rischiano di deturpare per sempre la bellezza di una delle icone
per eccellenza della Sicilia, la baia di Naxos-Taormina, che potrebbe essere devastato dal progetto del nuovo porto”. Da Legambiente arriva l’appello al sindaco di Giardini
Naxos di ripensare lo sviluppo economico
del territorio, evitando altre speculazioni e-
q
getto devastante per l’ambiente, ma lo è anche per l’economia turistica della zona. Per
Legambiente si tratta un progetto inutile anche dal punto di vista portuale, data la prossimità del grande porto di Riposto (che dista
solo 7 miglia marine e 15 km via terra) e che
non ha peraltro portato a nessun sviluppo
della zona rimanendo per metà vuoto a causa
della crisi della nautica da diporto in Sicilia.
dilizie lungo la costa. Una richiesta giunta dopo l’arrivo di Goletta Verde, la storica imbarcazione ambientalista a difesa dei mari e dalla costa, che da oggi e fino al 24 luglio farà
tappa in Sicilia. “La nostra posizione è chiara:
no a qualunque genere di nuova opera portuale nell’intera baia di Giardini Naxos e
Taormina - ha detto ieri Rossella Muroni, direttrice nazionale di Legambiente - . È un pro-
Ambiente
LA CRICCA DEI VELENI parola per parola
GALLETTI, L’UOMO DI RENZI
» FRANCESCO CASULA
E FERRUCCIO SANSA
M
Disse: “Sì al nucleare”
i sputerei in faccia
da solo”, “C’hai le
mani lorde di sangu e”, “Tanto che
ce frega, stamo a fa’ a legge”,
“Cerchiamo di fare una porcata leggibile”. Breve antologia
delle frasi di pezzi grossi del
ministero dell’A mb i e nt e
nell’inchiesta Tirreno Power.
Grande accusato per i 440
morti della centrale di Vado
Ligure è il ministero che dovrebbe difendere l’ambiente.
Pensare che era nato nel 1986
(Craxi II) per difendere un bene che all’epoca stava a cuore
agli italiani. “Poi quel ministero è diventato una poltrona, da
dove si possono fare favori
all’industria. Ministero
dell’inquinamento”, ironizza
Angelo Bonelli, portavoce
della Federazione dei Verdi. E
snocciola i dati: “In Italia dal
2004 al 2013 si sono prescritti
80mila reati ambientali. Nessuno pagherà mai i 220 miliardi di danni (8,5 solo a Taranto
secondo la Procura)”. Non solo: “In Italia vi sono almeno
15mila siti da bonificare ma
quelli riconosciuti di interesse nazionale sono 39, l’ex ministro Corrado Clini ne ha declassificati in regionali 19.
Il ministero dell’Inquinamento
La gente muore. Nessuno paga
IL MINISTERO dell’Ambiente è
Negli atti delle indagini su Tirreno Power e sull’Ilva il tradimento della politica italiana
Sopra le case
Stabilimento
Ilva a Taranto
CLINI E GALLETTI Dopo il disastro del ministro
tecnico, quel Corrado Clini indagato e arrestato
nel 2014 dalla procura di Ferrara, la poltrona
dell’Ambiente torna ai politici. Prima Andrea
Orlando (oggi alla Giustizia). Quindi Gian
Luca Galletti (nella foto). A leggere il suo
curriculum non si trova mai la parola
“ambiente”. Galletti è un commercialista e
revisore dei conti, con una militanza
nell’Udc: nel 2008 è vice capogruppo
vicario alla Camera. Nel 2009 si
candida presidente della Provincia di
Bologna, ma non sfonda. È di quel
periodo una sua presa di posizione che
suscita polemiche, soprattutto tra gli
ambientalisti: intervistato si dichiara
favorevole alla localizzazione della
produzione dell’energia nucleare in
Emilia Romagna, purché il sito sia
considerato sicuro. Nel 2013 Enrico
Letta lo sceglie come sottosegretario del
ministero dell’Istruzione. Infine Renzi lo sceglie
per l’Ambiente.
Ansa
quello che con la legge 13 del
2009 ha aperto la strada alla risoluzione stragiudiziale dei
contenziosi sulle bonifiche. sintetizzare l’accusa: “A livel“Una norma –sostiene Bonelli lo centrale si registrano i vari
– fortemente voluta dal mini- tentativi di risolvere la questro dell’Ambiente Stefania stione della riapertura della
Prestigiacomo (Berlusconi, n- centrale con un provvedimendr) per velocizzare le proce- to normativo del ministero
dure in corso, permettendo al- dello Sviluppo Economico al
l e i m p r e s e r e s p o n s a b i l i quale il ministero dell’Amdell’inquinamento dei siti di biente è chiamato a contribuiregolare il danno ambientale e re e che gli stessi funzionari
sanitario con un negoziato di- definiscono una “porcata”.
Tirreno Power come l’Ilva,
retto con le autorità pubbliche. Il risultato è stato che le lo rivela un passaggio allarindustrie se la sono cavata con mante delle intercettazioni
gli spiccioli”. E l’Italia rischia savonesi che fa riferimento
proprio a Tadi diventare
ranto: “Stiazona franca
mo scrivendo
per chi inqui- I numeri del disastro
na, italiano o La centrale di Vado ha un’altra norma porcata...
straniero:
c’ho un conaTirreno Po- provocato 440 morti
wer, che ge- Dal 2004 al 2013
to ”. Perché
stisce l’i mforse è propianto di Va- prescritti 80mila reati
prio con la
do, oggi è in
questione Ilmano a Gaz
va che viene
de France (diversi manager fuori il lato oscuro del ministetransalpini sono indagati). ro. Quando il 26 luglio 2012 il
Peggio: il ministero dell’Am- gip di Taranto Todisco sequebiente, come risulta dalle in- stra l’area a caldo dello stabichieste, più che garante del limento dei Riva ritenuta la
territorio e della salute, pare causa del disastro, la prima
un alleato delle industrie. Or- reazione del ministero, che i
mai non si stupisce più nessu- magistrati avevano individuano: arriva un’inchiesta e fioc- to come vittima dell’Ilva, è stacano avvisi di garanzia nel pa- ta “ricorreremo al riesame per
lazzone di via Cristoforo Co- dissequestrare la fabbrica”.
lombo a Roma. Stavolta quattro solo nella commissione Via A DIRLO non fu uno degli av(Valutazione Ambientale), tra vocati dei Riva, ma Corrado
cui Mariano Grillo, il diretto- Clini, il ministro. Per anni ai
re. Del resto ci scherzano su gli vertici dell’apparato ministestessi indagati: “Meno male riale, con Mario Monti, Clini
che è il ministero dell’A m- sale al vertice e il management
biente”.
della fabbrica festeggia. PerSono i Noe dei carabinieri a ché Corrado è un “amico”. A
IPROTAGONISTI
CORRADO
CLINI
L’ex ministro
dell’Ambiente
nel governo
Monti è
risultato
vicino alla
famiglia Riva
GIROLAMO
ARCHINÀ
Il dirigente
Ilva finito in
carcere per
associazione
a delinquere,
corruzione in
atti giudiziari
e altro
dirlo sono le intercettazioni
della Finanza di Taranto:
“Senti, io stamattina ho visto
per altri motivi il nostro amico
Corrado” e “mi ha detto, dice:
fatemi una nota di tutto quello
che praticamente, del casino
che sta succedendo giù a Taranto, no perché nel limite del
possibile io, insomma, cerco di
rimettere le cose in sesto perché mi rendo conto che qui
nessuno ha fatto un cazzo per
diversi mesi nel passato”.
LO RACCONTA Ivo Allegrini
del Cnr a Girolamo Archinà,
potentissimo dirigente Ilva fiGrazie a una
nito in carcere con l’accusa di
sua legge è
associazione a delinquere,
più facile
corruzione in atti giudiziari e
risolvere i
altro. Ma non è l’unico con il
contenziosi
quale l’Ilva abbia un rapporto:
nati per le
nella maxi inchiesta finisce, ad
bonifiche
esempio, Dario Ticali, presidente della commissione ministeriale che ha rilasciato
l’autorizzazione integrata
ambientale all’Ilva. È accusato
di aver rivelato, nonostante
l’obbligo del segreto, i lavori
della commissione, arrivando
a consegnare ai vertici aziendali una bozza del provvedimento per consentire al Gruppo Riva di valutare ed eliminaDARIO
re prescrizioni “non gradite”.
TICALI
Un atto noto all’Ilva: “L’abbiaEx presidente
mo scritto noi” ammette l’avdella
vocato dell’Ilva Franco Perli
commissione
lamentandosi del ritardo del
ministeriale.
ministero nel firmarla. Al paRilasciò
tron Fabio Riva, Perli descrive
l’autorizzazione minuziosamente il suo colloambientale
quio con Luigi Pelaggi, capo
all’Ilva
della segreteria dell’allora miSTEFANIA
PRESTIGIACOMO
nistro Prestigiacomo (non indagata): “Gli ho detto, scusa è
da novembre che io vengo qui
in pellegrinaggio da te... è una
roba allucinante! Cioè cosa
dobbiamo fare di più, ve l’abbiamo scritta noi!”. I vertici
dell’Ilva sono furibondi: hanno anche sostenuto le iniziative politiche del ministro Prestigiacomo, ma in quel 2010
l’autorizzazione non è ancora
arrivata. Il 28 giugno 2010 è
Pelaggi a chiamare Fabio Riva
“per incarico del ministro”
perché “siccome il 10 Luglio
lei (Stefania Prestigiacomo, ndr) presenzia giù, nel famoso
castello lì a Siracusa, la fondazione Liberamente, quella che
hanno fatto insieme con Frattini e con la Gelmini” e quindi
“per quanto riguarda i contributi se uno voglia aderire sono
4 o 5mila euro”. Spiccioli per
Fabio Riva: “Benissimo”.
L’AUTORIZZAZIONE arriverà
un anno più tardi accogliendo
buona parte delle richieste
de ll’azienda. A spiegarlo è
Perli a Fabio Riva: “La commissione ha accettato il 90 per
cento delle nostre osservazioni”. E per il restante dieci?
Nessun problema perché a
Perli è stato assicurato che le
verifiche non riserveranno
sorprese: “Va un po’ pilotata
questa roba della commissione”. Il governo Berlusconi, però, va a casa e a Taranto in tanti
credono nel cambiamento: ma
ecco otto decreti Salva Ilva e
qualche altra “legge porcata”.©
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Ipse dixit
FRANCO PERLI
(LEGALE ILVA)
Hanno accettato il 90
per cento di tutte
le nostre osservazioni.
Ma questa cosa
della commissione
va un po’ pilotata
APRILE-SETTEMBRE 2014
IVO ALLEGRINI
(EX DIRETTORE CNR)
Ho visto il nostro amico
Corrado, mi ha detto:
cerco di rimettere le
cose in sesto, mi rendo
conto che qui nessuno
ha fatto un cazzo
APRILE-SETTEMBRE 2014
CRONACA
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
LIGURIA
Rissa sul lungomare
di Savona: un morto
e un ferito grave
L’INDAGINE
» ANTONIO MASSARI
E VALERIA PACELLI
U
n contrammiraglio
in carcere. Altri tre
ufficiali in manette,
un ex ministro indagato. In Corea del Sud i maggiori quotidiani riportano con
ampio spazio da mesi le ultime
notizie sul fronte della corruzione. Nell’ambito di un’ampia verifica delle spese della
difesa, che ha coinvolto decine di indagati, è incappata una
commessa italiana, quella vinta dalla Agusta Westland, controllata dalla holding pubblica
quotata in borsa a Milano: Finmeccanica.
UNA RISSA fra 3 stranieri nordafricani
sul lungomare di Savona si è conclusa
nel sangue, con un morto e un ferito grave. Tutto è successo venerdì sera dopo le 22, all’interno degli stabilimenti balneari BagnArci, dove si stava svolgendo una manifestazione gastronomica a cui stavano partecipando decine
di persone e famiglie con bambini. La rissa sarebbe scoppiata in una sala giochi, probabil-
q
vincere nel 2013 la fornitura di
otto elicotteri modello Aw159.
Valore della commessa: 270
milioni di euro secondo il comunicato ufficiale di Finmeccanica del gennaio 2013, quando l’operazione fu conclusa
sotto la guida dell’ex presidente Giuseppe Orsi; un valore
che lievita a 540 milioni di dollari, secondo la stampa coreana. Comunque, i primi quattro
velivoli dovrebbero essere
consegnati alla Corea in autunno e gli altri quattro nel
2016. Contemporaneamente,
però, le autorità coreane stanno indagando sull’affare di due
anni fa. Il 5 giugno hanno arrestato un Contrammiraglio
con l’accusa di aver incassato
tangenti. In cambio, avrebbe
fornito valutazioni positive
sugli elicotteri che hanno battuto la concorrenza dell’americana Sikorsky. Sembra riproporsi in Corea il canovaccio visto anni fa in India per le
presunte mazzette (accusa caduta) sugli elicotteri (AW 139)
L’AGGRESSIONE
gravi. Quando sono arrivate le forze dell’ordine
era ormai tardi: due dei tre uomini erano accasciati a terra in un lago di sangue. Per uno di
loro non c’è nulla da fare: era un 33enne di origini tunisine che aveva chiesto asilo a Milano.
Il suo presunto assassino è stato arrestato per
omicidio volontario. Il governatore della Liguria Giovanni Toti ha dichiarato: “Ora basta con
l’accoglienza selvaggia”.
mente per un regolamento di conti dovuto a un
debito di poche centinaia di euro. Dagli insulti, i
protagonisti sono passati prima alle mani e poi
alle bottigliate. Infine, hanno tirato fuori i coltelli. I tre uomini sono entrati nello stabilimento già sanguinanti, rovesciando sedie e tavolini
di fronte a genitori e bambini. Un uomo ha ricevuto una bottigliata mentre cercava di mettere al sicuro il figlio, le ferite riportate non sono
Finmeccanica: ancora
un’inchiesta in Asia
L’OPINIONE
IMMIGRATI,
NUMERI
E PAURE: C’È
UN EQUIVOCO
La Corea del Sud accusa: tangenti nella gara vinta da Agusta Westland nel 2013
ufficiali della Marina coreana:
i capitani Lim, Hwang e Shin.
“Sono sospettati – scrive il Corea Joongang Daily – di aver
scritto il falso nelle valutazioni
per l'acquisto degli elicotteri
AW-159 Wildcat”. Secondo le
indagini, i tre ufficiali sono stati incaricati di testare i velivoli
tra l'agosto e il novembre 2012.
Il sospetto, però, è che avrebbero sottoscritto le loro valutazioni sugli elicotteri AW159
“prima ancora che fossero costruiti”.
AGUSTA Westland è riuscita a
PER LA STAMPA locale, la du-
In volo Un elicottero modello AW159, come quelli venduti da Augusta Westland in Corea del Sud Ansa
In manette
Quattro arresti a Seul:
l’ex ministro degli affari
dei veterani nei guai
per una maxi mazzetta
venduti al Governo di New
Delhi per 556 milioni di euro.
Il processo è finito a novembre
2014 e l’accusa di corruzione
internazionale è caduta “perché il fatto non sussiste” ma è
rimasta in piedi solo quella di
false fatture. Per questo reato,
l’ex presidente di Finmeccani-
ca Giuseppe Orsi e l’ex ad di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, sono stato condannati
a due anni (pena sospesa).
Ora Agusta Westland torna
nel mirino della stampa asiatica. Il Korea Times, fondato
nel 1950, scrive il 17 giugno
2015 che “l’ex ministro per gli
affari dei veterani e dei patrioti
Kim Yang è sotto inchiesta, accusato di avere accettato almeno un milione di won (894
mila dollari americani) in
mazzette per avere esercitato
la sua influenza su un contratto della Difesa. Secondo il Procuratore Centrale di Seoul –
prosegue l’articolo – Kim è so-
spettato di avere incassato
mazzette da Agusta Westland”. Anche il Korea Joongang Daily, distribuito insieme al New York Times, scrive
dell’inchiesta. Nessun manager di Agusta Westland è indicato negli articoli. Lo scorso 5
giugno, gli investigatori hanno
arrestato un contrammiraglio
e stanno indagando sulle valutazioni positive, che avrebbe
fornito in merito agli elicotteri
Agusta Westland, in cambio,
secondo gli inquirenti coreani,
di tangenti.
