FORMATORI DEI FORMATORI: IDENTITA' E RICONOSCIMENTO OPERATIVO di Matteo Cornacchia- Uníversitàdi TrÍeste Premesse Nell'introdurreil tema del riconoscimentooperativodel "formatore"ritengo utile partireda due spunti e da una premessa. lnizio da questa:le riflessionicheseguonosonoil ftutto dellamia duplicevestedi ricercatorein pedagogia e formatore:pertantoattingeròdi volta in volta dallaletteratura sullaformazionee sull'apprendimento adultoe dajlimia esperienza insegnantiin servizio,scuole,dirigentiscolastici. Praticadi progettistadi formazioneper futuri insegnanti, Perquantoconcemegli spunti,invece,il primo mi vieneoffertodalleconclusionidel Corsodi Assisidello scorsoanno che, come si ricorderà"eranostateaffidate alla letturaefficacee profondadi fratel Enzo Biemmi. Il suo riferimento alla spidtualitàcometratto caratterizzante della professionalità degli IdR è una consegnada non trascurare,da tenerben - scriveBiemmi - nascedalla naturapeculiaredell'IRC, che è allo sressoremDo viva nella nostramemoria.<<Essa professionee missione,in forza al mardatoche I'ldR riceve dalla Chiesa,e quindi richiedeoltre alla competerza professionale quell'altracompetenza che gli vienedal suoesserecredente:la fede). Ma proprioalt,inizo di quellesei paginedi conclusioninon può sfuggireancheun rilievo, acutoe puntuale:(Di fatto è sttto messoin atio un corsooer insegnantidi religione,non per formatoridi insegnantidi religione.Il soggettoal qualetutti gti interventidi quèsri giorni si sonorivolti è "I'insegnante di religione"e questaè statala prospettivaprevalente con li qualel,avetevissuto: migliorareil vostro modo di insegnarereligione.Peròvoi sietequi con due ruoli: quello di insegnantie quello di formatori(in atto o in potenza)di altri insegnantidi religione.Qualcunomi facevaoiservare:è necessario in ouesto momentoun corsoper IdR, ma bisognerache andiamoversoun corsoper formatoridi insegnanti,che me$aa tema esplicitamente Ia formazionedei formatori.lnsomma:siamoa metàstrada...). Il secondoriferimento,invece,coincidecon il documento di presentazione del corsodi quest'anno, nelle cur premesse si auspica una "qualificazione adeguata dei docenti che nelle singole realtà locali svolgono un ruolo di'proposta formativa e di coordinamento".Nello stessotesto vengonopoi individuati i destinatarideil'azione formatrva,owero ldR"chiamati a riportare successivamente nelle sedi locali le riflessioni del Corso,quasi dei moltiplicatori". preliminariinvitano ad un nuovo percorsofinalizzatoalla riflessionecondivisasul ruolo e Questeconsiderazione sull'identitàdel formatoredi insegnantidi religione.Si trattadi un temache,comericordavaBiemmi, fino a questo momentoè rimastosullo sfondo,appenasfiorato.La nostraattenzione in questiultimi annisi è giustamente con."nt utu sull'applicazione e sullericadutedellariforma,sugli OSA e, di conseguenza, sul profilo profesiionaledel ,.formando',, owero gli insegnanti. Orasi trattadi cambiareprospettiva e di intenogarcisu qualcosa di nuovo... Dal formatore alla formazione L'ìnquietudìne epÍstemologiadelle scìenzedellaformazione Percomprendere il ruolodel formatore,la suaidentitae il suoriconoscimento operativo,è primanecessario spostareIa nosîraattenzìone dal soggetto- il formatoreappunto- all'azione,owero la..formazione". A testimonianza dell'importanza che Ia formazioneha assuntonell'ambitodel dibattitopedagogicocontemporaneo è sùfficien1e dareuno sguardoa cosaè awenutonel mondoaccademico, da semprecartinàdi tómasoledegliiviluppi e degli indirizzi assuntidallaricercaeducativa.La vecchiae gloriosaFacoltàdi Magistero,pressola qualeera attivato I'altrettantovecchioe gloriosocorsodi laureain Pedagogia, è ora denominataScienzedella Formàzione.e al