...Sconfinare... Numero 1 - Maggio 2006 Direttrice: Annalisa Turel sconfi[email protected] Foibe: tra verità e polemica La primavera del precariato in Francia Gli studenti e la favola del CPE P er chi si trova a vivere a Gorizia il confronto con il confine rappresenta una tappa obbligata. Il confine non è però soltanto quello che divide il territorio italiano da quello sloveno, ma anche quello - senza dubbio meno evidente - tra la città e l’università, e ancora quello che separa i due atenei goriziani. Questo aspetto non è sfuggito agli studenti del corso di laurea in Scienze internazionali e diplomatiche dell’Università di Trieste. Ed è da questa consapevolezza che nasce “Sconfinare”. Ecco dunque il primo numero di quella che vuole essere da un lato un’occasione di confronto e riflessione all’interno del mondo universitario, ma anche un modo di aprirsi a Gorizia. Troppo spesso città e università vivono esistenze a sè, senza opportunità di scambiarsi esperienze ed arricchirsi vicende volmente.“Sconfinare” si candida allora a diventare lo strumento per superare quel confine che divide il colle che ospita il Seminario minore - oggi, appunto, sede del Polo universitario goriziano di via Alviano - da Gorizia e soprattutto dai goriziani. Non si concludono qui gli obiettivi degli studenti che hanno dato vita a questa nuova iniziativa editoriale. Il giornale, infatti, avrà anche un’anima transfrontaliera attraverso la traduzione in sloveno dei principali articoli proposti in ogni numero. Nella speranza che continuino ad arricchire con i loro contributi la realtà di “Sconfinare”, i ringraziamenti della redazione vanno sin d’ora a Piergiogio Gabassi, Demetrio Volcic, Roberto Covaz, senza dimenticare il Consorzio per lo sviluppo del polo universitario goriziano. Annalisa Turel Direttrice di “Sconfinare” Povzetek pag 15 E’ calata la ghigliottina sul contratto di primo impiego e forse anche sulla testa del suo primo sostenitore, Dominique de Villepin. Il primo ministro ha giocato il suo asso e la Francia ha risposto; gli studenti hanno vinto la lotta di riconquista del proprio futuro, delle proprie certezze. Il voto dell’Assemblea nazionale del 12 Aprile ha celebrato l’allegro funerale del CPE, imposto, tra cori e danze, da una moltitudine trasversale che ha marciato nei boulevards, facendo cadere l’intonaco dai palazzi istituzionali per oltre due mesi. Il CPE, assurto, nella mentalità collettiva, a nemico numero uno dei lavoratori, era stato concepito come soluzione alla feroce disoccupazione che colpisce i giovani francesi. L’idea di base era quella di sostituire i contratti a termine molto diffusi tra i giovani, offrendo una nuova formula di contratto indeterminato che prevedesse specifiche forme di tutela e garanzie al lavoratore. In caso di licenziamento e trascorsi almeno 4 mesi dall’assunzione, l’ex dipendente avrebbe avuto diritto a una cospicua retribuzione forfetaria, senza contare i vantaggi previsti dall’ormai defunta legge in materia di diritto alla formazione e facilitazioni per l’accesso a un casa. Un contratto per aiutare i giovani, insomma. a pagina 2 Italia “Cronache marziane” “Il navigatore” Gorizia e Nova Gorica Il primo consiglio Gherghetta Brulc e la sua città universitaria PAGINE 3 E 4 Cinema Luc Besson L’enfant prodige del cinema francese Stile libero Yulia Timoshenko, la signora dell’est PAGINA 10 E 11 Università Il successo di “Studenti in movimento” Cultura Glocale Il Confine PAGINE 5,6 E 7 De Boca Bona Il giro dell’oca: oca in salmì Sport Vidoz, la carezza in un pugno PAGINE 12 E 13 Sono i deportati di Gorizia: 1048 nomi che compongono l’elenco consegnato il 12 dicembre 2005 dal