È maggio quando una doppia indagine, giudiziaria e governativa, mette nel mirino tre
rata di volo dei Wildcat e le caratteristiche dei siluri non corrisponderebbero alle esigenze
richieste dalla Marina coreana. Gli ufficiali avrebbero riferito di avere ubbidito a ordini
superiori. Il contrammiraglio
Park, responsabile allora del
piano strategico della Marina
militare e preposto alla selezione degli AW159, è stato arrestato pochi giorni fa. “È la
prima volta – scrive la stampa
coreana – che un alto ufficiale
viene arrestato con l'accusa di
c or r uz i on e ”. L’ex ministro
Kim Yang ha ricondotto il pagamento ricevuto a una consulenza, per lui perfettamente
legale. Finmeccanica, quotata
in borsa, non è mai stata sollecitata sul punto dalla stampa
italiana. Con Il Fatto ieri ha
preferito evitare commenti.
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Livorno-Pisa Ripresa la violenza di uno straniero su una 20enne. E la destra specula
Lo stupro sul treno dei pendolari
» MICHELA GARGIULO
Livorno
Per il ‘vu
cumprà’
ci vuole la
castrazione
fisica. La
castrazione
chimica
non basta
perché è
temporanea
ed è costosa
per lo Stato
GIOVANNI
DONZELLI
(FD’I)
È
il pomeriggio di sabato 11 luglio. Alla stazione di Livorno fa
un caldo terribile. Il treno dei pendolari che arriva fino a Pisa è in
partenza. Sale una ragazza, ha appena venti anni, un vestito a fiori e
la borsa da mare. Entra nello
scompartimento vuoto e non si
volta mai. Dietro di lei c’è un uomo,
non se ne vede il volto perché la
telecamera che lo sta filmando è
dietro di lui ma un dettaglio rivela
in parte la sua identità. Ha una
grande borsa di plastica celeste attaccata alle spalle piena di oggetti
che ha portato in vendita sulle
spiagge del litorale toscano. La segue da quando è entrata nello
scompartimento. La giovane si
siede e lui non ha esitazioni: poggia la borsa nel corridoio e si piazza
davanti a lei. Il ragazzo indossa un
paio di pantaloni lunghi e una maglietta rosa e non prova neanche a
scambiare due parole con quella
ragazza che ha la sua stessa età.
Il treno è partito e lui sa che il
viaggio dura poco. Tra Livorno e
Pisa c’è solo un quarto d’ora e non
ci sono stazioni intermedie. Le
immagini non lasciano il tempo
per pensare a qualcosa di diverso
da una violenza sessuale. La ragazza capisce subito quali sono le
intenzioni di quell’uomo ma non
ha neanche il tempo di alzarsi. Pochi secondi e riesce a divincolarsi
ma la fuga dura pochi metri. Lui la
blocca e la getta per terra. Le immagini si interrompono mentre in
quello scompartimento la telecamera continua a filmare ciò che la
Polizia di Pisa ha deciso di non
rendere pubblico. La violenza
sessuale si consuma in pochi minuti, in quel vagone dove non c’è
nessuno, dove le lacrime, le urla e
le suppliche non servono a niente.
È il capotreno a raccogliere la testimonianza della giovane che
racconta della violenza subita pochi minuti prima. Lui avverte la
Polfer mentre il treno sta entrando nella stazione di Pisa. Gli agenti
entrano subito dentro gli scom-
» 11
partimenti e fermano
tore. “Il colpevole – dice Donzelli – è un ‘vù
un ragazzo di colore
nascosto dentro il bacomprà’ regolare, alla
gno. Ha vent’a n ni ,
faccia di tante inutili
distinzioni”. Ma che i
non ha precedenti petreni dei pendolari ornali ed ha la carta di
mai non siano più sicusoggiorno. Ora è in
ri da mesi lo sanno tutti
carcere a Pisa e il Gip
ne ha convalidato
quelli che sono costretti a viaggiare lungo
l’arresto. Le immagi- L’assalto Un frame
ni fornite da quella te- del video dello stupro quella tratta. Sono loro
lecamera collocata
che raccontano che ci
sono molti extracomunello scompartimento sono state fondamentali per in- nitari che viaggiano senza pagare il
dividuarlo e saranno, insieme alla biglietto e che i furti sono all’ordine
testimonianza della ragazza, uno del giorno. Due giovani studentesstrumento di prova incontrover- se, qualche giorno fa, sul regionale
che le portava a Pontedera, consitibile durante il dibattimento.
gliavano a tutti di non prendere il
IN UN MOMENTO di grande tensio- treno dopo le 19. Sul problema delne sociale l’episodio della violenza la sicurezza è intervenuto anche il
sessuale perpetrata da un giovane Presidente della Toscana Enrico
extracomunitario non può che ac- Rossi. “Chiederemo a Trenitalia di
cendere le speculazioni politiche. attivare un piano di video sorveIl primo a commentare è il capo- glianza su tutti i treni regionali e
gruppo in Toscana di Fratelli d’I- alle forze dell’ordine che ci sia altalia Giovanni Donzelli. Propone, meno una persona presente a boroltre che l’espulsione immediata, do che possa intervenire subito”.
la “castrazione fisica”dello stupra© RIPRODUZIONE RISERVATA
» MARCO PALOMBI
L
a gente ha paura e
non bisogna sottovalutare la paura. Così
dicono i politici progressisti quando non
se la sentono di dire
che fare
u n a c agnara immonda
contro 19 richiedenti asilo
(non “clandestini”, come
ritiene qualche giornale) a
Roma è una porcata.
I dati, comunque, confermano che la gente ha
paura: Ilvo Diamanti ieri
su “Repubblica” ha spiegato che quelli che ritengono gli immigrati un pericolo per la sicurezza erano il
33% a gennaio e oggi sono il
42. È cambiato qualcosa?
Aumentano gli sbarchi? I
reati? No, è solo campagna
elettorale e idiozia. Non a
caso il picco del terrore da
uomo nero si è raggiunto
nel 2007, dice sempre Diamanti, quando serviva ad
attaccare il governo Prodi
“buonista” (che aveva ben
altro da farsi perdonare).
La cosa curiosa è che nel
2014 – dice il Viminale – in
Italia il numero dei reati è
diminuito (-7,7%) rispetto
al 2013 e in generale dal
1991 il trend è questo.
Quanto agli immigrati ogni statistica mostra che
quelli regolari delinquono
all’ingrosso quanto gli italiani, per gli irregolari (i
clandestini) la situazione
cambia soprattutto perché molti reati sono connessi al loro status. E l’ondata di sbarchi? Non c’è.
Nei primi sei mesi del 2015
siamo poco sopra le 60mila persone, come nel 2014
più o meno, quando alla fine ne arrivarono 170mila,
solo 66mila delle quali però si fermarono in Italia.
Anche il numero dei rifugiati in Italia (60mila richieste nel 2014) è inferiore alla media Ue (1 ogni
mille abitanti invece di
1,2). Gli stranieri residenti
in Italia a gennaio erano 5
milioni, stabili, gli irregolari 300mila circa, in diminuzione. Il conto economico è positivo: tra uscite e
entrate lo Stato italiano ci
guadagna 3,5 miliardi. Il
2014, per di più, è stato un
anno a saldo migratorio
negativo: è più la gente che
se n’è andata di quella che
è entrata. In sintesi, molti
italiani fanno una brutta
vita e altri italiani applicano la legge di Herman di
Arthur Bloch: “Un buon
capro espiatorio vale quasi quanto una soluzione”.
12 »
P G
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
iazza rande
Il dolore degli italiani onesti
per l’aggressione di Treviso
Una città di 80mila abitanti, Treviso, entra in crisi perché arrivano
cento migranti alloggiati in palazzine sfitte? C’è da vergognarsi. Il 17
luglio termina il Ramadan e, per i
migranti che sono musulmani, comincia la festa del dopo digiuno,
Eid Mubarak, cioè festa benedetta.
Ricorderanno questo giorno con
dolore anziché con gioia, assieme
ai tanti musulmani che a Treviso e
in tutta Italia lavorano onestamente.
SENZA RETE
PEPPE SINI, RESP. CENTRO DI RICERCA
PER LA PACE E I DIRITTI UMANI
Indagare anche i vertici Atac
per far luce su Mafia Capitale
Di fronte alla tragedia del piccolo
caduto nella tromba dell’ascensore
della metropolitana di Roma sono
per lo meno sorpreso dall’operato
della magistratura. Mentre sono
messi sotto accusa un tecnico e due
guardie giurate che hanno agito
scorrettamente, ma nel tentativo
generoso di aiutare persone in difficoltà, a tutt’oggi nessuna indagine riguarda i vertici dell’Atac, responsabili delle gestione e organizzazione del pubblico trasporto di
Roma. È notorio a tutti che ritardi,
disservizi, ascensori e scale mobili
non funzionanti, inadeguatezza
cronica delle linee e dei mezzi,
sporcizia e scarsa manutenzione,
ANTONIO PADELLARO
Migranti, che begli immobili
possiede il Vaticano
CARO PADELLARO, voi buonisti seduti comodamente nei
vostri giornali non vivendo la vita delle persone normali
non sapete fare altro che accusare e criticare chi non ne
può più di subire le prepotenze di una prefettura che da un
giorno all’altro decide di rovinare la vita di un quartiere spedendo centinaia di immigrati in una situazione fuori controllo. Veniteci voi ad abitare a Casale di San Nicola o a
Treviso e poi ci divertiamo davvero.
ASCANIO DE SANCTIS
Il volto di Abele sulle vittime
delle stragi nel Mediterraneo
Sono i governi europei i mandanti
dell’omicidio della bambina siriana morta perché gli scafisti avevano gettato in mare l’insulina indispensabile a salvarle la vita. Sono i
governi europei che impediscono
ai profughi di giungere nel nostro
continente in modo legale e sicuro.
Sono i governi europei che violando le loro stesse leggi fondamentali
sono i primi responsabili della strage nel Mediterraneo ed i primi favoreggiatori delle mafie schiaviste.
Basterebbe che l’Italia rispettasse
l’articolo 10 della sua Costituzione
e rendesse effettivo il diritto d’asilo
e nessuna persona più morirebbe
nel Mediterraneo. Cittadino italiano sono, non voglio essere complice di questo orrore; al Governo e al
Parlamento chiedo che tornino alla
legalità che salva le vite, chiedo che
tornino al rispetto della vita umana, chiedo che cessi l’infamia del
vigente regime razzista e schiavista. Ogni vittima ha il volto di Abele. Ogni essere umano ha diritto alla vita, alla dignità, alla solidarietà.
Sia riconosciuto il diritto di tutti gli
esseri umani a salvare la propria vita, sia riconosciuto il diritto di tutti
gli esseri umani a giungere nel nostro Paese in modo legale e sicuro.
Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected]
MACCHIANERA
L’ITALIA sta esplodendo, ve ne rendete conto?
CARLA
L’ALTRO GIORNO, nella Capitale d’Italia, mentre a Casale
di San Nicola divampava la guerriglia, una folla di viaggiatori esasperati prendeva a sassate un treno della Roma-Lido fermo per un guasto o per uno sciopero bianco
(chissà) e assediava il conducente barricato nella cabina.
Ascoltavo queste notizie alla radio dove in uno dei tanti
programmi-sfogatoio di successo si alternavano voci concitate di persone fuori di testa che minacciavano di bruciare un campo rom o, in alternativa, di darsi fuoco come
estrema forma di protesta. Le alte temperature di questi
giorni certamente esaltano i peggiori istinti ma se fossi il
ministro dell’Interno o il prefetto di Roma o di una qualunque città con problemi di “accoglienza” non dormirei
sonni tranquilli. Non ha torto il prefetto Gabrielli quando
osserva che si parla poco delle comunità che ospitano un
numero di migranti congruo senza protestare mentre in
altre situazioni si permette ai facinorosi di occupare la
scena. E in effetti i numeri aggiornati dal Viminale non
sono così catastrofici come l’accaldata isteria degli agitatori con il tricolore vorrebbe farci credere: 84.558, infatti, sono complessivamente i migranti accolti in strut-
rendono i trasporti romani un sistema per lo meno indegno di una
città capitale come Roma. Si ha forse paura che indagare i vertici
dell’Atac potrebbe rivelare nuovi
verminai come quelli emersi con le
indagini di mafia Capitale?
GUIDO MONTANARI
Sull’onda del razzismo Zaia,
e compagnia bella gongolano
Quello che è successo a Quinto (e
poi anche a Roma) con la “vittoria”
degli indigeni può essere l’inizio di
una escalation xenofoba che non si
sa dove possa arrivare. Ormai siamo alla follia se perfino l’illustre
professor Cacciari la definisce
“un’agitazione del tutto legittima
che va capita”. Pazzesco. Bisognerebbe riportare la questione sui binari di una ragionevolezza che da
tempo si è dileguata e puntare l’indice sull’incapacità di trovare una
soluzione per i migranti compatibile per tutti. Quell’azione dal sapore squadrista ci dovrebbe far
vergognare tutti anche se non mi
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Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi
Consiglio di Amministrazione:
Lucia Calvosa, Luca D’Aprile, Peter Gomez,
Layla Pavone, Marco Tarò, Marco Travaglio
ture temporanee. Da notare che è la Sicilia la regione che
accoglie di più (18 per cento) e nell’isola non risultano per
ora rivolte di piazza o scontri con la polizia o gente che
vuole darsi fuoco. Perché regioni molto più ricche e con un
impatto minore di richiedenti asilo sembrano sempre
sull’orlo dell’apocalisse? Cosa dice la testa alla Curia di
Crema che aveva deciso di aprire a 5 migranti (cinque) le
porte di un convento vicino a un asilo nido e che ha ritirato
l’offerta “vista la tenace e strenua opposizione” di quei
cristianissimi genitori. Così come ci piacerebbe sapere se
sia vero che un devoto vescovo ligure abbia rifiutato di
mettere a disposizione qualche giaciglio per poche famiglie di disgraziati perché nella canonica della parrocchia
prescelta si stavano svolgendo udite udite gli esercizi spirituali. Insomma, di fronte a forme di ribellismo (amplificate da apposite trasmissioni televisive addette a spargere benzina sul fuoco per rimpinguare gli ascolti) ci aspettiamo che lo Stato faccia rispettare la legge. Ragionando con le persone di buon senso e alleviando per quanto possibile i disagi dei quartieri e delle città. Ma non dando mai l’impressione di calarsi le brache davanti al primo
masaniello con un bastone in mano. Ci piacerebbe anche
che Papa Francesco prendesse a scudisciate come Gesù
nel Tempio quei pastori di anime che del cristianesimo
hanno una visione strettamente mercantile. Infine, perché il Vaticano non mette a disposizione dello Stato italiano (sempre così disponibile con la Chiesa quando, per
esempio, si tratta di Imu) quegli immobili vuoti o inutilizzati dando così un senso al valore della condivisione e
contenuto concreto alle omelie domenicali?
Antonio Padellaro - il Fatto Quotidiano
00193 Roma, via Valadier n° 42
[email protected]
sorprende: inevitabile “evoluzione” di una mistificazione della
realtà, di un’informazione pessima
e “drogata” di slogan paranoici che
stimolano gli istinti più bassi e le
pulsioni razziste; informazione
che dipinge il migrante/profugo
come un privilegiato, un parassita
che vive con un alto tenore di vita a
spese dei poveri contribuenti italiani/veneti che lavorano, sgobbano e pagano le tasse fino all’ultimo
centesimo.
greci di Tsipras e da bravi zoticoni
nazisti non bastava anche umiliarlo con il suo popolo. Il loro agire è
come nel secondo conflitto mondiale tranne che con la guerra saccheggiavano le opere d’arte per
portarle in Germania, oggi invece
usano le finanze per appropriarsene. Questa Europa non mi appartiene tenetevela e i burocrati si ricordino che i popoli esistono ancora e hanno memoria. Io sto con Tsipras e la Grecia.