suo interno sono attivi corsi non soltanto per insegnantied educatori, ma anche per formatori (o esperti dei processi formativi);lo stessocorsodi laureache abilita all'insegnamento nella scuoladell'infanziae nella icuola primariasi connotain tal senso(Scienzedellaformazioneprimaria);ancheidipartimentichenei singoliateneisonodèputatialla rÌcercain campoeducativoe pedagogico stannomodificandole loro denominazioni (da Dipartimentidell'educazione o di Scienzedell'educazione a Dipartimentidell'educazione e dellaformazione); e gli esempi,in questosenso,potrebbero essereancoramolti. Se poi, con atteggiamento piil scientifico,spostassimo il nostrosguardodai titoli e dagli orpelli accademici per addenharcinellaletteratura specialistica, a\Temmoimmediatamente la confermachela "formazione',ed il "formatore"sono oggi costanteoggettodi interessee motivo di confrontoall'intemo della comunitàscientifica pedagogica. Se dal punto.divistaquantitativopossiamoconstatare unastraordinaria ricchezzadi pubblicazioni,articolie saggiche in manierapiù o menoesplicitaassumonola formazionecomepeculiareoggettodi riflessione,dal puntodi vista dei significatidobbiamoinveceriscontrare posizionimoltodistanti,senon addiritturacontraddittorie, a teitimonianzadella complessità dell'argomento. Sarebbeun'impresaimprobatentaredi riassumerein manierachiarae puntualele varie definizionie le interpretazioni che in questianni sonostatepropostein merito al concenodi formazione.Una delle ragionidi tale complessita è certamente do!Ìta alla stessascienzadi riferimento- la pedagogiaappunto- e alla sua continuatensioneversoil riconoscimento di uno statutoepistemologico che, ancoraoggi, non sèmbrachiaramente condiviso.Espressioni come"scienzedell'educazione" e "scienzedellaformazione"(al plurale,dunque)fannoritenere che gli oggetti in questione,owero educazionee formazione,non siano esclusivitaàella pedagógia,ma piuttosto rappresentino processicomplessiin cui, di voltain volt4 sonocoinvoltedimensionisociali,psiiologiche,organizzative, antropologiche e anchepedagogiche. Recentemente un gruppodi ricercapressoI'Universitiàdi padovaha sentito I'esigenza di ri-puntualizzare il primatodellapedagogia comescienzadell'educazione (al singolare),mentreun analogo gruppolecceseproponevaI'espressione "scienzaprima della formazione",quasia voler ordinaregerarchicamente le competenze nel campoeducativoe formativo.Insomma,I'inquietudinedellapedagogia sembradestinataa persistere. Questaintroduzioneci e utile per motivarela sceltadi guardarealla formazionesolo dal punto di vista della suavicenda storica, ovvero attraversol'unica via in grado di fornirci riscontri oggettivi. Formazione e lavoro E la vicenda storica della formazione è strettamentecorrelata ai cambiamenti del mondo del lavoro da una parte, e all'evoluzionedelle politiche di educazionecontinuae permanentedall'altra. Sul primo versante dobbiamo subito premettereche non è questa la sede per ripercolrere gli epocali cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro dal fordismo in poi. Ma se volessimoprovare a riassumerein uno slogan cio che è avvenuto negli ultimi cento anni sul fronte dell'occupazione,potremmo utilizzare la fortunata espressionedi Jaques Delors, che ha sostituitoil concettodi manodoperacon il concettodi "mentedopera",a sottolinearela richiestasempre maggiore di prestazioniintellettuali anzichefisiche. Secondoil Rapporto Supiotr i principali mutamentinella regolazionedei rapporti di lavoro e nella societàin genere riguardanotre ambiti: il progressivodeclino dei sistemi produttivi standardizzati; I'emergeredi sistemi a carattereeterogeneoe a rete; il consolidarsidi economiecentratesul dominio dell'informazionee della