Sindaco di Nova Gorica, Mirko Brulc, al Sindaco di Gorizia, Vittorio Brancati, per conto del Ministro degli Esteri Dimitrij Rupel. La lista è stata resa nota dalla Prefettura di Gorizia soltanto tre mesi dopo, agli inizi di marzo, ed è stata messa a disposizione della cittadinanza e di chiunque volesse consultarla. Contiene i nomi di soldati, carabinieri, finanzieri, funzionari di banca e di istituti pubblici, professori, maestri di scuola e molti altri che nel maggio del 1945 furono rastrellati dalle truppe titine del comandante Boro, il IX Korpus, e portati in Jugoslavia da dove non fecero più ritorno. E’ impossibile calcolare con esattezza il numero dei deportati e forse non si saprà mai quante persone subirono l’infoibamento o morirono nei campi di prigionia per mano dell’OZNA, la polizia politica del Maresciallo Tito. Oltre al desiderio di vendetta per le terribili violenze subite dai fascisti durante la guerra, dai documenti emerge la volontà delle truppe comuniste di attuare una sorta di eliminazione sistematica del nemico: non furono catturati solo fascisti o presunti tali, militari o resistenti, ma tutti quegli italiani e sloveni che avrebbero potuto rappresentare un ostacolo per la creazione di un forte stato jugoslavo e per l’annessione del Friuli Orientale e della Venezia Giulia. Ora questo elenco dovrebbe contribuire a fare un po’ di chiarezza e di giustizia in quei tragici eventi a lungo ignorati e addirittura nascosti per sessant’anni dall’una quanto dall’altra parte. La documentazione, elaborata dalla storica slovena Natasa Nemec, rivela che “gli arresti furono effettuati secondo accurati elenchi pronti dal 1944”, e riporta diverse notizie sugli scomparsi: dati anagrafici, professione o corpo militare di appartenenza, data e luogo di arresto. Purtroppo manca il dato più atteso dai parenti delle vittime: il luogo della morte. Il luogo in cui potersi recare per portare l’estremo saluto ai propri padri, fratelli, mariti e amici, per dare una risposta al bisogno di onorare a pagina 7 Scripta manent Romanzo Criminale di De Cataldo Musica Cronaca della festa del primo maggio a Roma PAGINE 8 E 9 Rubrika Go and Go Fojbe: nova imena, nove resnice Meja: spomin in sprava Nova Gorica univerzitetno mesto PAGINE 15 E 16 2 19 aprile GUANTANAMO Il governo USA ha finalmente reso pubblica la lista dei nomi e delle nazionalità dei 558 prigionieri della base. La lista, che comprende detenuti considerati secondo l’espediente giuridico “combattenti nemici” non accenna alla situazione giuridica dei prigionieri. Sconfinare 1 maggio BOLIVIA 3 maggio BRUXELLES Il presidente Evo Morales ha na- Mondo L’UE ha sospeso gli Accordi di associazione con la Serbia a causa della mancata cattura del criminale Ratko Mladic, promessa entro fine aprile. zionalizzato il settore degli idrocarburi. La misura è stata contestata dalle compagnie straniere (Petrobras, Total e Repsol) che sfruttavano i giacimenti del secondo produttore di gas del continente. Maggio 2006 10 maggio RUSSIA In risposta alle critiche alla politica energetica e al deterioramento democratico in Russia mosse dal vice-presidente americano Cheney, nel discorso annuale alla nazione Putin ha definito gli Stati Uniti “un lupo famelico che pensa solo a mangiare e non ascolta nessuno”. 15 maggio 15 aprile 20 aprile IRAQ Il Primo Ministro Iracheno al Jaafari si è dimesso dal suo incarico, accogliendo l’ivito dei politici curdi, sunniti e di parte delle sciiti. La rinuncia apre nuovi scenari di governo. 