...Sconfinare...
Numero 1 - Maggio 2006
Direttrice: Annalisa Turel
sconfi[email protected]
Foibe: tra verità
e polemica
La primavera del precariato in Francia
Gli studenti e la favola del CPE
P
er chi si trova a vivere a Gorizia
il confronto con il confine
rappresenta una tappa obbligata.
Il confine non è però soltanto
quello che divide il territorio
italiano da quello sloveno,
ma anche quello - senza dubbio
meno evidente - tra la città e
l’università, e ancora quello che
separa i due atenei goriziani.
Questo aspetto non è sfuggito
agli studenti del corso di laurea
in Scienze internazionali e
diplomatiche
dell’Università
di Trieste. Ed è da questa
consapevolezza
che
nasce
“Sconfinare”. Ecco dunque il
primo numero di quella che vuole
essere da un lato un’occasione di
confronto e riflessione all’interno
del mondo universitario, ma anche
un modo di aprirsi a Gorizia.
Troppo spesso città e università
vivono esistenze a sè, senza
opportunità
di
scambiarsi
esperienze ed arricchirsi vicende
volmente.“Sconfinare” si candida
allora a diventare lo strumento per
superare quel confine che divide
il colle che ospita il Seminario
minore - oggi, appunto, sede del
Polo universitario goriziano di via
Alviano - da Gorizia e soprattutto
dai goriziani.
Non si concludono qui gli
obiettivi
degli
studenti
che hanno dato vita a questa
nuova iniziativa editoriale.
Il giornale, infatti, avrà anche
un’anima
transfrontaliera
attraverso la traduzione in
sloveno dei principali articoli
proposti in ogni numero.
Nella speranza che continuino
ad arricchire con i loro contributi
la realtà di “Sconfinare”,
i ringraziamenti della redazione
vanno sin d’ora a Piergiogio
Gabassi, Demetrio Volcic, Roberto
Covaz, senza dimenticare il
Consorzio per lo sviluppo del polo
universitario goriziano.
Annalisa Turel
Direttrice di “Sconfinare”
Povzetek pag 15
E’ calata la ghigliottina sul contratto di primo
impiego e forse anche sulla testa del suo
primo sostenitore, Dominique de Villepin.
Il primo ministro ha giocato il suo asso e la Francia
ha risposto; gli studenti hanno vinto la lotta di
riconquista del proprio futuro, delle proprie certezze.
Il voto dell’Assemblea nazionale del 12 Aprile ha
celebrato l’allegro funerale del CPE, imposto, tra
cori e danze, da una moltitudine trasversale che ha
marciato nei boulevards, facendo cadere l’intonaco
dai palazzi istituzionali per oltre due mesi.
Il CPE, assurto, nella mentalità collettiva,
a nemico numero uno dei lavoratori, era
stato concepito come soluzione alla feroce
disoccupazione che colpisce i giovani francesi.
L’idea di base era quella di sostituire i contratti
a termine molto diffusi tra i giovani, offrendo
una nuova formula di contratto indeterminato che
prevedesse specifiche forme di tutela e garanzie
al lavoratore. In caso di licenziamento e trascorsi
almeno 4 mesi dall’assunzione, l’ex dipendente
avrebbe avuto diritto a una cospicua retribuzione
forfetaria, senza contare i vantaggi previsti
dall’ormai defunta legge in materia di diritto
alla formazione e facilitazioni per l’accesso a un
casa. Un contratto per aiutare i giovani, insomma.
a pagina 2
Italia
“Cronache marziane”
“Il navigatore”
Gorizia e Nova Gorica
Il primo consiglio Gherghetta
Brulc e la sua città universitaria
PAGINE 3 E 4
Cinema
Luc Besson
L’enfant prodige del cinema francese
Stile libero
Yulia Timoshenko, la signora dell’est
PAGINA 10 E 11
Università
Il successo di
“Studenti in movimento”
Cultura Glocale
Il Confine
PAGINE 5,6 E 7
De Boca Bona
Il giro dell’oca: oca in salmì
Sport
Vidoz, la carezza in un pugno
PAGINE 12 E 13
Sono i deportati di Gorizia: 1048 nomi
che compongono l’elenco consegnato
il 12 dicembre 2005 dal Sindaco di
Nova Gorica, Mirko Brulc, al Sindaco
di Gorizia, Vittorio Brancati, per conto
del Ministro degli Esteri Dimitrij
Rupel. La lista è stata resa nota dalla
Prefettura di Gorizia soltanto tre mesi
dopo, agli inizi di marzo, ed è stata
messa a disposizione della cittadinanza
e di chiunque volesse consultarla.
Contiene i nomi di soldati, carabinieri,
finanzieri, funzionari di banca e di
istituti pubblici, professori, maestri
di scuola e molti altri che nel maggio
del 1945 furono rastrellati dalle truppe
titine del comandante Boro, il IX
Korpus, e portati in Jugoslavia da dove
non fecero più ritorno. E’ impossibile
calcolare con esattezza il numero dei
deportati e forse non si saprà mai quante
persone subirono l’infoibamento o
morirono nei campi di prigionia per
mano dell’OZNA, la polizia politica
del Maresciallo Tito. Oltre al desiderio
di vendetta per le terribili violenze
subite dai fascisti durante la guerra,
dai documenti emerge la volontà delle
truppe comuniste di attuare una sorta di
eliminazione sistematica del nemico:
non furono catturati solo fascisti o
presunti tali, militari o resistenti,
ma tutti quegli italiani e sloveni che
avrebbero potuto rappresentare un
ostacolo per la creazione di un forte
stato jugoslavo e per l’annessione del
Friuli Orientale e della Venezia Giulia.
Ora questo elenco dovrebbe contribuire
a fare un po’ di chiarezza e di giustizia
in quei tragici eventi a lungo ignorati
e addirittura nascosti per sessant’anni
dall’una quanto dall’altra parte. La
documentazione, elaborata dalla storica
slovena Natasa Nemec, rivela che
“gli arresti furono effettuati secondo
accurati elenchi pronti dal 1944”, e
riporta diverse notizie sugli scomparsi:
dati anagrafici, professione o corpo
militare di appartenenza, data e luogo
di arresto. Purtroppo manca il dato più
atteso dai parenti delle vittime: il luogo
della morte. Il luogo in cui potersi
recare per portare l’estremo saluto ai
propri padri, fratelli, mariti e amici, per
dare una risposta al bisogno di onorare
a pagina 7
Scripta manent
Romanzo Criminale di De Cataldo
Musica
Cronaca della festa del primo
maggio a Roma
PAGINE 8 E 9
Rubrika Go and Go
Fojbe: nova imena, nove resnice
Meja: spomin in sprava
Nova Gorica univerzitetno mesto
PAGINE 15 E 16
2
19 aprile GUANTANAMO
Il governo USA ha finalmente
reso pubblica la lista dei nomi
e delle nazionalità dei 558 prigionieri della base. La lista,
che comprende detenuti considerati secondo l’espediente
giuridico “combattenti nemici” non accenna alla situazione giuridica dei prigionieri.
Sconfinare
1 maggio BOLIVIA
3 maggio BRUXELLES
Il presidente Evo Morales ha na- Mondo L’UE ha sospeso gli Accordi
di associazione con la Serbia
a causa della mancata cattura
del criminale Ratko Mladic,
promessa entro fine aprile.
zionalizzato il settore degli idrocarburi. La misura è stata contestata dalle compagnie straniere
(Petrobras, Total e Repsol) che
sfruttavano i giacimenti del secondo produttore di gas del continente.
Maggio 2006
10 maggio RUSSIA
In risposta alle critiche alla politica
energetica e al deterioramento democratico in Russia mosse dal vice-presidente americano Cheney, nel discorso annuale alla nazione Putin ha definito gli
Stati Uniti “un lupo famelico che pensa
solo a mangiare e non ascolta nessuno”.
15 maggio
15 aprile
20 aprile IRAQ
Il Primo Ministro Iracheno
al Jaafari si è dimesso dal suo
incarico, accogliendo l’ivito
dei politici curdi, sunniti e di
parte delle sciiti. La rinuncia
apre nuovi scenari di governo.
8 maggio IRAN
Il presidente iraniano Ahmadinejad ha inviato
una lettera a George Bush proponendo nuove
misure per uscire dalla crisi internazionale
attuale legata allo sviluppo iraniano di tecnologia nucleare. Erano quasi 26 anni che i due
Paesi non avevo rapporti diplomatici pubblici
CPE e precariato: una coppia di sconfitti ?
CONTINUA DALLA PRIMA
Solo che prevedeva un certo “periodo di
consolidamento dell’impiego”...24 mesi (due
interi anni, si noti), ...durante i quali il contratto
concedeva al datore di lavoro la pericolosissima
facoltà di licenziare in qualunque momento,
senza giusta causa o giustificato motivo
un dipendente con meno di 26 anni.
Una legge per i giovani e da questi rifiutata,
naturale: uno sente parlare di solidarietà verso
i giovani e poi legge del consolidamento
d’impiego, quale meraviglioso eufemismo!
Chi l’ha concepito o era dotato di scarso
senso dell’umorismo, o era uno capitato lì
per caso, o credeva che i tempi delle proteste
fossero finiti e gli studenti tutti rimbecilliti
a guardare O.C. Sbagliava profondamente.
Questa primavera francese ha dato una netta
indicazione: gli studenti, figli e protagonisti
dell’era moderna ne hanno rifiutato uno
degli assunti più biechi, la precarietà. La
rapida trasformazione dell’esperienza sociale
del lavoro rischia, infatti, di destabilizzare
un’intera generazione, e minare
le
fondamenta e la credibilità del mondo che
viene consegnato dagli adulti ai giovani. I
primi che ancora siedono su una poltrona
che è salda e cercano di spiegare ai secondi
che le loro seggiole di plastica stenteranno a
reggere e che è giusto così, perché questa è
la modernità, dinamica, flessibile, precaria,
e va accettata. E invece no. La flessibilità, è
vero, nasce dall’esigenza di ridurre le rigidità
che ostacolano la crescita di un’economia e
della sua competitività. Tuttavia, non solo
ha condotto a salari più bassi e ad una minor
sicurezza dell’impiego, ma ha avuto talvolta
effetti negativi sull’economia, in termini di
riduzione della domanda di beni, a causa di più
bassi livelli di reddito e maggior incertezza.
Contrazione della domanda
aggregata significa, inoltre,
minore livello occupazionale.
Se a tutto ciò si aggiunge
che, per un paradosso logico,
il lavoratore flessibile,con
maggior probabilità di essere
licenziato, riceve, in media,
un salario più basso, allora
diventano comprensibili i
malumori,
le
frustrazioni
di chi, dopo anni di studio
matto e disperatissimo, si
avvia
claudicante
verso
il
mondo
del
lavoro.
Il lavoro e la sua etica perdono
il ruolo centrale nei processi
sociali, detenuto nella società
industriale. L’indebolimento
del lavoro come diritto, come
strumento di partecipazione
attiva alla società, non può che
causare scompensi agli equilibri
esistenziali di generazioni,soprattutto nei
rapporti con le istituzioni. Da qui il sentimento
di malessere che pervade i giovani, istruiti
e post-industrializzati, molte lauree e poche
certezze; dalla precarietà del lavoro ad
un’esasperata precarietà dell’esistenza. Non
si può lasciar correre una carrozza impazzita
senza cocchiere. Così oggi non ci si deve
limitare a mere strategie tecnicoeconomiche, un problema che
prima che di numeri è fatto di
persone, va gestito con politiche
di ampio respiro, tali da curarne
le piaghe di natura culturale e
sociale. Lo Stato dimostri di
pensare ai propri figli e se ne faccia
carico: se flessibilità dev’essere,
allora vi siano anche maggiori
misure di protezione sociale. E in
questo clima l’Università assuma
il ruolo che le spetta, stendendo
un terreno culturale di riflessione
adatto all’ascolto dei giovani e
delle loro difficoltà, per restituire
fiducia e sentimento del futuro a
coloro che lo dovranno costruire.
Chiedetevelo,
in
che
mondo
vogliamo
vivere?
Ian Hrovatin
Nulla è certo, tutto è possibile
Intervista a Jean Lapeyre, membro dell’ambasciata francese a Roma
GORIZIA. Jean Lapeyre è il consiglie-
re per gli affari sociali dell’ambasciata
francese a Roma. Gli abbiamo posto alcune domande sulla questione del CPE.
Alla luce del passo indietro compiuto dal Governo e delle modifiche introdotte al CPE, ritiene che la Francia sia un paese difficile da riformare?
“La Francia è da sempre un Paese difficile da
riformare senza concertazione. Non è quindi
disposta ad accettare riforme imposte brutalmente dal Governo. E’ quindi necessario
un coinvolgimento attivo di tutti gli attori
sociali attraverso il dialogo. In realtà, considerando la storia francese possiamo dire
che i più grandi cambiamenti si sono verificati in seguito alle rivoluzioni. Il dietrofront
del Governo costituisce senza dubbio un
indebolimento della sua capacità di avanzare delle proposte. Non è stato comunque
il primo esempio di ritiro di una proposta
di legge in seguito a contestazioni popolari:
la legge anti fumo ne è un valido esempio”.
Che strategia politica si nasconde dietro la
proposta del CPE, in considerazione della
possibile candidatura del primo ministro
De Villepin alle presidenziali del 2007?
“Non c’è una vera e propria strategia, se non
la volontà di ottenere risultati in tempo brevi riguardo al problema della disoccupazione
giovanile. Naturalmente con uno sguardo verso le prossime elezioni, sapendo che un probabile risultato positivo potrebbe aiutarlo a
vincere la concorrenza nella corsa all’Eliseo”.
E la posizione di Sarkozy, suo probabile rivale per la presidenza?
“Non si può affermare che egli sia in disaccordo con il suo primo ministro, poiché in tal
caso sarebbe costretto alle dimissioni. Il ministro dell’interno, infatti, condivide globalmente la politica del Governo: si sta dimostrando
solidale con De Villepin, pur facendo sentire
un’altra musica. Finora Sarkozy non si è posto
in aperto contrasto, ha semplicemente indicato un’altra via. Il fallimento del CPE non ha
indebolito la posizione del ministro dell’interno, al contrario: una larga maggioranza dei
francesi ripone la propria fiducia in lui per la
risoluzione della crisi. Man mano che le elezioni si avvicinano, le tensioni saranno sempre più forti, a destra come a sinistra. Sarebbe
davvero interessante sapere in che momento
Sarkozy deciderà di uscire dal Governo…”.
Possiamo ipotizzare un parallelo tra il CPE
e la legge Biagi, varata in Italia nel 2003?
“Mi sembra del tutto azzardato: la legge
Biagi aveva la ben più grande ambizione di realizzare una riforma organica dell’intero mercato del lavoro. Il CPE invece
s’indirizza unicamente alla risoluzione del
problema della disoccupazione giovanile”.
Qual è stato l’atteggiamento dei
giovani
delle
banlieues
rispetto alla contestazione degli studenti?
“La situazione delle banlieues era ed è tuttora
critica. Il CPE, a differenza del nuovo provvedimento varato in sua sostituzione, non andava a risolvere i problemi dei “banlieusards”,
i quali, privi di qualsiasi speranza, manifestano la propria rabbia con la violenza. Non
si può sperare di risolvere la questione delle
banlieues nel giro di pochi mesi, e neppure
di qualche anno. In questo caso,si manifesta
in tutta la sua evidenza il fallimento delle politiche di integrazione della seconda e della
terza
generazione
di
immigrati”.
La generazione del ’68 è stata colpevole di non avere assicurato il futuro
della
generazione
seguente?
“Premetto che non sono molto obiettivo perché
anch’io ho faccio parte di quella generazione.
I sessantottini hanno perso la capacità d’indignarsi, integrandosi nella società borghese. Ci
sono delle grandi differenze tra i due movimenti di protesta: le ideologie sono scomparse
a vantaggio degli ideali. I contestatori di oggi
mirano a risultati concreti e materiali, mentre
quelli del ’68 volevano cambiare il mondo.
Il coinvolgimento in associazioni con finalità umanitarie e ambientalistiche rende l’impegno dei ragazzi di oggi più pragmatico”.
E’ possibile un avvicinamento di Francia, Italia, Spagna e Germania al modello
scandinavo, che sta dando ottimi risultati
nella lotta alla disoccupazione giovanile?
“Sarebbe disonesto indicare il sistema di “flex
securité” scandinavo come la risposta ideale
in contesti così differenti. Il sistema dei Paesi
nordici si regge su una diversa organizzazione
della società e su una pressione fiscale forte,
che permette allo stato di offrire maggiori garanzie di reinserimento all’interno del sistema
lavorativo. Elementi che non si possono inserire nei Paesi sovracitati”.
Agbe Komi
Davide Goruppi
Andrea Luchetta
IL COMMENTO
CPE: “Autogol” di De
Villepin
Ci sono sempre vincitori e vinti. La vicenda
del contratto primo impiego che ha paralizzato la Francia in questi 3 mesi non ha
derogato a questa regola. Prima di diventare un oggetto di rigetto, il “CPE” è un
elemento chiave della gara tra i due eterni
rivali del governo di Parigi , il cui terreno
di gioco è l’azione poltica , peggio il futuro dei giovani. Di fronte al suo ministro
degli Interni Nicholas Sarkozy che non fa
mistero delle sue ambizioni presidenziali ,
il Premier De Villepin ha fatto della lotta
contro la disoccupazione il suo cavallo di
battaglia per le Politiche del 2007. Nella
vicenda del “CPE” il Premier ha voluto
giocare da solo: i ministri interessati messi
da parte ,un dibattito parlamentare trascurato. Mirando a raccogliere da solo i frutti
di questa politica,egli voleva che l’opinione pubblica francese la ritenesse una legge
100% made in Matignon (sede del governo
n.d.r.). Le manifestazioni dei giovani che
vedono in questo disegno di legge un’istituzionalizzazione della precarietà non hanno fermato il Premier ,anzi è passato dalla
fermezza alla rigidità. La sua inflessibilità
dinanzi alle manifestazioni qualche volta
violente non è fortuita: l’obiettivo è quello
di trattenere a lungo le proteste per creare
enormi problemi al primo poliziotto della
Repubblica, cioè Sarkozy e riaffermare da
parte sua il potere forte dello Stato (una
bella occasione per mettersi nella giacca
di “De Gaulle” e di “Bonaparte” i suoi
idoli). La vera molla di questa legge che il
Premier ha fatto uscire dalla sua valigia è
senza dubbio la sua ossessione politica cioè
scavalcare a tutti i costi Sarkozy e diventare il miglior candidato della destra per il
2007. Dinanzi alla incapacità del Capitano
De Villepin di gestire la nave in alto mare
il concessionario Jacques Chirac chiede
l’aiuto del primo marinaio Sarkozy. Per
aggirare la difficoltà e uscire dalla trappola del Premier Sarkozy propone la sospensione della legge. Non essendo il primo a
congratularsi del probabile successo di
Sarkozy, Chirac ha preferito usare il verbo
“Sostituito” per salvare la faccia del suo
preferito. L’Affaire del “CPE” è stata il
primo turno delle elezioni presidenziali a
destra con una netta vittoria di Sarkozy. De
Villepin che ha voluto imporre la rottura
proposta dal suo rivale Sarkozy per il 2007
ha perso una battaglia. Resta da sapere
se la sua fermezza in questa vicenda gli
permetterà di riconquistare con il lavoro
ben fatto il cuore dei francesi delusi dalla sua intransigenza. Il verdetto nel 2007.
Agbe Komi
2006 Maggio
19 aprile
La Cassazione conferma il risultato,dopo che
la validità del conteggio dei voti era stata a
lungo messa in dubbio dal centro-destra,in
particolar modo da Forza Italia e Lega.Le
obiezioni sollevate vengono però respinte dalla Corte di Cassazione,che conferma,con variazioni minime, i risultati già noti l’11 aprile..
Sconfinare
Italia
28-29 aprile 2006
Elezione
dei
presidenti di Camera e Senato
Si riuniscono le nuove camere.
Alla Camera eletto Bertinotti,
dopo la rinuncia di D’Alema.
Al Senato, vince Franco Marini.
3
10 maggio
Eletto al quarto scrutinio il nuovo Presidente
della Repubblica:è Giorgio Napolitano, vecchio dirigente del PC di area migliorista. La
sua candidatura era nata con l’obiettivo di cercare una convergenza con la Casa delle Libertà, in parte contraria all’elezione di D’Alema.
15 maggio
15 aprile
27 aprile
Muoiono altri tre soldati italiani in Iraq. Il paracadutista Ciardelli e i carabinieri Lattanzio e De Trizio
rimangono uccisi a Nassiryia in seguito all’esplosione di una bomba. Muore anche il caporale rumeno
Hancu, mentre rimane gravemente ferito il carabiniere Frassinito.Con queste tre nuove vittime,il
numero degli italiani uccisi in Iraq sale a 35.
6 maggio
Nuovo attacco contro i soldati italiani all’estero.
Questa volta, rimangono uccisi tre alpini di stanza
in Afghanistan. L’attacco è molto simile a quello
di pochi giorni prima in Iraq. I vertici dell’esercito escludono comunque un collegamento..
La Campagna Elettorale 2006 vista a posteriori.
Cronache marziane sul voto italiano
Consideri il lettore lo sbarco di un
extraterrestre sul suolo italico. Consideri
che esso coincida con l’infuriare sul nostro
suolo della tristemente famosa campagna
elettorale del 2006. Si valuti anche
l’assoluta estraneità del nostro ospite a
vicende di partiti, partitini, partitoni, giochi,
alleanze e tradimenti. Poco informato
su coalizioni, programmi, sondaggi,
trame e botteghe oscure. Si consideri che
non abbia mai guardato Porta a Porta.
Consideri il lettore, dunque, il suo
arrivo e la sua reazione di fronte
allo scempio di quell’evento. Ché se si vuole
solo tentare di capire fino a che punto il bel
Paese si sia trascinato, forse può essere
utile levare i paraocchi del “tanto
è sempre stato così”. Uscire per un
attimo
dai
panni
impolverati
dell’italiano disilluso per ritrovarsi in
quelli nuovi, vergini, di chi ancora non
ha avuto tempo per disaffezionarsi.
Il nostro amico iperspaziale che voglia
mettersi al corrente si troverebbe davanti
a fenomeni strani, “cose dell’altro mondo”
penserebbe. Gli avevano detto che la politica
è composizione d’interessi. O almeno un
tentativo in tal senso. Gli avevano detto che
lo scopo del gioco dovrebbe essere comune
a tutti, il bene dello stato, più o meno. Gli
avevano detto anche che per campagna
elettorale s’intende la presentazione di un
disegno politico e di un ideale, associata
ad un’opera di convincimento della
gente a sottoscriverli. Nessuno gli aveva
parlato di astuzie, mezzucci e insulti.