conoscenza. quest'ultimo Soprattutto aspettosembraessereuno sffaordinariovettore di cambiamento,nel mondo del lavoro e delle organizzazioni(scuola compresa),così come nella riflessionesul ruolo della formazione.La cosiddettasocietà della conoscenzanon rappresentasoltanto un paradigma interpretativo del nosffo tempo, ma si concretizzain un impegno preciso, condiviso dai paesi membri dell'Unione Europea,ed esplicitatonel corso del Summit di Lisbona del 2000 attraversola sottoscrizionedi impegniben precisiconcernentil'economia,le politiche sociali,I'occupazione,il sistema del welfare e, quale indispensabileconnettore fra questi elementi, la formazione. Lavorare nella società della in altri termini, è cosaassaicomplessarispettoal passato,per la quale si richiedononuove batteriedi skills, conoscenza, nuove disposizionipsicologicheed abilità, nuovi modi di porsi in rapporto ai problemi da risolvere(nella vita sociale come in quella professionale), nuovi atteggiamenti. Alla formazione è affidato I'arduo compito di attuare questo disegno. La complessitàdella sfida deriva dal fatto che la conoscenza,giustamenteassuntacome il motore del cambiamentoin atto, in realtà può agire anche come freno, come ostacolo, se non addiriffura come pericolo. Per un momento mi riferiscoancoraa Delors e all'introduzioneal Rapportoche porta il suo nomet, ove sono indicatesettegranditensionila proprio dalla grande cui risoluzioneè affidata all'educazionee alla formazione.Una di questetensioni è rappresentata la reale capacitàdi gestirle, e e ricchezza, quantità di informazioni e conoscenzeda una parte, intesa come opportunità - ha <La quello contemporaneità è del disorientamento. termini, interpretarlee filtrarle dall'altra. Il rischio, in altri delle e contenuti dei obsolescenza tasso di elevatissimo un da è caratterizzata scritto Giuditta Alessandrini competenze e da un alto tasso di transitorietàdelle mode culturali e di "specialismi" riconosciuti dalle comunità accademiche>3. La crescitaesponenzialedel saperein tutti gli ambiti dell'agire umano negli ultimi anni si è anche connotataper la sua frammentarietà,al punto da renderemolto piu complessoil compito di quanti sono chiamati a svolgerefunzioni formative. <Uno dei dati piu rilevanti della nostra condizioneattuale- scriveva Giovanni Paolo II nell'Enciclica Fides et Ratio - consistenella crisi di senso [...]: assistiamoal fenomeno della frammentarietàdel sapere.Proprioquestorendevana la ricercadi senso>. Il sociologo Zigmunth Bauman ha descritto la societàdella conoscenzaatffaversola fortunata metafora del passaggio dalla modernità solida alla modernità liquida: i confini e le frontiere disciplinari stanno ormai cedendoed emergono, per contro, saperi "meticciati" che si sovrappongonoe si intrecciano generandonuovi saperi e competenzeche definiamo, appunto, liquide, ovvero fluide, fluttuanti, difficili da rappresentarecome insiemi solidi di acquisizioni instabili (Alessandrini,2005).Per Bauman,dunque,la liquidità è sinonimo di flessibilità,incertezza,rischio, ed è su questiterreni,costitutivamenteinstabili,che la formazionegioca la sua partita.A questevoci, di per sé già autorevoli, potrebberoaffiancarsi quelle altrettantosignificative di Ulrich Beck, di Edagar Morin, con il suo principio della conoscenzapertinente,di Lyotard, il profetadella postmodemità,secondoil quale i saperirisulterebberoormai minati nel loro stessostatutoprima ancorache nelle condizionidi trasmissibilità. Questoè il contestoall'interno del quale ci interroghiamosul ruolo della formazionee sull'identità del formatore.Un contesto in cui qualsiasi soluzione,ricetta o modellizzazioneprecostituitaapparirebbeimmediatamentecome una contraddizionein