8 maggio IRAN Il presidente iraniano Ahmadinejad ha inviato una lettera a George Bush proponendo nuove misure per uscire dalla crisi internazionale attuale legata allo sviluppo iraniano di tecnologia nucleare. Erano quasi 26 anni che i due Paesi non avevo rapporti diplomatici pubblici CPE e precariato: una coppia di sconfitti ? CONTINUA DALLA PRIMA Solo che prevedeva un certo “periodo di consolidamento dell’impiego”...24 mesi (due interi anni, si noti), ...durante i quali il contratto concedeva al datore di lavoro la pericolosissima facoltà di licenziare in qualunque momento, senza giusta causa o giustificato motivo un dipendente con meno di 26 anni. Una legge per i giovani e da questi rifiutata, naturale: uno sente parlare di solidarietà verso i giovani e poi legge del consolidamento d’impiego, quale meraviglioso eufemismo! Chi l’ha concepito o era dotato di scarso senso dell’umorismo, o era uno capitato lì per caso, o credeva che i tempi delle proteste fossero finiti e gli studenti tutti rimbecilliti a guardare O.C. Sbagliava profondamente. Questa primavera francese ha dato una netta indicazione: gli studenti, figli e protagonisti dell’era moderna ne hanno rifiutato uno degli assunti più biechi, la precarietà. La rapida trasformazione dell’esperienza sociale del lavoro rischia, infatti, di destabilizzare un’intera generazione, e minare le fondamenta e la credibilità del mondo che viene consegnato dagli adulti ai giovani. I primi che ancora siedono su una poltrona che è salda e cercano di spiegare ai secondi che le loro seggiole di plastica stenteranno a reggere e che è giusto così, perché questa è la modernità, dinamica, flessibile, precaria, e va accettata. E invece no. La flessibilità, è vero, nasce dall’esigenza di ridurre le rigidità che ostacolano la crescita di un’economia e della sua competitività. Tuttavia, non solo ha condotto a salari più bassi e ad una minor sicurezza dell’impiego, ma ha avuto talvolta effetti negativi sull’economia, in termini di riduzione della domanda di beni, a causa di più bassi livelli di reddito e maggior incertezza. Contrazione della domanda aggregata significa, inoltre, minore livello occupazionale. Se a tutto ciò si aggiunge che, per un paradosso logico, il lavoratore flessibile,con maggior probabilità di essere licenziato, riceve, in media, un salario più basso, allora diventano comprensibili i malumori, le frustrazioni di chi, dopo anni di studio matto e disperatissimo, si avvia claudicante verso il mondo del lavoro. Il lavoro e la sua etica perdono il ruolo centrale nei processi sociali, detenuto nella società industriale. L’indebolimento del lavoro come diritto, come strumento di partecipazione attiva alla società, non può che causare scompensi agli equilibri esistenziali di generazioni,soprattutto nei rapporti con le istituzioni. Da qui il sentimento di malessere che pervade i giovani, istruiti e post-industrializzati, molte lauree e poche certezze; dalla precarietà del lavoro ad un’esasperata precarietà dell’esistenza. Non si può lasciar correre una carrozza impazzita senza cocchiere. Così oggi non ci si deve limitare a mere strategie tecnicoeconomiche, un problema che prima che di numeri è fatto di persone, va gestito con politiche di ampio respiro, tali da curarne le piaghe di natura culturale e sociale. Lo Stato dimostri di pensare ai propri figli e se ne faccia carico: se flessibilità dev’essere, allora vi siano anche maggiori misure di protezione sociale. E in questo clima l’Università assuma il ruolo che le spetta, stendendo un terreno culturale di riflessione adatto all’ascolto dei giovani e delle loro difficoltà, per restituire fiducia e sentimento del futuro a coloro che lo dovranno costruire. Chiedetevelo, in che mondo vogliamo vivere? Ian Hrovatin Nulla è certo, tutto è possibile Intervista a Jean