Due minuti in Italia e l’extraterrestre si
rende conto che gli sono state dette falsità.
Due giorni e comincia ad appassionarsi
alla
conditissima telenovela dei due
schieramenti. Due settimane e si è
bell’e dimenticato di ciò che gli avevano
spiegato. Politica ha ormai il ben più
accattivante significato di conflitto e la
campagna elettorale non è che l’epico,
necessario campo di battaglia della fatal
contesa. Ne rimarrà soltanto uno. Cambio
di prospettiva non da poco, così ben
assimilato che nemmeno l’extraterrestre
ricorda di averne mai avuta un’altra.
Figuriamoci chi extraterrestre non lo
è…Ordinaria è ormai la denigrazione
dell’avversario e del suo programma
piuttosto che l’esaltazione del proprio;
allo stesso modo scontata è la fin troppo
semplice arte manipolativa che muta
episodi da prima pagina in sassolini da
far pesare sulla bilancia dell’opinione
pubblica. Tuttavia l’uso d’insulti riferiti
non solo ad una fazione politica ma estesi
all’intero elettorato che a quella fazione fa
riferimento, dovrebbe almeno far arricciare
il naso. Metà Italia. E invece tutto scivola
perché è il sangue che si vuole, gli
elettori ne hanno piene le scatole
di confronti tv alla camomilla.
Non è certo un fenomeno nuovo; anche le
elezioni del 96 e la campagna elettorale
che le precedette furono al vetriolo. Stesso
verdetto politico, stessi protagonisti,
stesse tattiche, stessi toni da curva nord,
spesso stessi insulti. Stessa ambizione
di
conquistare
un
riconoscimento
d’eccezionale rilevanza solo perché si è
meno peggio degli altri. Esistere in quanto
opposto all’altro, il nemico da rifuggere.
Dunque via a maccartismi reinventati e
ad anacronistiche cacce alle streghe. Poco
importa se non credete in noi, basta che
votiate contro di loro. Tutto ciò vissuto
come il caffè al mattino e il campionato la
Il navigatore
La regata di Massimo D’Alema tra le boe presidenziali
In qualunque modo la si voglia vedere, il
primo mese di non-governo dell’Unione ha
avuto un solo, vero protagonista: Massimo
D’Alema. Non Prodi, che con lui dovrà fare
i conti e non ha ancora potuto formare il suo
governo; non Bertinotti, accontentato come
un bimbo capriccioso ed ingessato nella
sua nuova veste istituzionale; e nemmeno
Napolitano, eletto comunque in opposizione:
al baffetto d’Italia, al centro-destra, al
fattore K e pure al buon senso, che vorrebbe
un presidente nato almeno dopo la ferrovia.
D’Alema ha monopolizzato la scena, non si
sa quanto volontariamente o meno, e, come
spesso accade quando è lui a tirare le fila, si
è capito ben poco. Sarà che è sempre stato
un uomo contraddittorio, almeno a vederlo
a centinaia di chilometri da palazzi, salotti
e salottini: uomo di rottura e compromesso,
appassionato contestatore e politico
finissimo, sembra vittima della sua stessa
intelligenza,in nome della quale è spesso
costretto a compier scelte contrarie alla
sua ambizione, o altrimenti inspiegabili.
Certo, può sembrare davvero eccessivo
voler tentare di capire una persona che, negli
anni dei duri e puri, tirava molotov contro la
polizia fascista e guerrafondaia, se poi la si
ritrova nel ’99 ad ordinare il bombardamento
della Serbia. O se pensiamo anche al suo
arrivo a quel governo, dopo aver stragiurato
di non voler fare il Presidente del Consiglio
senza investitura popolare. Tutte scelte
apparentemente contraddittorie, quasi
quanto il suo rapporto con la società civile.
Ma sono anni difficili, con la Prima
Repubblica ormai defunta e la Seconda
ancora da sognare; e allora, possiamo forse
pensare che il suo atteggiamento di fronte
a Berlusconi sia frutto della confusione
di quel periodo. A dire il vero, sembra
più un comportamento schizofrenico, che
caotico. O, forse, autenticamente politico.
Si passa dalla lotta dura senza paura contro
l’anomalia del sistema democratico, alla
magnanimità sul conflitto d’interessi,
fino ai presunti inciuci della Bicamerale,
splendido laboratorio politico che a
nulla portò, se non alla caduta di Prodi.
Difficile giudicare una personalità così
poliedrica. Impossibile allontanare il
sospetto che, forse, il gioco di squadra non
è la sua dimensione ideale. Assolutamente
inevitabile leggere nella sua bocciatura
al Colle un regolamento di conti aperti
nel passato. Se alla Camera l’esito poteva
sembrare scontato, per la tentazione
di imbalsamare Bertinotti e perché lo
stesso vecchio sindacalista era pronto
a riesumare l’orgoglio proletario in
nome dell’occupazione delle poltrone,
al Quirinale la situazione era diverso: lo
skipper di Gallipoli sembrava veleggiare
sicuro verso l’elezione, alcuni sostengono
spinto dalle correnti berlusconiane, pronto
a porsi al timone non più dell’Ikarus, ma
dell’intero Transatlantico. E invece, adesso
rimane solo da chiedersi se Massimo il
navigatore non ha scelto troppo presto il
suo lato di regata, o se forse qualcuno gli
ha fatto girare il vento; probabilmente,più
che all’Olimpo, sarebbe il caso di rivolgersi
al nuovo Eolo di Palazzo Chigi...Sempre
che D’Alema, da tattico lungimirante,
non abbia scelto dal principio di lasciare
la gara nobilmente, in previsione di un
ben più importante giro di boa, quello del
non troppo lontano (pare) dopo-Prodi.
E infatti,il nuovo passo indietro di D’Alema
ha portato ad una celebrazione quasi inedita
per uno sconfitto, seconda forse solo a quella
di Ettore di Troia e di Massimo Moratti.
Dicono che una persona si riconosca
da come si comporta sul campo di gioco;
chi ha conosciuto D’Alema da giovane,
giura che fosse un ottimo giocatore di pingpong. Ecco, per me non è difficile vederlo
confondere l’avversario, imbrigliarlo in un
gioco di palle lente e tagliate, per piazzare
poi, dal nulla, un’accelerazione imprevista.
E non è così improbabile ipotizzare che
il suo prossimo rivale sarà, ancora una
volta, l’ormai non più bonario Prodi.
Andrea Lucchetta
domenica: la più scontata delle normalità.
Polpettone già visto: due eserciti in campo,
un unico vincitore, evitabile qualsiasi
composizione degli interessi, lotta dura
senza paura, il riconoscimento del vincitore
è un’eventualità da non considerare. Mai.
Il conflitto cresce d’intensità, i civili
si stringono attorno al loro esercito.
Dagli al nemico….Il vero problema è che
in Italia se il nemico non è l’altro, sono io.
Davide Goruppi
...Sconfinare...
periodico regolarmente registrato presso il Tribunale di Gorizia in data 20
maggio 2006, n° di registrazione 4/06.
Direttrice Responsabile
Annalisa Turel
Editore e Propietario
Assid
“Associazione studenti di scienze
internazionali e diplomatiche”.
A.S.S.I.D.
Sconfinare non è il giornale ufficiale dell’Assid
nè identifica la sua posizione politica, in quanto è
semplicemente la libera espressione di alcuni suoi
membri che costituiscono il Comitato di redazione.
Redazione
Andrea Bonetti, Marco Brandolin,
Edoardo Buonerba, Elisa Calliari,
Davide Caregari, Giulia Cragnolini,
Allan Francesco Cudicio, Emmanuel
Dalle Mulle, Marco Di Liddo, Nicoletta
Favaretto, Antonino Ferrara, Giorgia Ferrarese, Michela Francescutto,
Francesca Fuoli, Francesco Gallio,
Davide Goruppi, Ian Hrovatin, Hussam
Hussein, Isabella Ius, Davide Lessi,
Andrea Luchetta, Mattia Mazza, Monica Muggia, Luca Nicolai, Arianna Olivero, Agnese Ortolani, Leonetta Pajer,
Federico Permutti, Massimo Pieretti,
Giulia Pizzini, Bojan Starec, Rodolfo
Toè, Athena Tomasini, Federico Vidic.
Hanno collaborato all’uscita di questo
numero Demetrio Volcic e Pietro
Neglie.
Se vuoi contattare la redazione scrivi a
sconfi[email protected]
4
Sconfinare
Gorizia
17 aprile
28 aprile
Teatro Verdi: grande successo
per il gruppo dei MOMIX. La
serata è risultata uno dei momenti clou del cartellone proposto
quest’anno dagli organizzatori.
Festeggiamenti in piazza per l’anniversario della città, fondata nel
1001. Una data vicina a quella
del primo maggio, ormai divenuta
simbolica per l’allargamento dell’UE alla Slovenia di due anni fa.
Maggio 2006
11 maggio
Si riunisce per la prima volta il Consiglio
Provinciale. La Giunta conta tra le sue
file quattro donne su otto membri complessivi. Vengono eletti: A. Fabbro Presidente del Consiglio, Miatello Vicepresidente, Devetag Vicepresidente Vicario.
16 maggio
16 aprile
23-24 aprile
news: 16 maggio
Si tiene il secondo turno delle
elezioni provinciali. Esce vincitore Enrico Gherghetta (Ulivo)
con il 58,86% delle preferenze.
La consultazione registra tuttavia una bassa partecipazione dell’elettorato (solo il 48%).
In aula magna del comune, il sindaco Mirco Brulc dichiara Nova Gorica
“città universitaria”. La città diverrà
così entro il prossimo anno accademico il quarto polo universitario sloveno.
Atto primo per Gherghetta
La noia e le polemiche
GORIZIA. Per i pochi spettatori presenti
alla prima riunione del nuovo Consiglio
provinciale, l’11 maggio non si è rivelato
un giorno felice. Infatti restare svegli
per ben sette ore di votazioni, discorsi e
contestazioni è stata una vera impresa.
Nella prima parte, tra uno sbadiglio e
l’altro, Alessandro Fabbro (candidato
della maggioranza) è diventato il nuovo
presidente del Consiglio, sedendosi con
visibile emozione al centro del palco, mentre
Gianfranco Miatello ed Antonio Devetag si
sono aggiudicati i ruoli di vicepresidente
e vicepresidente vicario. Un accenno
di polemica sulla nomina di Fabbro (al
quale il centrodestra ha opposto Zappalà)
si è subito spento con la proclamazione
del vincitore da parte di un Gherghetta
sorridente. Insomma una noia mortale.
La seconda parte dell’assemblea non è
stato un avvincente scontro fra titani, ma
finalmente sono stati affrontati temi più
sostanziali. Il neo-Presidente ha infatti letto
Ovvero sette ore di Consiglio provinciale
la fluviale presentazione del programma.
Riassumendo, Enrico Gherghetta punta a
risollevare la Provincia appoggiandosi a
quattro pilastri. “Mare e collegamenti con
l’est” è l’ampia formula che abbraccia i
primi due. Per rivitalizzare l’economia si
vuole sviluppare il porto di Monfalcone “il più alto dell’Adriatico” - e potenziare
la politica transfrontaliera. Questa
rimanda immediatamente allo slogan della
campagna elettorale, “Provincia unita,
aperta ed europea”, terzo asso nella manica
della nuova giunta. La sua realizzazione
prevedrà la liberalizzazione dell’autostrada,
il miglioramento della Villesse-Lisert, per
facilitare il collegamento con Lubiana,
e l’instaurazione di stretti legami con le
istituzioni slovene. “Una Provincia bella,
sana ed ecologica” è la bucolica espressione
che ha introdotto l’ultimo dei quattro
elementi, la preservazione dell’ambiente.
Il patrimonio ambientale garantisce sia un
buon flusso turistico, sia un’alta qualità
della vita e questo si sa, ma Gherghetta
aveva certamente altro in mente quando ha
proclamato a gran voce la “modernizzazione
ecologica dell’economia”. Tutti subito
hanno pensato al riciclaggio, lui invece
si riferiva alla bioedilizia. Il pubblico
si è guardato perplesso ed è rimasto
tale. Perplessità acuita dall’abbondante
retorica presente nel programma. Abbiamo
certamente sentito spunti interessanti – “la
flessibilità deve coinvolgere tutti e non solo
la generazione ultima arrivata”, “investire
in innovazione ed abbandonare le vecchie
Nova Gorica
Intervista al sindaco Mirko Brulc
misure assistenziali” – ma sono spesso
stati offuscati da espressioni fini a se stesse
come: “aumentare l’internazionalizzazione
per evitare la delocalizzazione” o “muoversi
in libertà nella viabilità”. Molte sono state
poi approfondite, ma la spiegazione non
è andata molto oltre l’utilizzo di qualche
sinonimo. Una mancanza di concretezza
sottolineata dal consigliere Devetag che,
riferendosi alle politiche transfrontaliere,
si è chiesto come si voglia trarre grosse
risorse economiche, senza coinvolgere
anche i più ampi bacini industriali di Udine
e Pordenone, convincendoli ad investire
capitali ed ad utilizzare le via goriziana
per accedere all’est. Il dibattito dunque
ha portato freschezza nell’assemblea,
ma si è poi perso in quattro ore d’inutili
polemiche concernenti più diatribe
politiche nazionali che reali problemi
locali. Insomma un misero pareggio tra
le due formazioni, rivelatore del rischio
che le buone idee siano soffocate dagli
slogan altisonanti e dallo spirito di parte.
Emmanuel Dalle Mulle
Nova Gorica città universitaria.
NOVA GORICA. Il 16 Maggio 2006
c’è stata la proclamazione di Nova
Gorica “città universitaria”; abbiamo intervistato il sindaco Mirko Brulc.
Com’è strutturato il nuovo polo
universitario
di
Nova
Gorica?
“A Nova Gorica sta sorgendo il quarto
polo universitario sloveno, dove è possibile seguire i corsi di Megatronica, Diritto Europeo, Infermieristica, Scienze
Sociali. Interessante è l’indirizzo di quest’ultimo corso, incentrato sulle dipendenze da vizi come i giochi d’azzardo”.
Perché
uno
studente
dovrebbe scegliere proprio Nova Gorica?
“Fra i principali obiettivi che questa giunta
si è prefissa c’è la creazione di una realtà
accogliente per il mondo universitario: va
letta in questo senso la nascita di un campus studentesco, di nuove strutture sportive e la promozione di numerosi eventi
culturali. Inoltre forniamo agli studenti
una guida completa della città, trasporti
gratuiti, buoni pasto accettati nella maggior parte dei locali cittadini e la consulenza di un ufficio che fra i suoi compiti
ha quello di indicare la possibilità di lavoro occasionale. Abbiamo molta fiducia in
questo progetto, tant’è che crediamo che
nel 2010 avremo almeno 4000 studenti”.
Nova Gorica diverrà sede erasmus?
“Si, lo è già. Il confine non esiste già da
tempo nelle nostre teste, al punto che
sono numerosi i docenti
stranieri che insegnano
nelle nostre aule, dalle elementari all’università, e da ben prima
che la Slovenia entrasse nell’Unione Europa.
Mi auguro che in futuro si venga a creare
una situazione di tolleranza tale che gli studenti possano scegliere la lingua con la quale sostenere gli
esami, tra inglese, sloveno e italiano”.
Si dice che buona parte dei finanziamenti per l’Università di Nova
Gorica provenga dai Casinò. Qual
è la sua posizione a riguardo?
“Esiste un centro di raccolta fondi per
l’Università. Buona parte dei finanziamenti proviene dal comune e da ditte
private, fra cui anche la Hit. Il peso della Hit è notevole: finanzia infatti al 50%
il corso di Diritto Europeo e probabilmente sarà ancora più cospicuo il suo
contributo al corso di scienze Sociali.
Credo sia positivo che parte dei guadagni dei casinò vengano riutilizzati per il bene della comunità”.
È prossima la creazione di un nuovo centro di divertimenti; non crede che questi
finanziamenti dei casinò possano essere
interpretati come un tentativo di guadagnarsi il supporto di coloro che si op-
pongono alla nascita di
questo nuovo centro?
“Non c’è dietro nessun
disegno del genere. Del
resto solo il 10% di quest’area sarà destinato ai
casinò. Non amo questo
genere di divertimento,
ma è la natura umana che
ci spinge a cercarlo. Con
questo progetto speriamo che il bacino di
utenza sia di almeno 600 km, e puntiamo
ad attirare turisti dall’America, dalla Russia e dalla Cina. Non si tratta dunque di
un progetto locale: due snodi cruciali saranno il porto di Monfalcone e l’aeroporto di Ronchi. E’evidente che si richiederà
la collaborazione italiana, portando anche
alla creazione di nuovi posti di lavoro”.
Come crede che la proclamazione di
Nova Gorica città universitaria possa
influenzare i rapporti tra le due Gorizie?
“Sono contento dei rapporti molteplici
che in questo modo vengono ad instaurarsi tra le due realtà. inoltre esiste già un
rapporto di collaborazione con le università di Trieste ed Udine. Senza considerare che la nostra Università ha già aperto
una sede a Venezia e un’altra a Gorizia”.
Secondo lei c’è rischio che nasca una
rivalità tra i due poli?In particolar
modo non crede che per loro natura
il corso di laurea di Diritto Europeo
e quello di Scienze Internazionali Diplomatiche finiranno per confliggere?
“Per quanto riguarda il SID credo che il
suo indirizzo sia più generico di quello di
Diritto Europeo, perciò non ci sarà concorrenza. Sicuramente uno dei nostri obiettivi
è quello di diventare un polo di attrazione
per gli studenti balcanici e dell’est europeo,
anche per aiutare il processo di integrazione nell’UE di questi paesi. Del resto noi
ospitiamo da tre anni un forum economico rivolto prevalentemente a queste realtà.
Personalmente credo ci sia spazio per entrambi i poli universitari, e il mio desiderio
è che si vengano a creare dei programmi
comuni. Sono già avviate diverse iniziative
di collaborazione, come quella del 23 Giugno, quando verrà una troupe di ballerini
cubani in piazza Transalpina per una serata
all’insegna dell’unione transfrontaliera”.
Arianna Olivero
Andrea Luchetta
e con la collaborazione di Bojan Starec
2006 Maggio
Sconfinare
Università
5
Elezioni universitarie
Il successo di”Studenti in movimento”
Anche
quest’anno,
come consuetudine con
cadenza biennale si
sono tenute nella nostra
università le elezioni per
il rinnovo delle cariche
dei rappresentanti degli
studenti nei consigli di
facoltà, nel consiglio
di
amministrazione
dell’università,
dell’Erdisu, nel senato
accademico e nel Cus.
La
competizione
elettorale
ha
visto
partecipare molte liste,
nate
in
differenti
ambienti universitari e
caratterizzate da diversi
richiami di orientamento politico. Ma alcune
di esse non hanno voluto essere ingabbiate in
specifici schemi politico-elettorali ed hanno
cercato di proporsi come rappresentanti
di una comune istanza studentesca.
Questo è il caso della lista STUDENTI
IN MOVIMENTO, la quale sì è
presentata alle elezioni per il consiglio
di facoltà di Scienze Politiche, ottenendo
un ottimo risultato di consenso.
La lista Studenti in movimento, nasce
all’interno del corso di laurea in Scienze
Internazionali e Diplomatiche per dar
voce agli studenti, disorientati dalla
riforma universitaria e di conseguenza
dall’assegnazione dei crediti e dei
microcrediti e dai vari corsi.
Studenti in movimento si
è proposta come difensore
dei diritti di tutti gli
universitari, garantendo una
rappresentanza adeguata,
all’interno delle sue liste, di
ragazzi provenienti dai vari
anni del corso ( infatti tra
i 10 candidati della lista 4
provenivano dal 1° anno, altri
4 dal secondo e 2 dal terzo)
Questa eterogeneità delle
candidature ha permesso
un’ottima visibilità elettorale
ed un’ ottima mobilitazione
al momento del voto, che ha
visto la netta affermazione
di Studenti in movimento
all’interno del consiglio di facoltà.
Ben 3 ragazzi sono stati eletti al ruolo
di rappresentanti: Hussam Hussein,
risultato il più votato in tutta la facoltà;
Beatrice Moda e Valentina Collazzo.
Il successo della lista è dovuto all’alta
affluenza alle urne nel seggio di Gorizia,
ben 194 votanti contro i 180 del seggio di
Trieste. Affluenza record se si pensa che
a Gorizia (in quanto sede distaccata) si
è votato solo un giorno, mentre a Trieste
le votazioni si sono svolte in 2 giornate.
Il bacino elettorale della lista è stato molto
vasto, infatti l’elettorato si è distribuito
nei vari anni del corso e addirittura
Studenti in Movimento ha ottenuto
consensi anche a Trieste. Questo dimostra
la validità della proposta politica, che è
riuscita a parlare anche oltre i confini del
suo “ambiente universitario” di nascita.
La passione dei candidati, la loro
perseveranza e la loro conoscenza dei
problemi degli studenti ha permesso
questo eccezionale risultato, che ha del
miracoloso se si pensa che la lista è
nata appena 2 mesi prima delle elezioni.
Ora i 3 nuovi eletti (Hussam Hussein,
Beatrice Moda e Valentina Collazzo) sono
tenuti a ricoprire un ruolo impegnativo,
ma che di certo li vedrà all’altezza,
presentandosi
come
rappresentanti
di tutti gli studenti e come sinceri
interlocutori degli organi universitari.
Federico Resler
Obiettivo vacanze: aiutare gli altri!
I campi di lavoro sono una buona occasione per viaggiare nella solidarietà
Il campo di lavoro è sicuramente una
delle esperienze più interessanti e intense
che uno studente possa fare, soprattutto
se
interessato, dopo l’università, ad
intraprendere una carriera nel volontariato
umanitario. Il campo di lavoro è inoltre la
situazione ideale per chi vuole iniziare ad
approcciarsi al mondo della cooperazione
nei paesi in via di sviluppo, per chi non
ha esperienza e vuole un impegno a breve
termine. Soprattutto in vista delle vacanze
estive, questi campi vengono spesso indicati
come delle ottime esperienze propedeutiche,
utili e arricchenti dal punto di vista umano.
Sotto il profilo psicologico i campi di lavoro
non sono particolarmente impegnativi,
anche perché molto spesso si è inseriti in
un gruppo di coetanei; lo scopo primario
per cui si partecipa rimane comunque
sempre lo stesso: aiutare chi ha bisogno.