termini. Formazione e scuolu Il dubbio legittimo consiste nel chiedersi se queste considerazionisi applichino anche alla scuola. Il binornio formazione-lavoro,descrittonei termini appenaesposti, viene facilmenteaccostatoai contestiproduttivi ed aziendali. Ma - ci chiediamo- ha sensoestenderele considerazionisulla postmodernitàanchealle organtzzazioniscolastichee, di riflesso,ai professionistiche vi operano?In che termini la scuolavive la sua modernitàliquida? E come la vivono gli t Sul finire degli anniNovanta la DirezioneGeneraledel Lavoro e delle Politichesocialidella CommissioneEuropea incaricòun gruppodi esperti,coordinatidal giuslavoristafranceseAlain Supiot,a redigereun rapportosulle trasformazionidel lavoro e sul futuro della regolamentazionedel lavoro in Europa.Quel rapporto,noto appuntocome RapportoSupiot,è statorecentementetradotto anchein ltalia con il titolo Il futuro del lavoro, edito da Carocci. t tesoro,Armando,Roma 1996. Cfr J. Delors,Nell'educazione'ùtn 'G. Alessandrini,Manualeper l'espertodei processiformativi,Carocci,Roma 2005,p. 13. insegnanti? E'proprio nellerispostea domandecomequestecheci auguriamodi individuareprospettivee indicazioni per la formazionee per chi la deveprogettare,organizzare,proporre. E' indubbioil fatto che la scuolasia cambiatamolto di più negli ultimi dieci anni di quantonon aibbiafatto nei precedentisettanta. E da questopuntodi vistal'analogiacon i vorticosiprocessidi innovazione nel mondodel lavoroè confermata. solo riferimentoall'autonomiae alla più recenteRiformadowebbebastarea definireil momentostorico che stiamovivendo.GiorgioChiossoduante l'incontrodel Divino Amore di dueanni fa, *ílizzava questeparoleper descriverela portataculturaledel cambiamento in attonellascuola:(Si trattadi un passaggio culturaled'incalcolabile portatache modificale regoledel gioco che si eranostabilite150 anni orsono.Finiscela stagionein cui lo Stato, atffaversoil Ministerodell'lstruzione,pensavae decidevaper tutti [...]. Il concettodi autonomiarinvia a quello di flessibilità,condizioneprima perchéla progettualitàeducativapossasvolgersisenzatroppi lacci e lacciuoli di tipo normativoe burocratico.L'autonomiasul piano del govemo scolasticoe Ia flessibilitain termini organizzativie didatticirappresentano le modalitàattraversocui si conseguono le finalitàgeneraliindividuatenel progettoeducativo. Né I'autonomiané la flessibilitasono,dunque,un valore in sé, ma valori strumentaliin quantostrategiaoperaliva ftnalizzataa ordinaresecondoun progettoeducativole attività della scuola.Comeaccadeper tutti gli stnrmentianchein questocasosi può farebuonusoo un impiegodistortosiadell'autonomia siadellaflessibilitò).La discriminante fra un uso correttoe scorrettodegli strumenti,quali essi siano,è data dalla professionalità di chi li adopera.La sfida dell'autonomia, della riforma, della controriforrna, e di tutte le novità che di qui in avanti ci attendono,dipende e (Le riforme scolastichein corso di dipenderàsempredagli insegnantie dalla loro capacitàdi essereprofessionisti. - dicevaancoraChiosso- hannointrodottoalcunielementialmenopotenzialmente attuazione in gradodi reorientare il quadroculturale[...]