Lapeyre, membro dell’ambasciata francese a Roma GORIZIA. Jean Lapeyre è il consiglie- re per gli affari sociali dell’ambasciata francese a Roma. Gli abbiamo posto alcune domande sulla questione del CPE. Alla luce del passo indietro compiuto dal Governo e delle modifiche introdotte al CPE, ritiene che la Francia sia un paese difficile da riformare? “La Francia è da sempre un Paese difficile da riformare senza concertazione. Non è quindi disposta ad accettare riforme imposte brutalmente dal Governo. E’ quindi necessario un coinvolgimento attivo di tutti gli attori sociali attraverso il dialogo. In realtà, considerando la storia francese possiamo dire che i più grandi cambiamenti si sono verificati in seguito alle rivoluzioni. Il dietrofront del Governo costituisce senza dubbio un indebolimento della sua capacità di avanzare delle proposte. Non è stato comunque il primo esempio di ritiro di una proposta di legge in seguito a contestazioni popolari: la legge anti fumo ne è un valido esempio”. Che strategia politica si nasconde dietro la proposta del CPE, in considerazione della possibile candidatura del primo ministro De Villepin alle presidenziali del 2007? “Non c’è una vera e propria strategia, se non la volontà di ottenere risultati in tempo brevi riguardo al problema della disoccupazione giovanile. Naturalmente con uno sguardo verso le prossime elezioni, sapendo che un probabile risultato positivo potrebbe aiutarlo a vincere la concorrenza nella corsa all’Eliseo”. E la posizione di Sarkozy, suo probabile rivale per la presidenza? “Non si può affermare che egli sia in disaccordo con il suo primo ministro, poiché in tal caso sarebbe costretto alle dimissioni. Il ministro dell’interno, infatti, condivide globalmente la politica del Governo: si sta dimostrando solidale con De Villepin, pur facendo sentire un’altra musica. Finora Sarkozy non si è posto in aperto contrasto, ha semplicemente indicato un’altra via. Il fallimento del CPE non ha indebolito la posizione del ministro dell’interno, al contrario: una larga maggioranza dei francesi ripone la propria fiducia in lui per la risoluzione della crisi. Man mano che le elezioni si avvicinano, le tensioni saranno sempre più forti, a destra come a sinistra. Sarebbe davvero interessante sapere in che momento Sarkozy deciderà di uscire dal Governo…”. Possiamo ipotizzare un parallelo tra il CPE e la legge Biagi, varata in Italia nel 2003? “Mi sembra del tutto azzardato: la legge Biagi aveva la ben più grande ambizione di realizzare una riforma organica dell’intero mercato del lavoro. Il CPE invece s’indirizza unicamente alla risoluzione del problema della disoccupazione giovanile”. Qual è stato l’atteggiamento dei giovani delle banlieues rispetto alla contestazione degli studenti? “La situazione delle banlieues era ed è tuttora critica. Il CPE, a differenza del nuovo provvedimento varato in sua sostituzione, non andava a risolvere i problemi dei “banlieusards”, i quali, privi di qualsiasi speranza, manifestano la propria rabbia con la violenza. Non si può sperare di risolvere la questione delle banlieues nel giro di pochi mesi, e neppure di qualche anno. In questo caso,si manifesta in tutta la sua evidenza il fallimento delle politiche di integrazione della seconda e della terza generazione di immigrati”. La generazione del ’68 è stata colpevole di non avere assicurato il futuro della generazione seguente? “Premetto che non sono molto obiettivo perché anch’io ho faccio parte di quella generazione. I sessantottini hanno perso la capacità d’indignarsi, integrandosi nella società borghese. Ci sono delle grandi differenze tra i due movimenti di protesta: le