Nei campi di lavoro spesso non è richiesta
esperienza, la struttura è organizzata per
accogliere un certo numero di volontari, i
tipi di lavoro richiesti sono semplici e mai
in situazioni estreme (spesso è messo in
preventivo che ci siano delle persone meno
motivate e capaci di altre…). I campi di lavoro
sono una prova di volontariato all’estero:
una volta che nel vostro curriculum avrete
un po’ di anni di volontariato in questi
campi , con anche referenze attestabili,
questo potrà essere considerato un requisito
sufficiente ad essere ammessi come
volontari di maggior responsabilità o per
il volontariato retribuito a lungo termine.
Come già è stato ricordato la professionalità
richiesta è molto bassa o nulla e questo rende
i campi di lavoro più accessibili a noi poveri
inesperti del settore…solitamente è solo
richiesta la conoscenza della lingua utilizzata
nel campo di lavoro (quasi sempre l’inglese).
Chi poi ha più esperienza può sempre
ambire ad una posizione di coordinamento,
per essere più gratificato e valorizzato.
E’ bene ricordare infine che le posizioni di
volontariato generico, soprattutto nei campi
di lavoro, generalmente non sono retribuite;al
massimo si riceve un rimborso spese.
Pubblicazioni
Esistono diverse pubblicazioni utili
per chi vuole approfondire il mondo
della Cooperazione. Esiste innanzitutto
un’ottima e completa guida per chi vuole
iniziare una carriera in cooperazione:
“Guida alla cooperazione e al volontariato
internazionale”. Viene aggiornata ogni due
anni ed elenca tutte le ONG riconosciute
dal Ministero Aff. Esteri (le ONG possono
anche non essere riconosciute), tutti i loro
progetti in corso, con gli Enti finanziatori e
i settori di intervento suddivisi per Paesi. La
guida riporta anche molte informazioni utili,
tra cui le organizzazioni che allestiscono dei
campi di lavoro, gli uffici dei comuni e tutti
i corsi di formazione, Master e Scuole di
specializzazione organizzate da Università,
enti pubblici o dalle stesse ONG. La guida
viene pubblicata da un ufficio pubblico, il
SOCI di Milano (Servizio Orientamento
Cooperazione Internazionale, che dipende dal
Settore Relazioni Esterne e Comunicazione
del Comune). Per chi semplicemente
inizia e vuole affrontare volontariato a
breve termine questa guida è fin troppo
dettagliata; è possibile richiederla (verrà
spedita per posta) telefonando al Servizio
SOCI- P.zza Duomo 21- 20121 Milano, tel.
02 8846 3636, fax. 02 8846 3635, e-mail:
uffi[email protected] – www.
comune.milano.it/ relazioninternazionali/
cliccare su Cooperazione internazionale.
Molto interessante è anche il libro del CISPI
(una delle tre federazioni nazionali di ONG):
“Come diventare operatore della Solidarietà
Internazionale”. Questo libro offre le
basi per conoscere il mondo delle ONG, i
presupposti, le strategie di Cooperazione,
il tipo di sviluppo sostenibile, le relazioni
economiche tra Nord e Sud. La guida si può
ordinare dal sito del CISPI: www.cispi.it
Molte ONG hanno dei bollettini a varia
periodicità che si possono ottenere
associandosi o facendo una donazione
all’ONG che li pubblica. Possiamo
citare ad esempio “Volontari per lo
Sviluppo”, periodico mensile edito da
un consorzio di 13 importanti ONG
italiane tra cui la FOCSIV. Vedere il
sito:
www.volontariperlosviluppo.it
In rete
www.fivol.it: il sito della Fivol, Federazione
Italiana Volontariato. Il sito distingue
la sezione “Per fare volontariato in
Italia” e la sezione “Per fare volontariato
in un Paese in via di Sviluppo” e
contiene inoltre una lista di oltre 20000
organizzazioni di volontariato censite.
www.unimondo.org:
il
sito
dell’associazione Unimondo di Trento,
parte del network mondiale OneWorld,
con offerte di volontariato internazionale.
www.volint.it: gestito dal VIS, Volontariato
Italiano per lo Sviluppo, contiene una
sezione dedicata alle offerte di lavoro
dalle ONG di Cooperazione allo Sviluppo.
www.cocis.it: il sito del COCIS,
Coordinamento
delle
Organizzazioni
non Governative per la Cooperazione
Internazionale
allo
Sviluppo.
www.cispi.it:
il
sito
del
CISPI,
Coordinamento di Iniziative Popolari
di
Solidarietà
Internazionale.
www.oneworld.net:
il
sito
di
OneWorld che riporta occasioni di
volontariato in tutto il mondo, oltre
ad offerte di lavoro e numerosi link.
www.esteri.it:
cliccando:
Politica
estera, Grandi temi, Cooperazione allo
sviluppo, si accede alle pagine dedicate
alla Cooperazione. Si segnala la pagina
“Opportunità
nelle
Organizzazioni
Internazionali” e in particolare la sezione
“Posti vacanti e opportunità per i giovani”.
www.idealist.org: il sito con il più grande
data base di associazioni al mondo,
ripartite per campo di intervento e stato.
www.worldvolunteerweb.org:portale
dell’ONU gestito dall’UNV, l’agenzia
delle Nazioni Unite per il volontariato.
www.vfp.org:lista
di
campi
di
lavoro in 80 paesi del mondo.
w w w. a l l i a n c e - n e t w o r k . o r g : s i t o
dell’Alliance of European Voluntary
Service Organisations; contiene una lista di
ONG europee che offrono campi di lavoro.
www.missionfinder.org:
occasioni
di
volontariato a lungo e breve termine
nelle missioni di tutto il mondo.
www.reliefweb.int: sito dello United Nations
Office for the Coordination of Humanitarian
Affairs (OCHA); contiene una lista
aggiornata di posizioni professionali vacanti.
Chiunque avesse bisogno di qualche
altra
informazione,
anche
relativa
ad un’organizzazione specifica, può
contattarmi all’indirizzo e-mail: mister_
[email protected]
Antonino Ferrara
6
Sconfinare
Università
“Crediti F” ed oltre.
Maggio 2006
Resoconto sintetico di un’assemblea in due puntate
Alle superiori l’Assemblea d’Istituto era il
paradiso dei disertori e il palcoscenico dell’élite che lottava contro l’indifferenza studentesca. All’università invece tutta un’altra vita: un confronto tra docenti e studenti
in due round ( il 9 marzo e il 4 aprile) che ha
visto una buona partecipazione di entrambi. Non immaginatevi l’aula magna straripante, i cori e le trombe da stadio, però...
Nella prima puntata erano stati discussi il
riordino dei curricula della specialistica, la
ridefinizione del numero dei crediti f per
la triennale, le sovrapposizioni di orario, e
l’istituzione di una commissione paritaria di
5 studenti e 5 docenti, tutte questioni riprese ed approfondite al secondo incontro. Sul
palco, all’angolo sinistro, siede una nutrita
rappresentanza degli studenti con i neoeletti Hussein, Collazzo, Moda più il redivivo
Luccisano (ma Masucci e Poli, gli altri rappresentanti? Ah in Erasmus giusto!); all’angolo destro invece troviamo i professori Gabassi, Meyr, Belhoradsky, le professoresse
Swain e Cusina, e infine Dario Bazzarini.
Pronti via e il professor Gabassi lancia il
tema dei temi, il riordino dei curricula della
specialistica. Dopo la precedente assemblea
era serpeggiata tra gli studenti questa domanda “…è vero che vogliono fare una sola
specialistica concentrata sul negoziato?!” e
la risposta più gettonata era “..Ehh?!?”. Ora
finalmente è arrivata un po’ di chiarezza. La
facoltà ha predisposto una commissione per
il riordino delle specialistiche, la “Commissione Riordino” (bando alla fantasia), che
avrebbe previsto la confluenza dei tre inidrizzi attuali in uno solo. Il tutto però rientrerebbe in un progetto di trasformazione
del percorso tre più due in un quinquennio
blindato composto dall’attuale triennale,
da un anno comune di specializzazione sul
negoziato e infine, all’ultimo anno, da una
differenziazione sul modello dei tre percorsi odierni. Si partirebbe dal 2007/2008. Ma
perché proprio il negoziato? In realtà non è
stato confessato apertamente, ma possiamo
intuire che la volontà sia quella di caratterizzare il più possibile il corso per permettergli di distinguersi e sopravvivere agli
attacchi di facoltà più dinamiche, donde la
scelta di un settore di nicchia per il biennio.
Il colpo è potente e ben assestato, ma la platea schiva e contrattacca con il suo fuoco di
domande, attraverso le quali viene introdotto l’annoso problema delle sovrapposizioni d’orario. Gabassi allora gioca d’astuzia
e dichiara le sue difficoltà nel risolvere la
questione. D’altronde egli non può obbligare i professori a fare lezione a determinate ore se non vogliono. Segue una fase di
stanca, la platea langue nel suo mare di poltrone rosse, mentre gli attori parlano senza entusiasmi della commissione mista (5
studenti + 5 docenti + Bazzarini) che avrà
il compito di discutere l’applicazione della
riforma. Si passa poi ai “crediti f” (crediti
che non fanno media sul punteggio finale,
acquisibili anche con attività extra - curriculari) e al loro probabile aumento da 9 a
12, ma, nonostante Luccisano chieda insistentemente che gli spieghino come completare i 5 Cfu della specialistica, il ritmo
non sale, finché una ragazza non si lamenta
della qualità dell’insegnamento. Improvvisamente gl’interventi s’imbottigliano in
una coda senza fine che ci accompagnerà
fino alle 16.45. La professoressa Cusina
spiega come i test di valutazione costituiscano un sicuro strumento per migliorare
la qualità della docenza. Tuttavia molti studenti si chiedono che cosa sia un test di valutazione dell’insegnamento, dal momento
che non ne hanno mai visto uno!! Arriveranno rassicura la professoressa, ma ormai
il pubblico scotta ed è un attimo passare
dalle lamentele per il livello delle lezioni,
alle cannonate sui metodi poco chiari di
attribuzione delle borse Erasmus. La situazione si complica, ci vorrebbe un time-out,
ma ormai il tempo è agli sgoccioli e così il
professor Meyr dichiara di concordare sulla
necessità di una maggiore trasparenza che
verrà ricercata attraverso la pubblicazione
di un elenco dei partenti con le ragioni e le
modalità di attribuzione della borsa. Quando poi tutto sembra finito qualcuno mette
in discussione la “Dottrina delle conferenze”. Gabassi allora rasserena gli animi rivelando le ottime impressioni lasciate dagli
studenti ai conferenzieri finora succedutesi.
In chiusura ad una mano atrofizzatasi sotto
il suo stesso peso viene data finalmente la
parola: “perché tutte le conferenze finora
svolte hanno trattato di tematiche balcaniche? Non sarebbe meglio discutere anche di altre aree geografiche?”. Risposta:
“non c’è nessuna pregiudiziale preferenza
per l’est, però Gorizia si trova dove si trova e si dovrà pure valorizzare la propria
posizione no?!”. Non fa una piega e così
dopo quasi tre ore filiamo tutti a casa!!
Emmanuel Dalle Mulle
Appuntamenti
in facoltà
(sede universitaria di via Alviano)
26 maggio
Aula Magna
Mainardo Bernardelli
vice capo missione
ambasciata d’Italia a Baghdad
“Diplomazia, guerra e
spionaggio”
ERASMUS ERASMUS
Questa mezza pagina si propone di raccogliere tutti i racconti dei vari viaggi Erasmus dei nostri “amici” sparsi per l’Europa,
tentando di mostrare un nuovo lato dello scambio, non sempre messo in luce.
Per questo primo numero comincerò io, raccontandovi cosa può accadere durante un Erasmus assolutamente non
organizzato.
Parto all’avventura per il mio Erasmus
quando in Italia è ancora estate e si può
ancora andare tranquillamente in spiaggia.
Arrivo a Liegi (Belgio) e il mare me lo sono
già scordato. Ad attendermi, infatti, ci sono
circa dieci gradi di differenza, piove e c’è
un vento quasi polare, ma soprattutto c’è
lo scontro totale con una lingua per me
quasi assolutamente nuova: il Francese.
Si dice che i primi giorni siano i più difficili;
per me la regola non ha assolutamente
fatto eccezione!! La prima settimana
l’ho passata a cercare casa, anzi come
direbbero i Liegini, un KOT (case pensate
appositamente per studenti e articolate su
più piani). Non ho avuto subito fortuna
ma con un po’ di sforzi e molte telefonate
sono riuscito a “sistemarmi” e ho pensato
(forse un po’ ottimisticamente) che il
peggio fosse passato. Ovviamente mi
sbagliavo e mi sono trovato di fronte ad un
ostacolo assolutamente insormontabile in
quel momento: l’iscrizione all’università.
Iscriversi all’università non è mai molto
semplice ma oltre ai soliti problemi con
la lingua sono subentrati anche degli altri
inattesi problemi con la burocrazia: non
solo avevo dimenticato di compilare parte
della modulistica, ma non risultavo affatto
Erasmus Liegeois
iscritto… Sono stati giorni terribili: non
capivo assolutamente nulla, non conoscevo
quasi nessuno, mi mancava l’Italia, litigavo
per ore al telefono con le varie segreterie
e forse non sarei neanche riuscito ad
iscrivermi all’Università… Ero distrutto!!
Poi le cose si sono sistemate, il kot si è
popolata di un sacco di persone diverse
e molto interessanti (spagnoli, tedeschi
e ovviamente tanti italiani), ho iniziato
a capire la lingua e per fortuna sono
riuscito ad iscrivermi a tutti i corsi.
Dopo tutte queste peripezie, quando mi sono
veramente sistemato (senza le virgolette
questa volta) i mesi sono volati via. Ho
avuto il tempo di pensare, di viaggiare di
conoscere, di confrontarmi, di studiare e
anche (perché no?) di fare un po’ di festa.
Con gli amici (sia quelli che ho
conosciuto là, sia quelli che sono venuti
a trovarmi) ho visitato mezzo Belgio, ho
provato un’infinità di birre (se per caso
capitate dalle parti del Belgio non potete
perdervele!!), e quanto ormai la mia
avventura stava per terminare, ho anche
incontrato Romano Prodi a Bruxelles.
Ci sarebbero ancora un’infinità di
aneddoti e di situazioni (diciamo
particolari), da raccontare, ma preferisco
lasciarvi scoprire da soli le mille
sorprese che un Erasmus può riservare.
Quindi voglio augurare a tutti i
novelli vincitori delle borse un
grande “in bocca al lupo”, per uno
scambio il più divertente possibile
(magari meno “complicato” del mio).
Marco Brandolin
Aiutateci a
...Sconfinare...
Ti è piaciuto questo numero? Se
vuoi contribuire anche tu, con la tua
azienda o con l’ente di cui fai parte non aspettare. Valuteremo ogni
proposta pubblica o privata. Manda un email a: sconfinare@gmail.
com. Oppure chiama il num.:
3294742459
2006 Maggio
Sconfinare
Cultura Glocale
Memoria e riconciliazione
IL CONFINE
Italiani e sloveni a confronto sul confine
Ad oltre sessant’anni dalla Seconda
guerra mondiale, l’opinione pubblica
locale si trova ancora spesso a dibattere
degli avvenimenti che coinvolsero le
popolazioni sul “Confine orientale”.
Ma quella del Goriziano non è stata solo
una storia di contrapposizioni. Anzi,
fin dagli anni sessanta, quando questa
zona rappresentava il contatto fra due
mondi divisi dalla “cortina di ferro”,
la frontiera a Gorizia era chiamata “il
confine più aperto d’Europa”. Merito della
lungimiranza degli attori politici locali
di quarant’anni fa che, coraggiosamente,
osarono sfidare le diffidenze reciproche
(ma soprattutto di Roma e Belgrado), per
lavorare ad un percorso di convivenza.
Il lavoro dei sindaci di allora, Martina e
Strukelj, incita ancor oggi a proseguire il
lavoro di quei protagonisti del “dialogo”.
Oltre al ruolo delle istituzioni locali, non va
dimenticato che il terreno delle coscienze
andava e va coltivato soprattutto con le
iniziative della società civile, che a partire
da un patrimonio socio-culturale comune
(l’attuale confine non era mai esistito nella
storia prima del 1947), si occupano di far
incontrare italiani e sloveni per ritrovare,
attraverso una condivisa memoria storica,
una vera pace e riconciliazione. In prima
linea si trova l’associazione “Concordia
et Pax”, attiva da oltre un ventennio
ed impegnata ad animare convegni e
iniziative di alto valore simbolico, fra le
quali si segnala l’incontro annuale dei
“Sentieri di memoria e riconciliazione”.
Diventati ormai una tradizione dal vasto
impatto, questi momenti di “memoria
condivisa” sono organizzati da studiosi
e volontari sia italiani che sloveni per
riscoprire e riflettere assieme sugli nel corso dell’estate 1942 i campi di
avvenimenti che portarono distruzione ed concentramento disseminati in Italia e
odio nella regione. L’ultimo appuntamento nelle isole dalmate. Dei 20.000 internati
del genere si è tenuto il 15 ottobre dell’anno morirono nei campi oltre 2400 persone, di
scorso a Borovnica, a pochi chilometri da cui 1400 solo nell’isola di Arbe. Quando le
Lubiana, un tempo sede di un importante sorti della guerra si ribaltarono, il governo
snodo ferroviario dell’Impero asburgico. Lì iugoslavo stabilì il campo di concentramento
per i militari italiani
si svolse una vicenda
proprio a Borovnica.
emblematica per tutti,
TAPPE FONDAMENTALI
Dal maggio 1945
quella del campo •1001 Nascita della città di Gorizia;
alla primavera 1946
d’internamento
•1202 creazione del castello di Gorizia
vessazioni e violenze
diretto dall’esercito residenza dei conti di Gorizia;
italiano
per
le •1508 passaggio della città ai veneziani; si abbatterono sui
prigionieri, costretti
popolazioni slovene •1509 ritorno della città alla casa
a
permanere
in
occupate (1941-43) Asburgica;
e quella del campo •1930 ricostruzione del castello danneg- condizioni igieniche
precarie, con scarso
di prigionia diretto giato dalla prima G.M.;
vitto, all’interno di
dalle
formazioni •1943 il castello venne occupato dalle
truppe naziste e il giardino a nord-est
baracche
fatiscenti,
titine per i militari venne utilizzato per le fucilazioni;
in una zona dove
italiani
(1945-46). •Febbraio 1947- Trattato di Parigi -la
gli
inverni
sono
Nell’agosto
1942 città venne divisa tra due stati: Italia e
particolarmente rigidi.
l’alto commissario Jugoslavia;
della
cosiddetta •8 luglio 1991 indipendenza della Slovenia Borovnica fu quindi un
luogo significativo di
“provincia autonoma • 1 Maggio 2004 entrata della Slovenia
di Lubiana” (ovvero nell’ UE e crollo simbolico delle frontiere dolore e sofferenza per
le popolazioni locali
le zone della Slovenia tra Italia e Slovenia.
A.O.,G.T. deportate e per i militari
annesse al regno
prigionieri. La visita e
d’Italia nel 1941)
l’approfondimento dei
emanò una circolare
che suddivideva la popolazione slovena in fatti rappresentano, per quanti desiderano
tre categorie: la stragrande maggioranza dei un mondo nuovo fondato sulla civiltà del
residenti da assimilare; coloro che avevano rispetto e della reciproca comprensione,
provocazione.
Spetta
alle
preso parte ad azioni contro le autorità militari un’utile
italiani da eliminare; i fiancheggiatori del generazioni del Duemila fare tesoro delle
movimento partigiano e i semplici sospetti esperienze passate per costruire un futuro
da deportare. I flussi di sloveni raggiunsero di apertura e di collaborazione, e rispondere
alle sfide poste dalla nuova Europa.
Federico Vidic
APPROFONDIRE
Foibe: tra verità e polemica
Brulc consegna a Brancati l’elenco dei deportati
CONTINUA DALLA PRIMA
le vittime in un luogo fisico... oltre che nella
memoria. Sostanzialmente il documento
non porta grandi novità: secondo i parenti
e diversi ...storici sloveni e italiani, molti
nominativi erano già noti perché comparsi
in precedenti studi, altri sono imprecisi
o
addirittura
erronei. La stessa
Nemec
sostiene
che l’elenco da lei
elaborato sia un
“dossier
ancora
parziale”:
altri
nomi
dovranno
essere
aggiunti
in futuro e molti
archivi
devono
essere
ancora
aperti;
i
dati
più
importanti
potrebbero trovarsi
a
Belgrado.
Altre
critiche
contestano il modo in cui l’elenco è
stato trasmesso e diffuso dalle autorità,
alimentando
un’accesa
polemica.
Polemica prevedibile considerato il
periodo politicamente delicato in cui la
lista è stata pubblicata: il 9 e 10 aprile gli
elettori italiani sarebbero stati chiamati ad
esprimersi nelle elezioni politiche, mentre
a fine anno in Slovenia si svolgeranno
le elezioni amministrative. Il Sindaco di
Nova Gorica ha espresso infatti il timore
che queste vicende possano alienargli il
supporto dell’elettorato che rimane legato
al mito partigiano, e ha voluto sottolineare
come l’iniziativa di consegnare l’elenco sia
partita dal Ministro degli Esteri sloveno
Dimitrij Rupel. Brulc ha inoltre aggiunto
che il periodo scelto per pubblicare l’elenco
indica la volontà di strumentalizzazione “da
parte italiana per fini politici di carattere
preelettorale”. Vittorio Brancati ha replicato
di aver chiesto
espressamente al
neo-Prefetto
di
Gorizia Roberto
De Lorenzo (nelle
cui
mani
era
passato l’elenco
dopo la consegna
al Sindaco) di
essere consultato
prima
della
pubblicazione
senza che ciò sia
avvenuto. Brancati
si è dunque rivolto
a Brulc pregandolo
di non fermare
il dialogo iniziato, pur dichiarandosi
consapevole della difficile situazione in
cui è stato messo il suo omologo sloveno.
Inoltre, il fatto che l’elenco sia in mano
al Prefetto, che è il rappresentante del
governo a livello locale, ha i suoi aspetti
positivi: passando dai due Sindaci ai due
Governi, il documento potrebbe acquisire
più chiaramente il significato di passo in
avanti verso la creazione di una memoria
riconosciuta e condivisa a livello ufficiale.