. Dico "potenzialmente" perchégli elementidi noviùàpossonoessereparagonatial buonsemeche può anchenon germogliareperchécadein un terrenoinadattoo incapacedi accoglierlo.Le riforme, da sole, non cambianoil mondo.Le buoneriforme possonoperò fomire strumentipiù efficaciper interveniresulla realtà.Tutto dipendedallabuonavolontàe dallacapacitadegli uominidi renderlecoerenticon i realibisognieducativi>.E questoè ancheil compitodella formazione:essa<è finalizzataa valorizz,feI'attitudineall'insegnamento e la professionalità docente,chesi esplicanellacompetenza disciplinaree didattica,nellacapacitàdi relazionarsi con tutte le componenti dell'istituzionescolastica e nelrispettodei principideontologici.La formazionesostienee qualificala frrnzionedocente nei suoiessenziali aspetticognitivie pedagogici, di autonomiaprofessionale e di libertadi insegnamento, indirizzandola versoil conseguimento di obiettivi formativi da sottoporrea verifichee valutazionioggettivecon riguardosia alla progressione del rendimentoche agli esiti finali>r.E' in questiterminiche si esprimeil DecretoLeggedel 23 febbraio 2005 sulla formazionedegli insegnanti.E lo stessodecretoindicanei docentii protagonisti,assiemeagli alunni,del processo complessivo educativo,e a loro affidaun ruolo attivonel cambiamento del sistemadi istruzionee formazione. Mai come oggi le riforme e le innovazioninel campodella legislazionescolasticahannodato tarto spazioe tanta importanzaalla formazionee mai, prima d'ora, I'Universitàera statainvestitain manieracosì esplicitatanto per la formazioneinizialequantoper la formazionecontinua(art. 5 della Legge53/2003).Tutto ciò è evidentemente segno della complessaarticolazionedel nuovo ruolo in una scuolache ormai fa del cambiamentola regola e non piir I'eccezione. Il profilo professionale di riferimentoè quindi un profilo "forte", che non combaciacon unarealtàautopercepita da parte degli insegnanti ctalfefizzúa. da una grave crisi di senso rispetto al significato intrinseco delle professioni educativee dellaconsiderazione socialedi cui godono. La formazione- non solo degli insegnanti- in questocontestonon può esseresolo compensativarispettoa specifici bisogni individuali: chi opera in una organtzzazione scolasticaautonomadeve sapersceglieree deciderefra piir altemative,metterein attola sceltae controllarei risultatiraggiunti.Si è passatidallaculturadell'adempimento a quella della responsabilità,ma non vi sono statetroppe azioni formative concreteaffinchè quest'ultimavenisseinterioîízzÀta dai suoi"protagonisti";si è dettochevi sarannosempre dagli attoridell'autonomia o, usandole paroledel Legislatore, menoindicazionidall'altoe semprepiù venarichiestodi decidere, ma pocosi è fattoperchéil personalesia in gradodi decidere,di orientarsi, di esserecoscientedelleopportunitàe degli spazid'interventochegli competono.In molti vi è la sensazione che vengascaricatasul personalescolasticola responsabilità di prenderedecisionidi cui poi bisogna per prenderetali decisioni. rispondere, senzaaveregli strumentiminimi necessari Dalla formazioneal formatore Ed eccocicosìgiunfialla questionedei formatori,owero colorochedevonotradurresul pianodell'operativitài principi generalienunciatidal DecretoLegislativo.L'esigenzaprioritari4 oggi, consistenel superamento di un modello di aggiomamentoe formazione per gli insegnantiad un modello di azioni finalizzato allo sviluppo professionale; nel primocaso,finoraampiamente sperimentato, è propostodall'altoun riferimentoteoricoda declinarenellapraticaper la soluzionedi problemicontingenti;nel secondoI'attivitàformaîivaè volta alla creazionedi stîuttureorganizzative e di pensierocheagiscano nel lungoperiodo. Formare alh ríflessiv A Duante i nostri precedentiincontri abbiamogia avuîo modo di introdurre il paradigna del professionistariÍlessivo. Proviamoora a riprenderlosulla scortadelle considerazioniiniziali. Duranlela modernitàsolida si è impostoun modello di rqzionalitàtecnica, secondoil quale I'attività professionaleè Ia soluzionesfumentaledei problemi. <L'eserciziodi una professioneimplica l'applicazionedi principi generalia problemispecificie un professionista è la suaprofessione legittimatoa esercitare in quantodichiaradi dominareun campodi conoscenze realee padroneggia