Anno XLII n. 1 Marzo 2014 CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA BRESCIA - Editore Centro Volontari della Sofferenza -Tariffa associativa senza fini di lucro “Poste Italiane S.p.A sped in abb. Postale - D.L 353 / 2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46 art. 1, comma 2,DCB Brescia Direttore responsabile Antonio Fappani - Autorizzazione del tribunale di Brescia n. 1/82 - del 6 gennaio 1982. Camminiamo C amminiamo iinsieme nsieme o m i a i n Camm ins ie me e:: ne ion zio az da ed Re R a arra arrrra C C la a ela he ich Mic M inii zin izz Riz essii R Re R nii gn ag lpa olp B B la o ola ico Nic N SOMMARIO: CALENDARIO APPUNTAMENTI: MANIFESTO PELLEGRINAGGIO LOURDES PAOLO MARCHIORI: CIAO A TUTTI REDAZIONE: NON TEMETE MILENA DEL VECCHIO: FRATELLO E SORELLA DEGLI AMMALATI MICHELA CARRARA: XXII GMM: INTERVISTA PER I PIÙ CURIOSI DON PIETRO BONFADINI: I NOSTRI POSSIBILI BEATI AGNESE PAGLIOTTI: UN SERVO DI DIO DA NON DIMENTICARE IVANA BOIFAVA : VALORIZZARE IL DOLORE, VALORIZZANDO L’AMORE DONATA CIOLI: QUELL’AVVENTURA PIENA DI AMORE MARGHERITA CONTI : CON IL BEATO NOVARESE: HO TROVATO L'AMORE VERO. FAMIGLIA BETTINI ELISA: CHE GIOIA UNA MESSA IN CASA ALMA FRASSINE : VITA NEL GRUPPO D’AVANGUARDIA COLLEBATO ELISA VETRUGNO: TANTI MODI DIVERSI DI VIVERE LA FEDE DEFUNTI Sede: Via Matteotti n. 6 - 25018 Montichiari (Bs) Tel. 030.9961238 Fax 030.9652665 Ufficio: Via Cimabue n. 16 – 25134 Brescia Tel. 030.2312083/84 C.F. 98006550176 e-mail: [email protected] 1 Camminiamo C amminiamo iinsieme nsieme o m a i n i e m m m e a i C s n i Cen tro Vo lonta ri d ella So fferenz a PR OG RA MMA IN CO NTR I CV S BR ESC IA 2013 – 2014 Giova ni Ba mbini G ruppo A ttivo Sposi / 8 8 / 10 19 16 16 / 18 12 9 9 6 / Adulti 2014 Ge nna io Fe bbr aio M ar zo Aprile M aggio Giovani 12 2 2 / 4 Anziani LSM A dulti-Anziani 26 23 23 / / 15 / 19 / 21 M ON TIC HIAR I 2013-14 - Sabato 22 febbraio (ore 17) Consiglio D iocesano Sabato 15 marzo (ore 15) Assemblea annuale degli Iscritti D omenica 6 aprile incontro organizzativo personale Lourdes D omenica 8 giugno Pentecoste e festa chiusura anno Pastorale (orario da definire) Sabato 19 luglio commemorazione Beato Luigi Novarese (orario da definire) CA LEN DA RIO ESER CIZI SPIRITU ALI - Do menica 2 5 mag gio a 3 1 mag gio Do menica 2 9 giug no a s abato 5 luglio Do menica 1 3 luglio a giov edì 17 luglio Ad oles ce nti G iov ed ì 17 lug lio a d omen ica 20 lug lio Do menica 2 7 luglio a v ene rdì 1 agos to Attivo S abato 27 dic em bre a merc oledì 3 1 dic emb re Me rcoledì 31 dicem bre al 2 ge nnaio S ettima na dell’am ic izia Es erciz i Sp irituali a Re per tutti Es erciz i Sp irituali a Re per Ba mbin i e Es erciz i Sp irituali a Re per Famiglie Es erciz i Sp irituali a Re per G iov ani e Gruppo Cors o sp eciale fin e ann o Capodanno giovani a re PELLEGR INA GG I - D a martedì 15 a martedì 22 aprile Pasqua a Lourdes D a lunedì 21 a domenica 27 luglio Pellegrinaggio Esercizi Spirituali LSM a Lourdes Pellegrinaggio Fatima data da definire C ALEND AR IO NA ZIO NA LE 2013-14 CV S - - Incontro Nazionale degli Animatori dei Settori giovanili (R oma 25 – 27 aprile 2014); Per i G iovani “R allegratevi ed esultate” programmata a Casale Monferrato dal 31 maggio al 2 giugno 2014. N ella giornata del 1° giugno saranno coinvolti anche i Bambini e Adolescenti e tutti i C VS diocesani delle regioni limitrofe (pranzo al sacco). C onvegno N azionale di Programmazione 2014 –15 di R e si terrà nelle date (12 – 14 settembre 2014) 2 Cammin niiamo amo insieme insieme Cammi Ciao a tutti Ciao a tutti. Come ho già detto personalmente mi trovo un po' in difficoltà a parlare a tutti voi iscritti del CVS, non per timore o per vergogna, Ma semplicemente perché mi sento un allievo che sta apprendendo tanto soprattutto da voi tutti, ma pur sempre un allievo. Le mie condizioni di malattia mi procurano tante limitazioni e rinunce, quindi chiedo scusa a tutti se per il momento non riesco a essere presente nei vari settori. Devo dire anche grazie al consiglio del cvs che mi aiuta in modo straordinario e sinceramente sento anche la vostra vicinanza, perciò grazie veramente di cuore a tutti. Voglio esprimere il mio pensiero in quest'anno di crisi e difficile per tante famiglie con una parola <CORAGGIO > dico coraggio perché forse è la cosa che in certe occasioni a me manca di più. Se diciamo di avere anche solo un briciolo di Fede con un po' di coraggio possiamo superare o vivere al meglio le difficoltà nostre e altrui. Ascoltiamo il nostro cuore c'è sempre Qualcuno che ci suggerisce cosa possiamo fare. Proseguiamo quindi con un pizzico di coraggio in più il nostro cammino nell'apostolato nella più grande semplicità della vita quotidiana e secondo le proprie possibilità... Mentre ero a Roma alla Pontificia Accademia per la Vita nei giorni 20-21 febbraio u.s. come relatore, con rettori universitari, teologo, professori medici, filosofi ecc. … provenienti da ogni parte del mondo, mi sono emozionato tantissimo. La cosa straordinaria e che non mi sono sentito inferiore, magari come cultura sì, ma come persona no. HO CAPITO CHE ognuno di noi è importate e unico e insostituibile, ma soprattutto abbiamo un ruolo nella società indipendentemente dall'incarico che c'è dato. Un ruolo che diventa importante e significativo se lo viviamo come un'opportunità per migliorare il BENE COMUNE. Colgo infine l’occasione per augurarvi una Santa Pasqua: è la gioia del mattino della Domenica contro ogni apparenza ed ogni logica umana, dopo la sofferenza del Venerdì ed il silenzio di Sabato è il coraggio di Maria lungo il calvario e sotto la croce, è il nostro sentirci profondamente amati nel ricevere umilmente e con cuore riconoscente il dono della salvezza. UN ABBRACCIO A TUTTI PAOLO 3 Sarò capace di essere fedele? Che cosa significa “aderire a un ideale, a un partito, a un'associazione”? Significa sposare, amare, sacrificarsi, lavorare per degli ideali comuni... Ma perché l'adesione sia davvero piena, occorre l'iscrizione perché prima di tutto “iscrizione” vuol dire partecipare ai meriti ed alle preghiere di tutti gli iscritti, proprio come in una Famiglia. L'iscrizione, quindi, dà a noi la forza di superare qualsiasi difficoltà e nello stesso tempo procura all'Associazione la certezza che può fare affidamento sulla nostra persona. Cam mmini insieme eme Ca miniamo in L'indecisione sull'opportunità o sull'importanza della nostra iscrizione può nascere: -Dalla paura dell'impegno costante: “Sarò capace di essere fedele?”