ideologie sono scomparse a vantaggio degli ideali. I contestatori di oggi mirano a risultati concreti e materiali, mentre quelli del ’68 volevano cambiare il mondo. Il coinvolgimento in associazioni con finalità umanitarie e ambientalistiche rende l’impegno dei ragazzi di oggi più pragmatico”. E’ possibile un avvicinamento di Francia, Italia, Spagna e Germania al modello scandinavo, che sta dando ottimi risultati nella lotta alla disoccupazione giovanile? “Sarebbe disonesto indicare il sistema di “flex securité” scandinavo come la risposta ideale in contesti così differenti. Il sistema dei Paesi nordici si regge su una diversa organizzazione della società e su una pressione fiscale forte, che permette allo stato di offrire maggiori garanzie di reinserimento all’interno del sistema lavorativo. Elementi che non si possono inserire nei Paesi sovracitati”. Agbe Komi Davide Goruppi Andrea Luchetta IL COMMENTO CPE: “Autogol” di De Villepin Ci sono sempre vincitori e vinti. La vicenda del contratto primo impiego che ha paralizzato la Francia in questi 3 mesi non ha derogato a questa regola. Prima di diventare un oggetto di rigetto, il “CPE” è un elemento chiave della gara tra i due eterni rivali del governo di Parigi , il cui terreno di gioco è l’azione poltica , peggio il futuro dei giovani. Di fronte al suo ministro degli Interni Nicholas Sarkozy che non fa mistero delle sue ambizioni presidenziali , il Premier De Villepin ha fatto della lotta contro la disoccupazione il suo cavallo di battaglia per le Politiche del 2007. Nella vicenda del “CPE” il Premier ha voluto giocare da solo: i ministri interessati messi da parte ,un dibattito parlamentare trascurato. Mirando a raccogliere da solo i frutti di questa politica,egli voleva che l’opinione pubblica francese la ritenesse una legge 100% made in Matignon (sede del governo n.d.r.). Le manifestazioni dei giovani che vedono in questo disegno di legge un’istituzionalizzazione della precarietà non hanno fermato il Premier ,anzi è passato dalla fermezza alla rigidità. La sua inflessibilità dinanzi alle manifestazioni qualche volta violente non è fortuita: l’obiettivo è quello di trattenere a lungo le proteste per creare enormi problemi al primo poliziotto della Repubblica, cioè Sarkozy e riaffermare da parte sua il potere forte dello Stato (una bella occasione per mettersi nella giacca di “De Gaulle” e di “Bonaparte” i suoi idoli). La vera molla di questa legge che il Premier ha fatto uscire dalla sua valigia è senza dubbio la sua ossessione politica cioè scavalcare a tutti i costi Sarkozy e diventare il miglior candidato della destra per il 2007. Dinanzi alla incapacità del Capitano De Villepin di gestire la nave in alto mare il concessionario Jacques Chirac chiede l’aiuto del primo marinaio Sarkozy. Per aggirare la difficoltà e uscire dalla trappola del Premier Sarkozy propone la sospensione della legge. Non essendo il primo a congratularsi del probabile successo di Sarkozy, Chirac ha preferito usare il verbo “Sostituito” per salvare la faccia del suo preferito. L’Affaire del “CPE” è stata il primo turno delle elezioni presidenziali a destra con una netta vittoria di Sarkozy. De Villepin che ha voluto imporre la rottura proposta dal suo rivale Sarkozy per il 2007 ha perso una battaglia. Resta da sapere se la sua fermezza in questa vicenda gli permetterà di riconquistare con il lavoro ben fatto il cuore dei francesi delusi dalla sua intransigenza. Il verdetto nel 2007. Agbe Komi 2006 Maggio 19 aprile La Cassazione conferma il risultato,dopo che la validità del conteggio dei voti era stata a lungo messa in dubbio dal centro-destra,in particolar modo da Forza Italia e Lega.Le obiezioni sollevate vengono però respinte dalla Corte di Cassazione,che conferma,con variazioni minime, i risultati già noti l’11 aprile.. Sconfinare Italia 28-29 aprile 2006 Elezione dei presidenti di Camera e Senato Si riuniscono le nuove camere. Alla Camera eletto Bertinotti, dopo la rinuncia di D’Alema. Al Senato, vince Franco Marini. 