I tempi lontani dell’Europa
dei popoli e dei diritti umani
In queste settimane ho seguito con
attenzione tutto quello che riguardava la Grecia, vorrei esprimere alcune mie personali riflessioni. Si è
parlato di Europa dei popoli ma
nessuno ha mai interrogato i popoli
tranne la Grecia. Abbiamo capito
almeno io sebbene non ho fatto
scuole alte ma il mio quotidiano lo
leggo tutti i giorni che si voleva cacciare il legittimo governo eletto dai
I possibili scenari di guerra
dopo l’accordo sul nucleare
È un errore storico per Benjamin
Netanyahu la firma dell’accordo
sul nucleare iraniano. Per Israele è
veramente un passo drammatico:
come giustificare la politica dei due
fronti quello interno, il popolo più
militarizzato dell’occidente che
deve fronteggiare orde di terroristi
pronti a farsi saltare sugli autobus
pieni di scolari, ed il fronte esterno,
un paese civile ed illuminato, a-
RUDI MENIN
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vamposto dell’occidente, circondato da stati infedeli, con orde barbare pronte a cancellare Israele
dalla carta geografica. Con la Siria
prostrata in ginocchio, l’Egitto
prono agli Usa come non mai, la
Giordania con una casa reale che
parla più inglese che arabo. Ma sarà ancora più difficile giustificare
un apparato militare formidabile
che costa moltissimo al contribuente e soprattutto convincere il
congresso americano a versare i
miliardi di dollari in aiuti militari
alla poderosa macchina bellica israeliana.
GIUSEPPE RICCA
Il peso del debito pubblico
sulle spalle dei nostri nipoti
Se fino a stamani avevo qualche
dubbio, ora ho solo una certezza,
l’euro e l’Unione europea costituiscono una gabbia cresta da strozzini della mafia finanziaria internazionale per sottomettere e colonizzare interi popoli e Stati. Quello
che è accaduto alla Grecia, costretta a farsi pignorare più di 50 miliardi di beni del popolo greco, ha aperto un precedente pericoloso per
tutti noi. Sarebbe troppo facile per
la mafia finanziaria decidere un bel
giorno di non rinnovare le scadenze del nostro debito pubblico, farci
altre i tassi fino ad oltre il 8%, poi
chiederci riforme da ghigliottina
sociale, e pretendere a garanzia
200 miliardi di nostri beni. Qualsiasi essi siano. Di conseguenza per
quanto mi riguarda e per il rispetto
che ho verso i miei figli e nipoti,
sperando di sbagliarmi, da ora in avanti sarò un nemico acerrimo, ancora di più, di questa follia. I greci
da oggi non potranno più permettersi il lusso di pensare di essere padroni del loro Stato, mai più, poiché non potranno mai ripagare il
debito e quindi non riavranno mai
indietro i loro beni messi a garanzia. Fuori subito da questo incubo.
MASSIMO GIORGI
I NOSTRI ERRORI
Nell’articolo uscito il 17 luglio 2015
dal titolo “L’intercettazione ‘fantas ma ’. L’Espresso inguaia Crocetta”
chiariamo che per il sottosegretario al ministero dell’Istruzione Davide Faraone, indagato nell’inchiesta sulle spese pazze all’Assemblea
Regionale Siciliana, la Procura di
Palermo ha chiesto l’archiviazione
in settimana. Per un refuso gli abbiamo poi attribuito una frase che il
presidente della Regione Sicilia,
Rosario Crocetta, ha invece rivolto
allo stesso. È infatti Crocetta ad aver detto: “Faraone usa lo stesso
linguaggio dei Lima e dei Ciancimino... Non è un linguaggio da Governo democratico”. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori.
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PIAZZA GRANDE
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
FATTI DI VITA
RIFUGIATI, LA CACCIA
È APERTA
I
l titolo di molti giornali e telegiornali è mite: “La Merkel
fa piangere una bambina profuga”. Se conoscete la storia,
che resterà esemplare, non è
cattiva la Merkel, è solo immensamente inferiore al suo compito di
leader di un paese grande, forte e
ricchissimo. Risponde a una richiesta umana e intelligente di asilo da parte di una adolescente.
Risponde come un robot che arriva solo dove arrivano i sentimenti
bassi di coloro che l’hanno costruito.
LA GIOVANISSIMA palestinese di
nome Reem aveva appena detto
queste parole: “Signora Cancelliera, perché volete espellere me e la
mia famiglia? Perché volete strapparmi il sogno di studiare con i
miei compagni di classe? È così
difficile vivere con la paura di venire mandati via senza poter vivere una vita normale. Io vorrei studiare vorrei vivere qui”, dice in un
tedesco perfetto (sto
citando da La Repubblica, 17 luglio). La risposta della Merkel
merita di essere ricordata perché contiene,
nel suo apparente
buon senso contabile,
tutte le ragioni della
domanda angosciosa
di tanti di noi: perché il
convoglio Europa sta
deragliando e rischia di
perdere i suoi pezzi fra
crudeltà e dolore? Le
ragioni ce le dice, con la
finta pacatezza del suo
grigiore, la Merkel
stessa, stanata da un ragazzina: “Ci sono migliaia di persone come
È
da quasi 30 anni – dal famigerato articolo di
Leonardo Sciascia sui
professionisti dell’antimafia – che si discute, ci
si divide sull’antimafia. E, come
sempre, errata si rivela ogni generalizzazione, la pretesa di racchiudere l’antimafia in un’unica categoria e di giudicare a priori, senza
entrare nel merito delle situazioni,
nella valutazione delle persone e
dei fatti. È l’errore che commise
Sciascia attaccando in quell’articolo Paolo Borsellino, accusandolo di aver fatto carriera strumentalizzando i suoi meriti antimafia
per scavalcare magistrati più anziani ed esperti di lui. L’errore di
Sciascia fu di sottovalutare l’uso
che di quelle parole avrebbero fatto gli sciacalli. Non a caso, Borsellino, il 25 giugno 1992, nel suo ultimo intervento pubblico prima di
essere ucciso, ricordò: “Tutto incominciò con quell’articolo sui
professionisti dell’antimafia”. Da
lì partì la campagna di delegittimazione che avrebbe distrutto il pool
antimafia.
ORA RICORRE l’anniversario della
strage di via D’Amelio e ricordare
Paolo Borsellino – un maestro, un
amico, un fratello maggiore – è il
minimo che io possa fare per onorarne la memoria e il sacrificio. Capisco però il disagio dei figli di Paolo che alle commemorazioni ufficiali hanno deciso di non partecipare perché non si riconoscono in
» FURIO COLOMBO
te nei campi profughi, e pensate
anche all’Africa. Mica possiamo
dire a tutti di venire in Germania”.
È tutto triste, sbagliato, mortuario,
nella dichiarazione al mondo della
Merkel.
Vuol dire che l’Europa non esiste, e se esiste a mala pena arriva a
discutere con vera violenza i suoi
conti, vuol dire che vuole frontiere
e muri anche se non tutti lo annunciano. Non dite però: “I tedeschi
sono fatti così” prima di avere riflettuto su ciò che sta accadendo e
disonorando l’Italia. La furia violenta e distruttiva che si è scatenata contro alcune decine di rifugiati
nel borgo di Quinto, vicino a Treviso (e nella borgata San Nicola, a
Roma) rappresentata soprattutto
dal gesto crudele e assurdo di distruggere i materassi su cui avrebbero dovuto e finalmente potuto
dormire pochi scampati al deserto
e al mare, ha dato luogo a un odioso
spettacolo in cui ti senti disorientato e perduto come quei giovani
neri in disperata attesa di trovare
riposo. E dopo molta violenza,
qualcuno ha suggerito che le masserizie non ancora distrutte (niente altro che sedie e qualche televisore) andavano dati, invece che ai
rifugiati, alle vittime di una tromba d’aria nel Veneto, gente bianca.
Giusto barbaramente sbagliato?
Giusto. È arrivato il governatore
Zaia, azimato e imbrillantinato, ad
annunciare che “stanno africanizzando il Veneto” (meno di 100 rifugiati ). E aggiunge senza imbarazzo: “Vogliono portare qui tutta
l’Africa”. Ma ha rassicurato tutti:
“Adesso potete tornare a dormire
nelle vostre case”. Traduzione: adesso che non ci sono più i negri.
“Grazie, grazie”, rispondevano i
discepoli di un razzismo disumano e prefabbricato, con
la collaborazione di
Forza Nuova. Visti insieme, lo stesso giorno,
il gesto borioso e ottuso della Merkel (che
però almeno cercherà
di riparare), e la violenza delle donne feroci e
infuriate di Quinto di
Treviso, che credevano di difendere i loro figli e hanno assicurato
per loro e per noi l’odio
di una vasta parte del
mondo, visti insieme ci
hanno dimostrato che
è in corso una paurosa
caduta in basso in cui si
è perduto tutto ciò che
si era guadagnato dopo
L’ANTIMAFIA FINTA
SERVE SOLO
AL REVISIONISMO
» ANTONIO INGROIA
quella che Lucia ha definito un’antimafia di facciata. È l’antimafia
finta, che sgomita per essere in prima fila, e per questo è lontanissima
dall’idea di antimafia che fu di Borsellino, di Falcone e di quanti per
quella idea hanno dato la vita. Ma
glio di un boss, invidiato da tutti i
coetanei per il rispetto di cui era
circondato, un’invidia che provava
anche lui, pur essendo stato educato al rispetto della legalità. Se anni
dopo, diceva, gli studenti non provano più quella stessa invidia, vuol
dire che la Sicilia è
cambiata, e che è
cresciuta la sensiL’EREDITÀ
bilità antimafia. E
Chi vorrebbe eliminare la
se oggi l’antimafia
moda e di essevera lotta alla mafia porta èredicomplici
della
mafia
ci
si
vergoad esempio i professionisti gna, anche questo
delle passerelle. Paolo ci ha ci dice che il sacrificio di Falcone e
insegnato a distinguere
Borsellino non è
stato inutile. Prima l’antimafia era
quel carrozzone fine solo a se stes- di pochissimi, poi di pochi, oggi di
so, che c’è e che va denunciato, non molti. Prima i magistrati che indadeve far dimenticare che c’è un’al- gavano sulla mafia erano considetra antimafia, che continua a lotta- rati visionari, ora esiste una Procure, costretta a remare controcor- ra nazionale e tante procure dirente, isolata e attaccata. Una volta strettuali antimafia, ed anche tePaolo mi raccontò che da ragazzi- state giornalistiche ed associaziono aveva un compagno di classe fi- ni come Libera che della lotta alla
» 13
Merkel, la bimba
e la ferocia che
piace all’elettore
la distruzione del fascismo e del
nazismo. Fascista, nel senso del
burocrate scrupoloso di medio livello, è certo ogni parte della risposta della Merkel, non a una petizione di popoli ma a una sola ragazzina che va bene a scuola, appartiene alla cultura tedesca e vorrebbe finire il tormento dell’essere continuamente espulsa (“ce ne
sono tante come te” mente la cancelliera) e la politica ci viene indicata non come una porta che si apre ma un filo spinato che si chiude.
NAZISTA, benché improvvisato da
madri di famiglia e persone che lavorano (con l’aiuto però di veri fascisti) l’aggressione violenta e distruttiva di Treviso. Il tutto con un
ministro dell’Interno inesistente
che ha permesso che questo accadesse, e comunque non c’era. C’era
uno squallido presidente di Regione che si è recato sul posto a dare il
sigillo d’approvazione della autorità allo squarciare dei materassi, e
alla cacciata dei cento rifugiati accampati in case senza luce, dicendo le frasi senza senso “stanno africanizzando il Veneto”, “portano qui tutta l’Africa”, la stessa immatura menzogna dei bulli che pestano a scuola i ragazzini immigrati. Erano disorientati e storditi i rifugiati, che non sapevano di turbe
psichiche (morbo leghista) dei
trevigiani. Erano storditi e disorientati i volontari che avevano accompagnati i profughi e li stavano
sistemando. Ma chi ha seguito l’evento in televisione ha visto che,
dopo l’arrivo del governatore che
sostiene l’incendio dei materassi e
la distruzione dei mobili, erano disorientati anche i Carabinieri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
mafia fanno il loro impegno quotidiano, così come tante persone
perbene.
È QUESTO il vero successo di questi
ultimi anni. Certo, è accaduto che
l’antimafia è diventata anche una
icona da esibire. È nata una nuova
forma di conformismo, il conformismo dell’antimafia, dove imbroglioni, disonesti e perfino complici
della mafia hanno cercato di camuffarsi. E che è successo? Che alcuni casi clamorosi dell’antimafia
opportunista hanno dato fiato al
revisionismo per gettare a mare
tutta l’antimafia. Se cedessimo alle
sirene del revisionismo, sarebbe
come tornare indietro di un secolo.
Quindi, fronteggiamo il conformismo dell’antimafia, ma contrastiamo anche il neorevisionismo, e così sosteniamo l’antimafia vera. Saper distinguere. Senza indulgenze
e con intransigenza, ma senza generalizzazioni. Valutare ciascuno
per i comportamenti e non per le
parole. Questi sono alcuni degli insegnamenti più preziosi di un uomo serio e rigoroso come Borsellino. Cerchiamo di dimostrare di
essere all’altezza della sua eredità.
Ed impegnarci per la verità su
quella buia stagione delle stragi e
della trattativa Stato-mafia, sostenendo e non isolando chi è più esposto su quel fronte. È questa la
missione di tutti e di ciascuno. Senza cedere alla stucchevole competizione su chi è più antimafioso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
» SILVIA TRUZZI
F
rau Merkel è stata subissata di critiche per aver mostrato – di fronte a
una profuga palestinese in lacrime –
l’umanità e l’empatia della signorina Rottenmeier. Reem Sahwil ha 14 anni, è arrivata a Rostock, cittadina dell’estremo
Nord della Germania, quattro anni fa, dopo aver vissuto in un campo libanese. La ragazzina, durante
un incontro in una scuola, ha spiegato alla Cancelliera di avere paura: teme di essere rispedita al
mittente. “Non so come sarà il
mio futuro, perché non so se potrò restare.
Anch’io ho dei progetti, vorrei studiare. È
una sensazione un po’ fastidiosa vedere
come gli altri possono vivere la loro vita e
io no”. Risposta della signora Merkel: “Lo
capisco, sei estremamente simpatica, ma
nei campi profughi palestinesi in Libano
ci sono migliaia e migliaia di persone e non
siamo in grado di far venire tutti”. Reem si
è messa a piangere e la Cancelliera ha provato a consolarla. Dicendole: “Va tutto bene, sei stata bravissima”. Come se la questione fosse l’emozione per aver parlato in
pubblico (e di fronte al prestigioso Capo
del governo) e non la paura di essere cacciata. La ragazzina lo aveva detto poco prima a una tv locale, raccontando la sua vita:
“Ho avuto molto a che fare con la guerra e
l’insicurezza. Per questo sono anche felice di essere qui, perché è molto più sicuro.
E la paura che avevo prima, che è sempre
dentro di me, finché sono qui continua a
diminuire”. Ovviamente la questione è:
incontro il capo del governo, forse posso
chiedere una mano e non avrò fatto bella
figura. Era facilmente intuibile, perfino
per chi non dispone di un Cancellierato o
di una laurea in psicologia..
IL VIDEO della Merkel ha fatto il giro del
mondo, con il consueto codazzo di critiche, frizzi, lazzi, ingiurie. Commenti diversi: alcuni pro Angela, alcuni pro Reem,
alcuni spiritosi (“Renzi le avrebbe detto:
stai serena”), altri abominevoli (“Sono nati piangendo quelli lì”). Ma attenzione, si è
poi scoperto quanto segue: la risposta –
spietatamente realista – di Crudelia de
Merkel era inutile. Lo ha ben spiegato il
giorno dopo il ministro per le Politiche migratorie, Aydan Oezoguz. “Non conosco la
situazione della ragazza, ma parla perfettamente tedesco e vive da tempo in Germania. Proprio per persone come lei abbiamo appena modificato la legge, per dare qui da noi una prospettiva ai giovani che
si sono integrati”. La norma già approvata
da Bundestag e Bundesrat entrerà in vigore entro l’estate: prevede che giovani
stranieri che vivono da almeno quattro anni senza interruzioni in Germania possano avere il permesso di soggiorno. La legge, più in generale, viene incontro a tutti
coloro che da tempo vivono in Germania,
si sono integrati, ma non hanno visto accolta la domanda d’asilo (circa 125mila
persone attualmente). Facile no? Bastava
dirlo. Tutto ciò premesso, i commentatori
hanno per lo più sottolineato la disumanità della Cancelliera rigorista. Ma non è
questo il punto: dovendo scegliere tra l’informare la ragazzina della nuova legge e
ribadire il “non possiamo accogliere tutti”, Angela Merkel ha preso la seconda
strada. Perché repetita juvant, ragazzi.
Perché prima di tutto bisogna parlare
all’elettorato. Perché l’ossessione è quella
di sottolineare primati, regole, diktat e ultimatum, perfino quando una legge già approvata può rassicurare una ragazzina
spaventata. E ancora: l’indignazione globale per le lacrime di Reem è facilmente
comprensibile. Meno comprensibile la
sostanziale indifferenza all’umiliazione
di un intero popolo, avvenuta solo una settimana prima, al grido di “salviamo l’Europa”. Chissà chi salverà l’Europa dalla
stupidità miope della ferocia.