Ed è proprio su questo punto che si
innestano altre critiche. Secondo lo storico
sloveno Branko Marusic, consulente
scientifico dell’ Accademia delle arti e delle
scienze di Lubiana, il documento avrebbe
dovuto essere consegnato dal Ministro
Rupel al suo omologo italiano, utilizzando
i normali canali diplomatici. L’effettivo
modo di diffusione dell’elenco ha invece
sminuito il possibile valore simbolico del
gesto. Anche lo storico italiano Roberto
Spazzali, autore di studi sulle foibe, si è
chiesto che senso abbia “tenere questo
dossier come una cosa in famiglia”, e
sostiene che il modo migliore per far
luce su quanto accadde sia “un controllo
incrociato con gli elenchi preesistenti”
effettuato da storici di professione.
Purtroppo, il modo in cui è stata gestita
la vicenda (a partire dall’accuratezza
della ricerca storica alle modalità in cui
è stata consegnata e diffusa) secondo
alcuni alimenta l’impressione che il gesto
sloveno sia solo una sorta di “contentino”
per gli italiani. Ma al di là delle polemiche,
inevitabili per un argomento così delicato,
è sicuramente un passo importante per
riparare lo strappo nella memoria italiana
e slovena, il possibile inizio di un reale
percorso di dialogo, riconoscimento
e riconciliazione verso una memoria
FOIBA - (dal friulano foibe – che è il latino
fovea: fossa). Cavità naturali del Carso, voragini roccioso a forma di imbuto rovesciato
create dall’erosione di corsi d’acqua. Tristemente famose dopo la Seconda Guerra Mondiale per “infoibare” (neologismo: spingere
nella foiba) migliaia di italiani, dalmati, istriani e sloveni, antifascisti e fascisti, colpevoli
di opporsi all’espansione comunista di Tito
nel Friuli Orientale e nella Venezia Giulia.
7
Due facce della stessa
realtà
Nova Gorica è ormai da due anni città
europea di confine tanto quanto Strasburgo,
Hulst, Mulhause, Maastricht: eppure,
attorno alle dogane del valico della Casa
Rossa, aleggia una strana aria di tensione, di
tetro silenzio. Questa almeno è la sensazione
di chi vive Gorizia come città di studio, di
chi arriva da altre regioni italiane in cui il
clima europeo è vissuto serenamente, in cui
l’occasione per conoscere e viaggiare in un
altro Stato genera entusiasmo e curiosità.
Il confine tra Italia e Slovenia, che ha
rappresentato fino all’89 il muro divisorio
tra est e ovest, anche se fisicamente
abbattuto, sembra rimasto intatto nella
mente dei friulani. Questa barriera mentale
dei Goriziani si trasmette pericolosamente
negli universitari venuti da fuori regione,
facendo sì che l’idea dell’Europa unita
crolli di fronte ad una vecchia dogana e
due poliziotti che ti chiedono il documento.
Noi giovani dovremmo chiederci perché
il fronte trasmetta ancora questa paura,
dovremmo chiederci perché conosciamo
la Slovenia solo per quel centinaio di
metri che ci portano al primo distributore
di benzina (che ovviamente distribuisce
anche sigarette a prezzi stracciati).
Nova Gorica è una città di costruzione
recente (l’anno prossimo festeggerà il suo
sessantesimo anno di vita), famosa per i
suoi casinò e per la sua prossimità a luoghi
di interesse storico. Quanti di noi possono
raccontare di essere andati a Caporetto,
per vedere di persona i posti dove i
nostri connazionali si sono battuti per la
causa italiana? Non siamo ipocriti nella
risposta! Stiamo sprecando un’occasione
importante entrare in contatto con un
Paese tanto vicino quanto distante dalla
nostra quotidianità, soprattutto per quelli
di noi che sperano di intraprendere la
carriera diplomatica e si troveranno
ad avere costanti rapporti con l’estero.
Iniziamo a studiare e valorizzare le
realtà che ci circondano, perché cittadini
del mondo si diventa a piccoli passi.
Arianna Olivero,Giorgia Turin
condivisa e ufficiale. Questo elenco non è
ancora in grado di rendere giustizia e di lenire
lo straziante dolore delle famiglie che videro
scomparire i loro cari nella notte, ma è un
gesto significativo e necessario anche alla
luce dell’entrata della Slovenia nell’Unione
Europea. “E’ un momento importante”
ha spiegato il Sindaco di Gorizia, “la
dimostrazione che in questa piccola città
si stanno abbattendo grandi muri. Nessuna
frontiera europea può cadere se non si
abbattono anche le frontiere della memoria.”
Athena Tommasini, Antonino Ferrara
BREVE CRONOLOGIA
•Autunno 1943: il fenomeno dell’infoibamento iniziò subito dopo l’armistizio
dell’8 settembre; i territori dell’Istria, abbandonati dai soldati italiani e non ancora sotto il controllo dell’esercito tedesco,
furono rastrellati dai partigiani slavi e
un migliaio di italiani vennero arrestati e uccisi in quanto “nemici del popolo”.
•Aprile-metà giugno 1945: le foibe ebbero la
loro massima intensità nei quaranta giorni
di occupazione iugoslava di Trieste, Gorizia
e dell’Istria, fino a quando le truppe alleate
anglo-americane non entrarono nel capoluogo friulano. In quella primavera ci fu una
vera e propria caccia all’italiano: esecuzioni sommarie, deportazioni, infoibamenti che
ebbero per vittime militari i civili non solo
italiani, ma anche sloveni e dalmati. Il massacro finì a giugno quando venne tracciata
la linea Morgan che prevedeva due zone di
occupazione – la Zona A e la Zona B – linea che ancora definisce il confine orientale dell’Italia. La persecuzione durò tuttavia
almeno fino al 1947, soprattutto nella zona
dell’Istria più vicina al confine, sottoposta
all’amministrazione jugoslava. Dal 2004 la
giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani.
8
Sconfinare
Musica
My my, hey hey…
Il Rock è un bene d’epoca oramai, talmente demodé da non potersi quasi più dire di consumo.
Il Rock non rappresenta più ribellione, perché questa presuppone
alternative
oggi
latitanti.
Il Rock non è più un veicolo per le idee e
le opinioni, visto che al momento ognuno si tiene ben strette quelle che, rare,
ha nelle proprie mani ancora intatte, per
timore di vedersele sottrarre. Del resto,
il ciclo di vita di queste si è ridotto ad
un punto tale che divengono inevitabilmente moda, mania, scusa buona per
gadgets e sorprese nelle merendine.
Se il Rock quindi esiste, oggi, come
qualcosa di importante è solo grazie a quello che ha fatto per ciascuno
di noi, a quanto si è legato a precisi
momenti della nostra vita, a quanto
possa averla salvata (e/o dannata).
Solo in questo modo se ne potrebbe
parlare
compiutamente.
Con la ‘recensione di un disco’, pertanto, l’intento che questo spazio si propone
non è quello di innalzare altari a presunti mostri sacri del passato, con la pretesa di stilare classifiche. Semplicemente,
vorrei parlare dei dischi che all’ascolto
hanno saputo trasmettermi le emozioni più profonde, sperando di riuscire a
comunicare i sentimenti che emergono
tra accordi, note, sovraincisioni. Confidando che possano in una certa misura essere compresi e durare, condivisi.
Non vogliatene all’autore per le sue
preferenze, o per la parzialità della sua
conoscenza. La vita è troppo breve (e i
soldi troppo pochi) per ottenere una preparazione sufficiente in questo ambito.
Tra parentesi, se le parole sono leccate,
ricercate, altisonanti, eccetera eccetera, non è senza motivo. Solo, non saprei
parlare di passione in termini differenti.
Rodolfo Toè
[email protected]
LA RECENSIONE
Wish you were here
PINK FLOYD
si riescono ancora a leggere. Il ricordo di chi non
Opera concettuale, basata sull’assenza,
si può raggiungere. La distanza, che non è solo
Wish You Were Here è dedicato al primo leader
e fondatore del gruppo, Syd Barret, allontanato
temporale e materiale, ma anche emozionale, la
(o meglio abbandonato) per problemi psichici
consapevolezza che non torneremo mai come
legati all’abuso di lsd. Una scorsa al libretto
eravamo. Il dolore di avere rinunciato a tutto
interno chiarisce il senso delle canzoni, per
per inseguire fantasmi, sogni irrealizzabili e
l’immediatezza delle immagini: un uomo che
fantasie, bisogni indotti. ‘We are just two souls
brucia, un velo sospinto dal vento, un nuotatore
swimming in a fish bowl/running over the same
nel deserto, un tuffatore che penetra le acque
old ground/what have we found?/The same old
senz’alcuna increspatura. Il vuoto, l’immobilità
fears/wish you were here’. Gli ultimi accordi
divengono visivi. Questo
scemano e su di essi si posa
il rumore del vento. Tutto
disco chiede tempo. I
passa, svanisce, si consuma.
brani hanno una struttura
Dal nulla riemerge la
complessa,
non
si
seconda parte di Shine
esauriscono in pochi
On You Crazy Diamond,
attimi. L’inizio, Shine On
You Crazy Diamond, è un
lunga
coda
all’intera
lento adagio di tastiere.
opera. E improvvisamente,
negli ultimi minuti di
Musica che muta in
questo disco s’intravede
paesaggi: prati in nitide
uno spiraglio di sole. La
giornate
d’autunno,
tastiera torna ad occupare
spiagge deserte. I Pink
l’intera scena, conferendo
Floyd non sono mai stati
circolarità alla musica.
musicisti. Piuttosto, dei
La copertina del cd uscito nel 1975
pittori. Il brano si carica
Il motivo conclusivo, da
dei toni dell’elegia, canta giovinezza e vitalità
lugubre, si carica di una singolare solennità, di
perdute. Il suo finale è in dissolvenza, sfuma e
nuovo s’aprono spazi di luce ed aria, trapela un
accenno di ottimismo. Non rimango con l’amaro
si trasforma nella cupa atmosfera claustrofobica
in bocca, il finale consola e tranquillizza,
di Welcome To The Machine. Sorge un senso
placa la tristezza dei minuti precedenti, mi
d’amarezza. Disillusione. La tensione di chitarre
appaga. Come sempre, quando finisce, non
e tastiere, fisse su pochi accordi minori, sembra
sento il bisogno di ascoltare altre canzoni. La
comunicare il nulla che abbiamo in mano.
mia mente è pulita, quasi come se fosse parte
Poi s’odono risate. Rumori e suoni di festa,
gente che sta bene, ride, si diverte. E’ Have A
integrante della canzone stessa il silenzio che la
Cigar. Siamo maschere sorridenti. La vacuità
segue. E’ come il risveglio dopo un lungo sonno
e l’inutilità di ciò che otteniamo ogni giorno,
profondo. La capacità visionaria di questa
“consumandoci fino alle ossa”, sono messe a
musica sorprende. E’ sognante, avvolgente,
nudo. Il brano successivo, Wish You Were Here, è
a tratti impalpabile come il velo raffigurato
forse il più conosciuto del gruppo. La solitudine
nel libretto interno, a tratti ossessiva, pesante.
La bellezza non è nella singola canzone,
è tutta qui, un giro di chitarra acustica senza
nient’altro, incredibilmente intimo. Il senso
ma nella totalità del disco. Da ascoltare in
della mancanza sopprime ogni altra emozione,
solitudine, dall’inizio alla fine, possibilmente
la annega. Vecchie foto, memorie, il passato che
seduti alla finestra, gli occhi fissi al cielo.
ritorna. Frasi cancellate con noncuranza ma che
Rodolfo Toè
Sergei Nakariakov, l’arte in un respiro
Il più grande trombettista al mondo: 29 anni ed è già leggenda
Esistono ancora i talenti autentici alla
Mozart? È davvero possibile trovare
grandi musicisti in mezzo ai tanti
cantantucoli che i media ci propinano?
Beh, ovviamente la risposta è sì: il genio
esiste ancora e non ha barba bianca,
occhiali spessi come fondi di bottiglia,
strane malformazioni o turbe psichiche,
come l’immaginario collettivo solitamente
vuole. Oggi il genio si veste in jeans e felpa
e si nasconde dietro volti comuni, come
quello di Sergei Nakariakov. Nato a Gorkij
(Russia) nel 1977, Sergei inizia a studiare
piano all’età di sei anni, ma è costretto ad
abbandonare lo strumento nel 1986 a causa
di un problema alla colonna vertebrale, che
gli impedisce di stare a lungo seduto. Si
avvicina così alla tromba e ne approfondisce
lo studio sotto la guida del padre Mikhail. Nel
1987, all’età di dieci anni, inizia a solcare i
palcoscenici dei più rinomati concorsi per
giovani musicisti, che lo portano a vincere,
a soli 15 anni, il “Prix Davidoff”, un
premio consegnato annualmente al miglior
astro nascente della musica. “Nakariakov
combina virtuosismo, tono immacolato
e intelligenza musicale. È il trombettista
della nuova generazione”. Questo disse di
lui Justus Franz, direttore dello “Schleswig
- Holstein Musik Festival” e presidente di
giuria. Da allora Sergei è apparso in tutti i
più importanti festival europei (Royal Hall
di Londra, Colmar, Menton, Strasbourg,
Tours, Cannes) ed è regolarmente in
tournée in Giappone e negli USA.
L’anno scorso abbiamo avuto l’onore
di sentirlo anche in Italia, a Portogruaro
(VE).
Un
concerto
senza
pari.
“Sergei Nakariakov suona la tromba alla
maniera in cui noi respiriamo. Se siamo
fortunati”
San Francisco Chronicle
Il suo repertorio spazia dalla composizione
originale per tromba ai concerti per violino
e orchestra, abbracciando le musiche
di compositori quali Shostakovich,
Mendelssohn, Bach, Mozart, Weber,
Glasunov, Gershwin, Rimski-Korsakov.
Il suo talento, che si basa su un accurato
studio della respirazione circolare –
sistema di respirazione che permette di
non interrompere il flusso d’aria durante
l’ispirazione - gli è valso numerosi
appellativi, fra cui “Paganini della
tromba”.Oltre a numerose incisioni discografiche, Sergei ha anche realizzato un
film in Giappone, “Taiga no Itteki” (Una
goccia sola in un grande fiume), tratto dal
romanzo omonimo dello scrittore nipponico
Hiroyuki Itsuki, che ha accresciuto la sua
già grande popolarità in questo Paese.
Il film narra le vicende di Nikolai, un
trombettista russo che cerca il successo
nel Paese del sol levante e di Yukiko, una
giovane ragazza che lo aiuta nel suo intento.
Riconosciuto a livello mondiale come
il più virtuoso trombettista dei nostri
giorni, Sergei Nakariakov continua la
sua attività di concertista collaborando
con rinomate orchestre (tra cui la
Philarmonia Orchestra diretta da Vladimir
Ashkenazy, con la quale ha recentemente
inciso il cd “No Limits”), ed esibendosi
in duo con Vera, la sorella pianista.
Chiunque fosse interessato alla sua musica
può trovare maggiori informazioni sul
sito
ufficiale,
www.nakariakov.com.
Isabella Ius
Maggio 2006
Diario di un primo
maggio Romano
Il concerto del primo maggio a Roma: un
evento che prima di tutto vorrebbe essere
politico, cioè della gente. E lo è per davvero.
Arrivo in serata (sul palco stanno finendo di
suonare i Baustelle) e sembra di assistere ad
una dimostrazione di piazza. La risonanza
mediatica dell’evento è notevole e la sua
gratuità fa il resto: si parla di ottocentomila
giovani. Il colpo d’occhio è stupefacente.
Ammutolisce. Disorienta chi, come me, ritrae
anche idealmente questa folla provando a
sperare che sia tenuta insieme da qualcosa
di più di una bandiera o di una maglietta con
slogan triti, sbiaditi, concepiti alla scrivania
di esperti di marketing – non sulla strada.
Perché anche questo è chiaro: non si sta
condividendo un sogno. La mia generazione
mai avrà una sua Woodstock. E’ rimasta senza
un progetto. Senza un’Utopia da fare propria.
Rimane solo l’opposizione, in qualche
caso quasi fine a se stessa, nei suoi eccessi.
Alle otto – dopo una pausa di circa un’ora –
ricomincia la musica. Appare chiaro che non
basteranno i pasticci di un’organizzazione
approssimativa nell’amplificazione e nei
maxischermi; la piattezza di un presentatore
di mediocre talento come può essere Bisio;
non basterà l’imbarazzo generale di sentire
i segretari dei tre maggiori sindacati italiani
a r r a b a t t a r s i “Primo maggio sì, ma
sulle note di
con noia
‘Viva l’Italia’ Rumori di guerriglia per
di De Gregori;
le strade
non
basterà
E,
sotto
i colpi, vuota”
tutto questo a
G. L. Ferretti
narcotizzare
la voglia di divertirsi del pubblico.
L’apertura, affidata a Skin, lascia fredda la
folla che probabilmente avrebbe preferito
uno sposalizio più duraturo tra la cantante
e gli Skunk Anansie, e questo nonostante le
sue indubbie qualità canore. Cominciamo a
scaldarci con Caparezza e la sua satira contro
l’uomo medio. Qualcuno inizia a saltare
(finalmente) e a cantare. Più incisivo ancora
è Piero Pelù, che conclude la sua performance
con una ‘Il mio nome è mai più’ che in
bocca a piazza San Giovanni pare innalzarsi
come un inno. E lo spettacolo raggiunge
il suo apice: Ligabue porta il suo rock da
stadio nell’ambiente a lui più congeniale,
si diverte – si vede – come il pubblico; Roy
Paci ci rinfresca con il suo ska mediterraneo
(abbozzando anche una ‘Bella Ciao’ con
la sua tromba) e i Negramaro sembrano
essere qui per ricordarci – complici le urla
isteriche delle ragazzine presenti – che questo
sottoprodotto popolare, un ibrido tra boyband
e chitarre elettriche, ha sempre un successo
comunque troppo grande entro le mura di
casa nostra. Un momento di disorientamento
generale accoglie Alex Britti, completamente
estraneo al clima dell’avvenimento (come
un pesce fuor de “la vasca”...), e che
sicuramente avrà provocato qualche risata
più dell’intermezzo caricaturale su Carmen
Consoli. Si tira un sospiro di sollievo quando
finalmente è la volta di Vinicio Capossela.
Barbarico, viscerale, sembra uno sciamano
che si agiti con le sue maschere. E’ ossessivo
per ritmi ed immagine, geniale. Roma lo
accoglie come un grande artista e gli tributa
applausi che a ciò sanno di rendere merito.
Non rimarrò per il resto dello spettacolo.
Mi allontano veloce, supero comitive di
giovani stanchi e assonnati, attraverso i
viali lasciandomi alle spalle bancarelle di
magliette, souvenir e panini, lasciandomi
alle spalle il primo maggio. In metropolitana
sembra già lontano. Rimane impressa negli
occhi e nella mente la sensazione di festa.
Della gioia collettiva di chi gode come se
per una volta potesse farsi ascoltare grazie al
volume degli amplificatori. Come se davvero
un semplice microfono potesse bastare.
Rodolfo Toé
2006 Maggio
Sconfinare
Scripta manent
Scrittura, lettura:
binomio di una stessa realtà
Un uomo seduto. Solo nella sua stanza. La luce soffusa di una lampada.
Carte attorno a lui. Fogli attorno a
lui. Perso in un mondo lontano, scrive.
Una ragazza seduta al parco. Estranea a ciò che la circonda, legge.
Un ragazzo seduto in una biblioteca, piena di altri ragazzi come lui, legge, sottolinea, cerca, sfoglia, scrive. Torna a leggere.
In quel momento niente esiste attorno a
questi personaggi. Il loro rifugio è un altro mondo. Un mondo dinamico, flessuoso,
in continua evoluzione. La nuova realtà
è quel libro appena scritto, è quel libro
appena letto, quel libro velocemente sfogliato, frettolosamente sottolineato, schematizzato, nella disperata ricerca di un
Premi letterari
messaggio. Del messaggio. In ogni testo
si racchiude un pensiero. Il libro, composto da più pensieri, elaborati, aggrovigliati, infiniti appare come una stesura
lineare dell’incredibile capacità intellettiva umana. Il libro è la sfida continua di
ogni uomo alla sua sofferta incapacità di
far corrispondere la parola al pensiero
E così l’uomo si trova alla ricerca scostante, confusa, di quella parola, di quell’insieme di parole che meglio esplicano
il suo pensare. Quando le trova, quando
un’illuminante intuizione arriva improvvisamente, egli la prende e la trascrive
per non dimenticare quell’ordine così
perfetto, quella realtà mentale che gli
è apparsa tanto vivida in quell’istante.
La scrittura rappresenta, quindi, la volontà di comunicare quel successo,
al di là dello scopo estrinseco di ciò che è
stato scritto. La lettura, quale sua compagna inscindibile, rappresenta l’umile volontà di ricevere il messaggio e si meraviglia,
s’inorridisce, lo elogia, lo tiene comunque
per sé. Un gioco in completa sintonia, uno
scambio continuo dove la ricerca di un
quid è ciò che muove assieme lo scrivere
e il leggere. Filo conduttore dell’incessante interscambio è il pensiero, che vuole essere sprigionato, essere comunicato,
essere scritto, essere letto, essere capito...
Il nostro scopo è quello di assecondarlo.
Nicoletta Favaretto
Giancarlo De Cataldo
Romanzo Criminale
Premio Scerbanenco 2003
Pianificazione.Amministrazione.Progetto.
Strategia. Tutto ciò fa parte della psicologia
di qualsiasi organizzazione. Anche di
un’organizzazione Criminale.
In copertina tre volti, quasi tre maschere dal
sorriso tagliente, figure emblematiche di ciò
che sta all’interno di “ Romanzo Criminale”.
Emblematica pure una delle due citazioni
che aprono il libro, tratta dall’opera teatrale
di Bertold Brecht, die drei Groschenoper:
“la limitazione al minimo,
la razionalizzazione dello
spargimento di sangue è un
principio commerciale”.
Così
Giancarlo
De
Cataldo, giudice presso
la Corte d’Assise oltre
che scrittore, inizia la sua
danza epica, raccontando
minuziosamente e in
modo acritico uno dei
misteri d’Italia.
1977. Mentre l’Italia
è
scompaginata
dal
terrorismo e dal pericolo
rosso,
una
potente
holding del crimine inizia
ad insinuarsi con passo
felpato fino a radicarsi anche nei più stretti
vicoli della capitale. Progetto della banda
non è solamente quello di trarre profitto dalle
numerose attività illegali. Ciò che accomuna
tutti i ragazzi è la volontà di giungere
al totale controllo dell’Urbe. Questo è
l’obiettivo della Banda della Magliana. “Io
voglio Roma con le buone e se serve con le
cattive”, questo è quanto afferma il Libanese,
capo e ideatore dell’organizzazione.