le tecnichedi applicabiìitàdi tali conoscenze.La base conoscitivadi una professionedoveva possederequattro caratteristiche essenzialiper essereritenuta sistematica:esserespecialistica,solidamentedefinita, scientifica e, C'è stato un momento in cui anchela scuola, sia pure con le debite proporzioni, ha vissuto soprattutto,standardizzata>>4. modernità solida, connotando i suoi professionisti nella logica della razionalità pratica. Un nella la sua stagione momento- ci ricorda ancoraChiosso- in cui è prevalsoil <mito efficientisticoe tecnologicodi un sistemascolasticoe formativo misurato sui criteri di utilità sociale,di produttività, di trasmissionedei saperipratici, sostanzialmenteneutro e indifferente alle tematichevaloriali>. Nel tempo della modernità liquida l'aftività pratica non è un'applicazionedella conoscenzadi base a decisioni strumentali, ma è evidente che nell'azione è implicita I'attività conoscitiva, e in gran parte dei comportamenti di professionistiespertisi evidenzianodelle attività cognitive che non derivano da operazioni intellettuali anteriori. <ll professionistache riflette nel corso dell'azione è di fatto un ricercatore che opera in un contesto pratico. Egli costruisceuna teoria sul caso unico con cui si confronta, una teoria che può essereanche largamenteindipendenteda quelle consolidatedella riflessionescientificae tecnica.Il professionistaespertonon pensaprima a un problemaper poi prendereuna decisionee passareall'azionq ma sperimentafacendo interagire mezzi e fini g ridefinendo continuamente la situazione.Non si limita ad applicare delle regole tratte dalla sua esperienzapassata,ma adoperaI'esperienzacome un repertorio di esempi immagini, modalità di comprensione e azione. Egli è quindi in grado di confrontare la situazioneunica che ha di fronte con le situazioni uniche che ha precedentementesperimentate,utilizzando le proprie esperienzecome metafore,,casi esemplariche possonoguidare il confronto con la situazionepresente.E' proprio questa capacità del professionistadi vedere e agire come in occasioni precedenti che gli consentedi avere sensibilità per le diversità e di confrontarsicon i problemi óh. non si adattanoa regole rigide>s. La riflessionesull'azionedell'insegnamentogeneracambiamenti,che in quanto vissuti e non subiti, si ipotizza siano durevoli nel tempo, cioè promotori non di apprendimenti specifici ma di sviluppo professionale.Esattamentecome prospettatoe auspicatodal Decreto Legge. Chi è allora il formatore?Cosa fa e quali sffumenti ha a disposizione? Linee gaida per un proftlo professionale Proverèmo,nella secondaparte di questointervento,a fornire alcune indicazioni, linee guida per orientareil lavoro che ci attendedi qui in avanti: un lavoro che, ci auguriamo,possa condurci ad una definizione del profilo il più possibile condivisa e, di consegveîza, ad un riconoscimentooperativopiù immediato. Proverò ad ipotizzareuna sorta di "cassetta degli attrezzi"del formatore e, partendodalla mia esperienzapersonale,cercheròdi definirne i contenuti. Nella formazione degli insegnanti ci sono indubbiamente molte variabili: le finalità dell'azione, il numero di partecipantie le loro caratteristiche(ad esempio un gruppo di docenti di una stessascuola o docenti di più istituzioni accomunati dalla disciplina di insegnamento),l'organizzazione in cui si svolge, i tempi a disposizione, e così via. Esistono però anche alcune costanti che vanno tenute in considerazionee che possono fornire alcuni riferimenti importanti. Una di queste costanti è rappresentatadal fatto che le situazioni di formazione degli insegnanti sono situazioni formative per adulti. Questa constatazione,per quanto owia possa sembrare, dovrebbe