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14 » CRONACA
LATINA
Alfano su Twitter:
“Fermato il killer
dell’orefice di Roma”
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
È STATO FERMATO ieri sera a Latina il presunto assassino di Giancarlo Nocchia, gioielliere ucciso a Roma mercoledì pomeriggio. Si tratta di un pregiudicato 32enne bloccato dai carabinieri del
Nucleo investigativo mentre era a bordo di
un treno. Lo ha annunciato su Twitter il ministro dell’Interno Angelino Alfano che ha
fornito alcuni dettagli: “L’uomo aveva con
q
sè una pistola e alcuni gioielli sui quali sono
in corso verifiche. Stato più forte. Ottimo
lavoro dei carabinieri”. Il pregiudicato è un
tossicodipendente originario di Napoli e aveva con sé due pistole e una borsa con i
gioielli particolarissimi rubati nel negozio
di via dei Gracchi, nel quartiere Prati della
Capitale. Quando è stato fermato sul treno
in transito per Latina era in compagnia di un
altro uomo. I militari vogliono assicurarsi
che l’uomo fermato sia proprio dell’omicida oppure di un suo complice. Oltre ad Alfano, anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è congratulato con il generale
Tullio Del Sette, comandante generale
dell’Arma. Pure il sindaco Ignazio Marino
ha espresso i suoi complimenti ai carabinieri.
MAFIA CAPITALE Su Facebook amici postano i video di cene, brindisi e balli a casa
di Daniele Pulcini, il costruttore romano che sta scontando gli arresti in villa dal 4 giugno
Domiciliari con veglione
» VALERIA PACELLI
B
alli a bordo piscina,
con doveroso brindisi per festeggiare
l’inizio dell’“estate
2015” e musica di sottofondo. Molti però “non possiamo inquadrarli, c’abbiamo il
top secret”, dicono i commensali intorno al tavolo.
Eccoli i video pubblicati da
un amico di Daniele Pulcini
che potrebbero inguaiare
l’imprenditore romano finito ai domiciliari durante la
seconda retata della Procura
di Roma Mafia Capitale. Daniele Pulcini non è indagato
per mafia, ma per turbativa
d’asta.
Di lui scrive il gip Flavia
Costantini: “Chiude con
Buzzi (Salvatore, ritenuto
dai pm braccio sinistro
dell’ex Nar Massimo Carminati, ndr) accordi in ordine al
subaffidamento di servizi in
cambio di una non partecipazione e che concorre nel
rafforzare il proposito criminale di costui”.
COSÌ DAL 4 GIUNGO scorso,
Daniele Pulcini si trova ai
domiciliari in una villa in un
quartiere romano in mezzo
al verde: la casa è enorme,
con tanto di piscina e giardino.
E qui che sarebbero avvenute le cene e i balli a bordo
vasca, secondo i video che
Selvaggia Lucarelli è riuscita
CAMORRA
Festini
I frame
dei video
finiti su Facebook e ripubblicati da Selvaggia Lucarelli. Tra
gli invitati
anche la
show girl
Antonella
Mosetti
Antonella Mosetti e amici a
bordo piscina che poi pubblicano i video su fb chiamandolo ‘l’uomo nero’”.
In poche ore, i commenti e
le condivisioni si sprecano. I
video sono due, non ci sono
date.
Anche se nel primo, radunati i commensali intorno a
un tavolo, si brinda all’inizio
d el l ’estate 2015. Daniele
Pulcini non si vede. Qualcuno dice più volte che non bisogna riprendere una persona denominata l’uomo nero.
L’uomo nero
L’imprenditore non
si vede mai mentre
festeggiano all’estate
2015. I legali: è falso
a salvare (l’amico di Daniele
Pulcini infatti li ha eliminati
dal web) e a pubblicare ieri
sul suo profilo Facebook.
Commenta la Lucarelli: “Daniele Pulcini, i suoi domiciliari li fa così, a casa sua con
ANCORA. Nel secondo video
invece ci si esibisce a bordo
piscina. La showgirl Antonella Mosetti in vestitino nero e tacchi alti balla al suon di
una musica caraibica. Abbiamo chiesto chiarimenti alla
difesa di Daniele Pulcini, gli
avvocati Tito Milella e Luigi
Giuliano, che si dicono molto sorpresi. La circostanza
così viene smentita.
Poi ci spiegano che il loro
assistito in effetti sta scontando i domiciliari in via della Nocetta, a Roma, ma non
nella parte della villa con la
piscina dove invece vive il
padre di Daniele. Piuttosto
in quella accanto dove sta il
fratello. Inoltre, non avrebbe limiti: può andare a trovarlo chi vuole, l’importante
è che lo ospiti nella parte della casa che gli è stata assegnata.
Se l’imprenditore abbia o
meno violato o meno i domiciliari adesso toccherà stabilirlo alla magistratura capitolina.
Già l’anno scorso aveva
violato il divieto di avvicinarsi alla ex moglie con la
quale da tempo va avanti una
querelle combattuta a suon
di denunce. L’ex tronista
Claudia Montanari ha denunciato l’imprenditore con
l’accusa di averla picchiata.
Lui ha risposto con una querela per stalking. Poi il 7 ottobre 2014 è stato condannato a un anno e quattro mesi di
reclusione per lesioni, ingiurie e minacce nei confronti
della donna.
MA PER DANIELE Pulcini non
è finita. Ha avuto guai giudiziari per una vicenda legata
all’affidamento di un appalto per la realizzazione di un
parcheggio a piazzale Clodio e nell’ambito dell’inchiesta su Marco Di Stefano, deputato Pd. Dulcis in fundo,
l’inchiesta mafia capitale.
Insomma, un’altra proprio
non ci vorrebbe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Dopo Sarro Indagato per concorso esterno l’eurodeputato FI: “Legato al sistema Zagaria”
Martusciello “riferimento dei Casalesi”
» VINCENZO IURILLO
G
aleotti sarebbero i suoi
rapporti con l’imprenditore Giuseppe Fontana e il
suo interessamento a pilotare appalti dell’Asi (Area Sviluppo industriale) di Caserta. Fulvio Martusciello, europarlamentare di Forza Italia, è stato iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione camorristica nell’ambito
dell’inchiesta sulle mani del
clan dei Casalesi negli appalti dell’acqua. Con la stessa
accusa, concorso esterno, è
stato iscritto anche il deputato azzurro e cosentiniano
Carlo Sarro, per il quale pende una richiesta di arresto
per turbativa d’asta. L’iscrizione per camorra dei due
politici azzurri emerge da
venti pagine di atti giudiziari
depositate agli atti delle ordinanze di arresto eseguite il
14 luglio nell’ambito dell’in-
chiesta “Medea”. La Dda di
Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe
Borrelli, pm Cesare Sirignano, Maurizio Giordano e Catello Maresca, avrebbe stralciato dall’indagine madre su
commesse dell’acqua, politici e camorra, un filone relativo agli appalti Asi Caserta, ed un altro filone sui legami tra Sarro ed il clan nella
divisione della torta delle
gare della Gori (la società
che gestisce i servizi idrici)
ad imprenditori di riferimento del boss Michele Zagaria.
C’È UN NOME che accomuna
gli approfondimenti investigativi su Sarro e Martusciello. È quello di Giuseppe Fontana, uno degli imprenditori
del ‘sistema Zagaria’. Arrestato per associazione camorristica, Pino Fontana –
registrato in ambientale il 22
dicembre 2013 in auto insie-
me a Martusciello mentre
andavano a trovare Nicola
Cosentino - sarebbe organico (e beneficiario) nel disegno collusivo per la spartizione degli appalti della manutenzione della rete idrica
campana a ditte della cosca.
Un disegno orchestrato
dall’ex senatore Udeur
Tommaso Barbato (in carcere per concorso esterno), dirigente del settore Acquedotti della Regione Campania, e da Francesco Zagaria,
geometra, anche lui Udeur,
cognato omonimo del boss,
deceduto nel 2011 (e ai suoi
funerali partecipò anche
Sarro). Secondo la Procura,
Sarro in qualità di commissario dell’Ato 3 – socio pubblico di maggioranza in Gori,
la società che gestisce servizi
idrici – avrebbe pilotato appalti in cambio del 5 per cento dell’importo dei lavori e di
finanziamenti elettorali. Ma
avrebbe anche acconsentito
una Ati di Fontana dalla gara
“La Bandiera Blu del Litorale Domizio”.
INSIEME A FONTANA negli
Inquisiti
Per i pm di
Napoli
Martusciello
e Sarro sono
in rapporto
con imprenditori della
camorra
Ansa/LaPresse
alle richieste di Martusciello
di “patrocinare” gli interessi
di Pino Fontana e delle altre
imprese con il marchio ‘Zagaria’. Negli anni in cui è stato consigliere regionale –
scrivono i pm – il forzista sarebbe stato “il politico di riferimento di Fontana e del
clan Zagaria” e si sarebbe a-
doperato per convocare nei
suoi uffici politici e dirigenti
dell’Asi di Caserta per convincerli a affidare appalti a
Fontana e un altro imprenditore. Martusciello avrebbe
incontrato riservatamente
Cosentino per chiedergli un
intervento al Tar Campania
sul ricorso per l’esclusione di
anni scorsi l’europarlamentare avrebbe provato a chiedere all’ex sottosegretario,
dall’aprile 2014 in carcere
per camorra, il disco verde
alla sua candidatura a coordinatore regionale di Forza
Italia. E poi c’è la storia delle
raccomandazioni di Fontana, che grazie a Martusciello
avrebbe segnalato assunzioni nelle società collegate alla
Regione. Il politico ne avrebbe ricavato voti e finanziamenti elettorali.
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ITALIA
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
IL GRAND TOUR
S
La scheda
PARTITO
dal Ponente
ligure, il Grand
Tour che
Antonello
Caporale vi
propone sulle
pagine del
Fatto è un
racconto
dell’Italia che
dà le spalle al
mare: città,
gente, luoghi,
voci: una
piccola
indagine su
come gli
italiani
custodiscono
o sfasciano il
Belpaese
n
LA TAPPA
NUMERO 9
parte da
Agrigento,
passa per un
paesino vicino
a Marsala
dove il
sindaco ha
rinunciato alla
vita londinese
e arriva a
Gibellina,
distrutta nel
‘68 da un
terremoto
n
» ANTONELLO CAPORALE
iamo in albergo ai piedi dei
templi di Agrigento. I turisti
vengono deportati qui, lungo i fianchi di questa carreggiata di lamiere in transito,
un nodo stradale più che il
luogo dove dal mondo si arriva per ammirare quel che
altrove nemmeno è possibile immaginare.
È come se Agrigento avesse richiamato – per contrappasso – tutti i siciliani
malintenzionati, li avesse
convocati ai bordi dell'area
archeologica. Come se si
fosse voluta compensare la
magnificenza di questo presidio della memoria e dell'arte, la sua imponenza,
l'affaccio maestoso sul Mediterraneo, con l'asfaltatura
di ogni centimetro di terra
circostante. La costruzione
di passi e sovrappassi, l'allineamento dei cubi cementizi come contrafforte alla
creatività, alla cultura di chi
quest'isola l'ha abitata nei
secoli scorsi è il segno feroce
dei giorni tristi e bui che viviamo.
» 15
Da Agrigento a Mazara Storie di contrappassi e rimpatri alla
ricerca della bellezza, prima del ritorno in Continente
Sicilia tra templi e abusi,
il riscatto, anche dai vitigni
LA STRADA che da Agrigen-
to si allunga fino a Trapani,
fasciando la Sicilia occidentale di un manto bituminoso
permanente, promuove attività edilizie in continuazione. Imponenti cartelli
della Cmc costruzioni, la
cooperativa nata dal sudore
e dalla militanza dei muratori comunisti emiliani e oggi divenuta un montacarichi
di appalti delle più diverse
carature, ripete al viaggiatore che i lavori sono in corso.
Imponenti, danarosi,
straordinari. Passi, sottopassi, mezze bretelle, bretellone intere. Scarichi di
cemento in riva a mare, oppure – come a Porto Empedocle – centrali termoelettriche sulla spiaggia annunciano la decomposizione civile di questa società.
E un ritratto di quel che è
potuto succedere senza che
nessuno lo sentisse come insopportabile, lo offre ai suoi
abitanti e ai viaggiatori che
la attraversano, la comunità
di Siculiana, centro di smistamento degli affari dei Caruana Cuntrera, un clan mafioso al top della speciale
classifica.
C'è un ponte fermo a metà, costruito a metà, realiz-
L’ASSEDIO ALL’AREA ARCHEOLOGICA
Il contrasto siciliano
Dall’affaccio maestoso
sul Mediterraneo alle odierne
asfaltature e lamiere
“PETROSINO È CONTRO LA MAFIA”
La scelta di un giovane
sindaco. Dalla carriera
alla Banca Mondiale alla
voglia di ripartire dai vitigni
zato monco. Un'opera a
mezz'aria indiscutibilmente priva di senso, anzi offensiva per i soldi che ha succhiato (magari soldi presi a
prestito dallo Stato, finanziati con i notissimi bond?) e
che restano lì, sparsi sulla
coscienza sporca di una
classe dirigente senza dignità e il minimo senso di
continenza. Un mostro come un altro mentre allungo
il passo per raggiungere in
tempo (l'appuntamento è
per l'ora di pranzo) Petrosino, nei pressi di Castelvetrano, luogo nativo di un altro
fuoriclasse della Mafia Spa,
Matteo Messina Denaro.
PETROSINO era un quartie-
re di Marsala, la bellissima
Marsala, divenuto poi comune autonomo e ora governato da Gaspare Giacalone, un quarantenne di ottimi studi e ottime speranze.
La sua auto, una Bmw strabiliante, con i gommoni da
fuoristrada e il motore superpotente, è il risultato di
una confisca dei beni che lo
Lo specchio
Il ponte “simbolo” di Siculiana, arte a
Petrosino, la
piazza comunale di Gibellina
Stato ha deciso nei confronti
di uno dei tanti mafiosi in attività sull'isola. Gaspare per
il comune che guida ha scelto quell'auto nell'autosalone prefettizio e gli ha fatto
sistemare sulla fiancata un
adesivo: “Petrosino è contro
la mafia”.
L’'adesivo timbra le auto
del comune - persino quelle
della polizia urbana - in modo si capisca ancora meglio
da che parte si sta. Le istituzioni qui hanno sempre il
volto obliquo del silenzio
connivente, e l'Autorità mostra una timidezza esagerata. Il sindaco Giacalone, che
fino a due anni fa trattava i
finanziamenti ai paesi africani da parte della Banca
Mondiale, viveva a Londra,
riceveva lo stipendio in dollari.
POI LA SCELTA contraria, un
cambiare verso spettacolare. “Ero qui in vacanza, mi
chiesero se me la sentissi di
candidarmi, dare una mano
al mio paese. Ho avvertito una necessità e insieme un
piacere. Ho scelto di ritornare in Sicilia sebbene il mio
lavoro fosse appagante, il
massimo che si possa attendere dalla vita. E qui abbiamo iniziato a lavorare con
fervore, sapendo cosa ci aspetta”.
E' una giunta giovane,
speranzosa, volitiva. Ha ripulito la spiaggia dagli insediamenti storici di chi con la
prepotenza utilizzava il demanio, il comune è ben tenuto e bene organizzato. Finalmente c'è un piano urbanistico, un disegno per dare
un futuro a chi qua vive.
I vitigni del Grillo sono il
motore fondamentale di una economia che sente di
poter avanzare: “Il nostro
mare è unico, la costa bellissima, produciamo un vino
eccellente e abbiamo voglia
di ricreare un tessuto sociale che respinga ogni bisogno
dell'appoggio mafioso.
Dire no alla mafia, anzi
scriverlo sui muri del municipio, sulle fiancate delle auto pubbliche, è un modo per
simboleggiare la nostra
scelta di campo irrinunciabile, definitiva. Sono felice
di aver accettato di fare il
sindaco, e felice che qualcosa si stia muovendo. Non è
stata fatica sprecata...”.
Al tramonto si riprende la
via verso nord, ma all'altezza di Mazara del Vallo decido di piegare verso Gibellina, il luogo in cui una tragedia, il terribile terremoto del
1968, si trasforma, per volere del suo sindaco visionario
Ludovico Corrao, in uno
sceneggiato d'arte contemporanea.