3 10 maggio Eletto al quarto scrutinio il nuovo Presidente della Repubblica:è Giorgio Napolitano, vecchio dirigente del PC di area migliorista. La sua candidatura era nata con l’obiettivo di cercare una convergenza con la Casa delle Libertà, in parte contraria all’elezione di D’Alema. 15 maggio 15 aprile 27 aprile Muoiono altri tre soldati italiani in Iraq. Il paracadutista Ciardelli e i carabinieri Lattanzio e De Trizio rimangono uccisi a Nassiryia in seguito all’esplosione di una bomba. Muore anche il caporale rumeno Hancu, mentre rimane gravemente ferito il carabiniere Frassinito.Con queste tre nuove vittime,il numero degli italiani uccisi in Iraq sale a 35. 6 maggio Nuovo attacco contro i soldati italiani all’estero. Questa volta, rimangono uccisi tre alpini di stanza in Afghanistan. L’attacco è molto simile a quello di pochi giorni prima in Iraq. I vertici dell’esercito escludono comunque un collegamento.. La Campagna Elettorale 2006 vista a posteriori. Cronache marziane sul voto italiano Consideri il lettore lo sbarco di un extraterrestre sul suolo italico. Consideri che esso coincida con l’infuriare sul nostro suolo della tristemente famosa campagna elettorale del 2006. Si valuti anche l’assoluta estraneità del nostro ospite a vicende di partiti, partitini, partitoni, giochi, alleanze e tradimenti. Poco informato su coalizioni, programmi, sondaggi, trame e botteghe oscure. Si consideri che non abbia mai guardato Porta a Porta. Consideri il lettore, dunque, il suo arrivo e la sua reazione di fronte allo scempio di quell’evento. Ché se si vuole solo tentare di capire fino a che punto il bel Paese si sia trascinato, forse può essere utile levare i paraocchi del “tanto è sempre stato così”. Uscire per un attimo dai panni impolverati dell’italiano disilluso per ritrovarsi in quelli nuovi, vergini, di chi ancora non ha avuto tempo per disaffezionarsi. Il nostro amico iperspaziale che voglia mettersi al corrente si troverebbe davanti a fenomeni strani, “cose dell’altro mondo” penserebbe. Gli avevano detto che la politica è composizione d’interessi. O almeno un tentativo in tal senso. Gli avevano detto che lo scopo del gioco dovrebbe essere comune a tutti, il bene dello stato, più o meno. Gli avevano detto anche che per campagna elettorale s’intende la presentazione di un disegno politico e di un ideale, associata ad un’opera di convincimento della gente a sottoscriverli. Nessuno gli aveva parlato di astuzie, mezzucci e insulti. Due minuti in Italia e l’extraterrestre si rende conto che gli sono state dette falsità. Due giorni e comincia ad appassionarsi alla conditissima telenovela dei due schieramenti. Due settimane e si è bell’e dimenticato di ciò che gli avevano spiegato. Politica ha ormai il ben più accattivante significato di conflitto e la campagna elettorale non è che l’epico, necessario campo di battaglia della fatal contesa. Ne rimarrà soltanto uno. Cambio di prospettiva non da poco, così ben assimilato che nemmeno l’extraterrestre ricorda di averne mai avuta un’altra. Figuriamoci chi extraterrestre non lo è…Ordinaria è ormai la denigrazione dell’avversario e del suo programma piuttosto che l’esaltazione del proprio; allo stesso modo scontata è la fin troppo semplice arte manipolativa che muta episodi da prima pagina in sassolini da far