. Lo stesso Gesù, però, dapprima ci indica la via che dobbiamo percorrere: “Chi vuole venire dietro di me prenda la sua croce e mi segua”. Poi rileva la necessità della fedeltà: “Chi mette mano all'aratro e poi si volta indietro non è degno di me”. Ecco per prime le parole che assicurano la Sua presenza e la Sua assistenza: “Non temete”… “Io sono con voi sempre”. E poi le altre con le quali ci affida a Sua Madre: “Ecco tua Madre... ecco tuo figlio”. -Dalla non piena conoscenza del messaggio mariano che sta alla base della nostra Associazione, il messaggio di Lourdes e di Fatima: il grido del cuore della Madre celeste che tende la Sua mano perché i Suoi figli la aiutino a salvare chi è lontano dalla casa del Padre. -Dalla non piena conoscenza sia della vocazione a cui siamo chiamati sia del carisma che c'è consegnato per il bene personale, della Chiesa e dell'umanità. -Dalla paura che l'adesione abbia la conseguenza di un aumento di sofferenza, ma l'amore più è forte, più individe la sofferenza altrui, soprattutto le sofferenze di Gesù Cristo e dell'Immacolata Allora quest'aumento -Di dolore che può portare inizialmente allo scoraggiamento, conduce invece alla gioia, la gioia di cooperare alla salvezza dei fratelli. “Essere con Cristo” generatori di anime è il servizio più sublime e cambia la nostra vita. Non si deve allora aver paura di abbracciare il carisma, di viverlo con entusiasmo, di diffonderlo con tutte le forze. Incontreremo sicuramente difficoltà e sacrificio, ma saremo felici di servire, saremo testimoni di quella gioia, che il mondo non può dare. Dobbiamo poi sempre ricordarci che non siamo soli, che accanto a noi c'è Maria la quale, anche se all'apparenza non intercede per togliere la nostra sofferenza, interviene sempre con materna sollecitudine, condivide con noi la nostra croce quotidiana, rendendola meno pesante, più feconda, più luminosa e gioiosa. Dobbiamo ancora pensare che la vocazione al servizio, come quello di un volontario della sofferenza, è sempre misteriosamente vocazione a prendere parte al mistero della salvezza, anche se in modo molto personale e quasi sempre costoso e sofferto. Ed il “sì” della nostra vocazione trova la sua ricchezza, la sua forza e la sua fedeltà nell'adesione piena al carisma e alla spiritualità mariana dell'Associazione. Vuoi in cuor tuo restare ai margini di questa straordinaria attività, che significa cooperazione alla costruzione del Regno di Dio sulla terra? Allora aderisci senza timore e con gioia all'Associazione e sigilla subito la tua adesione con l'iscrizione. Questi i nomi dei nuovi Volontari, Fratelli e Sorelle, LSM, che senza timore, ma con ardore hanno aderito al CVS e che accogliamo con la gioia nel cuore nella Famiglia del Beato Novarese. VS: Ambrosini Valter, Bonomelli Paolo, Gullotta Sara, Mantelli Luca, Vetrugno Elisa, Lini Rosa Esterina, Longoni Francesca,Verzeletti Giacomina. Fratelli e sorelle: Bonardi Sauro, Compagnoni Enrico, Del Vecchio Milena, Nava Elena, Olivetti Claudia, Piccinelli Rosa. LSM: Loda don Luigi, Vavassori don Bortolo (Lino) Redazione 4 Fratello e sorella dell’ammalato Quanto tremore nell'afferrare tra le mani sentendo la fine filigrana un foglio bianco uno fra i tanti prezioso quanto unico dove uno ad uno sfilano parole richieste campi da compilare apponendo i propri dati generalità. Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Tremore incerto nelle dita nell'impugnare la penna sussulto dell'animo quando scorro le parole “fratello sorella dell'ammalato” breve pausa prima di annerire la casella mentre nugoli di domande di felicità eccelse riempiono anima e corpo. Senza pretese alla ricerca di quella perfezione intima soffusa delicata delle beatitudini cercando d'esser felice offrendo la propria vita in primis per Vittoria per tutto ciò che lei rappresenta poi per il mondo intero che seppure ingabbiato tra brutture e cattiverie ancora pullula di anime pure di accenni di aborti di spiriti in viaggio che all'infinito anelano pronte a gettarsi non senza timori nel flusso della vita con gioia”. Ancora a notte fonda nel silenzio della stanza mentre il respiro delle piccole la ricolma riflessioni viaggi con la fantasia crocchi di mani tese braccia allargate spalancate all'eterno i cui tinnii mi conducono lenta lenta nel sonno. MILENA, LA MAMMA DI VITTORIA E DI CELESTE Durante il viaggio di ritorno ancora interrogazioni brevi intermezzi scambi di idee “Avrò agito da sconsiderata? Con troppa fretta? Con vanità e con orgoglio? Eppure, se dentro mi guardo ascolto e sento altro non leggo se non il desiderio di portare avanti il camminino con umiltà 5 Giornata mondiale del malato XXII GMM: intervista per i più curiosi -Che cos'è la XXII GMM? GMM vuol dire Giornata Mondiale del Malato, giornata che da 22 anni invita il mondo intero e la Chiesa tutta a meditare sul mistero della sofferenza valorizzata sia sul piano umano sia soprattutto su quello sovrannaturale. Tema particolare di GMM di quest'anno è Fede e Carità “Anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”. Sull'esempio del “Padre che ha donato il Figlio per amore” e di Gesù che ha dato la vita “per lo stesso amore, anche noi possiamo amare gli altri come Dio ha amato noi, dando la vita per i fratelli” (dal messaggio del Santo Padre Francesco per la XXII Giornata Mondiale del Malato). -Perché una Giornata Mondiale del Malato? Risponde il suo ideatore, il Beato Giovanni Paolo II nella Lettera Istitutiva del 13 Maggio 1992: in primo luogo è “strumento e occasione per favorire un'attenzione quotidiana della Chiesa a chi è sofferente e a chi se ne prende cura, sostenendoli con la propria carità ed affiancandoli a Dio per Maria”. E' poi anche “un modo per rimotivare il credente che soffre a vivere ogni giorno in comunione con il Cristo, il quale ha sofferto nella Sua vita terrena offrendo Se stesso sulla croce ed ancora oggi nuovamente patisce delle nostre sofferenze a favore del Suo corpo che è la Chiesa”. Perché la Giornata Mondiale del Malato cade proprio l'11 febbraio? Come non lo sapete? Nel calendario liturgico in questo giorno ricorre la memoria facoltativa della Beata Maria Vergine di Lourdes perché l'11 febbraio 1858, un giovedì grasso, nella grotta di Massabielle “una signora vestita di bianco” con “una cintura azzurra e una rosa su ogni piede” apparve alla gracile Bernardette, uscita di casa verso le undici del mattino con la sorella e un'amica in cerca di legna e qualche osso da vendere per riscaldare il freddo e malsano cachot. E' la prima delle diciotto apparizioni dell'Immacolata, è l'inizio di un dialogo fatto di poche parole e soprattutto di preghiera e contemplazione silenziosa, è l'incontro con la propria Madre, è la guarigione del corpo per alcuni e dello spirito per molti, è la comprensione e la valorizzazione del proprio dolore in tutte le sue forme, è la nascita di Lourdes come centro mondiale di pellegrinaggio. Cam mmini insieme eme Ca miniamo in - 6 E che ne dice il nostro Papa? Gli ammalati sono “ una speciale presenza di Cristo sofferente” perché dentro ogni tipo di sofferenza c'è quella di Gesù che ne porta insieme ad ognuno il peso e ne rivela il senso. Il Figlio di Dio facendosi uomo, non ha eliminato dall'esperienza umana la malattia e la sofferenza, ma, assumendole in sé, le ha trasformate da negative in positive e, ridimensionandole, ha donato ad ogni uomo una nuova vita in pienezza. Per un atto d'amore gratuito ha preso sulle spalle