Schifano, Cascella, Pomodoro, Paladino. I più
grandi artisti vennero convocati per farvi il ritrovo del
meglio che c'era. Sembrava
la rivoluzione e invece era
un atterraggio di marziani
che incombevano sugli sfollati di Gibellina vecchia.
OGGI IL CRETTO di Burri a-
pre la visione a un paese fatto di anime morte, imbullonati dentro il maestoso sistema delle piazze e delle altre opere (la torre civica,
l'auditorium, la chiesa madre) ma non coinvolti. Stanno lì e guardano chi arriva.
Mirano l'altrove che scorre
davanti ai loro occhi.
Si riparte! Messina, altra
città fallita grazie alla speciale “cura” dei suoi vecchi
amministratori, imbarca
chi lascia l'isola.
Direzione Reggio Calabria, da lì sulla famigerata e
tragica statale 106 (in vetta
alla classifica per morti per
incidenti stradali) verso Policoro, che il governo vorrebbe s'affacciasse sulle trivelle, e che il suo mare sputasse petrolio invece che
cozze.
(9 - Continua)
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16
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
Il Fatto Speciale
Opere
Inutili
Tav, 20 anni di balle
ad Alta velocità
nascoste nei numeri
È
Il libro
Il Tav
Torino Lione. Le
bugie e la
realtà
l
Guido Rizzi e
Angelo
Tartaglia
Pagine: 159
Prezzo: 10 ™
Editore:
Intra Moenia
I numeri
2
mila.
È la media
di passeggeri
che ogni
giorno,
da 15 anni,
viaggia
sulla tratta
ferroviaria
tra Torino
e Lione
40
mila
passeggeri
al giorno:
quantità
minima per
ottimizzare
i costi
dell’alta
velocità
3
milioni circa,
i camion
che si
riverserebbero
in strada
secondo le
stime del
progetto
del Tav
Torino -Lione
media dell’1,35 per cento fino al 2060. “Ma non esiste
un modello matematico
de ll’economia mondiale –
spiega Tartaglia - e le previsioni sulla crescita del Pil
non possono essere considerate oggettive. Al massimo possono essere prese come auspici, con credibilità
pari a quella di un oroscopo”. È quasi superfluo osservare che dal 2007 al 2015
tutte le “prev ision i” su lla
crescita del Pil sono state
ampiamente smentite.
» VIRGINIA DELLA SALA
il ‘fanta -Tav’, l’insieme di
dati e numeri elaborati per
giustificare la creazione della linea ferroviaria ad Alta
Velocità (Tav) tra Torino e
Lione. “Dagli anni Novanta a
oggi, sono state presentate al
pubblico valutazioni quasi
sempre arbitrarie. Dovrebbero essere tecniche: ma se
analizzate da un tecnico, appaiono addirittura paradossali”: per Angelo Tartaglia,
professore di fisica al politecnico di Torino e per tre
anni membro dell’Osservatorio tecnico per la realizzazione del Tav Torino – Lione, “c’è stato un ricorso spregiudicato e intenzionale alla
disinformazione”. Bugie già
venute alla luce negli anni
scorsi e altre riconfermate
da dati recenti: che, punto
per punto e tutte insieme
Tartaglia smentisce nel libro
“Il Tav Torino - Lione, le bugie e la realtà”, scritto con
Guido Rizzi. “Sotto forma di
numeri e dati sono state divulgate quelle che, volgarmente, definirei bufale”. E
più sono grandi le opere, più
grandi sono le bugie create
per giustificarle. Come quelle di seguito, sviluppate su
modelli matematici e confutate sullo stesso piano e dalla
realtà.
Il Tav è per il trasporto
dei passeggeri
Non è vero. I flussi di traffico
passeggeri sulla direttrice
Torino-Lione sono lontanissimi da un ordine di grandezza che possa giustificare
la nascita di una linea veloce
al posto di quella che c’è già e
su cui non viaggiano più di
2mila passeggeri al giorno.
Ormai da 15 anni. “La Tokyo
- Osaka ha più di300mila
passeggeri al giorno, il Tgv
Atlantique 40mila – spiega
Guido Rizzi - È la soglia numerica minima. Al di sotto,
una linea di Alta Velocità
per passeggeri, ai costi attuali, è economicamente improponibile. Si realizza
un’opera completamente a
debito”.
Il Tav è necessario
per il trasporto merci
Tra il 1997 e il 2013, il traffico
merci tra Italia e Francia è
diminuito del 17per cento.
Tra le cause ci sono la smaterializzazione delle merci,
la delocalizzazione delle attività produttive, l’aumento
della disoccupazione e l’esplosione del debito. “La
presunta carenza di infrastrutture ferroviarie o autostradali non ha alcun ruolo –
spiega Rizzi - e tuttavia progettisti e proponenti conti-
nuano a mitizzare il ruolo
strategico di tali infrastrutture”. Producendo previsioni, non dimostrate né giustificate ragionevolmente, di
un aumento esponenziale
dei traffici tra Torino e Lione nei prossimi 40 anni. La
prospettiva su cui si fonda
tutto il sistema progettuale è
che nel 2053 viaggeranno su
ferro 58,1 milioni di tonnellate di merci. Diciotto volte
il valore del 2013.
Il pareggio di bilancio
è previsto per il 2072
“Per teorizzare l'incremento di traffico nei prossimi
decenni, per ogni punto di
Pil calcolato in più– spiega
Rizzi – i committenti del
Tav hanno previsto un moltiplicatore di crescita di 1,7
che hanno chiamato elasticità e che dovrebbe essere
calcolata su “dati storici”.
Negli ultimi 16 anni, il Pil italo-francese è aumentato
di pochissimo. Il traffico tra
i due paesi, però, è diminuito
del 16 per cento. “Il che dovrebbe portare a una elasticità negativa, o comunque
minore di 1”. In pratica, secondo i due studiosi, chi ha
elaborato i dati è partito dalle conclusioni desiderate,
per poi andare a ritroso verso l’elaborazione dei parametri d’ingresso. Il modello
non è di per sé sbagliato, è
stato comunque prodotto da
qualcuno in grado di elaborarlo, ma come qualsiasi
modello previsionale, il risultato dipende da cosa si
pone come ipotesi d’ingresso.
“Se le ipotesi di ingresso
sono assurde, si hanno risultati assurdi – spiega Tartaglia - Come l’ipotesi che il
traffico sulla linea cresca,
per decenni, più in fretta del
Pil dei paesi collegati. Hanno ipotizzato un quoziente
di crescita del Pil, poi previsto una crescita del volume
dei trasporti che desse come
risultato il dato finale che loro volevano: l’equilibrio costi-benefici. Un banale trucchetto matematico”.
Le merci aumenteranno
perché aumenterà il Pil
Chi ha elaborato le osservazioni ha immaginato che il
Pil dell’area europea interessata dalla nuova linea avrà una crescita costante
Il Tav drenerà l’eccesso
di traffico sulla strada
Falso. In Valsusa, il traffico
ferroviario sulla linea storica si è ridotto del 68 per cento rispetto al 1997, del 37per
cento rispetto al 2004. È au-
Sul progetto sono stati diffusi analisi
e dati arbitrari. Le valutazioni
tecniche, se analizzate da un tecnico,
risultano perfino paradossali.
Come le previsioni sulla crescita
del Pil di Italia e Francia, che ha
la credibilità di un oroscopo
Le proteste
dei No Tav
Nelle foto,
gli scontri
che da anni
coinvolgono
manifestanti e
forze
dell’ordine
nel cantiere
di Chiomonte
LaPresse
Erri De Luca
Lo scrittore
è accusato
a Torino
di istigazione
a delinquere
per aver
giustificato
i "sabotaggi"
al Tav
in Val di Susa
Ansa
mentato quello stradale?
No. Il traffico totale, ferro e
gomma (attraverso l’intera
frontiera italo-francese) è
diminuito del 17per cento
dal 1997. Inoltre, l’accordo
tra Italia e Francia del 2001
presupponeva che la realizzazione dell’opera fosse subordinata alla saturazione
della linea ferroviaria già esistente. Prospettiva che,
dati alla mano, non sembra
essersi realizzata. “Oggi dovremmo avere ampiamente
superato la soglia di saturazione dei 20 Milioni di tonnellate all'anno di merci sulla tratta già esistente (valore
di saturazione stimato dalla
stessa società Ltf, che ha curato il progetto). Invece, i
Il fact checking Per smentire dati e previsioni
sul futuro della linea ferroviaria italo - francese
“bastano matematica, buon senso ed esperienza”
traffici reali non solo non sono aumentati secondo le
previsioni ma, al contrario,
sono diminuiti drasticamente: dai 10,1Mt/anno del
1997 ai 3,2Mt/anno del
2013”.
Nel 2035, con il Tav,
il traffico triplicherà
Impossibile. Perché il progetto, che procede per fasi,
esclude la possibilità che nel
2035 la linea ferroviaria sia
conclusa. Sarebbe operativo
solo il tunnel transfrontaliero. Dopo, i treni proseguirebbero sulla linea storica,
che non può sostenere i 39,9
milioni di tonnellate all’anno previsti per la ferrovia
(solo una parte di una previsione totale di 72,5 milioni di
tonnellate sull’intero asse
Valsusa-Bianco).
Secondo le previsioni,
quindi, ulteriori 19,9 milioni
di tonnellate dovrebbe riversarsi sulla strada, aggiungendosi al traffico già
IL FATTO SPECIALE
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Tutte le tappe della Torino - Lione
La ferrovia Torino – Lione, detta comunemente Tav, è anche
definita Nuova Linea Torino – Lione e abbreviata con Nltl. Il
progetto è stato ideato nei primi anni Novanta e prevede la
realizzazione di una linea ferroviaria di alta velocità e alta
capacità di 235 chilometri, che colleghi Torino a Lione.
La tratta fa parte di un piano più amplio (la rete ferroviaria
trans-europea) e il progetto, già modificato diverse volte,
prevede una galleria di base lunga 57 chilometri fra la Val di
Susa, in Italia, e la Moriana, in Francia. La fase progettuale è
stata gestita dalla società italo-francese LTF, che ha realizzato
studi di fattibilità dotandosi di un Osservatorio. Dal 23
» 17
febbraio è subentrato il promotore pubblico Telt, che unisce
Ferrovie dello stato e governo francese. Alla Telt toccherà la
realizzazione e la gestione della sezione transfrontaliera.
Secondo le stime del progetto, il costo delle opere ferroviarie
per l’intera tratta sarà di circa 23 miliardi di euro, mentre la
realizzazione del solo tunnel di base ne costerebbe circa 8,5.
I cantieri
Operai
a lavoro
in uno
dei tunnel
del Tav.
Accanto,
un treno
giapponese
Ansa/LaPresse
NEL MONDO
La folle corsa di Tokyo
e l’efficienza tedesca:
ecco come si usa l’Av
C
Lo studio Dai passeggeri alle merci, le previsioni
sul traffico transfrontaliero non corrispondono
alla realtà: “Cifre gonfiate per giustificare i lavori”
previsto. “Parliamo di una
quantità che corrisponde a
più dell’intero scambio attuale tra Italia e Francia, in
tutte le modalità e attraverso tutti i valichi. Che equivale a 2.850.000 camion. Circa
il quadruplo di quelli che
circolano attualmente (680
mila). Ancora peggiori, se
possibile, sono le previsioni
per il 2053. “Uno scenario commenta Tartaglia –
smentito da tutti i dati recenti. E anche dal buon senso”.
Chiomonte è un cantiere
esplorativo
Non è vero. Il tunnel non è
“geognostico”. A dimostrarlo, le dimensioni e il fatto
che esplora una zona della
montagna diversa da quella
che sarà attraversata dal
tunnel di base. “È una discenderia, una galleria utilizzata per il passaggio di
materiali – spiega Rizzi L’impatto ambientale è più
grande di un semplice cunicolo esplorativo. Inoltre,
l’autorizzazione non è per
Chiomonte, ma per Venaus,
un altro comune.
Il progetto di Chiomonte
è stato presentato come variante del cunicolo esplorativo di Venaus per rinnovare
un appalto senza indire
un’altra gara”.
Il Tav è un progetto
low cost
Falso. Non trovando i finanziamenti, è stato necessario
ripiegare su un progetto per
fasi, che si limita solo alla
realizzazione del tunnel
transfrontaliero. Rimandando lo sviluppo del resto
della linea. E i tanto decantati finanziamenti europei
riguardano solo questa tratta. Quindi solo il 40 per cento di una piccola parte dell'opera “che, secondo le stime di alcuni enti indipendenti, potrebbe arrivare a
costare ben più di 20 miliardi. Per tutte le linee Alta Velocità realizzate in Italia, il
preventivo e sempre almeno
triplicato”, dice Rizzi.
Anche perché l’analisi sul
rapporto costi-benefici si
fonda sulla realizzazione
dell'opera completa e
nell’immediato: sempre per
massimizzare quei benefici
previsti dal progetto. Il 99
per cento dei benefici, poi,
proviene dalle cosiddette esternalità, come la presunta
riduzione di incidenti stradali e la diminuzione delle emissioni di anidride carbonica.
“È un caso unico: nessuna
grande opera, pubblica o
privata, ha mai basato il calcolo dei benefici solo su questi parametri”.
l
68%
Riduzione
del traffico
ferroviario
che si è
registrato
sulla già
esistente
linea
italofrancese
tra il 1997
e il 2013
l
16%
Flessione
negativa
degli scambi
tra Italia
e Francia
negli ultimi
16 anni.
Secondo
le previsioni
sarebbero
dovuti
aumentare
Il Tav darà nuovi
posti di lavoro
Per la realizzazione della linea completa del Tav Torino-Lione si potrebbero generare, secondo i proponenti, 2mila posti di lavoro più
4mila di indotto. “I soldi europei, però, non bastano,
neanche per completare il
supertunnel e così Italia e
Francia hanno deciso di
continuare i lavori fino al
prosciugamento dei fondi a
disposizione – sp iegano
Rizzi e Tartaglia –per poi
sperare in altri contributi.
Un sistema intermittente
che renderà intermittente
anche il lavoro”.
Il Tav ridurrà l’impatto
degli incidenti
La tesi di partenza è che gli
incidenti ferroviari abbiano
un impatto economico inferiore di quelli stradali. “Sono state usate statistiche
sulla rete nazionale delle
strade ordinarie, con un alto
tasso di incidentalità”, spiega Rizzi. Invece, avrebbero
dovuto fare i calcoli con i dati sugli incidenti autostradali, molto più bassi. “Ma se li
avessero usati, non sarebbero arrivati alla soglia di accettabilità dell’investimento”, spiega Tartaglia. L’ennesimo trucco matematico.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
i sono luoghi dove l’Alta velocità (Av) è indispensabile. Come a Tokyo: già negli anni Trenta, l'affluenza dei passeggeri era così
alta che i treni per Nagoya,
Kyoto, Osaka e Kobe erano
quasi sempre sovraffollati. La
prima linea giapponese ad alta
velocità fu aperta, infatti, nel
1964: fino a quel momento, per
coprire la distanza Tokyo - Osaka si impiegavano tra le
quattro e le sei ore. Con l’alta
velocità, oggi ne bastano due e
il treno, ancora oggi, serve circa 300mila passeggeri al giorno. Tanto che il Giappone sta
sviluppando una linea i cui
treni raggiungono i 500 chilometri orari e viaggiano senza
toccare le rotaie grazie alla levitazione magnetica. “Le condizioni che rendono efficiente
un sistema ferroviario ad alta
velocità sono diverse – spiega
al Fatto Quotidiano Paolo Beria, professore di Economia
dei Trasporti al Politecnico di
Milano – Ci deve essere prima
di tutto domanda sufficiente
per coprire i costi. Una condizione che si sviluppa collegando i grandi centri urbani, non
città medie o aree urbane diffuse”. Il rischio è che, altrimenti, i vagoni restino vuoti.
IN EUROPA , la patria dell’Alta
velocità è la Francia. La Lione
–Parigi è la tratta più trafficata
del continente e la Francia ha
sviluppato un sistema di linee
ad alta velocità che collegano i
maggiori centri del Paese alla
capitale. Lo stesso succede in
Spagna, dove tutte le linee arrivano a Madrid. La Germania,
invece, ha un sistema che può
essere definito di ‘Alta efficienza': “I servizi Av utilizzano sia le linee normali che
quelle nuove ad alta velocità spiega Beria - Non sempre a
300 chilometri orari ma comunque con velocità abbastanza alte, dai 180 ai 250 chi-
Il Tgv
francese
Può superare
la velocità di
500 chilometri all’ora
LaPresse
Germania
e Francia
sono
famosi per
l’efficienza
dei sistemi
di alta
velocità.