Il lato oscuro della capitale inizia la sua
corsa reinvestendo il denaro ottenuto
dal sequestro del barone Rossellini. Il
grande disegno di appropriarsi Roma
si concretizza controllando il mercato
della droga, le bische, le case di lusso
i cui protagonisti sono attori, cantanti,
poliziotti, avvocati, giornalisti, politici.
I membri della banda sono gente di strada
il Dandi, il Freddo, Trentadenari, Bufalo, il
Sorcio ognuno con un soprannome ad indicare
la provenienza e la particolare personalità.
La Mafia, la Camorra, ogni forma di
delinquenza entra ed esce. Appare.
Magistralmente scompare, per poi riapparire
nuovamente. In un continuo gioco di patti,
alleanze, litigi, confessioni, di entrate ed
uscite dal Rebibbia e dal Regina Coeli
l’organizzazione
si
estende, si allarga, rischia
il tracollo. La corruzione
prende per mano ciascun
personaggio e lo porta
allegramente verso nuovi
orizzonti,
deviandolo
dall’obiettivo iniziale in
nome del Potere e del
Dio Denaro. Chi non
riesce ad afferrare sono i
due idealisti del romanzo:
il giudice Borgia e
il
suo
commissario
Scialoja, che tentano
per anni di incastrare
la malavita romana.
Tra le pagine girate
sempre più velocemente si intrecciano le
vite dei giovani eroi maledetti con continui
riferimenti al divenire italiano. A fare da
sfondo è il Vecchio, personaggio sfumato e
sfuggente, il cui scopo è quello di alimentare
il Caos. Regna il Caos tra i criminali, regna il
Caos in Italia il cui tempo è scandito dai vari
attentati terroristici, dall’ inquinato sistema
giudiziario, dalla frammentazione politica…
Impossibile classificare questo romanzo
entro una determinata categoria. Non un
giallo, non un poliziesco, non un noir; ma
un’ottima combinazione di questi generi.
625
pagine
di
fusione
perfetta
tra
finzione
narrativa
e
storia.
625 pagine in cui “il cuore occulto
dell’Italia
è
messo
a
nudo”.
Nicoletta Favaretto
I libri più letti a gorizia
Narrativa straniera
Narrativa italiana
Camilleri
Moccia
Volo
Lavarelli
De André
Mori
Sgorlon
Buttafuoco
Benedetto XVI
Curci
La vampa d’agosto
Ho voglia di te
Un posto nel mondo
Tracce criminali
Testi (libro e DVD)
Nata in Istria
Il velo di Maya
Le uova del drago
Deus caritas est
Bora in testa
Sellerio
Feltrinelli
Mondadori
Mondadori
Mondadori
Rizzoli
Mondadori
Mondadori
San Paolo
MGS Press
Cornwell
Simenon
Ring
Brown
Steel
Montalban
Kinsella
Roth
Heinchen
McNab
Predatore
Cargo
Cell
Verità del ghiaccio
Una preghiera esaudita
Sabotaggio olimpico
La regina della casa
Lezione di anatomia
A ciascuno la sua morte
Buio profondo
Mondadori
Adelphi
Sperling
Mondadori
Sperling
Feltrinelli
Mondadori
Einaudi
e/o
Longanesi
Saggistica
Terzani
Grillo
Eco
Magris
Travaglio
La fine è il mio inizio
Tutto il Grillo che conta
A passo di gambero
Infinito viaggiare
Le mille balle blu
9
Longanesi
Feltrinelli
Bompiani
Mondadori
Rizzoli
Fonte:
Libreria Antonini
‘Il sangue di tutti’
“Perdere la memoria è come camminar
nella neve senza lasciar impronta”. Edoardo Pittalis, editorialista e vicedirettore del
Gazzettino, spiega così le necessità del suo
ultimo parto letterario. “Il sangue di tutti. 1943-1945 in Triveneto” si muove da
un preciso territorio, e dalla gente comune, per raccontare uno degli avvenimenti tra i più studiati della storia recente e,
forse proprio per questo, tra i più discussi.
“Quando il fascismo cade l’Italia è spaccata in due, ai milioni rimasti fascisti se ne
contrappongono altrettanti d’antifascisti”.
E’ poi l’armistizio dell’8 settembre a “spappolare quel che ne rimane: iniziano due
anni d’occupazione nazi-fascista, due anni
in cui la scelta tra Repubblica di Salò e resistenza è un niente, mancano gli elementi
e la consapevolezza per capire; d’altronde l’unica certezza nel Veneto d’allora era
la fame”. E nella “gran fame del tempo di
guerra”, persone qualunque diventano, quasi inconsapevolmente, artefici della storia.
Una storia di morte, di sofferenze, che racconta d’eccidi di bande nere, che riecheggia
le gesta disumane di Julio Valerio Borghese
(proprio quello del tentativo di “golpe” del
’70) e dei suoi della X^M.A.S. nel Montello,
che fotografa le macerie di una Treviso bombardata alla vigilia di Pasqua di 72 anni fa, che
riscopre la crudele verità delle impiccagioni
di Belluno, storia che sconfina fino a Trieste,
nella Risiera di San Sabba dove ci fu chi si
chiese da dove venivano quelle ceneri che
cadevano sulle case di Servola e sul mare…
Ma è anche una storia che non dimentica le rivalità interne sul confine orientale,
come a Porzus dove, al grido di una libera Italia contrapposto al sogno rosso titino,
s’uccisero tra loro partigiani e cadde tra gli
altri Ermes, nome di battaglia di Guidoalberto Pasolini, il fratello del genio letterario
di Casarsa. Storia che non trascura la sommersa verità delle foibe, il disegno oscuro
di chi nel cancellare la memoria altrui la
seppellisce nelle voragini della madre terra.
E’ tutto questo e altro ancora il libro di Edoardo Pittalis, il tutto scritto con un inchiostro
che vuole rimanere indelebile nella mente dei
lettori. Perchè quel “sangue di tutti” non può
versarsi nel già straripante fiume dell’oblio.
Davide Lessi
“Racconti Corsari 2006”
Narrativa a tema libero, sulla solidarietà e
sullo sport.
Scadenza 30 giugno 2006.
Info:www.racconticorsari.it
“Nazionale Giuseppe Dessì”
XXIa edizione
Narrativa e poesia, per testi già pubblicati.
Scadenza 15 luglio 2006
Info:www.fondazionedessi.it
19 - 21 maggio
La Storia in testa
Uno spunto critico
Organizzazione che vince non si cambia: è
andata così in scena la seconda edizione de
“La Storia in testa”, con
la stessa voglia dell’anno
passato di dare adito a
dibattiti e incontri, quest’anno sul tema degli
Imperi. La storia vista
quindi non come l’ennesima lista di fatti e date,
ma l’occasione di capire
ciò che la storia rappresenta e che ci potrebbe
insegnare, se solo fossimo più accorti nel saperla analizzare. Un insieme
di ideologie, il supporto
di culture, la descrizione
linguistica, il rapporto tra
civiltà: questa è la base
dell’“Impero”, parola chiave dell’evento. Più
volte si è ripetuto nella storia, la quale rappresenta un ciclo perché, per la sua eterogeneità,
si basa sull’imitazione e spinge anche i più
piccoli stati a sgomitare tra i ranghi per forgiarsi di tal nome. Inutile cercare scusanti: la
competitività è una caratteristica umana, non
ci si può tagliare fuori, al contrario si finirebbe per atrofizzarsi nelle proprie convinzioni,
quando queste sono mutevoli. La competitività è anche un modo di mettersi alla prova,
un modo di criticare ed autocriticarsi. In questo l’Impero è la capacità dell’uomo di creare un mondo intorno alla sua ideologia e alla
sua cultura, anche negli aspetti più cinici che
queste possono avere, finché il suo corpo è
sano. Appena viene meno l’organizzazione,
vi è il declino. Dallo studio del passato si
guarda avanti al futuro: cambiano i nomi ma
la sostanza è la stessa. Dice il prof. Kennedy,
direttore del Dipartimento di Studi Strategici della Yale University: «se gli Stati Uniti si
comportano come un Impero e i loro intellettuali li considerano tale, allora probabilmente
lo sono», presagendo che in questa bilancia
di forze, quella economica e politico-militare della Cina avrà la meglio prossimamente
(nulla di nuovo!). In più di una occasione viene menzionato il sogno italiano di Impero che
Mussolini aveva percepito e realizzato anche
attraverso l‘occupazione yugoslava, nonostante tale argomento sia ancora una ferita aperta
a Gorizia. Nell’ideologia fascista confluivano
le necessità soprattutto di consolidare la Nazione Italia e ottenere prestigio e peso specifico nelle trattative europee ed internazionali.
L’idea dell’Adriatico quale “lago italiano”
nasce da questi presupposti. La caduta del fascismo e la guerra civile hanno significato poi
l’esatto opposto: disgregazione nazionale. Da
allora abbiamo smesso di sognare un ordine
“imperiale”, che al giorno d’oggi vorrebbe
dire riprendersi quel primato internazionale
che per molto tempo ci è appartenuto e che
ultimamente è invece sbeffeggiato da tutti:
il primato culturale. Una conferenza tenuta dal prof. Dorfles sabato scorso sui mezzi
di comunicazione ne è stata l’avvertimento:
senza la lettura, lo studio e l’approfondimento, senza una comunicazione epurata dal suo
materialismo e con l’utilizzo invece della
tecnologia per raggiungere un fine, e non
come uso fine a se stesso, allora potremmo
ripartire da una base critica e forse dare concretezza al nostro sogno, al nostro Impero.
Edoardo Buonerba
10
La Redazione Cinema propone un
piccolo esercizio di stile a tema :
IN REGIA
La Giornata del
perfetto cinefilo
Questa mattina mi sono alzato alle
8½, ho fatto un’abbondante colazione
da Tiffany con latte, uova e poi era
il tempo delle mele. Per andare al
lavoro non sapevo se prendere il
fargo della ditta o un trainspotting
pubblico. Alla fine ho preso il ran
n°11 ma siccome in centro c’era
troppo traffic, sono sceso in via col
vento e per qualche dollaro in più ho
preso un taxxi. Al lavoro ho trovato
Harvey che è innamorato di Nikita
dai tempi del liceo.
-Che casper fai ancora con
le mani in mano? - gli ho
detto - “vai e Parla con lei!”.
Lui allora non ha perso un memento
in più e si è deciso a dichiararsi:
-Cara. apartment te io non amadeus
nessun’altra- le ha detto, e finalmente
si sono dati un babylon appassionato.
Al ritorno ho preso la bici di xxx ma
ho trovato dei ladri di biciclette per
strada. Ho lottato come un león però
loro erano gandhi e grossi e avevano
un’armageddon da fuoco. Per
fortuna è arrivato un poliziotto che
ha riconosciuto i soliti sopetti e ha
messo loro le manhattan così non sono
dovuto tornare a casablanca a piedi.
La sera, prima di uscire, ho messi i
bambi a letto, ho lasciato il garfield
a dormire nella stanza del figlio
e poi sono andato a una festen di
compleanno di due amici appena
tornati dalle loro vacanze romane.
La notte anche se avevo un grande
sonno, c’era una piccola samsàra che
ronzava in camera e non sono riuscito
a prendere insomnia fino a tardi.
Francesco Gallio
Maggio 2006
Sconfinare
Cinema
Luc Besson
Vita dell’enfant prodige del cinema francese
Luc Besson nasce a Parigi nel 1956. Da giovane voleva diventare biologo marino ma dopo
un incidente e costretto a rinunciare e si avvicina al cinema. Dopo un periodo a Hollywood
ritorna a Parigi e fonda la casa di produzione „Les films du Loup“. Dopo i primi successi
la vera consacrazione arriva con „Nikita“ che lo porterà a dirigere un film come „Il quinto
elemento“, considerato il più costoso della storia della cinematografia francese con i
suoi 500 milioni di franchi spesi. Nel corso della sua carriera è stato legato all’ attrice
Milla Jovovich (anche sua moglie dal 1997 al 1999), all’attore Jean Reno, al compositore
Eric Serra. Negli ultimi anni Besson è stato molto attivo come produttore ma nel 2005 è
tornato a rivestire i panni del regista con „Angel-A“, da poco uscito nelle sale italiane.
Francesca Fuoli
Recensioni
Il quinto elemento
Voto: 9
Nazione: Francia
Cast: Bruce Willis
Milla Jovovich
Gery Oldman
Ian Holms
Chris Tucker
Lee Evans
Durata: 122‘
Siamo nel 2214. In un futuro tecnologizzato
e iper-popolato si ripropone l’antica lotta
tra bene e male. Grazie ad una vecchia
alleanza con i simpatici -ma bruttinirobot extraterrestri solo l’essere perfetto:
il quinto elemento (Milla Jovovich),
potrà salvare il mondo dalla distruzione.
Non manca ovviamente l’eroe umano:
Corben,
magisrtalmente
interpretato
da Bruce Willis, che parteciperà all’
immancabile salvataggio del mondo.
Molto interessante la contrapposizione
tra l’ingenuità del quinto elemento e il
pragmatico realismo di Corben. Quella
che è una tematica ricorrente nelle opere
Leon
Voto : 7
Anno : 1994
Nazione : Francia
Cast : Jean Reno
Natalie Portman
Gary Oldman
Danny Aiello
Ellen Greene
Peter Appel
Durata : 199’
Il film racconta di come la vita di un
infallibile sicario (Jean Reno) si intrecci
con quella di una bambina, Matilda
(Natalie Portman).Lei bambina simil
Lolita, lui killer spietato ma buono
di fondo che la aiuta quando le viene
sterminata la famiglia per una questione
di droga. Da questo incontro nasce una
specie di amicizia/ amore dai tratti a
volte « casalinghi », a volte romantici.
La trama è molto avvincente, ricca di
suspance e le scene violente sono ben
distribuite. Soprattutto non hanno quell’
effetto alla Matrix- che tante volte le
LET’S MAKE IT A
BLOCKBUSTER NIGHT!
Aiutateci a
...Sconfinare...
Ti è piaciuto questo numero? Se
vuoi contribuire anche tu, con la
tua azienda o con l’ente di cui
fai parte non aspettare. Valuteremo ogni proposta pubblica
o privata. Manda un email a:
sconfi[email protected]. Oppure
chiama il num.: 3294742459
Filmografia
•L’avant-dernier 1981(regia).
•Le dernier combat 1982 (regia).
•Subway 1985 (regia).
•Le dernier combat 1988 (regia).
•Le grand bleu 1988 (regia).
•Nikita 1990 (regia).
•Atlantis: le creature del mare 1991 (regia).
•Leon 1994 (regia).
•Il quinto elemento 1997 (regia).
•Niente per bocca 1997 (produzione).
•Taxxi 1998 (regia).
•Giovanna D’arco 1999 (regia).
•The dancer 2000 (sceneggiatura).
•Taxxi2 2000 (sceneggiatura e produzione).
•Yamasaki – i nuovi Samurai 2001 (sceneggiatura).
•Wasabi 2001 (sceneggiatura).
•Great challenge 2001 (sceneggiatura).
•15 agosto- non sarà una vacanza per tutti 2001
(produzione).
•Kiss of the dragon 2001 (sceneggiatura).
•The Transporter 2002 (sceneggiatura).
•Adrenalina blu – la leggenda di Michel Vaillant
2003 (sceneggiatura).
•axxi3 2003 (produzione).
•Banlieu 13 (produzione).
•Il tulipano d’oro 2003 (sceneggiatura).
•I fiumi di porpora 2 – gli angeli dell’apocalisse
2004 (sceneggiatura).
• New York Taxi 2004 (produzione).
•Danny the dog 2005 (sceneggiatura).
•Bandidas 2005 (produzione).
•Angel-A 2005 (regia, sceneggiatura).
•Transporter: extreme 2005 (sceneggiatura).
•Arthur and the Minimoys 2006 (produzione).
di Besson viene qui esaltata e potenziata
dal contesto e dalla bravura degli attori.
Assolutamente degna di nota la scena dove
la protagonista guarda un filmato con le
immagini della storia dell’umanità e ne
rimane talmente sconvolta fino ad affermare
che non ha scopo lottare per salvare la
vita, considerato l’uso che ne facciamo.
Assolutamente magnifiche sono le parti
quasi comiche del film (anche se il termine
più appropriato sarebbe eccentricità),
amplificate dai costumi meravigliosi
creati da Jean Paul Gautier che, col
suo stile inconfondibile, riesce a dare
un tocco di follia a tutti i personaggi.
Il fattore che rende questo film diverso da tutti
gli altri del genere è che riesce a coniugare gli
elementi tipici dei colossal (effetti speciali,
l’eroe/eroina comunque vincenti, alieni,
antieroi cattivissimi, il mondo da salvare)
con un cinema di qualità. La storia, che se
vogliamo è scontata sin dall’inizio, non è
resa banale ma impreziosita da personaggi
particolari come il conduttore radiofonico,
i due preti o il cattivo. I vari caratteri
sono talmente ben inseriti nell’insieme
da rendere il film assolutamente unico.
rende insopportabili- anche se il sicario
e i suoi molteplici avversari dispongono
di un arsenale veramente invidiabile.
I personaggi sono ben delineati e non
mancano figure caratteristiche come
il delinquente italiano proprietario
di trattoria e il comandante della
narcotici corrotto e ovviamente
tossicomane che assomiglia molto al
delirante Edward Norton di Fight Club.
Vincente è soprattutto la figura del
protagonista che si snoda tra il carattere
impacciato, schivo, incredibilmente
sensibile- che emerge grazie all’affetto
della bambina- e il suo mestiere
che lo vede freddo e spietetato.
L’unica pecca a questo punto
sembrerebbe l’intercalare di alcune parti
assolutamente banali, perlopiù discorsi
mielosi e sentimentali tra il killer e
Matilda di cui si potrebbe volentieri fare
a meno, ma che forse danno al film ancor
più una connotazione melodrammatica.
F.F.
8 FILM DA SCEGLIERE
-COMICO: Zoolander
-CLASSICO: Animal House
-DRAMMATICO: Summer of
Sam
-HORROR:Jason X
-AZIONE: Terrore in Texas (lo
sappiamo, è un film di Chuck
Norris, ma se vogliamo vivere
siamo obbligati a consigliarlo,
pena un letale calcio volante)
-ROMANTICO: 2046
-FANTASCIENZA: Serenity
-COMMEDIA: Ricordati di me
8 FILM DA EVITARE
ASSOLUTAMENTE
-“COMICO”: L’opera omnia di
Boldi e De Sica (con buona pace
di papà Vittorio)
-CLASSICO: Cristo si è fermato
a Eboli
-DRAMMATICO: Dolls
-HORROR: Final Destination 1,
2, e anche il 3, anche se non lo
abbiamo ancora visto
-AZIONE: XXX 1 e 2
-ROMANTICO: Pearl Harbour
-FANTASCIENZA: Godzilla
-COMMEDIA: Le Divorce
2006 Maggio
Sconfinare
Stile libero
Yulia Timoshenko, la signora dell’est
11
Ritratto della donna a cui si vota un’Ucraina in bilico tra rinnovamento e rigurgiti post sovietici
Come sarà formato il nuovo governo
ucraino ancora non è dato saperlo. L’arcano
verrà svelato solo tra qualche mese
quando scadrà il termine massimo per la
formazione della maggioranza, in base ai
risultati usciti dalle urne il 26 marzo scorso.
Fino ad allora, l’unico dato certo rimane
l’esuberante ritorno sulla scena politica di
Yulia Timoschenko, il
cui partito, ottenendo
quasi il 23% dei voti,
si è imposto come
seconda forza politica
del paese, sorpassando
di circa 10 punti il
“Nostra Ucraina” della
sua “ex-metà politica”
Yushchenko.
“Ex”,
verosimilmente, ancora
per poco. L’unico modo,
infatti, per impedire un
ritorno al potere del filo-russo Yanukovich,
sembra un rinnovato sodalizio tra i leader
di quella che fu la “Rivoluzione arancione”,
sbocciata nell’inverno 2004 contro i brogli
elettorali che avevano portato lo stesso
Yanukovich alla presidenza. Il leader
dell’opposizione Yushchenko e la sua
alleata, erano riusciti a mobilitare migliaia
e migliaia di persone, a gremire, nel pieno
del gelido inverno ucraino, la piazza
dell’Indipendenza di dimostranti giunti
da ogni parte del paese, catalizzando così
per quasi un mese l’attenzione europea.
E proprio la Timoshenko, allora, aveva
assunto il ruolo di agitatrice delle folle,
forte di un carisma e di una verve che la
rendevano il perfetto complemento del
più pacato e modesto Yushchenko. Era
diventata, per i dimostranti, una moderna
Giovanna d’Arco, nella quale riporre le
proprie speranze di un cambiamento, in
senso più democratico, del paese. In quei
giorni, la sua immagine accanto a quella di
Yushchenko sul palco
di Kiev, ha fatto il giro
dei quotidiani di tutto
il mondo, facendola
diventare una figura di
primo piano sulla scena
internazionale. Ma da
dove inizia la storia di
questa donna così decisa
e combattiva da essere
stata
recentemente
battezzata dalla stampa
ucraina “samurai in
gonnella”? Yulia Grigyan ha un passato
modesto. Nasce nel 1960 a Dnepropetrovsk,
cittadina a est del paese da una madre
single. È il 1979 quando, terminate le
superiori, si iscrive a ingegneria cibernetica
all’università locale. In quello stesso anno
conosce Oleksandr Timoshenko, figlio di un
burocrate, che sposa l’anno seguente e dal
quale ha la sua unica figlia Yevgenia. Grazie
ad un prestito, la coppia apre un negozio di
noleggio di video pirata (realizzati con un
paio di registratori nel salotto di casa…)
che di lì a poco diventa un’importante
catena. Successivamente i coniugi si danno
alla compravendita di petrolio e metalli e, a
Uno spot di patatine scatena le ire dei genitori
Siffredi: censurato per “eccesso”...d’ironia
Con la pronuncia del 13 marzo 2006, il Giurì dell’ironia maliziosa la sua arma, piuttosto
dello I.A.P. (Istituto dell’Autodisciplina che utilizzare scene volgari o scabrose
Pubblicitaria) ha sentenziato il ritiro della che appaiono invece in diversi altri spot
pubblicità delle patatine “Amica Chips”, in o in numerosi programmi, in onda anche
quanto lesiva della dignità della persona e nella fascia protetta. Un esempio palese
delle convinzioni morali, civili e religiose, è l’apparizione come co-conduttrice di
nonché indecente e volgare. La questione un noto programma di filmati divertenti,
era stata sollevata dal movimento italiano nell’orario post telegiornale serale, dell’exdei genitori (Mo.I.Ge.) che, incuranti della pornodiva Eva Henger. Nessuno dei
grande ipocrisia che avrebbero dimostrato, si genitori, tanto meno i padri, si è mai
sono lamentati del doppio senso dei dialoghi lamentato delle continue “provocazioni”
presenti nello spot. Un’ulteriore obiezione, lanciate dai succinti tanga della “ben
apportata da svariate sedicenti femministe, fornita” attrice. Eppure io, personalmente,
sottolineava l’offesa che l’intera categoria trovavo tali immagini decisamente
a
quel
contesto.
delle donne sarebbe stata costretta a subire, inappropriate
perché trattate come oggetto sessuale. Quinto e ultimo punto a favore dello spot in
Credo che il mio punto di vista sia già questione è che, a discapito di molte altre
trovate, questa svolge appieno
trasparso, ma intendo in
la sua funzione: infatti, grazie
ogni modo delineare le
proprio alla presenza dell’attore,
argomentazioni a favore della
è inevitabile ricordarsi il
mia posizione. In primo luogo,
nome della marca produttrice
riporto una considerazione del
delle patatine pubblicizzate.
protagonista della vicenda,
Per concludere, una mia
il quale, provocatoriamente, (alcuni fotogrammi dello spot)
afferma di disprezzare l’ipocrisia di breve riflessione: è indubbio che si possa
quanti lo hanno riconosciuto: se sanno ritenere questa pubblicità azzardata,
chi è, sanno anche che lavoro fa, eccessivamente maliziosa o inopportuna,
essendo il suo nome inscindibile dalla ma ritengo ingiusto imporre la censura a
sua immagine, ma allora lo devono aver qualcosa che non si approva. Credo non sia
visto almeno una volta “all’opera”… la migliore soluzione, quella che comporta
Poi non penso che le donne debbano l’eliminazione di ogni cosa non sia conforme
sentirsi umiliate dalle affermazioni di alle nostre norme morali. È ridicolo che dei
Siffredi che, scelto proprio per la sua genitori abbiano segnalato questo spot per i
esperienza sul campo, dichiara di “averle suoi dialoghi “poco corretti” e non scatenino
provate tutte”…in fondo è solo ironia. le loro ire contro manifestazioni ben più
In terzo luogo, i bambini che, secondo degne di censura. Si potrà dunque mostrare
il Mo.I.Ge., potrebbero restare turbati in TV qualsiasi immagine, purché non sia
nel guardare tale spot, non conoscono accompagnata da parole poco consone?