immediatamente orientare le sceltedel formatore sullo sfondo di un contestoandragogicoe non pedagogico.I numerosistudi condotti in questo campo da Malcom Knowles in poi hanno inequivocabilmentechiarito che I'adulto apprendein maniera diversa rispetto ai soggetti in età evolutiva: la propria concezionedi sé, la sua esperienzapregressa(professionalee non), il suo orientamento a problemi concreti, la sua motivazione e la stessadisponibilità ad apprendere,fanno dell'adulto un discentemolto particolare.Non tenerne conte sarebbeun errore grave, con il rischio di replicare situazioni formative purtroppo già viste, improntate sulla trasmissioneunidirezionaledi contenuti, con tempi normativi e prestabiliti, slegate àa situazioni reali e concrete.Nella nostra funzione di formatori degli insegnanti,invece, non dovremmo mai scordarci e umanadi chi ci stadi fronte o accanto.Nelle I'elementopiù preziosoa nostradisposizione:l'esperienzaprofessionale progeffi, attività, innovazioni e di sperimentazioni, paffimonio sconfinato un nostre scuole è bene ricordarlo esiste formazione degli insegnanti Nella valorizzare. grado recuperare e di più in pratiche non siamo che molto spesso buone degli uitimi anni molto si è investito sul fronte degli aspeffirelazionali, didattici, tecnologici, organizzativi,trascurando colpevolmente la competenza della documentazione delle esperienze. Duccio Demetrio più volte ha provocatoriamenteparlato di percorsi formativi finalizzati non al riempimento (in termini di contenuti, informazioni, conoscenze),ma allo svuotamento.A volte formarsi e crescerecome professionistipuo voler dire fare posto, svuotare, riorganizzare meglio il nostro sapere in modo da trovare angoli e stanze libere per accogliere cio che nasce eseperienzarispetto al dall;esperienzadelreale. Si tratta di prediligere il percorsoesperienza-concettualizzazione-nuova la capacitàdi precario è sicuramente oggi e perché I'anello debole concef/o.Questo percorsoconcetto-esperienza-nuovo che il complessa talmente piu è essa è forte dell'idea, realtà la coerenti: concettuali contenereil reale in asffazioni la teorica, I'astrazione I'idea, quindi necessario utilizzare E' e a defurirla. riesce a contenerla non conceffo concettualizzazionein forma precariae strumentalealla riformulazione di nuove possibilità esperienziali. Il racconto/confrontodelle esperienzeè poi utile ad organizzarequell'importante fase che i formatori (ma non solo loro) chiamanoanalisi dei bisogni. L'intervento formativo va semprecalato in una realtà ben precisa,e deve essereorientato dalle esigenzerilevate o espressedai destinatari. Inutile dire che una valutazione sbagliata in questa fase rischia di infi ciare seriamenteI' intera propostaformativa L'analisi dei bisogni non può mai avvenire per interpostapersona. Chi progetta, arganizza,gestisce e realizza un interventoformativo deve avere ben presentechi ha di fronte, cosa egli si aspetta,quale bisogno anchenon esplicitato manifesta.Ma non sempre si ha la possibilità di operaretale fase prima del progetto. E allora? E allora è necessario o GiuseppeMoro, Le trasformazionidel sistemaproduttívo e nuovi modelli di formazíone, in Luisa Ribolzi (a cura di), Formare glì insegnanti,Carocci,Roma, p. 122'123. t lbidem. prevedere momenti iniziali in cui possa avvenire una sorta di negoziazione e scambio, un momento volutamente destrutturato finalizzato alla comprensione.In pratica è il momento del "contratto formativo", ove, sulla base delle reciprocheintenzioni,del rlciproco impegnoe della possibilitàdi esprimersi,avvienela puntualizzazionedei contenuti, dei tempi, degli obiettivi. Questo,per il formatore,significasviluppareuna grandecapacità di ascolto che, guardacaso, e