Sono ben
organizzati
e c’è molta
domanda,
necessaria
per
compensare
l’alto costo
lometri orari”. Il vantaggio è
che coprono tutto il territorio
con un sistema reticolare, senza concentrarsi su un unico
centro. Ci sono cambi da fare,
ma l'efficienza delle connessioni con le linee tradizionali è
massima e questo diffonde i
benefici delle linee veloci a tutti i centri del paese, non solo ai
più grandi.
Le distanze ideali per i collegamenti ad Alta Velocità sono comprese tra i 300 e i 600
chilometri. Su tratte inferiori,
il beneficio per i viaggiatori rischia di essere pari a pochi minuti. È poi fondamentale che
l’Alta Velocità si sviluppi in un
contesto concorrenziale. Devono quindi esserci altri operatori: la concorrenza fa diminuire i prezzi e prezzi più bassi
invogliano i passeggeri a viaggiare. “Basti pensare- conclude Beria - che uno dei motivi
per cui l’Alta Velocità, in Italia,
ha registrato un aumento della
domanda è l’arrivo di Italo, in
concorrenza con le Frecce di
Trenitalia”.
VDS
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18 » ESTERI
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
USA CUBA RIAPRE L’AMBASCIATA
Dalla mezzanotte di domenica Stati Uniti e Cuba
riapriranno dopo 54 anni le ambasciate all’Avana e
a Washington, chiudendo una prima tappa verso la
normalizzazione dei rapporti. In programma una
cerimonia nell’ambasciata cubana a Washington.
Bruno Rodriguez, sarà il primo ministro degli esteri
a recarsi in visita ufficiale in Usa dal 1959 e sarà ricevuto dal segretario di Stato John Kerry. LaPresse
IRAN
» GIAMPIERO GRAMAGLIA
F
Leader
supremo
L’ayatollah Ali
Khamenei guida spirituale e
politica dell’Iran Ansa
ortuna che l’accordo sul
nucleare di martedì a
Vienna aveva dissolto, o
almeno dissipato, 36 anni
di profonda inimicizia fra Teheran e Washington! Se non fosse
stato così, chissà che cosa avrebbe detto ieri degli Stati Uniti la
guida suprema, l’ayatollah Ali
Khamenei, che, in un discorso
per la fine del Ramadan, chiarisce
come l’opposizione iraniana
all’“arroganza” americana non
cambi per l’intesa raggiunta con i
‘5+1’.
Il discorso, pur virulento, non
muta la sostanza delle cose –
l’intesa c’è e Khamenei non intende metterla in discussione ma, probabilmente, risponde a
due esigenze, diverse ma convergenti: una è religiosa,
perché il Ramadan suscita sempre pulsioni
integraliste e fondamentaliste, ed è segnato, nella sua chiusura, come lo era stato all’inizio, da una
scia di sanguinosi attentati nel Mondo arabo; e una è politica,
perché la guida suprema deve fare qualche concessione ai
conservatori che vedono nel baratto ‘nucleare – sanzioni’ una
vittoria dei riformisti.
Quella di Khamenei è un po’ la stessa
logica per cui, venerdì,
la Casa Bianca aveva voluto dire che “le opzioni militari contro l’Iran restano aperte dopo l’ac co rd o” di
Vienna, che anzi “le ha potenzialmente ampliate”, secondo il
portavoce Josh Earnest, anche se
gli Stati Uniti – bontà loro – “privilegiano la diplomazia”. Le frasi
di Earnest erano complementari
a un appello al Congresso, perché
approvi l’intesa di Vienna, in assenza del quale l’Iran divente-
REGNO UNITO
ARABIA SAUDITA CELLULE ISIS, 431 ARRESTI
Almeno 431 persone, di nove diverse nazionalità,
sospettate di aver legami con l’Isis, sono state arrestate in Arabia Saudita con l’accusa di aver pianificato attacchi alle moschee durante il mese di Ramadan. Lo riferisce Al Arabiya che cita il ministero degli Interni. Le autorità hanno precisato che altre 144
persone sono finite in manette per aver “mostrato
sostegno alle cellule jihadiste”.
I dolori del vecchio Khamenei
“Morte agli Usa e Israele”
L’ayatollah fa felici i conservatori che giudicano l’accordo sul nucleare un cattivo baratto
Il “diavolo” Barack Obama Reuters
Il gioco delle parti
Anche la Casa Bianca
conforta gli alleati sauditi
e dice che “le opzioni
militari restano aperte”
rebbe un “porto franco”, potrebbe dotarsi dell’atomica e continuare a sostenere organizzazioni terroristiche senza pagare
scotto alcuno, perché le sanzioni
già ci sono: un colpo al cerchio e
una alla botte, per convincere repubblicani guerrafondai e democratici riluttanti. Anche se, nel
messaggio del sabato, Obama difende l’intesa: “Non devo chiedere scusa a nessuno per averla
conclusa”.
In diplomazia, si sa, non sempre si dice qual che si pensa. Il ministro degli esteri saudita, Adel
Al-Jubeir, ad esempio, in visita
alla Casa Bianca, ha ufficialmente espresso “soddisfazione” per
l’accordo sul nucleare . Ora, se c’è
qualcuno cui il riavvicinamento
tra Teheran e Washington non
piace, a parte Israele, è proprio
Riad. Per attutire le riserve saudite e delle monarchie del Golfo,
Obama ha riunito un Vertice con
i leader del Consiglio di Cooperazione del Golfo, a Camp David,
e s’è impegnato “a rilanciare ulteriormente la già stretta e duratura partnership” con l’Arabia
saudita, “rafforzandone le capacità di sicurezza”. Il segretario
alla Difesa Usa Ashton Carter visiterà l’area la prossima settimana.
Insomma, i toni e gli accenti
cambiano, a seconda dei momenti e degli interlocutori. Khamanei, ieri, ha insistito che l’Iran rimane contro la politica statunitense in Medio Oriente: l’accordo sul nucleare non cambierà,
dunque, l’atteggiamento iraniano nei confronti di Siria e Iraq e
dei “popoli oppressi” di Yemen e
Bahrein –Paesi entrambi terreno
di aperto confronto tra sciiti e
sunniti, appoggiati rispettivamente da Teheran e Riad-, o dei
“combattenti sinceri della Resistenza in Libano e Palestina” – e
qui i timori di Israele, qualificato
come “terrorista”, trovano un avallo -.
anti-occidentali, “Morte all’Am er ic a” e “Morte ad Israele”.
Khamenei non ha però trascurato
di fare l’elogio dei negoziatori di
Vienna, dicendo: “Abbiamo trattato con gli Stati Uniti, ma sulla
base dei nostri interessi. Le politiche Usa nella regione sono diametralmente opposte alle nostre”. E agli americani che “sostengono di aver impedito all’I-
ran di acquisire la bomba atomica”, l’ayatollah replica: “Sanno
che non è vero. Noi abbiamo una
fatwa, secondo cui le armi nucleari sono proibite dalla legge islamica. E questo non ha nulla a che vedere con i negoziati di Vienna”.
Allora, però, nove anni di trattative non si spiegano, se una fatwa
garantiva l’Occidente.
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FINE DEL RAMADAN NEL SANGUE
KHAMENEI ha inoltre esortato il
Parlamento iraniano a esaminare
con attenzione il testo dell’intesa,
per verificare che effettivamente
tuteli gli interessi nazionali, senza disattendere i principi della rivoluzione islamica né depotenziare le capacità militari e difensive della repubblica teocratica.
Washington -ha aggiunto l’ayatollah- vorrebbe la “resa” dell’Iran: Teheran non vuole la guerra,
ma, qualora ci fosse, gli Stati Uniti
ne uscirebbero “umiliati”.
La guida suprema parlava alla
preghiera dell’Aid-el-Fitr, in una
moschea di Teheran, mentre la
folla dei fedeli accoglieva le sue
parole con i tradizionali slogan
Iraq, il Califfo colpisce gli sciiti
strage al mercato con 120 morti
SONO 120 , in maggioranza civili, i morti - ed almeno 130 i feriti nell’esplosione avvenuta ieri al mercato di Khan Bani Saad, città a
maggioranza sciita vicino Baghdad; l’attentato è stato rivendicato dallo
Stato islamico che lo ha attribuito ad un kamikaze a bordo di un camion
carico di tre tonnellate di esplosivo. Il primo ministro Haider al-Abadi:
“Non ci sarà posto per i gruppi terroristici nel nostro paese”. Reuters
q
Scoop del Sun Video del 1933: Edoardo VIII saluta a braccio teso, Elisabetta (7 anni) lo imita
Dio salvi la regina. E il regime nazista
SEGUE DALLA PRIMA
» CATERINA SOFFICI
I
n “esclusiva mondiale” il tabloid spara un video in bianco e nero, un po’ sgranato, che
è diventato subito virale. Il titolo cubitale sfrutta il gioco di
parole e trasforma “Ro yal
Heiness” (“Altezza Reale”) in
“Royal Heilness”. È chiaro
che imputare simpatie naziste
a una bambina di 7 anni è semplicemente ridicolo. Ma il filmato è impressionante, perché mostra cosa sarebbe potuto succedere se Edoardo VIII
fosse rimasto sul trono d’Inghilterra e se gli inglesi, invece
del baluardo contro il nazismo, ne fossero diventati alleati. Gli storici interpellati
dal Sun definiscono il filmato
di “grande interesse”. In effetti aggiunge un tassello in più
nel mosaico che ritrae Edoardo come l’anima nera della famiglia reale. Da Buckingham
Palace si sono affrettati a
smentire goffamente, nello
stile della casa reale. In una
nota diramata tramite la Bbcsi
legge: “È deludente che un filmato girato 8 decenni fa sia
stato ottenuto e sfruttato. La
maggior parte della gente vedrà queste immagini nel loro
tempo e nel loro contesto.
Questa è una famiglia che gioca e fa riferimento a un gesto
che molti potrebbero aver visto dai cinegiornali dell’epoca. Nessuno a quel tempo aveva alcun sentore di come questo si sarebbe poi evoluto. Sot-
tintendere qualsiasi altra cosa
è fuorviante e disonesto”.
NESSUNO ha mai avuto so-
spetti su Elisabetta. E neppure
su suo padre, il re balbuziente
Giorgio V, che con il famoso discorso esortò gli inglesi a resistere alla barbarie nazista. Ma
per quanto riguarda Edoardo è
tutto un altro discorso. È vero
che il filmato è stato girato prima che molte atrocità del nazismo venissero rese note. E
che a quell’epoca “non ci fosse
un bambino in Gran Bretagna
che non abbia fatto per scherzo il saluto nazista”, come sottolineano alcuni esperti. Ma è
pure vero che questo filmato
rafforza le polemiche sulle
simpatie naziste del sovrano e
arriva a breve distanza dal li-
La famiglia
reale
La copertina
del Sun che
mostra la futura regina fare il saluto nazista a sette
anni
bro-bomba di Andrew Morton, pubblicato in primavera,
sui rapporti tra la casa regnante e il nazismo. Morton sostiene che fra Edoardo VIII e Hitler c’era più di una semplice
simpatia e che il Fuhrer gli avrebbe promesso di rimetterlo
sul trono, a guerra vinta. Stan-
do ai Windsor files, documenti
che avrebbero dovuto rimanere classificati, consultati da
Morton per scrivere la sua biografia, Edoardo era affascinato dal dittatore tedesco al punto da augurargli “felicità e benessere”in un telegramma per
il suo 47esimo compleanno.
Riteneva che fosse “un grande
uomo”, la cui caduta “sarebbe
stata una tragedia per tutto il
mondo”. Non solo: secondo
Morton, la Simpson era una
spia nazista e Churchill lo sospettava. Questo è uno dei motivi per cui negarono ad Edoardo il permesso di sposarla
e lui decise di abdicare nel
1937. In viaggio di nozze andarono a Monaco dove furono
accolti come una coppia reale
e Wallis veniva chiamata “sua
altezza reale”, titolo che le fu
sempre negato in patria. Hitler
fu molto scocciato per l’abdicazione: “Potevamo avere un
amico sul trono. Avrebbe reso
tutto più facile”. E probabilmente avrebbe cambiato il
corso della storia.
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ESTERI
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
USA ATTENTATO, MUORE QUINTO MARINE
Sale a cinque vittime il bilancio dell’assalto di giovedì scorso alle strutture dell’esercito americano
a Chattanooga. Non ce l’ha fatta Randall Smith,
26 anni, ferito in un centro di reclutamento. Lascia
moglie e tre figli piccoli. L’Fbi indaga intanto sui
viaggi in Medioriente dell’aggressore, Muhammad Youssef Abdulazeez, 24 anni, americano di
origine kuwaitiana, ucciso dalla polizia. Ansa
» 19
MESSICO EL CHAPO, ARRESTATI 7 AGENTI
Avrebbero agevolato l’evasione del boss Joaquin
Guzman, detto “El Chapo”, dal carcere di massima
sicurezza di Altiplano. Sette gli agenti in manette. Il
leader del cartello di Sinaloa, ritenuto il più potente
e facoltoso trafficante di cocaina al mondo, sarebbe
fuggito da un tunnel scavato sotto la doccia della
sua cella. Nel ‘93 scappò da un’altra prigione, corrompendo diverse guardie carcerarie. Ansa
IL PROTETTORATO L’imminente bancarotta è tema di campagna elettorale. Hillary Clinton
pensa ad “aiuti mirati”, il senatore Sanders: “Colpa dell’avidità delle istituzioni finanziarie”
Non solo Grecia: adiós Porto Rico
» CARLO ANTONIO BISCOTTO
M
entre in Europa andava in scena la tragedia greca ed il
braccio di ferro con
il governo Tsipras, in Centro-America la storia con la sua
beffarda ironia provvedeva a
stringere il nodo scorsoio del
debito intorno al fragile collo di
un Paese che la vocazione al benessere la porta nella ragione
sociale: Porto Rico.
Se la Grecia ha dovuto accettare un accordo durissimo sotto la pressione dell’intransigenza tedesca, per Porto Rico la
situazione è resa ancor più
complessa dal suo confuso status di territorio degli Stati Uniti
che però non fa parte della nazione a stelle e strisce.
“Se facesse parte degli Stati
Uniti non ci sarebbero problemi - commenta Jeffrey Farrow,
già consulente per Porto Rico
del presidente Clinton - e non ci
sarebbero problemi nemmeno
se fosse una nazione completamente autonoma in quanto non
dovrebbe preoccuparsi delle
norme degli Stati Uniti in materia di debito pubblico”.
MA PORTO RICO non è né uno
stato degli Usa né una nazione.
È una sorta di protettorato americano con il diritto di eleggere i suoi governanti. Di fatto i
3.600.000 abitanti dell’isola vivono in una colonia completamente sottoposta al controllo
del Congresso degli Stati Uniti.
Qualche giorno fa il governatore di Porto Rico, Alejandro García Padilla ha dichiarato: “Il debito non è rimborsabile”.
Pedro Pierluisi, rappresentante di Porto Rico al Congres-
3,6
milioni di
abitanti, con
proiezioni di
netto calo
per i prossimi
decenni
72
miliardi di
dollari di
debito
pubblico nel
2014, pari
all’89% del
reddito. La
media negli
Stati
americani è
stimata al
3,4% (2013)
41 %
Tempo scaduto Protesta degli studenti portoricani e Hillary Clinton LaPresse
so Usa senza diritto di voto, ha
sottolineato in un intervento
sul New York Times che Porto
Rico non è uno Stato sovrano e
che appartiene agli Stati Uniti.
Secondo Pierluisi, gli elevati livelli di disoccupazione e povertà e il modesto reddito delle
famiglie sono in parte da attribuire alle malaugurate scelte
dei politici locali, ma il fattore
principale della drammatica situazione economica va individuato nelle iniquità prodotte
dalle leggi degli Stati Uniti. Pur
essendo cittadini americani
per diritto di nascita, i portoricani non hanno diritto di voto;
pagano le imposte per Medicare, ma non usufruiscono degli
stessi diritti dei cittadini americani ed inoltre non beneficiano del credito di imposta di cui
godono molti americani. L’eccessivo ricorso al credito è, in
larga misura, la conseguenza di
questa realtà profondamente iniqua.