Rocco Siffredi, dunque per loro
Michela Francescutto.
egli resterà solo un signore che
passeggia
lungo i bordi della
sua piscina durante un party, sgranocchiando patate da una busta di plastica.
Inoltre, pare che si sia scatenata una
gara di moralità proprio contro una
pubblicità che certo non è fine, ma che fa
metà degli anni ’90, la Timoshenko diviene
presidente della UESU (United Energy
Systems of Ukraine). Nell’Ucraina postsovietica il settore energetico, grazie ad un
atteggiamento, diciamo, accomodante del
potere politico, ha creato grandi ricchezze
illecite e alcuni titolari delle stesse sono
stati recentemente colpiti da accuse di
riciclaggio, appropriazione indebita, frode…
Anche “la Principessa del gas”, com’è stata
soprannominata la Timoshenko per la sua
presidenza alla UESU, è stata accusata di
frode, contrabbando ed evasione fiscale,
cosa che l’ha portata a trascorrere in prigione
6 settimane prima di essere rilasciata. Ed
è proprio dopo l’uscita dal carcere, che
il suo ritorno alla vita politica è segnato
dall’alleanza con Yushchenko nella corsa
alle presidenziali del 2004, seguita dalla già
citata Rivoluzione arancione. E’ noto come
tale rivolta contro Mosca abbia portato ad
un cambiamento di governo in senso filooccidentale del paese, lo abbia fatto entrare
nel gioco politico europeo e modificato
la sua immagine di regime corrotto postsovietico. Ma è altrettanto noto come questo.
processo in cui si è avventurata l’Ucraina
si sia dimostrato fin da principio piuttosto
incerto,fatto testimoniato dal naufragio
della collaborazione tra Yushchenko e
Timoshenko dopo soli 7 mesi di governo.
Nel commentare il licenziamento del
governo di quest’ultima, avvenuto nel
settembre dell’anno scorso, Yushchenko ha
emblematicamente dichiarato: “Molte facce
nuove sono giunte al potere, ma la faccia
del potere non è cambiata”. L’Ucraina
è infatti un paese dove il nepotismo è
ancora imperante e la corruzione una
pratica molto diffusa, non solo a livello
politico ma nella stessa vita quotidiana (si
pagano i poliziotti per evitare un controllo
di documenti, i medici per assicurarsi un
posto letto, i professori per far passare gli
esami ai figli…). Certo, segni di speranza
vengono dalla sostanziale trasparenza
nello svolgimento di quest’ultime elezioni,
ma è forse ancora prematuro pensare
che i recenti cambiamenti politici siano
stati accompagnati anche da effettivi
cambiamenti sociali. In nuce, questo è
il paese che la Timoshenko si troverà
verosimilmente a governare, un paese
colpito, per di più, da una problematica
recessione che ha fatto schizzare verso
l’alto inflazione e disoccupazione,e la cui
produzione risentirà degli aumentati costi
dell’energia provocati dal recente affair
Gazprom con la Russia. Ma di fronte ad
un quadro non proprio incoraggiante,
la Timoshenko ,col suo disarmante
ottimismo afferma. “Il mio obiettivo
politico è molto semplice. Vorrei fare un
miracolo e realizzare quello che avevamo
promesso all’epoca della rivoluzione:
che l’Ucraina cessi di essere un paese di
clan, ci siano tribunali imparziali, una
società normale, un governo normale”. E,
in modo candido afferma: “Naturalmente,
voglio
esserne
primo
ministro.”
Elisa Calliari
Intervista a Valentina Collazzo e Beatrice Moda
Elezioni universitarie al femminile
GORIZIA. In data 15 marzo 2006 si sono
svolte le elezioni dei rappresentanti degli
studenti negli organi universitari e regionale
per il biennio accademico 2006/2007. Dalla
nostra piccola Gorizia siamo riusciti ad “imporre” ben tre rappresentanti su cinque per il
Consiglio di Facoltà di Scienze Politiche. Tre
nomi, tre garanzie. Per GO Hussam Hussein,
Valentina Collazzo e Beatrice Moda, della
lista Studenti in movimento e per TS Luca
Marsi e Xhomaqi Brikena, de Lista di sinistra.
Vista l’inclinazione femminile della nostra rubrica abbiamo deciso di intervistare le due giovani promesse della politica
universitaria affinché ci illuminassero su
alcune tematiche che le riguardano da vicino come rappresentanti e come donne.
Cosa vuol dire far parte del Consiglio di Facoltà? Da chi è composto?
Le nostre mitiche avranno l’onore di votare o presentare proposte durante le
riunioni dell’organo, costituito da docenti (ordinari, ricercatori, associati), rappresentanti degli studenti, rappresentanti
dell’amministrazione. Inoltre gli stessi fanno parte anche del Consiglio degli Studenti,
consultivo del Consiglio di Amministrazione.
Ma ciò che l’uomo della strada vuole sapere è: che scopi si prefigge la lista?
First of all, la ricerca di una maggiore chiarezza comunicativa nelle spesso difficili relazioni tra Gorizia e Trieste. Secondly, partecipare attivamente alle trasformazioni che la
riforma universitaria porterà al nostro corso
di laurea, concentrandosi in particolare su alcune problematiche e incognite come : i fantomatici microcrediti( cosa sono? Ma soprattutto posso convertirli in punti dell’A&O?),
la gestione del sito e di un eventuale sportello
stage. E’ per questo che le due propongono
la creazione di un regolamento universitario
che nasca dalla collaborazione tra i referenti
dei diversi ambiti gestionali. Finally, il coinvolgimento responsabile delle masse alle
assemblee “d’Istituto” eventualmente divise
per anno di studio, che –ricordiamolo- sono
elemento fondamentale della democrazia.
Ma cosa le ha portate alla folle scelta di accollarsi questo andato biennale?
La scelta di Beatrice nasce nel lontano febbraio 2005, quando disordini prossimi a quelli “du mars français 2006” si erano verificati in quel di Gorizia in seguito alla precaria
situazione dovuta alla riforma universitraria.
Ella, trovatasi impotente, decise di scavalcare
le barricate e immolarsi per la giusta causa.
Valentina, si autodescrive invece come
maniaca dell’attivismo gestionale, tuttavia ( chi la conosce lo sa) la sua adesione deriva anche dal suo incontro/
scontro con la fumosa burocrazia universitaria per il trasferimento da un altro ateneo.
Al di là delle motivazioni una piattaforma di
ideali e speranze comuni unisce le due ragazze.
Tema scottante di queste settimane è
l’assegnazione delle borse erasmus.
Che cosa capiterà mai se una di queste
viene assegnata a un rappresentante?
Obbligo immediato è dare le dimissioni dalla carica ed essere sostituiti ma le
ragazze evidenziano come l’importante sia mantenere una linea di continuità di
idee ma non necessariamente di persone.
La situazione universitaria di netta prevalenza femminile ci spinge a chiedere un
parere sul ruolo delle donne in politica.
Secondo Beatrice la SID-formation ci porta a lavorare all’estero, dove il ruolo delle
donne è meno marginale, e quindi il problema si può porre in termini di carriera diplomatica, dominata a tutt’oggi dall’universo
maschile. A detta di Valentina, il sesso non
dovrebbe essere una discriminante, poiché ciò che conta sono capacità e creatività.
La domanda cruciale arriva puntuale a fine
intervista: a quando la festa d’investitura( e
specialmente di ringraziamento ai votanti)?
La certezza è che si farà, si parla di fine
maggio con finanziamento dei partecipanti (che beffa!!), senza dubbio numerosi.
Lasciamo le due belle al loro lavoro… e in bocca al lupo a tutti!
Leonetta Pajer
Giulia Cragnolini
12
Maggio 2006
Sconfinare
De Boca Bona
Manifesto
programmatico
La creazione di una rubrica riguardante
il “Gusto”, inteso come insieme di sapori,
profumi, sensazioni, non deve indurre il
lettore a farsi facili opinioni sulla serietà
con cui gli argomenti di questa rubrica
verranno trattati, sul rischio che molte
parole possano essere utilizzate per
discussioni inutili, a fronte di argomenti
molto più intellettualmente rilevanti che
riempiono le pagine di “Sconfinare”.
Il lettore non deve infatti perdere
di vista ciò che per un Paese
come l’Italia è qualcosa di più di
una semplice necessità naturale.
L’Italia è una terra che fa della sua
diversità culturale il suo punto di forza,
quell’elemento che affascina molti
turisti stranieri in visita nel Belpaese.
Non esiste lembo d’Italia che non sia
caratterizzato da sue specificità storiche
e culturali in tutti i campi: dialetti e
lingue, abbigliamento, feste, proverbi,
credenze, modi di fare. Ma uno degli
elementitipici di una cultura locale,
volutamente lasciato a parte, è senza
ombra di dubbio l’enogastronomia.
I prodotti tipici di una terra sono in
grado di raccontare cose che le parole
non possonodescrivere. Il contatto con
la propria natura, con la quella terra che
oggi viene trattata troppo spesso come
fonte di guadagno o come semplice fonte
di risoluzione di un bisogno primario.
Ci sono piatti la cui fragranza riporta
ai profumi della storia che quel piatto
racconta. Ci sono sapori che meritano
di essere riscoperti o - purtroppo - per
molte persone scoperti per la prima volta.
Ci sono vini - e chi scrive non può
in questo momento non pensare al
Collio goriziano, alla zona Doc GoriziaIsonzo, ai Colli orientali del Friuli
- la cui degustazione è un viaggio
nelle sofferenze e nelle gioie di chi da
secoli li produce nelle colline attorno
Gorizia. Vini non semplicemente da
bere, che tutti sono in grado di produrre
grazie alle moderne tecnologie, ma da
pensare; cioè quei vini che non passano
e che lasciano un ricordo indelebile
in chi ha la fortunadi poterli gustare.
L’enogastronomia è dunque per noi una
parte preponderante della cultura di un
luogo, un elemento culturale che tutti
dovrebbero imparare a conoscere, per
calarsi appieno nella realtà in cui vivono o
in cui - per esempio per studio - si trovano
a vivere. Ma per poterlo fare è necessaria
una guida che aiuti in quest’opera di
conoscimento di un territorio. Ecco
qual è l’obbiettivo che la redazione
della rubrica gusto di propone, fungere
da input per un approfondimento della
realtà enogastronomica della zona e,nel
contempo, fornire gli elementi necessari
a rendere questo approfondimento più
consapevole e “culturale” possibile.
Per questo primo numero abbiamo
preparato una scheda su un piatto tipico
della zona e un vino in abbinamento.
Questo sarà uno dei tratti tipici
della nostra rubrica,che in futuro
consiglierà anche veri e propri itinerari
enogastronomicidella zona, in modo da
fornire ai lettori anche un suggerimento
su come impegnare una giornata dedicata
allo svago e al riposo, e soprattutto
come farlo in modosalutare e piacevole.
La nostra rubrica - che parla del
gusto, ma non è fatta “per gusto”!
- è naturalmente aperta a tutti coloro
che vogliano contribuire al nostro
progetto inviandoci suggerimenti o
richieste su quali elementi approfondire.
Buon Appetito!!!!
Massimo Pieretti [email protected]
Andrea Bonetti [email protected]
Rodolfo Toè [email protected]
Il giro dell’oca.
Oca in salmì
Allevata fin da tempi antichissimi, l’oca,
una volta considerata “il maiale dei
poveri”, risulta essere un prodotto tipico
di molte località del Friuli. In particolare
per quanto riguarda l’allevamento si
segnala la città di Palmanova, tuttora
considerata
una
“cittàdell’oca”.
Nella tradizione friulana si trovano molti
piatti e prodotti a base d’oca, a cominciare
dagli affettati come salame, prosciutto e
lardo d’oca, perarrivare a piatti più raffinati
come il patè di fegato d’oca, gnocchi al
sugo d’oca e oca in salmì. Questi ultimi
sono tipici di alcune feste popolari come
la “Sagra dell’Oca” che si svolge ogni
novembre a Morsano al Tagliamento.
Il piatto risulta piacevolmente vellutato al
palato, con la carne che si sciogliein bocca
e l’ottimo Refosco in abbinamento che
sottolinea la delicatezza e la particolarità
della carne d’oca. Si raccomanda di
accompagnare il piatto con della polenta
bianca molto morbida, come da tradizione.
Sempre in tema di tradizione, gli amanti
dell’oca
possono
tranquillamente
preferire al Refosco (pure considerato
il miglior prodotto a una nera della
regione) il vino che più frequentemente,
nella cucina tipica friulana, accompagna
questa prelibata carne: il Pinot nero.
“C
...
Ingredienti
1 ocamolto grande
1 bottiglia di vino rosso (merlot)
1 grande carota
1 costa di sedano
2 cipolle rosse
3 foglie di alloro
4 bacche di ginepro - timo fresco
3 chiodi di garofano
2 spicchi d’aglio
3 fette di lardo o pancetta
1 limone non trattato
Brododi verdura
Olio extravergine d’oliva
Sale e pepe nero
Preparazione
Pulite l’oca e tagliatela a pezzi,
tenendo
da
parte
le
frattaglie.
Lavate,
mondate
e
tagliate
le
verdure. In una casseruola unite il
vino, le verdure, le spezie e l’oca.
Fate marinare la carne per almeno 10 ore. Poi
scolatela e soffriggetela in due cucchiai d’olio,
assieme all’aglio pelato e al lardo tritato.
Tritate insieme le verdure della marinata, le
spezie e le frattaglie tenute da parte; quando
la carne sarà ben rosolata, aggiungete il trito
e la scorza di limone,salate e continuate la
cattura a fiamma vivace, versandovi a filo
anche il vinomarinato. Quindi abbassate
la fiamma, coprite e lasciate cuocere
per circa tre ore. Se il sugo
si dovesse asciugare troppo,
unite un mestolino di brodo.
Intanto preparate una polena
bianca molto morbida. In Friuli
si usa accompagnare l’oca con
polenta bianca molto morbida,
simile ad un puré di patate.
Buon appetito!
enerai bene, o mio Fabullo, a casa mia
tra pochi giorni, se Dio vorrà,
se porterai con te una buona ed abbondante
cena, non senza una bella ragazza
e vino e sale e ogni risata.
Se, dico, porterai queste cose, bello mio,
cenerai bene; infatti il borsellino del tuo Catullo
è pieno di ragnatele.
In cambio però riceverai amicizia sincera
o se c’è qualcosa di più dolce e di più elegante:
ti darò infatti un unguento che alla mia fanciulla
donarono le Veneri e gli Amorini;
e quando tu lo annuserai, pregherai gli dei,
o Fabullo, che ti facciano diventare tutto naso...
Il vino
”
Catullo, Carme a Fabullo
Refosco dal Peduncolo Rosso Azienda agricola “Grillo”
Situata nella piccola località collinare
di Albana, in comune di Prepotto,
l’azienda agricola Grillo ha sede in
una bella casa del ’700 dotata di cortile
interno. L’immobile è stato restaurato da
circa tre anni ed è ora possibile ammirare
la meravigliosa cantina vecchia con
la suamuratura originale, non più
mascherata dall’intonaco, e l’accogliente
e piacevole sala di degustazione,
con i suoi bei mobili in artepovera.
Dai sette ettari di terreno argilloso e
marnoso dell’azienda si ricavano veri e
propri vini d’eccellenza, tra i quali spicca
indubbiamente il pinot grigio, vitigno
che nei Colli orientali del Friuli trova
l’ambiente migliore possibile
per la sua produzione. Ma non
si possono certo dimenticare i
grandi rossi di struttura della
produzione Grillo. Tra questi
compaiono lo Schioppettino e
il Refosco dal peduncolo rosso.
Proprio il Refosco è il vino
del mese. Quello omonimo è
un antico vitigno autoctono e
- all’interno della tradizione
friulana - è considerato la
migliore varietà di uva nera.
Ha caratteristiche ben definite già nel
colore, un rosso rubino particolarmente
intenso. Al naso riporta aromi fruttati il 27 (su prenotazione) e il 28 maggio
che ricordano i frutti di bosco, in (aperto a tutti) dalle 10 alle 18 si terrà
la manifestazione
particolare more e lamponi. Al gusto
mostra tutta la sua struttura; abbastanza
CANTINE APERTE
tannico e dal sapore non eccessivamente
info: www.mtvfriulivg.it
erbaceo, rotondo al palato, su sfondo
lievemente amarognolo. Il sapore secco
Refosco dal peduncolo
e il suo corpo asciutto lo rendono adatto
rosso 2004 “Grillo Iole”
a carni grasse, pollami, umidi, fatta
eccezione per la selvaggina con salse
Tipo: Rosso Secco
piccanti e più in generale i piatti tipici
Zona di produzione: Albana di
della cucina regionale. Servire in calici
Prepotto - D.O.C. Colli Orientali
ampi alla temperatura di 16/18 °C.
del Friuli
Terreno: Collina
Superficie/Resa per ettaro: 0.4
ettari/48.8 ettolitri
UveImpiegate: 100% Refosco
p.r.
Vinificazione: raccolta manuale,
diraspatura e fermentazione per
15 giorni atemperatura controllata
di 26/27°C, segue svinatura e
stabilizzazione a 4/5 °C per cinque
giorni
Affinazione: botti grandi di rovere
per sedici mesi
Appuntamenti
2006 Maggio
Sconfinare
Sport
Nel Colosseo del rugby
Cronaca di una giornata da sostenitori della squadra azzurra
ROMA. In un sabato romano, il grigio
del cielo è compensato da colonne di
tifosi multicolore che errano per la città
ingombrando viale Flaminio e i mezzi di
trasporto della capitale. Molti di questi, in
attesa del fischio d’inizio, si riscaldano con
considerevoli quantità di birra. Per molti
scozzesi è la prima volta nel nostro paese e
il “leone” Italia li aspetta nel Colosseo del
rugby: lo stadio Flaminio. Non c’è bisogno
di polizia, non c’è bisogno di “spartiacque”,
si parla la lingua dello sport, ci si capisce
benissimo senza intermediari. C’è un grande
rispetto da entrambi i lati, nessuna pretesa
di superiorità: solo la concentrazione prima
di una partita importante e la
voglia di vivere un’esperienza
memorabile. Da una parte i tifosi
scozzesi incitano la squadra
italiana con una pronuncia
stentata, dall’altra gli italiani
applaudono calorosamente i
giocatori
britannici.
Si è disputata così sabato
18 marzo allo Stadio Flaminio di
Roma l’ultima giornata del torneo
delle 6 nazioni 2006. Quest’anno
l’Italia del rugby aveva tutte le
possibilità di far bene e battere
la Scozia, dopo l’ottimo gioco
dimostrato con le tre grandi del torneo,
Francia, Inghilterra e Irlanda e dopo il
promettente pareggio del sabato precedente
contro il Galles a Cardiff (18-18). La
Scozia, dopo un’esaltante partenza in questa
edizione con la vittoria sulla Francia, ha
perso slancio e anche la possibilità di fare
il “grande slam” (i.e. la vittoria di tutte
le partite). A conferma dell’entusiasmo
scozzese, i biglietti per assistere alla
partita erano già terminati con un mese di
anticipo; considerati poi i risultati effettivi
ottenuti dalla loro nazionale, molti degli
allegri tifosi in kilt hanno deciso di restare a
casa e guardarsi la partita in tv. Nonostante
questa ritirata all’ultimo momento, molti
sostenitori scozzesi hanno comunque voluto
esserci per incitare con i loro cori e le loro
cornamuse i giocatori in maglia blu, e lo
stadio figurava comunque straripante. Tutto
nella massima tranquillità e allegria, con le
tifoserie, al solito, pacificamente mischiate
tra loro per tifare ognuno la propria
nazionale, ma soprattutto per divertirsi e
festeggiare questa grande giornata di rugby.
L’esecuzione degli inni è avvenuta in
segno di profondo rispetto: un silenzio rotto
solo alla fine da grandi applausi per l‘inno
scozzese, “Flowers of Scotland”, interpretato
da una banda composta interamente da
cornamuse, e un unico grande coro per
l’inno di Mameli che sicuramente è servito
a scaldare gli animi dei giocatori e a far
entusiasmare gli spettatori. In alto i cuori!
l’arbitro irlandese ha fischiato l’inizio.