ogni nostra iniquità e ci ha redenti con il suo offrirsi spontaneamente alla sofferenza del completo dono di sé. Guardiamo alla croce: è mistero di speranza e di coraggio, la speranza del mattino di Pasqua dopo la lunga e buia notte del dolore e della morte, il coraggio di affrontare ogni avversità uniti a Lui (dal messaggio del Santo Padre Francesco per la XXII Giornata Mondiale del Malato). presieduta dal vescovo Luciano. E il CVS? Il CVS non è mancato ai vari incontri proposti dalla diocesi, la sua è stata una presenza discreta, ma molto partecipe nel seguire la testimonianza del sessantatreesimo miracolo ufficialmente riconosciuto di Lourdes, numerosa e molto raccolta durante la Messa presieduta dal Vescovo Luciano al santuario delle Grazie, -C'è “solo” Gesù? No, non c'è solo Gesù “sulla” croce, c'è anche Maria, la Madre, “sotto” la croce. E' lei che subito dopo il suo fiat, dimentica di se stessa, si fa incontro sollecita ai bisogni di chi incontra fino al momento estremo della morte del Figlio. Lei, che ha avuto l'anima trafitta da una spada, conosce la via del dolore e per questo è madre di tutti i malati e sofferenti, lei come è rimasta accanto al Figlio, ora assiste e sostiene gli altri figli e non li abbandona rimanendo anche per loro sotto la Croce, con lo sguardo, però, rivolto alla vitale pienezza del mattino della risurrezione. Cam mmini insieme eme Ca miniamo in -Quali le iniziative della nostra diocesi? La nostra diocesi ha proposto varie iniziative come ulteriore arricchimento rispetto quelle attivate da ogni comunità cristiana per questa Giornata e come opportunità per aiutare a ravvivare la carità e crescere in consapevolezza e in spirito di preghiera sull'esempio del nostro Vescovo Luciano. Le iniziative sono state molto varie: dalla testimonianza di una persona beneficata da una guarigione miracolosa a Lourdes, all'incontro di preghiera con il Vescovo per e con i malati (Santa messa nella Basilica di Santa Maria delle Grazie), alla veglia con i bambini ammalati alla presenza della reliquia di San Giovani Bosco, all'adorazione eucaristica notturna per i sofferenti, alla Santa Messa con i medici e gli operatori sanitari credenti, silenziosa davanti a Gesù eucarestia, desiderosa di offerta professionale da parte dei medici e degli operatori sanitari nella Messa conclusiva dell'intero percorso diocesano. In tutti, malati e non, è sorta spontanea una preghiera particolare a Maria Immacolata nel ricordo nostalgico della grotta di Massabielle. -E noi? Se guardiamo alla croce come ci dice il nostro Papa, ci accorgiamo che un Altro prima di noi ha provato la solitudine e la sofferenza, offrendo la 7 A sua vita per i suoi amici, e ci ha indicato la via. Dobbiamo credere allora nel Suo amore fedele e lasciarci condurre da Lui: “chi entra nel nostro peccato e lo perdona, entra anche nella nostra sofferenza e ci dà la forza di portarla”. La croce parla a noi persone ammalate, come strumenti di conversione per i peccatori e anche a noi persone che prestano assistenza e cura, come speranza e sorriso di Dio. La nostra risposta, allora, è: “ la croce!”, certi dell'amore fedele di Dio per noi (messaggio del Santo Padre Francesco per la XXII Giornata Mondiale del Malato). preghiera. . . -E tu come hai vissuto la Giornata Mondiale del Malato? Come la consideri? Che cosa significa per te? Attendiamo la tua risposta. Michela Elementi di sofferenza appaiono dal tuo volto ormai esanime, il tuo cuore porta il segno del tuo sacrificio estremo, la montagna dei nostri peccati ti ha reso come sorprendentemente avvolto dalla nube della morte, gioia non è più nel cuore della tua Mamma e solo un discepolo è rimasto sotto la croce, ma noi siamo stati salvati lo stesso dalla tua infinita bontà e nulla ci manca più se non fare quello che hai fatto Tu per i tuoi amici. Noi abbiamo fede in Te e sorprendentemente ti offriamo la nostra sofferenza, Tu prendila e fanne pietra preziosa per i tuoi bisogni: ecco il nostro modo di fare carità e di dare la Cam mmini insieme eme Ca miniamo in -E io? Sono riuscita a partecipare a diverse delle iniziative proposte dalla diocesi, compresa la visita alla reliquia di san Giovani Bosco. Come? Volete sapere quale è stata l'esperienza più bella, la più interessante, la più coinvolgente? Non saprei proprio cosa rispondere: ogni iniziativa è stata un tassello di conoscenza, un incontro diverso con Gesù e Maria, un'occasione di crescita, un motivo di arricchimento spirituale, un momento privilegiato di ascolto, di riflessione, di confronto, di interiorizzazione, di silenzio, di nostra vita per i nostri amici. Mi colpisce molto il getto di sangue dal tuo cuore: è l'abbondanza del tuo amore per me. Grazie mille, mio Signore e Dio. Michela e Giovanni 8 I nostri possibili beati Abbiamo anche noi alcuni amici che potrebbero essere “beati” come lo è Monsignor Novarese: Angiolino Bonetta e Fausto Gei. Di essi è già stato fatto il processo diocesano che ha messo in evidenza le loro virtù veramente straordinarie, per cui, se per loro intercessione avvenissero miracoli, ad esempio di guarigione straordinaria da qualche malattia grave, potrebbero essere dichiarati “Beati”. Non sarebbe questo un avvenimento veramente grande non solo per la nostra diocesi bresciana, ma anche per la nostra Associazione e per i giovani, a cui appartenevano Angiolino e Fausto quando hanno accettato santamente la loro sofferenza, che li ha davvero santificati? Perciò è necessario che sia fatta conoscere la loro santità e che siano invocati come intercessori di grazia straordinaria sia dagli ammalati sia da chi s'interessa di questi ultimi soprattutto nella preghiera. Abbiamo bisogno di avere in loro più fiducia e di ritenerli come veri amici, a cui possiamo rivolgerci nelle nostre necessità, affidando alla loro intercessione presso il Signore le nostre giuste aspirazioni e i desideri di grazia di cui sentiamo necessità. Per questo esprimiamo alcune notizie che possono interessare la fede e la devozione dei nostri lettori. Parroco di Cigole, il Reverendo don Giovanni Girelli, il quale ha tenuto una bella omelia e si è meravigliato di vedere tutti i banchi della chiesa pieni di fedeli, nonostante fosse una S. Messa fuori orario in giorno feriale ( alle 17.00). Ciò significa che Angiolino è ancora molto ricordato nel suo paese d'origine e che gli si vuole ancora bene. Col parroco hanno concelebrato don Pietro Bonfadini e il Reverendo sacerdote che ha conosciuto Angiolino essendo stato vicario cooperatore in parrocchia quando Angiolino era malato. La funzione sacra è riuscita veramente bene anche per l'interessamento della nostra Agnese Pagliotti, che ne ha curato i particolari organizzativi esteriori, quali l'accoglienza degli Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Angiolino Bonetta Nato a Cigole (Brescia) il 18 settembre 1948. Morto nello stesso paese il 28 gennaio 1963. La sua vita è quella di un ragazzo sereno e simpatico fino all'età della prima media, quando