Lo scorso febbraio Pierluisi
ha presentato al Congresso un
La quota
della
popolazione
dell’isola
sotto la
soglia della
povertà
LA CRISI si sta risolvendo in un
aspro scontro tra i creditori –
tra cui hedge funds, grandi banche americane e piccoli investitori – e i dipendenti del pubblico impiego. Ovviamente ognuno fa il possibile per far pendere
la bilancia dalla sua parte e il 14
luglio un rapporto del Centro de
Periodismo ha reso noto che gli
hedge funds, alcuni dei quali
hanno svolto un ruolo nella crisi greca e, ancor prima, in quella
argentina, stanno premendo
sulle autorità portoricane per
ridurre le loro perdite.
Il tema del debito di Porto Rico ha fatto capolino anche nella
campagna presidenziale. Hillary Clinton, Bernie Sanders per i Democratici - e Jeb Bush per i Repubblicani - hanno preso posizione a favore di un intervento che consenta a Porto
Rico di uscire dalla crisi.
“Non penso ad un bailout (un
salvataggio con interventi speciali per un Paese che si trovi in
uno stato di insolvenza, ndr) ha detto Hillary Clinton - penso
piuttosto ad una serie di aiuti
mirati”. E Sanders ha rincarato
la dose: “Bisogna riconoscere
che la situazione di Porto Rico
ha a che fare con le politiche di
austerity e con l’avidità delle istituzioni finanziarie”.
Jeb Bush, unico tra i Repubblicani ad occuparsi della crisi
Figli di un dio minore
Il rappresentante
al Congresso ha chiesto
lo stesso trattamento di
Detroit: nessuna risposta
economica del “cugino povero” degli Usa, ha dichiarato che
Porto Rico merita il medesimo
trattamento di cui godono gli
stati dell’Unione.
McClintock, segretario di
Stato di Porto Rico dal 2009 al
2013, ritiene che ormai l’isola
sia agli sgoccioli e che il Congresso debba fare qualcosa e
prendere provvedimenti in
tempi brevi. Potrebbe ad esempio rinviare le scadenze delle
somme dovute al governo federale e riformare le norme che
disciplinano l’assistenza sanitaria. “Questo non sarebbe un
bailout, ma semplicemente un
atto moralmente dovuto”, ha
concluso McClintock.
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La denuncia Human Right Watch: dal 2013 la situazione è solo peggiorata
RUSSIA
» GIUSEPPE AGLIASTRO
S
I numeri
disegno di legge per estendere
ai comuni e alle aziende a partecipazione statale di Porto Rico la possibilità di ottenere
l’amministrazione controllata
garantita dallo Stato centrale,
come avvenuto di recente a Detroit. Il disegno di legge langue
in una sotto-commissione della
Camera dei Rappresentanti.
Mosca
tavo passeggiando
tranquillamente con
un amico quando dei
ragazzi che lo conoscevano hanno cominciato a
seguirlo e a importunarlo
gridandogli dietro ‘fi nocchio’. Poi uno di loro gli si è
avvicinato e con uno spintone improvviso lo ha fatto finire sotto una macchina che
passava di là in quel momento. La persona alla guida ha
cercato di frenare, ma non ha
fatto in tempo. Ha riportato
una brutta frattura alla gamba destra: ne ha avuto per tre
mesi”. Il giovane Aleksandr
(nome di fantasia) ci racconta questo episodio di violenza di cui è stato vittima sedu-
“Vietata la propaganda omosessuale”
da Mosca a S. Pietroburgo è caccia ai gay
to in un caffè che si affaccia su
Nevsky Prospekt, il lunghissimo ed elegante viale principale della sua città: San Pietroburgo. La città di Pietro il
Grande purtroppo non è l’unica in Russia in cui si registrano frequentemente aggressioni contro gli omosessuali. Ma è proprio qui che è
nata – inizialmente come
norma locale - la famigerata
“legge anti-gay” che vieta la
“propaganda dell’o m o s e ssualità” tra i minori e che, di
fatto, rende potenzialmente
illegale qualsiasi manifestazione in difesa dei diritti della comunità Lgbt. Una norma
che – denuncia Human Ri-
Arresti a corteo pro gay Ansa
ghts Watch – da quando è
stata introdotta a livello nazionale nel giugno 2013 ha
provocato un’imp ennata
delle violenze contro gli esponenti delle minoranze
sessuali. Il promotore di que-
sta legge è il deputato locale
Vitaly Milonov. “È come una
mascotte per noi” ci dice ironica Svetlana Zakharova,
un’attivista dell’ong Russian
Lgbt-n etwork, scherzando
sul fatto che “quando c’è una
marcia” per i diritti dei gay
“Milonov e i suoi sostenitori
sono sempre nei paraggi
sbraitando le loro frasi omofobe”.
“L’ULTIMA VOLTA – racconta
– ci ha detto che saremmo
bruciati tutti all’i nf e rn o”.
Svetlana ha 27 anni e da dieci
è fidanzata con una ragazza.
“Non sono mai stata picchiata per questo – precisa - ma le
battute si sprecano e ho ricevuto offese via e-mail. E c’è
persino qualcuno che mi
scrive che pregherà per me:
vivo nel peccato in quanto omosessuale”. Secondo l’attivista è importante che i rappresentanti delle minoranze
sessuali partecipino alle manifestazioni e non si nascondano “in modo che le persone
vedano che non c’è nulla da
temere”. Svetlana è ottimista, pensa che “in dieci anni la
situazione sarà cambiata in
meglio”, ma intanto denuncia che troppo spesso in Russia l’omosessualità è confusa
con la pedofilia e che continua a essere diffuso il feno-
meno dell’adescamento via
internet di giovani gay: credono di andare ad appuntamenti galanti e vengono invece sequestrati e umiliati mentre i loro aguzzini li filmano
per poi diffondere i video sul
web. L’ennesima dimostrazione che la Russia è un paese
con coriacee sacche di omofobia è arrivata recentemente dai ragazzi che gestiscono
il popolare blog di video ChebuRussia. Due di loro si sono
finti gay e – filmati di nascosto da un loro amico - sono
andati in giro per il centro di
Mosca mano nella mano: è
bastato questo per essere insultati, minacciati e additati
come ‘finocchi’, e due uomini
in occasioni diverse hanno
cercato lo scontro fisico.
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20 »
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
Cultura | Spettacoli | Società | Sport
Secondo Tempo
L’INTERVISTA
IRENE GHERGO “Ho lavorato con Costanzo,
Boncompagni, Freccero. Mi sento un po’ iena”
“Mi piace la tv brutale
Ma tanto oggi nessuno
se la sente di rischiare”
T
» MALCOM PAGANI
Biografia
IRENE
GHERGO
È nata a
Roma nel
1946. Figlia
del fotografo
dei nobili e
delle dive
Arturo
Ghergo. Ha
iniziato la sua
carriera
come autrice
televisiva con
Gianni
Boncompagni
con il
programma
“Pronto
Raffaella”.
Poi
“Domenica
In”, “Non è la
Rai” e tanti
altri
alternandosi
tra Mediaset
e Rai. Ha
lavorato con
Carmelo
Bene e
Alberto
Moravia, poi
Enrico
Lucherini,
Maurizio
Costanzo,
Paolo
Villaggio e
Piero
Chiambretti
per cui ha
scritto
“Markette”.
errene concretezze in Via
d el l ’Anima: “Berlusconi ci
convocò di mattina. Sul tavolo
ballavano l’addio alla Rai, un
nuovo ricchissimo contratto
con la concorrenza e più di
300 puntate l’anno. Io e Boncompagni ci presentammo in
orario. Il padrone di casa,
puntualmente, raccontò barzellette. Gianni è sordo, capiva a malapena la metà delle
battute e rimaneva serissimo.
Più Berlusconi si impegnava,
più reprimeva gli sbadigli.
Cominciai a prenderlo a calci
sotto il tavolo. A incontro finito, al solo scopo di proseguire la gag, Bonco simulò sconcerto: ‘Hai esagerato, mi hai
fatto male. Non è che non capissi, ma quello non è il mio
umorismo’”. L’unica maniera
di salvarsi, sostiene Irene
Ghergo “è continuare a rider e”. Giura di non aver mai
smesso: “Perché il divertimento è un potentissimo antidepressivo. Quando avverto
noia, soprattutto con un uomo, scappo. Ad angosce e pene varie provvede già il nostro
inconscio, ma la leggerezza
non è uno scherzo. Bisogna
applicarsi. Avere pazienza.
Coltivarla quotidianamente”. Per farlo senza distrazioni, dice: “Vivo da sola con
grande godimento”. Da molti
anni, collaborando o inventando dal nulla programmi originali: “Oggi sperimentare
non è più possibile, si compra
un format, lo si infiocchetta e
si prega il dio dell’Auditel nella straziante attesa dei dati
delle 10 del mattino” Ghergo
lavora per la televisione.
“Continuerò. Di proiettarmi
in un domani indefinito non
ho nessuna voglia. Quando mi
chiedono dove mi vedo nel
2025 provo un sincero orrore”.
La turba lo scorrere del tempo?
Non me ne frega niente. Non
ci penso. I figli invecchiano,
ma i miei amici sono spesso
più giovani di me. Istintivamente, per preservarmi credo, continuo a fare una vita da
ragazza.
Per preservarsi dal logorio
della tv?
La televisione è un po’ brutale. Devi essere forte e lasciare
in un angolo i sentimenti. A
causa del mio mestiere, ho
rotto molte amicizie. Rapporti profondi. Importanti. An-
che se non completamente, la
tv mi ha modificata.
Dicono che sul lavoro lei sia
una belva.
Mi trasformo. Ho poca pazienza, spesso non mi piaccio
e a volte addirittura non mi riconosco. Quando facevo Non
è la Rai ero una kapò. Rispetto
a qualche anno fa le cose vanno meglio, ma a chi ho incontrato allora sarò stata antipatica.
In un libro Luca Telese descrive il lavoro in comune con
lei a tinte fosche.
Telese dovrebbe solo ringraziarmi. Lo arruolai io, quando
il ragazzo tradiva una smania
di video pazzesca. Ne ho
cooptati anche molti altri. Da
Barbara Palombelli, oggi
maestra del mezzo, ad Alfonso Signorini e Costantino della Gherardesca. Ho sulla coscienza più di un nome. Tornando al carattere, è vero.
È vero cosa?
Un mio lato ienesco esiste.
Non belva dunque, ma iena?
Sono permalosa e mi offendo
con facilità, ma essere rimasta
senza mio padre a 12 anni ha
avuto il suo peso. Di essere orfana mi sono un po’ vergognata. Mi ha colto un generalizzato moto di rivalsa. Mi sono
scoperta aggressiva.
Suo padre Arturo, sommo
fotografo, aveva messo sotto l’obbiettivo il Papa, De
Gasperi e un’infinità di attori.
Era un padre innamorato e io,
semplicemente, ero innamorata di lui. La sua morte dopo
una lunga malattia mi ha segnata nel profondo. E ancor di
più mi ha segnata capire che
stava accadendo qualcosa di
atroce che per proteggermi
non mi veniva spiegato.
Lei andò in analisi molto presto.
Mi ero sposata giovanissima
con un signore ricco e generoso. Avevo figli, case, impegni e qualche nevrosi di troppo. Mia madre, una donna intelligente e moderna, mi consigliò l’analisi in un’epoca in
cui di questa scienza importata, strana e inquietante, si
parlava male a prescindere. A
me è servita. Il mio medico, un
bravo medico, mi spiegò che
per placare il tormento avrei
dovuto lavorare. Dubitavo.
Mi credevo inabile. La prima
vera occasione me la offrì Enrico Lucherini.
Come vi incontraste?
Ambra era
intelligente.
Delle cuffie
faceva un
uso
censorio.
Gianni le
dettava cose
irripetibili e
lei sceglieva
cosa dire
e cosa
cassare
Lucherini
era
il profeta
dello
scherzo
telefonico.
Chiamava
di notte:
“Quella del
terzo piano
dice che lei
è un gran
cornuto”
Non me lo ricordo ed essendo
curiosa recentemente
gliel’ho chiesto. Non se lo ricorda neanche lui. Una cosa
però non l’ho dimenticata. A
meno di una settimana dall’inizio del lavoro, firmammo
insieme, con pari dignità, il
lancio de Il cacciatoredi Cimino.
L’invenzione
di “Non è la
Rai”
Insieme con
Boncompagni,
Irene Ghergo
fu una delle
menti del programma che
lanciò, tra le
altre, Ambra
Angiolini.
A destra,
con Paolo
Villaggio
Generoso suo marito, generoso Lucherini.
Con me scattano dei sodalizi.
Per qualcuno evidentemente
sono importante. Sono stata
sempre scelta da persone che
all’eccentricità univano creatività e gusto per il gioco.
Lei è stata anche molto corteggiata.
Ero poco meno che adolescente e fuori dal Visconti c’era sempre un ragazzo ad aspettarmi. Devoto e –pensavo
– innamoratissimo. Era spiritoso, ma era gay. Mi adeguai.
Andavamo in vacanza insieme. Mio marito si lamentava:
“Il matrimonio l’hai celebrato
con lui”. Sono stata sempre
gaiarola.
Gaiarola?
Piena di amici gay. Ho infrocito la tv italiana e ne vado fiera. Prima parlavamo di leggerezza. I froci sanno quanto sia
preziosa.
Paolo Villaggio, Carmelo Bene, Luchino Visconti. Sceglieva i suoi amici in base alla
cattiveria?
Visconti era cattivissimo, di
una perfidia meravigliosa.
Con lui, Moravia, Villaggio e
gli altri, in un salotto non finalizzato all’attitudine salottiera ma solo al nostro crudele
divertimento, tiravamo a far
Foto
© Cristina Ghergo
Foto Ansa
mattina. Qualche deliberato
massacro nei confronti
dell’arrampicatrice sociale di
turno, non nego, fu compiuto.
Certi compagni d’avventura
non li tenevo. C’erano occasioni in cui Carmelo Bene aveva la stessa attitudine dello
squalo con la preda: “Se mi
metti in un contesto simile mi
vedo costretto a scalare almeno 4 marce”. “Scalale” gli dicevo. E lui, spietato, accelerava investendo la vittima. Bene
era amico di mia sorella Cristina. Facevamo le vacanze
insieme. Maschilista, misogino, simpaticissimo e non sempre urbano. Una volta a Cortina – ero all’ottavo mese di
gravidanza – si mise in testa
che mi si voleva fare a tutti a
costi.
Era in preda all’alcool?
Era in preda a tutto. Gridava
tentando di buttar giù la porta: “Ti trovo molto erotica,
non resisto”. Mi barricai. De-
sistette.
Altri esempi di “crudele divertimento”?
Inventavamo un titolo fasullo. Chiedevamo con aria distratta se qualcuno avesse letto l’ultimo libro di Bevilacqua
e quando con voce garrula la
bella di turno abboccava all’amo: “Iooo, l’ho divoratooo”,
tiravamo con forza: “E la parte sessuale come l’hai trovata?”. “Su-bli-me”. A quel punto, la poveretta era spacciata.
Masolino D’Amico, Paolo
Valmarana, Ruggero Guarini.
Lucherini. Eravamo una bella
banda.
Lucherini con la provocazione aveva riscritto il decalogo
del proprio mestiere.
Lucherini era il profeta dello
scherzo telefonico. Spulciava
gli elenchi, trovava gruppi umani che abitavano nello
stesso condominio e seminava zizzania. Li chiamava in
piena notte: “Sa che quella del
SECONDO TEMPO
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
Tour, Froome resta in giallo
Addio a Jules Bianchi
Roma, esordio ok col Real
Steve Cummings della squadra
africana MTN Qhubeka ha vinto la
14esima tappa. Il britannico Froome
ha consolidato la maglia gialla
Non ce l’ha fatta il pilota di Formula 1,
in coma dopo un grave incidente che
lo aveva coinvolto al Gran Premio del
Giappone dell’ottobre scorso
La Roma ha battuto il Real Madrid per
7-6 dopo i rigori in un match della
International Champions Cup a
Melbourne. Decisivo il penalty di Keita
» 21
Purché
se ne parli
Con l’amico
di sempre
Enrico Lucherini: “Fu lui a
offrirmi la
prima vera
occasione”
Foto
© Cristina Ghergo
Non è la Rai, Macao, Markette, Domenica In. Lei ha
prestato idee ai contenitori
più diversi.
dallo studio. Lui e Maria
dell’altrove della vita sanno
poco. Ma sono molto bravi.
Lei è veloce, concentrata, appassionata. Maurizio è
straordinariamente ironico.