Con un po’ di ritardo, arriva anche
un gruppo di scozzesi, impegnati più a
Vidoz, la carezza in un pugno
LUCINICO. Talvolta lo sport viene
affogato negli stereotipi che gli nascono
intorno. Così il calciatore non è altro
che il sempliciotto accompagnato dalla
velina, il giocatore di basket il re degli
spot pubblicitari di cereali per bambini
ed il pugile il rissoso scialacquatore di
immense fortune guadagnate a suon di k.o...
...Per fortuna esistono ancora atleti che
fuggono da ogni santificazione mediale
per godersi la fatica e la soddisfazione dei
risultati acquisiti nel
silenzio e nell’intimità
della
propria
famiglia, atleti che
non dimenticano le
difficoltà di quando
hanno
cominciato
e che pensano che
ci sia qualcosa di
più importante del
fuoristrada
ultimo
modello o della villa a
Montecarlo. Uno di questi è Paolo Vidoz,
il pluridecorato pugile friulano, la bella
realtà dei pesi massimi italiani. Vidoz da
tempo ha intrapreso un’iniziativa mirante a
riattivare la pratica del pugilato nella Kabul
ancora devastata dai bombardamenti e dalla
povertà. Nel corso degli ultimi quattro mesi
Vidoz ha permesso la riapertura di una
palestra nella periferia della capitale afgana,
fornendole le più moderne attrezzature
mediche e d’allenamento e partecipando
ad alcuni allenamenti con gli atleti locali.
Tutto questo utilizzando fondi personali
ed introiti di incontri di beneficenza.
Vidoz non è nuovo ad iniziative di questo
tipo, infatti circa un due anni fa pubblicò
un libro “I cani del ring” di cui destinò la
metà degli incassi ad associazioni miranti
all’assistenza di pugili colpiti da danni
permanenti nel corso di incontri. “ Ancora
una volta lo sport e la solidarietà superano
le barriere politiche” dichiarò Vidoz quando
a metà Dicembre dello scorso anno brindò
al suo primo viaggio in
Afghanistan. Davvero
significativo è il fatto
che il campione abbia
volontariamente
rifiutato
ogni
partecipazione
pubblicitaria nazionale
e si sia affidato alla
rete di associazioni
benefiche regionali e
nazionali, cercando di
giungere ai cuori della gente al di là di ogni
possibile strumentalizzazione televisiva.
Paolo Vidoz è un tipo schivo, fugge alla
luce dei riflettori televisivi ed al rumore
degli applausi, preferisce i fari puntati sul
ring e la vibrazione della campana. Di
incontri ne ha combattuti tanti, sa cos’è
l’adrenalina, ma adesso, alla soglia dei
34 anni, sembra aver realmente realizzato
che nella vita c’è sempre qualcosa per
cui combattere, anche fuori dal ring.
Marco Di Liddo
bere piuttosto che a vedere la partita,
vestiti solo di lenzuola bianche a modo
di senatori romani. Intorno a noi, molte
società di rugby venute da tutta Italia:
Taranto,
Messina,
Ascoli,
Latina,
Venezia, e spettatori di origini emiliana
e toscana. L’ennesima dimostrazione che
lo sport, ed il rugby in particolare, unisce.
La partita in sé non è stata accattivante,
come altre, nonostante l’inizio scoppiettante
caratterizzato da una meta italiana di Mirko
Bergamasco che ha appiattito l’ovale a
terra proprio sotto la nostra postazione:
stadio in delirio, un unico sventolio di
tricolori, urla di giubilo per un grandissimo
e inaspettato 7-0 a pochi minuti
dall’inizio. Ma la “nave Scozia”
non è affondata così facilmente
e grazie al superiore gioco di
piede gli scozzesi sono riusciti
a controllare il timone e a
recuperare la rotta, mandando in
meta il capitano Chris Patterson.
La Scozia ha così fatto vedere di
esserci, ma non ha infierito oltre.
L’Italia dal canto suo si è lasciata
imbrigliare dal gioco scozzese ed
ha cominciato a giocare di piede,
lasciando in secondo piano il
gioco di mano di cui aveva fatto
buon uso finora nel torneo. La partita ha
quindi cambiato volto rendendosi a tratti
addirittura noiosa. Nel secondo tempo,
sotto un cielo sempre più carico di pioggia,
l’Italia non ha reagito come doveva ed è
riuscita soltanto a riportare il risultato in
parità con una punizione del solito Pez. Per
il resto la situazione è rimasta invariata:
un’Italia visibilmente sempre più stanca,
che vedeva andare in fumo tutti gli sforzi
e per sfortuna e per errori basilari. La
13
Scozia non ha cercato veramente la meta
continuando a respingere a perfezione
gli attacchi italiani, rimandando la palla
lontano di quaranta metri con dei calci
millimetrici. A quattro minuti dalla fine
poi, la beffa: l’arbitro ha frantumato i
gloriosi sogni azzurri concedendo una
punizione alla Scozia da posizione non
difficile; con la riuscita di questa la Scozia
si è aggiudicata così la seconda vittoria
in questo torneo, scatenando la gioia
dei suoi numerosi supporters i quali non
hanno certo indugiato a cantare, ballare e
soprattutto lanciarsi in memorabili bevute
per festeggiare il successo della loro
nazionale. All’Italia i nostri complimenti,
nonostante la sconfitta; la bevuta, ancora
una volta, sarà per dimenticare. Il primo
punto all’estero guadagnato a Cardiff
contro i temibili gallesi è assolutamente da
tenere in considerazione e fa ben sperare
per il prossimo torneo delle 6 nazioni
e soprattutto per i mondiali dell’anno
prossimo che si svolgeranno in Francia.
Come al solito, il finale più bello:
dopo 80 minuti di placcaggi e colpi duri,
le due squadre si complimentano a vicenda
e si abbracciano, nella consapevolezza
di far parte di un mondo dove non esiste
violenza, ma solo sana competizione.
Edoardo Buonerba
Andrea Romani
Per informazioni sul rugby a Gorizia,
scrivete a [email protected]
Torneo universitario
Gli studenti sul sempreverde Pastor Angelicus
GORIZIA. Il gran finale si avvicina. In
vista delle partite determinanti di questo
torneo universitario, i primi si godono le
alture della classifica in pantofole, con
alcuna voglia di scalfirsi a vicenda nelle
partite di girone, ma con la promessa
di disputarsi fino all’ultimo la coppa.
Nel purgatorio invece tutte le altre
squadre, o quasi, che cercano il colpo
di reni per acciuffare il quarto posto
iridato, accanto alle forti. Molte delle
squadre del torneo si concentrano più o
meno nella stessa fascia di punteggio e
diventerà a questo punto influente anche
la differenza reti: la competizione si fa
interessante, si fanno calcoli sui risultati,
sulle probabilità. Fatto sta, neanche chi
è più indietro concede nulla: i Seven
Lions, ritrovatasi finalmente tutti
assieme dopo tante partite decimate,
hanno inflitto una sconfitta pesante
soprattutto a livello morale alla Mai
Più, che sembra aver perso lo slancio
di inizio anno. Ai Campioni Balordi
spetterà una partita non facile contro
l’ex Satan, che non vuole lasciarsi
sfuggire l’occasione. E nella fascia
intermedia, oltre a Mai Più e Mossid, si
affollano i Siderurgici, che vorrebbero
tornare come l’anno prima ad occupare
il quarto posto, i “crepuscolari” Sprizz
team, coda della cometa che sembrava
essere e i Sesto piano, che descriverei
con un solo aggettivo: stupefacenti.
Ormai tranquilli della loro
postazione
sono
invece
i
Vulcainbargains, che recuperano
anche qualcuno dei loro infortunati;
le Fecce Rosse e l’inossidabile
CSKA Turismo che cambia il
nome ma non il vizio...di far bene.
Si disputeranno così le semifinali e
finali i giorni mercoledì 17 maggio
dalle 18:30 alle 20:30 e martedì
23 maggio dalle 20:30 alle 22:30,
quando si saprà finalmente chi meglio
è riuscito a sgomitare tra le squadre e
chi si guadagnerà l’olimpo del torneo
di calcio a sette. Il tutto corredato
da un tifo sicuramente più mite
dell’anno passato ma che dovrebbe
tornare a scaldare gli animi per le
battute finali del torneo. Rimane
infine l’auspicio che anche per queste
ultime partite sia di costume il buon
senso e la sportività, soprattutto nei
confronti di chi si troverà ad arbitrare
le fasi finali. Sempre aspettando
la sfida, quest’anno come ogni
anno, di calcio a undici che vedrà
contrapposta una nostra selezione
contro quella dei cugini di Udine.
Edoardo Buonerba
14
Maggio 2006
Sconfinare
Relax
Il Grande Gioco
Si può imparare ad attrarre le donne da
un libro? Probabilmente no. Ma se il
libro è stato scritto dal miglior Artista Del
Rimorchio del mondo può quantomeno
fornire qualche utile consiglio. Quest’uomo,
di cui non menzionerò il nome, ha
passato tre anni a perfezionare un metodo
scientifico di seduzione, collaborando
con una società segreta internazionale di
maestri della seduzione. Dopo aver letto
le sue memorie ho deciso di verificare
l’efficacia delle sue tecniche, e di riportare
i risultati ottenuti su questo giornale.
Raggiungo la mia amica T davanti al
pub in cui ha deciso di festeggiare il suo
compleanno, e la trovo intenta a lamentarsi
del suo ragazzo L con un’amica mora e
longilinea. Carina, un po’ aggressiva forse. T
sostiene di aver capito al di la di ogni dubbio
di non amarlo più. Il che non le impedisce di
infilargli un metro di lingua in gola quando
arriva, un paio di minuti dopo. L’amica si
chiama M, ed è fidanzata. Non che la cosa
mi impedisca di provarci (statisticamente
le ragazze fidanzate sono quelle con cui
si hanno più possibilità di avere una storia
di una notte), ma non è esattamente il mio
tipo. Troppo ostentatamente sicura di sé,
sottoposta ad un CAP* andrebbe in pezzi
o aggredirebbe, e non credo di poter gestire
un’aggressione. Tengo una conversazione
banale, e fingo cameratismo con L. La sua
relazione con T fa acqua da tutte le parti, si
lasciano e riprendono continuamente, e lei
lo ha tradito spesso. Ad ogni modo T non era
mai rimasta insieme ad uno stesso ragazzo
così a lungo; ci sta provando davvero, ma
temo che lui sia quello sbagliato. Non mi
sento in colpa a fingere la mia simpatia
per lui, dato che finge anche lui, e peggio
di me. La sua mente da maschio alfa mi
considera una minaccia, perché conosco
T da prima che lui entrasse nella sua vita.
Pochi minuti dopo che abbiamo preso posto
nel locale arrivano gli altri invitati, tra cui
individuo immediatamente il mio bersaglio:
luminosi occhi azzurri, capelli biondi e
ondulati lunghi fino alla vita, corporatura
minuta e aria dolce. Non avrei mai potuto
sperare di meglio. T ci presenta, con la
sua usuale irruenza: definisce la ragazza,
E, “una bellezza botticelliana”, e me “una
grande mente”. “Mi sembra un po’ più
snella dell’ideale botticelliano.” Replico
immediatamente, guadagnandomi un sorriso
dalla ragazza. Ho dimostrato gentilezza e un
minimo di cultura, ma ora devo evitare di
tradire interesse per lei prima che lei inizi ad
interessarsi a me. Iniziamo a parlare, decido
di riequilibrare il mio atteggiamento con un
CAP, e le chiedo se quei capelli sono tutti
suoi. T interviene dicendo che è una cosa
poco carina da chiedere, e io batto in ritirata
passando la mia mano davanti al viso di E,
dicendo nella mia migliore voce da ObiWan Kenobi: “Io non ho detto nulla.” Il
sorriso è meno acceso, stavolta, e mi vedo
costretto a riportare la conversazione su
temi neutrali: da quanto tempo lei e T sono
amiche, la scuola… Dopo un minuto o due
rivolgo la mia attenzione agli altri invitati.
Conosco solo L, quindi non è facile iniziare
una conversazione, ma devo farlo se non
voglio che E si senta soffocata. Faccio
la conoscenza della grassoccia sorella
di L e di un paio di ragazzi tra l’irritante
e l’insignificante. Parlo soprattutto con
T, e quando lei ed E sono le uniche ad
ordinare acqua naturale prima le prendo
bonariamente in giro e poi riempio loro i
bicchieri da perfetto gentiluomo. Grazie
anche all’aiuto di T la conversazione
finalmente ingrana, e quando la cameriera
dal mento appuntito ci porta le patate fritte
sono seduto accanto ad E. Scopro che a suo
parere T ed L sono una “Bella Coppia”. Mi
astengo dal commentare, se la contraddicessi
potrebbe pensare che io abbia interesse
per T, mentre se le dessi ragione pur non
essendone convinto perderei credibilità.
Per non correre rischi è meglio deviare la
conversazione: sarebbe il momento adatto
ad un’analisi a freddo, ma è una tecnica
che non riesco ancora a padroneggiare,
quindi opto per un gioco di prestigio. Il
trucco della carta coperta cattura la sua
attenzione, e anche quella della sorella di L,
che è convinta di conoscere il trucco che ho
usato. Per dimostrarle che si sbaglia faccio
mescolare il mazzo ad E, riferendomi a
lei con l’espressione “la mia splendida
assistente”, a cui lei non si oppone.
ORIZZONTALI
IL CRUCIVERBONE
di Giulia Pizzini
1
2
3
4
5
6
7
8
13
9
14
19
20
24
25
29
30
34
11
16
21
17
22
27
31
33
36
39
41
18
28
32
35
12
23
26
38
37
40
42
43
44
47
45
46
48
49
50
52
53
57
54
58
63
66
68
10
59
51
55
60
61
65
71
72
67
69
70
56
62
64
Parlando ancora le sfugge un commento
poco favorevole verso le suore. Sono
moderatamente e piacevolmente sorpreso:
la categoria non è simpatica neppure a
me, ma non mi aspettavo questo tipo di
giudizi da una che studia in una scuola di
suore. Mi spiega di aver scelto la scuola
per la qualità dell’insegnamento e non per
la gestione, e passiamo piacevoli minuti
riflettendo su quanto la costante serenità
delle religiose sia irritante. Dall’altra parte
della tavola l’interazione della cosiddetta
“Bella Coppia” è bloccata sugli aspetti
formali della serata: parlano del cibo, dei
camerieri, di chi avrebbe dovuto venire e
non è venuto. Tra loro non c’è traccia di quel
linguaggio privato che una coppia affiatata
costruisce con il tempo. Il linguaggio
del corpo di E comincia a rilassarsi, io
mi aggiusto sulla sedia inducendola a
sbilanciarsi impercettibilmente verso di
me mentre parliamo. Ancora qualche
minuto e potrò tentare un contatto
fisico. Purtroppo l’imbecille seduto
accanto a me se ne esce chiedendo se
stiamo insieme. Potrei rispondere “Non
ancora.”, ma preferisco un neutrale “no,
in effetti ci siamo conosciuti stasera.”.
Un’intera serata di lavoro rovinata da un
cretino! Con quella domanda ha distrutto
il substrato di confidenza che avevo
costruito. La colpa è in parte mia, ad
ogni modo. Sono stato troppo timido: se
avessi usato un’analisi a freddo e un paio
di routine* di avvicinamento in più il
commento dell’imbecille avrebbe potuto
avere un effetto positivo, mostrando ad
E quanto stiamo bene insieme. A questo
stadio dell’avvicinamento, però, l’effetto è
l’opposto. L’atteggiamento di E non cambia
apertamente, ma il suo linguaggio del corpo
mi dice che non la recupererò, non stasera. Il
resto della serata passa serenamente, mentre
cerco di salvare il salvabile in vista di un
eventuale futuro incontro. Ci salutiamo
amichevolmente, e una settimana fa scopro
che ha chiesto di me più d’una volta.
VALUTAZIONE: 7L. N.
1. Il nostro presidente…
8. Insegna “Storia e istituzioni dei
paesi Afroasiatici” al SID
13. Una frazione del comune di
Trieste
14. Sono pari nei cani
16. Il lavoro di Samantha Jones in
“Sex and the City” (sigla)
17. Sono dispari in tetri
19. Un corso di laurea di via Diaz
20. Il nome di Bazzarini
22. Insegna “Statistica” al SID
24. Architettura a Venezia
26. Un’università di Parigi
27. Un tipo di farina
28. Rovigo
29. Sono dispari nella zona
30. Le iniziali di Gassman jr.
32. Il nome della Gruber
34. Il SID è sul suo confine
36. Uccello molto mimetico
38. Si può chiedere quello del
pubblico
39. Casa dello studente
41. In quello di calcetto giocano
i CAMPIONI BALORDI e i
SIDERURGICI
43. Adesso… a Roma
44. Lo è l’orata
47. Li si fa a chi compie gli anni
48. Famosa marca di orologi
49. Bruttissimo
50. Pari in rovi
Consigli per la
bella stagione
Cari amici fashion, noi tutti sappiamo
(soprattutto i lettori di questa rubrica!!)
quanto sia importante essere sempre in
ordine, eleganti e –perché no- cool anche
durante il periodo più caldo dell’anno
accademico.
L’umidità
goriziana,
infatti, ci pone qualche problema con il
guardaroba e rende difficile la decisione
del nostro outfit universitario, facendo
sì che ci si abbandoni a indumenti
azzardatamente scollacciati lasciando
intravedere –forse- più del dovuto.
La scelta per le ragazze può ricadere
su magliette dal tessuto leggerissimo,
piuttosto che su canottiere succinte che
non dovrebbero nemmeno far parte del
guardaroba
istituzional-accademico
di una femme-diplomate; e poi,
diciamocelo, se noi maschietti riusciamo
a resistere con le t-shirt o le polo a
manica corta, per le fanciulle ciò non
dovrebbe essere una mission impossible!
Di fondamentale importanza ora è sapere
quali saranno i colori e i tagli più in per
questa primavera-estate 2006. Orbene,
gli stilisti hanno parlato al popolo del
glamour e si sono pronunciati in favore
dei colori forti e decisi. Mio malgrado, il
verde sarà il colore dell’estate: costumi,
magliette, accessori e persino giacche a
vento saranno di questo colore. Ma per
coloro i quali non sono degli amanti del
verde (che per essere portato necessita
di una visitina alle Lampados!), ci
si può sempre vestire con gli azzurri
intensi, i gialli carichi o i rosa shocking;
ricordate che è sempre meglio avere solo
il particolare “forte” e che, al contrario,
l’effetto “arlecchino fluo” non premia!
Finalmente sono stati aboliti i pantaloni
“alla pescatora” o “a tre-quarti”
che dir si voglia (in particolar modo
quelli da uomo). Un must per la bella
stagione saranno i bermuda (anche in
jeans) sia per lui che per lei, la quale
potrà osare –dopo un attento esame
di coscienza- anche con gli hotpants
Mattia Mazza
51. Amnesty international
52. Il gruppo di “Scrub”
53. La fine degli eroi
54. Vi si combatte in un gospiel
57. International Hotel
58. Andare, passato remoto, terza
persona singolare
61. Il Tung cinese
63. Si vede nel deserto
64. Provincia olimpica 2006
65. Alleanza atlantica
66. Simpatico veicolo a tre ruote
67. Lo era Gandhi
68. Negazione
69. Como
70. Non ora
71. Le iniziali dei due nomi di
Ciampi
72. Un James attore
14. America OnLine
18. Tribunale amministrativo
regionale
21. Ai lati dell’intesa
22. Produce ottimi vini
23. Il nome della cantante dei
Cranberries
25. Compagnia viaggi
31. Insegna “Economia politica” al
SID
33. Articolo determinativo maschile
35. Regimi di autosufficienza
economica
36. COME in inglese
37. Può essere un’arma
39. Si accendono in chiesa
40. Antica lingua francese
42. Stanno in cielo
43. Milano
VERTICALI
44. Ha vinto l’ultimo San Remo
1. Ne è sindaco Brancati
45. Gli uomini di Hitler
2. Si prendono a lezione
46. Il “Quirinale” francese
3. Ai lati di Bari
49 Ci abitavano gli dei
4. Iniziali della Clerici
54. Gli estremi di Giorgio
5. Un corso di laurea di via
55. Supermercato vicino a
Alviano
Blockbuster
6. Vi si fanno scommesse
56. La fine della carota
7. Il nome di Trulli
58. Distributore vicino alla casa dello
8. Forza Italia
studente
9. Società per azioni
59. Bar in Via XXIV Maggio
10. Il nome del governatore della 60. L’ultimo fidanzato di Lady Diana
California
62. Super
11. La fine… dei carcerati
64. Aumentano invecchiando
12. Compagno di avventure…
66. Alleanza Nazionale
2006 Maggio
15
Sconfinare
Go and Go
POGOVOR Z ŽUPANOM MIRKOM BRULCEM
NOVA GORICA UNIVERZITETNO MESTO
Kdo živi v Gorici se vsak dan
sooča z mejo. Vendar meja
ni le tista ki loči Italijo od
Slovenije, je tista, ki poteka
med mestom in univerzo, in
tudi tista med dvema goriškim
univerzami. To plat so spoznali
tudi študenti internacionalnih
in diplomatskih ved goriškega
oddelka tržaške univerze, ki so si
zamislili revijo “Sconfinare”.
Izšla je tako prva številka
revije “Sconfinare”, ki naj bi v
zamislih redakcije, postala ne
samo prostor soočanja različnih
študentskih idej, vendar tudi
način približanja mestu Gorici.
Preveč pogosto Univerza in
mesto Gorica živita vsak zase,
ne da bi si izmenjali izkušnje
in obojestransko bogatili.
Revija “Sconfinare” bi rada
bila orodje s katerim zrušiti
še zadnje meje med univerzo,
mestom in prebivalci Gorice.
Revija si hkrati zadaja kot
cilj
spodbujati
čezmejno
sodelovanje.
Zaradi
tega
razloga je revija dvojezična,
tako da so
razni članki
prevedeni
v
slovenščino.
Zahvaljujemo se za pomoč in
spodbudo konzorciju za razvoj
goriške univerze “Consorzio
per lo sviluppo del polo
universitario goriziano” ter
dekanu Pier Giorgio Gabassiju,
novinarju Roberto Covazu in
profesorju Demetriu Volčiču.
(Povzetek uvodnika, Samuele
Zeriali in Bojan Starec)
Annalisa Turel
16. maja 2006 je bila Nova Gorica
razglašena za univerzitetno mesto; prosili
smo župana Mirka Brulca za intervju.
Kako je organizirano univerzitetno
središče
v
Novi
Gorici?
V Novi Gorici bomo imeli četrto
univerzitetno središče v Sloveniji, kjer
bo možno študirati smeri megatronike,
Evropskega prava, bolničarske šole,
družbenih ved. Zanimiva je ta zadnja
smer, ki bo imela poudarek na odvisnosti
od razvad, na primer od igre na srečo.