incomincia il suo male: un tumore alla gamba destra, per cui è necessaria l'amputazione. Ed è proprio con questo suo male che incomincerà la sua vera santità, vivendo il tempo della sua malattia con spirito veramente e santamente eroico nel modo soprannaturale di accettarla. Anche quest'anno il 28 gennaio abbiamo ricordato Angiolino. Un gruppo del CVS ha presenziato alla S. Messa presieduta dal 10 invitati, il gruppo del canto durante la funzione, il rinfresco appropriato e abbondante dopo la celebrazione eucaristica con la partecipazione festosa di quanti erano presenti alla funzione. Il Centro Volontari della Sofferenza ringrazia con sincera riconoscenza per questo il Reverendo Parroco e la signora Pagliotti, accogliendo ben volentieri l'invito a partecipare l'anno venturo al medesimo incontro. Fausto Gei Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Nato a Brescia il 24 marzo 1927. Morto dopo lunga malattia il 27 marzo 1968. Vive la sua giovinezza da giovane studente. È iscritto all'università di Pavia alla facoltà di medicina. Un triste giorno rientrando da Pavia a Brescia non ha più la forza di portare a casa la valigetta personale. Entrando in casa ha solo la forza di mormorare: “Ecco, mamma, questo è il libretto universitario. Ho la sclerosi a placche! È una malattia letale. Non so quanto durerò. Ho fatto io la diagnosi…e me l'hanno confermata”. La sorella Maria Laura si presta per accudire Fausto in tutto e lo servirà con tanto amore per 18 anni. Andrà a Lourdes. Al ritorno la sorella gli domanda: “Fausto, non sei guarito?” Lui risponde: “Ho visto, laggiù, tanti peggio di me. Senti, Maria Laura: mi presti le tue braccia e le tue gambe?” “Ma certo” risponde. “ Allora io comincerò a dettarti ciò che poi dovrai far giungere ai malati”. Incomincia così il suo apostolato verso gli ammalati, che durerà tutta la vita. Scrive tante esortazioni da ammalato agli ammalti, per aiutarli santificare la loro sofferenza. “Ciò che non posso fare da medico lo voglio fare come ammalato”. E lo fece lasciando il segno indelebile della sua vita. Ripetendo con tenerezza di bimbo il nome di Gesù, Giuseppe e Maria, dopo tanto soffrire, si spegne nella serenità e nella pace all'età di 41 anni il 27 marzo 1968. Don Pietro Bonfadini 10 Camminiamo C amminiamo iinsieme nsieme Valorizzare il dolore, valorizzare l’amore: Il Beato Luigi Novarese e in suo carisma Tra il 29/11/2013 e l'1/12/2013, i SODC hanno programmato un incontro di aggiornamento spirituale, magistralmente guidato da don Luigi Garosio presso la casa di Montichiari, che ci ha accolto col garbo e la disponibilità che contraddistingue tutti i suoi componenti. Il gruppo che ha voluto aderire a questo incontro, formato in maggioranza da fratelli degli ammalati e da tre persone in carrozzina, non è Stato numeroso (piccolo gregge), ma compatto e animato dallo spirito di ricerca e condivisione di fede. Abbiamo così potuto convivere familiarmente per tre giorni, come pure analizzare, riflettere e meditare il venerdì di Passione per rispondere al tema dell'incontro: “CONVERSIONE ORA E QUI!”. La sera del venerdì ci siamo presentati con molta trasparenza e così ci siamo arricchiti scambievolmente ognuno dell'esperienza di vita dell'altro, poi abbiamo guardato insieme il dolore, sottolineando come la “moda” lo voglia ignorare, dato che si è perso il senso della sacralità della sofferenza del Figlio di Dio, attraverso la quale noi tutti siamo salvati. E così ci siamo soffermati, come ci è stato insegnato dal nostro fondatore il Beato Luigi Novarese, anche sulla figura della Vergine Santissima, che sia a Lourdes sia a Fatima ci mostra la via per andare da Gesù, sollecitando la nostra offerta di sacrificio, penitenza e preghiera. La preghiera, infatti, è per noi cristiani il mezzo per relazionarci con Dio, come dice S. Agostino nelle sue Confessioni: “ Tu eri con me… ma io non ero con Te”. La sera, accompagnati allegramente dalla chitarra, ci siamo sfogati in allegri cori, che i giovani con slancio generoso e forte ci hanno suggerito. In questo clima gioioso, prima ancora della chiusura dei tre giorni, ognuno ha avvertito la necessità di ripetere l'esperienza (“E' bello per noi stare qui”). Ecco, quindi, il tema del secondo aggiornamento spirituale: “Quando il soffrire diventa una grazia”… Ivana Boifava Un servo di Dio da Martedì 28 Gennaio u.s. alle ore 17.00, nella parrocchia di Cigole, è stata celebrata la Messa di commemorazione del 51° anniversario della morte del Servo di Dio Angiolino Bonetta. Con la comunità parrocchiale e il CVS anche quest'anno abbiamo voluto rinnovare il ricordo di Angiolino nel suo paese natale. Non ci ha lasciati indifferenti, che a celebrare l'Eucarestia fosse il parroco di Cigole (don Giovanni Girelli) affiancato da don Pietro Bonfadini e da don Manenti. La chiesa si è riempita di fedeli attenti e desiderosi di partecipare a questo evento, cui lo scorso anno dedicammo un'intera giornata, ricca di forti emozioni per le belle, intense e numerose testimonianze sulla breve vita di questo ragazzino. Fu sempre vivace e monello, egli si ammala all'età di dodici anni di un male incurabile, nei due anni, il tempo che gli rimane da vivere, conosce il Centro Volontari della Sofferenza, abbraccia pienamente il carisma del Beato Luigi Novarese, e si consacra Silenzioso Operaio della Croce. Questa nuova esperienza di vita lo porta a dare forza e ricchezza alla sua sofferenza, tanto da pronunciare: ” La mia vocazione è soffrire fino alla fine, perché i peccatori si convertano”. Angiolino diventa un innamorato della Madonna, si affida a Lei, la 11 Camminiamo C amminiamo iinsieme nsieme Quale avventura piena di Amore Durante l'anno appena passato per la mia prima volta sono andata agli incontri spirituali di Re per adolescenti. Ormai dopo molti anni durante i quali avevo vissuto l'esperienza di Lourdes (che vivrò ancora), decisi di partecipare agli incontri di Re. Ero un po' perplessa, agitata … praticamente avevo un mucchio di pensieri nella testa..., ma tutti mi dicevano che sarei stata sorpresa da quell'esperienza e che mi sarei ricreduta. E, infatti, successe proprio così. Arrivati, dopo un lunghissimo viaggio, alla “Casa Cuore Immacolato di Maria”, mi sentii un po' da non dimenticare Prega, recita il Rosario, e dice: ”Sono tutto della Madonna dalla testa ai piedi”. L'emozione ci ha pervaso il cuore, perché in questa Chiesa si è percepita la presenza spirituale di Angiolino, nel raccoglimento orante davanti al Signore. Al termine della celebrazione eucaristica, allietata da un piccolo gruppo di cantori del CVS, siamo stati ospitati in Canonica per un momento di gioiosa convivialità offerto dai familiari di Angiolino. È stato bello vedere tante persone del luogo scambiare gesti di simpatia con il nostro gruppo d'avanguardia, don Pietro, sorella Nora e altri amici del CVS. La vita di Angiolino è stata il filo conduttore del dialogo fra tutti i convenuti. Prendiamo dunque l'esperienza di questa