Osservarlo è stata un’università. Ha presente il panico del
conduttore quando manca un
ospite all’ultimo istante? Ho
visto gente perdere la testa.
Lui era serafico: “Richard Gere non può venì più? Tojete la
sedia”.
Costanzo farà una buona
Domenica In?
Anche lui dovrà adeguarsi a una realtà peggiorata. Un tempo c’era il privilegio di un potere contrattuale. Scegliere una squadra con cui collaborare è un lusso che oggi si può
permettere soltanto Maria de
Filippi.
Carlo Freccero dice che De
Filippi è il suo Censis.
terzo piano dice in giro che lei
è un gran cornuto?”.
Quando lei abbandona una
cena – riporta Michele Masneri – ha l’abitudine di lasciare nell’aria una frase:
“Devo andare, domani lavoro e sono costretta a svegliarmi a mezzogiorno”.
L’ho detta, certo. Ma è un plagio. La frase è di Boncompagni. Mi sono sicuramente svegliata a mezzogiorno tante
volte, ma ho lavorato duro. La
tv è faticosa. Per anni, d’inverno e d’estate, non ho mai goduto di un giorno di vacanza.
La notte poi ha qualcosa di più
calmo e rivela i propri segreti
a chi è curioso di scoprirli.
Della setta dei telefonisti notturni io e Chiambretti siamo
soci onorari. Parliamo solo
dopo mezzanotte.
Della collaborazione con Costanzo che memorie ha?
La sua esistenza coincide con
la tv. È bulimico. Non esce
Le interpretazioni di Carlo bisogna lasciarle in un angolo.
Freccero è fantastico e ha le
sue visioni, ma appartengono
soltanto a lui. Se fossi il Dg della Rai, comunque, gli darei ancora una rete da dirigere.
Freccero sa intuire in anticipo
e conosce l’invenzione.
L’invenzione in tv è tutto?
A volte l’invenzione è fallimentare e allora, in periodi di
magra, si va sul sicuro o su
quello che si ritiene tale. Oggi
nessuno rischia e nessuno inventa. Per i costi, il calo delle
pubblicità, per quello che
vuole lei. Il risultato è che di
idee che possano sopravvivere o interessare, programmazione sul satellite inclusa, la tv
italiana non ne produce più.
Di Domenica In feci qualche
lontana edizione piena di cose paradossali e cartomanti di
tv private che invece di consultare tarocchi, navigavano
tra il mistico e l’assurdo: “Hai
magnato troppo abbacchio,
core? Te senti appesantito?”.
Io e Bonco avevamo messo
Roberto D’Agostino a intervistare vecchissimi maestri
musicali della Rai che fingevano di essere i figli segreti di
Monica Vitti. Monica si incazzò. Piangendo, mi fece una
telefonata feroce. Era uno
scherzo innocente, ma se dici
una cosa in tv, quella diventa
immediatamente vera.
Lei e Boncompagni rendeste
plausibile la prima Ambra.
Ambra era intelligente. Si
presentò parlando un romanesco improponibile e in due
settimane di dizione, passò a
un italiano perfetto. Capiva
dove si trovava e dell’auricolare, uno strumento difficilissimo da dominare, faceva un
uso censorio. In Non è la Rai
Boncompagni le dettava in
cuffia cose irripetibili e lei
sceglieva cosa dire e cosa cassare.
Che tv ama Irene Ghergo?
Più è trash e più mi piace. Lei
mi cita Radio Belva, ma quella
non è tv trash. È tv sbagliata.
Quello di Cruciani e Parenzo
avrebbe dovuto essere un numero zero, da tenere lì e migliorare. Invece andò in onda
e la situazione sfuggì di mano
ai conduttori. Sembrava un’educanda persino Villaggio
che invece è un moltiplicatore di provocazioni e un deflagratore nato. C’era uno Sgarbi
imbizzarrito. E sì che Vittorio
l’ho conosciuto da vicino. Il
suo “capra, capra, capra” lo
tenni a battesimo in un mio
programma.
Lei ha firmato per lui Ci tocca anche Vittorio Sgarbi
chiuso in una settimana.
Esperienza indimenticabile.
Sgarbi aveva messo in piedi una redazione folle. C’era gente che invece di comunicare si
tirava sedie e bottiglie. Di quel
disastro rivendico un merito:
ho convinto Vittorio a prestarsi alla televendita di un tè
alla pesca. Ci vuole talento,
ammettiamolo.
Sgarbi è matto o è soltanto
prigioniero di se stesso?
Entrambe le cose. Sgarbi è
collerico. Con la collera ti
stende.
Qualcosa o qualcuno l’ha
mai stesa in televisione?
Quando Biagio Agnes mi fece
fuori senza motivo soffrii
molto. Cercai invano di parlargli in ogni modo. Fu un episodio di misteriosa brutalità. Ma la Rai è un rompicapo
inestricabile che risolvere qui
e adesso sarebbe impossibile.
Prima di emigrare a Mediaset, ebbi l’inatteso aiuto di
tra cattiva, Laura Betti.
Ogni volta che Alberto mi diceva che avevo gli occhi belli,
Laura protestava: “Mica ce
l’ha solo lei gli occhietti blu.
Ce l’ha anche Dacia”. Nessuno di noi dice mai veramente
quel che pensa, ma cattiverie
così manifeste non sono mai
vere. La cattiveria che fa male
è quella subdola propagata
dal mediocre. Il mediocre può
far danni perché è incattivito
dal talento altrui. Ogni guizzo
dell’altro rivela la sua mediocrità.
Salotti crudeli Visconti era
cattivissimo. Con Moravia e
Villaggio facevamo mattina.
Carmelo Bene sembrava
uno squalo con le prede
Pippo Baudo. Mi ripescò. Naturalmente gli sono ancora
molto grata.
A chi altri è grata?
A chi mi ha voluto bene. A uno
dei miei maestri, Umberto
Silva. Ai miei fratelli acquisiti.
Ai miei simili. E a chi non mi
ha detto di no nell’emergenza. È lì che si vede veramente
chi è amico e chi solo conoscente. Come le dicevo, per
anni una delle mia condanne è
stata reperire gli ospiti. Oggi
non c’è palinsesto che non si
poggi sui nomi e ieri andava
nello stesso modo. All’epoca
di Pronto Raffaella, avevo
un’invidiatissima agenda che
mi venne rubata da una macchina. C’erano centinaia di
numeri. Fu un lutto. E un danno. Perché proprio quel giorno avrei dovuto confermare
gli ospiti in bilico. Mi vidi persa e mi precipitai a casa di Moravia: “Pronto Raffaella chi?
Dove dobbiamo andare?”.
“Non ti preoccupare, vedrai
che ti diverti”. Attraversammo la città e una volta negli
studi, gli diedi una spinta e lo
buttai dentro.
Con Moravia conobbe un’al-
Dopo 40 anni di programmi
che idea si è fatta della tv?
Vengo dalla scuola di Boncompagni. Lui dice che la tv va
fatta e subito dimenticata. Il
suo motto è “Presto e male” o
anche “è soltanto robaccia”.
Io sono meno assolutista, anche perché non ho mai visto
nessuno più felice di Gianni
nel distruggere il giocattolo.
Partecipai al disastro di Crociera. Il programma non c’era.
Ma c’erano 2.000 comparse,
la scenografia gigantista, la
sensazione acre dell’occasione persa prima ancora di iniziare. Ero molto angosciata e
vedevo Gianni e Freccero
camminare su e giù per la nave
di scena, del tutto indifferenti
alle sorti della loro creatura.
Uno diceva “Sono attratto dal
baratro” e l’altro ebbro controcantava: “Che gioia il rischio, che bello il baratro”. E
baratro fu. Con i risultati in
mano, telefonai affranta a
Gianni: “Hai visto che disastro?”. E lui, senza scomporsi:
“Di che ti preoccupi? Un
grande flop è ancora meglio di
un grande successo”.
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22 » SECONDO TEMPO
L’INTERVISTA
Emilio
Giannelli
S’
La vignetta
pubblicata
ieri sul
Corriere
della Sera
ha
scatenato
critiche di
razzismo,
ma anche
tanta ironia
» TOMMASO RODANO
infuria, Emilio Giannelli.
Non ci sta: “Macché razzista,
ma non scherziamo. La gente
non capisce più niente”.
Giannelli disegna sulla prima
pagina del Corriere della Sera
dal lontano 1991 e prima ancora lavorava per Repubblica. Non è esattamente il più
“abrasivo” tra i vignettisti, la
sua satira è generalmente sobria, quasi mai aggressiva.
Sul Corsera di ieri ha rappresentato una famiglia italiana
che rientra dalle ferie e trova
un gruppo di profughi che ha
occupato il salotto. A quanto
pare, non ha fatto ridere nessuno. Sono fioccate, invece,
le polemiche e le reazioni ironiche (che vi mostriamo in
questa pagina) soprattutto
sui social network. “Guardi –
dice Giannelli, classe 1936,
cadenza toscano profonda –
io son di un’altra generazione. Certe cose non le vedo e
non le leggo”.
Non le sarà sfuggito però
che la sua vignetta è stata
criticata molto. Sembra
sposare gli istinti più bassi
degli italiani sull’immigrazione.
Si vede che la gente non ha
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
Macché razzista,
era un paradosso:
non sapete ridere
più il senso del paradosso,
dell’ironia. Questa polemica
mi offende e mi indigna, non
sono razzista, tutte le mie
precedenti vignette sull’argomento lo testimoniano.
Stavolta però qualcosa è andato storto, non trova?
No, non trovo. Volevo fare ironia su chi è talmente spaventato dai profughi che si aspetta di trovarseli in casa al
ritorno dalle ferie. Penso che
gli italiani abbiano sempre
più paura e siano sempre più
legati ai propri beni materiali.
Altri disegnatori (come Gipi
e Spataro) hanno fatto satira sulla sua vignetta. Non
pensa che l’argomento andasse trattato con più sensibilità dopo i fatti di venerdì?
Io penso che chi non riesce a
capire questa vignetta abbia
bisogno di un’iniezione di fosforo. D’altronde non si può
andare d’accordo con tutti.
Non sono stupito. Ripeto:
tante persone hanno perso il
senso dell’ironia. Basterebbe
riflettere un secondo: la vignetta rappresenta un sentimento e lo ridicolizza. L’obiettivo non è certo mettersi
al livello di chi ha paura dei
migranti.
Le era già capitata una polemica di questo tipo per un
suo lavoro?
Anni fa, per una vignetta sul
tema della prostituzione: ebbi la pessima idea di disegnare una prostituta di colore.
Fui accusato anche allora di
razzismo. Probabilmente
quelle critiche erano più sensate: fu una mia leggerezza.
Dal Corriere nessuna perplessità per il suo disegno?
Assolutamente no, altrimenti mica l’avrebbero pubblicato.
Non s’è pentito, insomma?
No. Può darsi che mi sia spiegato male io, ma mi pare che
la gente non capisca più niente.
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Satira
sulla satira
A sinistra
la vignetta di
Giannelli. In alto quella rifatta da Gipi. Segue quella del
disegnatore Alessio Spataro.
E non mancano i “marò”
Domenica 19 Luglio 2015 | IL FATTO QUOTIDIANO |
I disegni di Disegni
LA RECHERCHE
SECONDO TEMPO
» 23
24 » ULTIMA PAGINA
Dalla Prima
» MARCO TRAVAGLIO
U
na profezia dettagliatissima su tempi e bersagli della
stagione stragista, prima in Sicilia e poi nel Centro Nord. Come faceva un detenuto a conoscere tutti quei particolari?
2) Il 19 marzo 1992 l’agenzia
di stampa romana Repubblica,
legata agli andreottiani e ai servizi, rivelò che il delitto Lima era solo l’inizio di una strategia
della tensione con obiettivi e ispiratori politici: altra prova di
un piano a più teste e a più mani.
Il 21 e 22 maggio la stessa agenzia preannunciò “un bel botto esterno” per influenzare l’elezione del nuovo capo dello Stato. Infatti il 23 fu ucciso Falcone
a Capaci e la candidatura di Andreotti (nel mirino di Cosa Nostra per aver tradito gli impegni
sull’annullamento in Cassazione del maxiprocesso) sfumò a
vantaggio di Scalfaro. Chi aveva
suggerito a Riina & C. le modalità e la tempistica di Capaci? E
chi gli mise fretta per eliminare
subito dopo Borsellino, costringendo il Parlamento a convertire in legge il durissimo decreto
Scotti-Martelli sul 41-bis, che
dopo Capaci i partiti avevano
insabbiato?
3) Spatuzza ha messo a verbale che c’era anche un soggetto
esterno a Cosa Nostra, silenzioso osservatore, nel garage in cui
lui e altri uomini dei Graviano
imbottivano di esplosivo l’auto
rubata per la strage di via D’Amelio. Chi era costui?
4) Appena il mafioso Santino
Di Matteo decise di collaborare
con la giustizia, Cosa Nostra gli
sequestrò il figlioletto Santino
per costringerlo al silenzio (e
poi strangolare il bimbo e scioglierlo nell’acido). Il 14 dicembre 1993, quando ancora sperava che il piccolo le fosse restituito vivo, la moglie del pentito
fu intercettata mentre scongiurava il marito di non parlare degli “infiltrati” dello Stato nella
strage di via D’Amelio. Chi erano?
5) Tra il 27 e il 28 luglio, mentre al ministero della Giustizia
“depurato” degli ultimi fautori
della linea dura Claudio Martelli e Niccolò Amato si preparava
l’alleggerimento del 41-bis, Cosa Nostra – che già a fine maggio
aveva abbattuto la torre dei Pulci a Firenze - tornò a colpire nel
continente: polverizzò in simultanea il Padiglione di Arte
Contemporanea di Milano e le
basiliche di San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro
a Roma. Chi suggerì quegli obiettivi, senz’altro sconosciuti
agli incolti mafiosi, senza contare che le due chiese vaticane
richiamavano i nomi dei presidenti delle Camere, Giovanni
Spadolini e Giorgio Napolitano
(che ha recentemente rivelato
ai pm di Palermo di aver saputo
fin da allora di un attentato mafioso contro di lui)? E perché
l’allora premier Carlo Azeglio
Ciampi, dopo il blackout che
quella notte isolò i centralini di
Palazzo Chigi, disse di aver pensato a un colpo di Stato?
Anche senza entrare nella
trattativa Stato-mafia, ce n’è abbastanza per parlare di stragi di
Stato. Che però sembrano interessare soltanto un pugno di vedove, di orfani e di pm, debitamente isolati anche da chi, ogni
23 maggio e 19 luglio, scende a
Palermo per lacrimare a favore
di telecamera. La trattativa dello Stato con la mafia è certa. Le
stragi di Stato sono certissime.
Lo Stato invece è ancora presunto.
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S
ì, va bene, le leggi ad personam
non sono una bella cosa. Certo
pure prendersi la Mondadori
passando per un giudice corrotto è un
infortunio, diciamo, che non ci sentiremmo di definire positivo. È vero che
nemmeno la frode fiscale accertata da
una sentenza definitiva è un modello
di comportamento che vorremmo
sponsorizzare. D’accordo, anche tutte quelle “cene eleganti” con giovani
donne poco vestite e molto avide di
denaro non sono una bella cosa. Non
sarebbe nemmeno da dire, ma ovvia-
| IL FATTO QUOTIDIANO | Domenica 19 Luglio 2015
RIMASUGLI
Chiediamo scusa
a Berlusconi:
aveva davvero
ragione lui
» MARCO PALOMBI
mente Salvatore Mangano non è
un eroe e Marcello Dell’Utri - dice la Cassazione - non è (solo) un
grande manager con la passione
dei libri antichi. Massì, non si telefona
in questura per far liberare le giovani
parenti di un dittatore straniero che
poi sono giovani ma non parenti.
Questo e molto altro non va per
niente bene, è vero, però una volta
Silvio Berlusconi ha avuto ragione e
noi gli abbiamo dato torto, quindi gli
vanno fatte le nostre scuse e gli va restituito l’onore delle armi. Ecco quel
Martin Schulz, quello che se i
greci non votano come dice lui
vanno cacciati dall’euro e pure
dall’Unione Europea (e dall’Onu
no?), quello Schulz che gli aveva rinfacciato il conflitto d’interessi a Bruxelles e a cui lui ha regalato una carriera internazionale con una rispostaccia, ecco quel tipo lì, anche se non
fa ancora piangere i bambini come
Angela Merkel, sarebbe davvero perfetto per fare la parte del kapò in un
film.
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