pesare sulla bilancia dell’opinione pubblica. Tuttavia l’uso d’insulti riferiti non solo ad una fazione politica ma estesi all’intero elettorato che a quella fazione fa riferimento, dovrebbe almeno far arricciare il naso. Metà Italia. E invece tutto scivola perché è il sangue che si vuole, gli elettori ne hanno piene le scatole di confronti tv alla camomilla. Non è certo un fenomeno nuovo; anche le elezioni del 96 e la campagna elettorale che le precedette furono al vetriolo. Stesso verdetto politico, stessi protagonisti, stesse tattiche, stessi toni da curva nord, spesso stessi insulti. Stessa ambizione di conquistare un riconoscimento d’eccezionale rilevanza solo perché si è meno peggio degli altri. Esistere in quanto opposto all’altro, il nemico da rifuggere. Dunque via a maccartismi reinventati e ad anacronistiche cacce alle streghe. Poco importa se non credete in noi, basta che votiate contro di loro. Tutto ciò vissuto come il caffè al mattino e il campionato la Il navigatore La regata di Massimo D’Alema tra le boe presidenziali In qualunque modo la si voglia vedere, il primo mese di non-governo dell’Unione ha avuto un solo, vero protagonista: Massimo D’Alema. Non Prodi, che con lui dovrà fare i conti e non ha ancora potuto formare il suo governo; non Bertinotti, accontentato come un bimbo capriccioso ed ingessato nella sua nuova veste istituzionale; e nemmeno Napolitano, eletto comunque in opposizione: al baffetto d’Italia, al centro-destra, al fattore K e pure al buon senso, che vorrebbe un presidente nato almeno dopo la ferrovia. D’Alema ha monopolizzato la scena, non si sa quanto volontariamente o meno, e, come spesso accade quando è lui a tirare le fila, si è capito ben poco. Sarà che è sempre stato un uomo contraddittorio, almeno a vederlo a centinaia di chilometri da palazzi, salotti e salottini: uomo di rottura e compromesso, appassionato contestatore e politico finissimo, sembra vittima della sua stessa intelligenza,in nome della quale è spesso costretto a compier scelte contrarie alla sua ambizione, o altrimenti inspiegabili. Certo, può sembrare davvero eccessivo voler tentare di capire una persona che, negli anni dei duri e puri, tirava molotov contro la polizia fascista e guerrafondaia, se poi la si ritrova nel ’99 ad ordinare il bombardamento della Serbia. O se pensiamo anche al suo arrivo a quel governo, dopo aver stragiurato di non voler fare il Presidente del Consiglio senza investitura popolare. Tutte scelte apparentemente contraddittorie, quasi quanto il suo rapporto con la società civile. Ma sono anni difficili, con la Prima Repubblica ormai defunta e la Seconda ancora da sognare; e allora, possiamo forse pensare che il suo atteggiamento di fronte a Berlusconi sia frutto della confusione di quel periodo. A dire il vero, sembra più un comportamento schizofrenico, che caotico. O, forse, autenticamente politico. Si passa dalla lotta dura senza paura contro l’anomalia del sistema democratico, alla magnanimità sul conflitto d’interessi, fino ai presunti inciuci della Bicamerale, splendido laboratorio politico che a nulla portò, se non alla caduta di Prodi. Difficile giudicare una personalità così poliedrica. Impossibile allontanare il sospetto che, forse, il gioco di squadra non è la sua dimensione ideale. Assolutamente inevitabile leggere nella sua bocciatura al Colle un regolamento di conti aperti nel passato. Se alla Camera l’esito poteva sembrare scontato, per la tentazione di imbalsamare Bertinotti e perché lo stesso vecchio sindacalista era pronto a riesumare l’orgoglio proletario in nome dell’occupazione delle poltrone, al Quirinale la situazione era diverso: lo skipper