giovane esistenza come esempio da imitare, affidiamoci a Lui che ha saputo far del bene attraverso la propria sofferenza, valorizzandola e offrendola a Dio con quella di Cristo, per il bene di chi soffre. spaesata e pensavo che mi sarei annoiata tantissimo. Tutti i miei amici, infatti, mi avevano detto che sarebbe stata una vera e propria noia: “mamma mia degli incontri spirituali, pregherete tutto il giorno …”, ma non avevo dato loro ascolto, tanto avendo già vissuto l'esperienza di Lourdes, avevo sperato che questa fosse simile. Così rimasi vicino alle mie amiche del CVS di Brescia, che mi fecero un po' ambientare in quel luogo immenso e mi chiesi subito chi mai avesse costruito un posto così grande... Dopo l'accoglienza generale ci divisero in diversi gruppi: adolescenti, preadolescenti e bambini. Io ero nei “pre-ado” ed eravamo seguiti da Ilaria e Francesco che ci fecero divertire molto. E fu da un gioco organizzato da loro che incontrai quelli che adesso sono le mie amiche e amici più cari: Alice, Aurora, Letizia, Claudia, Patrick, Gianluca (“Bompi”), Lisa , Sara e Francesca. Agnese e Laura 12 Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Ci divertimmo tantissimo e capii subito che sarebbe stata una settimana piena di gioia, allegria, giochi, ma soprattutto compresi che avremmo imparato aspetti nuovi su una persona Che ha dato tutta se stessa per gli ammalati: Mons. Luigi Novarese. Già, Luigi, un bambino, un ragazzo, un uomo e un sacerdote che ha dato tutta la sua vita per gli ammalati! E pensare che proprio lui aveva ideato quell'immensa casa con l'aiuto di Sorella Miriam, dei volontari, ma soprattutto del Madonna, alla quale Monsignore era molto devoto. La casa è quindi stata costruita per gli ammalati che danno una gioia immensa solo se si riesce a vivere con loro non escludendoli. “L'ammalato per mezzo dell'ammalato” diceva sempre Luigi Novarese, e ancora “l'ammalato è parte attiva” perché gli ammalati dopotutto sono persone come noi, ma anch'essi devono fare il primo passo e non devono aspettare che qualcuno “per pietà” si avvicini a loro. In questa settimana i don che ci accompagnarono ci dissero di essere testimoni E amici di Gesù come Lui lo era con noi. Facemmo anche una celebrazione eucaristica dove noi “pre-ado” con i bambini e gli “ado” organizzammo le tappe in cui Gesù sarebbe passato e fu una situazione piena di gioia e d'amore. Di questa settimana a Re mi sono piaciuti molto alcuni momenti: il gioco nel giardino a pallavolo, quando il pallone volava sempre sugli alberi e allora ci prendevamo in spalle e con la scopa cercavamo di tirarlo giù e la visita in chiesa prima di cena, per mostrare a tutti i nostri lavori della giornata trascorso. Ormai, però, fra canti, giochi, risate e una voglia infinita di vivere un' esperienza piena di vita, una settimana era già passata e a malincuore facemmo le valigie come se non volessimo più tornare a casa e anch'io provai molta tristezza nel cuore nel lasciare tutti gli amici e quella casa. Tutti pronti per partire piangendo tra i baci e gli abbracci, io persi il conto di quante scritte i miei amici mi fecero sulle braccia, di quanto amore c'era in quella casa e in quei corpi, un amore fortissimo che mi travolgeva e che mi riempiva di vita. Non riuscii a non pensare a come sarebbe stato un anno senza di loro, senza i miei amici, perché, anche se con qualcuno non avevo parlato, mi mancava già lo stesso: avevo nel mio cuore un pezzo di ognuno di loro. Tornata a casa, tanti mi chiesero se era più bella l'esperienza di Lourdes o quella di Re ed io risposi loro: “Senza togliere niente a Lourdes (ho incontrato lì la maggior parte delle persone che conosco), cerchi di vivere Re con tutta te stessa perché saprai che dovrai aspettare un anno prima di rivedere quelli che sono diventati una parte importante di te… gli amici”. Da quella settimana, la settimana più bella della mia vita, ho capito quali sono le vere amicizie, non quelle basate su oggetti e su cose finte, ma sull'amore, sulla sincerità vera, che io ho davvero trovato. Non vedo l'ora che sia l'anno prossimo per andare ancora a Re e vivere ancora più intensamente quell'avventura piena di amore. Donata Cioli 13 Grazie al Beato Novarese ho trovato L’Amore vero Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Mi chiamo Margherita sono nata nel 1947, quando mi fu subito diagnosticata una tetraplegia spastica. Dai quattro ai dieci anni rimasi ricoverata presso l'Ospedale Maggiore di Crema, tornavo a casa solo per brevi periodi di vacanze per stare con il mio caro papà Pancrazio, la mamma Azzorre e mia sorella. Perché proprio in quell'ospedale? In quello stabile una nobile e facoltosa signora inglese, che aveva una nipote disabile, aveva finanziato la realizzazione di un reparto per disabili, unica realtà a quel tempo in Italia. Durante quel periodo mi fu fatta della terapia mirata per la mia patologia, che mi permise di stare in piedi, per cui con molti sforzi e mezzi di appoggio riuscivo anche a fare qualche passo. In quello stesso periodo ebbi la possibilità di prendere la licenza elementare. All'età dei 10 anni mi fu consigliato un intervento cerebrale, che avrebbe dovuto risolvermi alcuni aspetti limitativi della mia patologia. Tanta fu la sicurezza che il professore luminare ci comunicava che i miei famigliari decisero per l'intervento, ma l'esito fu negativo. Ne feci un altro a undici anni, ma anche quello non sortì alcun miglioramento, anzi rimasi ancor più invalidata e la carrozzina divenne la mia vita. Il mio grande sostegno era mio papa, che morì, però, prematuramente quando avevo quindici anni. Rimasi chiusa in casa, relegata direi, fino ai 19 anni. Non uscii mai per tanti anni, perché non volevo farmi vedere dalle persone, temevo i loro commenti e le loro considerazioni sul mio stato fisico. La mia iniziazione cristiana fu compiuta tutta a casa, venne da me una catechista, sia per la prima comunione sia per la cresima, per quest'ultimo Sacramento il Vescovo venne in casa, privatamente. Feci solo la quinta elementare, nessun'altra preparazione scolastica perché non uscii mai più da casa e comunque a quel tempo non c'erano strutture scolastiche in grado di accogliere disabili. Per noi disabili non c'era proprio nulla.La mia sofferenza determinata dalla mia condizione era grande e soffrivo molto quando vedevo dalla finestra mia sorella in cortile che giocava, correva, cantava con le sue amiche. Perché io no! Nel 1964 ricordo che si parlava della comunità Dei SOdC stabilitasi in castello, qui nel mio paese, Montichiari. Nel loro impegno apostolico, vennero a farmi visita don Fanetti e sorella Angela Cavallera, in un secondo tempo venne don Remigio Fusi, che cercò di convincere la mamma a lasciarmi uscire di casa per un incontro di spiritualità con altri ammalati. Ero timida e avevo sia difficoltà sia paura a rapportarmi con le altre persone, anche se avevo un grande desiderio di 14 Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Conoscere, di