il comunedenominatoredelle varie tecnichee dei metodi per l'analisi dei bisogni che solitamentesi incontranosui manualispecialistici. La condivisione delle esperienze,la circolarità della comunicazione,la co-progettazione,la partecipazionealla definizionedel percorsorichiamanoapertamenteI'idea di comunità.In questaparte conclusivami riferisco agli studi del cosiddettoapproccio"situato-culturale",secondocui l'apprendimentoè una pratica fondamentalmentesociale.La conoscenzaè integratae distribuitanella vita delle comunità.Le personearrivanoa svilupparee a condivideremodi di fare le cose, modi di parlare e pensare,credenze,valori - in breve pratiche - proprio in funzione della loro partecipazionead attività comuni. Tali aggregazioni,anche informali, vengono chiamatecomunità di pratiche proprio per sottolineareil fatto che essesono definite in baseai modi condivisi con cui svolgonospecificheattività, piu che in base alle caratteristichedei loro membri. Questoè ancorapiù evidenteper gli insegnanti(di qualsiasidisciplina),che hanno nella collegialità una delle principali dimensioni della loro professionalità.La formazione, in tal senso, va orientata alla creazione di comunità di pratiche, perché I'apprendimento è anche atto di appartenenza:non è mai un'attività individuale,ma il veicolo primario di rapportocon gli altri. Le implicazioni per il profilo del formatorea questopunto dovrebberoessereevidenti. A lui compete anzitutto la progettazionedell'intervento formativo. Una progettazione,tuttavia, che egli coordina e presiede,ma che non gestiscetotalmentené impone. Una progettazionein cui siano previsti adeguati spazi per il confronto e per la partecipazione,così come spazivuoti, aperti e destrutturati,finali zzati a far emergerele esperienzee i contributidi tutti, compresoI'inattesoe l'imprevisto. la trasmissionedi contenuti e conoscenze.Egli e certamenteportatore Dal formatore non ci si aspettanecessariamente di un sapere,ma il suo ruolo e piuttostodi facilitaregli apprendimenti,owero crearesituazionie condizioni di scambio, meffere in reciproca connessionela pluralità di voci che compone il setting formativo, offrire opportunità, garantire I'ascolto. La comunità di pratiche è il suo contestodi riferimento ideale.La costruzionedi una comunità di pratiche non è mai immediatané scontata,me è I'obiettivo verso cui tendere.<La comunità di pratiche- ci ricordanoLave e Wenger- è una condizioneintrinsecadi esistenzadella conoscenza,e non solo perchéfornisceil supportointerpretativonecessario a comprenderla.La partecipazionealle pratiche culturali nelle quali prende forma ogni conoscenzaè un principio epistemologicodell' apprendimento>o. Le ultime parole le vorrei affidare a Giuditta Alessandrini,che sgombra il campo dall'insidia di una formazione tecnicisticae ci ricorda la finalità ultima di qualsiasi processoformativo, che è sempre e comunque rivolto alla r ealizzazionedeI la persona. <ll formatore deve attingere alla consapevolezzadi un elemento fondamentale:il senso degli interventi formativi nel processodi interpretazioneio-mondo,dalla famiglia al gruppo dei pari fino ai contestidi lavoro, attinge la sua ragione nell'interiorità del soggettc,come suscitazionee sollecitazionedi un disegnodi sviluppo che attieneal soggettonella sua interezza. L'educazione-formazioneè sostanzialmenteopera di un processo di costruzione della personalità caratterizzatoeticamente;la possibilità di raggiungeretale esito acquista senso non certo in virtù di tecniche di conformazionea modelli preordinati,ma da "incontri" e "presenze"che agisconoin quanto"autenticatestimonianza">>. u J. Lave, E. Wenger,in C. Zucchermaglio,Vygotshijin azienda,Carocci,Roma 2004,p. 88.