Zakaj bi študentje izbrali Novo Gorico?
Naša največja želja je bila ustvariti neko
prijetno okolje za univerzitetni svet. S
tem namenom smo ustvarili študentski
campus, športne strukture in smo podpirali
razne kulturne prireditve. Študentje imajo
na razpolago brezplačen vodnik mesta,
brezplačne prevoze, bone za prehrano za
večino okrepčevalnic in tudi študentski
servis za delovne ponudbe. Veliko
zaupamo temu načrtu in pričakujemo, da
bomo leta 2010 imeli okoli 4000 študentov.
Ali bo Nova Gorica sedež Erasmus?
V bistvu to je že stvarnost. V naših
mislih že davno ni več meja. V naših
šolah, od osnovne do univerze, je že
veliko tujih profesorjev, in tako je bilo še
pred našim vstopom v Evropsko unijo.
Upam, da v bodočnosti bodo študentje lahko
izbrali celo v katerem jeziku bi opravili izpite:
v angleščini, slovenščini ali italijanščini.
Pravijo, da večji del prispevkov
za Univerzo v Novi Gorici prihaja
od igralnic. Kaj vi mislite o tem?
Obstaja sklad za Univerzo. Večina
prispevkov prihaja od občine in privatnih
firm, tudi od Hita. Hit daja velik prispevek:
finansira z 50% smer Evropskega prava
in bo verjetno povečal svoj prispevek
za družbene vede. Pozitivno ocenim
dejstvo, da je del dohodkov igralnic
namenjen
družbenim
potrebam.
Pripravlja se otvoritev novega igralnega
centra. Mislite, da bi igralnice s svojimi
prispevki lahko skušale pridobiti
soglasje nasprotnikov novega centra?
Takega načrta ni. V novem centru samo
10% prostora bo namenjeno igralnici.
Nimam rad vsake vrste zabave, ampak je to
del naše narave. Upamo, da s tem načrtom
bodo prihajali ljudi z območja odaljenega
do 600 km, celo iz Amerike, Rusije in
Kitajske. To ni samo lokalni načrt: bistveni
sta Tržiško pristanišče in letališče v Ronkah.
Bistveno bo tudi sodelovanje Italije.
Povečalo se bo število delovnih mest.
Kako mislite, da bo vse to vplivalo na
odnos med Gorico in Novo Gorico?
Zelo me veselijo razna sodelovanja, ki se bodo
razvila. Že obstaja sodelovanje z Univerzo
v Trstu in v Vidmu. Naša Univerza je že
odprla podružnico v Benetkah in v Gorici.
Ali
obstaja
tveganje
kakega
med
nasprotovanja?
Posebno
študijem
Evropskega
prava
in
mednarodnih
diplomatskih
ved?
Menim, da smer mednarodnih diplomatskih
ved je veliko bolj splošna, zato ne bo
nasprotovanja. Eden naših namenov je
privlačiti študente z Balkana in iz vzhodne
Evrope. S tem bi jim tudi pomagali
se integrirati v EU. Že tri leta imamo
gospodarski forum o teh stvareh. Osebno
mislim, da je dovolj prostora za obe Univerzi.
Upam, da se bodo razvili skupni programi.
So že v teku razna sodelovanja. Na primer
bo 23. junija na trgu dveh Goric večerna
prireditev v duhu čezmejnega druženja
z udeležbo kubanske plesne skupine.
Arianna Olivero
Andrea Luchetta
(Zahvaljujemo se sodelovanje
Bojanu Starecu in Federicu Butkoviču).
.
Julija Timošenko, portret Ukrajinke v državi razpeti med
zahodnim in vzhodnim svetom
Še vedno ne vemo, kako bo sestavljena nova
ukrajinska vlada. Skrivnost bo razodeta
samo čez nekaj mesecev, ko bo zapadel
zadnji rok oblikovanja večinske vlade,
glede na izide volitev, ki so se odvijale
26. marca. Do tistega
dne edino gotovost
predstavlja
vrnitev
Julije Timošenko, katere
stranka je s 23% glasov
zasedla drugo mesto
in prehitela Jušenkovo
«Našo Ukrajino» za 10
točk. Dodati treba, da
sta bila v prejšnji vladi
Timošenko in Jušenko
zaveznika. Edini način,
da bi preprečili vrnitev
na vlado Rusiji naklonjenega Janukoviča,
je ponovna koalicija med voditeljemi
tako
zvane
«oranžne
revolucije»
nastale leta 2004 proti spletkam, ki so
pripeljale Janukoviča do vlade. Jušenku
in zaveznici Juliji Timošenko je uspela
mobilizacija tisočere množice, ki je, kljub
ostri zimi, zasedla Trg Neodvisnosti in
s tem pritegnila nase pozornost Evrope.
Prav Julija Timošenko je s svojo močno
osebnostjo zavzela vlogo agitatorke.
Postala je ukrajinska Ivana Orleanska, ki
naj bi privedla do demokratizacije države.
V kratkem času je postala svetovno znana
s slikami, ki so jo predstavljale na odru
ob Jušenku in ki so bile objavljene na
najpomembnejših časopisih. Kje in kdaj
se začne zgodovina te močne in bojevite
ženske, kateri je ukrajinski tisk dal vzdevek
«samuraj v krilu»? Živlejnje Julije Grigyan
je skromno. Rodila se je leta 1960 materi
samohranilki v Dnepropetrovsku, malem
mestecu na vzhodu države. Leta 1979 po
dokončani srednji šoli se vpiše na fakulteto
za kibernetsko inženierijo. Istega leta
zpozna tudi Oleksandra
Timošenko s katerim
se poroči leto pozneje.
Rodi se jima hčerka
Jevgenija. Z denarjem,
ki sta si ga sposodila
se lotita prodajanja
nezakonitih
kopij
videokaset (presnetih
doma), kar kmalu
postane
pomemben
in razširjen posel, ki
jima prinese velike
dohodke. Začneta tako s kupoprodajo
petroleja in raznih kovin in proti polovici
90 let Timošenko je izvoljen za predsednika
UESU (United Energy Systems of Ukraine).
Posli v energetskem sektorju v posovjetski
Ukrajini so pripomogli k obogatitvi
raznih posameznikov, saj se vlada za to ni
menila. Isti posamezniki, ki so bili pred
kratkim obtoženi tihotapstva, poneverbe
in prevare. Tudi «Princesa Plina», kot je
bila imenovana Julija Timošenko med
svojim predsedstvom UESU-ja, je bila med
obtoženci in presedela šest tednov v zaporu.
Po izpustitvi se je vrnila k političnemu
življenju in sklenila zavezništvo z
Jušenkom v «bitki» za predsedništvo, ki je
pripeljala do tako zvane oranžne revolucije.
Znano je, da je bitka proti Moskvi pripeljala
do obrata v ukrajinskem političnem
življenju in jo približala zahodu. S tem
se je tudi spremenila slika in mnenje, ki
je Evropa imela do Ukrajine, ko je ta bila
smatrana za pokvarjeni postsovjetski
režim. Pot, ki jo je ubrala Ukrajina se je
izkazala krhka in sodelovanje med Julijo
Timošenko in Jušenkom je trajalo le
sedem mesecev. Septembra lani je Jušenko
odstranil Julijo in to tako komentiral:
«Mnogo novih obrazov je prišlo na oblast,
a vlada ni spremenila svojega obličja».
Ukrajina ostaja namreč država, kjer
je nepotizem močan in podkupovanje
vsakdanja praksa (podkupi se policaja, da
ne bi pregledal dokumentov, zdravnika za
sprejem v bolnico, profesorja, da lahko
sin/hči izdela razred...). Dejstvo, da so se
volitve odvijale pravilno, kaže na to, da
se stvari spreminjajo. Tvegano pa bi bilo
trditi, da so to znaki splošne spremembe,
ki je zajela družbo. V glavnih obrisih to je
država, ki jo bo vodila Julija Timošenko, a
to je tudi država v recesiji z visoko inflakcijo
in brezposelnostjo. Na to bo vplivalo tudi
povišanje stroškov za energijo, ki ga je
povzročila afera Gazproma. Kljub temu,
da bodočnost ni rožnata, Julija Timošenko
optimistično pravi: » Moj cilj je zelo
enostaven. Najraje bi naredila čudež in
uresničila vse to, kar smo obljubili v obdobju
oranžne revolucije, da bi se tu razvijala
normalna družba, da bi delovala pravična
sodišča in prav tako pravična vlada.»
K temu doda še: «Seveda hočem
zastopati
vlogo
prvega
ministra!»
Elisa Calliari
Prevedel Samuele Zeriali
16
Sconfinare
Go and Go
Spomin in sprava:
MEJA
Obmejni Italijani in Slovenci se primerjajo
Minilo je že 60 let od zaključka
druge svetovne vojne, a se še vedno
vnamejo debate o dogodkih, ki
so se odvijali ob «vzhodni meji.»
Goriška zgodovina ne predstavlja samo
nasprotja. Obratno od šestdesetih let
dalje, ko je to območje bilo stičišče
kultur in narodov, ki jih je ločevala
železna zavesa, je goriška meja slovela,
kot najodprtejša v Evropi. To hvala
lokalnim političnim predstavnikom,
ki so nasprotovali obojestranskemu
nezaupanju (Rima in Beograda) in tako
strmeli k bodočemu sožitju in spravi.
Trud županov, Martina in Štrukelj,
naj še danes spodbuja k nadaljevanju
dela začetega pred tolikimi leti.
Pri tem morajo sodelovati javne
inštitucije in predvsem slovenska in
italijanska družba (meja ni obstajala pred
letom 1947), ki si delita skupno kulturno
in socialno dediščino. Pobude naj
pripomorejo k zbliževanju Italijanov in
Slovencev. Pri tem zavzame prvo mesto
društvo «Concordia et Pax», ki že dvajset
let organizira in spodbuja predavanja
in srečanja z globokim simboličnim
pomenom, kot letno srečanje «Sentieri
di memoria e riconciliazione.»
Srečanja, ki so že tradicija, v
organizaciji slovenskih in italijanskih
zgodovinarjev
ter
prostovoljcev
predstavljajo
trenutek
skupnega
odkrivanja in razmišljanja o dogodkih, bili nameščeni po raznih taboriščih
ki so privedli do takega sovraštva. širom po Italiji in Dalmaciji, med temi
Zadnje tako srečanje se je vršilo 15. 20.000 je umrlo več kot 2400 ujetnikov,
oktobra lani v vasi Borovnica, nekoč samo na Rabu je umrlo 1400 oseb.
Kmalu pa se je
pomembna
točka
vse
spreobrnilo
za
avstro-ogrsko
in taborišče v
železnico in le nekaj
KRONOLOŠKI PREGLED
Borovnici
je
kilometrov oddaljena
postalo zapor za
od Ljubljane. V vasi • XI st. Ustanovitev mesta Gorica
Borovnica je med •1202 goriški grad postane sedež goriških italijanske vojake.
Jugoslovanska
drugo svetovno vojno grofov
vlada je od maja
najprej
delovalo •1508 mesto pod nadzorom Benetk
•1509 ponovno pod Habsburžane
1945 do pomladi
italijansko taborišče •1930 obnovitev gradu poškodovanega
1946 tam zapirala
(1941-43) nato pa med prvo svetovno vojno
italijanske vojake v
še partizansko za •1943 nemška okupacija gradu, na vrtu
skrajnih higijenskih
ujete
italijanske so opravljali ustrelitve.
razmerah
in
vojake
(1945-46). •Februar 1947 – Pariška pogodba
pomankanju.
Leta 1942 je višji – mesto je razdeljeno med Italijo in
Borovnica ostaja
komisar
tako Jugoslavijo
zgodovini
zvane «avtonomne •8 julij 1991 Slovenija postane neodvisna v
•2004 vstop Slovenije v EU in simbolična
Italijanov
in
l j u b l j a n s k e odprava mej
Slovencev
kraj
pokrajine» (to so deli
A.O.,G.T.
trpljenja in naj bo v
Slovenjie priključeni
italijanski kraljevini leta 1941) podpisal razmislek vsem tistim, ki hrepenijo po
odlok, ki je ločil Slovence na tri medsebojni slogi in spoštovanju. Naj bo
skupine: v prvo so spadali tisti, ki jim to, kar se je tu dogajalo v poduk novim
je bila usojena asimilacija, v drugo tisti, generacijam v skupni nalogi pri grajenju
katere je zaradi sodelovanja pri vojaških boljše bodočnosti ter pri pravilnem
akcijah proti italijanski vojski čakala odgovoru izzivom nove Evrope.
Federico Vidic
največkrat smrtna kazen ter v tretjo
Prevedel Samuele Zeriali
vsi ostali, ki so na kak način pomagali
partizanom in zato bili kaznovani z
deportacijo. Leta 1942 so vsi ti ujetniki
Fojbe: nova imena, nove resnice
1048 imen sestavlja seznam goriških
deportirancev, ki ga je novogoriški
župan
Mirko
Brulc
izročil
12.
decembra 2005 goriškemu županu
Vittoriju Brancatiju v imenu ministra
za zunanje zadeve Dimitrija Rupla.
Tri mesece pozneje, na začetku marca, je
te podatke dobila tudi goriška prefektura
in
so
sedaj
vsem
dostopni.
Seznam vsebuje
imena
vojakov,
k a r a b i n j e r j e v,
f i n a n č n i k o v,
b a n č n i h
f u n k c i o n a r j e v,
p r o f e s o r j e v,
učiteljev in mnogih
drugih, ki so jih
maja 1945 aretirale
partizanske čete
IX.
korpusa,
pod
vodstvom
poveljnika Bora,
in
odpeljale
v
Jugoslavijo
od
koder
se
niso
več
vrnili
domov.
Ni lahko izračunati točnega števila oseb,
ki so bile deportirane, prav tako ni znano
število tistih , ki jih je OZNA, varnostnoobveščevalna služba, usmrtila v taboriščih
oz. fojbah. Povod tega, poleg želje po
maščevanju zaradi hudega trpljenja, ki so ga
povrzočili fašisti, je bil načrt komunističnih
enot po nekaki nacrtovani poboji sovražnika.
Partizani niso aretirali in deportirali samo
fašistov, vojakov in tistih, ki so bili fašizmu
naklonjeni, temveč tudi vse tiste Italijane in
Slovence, ki bi lahko predstavljali zapreko
pri ustanovitvi močne jugoslovanske
države in pri aneksiji Furlanije-Julijske
krajine. Seznam naj bi torej pripomogel,
da bi tisti, dalj časa ignorirani in skriti
tragični dogodki, bili razčiščeni in pravično
obravnavani. Dokumentacija, ki jo je zbrala
in sestavila slovenska zgodovinarka Nataša
Nemec, vsebuje različne informacije o
deportirancih: kraj in datum rojstva, poklic
ali vojaški čin oz .datum in kraj aretacije;
poleg tega dokazuje tudi, «da so bile
aretacije opravljene glede na sezname, ki so
bili pripravljeni že leta 1944.» Primankuje
pa
najvažnejši
podatek
za
potomce umrlih, to
je kraj smrti. Kraj,
ki bi nudil možnost
za zadnji pozdrav
preminulemu
očetu,
bratu,
možu, prijatelju.
Seznam v glavnem
ne prinaša novih
informacij:
sorodniki
in
razni
italijanski
ter
slovenski
zgodovinarji
zatrjujejo, da je
večina teh imen že
znanih, medtem ko
so nekatera napačno napisana ali nepopolna.
Zgodovinarka Nemec pravi, da je seznam, ki
ga je sestavila še nepopoln; dodati bo treba
še mnogo novih podatkov, saj so nekateri
arhivi še nedostopni in najpomembnejši
dokumenti bi lahko še bili v Beogradu.
Nekateri so kritični tudi do načina
posredovanja podatkov, ki je vnel
polemike. Polemike, ki so seveda bile tudi
predvidevane glede na obdobje v katerem
je bil seznam objavljen, to je predvolilno
obdobje. V Italiji bodo 9. in 10. aprila
potekale politične volitve, medtem ko bodo
proti koncu leta v Sloveniji administrativne.
Novogoriški župan meni, da bo to lahko
oddalilo tisti del volilcev, ki so še vezani
na mit partizanstva in zato podčrtuje, da je
pobudnik izročitve seznama sam minister
Dimitrij Rupel. Po drugi strani je mnenja, da
izraža objava seznama v tem obdobju, voljo
do strumentalizacije le-tega «v politične
namene». Župan Vittorio Brancati pa
zatrjuje, da je izrecno prosil goriškega neoustaljenega prefekta Roberta Di Lorenza (ki
je dobil seznam po uradni izročitvi županu),
naj se ž njim posvetuje predno bi poslal
seznam v objavo. To tega pa ni prišlo in
Brancati se je tako obrnil do Brulca s prošnjo
naj se začeti stiki in dialog ne prekinejo.
Dejstvo, da je seznam v rokah prefekta,
ki predstavlja vlado na lokalni ravni, ima
tudi pozitivno plat: to, da je dokument
prešel v roke slovenske in italijanske
vlade bi lahko pomenilo prvi korak k
gradnji skupne obojestransko priznane
zgodovnine. Glede tega, pa so se vnele
še nove polemike in kritike. Zgodovinar
Branko Marušič, svetovalec SAZU-ja,
podčrtuje, da bi moral seznam biti izročen
italijanskemu ministru za zunanje zadeve
po običajnih diplomatskih poteh. Način pa,
ki je bil izbran za izročitev dokumenta, je
delno izbrisal simbolični pomen, ki bi ga to
dejanje lahko imelo. Istega mnenja je tudi
italijanski zgodovinar Roberto Spazzali,
avtor različnih del o fojbah, ki se sprašuje
«kakšen je pomen obdržati to dokumentacijo
samo v ožjem lokalnem krogu» in zatrjuje,
da bi lahko razčistili zadevo le skupni
FOJBE ( v furlanščini foibe – iz latinščine
fovea jama, jarek). Naravne kraške jame,
v obliki narobe obrnjenega lijaka, ki so
nastale zaradi vodne erozije. Postale
so žalostno znane po drugi svetovni
vojni, saj so partizani v nje porinili
nekaj stotin Italijanov, Slovencev,
Dalmatincev in Istranov, fašistov in
antifašistov, ki so bili krivi namernega ali
ne namernega nasprotovanja ekspanziji
jugoslovanskega vpliva širom po Furlaniji.
V italijanščini se temu pravi «infoibare»
- neologizem, ki pomeni poriniti v fojbo.
Maggio 2006
Dva obraza iste
realnosti
Nova Gorica je že dve leti evropsko obmejno
mesto prav kot Strasburg, Hulst, Mulhause,
Maastricht, a vzdušje ob carini pri Rdeči
Hiši je še vedno napeto in tugobno. To je vtis,
ki ga ima kdor pride v Gorico kot študent
iz drugih italijanskih pokrajin. Pokrajine
za katere predstavlja evropska realnost
možnost navdušenega in radovednega
odkritja drugih evropskih
držav.
Meja med Italijo in Slovenijo, ki je
predstavljala do leta 1989 neprehodni
zid med vzhodnim in zahodnim svetom,
čeprav uradno ukinjena, še vedno obstaja
v očeh goričanov. Zagrinjalo se nevarno
in nenehno prenaša na univerzitetne
študente iz drugih delov Italije in ideja
o združeni Evropi neizogibno propade
pred staro mejo in dvema policajema.
Vprašati bi se morali čemu te bojazni, zakaj
nam je Slovenija znana samo po cenejšem
bencinu in seveda še bolj poceni cigaretami.
Nova Gorica je mlado mesto (naslednje
leto bo praznovala šestdestletnico
ustanovitve) poznana po svojih kazinojih
in zgodovinsko pomembnih točkah.
Kdo izmed nas lahko reče, da je že obiskal
Kobarid in si ogledal tiste kraje, kjer
mnogi rojaki so plačali s svojim življenjem
zvestobo italijanski domovini? Ne hlinimo
se. Dana nam je enkratna priložnost, da od
blizu spoznamo državo, ki nam je sosedna, a
obenem tako oddaljena in tuja. Ne zapravimo
te možnosti, in to predvsem tisti izmed nas,
ki upajo v diplomatsko karijero, katera
seveda predpostavlja stalne stike s tujino.
Čas je, da valoriziramo in spoznamo
realnosti, ki nas obkrožajo, saj postanemo
državljani sveta le korak za korakom.
Arianna Oliviero, Giorgia Turin
Prevdel Samuele Zeriali
pregledi in študije dokumentacije s
strani
profesionalnih
zgodovinarjev.
Zadeva je potekala tako(glede na
natančnost zgodovinskih raziskav in na
način predaje dokumenta), da je bil njen
glavni povod le «zadovoljitev Italijanov».
Ne glede na neizogibnost polemik v zvezi
s tako občutljivim vprašanjem, vse to
lahko predstavlja korak naprej pri grajenju
dobrih odnosov, dialoga in sprave. Seznam
ne more izbrisati gorja, ki so ga potrpele
družine deportirancev, a nedvomno
predstavla pomemben korak Republike
Slovenije ob vstopu v Evropo. «To je
pomemben dogodek» je razložil goriški
župan «to je znak, da se v tem malem mestu
rušijo zidovi in pregrade. Ne da se odstraniti
nobene evropske meje, predno se odstranijo
meje, ki še živijo v spominih ljudi.»
Athena Tomasini, Antonino Ferrara
Prevedel Samuele Zeriali
FOJBE
•Jesen 1943: pojav se prične takoj po predaji
Italije. Po 8.septembru, ko so italijanski vojaki
zapustili Istro in pred prihodom nemških čet,
so partizani aretirali in umorili nekaj stotin
Italijanov z motivacijo, da so «sovražniki
ljudstva»
•April-junij 1945: 40 dni jugoslovanske
okupacije Trsta, Gorice in Istre predstavlja
obdobje največjega delovanja fojb. V pomladi
1945 je prišlo do pravega «lova na Italijane»:
vrstili so se poboji, deportacije vojakov in civilistov, Italijanov, Dalmatincev in vseh tistih
Slovencev, ki so v očeh nekaterih predstavljali
nevarnost. Pobojev je bilo konec junija, ko je
tako zvana Morganova črta, ki danes predstavlja mejo med Italijo in Slovenijo, razdelila to
območje na cono A in B. Preganjanje pa se je
nadaljevalo do leta 1947, predvsem v obmejnem delu Istre pod jugoslovansko kontrolo.
Od leta 2004 je 10.februar uradni dan spomina
na žrtve fojb in
eksodusa optantov iz Istre
in Dalmacije v letih po drugi svetovni vojni.
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Gli studenti e la favola del CPE