incontrare e di parlare con le altre persone, ma per le mie necessità fisiche interveniva solo la mia mamma e non riuscivo a pensare di permettere ad altri di accudirmi. Un giorno don Remigio mandò i custodi della Foresteria a prendermi, per partecipare a un incontro: faceva molto freddo e la mia mamma non mi lasciò andare. Si presentò allora don Remigio con un signore che si chiamava Defendi, mi presero e mi portarono a questo incontro presso il convento di Maria Bambina a Brescia. Qui ho conosciuto la realtà del CVS al nascere, tante emozioni, tante cose mi colpirono, ma ancor di più i FA, il loro affetto, il loro servizio, la loro disponibilità. A 19 anni con mia madre andai agli esercizi spirituali a Re e, grazie anche alla conoscenza di altri ammalati, mi appassionai molto all'ambiente, alle meditazioni, al silenzio, molto diverso dalla solitudine. Solo dopo tre anni sono riuscita ad andare agli esercizi da sola e affidarmi a una sorella degli ammalati Wanda, che aveva 15 anni. Quell'anno vissi diversamente gli esercizi spirituali. A Re, ebbi modo di conoscere di persona Monsignore, che teneva il corso degli esercizi con accalorato e appassionato fervore. Prima di impegnarmi in un apostolato attivo come CVS passarono cinque anni, nei quali cercai di trovare risposte alla luce della Parola di Dio, sia per la mia disabilità sia per il dolore fisico e psicologico che comportava. A Brescia gli esercizi di spiritualità, sempre guidati da Monsignore, erano tenuti due volte all'anno ed io partecipavo a entrambi, tanta la “fame” della Parola del Signore, delle meditazioni di Novarese e dell'incontrare gli altri ammalati. Mia madre ed io avevamo pensato a un progetto e avemmo modo di incontrarci con Monsignor Novarese per esporlo: fu molto accogliente e disponibile. Gli descrivemmo un sogno: creare una residenza che potesse accogliere disabili adulti, con i loro famigliari. Per questa proposta Monsignore manifestò interesse e si adoperò per vedere se il nostro desiderio fosse possibile. La sua sensibilità verso il mondo della sofferenza, infatti, lo portò a impegnarsi per la realizzazione di questo progetto, ma la cosa non andò in porto. La mia esperienza d'incontro con Monsignore, però, non mi ha permesso di accostarlo come avrei voluto, perché la sua autorevolezza mi frenava, pur sentendo l'amore forte che egli provava per gli ammalati. Che grande opportunità mi sono persa! Egli irradiava tutti con il suo sguardo, che rifletteva la sua grande spiritualità convinta e la sua sensibilità paterna nei confronti degli ammalati, trasmettendo anche il suo amore per l'Immacolata con un vigore tale da racchiudere l'intensità di un abbandono totale di un figlio a sua madre. Così egli, di fronte a difficoltà e problemi riguardanti il Centro, noi stessi e la Chiesa, ci esortava sia a pregare costantemente sia a consacrarci alla Madonna. Faceva pregare e pregava insistentemente anche lui per tutti quelli che erano lontani da Dio; più volte fu visto sostare in orazione prima di entrare in una stanza dove c'era un malato allergico a ogni richiamo religioso. La realizzazione delle sue Opere comportava grandi impegni, ma io ho sempre avuto l'impressione, che Monsignore fosse tutelato con molto zelo dalle sorelle SOdC, affinché non si affaticasse. Avrei ancora tanti episodi da dire riguardo alla mia vita, al mio cammino spirituale e all'importanza che hanno avuto Monsignore, i sacerdoti e le persone che mi hanno aiutato in questo, ma sarebbe un grande libro, il libro della mia appartenenza al CVS. Il CVS ha cambiato la mia vita perché non ho più visto la mia vita inutile; mi ha liberato il cuore, l'anima e il corpo perché ho trovato il senso di tutta questa mia sofferenza, che il Signore mi ha riservato. Ho trovato in Lui l'amore vero. Ritengo che l'essenza della persona del Beato Novarese sia un valore insostituibile per ciò che ha fatto per il mondo della sofferenza e per la Chiesa. Margherita Conti 15 Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Esercizi spirituali per bambini e adolescenti ...Perché? 16 Che gioia una S. Messa in casa Nella tradizione già consolidata da don Costantino, ora trasferito in un'altra parrocchia, giovedì 18 dicembre 2013 don Alfredo ha celebrato la Santa Messa presso la famiglia Bettini. La finalità è di riportare la celebrazione dell'Eucarestia, del sacrificio d'amore di Gesù per noi, nei luoghi della nostra vita e delle nostre relazioni più importanti, dove adulti e bambini crescono e imparano il voler bene. La famiglia Bettini ha risposto con entusiasmo all'idea della celebrazione di una S. Messa, desiderata dai famigliari ed arricchita dalla partecipazione dei Gruppi di Avanguardia del C.V.S di Montichiari. L'iniziativa, promossa in collaborazione con don Alfredo, ha coinvolto anche amici e parenti ed ha costituito un momento d'incontro e di scambio di auguri che ha suscitato tra i presenti un sentimento di viva e vera vicinanza. Durante questa S. Messa nel periodo dell'Avvento, don Alfredo ha rivolto l'invito a soffermarsi sul valore cristiano della sofferenza; da qui la consapevolezza della dignità della persona in ogni circostanza ed in ogni momento Della propria vita; da qui l'importanza di costruire relazioni personali caratterizzate dalla sincera fraternità e dall'umana solidarietà. Quando la malattia diventa sofferenza condivisa, il sofferente non è più solo: è consolato. Infatti la consolazione che Dio ci dona attraverso il suo Spirito d'amore, che siamo chiamati a scambiarci reciprocamente, ci rende più forti, ci dà il coraggio di resistere nella sofferenza e sostiene la nostra speranza. E così i commenti e soprattutto l'omelia di don Alfredo hanno scaldato il cuore di tutti gli emozionati partecipanti. Ecco le esortazioni rimaste nel nostro cuore: “nelle Famiglie, ove sono presenti i segni incancellabili della Fede cristiana, nasca Un impegno fattivo e sempre rinnovato dalla forza della preghiera, per contrastare le povertà non solo materiali, ma anche spirituali; nella Famiglia, infine, la Speranza cristiana aiuti a ripensare il nostro quotidiano alla luce della Parola di Dio incarnato nel Gesù Bambino”. Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Famiglia Bettini Elisa 17 Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Vita nel GDA di Collebeato Quando 36 anni fa ho partecipato per la prima volta agli esercizi spirituali a Re, mi ha molto colpito il termine “avanguardia” dato al gruppo, perché mi richiamava quello usato nel ventennio e non mi piaceva. Il limite evidentemente era mio, perché l'uso era nato molto prima e, se militarmente significa “un piccolo reparto che precede, a scopo di sicurezza, truppe in movimento”, dal punto di vista artistico e culturale significa “anticipare o precorrere”. Molto impegnative entrambe le definizioni ma, entrambe, si addicono al modo di fare di Monsignor Novarese! La definizione, successiva, di “piccolo gruppo” forse è stata data da chi temeva che la prima fosse troppo impegnativa e incutesse timore. Penso comunque che, anche se per i nostri limiti non riusciamo a svolgere al meglio il compito che ci siamo assunti, valga la pena di provarci, affidandoci alla Madonna e a Suo Figlio. Con questo spirito, attorniata da persone sensibili e supportate da don Domenico, che stava sperimentando personalmente la sofferenza, abbiamo iniziato a trovarci mensilmente, seguendo il sussidio del CVS. In seguito don Domenico ha lasciato la parrocchia, ma ci ha sempre incoraggiato a continuare e noi abbiamo proseguito prima in casa di Giulia ed ora di Cisa, due persone squisite che si sono messe a disposizione per accoglierci. Ora, il nostro parroco emerito segue i nostri incontri dal Cielo e ci è più vicino di prima. L'intento di questo articolo non è quello di spiegare la funzione del gruppo (è già stato fatto meglio di come potrei fare io), ma quello di presentare i pensieri, semplici ma profondi, che i partecipanti hanno accettato di esprimere, aprendo il loro cuore, per dirci cosa significa, per loro, il nostro incontrarci. Cisa: “Apro volentieri la mia casa all'incontro perché, ritengo, che sia giusto e bene trovarci Per riflettere sulla parola del Vangelo e pregare per i nostri ammalati”. Suor Davidica e Marta: “E' un piacere ritrovarci ogni mese, perché si rivive lo Spirito del Fondatore, che ci suggerisce come si attua l'apostolato fra “ammalati e ammalati” e fra “fratelli sani e ammalati”. Iole: “Il gruppo d'avanguardia mi fa meditare sui pensieri e le opere del Beato Novarese. In particolare offro le mie preghiere e la mia sofferenza per chi ha più bisogno. Quando recito la Corona, con intenzioni particolari per ogni decina, immagino di vedere in mezzo a noi Gesù.” Andreina: “Quando ci troviamo provo serenità nella preghiera e il brano del Vangelo che già tante volte abbiamo sentito, meditandolo insieme, ha sempre qualcosa di nuovo da suggerirci. Torno a casa contenta e, anche se le difficoltà sono tante, cerco di mettere in pratica ciò che abbiamo condiviso”. 18 Irene: “ Occasione di incontro e confronto con persone con le quali condivido l'appartenenza alla stessa comunità, confessione religiosa e affinità di interessi. Opportunità di riflessione di gruppo, approfondimento e confronto sulla Parola del Signore. Occasione di incontro con Gesù stesso (dove due o più persone si riuniscono nel mio nome io sono con loro). Ricerca della Salvezza (nessuno si salva da solo). Impegno nella ricerca e nell'attuazione di gesti di solidarietà o di carità, a favore di chi è nel bisogno, o meno fortunato di me”. PS: Nel rileggere i loro pensieri ho pensato: “Sembrano tutti sani o quasi! Ma io che li conosco, so che non è così. Credo che questo sia dovuto al fatto che pensano sempre a chi ha più sofferenze di loro!” Alma Tanti modi diversi p Esercizi spirituali un’esperienza da fare Letizia: "In questi anni ho potuto constatare come l'ammalato sia di esempio nell'accettare la sua malattia con serenità. Ho sperimentato che, a volte, basta un sorriso e una buona parola per non farli sentire soli, a noi costa poco e loro ci insegnano molto. Sono contenta di partecipare e, uniti nella preghiera al Beato Luigi Novarese, cerchiamo di fare del nostro meglio per condividere la sofferenza con gli ammalati.” Ombretta: “E' bello trovarci una volta al mese, è importante per la nostra crescita spirituale, per spronarci a non pensare solo a noi stessi, ma alle tante persone ammalate che aspettano una visita o ci chiedono di pregare per loro. Importante, come sorella degli ammalati, è cercare di aiutarli a svolgere il loro apostolato.” Pochi giorni dopo la mia adesione ufficiale alla grande famiglia del Centro Volontari della Sofferenza, avvenuta l'8 dicembre, mi giunge una proposta inaspettata: fare una testimonianza di vita come giovane del CVS presso la Parrocchia di Vighizzolo. Subito ho accettato con entusiasmo pensando: quale migliore occasione per mettere in pratica quanto il nostro fondatore, il Beato Monsignor Luigi Novarese ci dice, cioè fare apostolato in ogni occasione, per rispondere al mandato di missionarietà che Cristo ci ha affidato? Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Vincenzo: ”Mi aiuta a dare in dono la mia sofferenza nella malattia, che mi ha forgiato; confido nel Signore affinché accolga la mia preghiera come ha accolto quella del Figlio in Croce. La mia malattia sia fisica che spirituale, la accetto come un dono che, a mia volta, offro per tutti. Mi aiuta a mettermi a disposizione dei fratelli con spirito di servizio, donandomi con amore.” Per quanto mi riguarda condivido tutto ciò che è stato detto. Sono loro grata per la partecipazione costante ai nostri incontri, ringrazio per gli apprezzamenti che esprimono nei miei confronti e che sento di non meritare, non per modestia, ma perché è la loro partecipazione a cuore aperto, che consente anche a me di dare quello che, a mia volta, ricevo dalle varie occasioni di formazione, che il CVS offre. Approfitto per esprimere apprezzamento per il sussidio, quale valido strumento che ci consente di essere autonomi nella conduzione degli incontri. Ho sempre ritenuto l'Associazione una seconda famiglia e il gruppo, una famiglia nella famiglia. Grazie di cuore a tutti Voi. Così domenica 15 dicembre con Ilario, fratello degli ammalati, ci avviammo alla volta di quel paesino a poco distante da Montichiari. Ad attenderci c'era la cara amica Daria, che ci ha accompagnato all'oratorio, con la quale abbiamo condiviso la splendida giornata densa di spiritualità. Quando siamo entrati nella stanza che ci avevano riservato, ci ha accolto, insieme ai loro catechisti, una classe di catechismo composta di ragazzini vivaci, 19 Entusiasti ed ansiosi di ascoltarci. Erano in programma più testimonianze: per il CVS eravamo presenti noi tre, mentre per altre esperienze c'erano una giovane copia di sposi, una Madre Canossiana, due scout, una signora colombiana, un chierichetto, un sacerdote. si per vivere la fede Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Igiovani sposi, presentando anche la loro meravigliosa bambina di pochi mesi, ci hanno donato uno scorcio della loro vita matrimoniale, testimoniando come solo due veri innamorati possono fare, il loro atteso incontro, che li ha portati prima sulla strada del fidanzamento e poi su quella più definitiva ed unita del matrimonio, vissuto da entrambi come una ricchezza inestimabile, una vera e propria grazia del Signore. La Madre Canossiana ci ha parlato della sua Autentica gioia di essere una religiosa e di appartenere al Signore, l'incontro con il quale è stato una rivelazione perché di fronte alle sue resistenze alla chiamata religiosa, in quanto giovanissima e non ancora pronta ad un radicale cambiamento di vita, il Signore è stato più forte della sua volontà umana e le ha fatto trovare la forza di lasciare il fidanzato, per seguirlo per sempre. Io, come neo-iscritta al CVS ho donato il mio messaggio concreto di fede in Cristo con il mio autentico vissuto dentro l'associazione il cui motto è: “l'ammalato per l'ammalato con l'aiuto del fratello sano.” Ho espresso così il mio volere aiutare i miei amici diversamente abili anche solo con una parola o un gesto d'affetto, segnali importanti che fanno di una semplice conoscenza un saldo legame di amicizia duraturo nel tempo, che arricchisce entrambi nello spirito e nell'anima secondo la volontà di Dio. Ho mostrato me stessa con la disabilità che mi caratterizza e mi rende unica agli occhi di coloro che mi guardano, ma soprattutto davanti a Nostro Signore. Avevo portato con me uno dei simboli che mi era stato consegnato nella cerimonia di adesione al Centro Volontari della Sofferenza: la preghiera di Consacrazione a Gesù per mezzo di Maria, cui è accompagnata sul fronte l'immagine della Madonna di Fatima, con una tunica bianca e un velo lungo, anch'esso bianco con ricami d'oro sui bordi. Sul suo capo è posta una solenne corona in stile bizantino, sulla cui sommità c'è una croce. Nelle sue mani giunte Maria tiene il rosario dorato, grazie al quale prega per ognuno di noi. Prima di cominciare ho estratto dalla borsetta il prezioso cartoncino con le parole scritte della preghiera di fronte me e la raffigurazione della Vergine rivolta ai miei ascoltatori. Stringendo l'icona ho recitato un paio di Ave Marie e ho letto ripetutamente le bellissime frasi della preghiera quasi che, facendo così, potessi scacciare ogni timore come per magia ed effettivamente dopo quella sorta di rito propiziatorio, ho sentito dentro di me che era presente la forza dello Spirito Santo che mi aveva condotto fin lì. Ho raccontato la mia vita, i momenti gioiosi della mia infanzia ed anche gli episodi tristi della mia adolescenza, che, forse perché pieni di sofferenza interiore, mi hanno fatto crescere più che mai nella fede e nella convinzione che Dio, come a tutti, mi aveva donato dei talenti. Stava a me il compito non facile di scoprirli, portarli alla luce e farne uso nel migliore dei modi, dando compimento al disegno, che il Signore mi aveva affidato. Lui, fiducioso per primo, perché ancor prima che nascessi mi aveva contemplata nel mondo plasmandomi a Sua immagine e somiglianza, aveva già deciso cosa fare di me con tutte le mie qualità, positive e negative. Soprattutto però ho parlato del cambiamento e della conversione del cuore che Dio ci offre sempre e comunque, ma noi dobbiamo stare vigili per coglierla nel momento in cui ci viene data, affinché possiamo beneficiarne appieno e godere di quell'immensa gioia, che Lui ci elargisce in abbondanza. Io ho 20 vissuto questa conversione mettendo in pratica concretamente quello che Cristo ci insegna ogni volta che ascoltiamo la sua Parola con quella che ormai considero una seconda famiglia a tutti gli effetti: il Centro Volontari della Sofferenza, un'associazione formata anche da persone diversamente abili con cui ho stretto un'intensa e profonda amicizia, alla quale mi sento di appartenere non meno che alla mia famiglia. Loro mi hanno insegnato a chiedere aiuto, a dare il mio sostegno, a sentirmi utile e ad essere finalmente felice di ciò che sono, ad amarmi sia come mi ama la mia famiglia sia come mi amano loro, che sono amici sinceri. Ho imparato che “essere diversamente abili” non significa avere meno valore degli altri o meno dignità, anzi chi è stato toccato dal dolore fisico o spirituale che sia, è dotato di una maggiore sensibilità, perché è in grado di percepire il dolore altrui e può e deve cercare di alleviarlo. Nella testimonianza ai ragazzini dell'oratorio di Vighizzolo ho concluso dicendo: “Sono orgogliosa di essere disabile, perché sono forte della mia fede in Cristo, perciò anche se sono disabile nel corpo, fuori nello spirito mi sento sana, invece spesso incontriamo persone cosiddette sane che sono disabili dentro; il che è molto peggio!” Dopo aver salutato don Mario, il parroco di Vighizzolo che ci aveva invitato e i ragazzini con i loro catechisti e dopo un pranzetto ristoratore con meritata pennichella a casa di Daria, nel pomeriggio ci siamo recati all'oratorio di Montichiari dove è curato il mio straordinario ex curato don Michele Bodei: un prete fuori dal comune piccolo di statura, ma grande nel cuore, entusiasta ed estroverso, pieno di spirito di iniziativa e di ottimismo, amante dei musical che venivano allestiti annualmente, grazie ai quali aveva attirato tanti adolescenti e giovani. Con il suo sorriso candido e bonario ed i vivaci occhi azzurri aveva in pochi anni conquistato il cuore di tutti soprattutto i giovani, con i quali si era immedesimato immediatamente comprendendo le loro esigenze. Giunti nella ben più grande parrocchia di Montichiari siamo stati accolti con il consueto entusiasmo di don Michele. Mi è venuto incontro a braccia aperte e con il sorriso sulle labbra ci ha spiegato la nostra “missione”: dovevamo dare la nostra testimonianza come CVS a otto classi di catechismo! Insomma avevamo un bel daffare, ma alla fine ne è valsa davvero la pena! Tutti i bambini e le persone che ho incontrato quel giorno mi hanno regalato qualcosa, ma è Stata una persona in particolare che mi ha piacevolmente colpito: una catechista che al termine della nostra testimonianza a Montichiari nella prima classe di catechismo dove siamo entrati, mi ha abbracciato con slancio e mi ha confidato che sono una bellissima ragazza con un meraviglioso sorriso. Io, invece, avevo appena terminato di raccontare la mia triste esperienza a scuola dove c'erano persone che mi insultavano con ogni tipo di cattiveria! Di questa unica e speciale giornata devo ringraziare tutte le persone che ho incontrato e con le quali ho condiviso questi momenti indimenticabili. Davvero grazie a tutti! Elisa Vetrugno Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Esercizi spirituali 2013: nell’anno della fede 21 Cam mmini insieme eme Ca miniamo in Per i Giovani “Rallegratevi ed esultate” programmata a Casale Monferrato dal 31 maggio al 2 giugno 2014. Nella giornata del 1° giugno saranno coinvolti anche i Bambini e Adolescenti e tutti i CVS diocesani delle regioni limitrofe (pranzo al sacco). Carissima Teresa, permetti che ti chiami (mamma) perché hai vissuto con impegno un ideale comune al Centro Volontari della Sofferenza. Quando le forze ti permettevano l'attività comunicativa, sei stata un'annunciatrice del Centro, hai portato avanti il suo ideale di valorizzazione della sofferenza, facendola diventare una offerta a Dio, aiutando chi soffre a raggiungere questo ideale con l'esempio e la parola. Ultimamente non potevi parlare, ma sappiamo che pregavi, e il tuo modo di stringere la mano a chi ti salutava, era la tua comunione più eloquente di ogni parola. Il Signore ti ha chiamato. Noi lo ringraziamo per averci dato la tua lunga esistenza che noi riteniamo come esempio edificante di semplicità virtuosa e santa. Teresa Bettini 16 11 1917 26 01 2014 Grazie Teresa ciao 22 Rocca: “Maria Madre della Chiesa”