di Gallipoli sembrava veleggiare sicuro verso l’elezione, alcuni sostengono spinto dalle correnti berlusconiane, pronto a porsi al timone non più dell’Ikarus, ma dell’intero Transatlantico. E invece, adesso rimane solo da chiedersi se Massimo il navigatore non ha scelto troppo presto il suo lato di regata, o se forse qualcuno gli ha fatto girare il vento; probabilmente,più che all’Olimpo, sarebbe il caso di rivolgersi al nuovo Eolo di Palazzo Chigi...Sempre che D’Alema, da tattico lungimirante, non abbia scelto dal principio di lasciare la gara nobilmente, in previsione di un ben più importante giro di boa, quello del non troppo lontano (pare) dopo-Prodi. E infatti,il nuovo passo indietro di D’Alema ha portato ad una celebrazione quasi inedita per uno sconfitto, seconda forse solo a quella di Ettore di Troia e di Massimo Moratti. Dicono che una persona si riconosca da come si comporta sul campo di gioco; chi ha conosciuto D’Alema da giovane, giura che fosse un ottimo giocatore di pingpong. Ecco, per me non è difficile vederlo confondere l’avversario, imbrigliarlo in un gioco di palle lente e tagliate, per piazzare poi, dal nulla, un’accelerazione imprevista. E non è così improbabile ipotizzare che il suo prossimo rivale sarà, ancora una volta, l’ormai non più bonario Prodi. Andrea Lucchetta domenica: la più scontata delle normalità. Polpettone già visto: due eserciti in campo, un unico vincitore, evitabile qualsiasi composizione degli interessi, lotta dura senza paura, il riconoscimento del vincitore è un’eventualità da non considerare. Mai. Il conflitto cresce d’intensità, i civili si stringono attorno al loro esercito. Dagli al nemico….Il vero problema è che in Italia se il nemico non è l’altro, sono io. Davide Goruppi ...Sconfinare... periodico regolarmente registrato presso il Tribunale di Gorizia in data 20 maggio 2006, n° di registrazione 4/06. Direttrice Responsabile Annalisa Turel Editore e Propietario Assid “Associazione studenti di scienze internazionali e diplomatiche”. A.S.S.I.D. Sconfinare non è il giornale ufficiale dell’Assid nè identifica la sua posizione politica, in quanto è semplicemente la libera espressione di alcuni suoi membri che costituiscono il Comitato di redazione. Redazione Andrea Bonetti, Marco Brandolin, Edoardo Buonerba, Elisa Calliari, Davide Caregari, Giulia Cragnolini, Allan Francesco Cudicio, Emmanuel Dalle Mulle, Marco Di Liddo, Nicoletta Favaretto, Antonino Ferrara, Giorgia Ferrarese, Michela Francescutto, Francesca Fuoli, Francesco Gallio, Davide Goruppi, Ian Hrovatin, Hussam Hussein, Isabella Ius, Davide Lessi, Andrea Luchetta, Mattia Mazza, Monica Muggia, Luca Nicolai, Arianna Olivero, Agnese Ortolani, Leonetta Pajer, Federico Permutti, Massimo Pieretti, Giulia Pizzini, Bojan Starec, Rodolfo Toè, Athena Tomasini, Federico Vidic. Hanno collaborato all’uscita di questo numero Demetrio Volcic e Pietro Neglie. Se vuoi contattare la redazione scrivi a sconfi[email protected] 4 Sconfinare Gorizia 17 aprile 28 aprile Teatro Verdi: grande successo per il gruppo dei MOMIX. La serata è risultata uno dei momenti clou del cartellone proposto quest’anno dagli organizzatori. Festeggiamenti in piazza per l’anniversario della città, fondata nel 1001. Una data vicina a quella del primo maggio, ormai divenuta simbolica per l’allargamento dell’UE alla Slovenia di due anni fa. Maggio 2006 11 maggio Si riunisce per la prima volta il Consiglio Provinciale. La Giunta conta tra le sue file quattro donne su otto membri complessivi. Vengono eletti: A. Fabbro Presidente del Consiglio, Miatello Vicepresidente, Devetag Vicepresidente Vicario. 16 maggio 16 aprile 23-24 aprile news: 16 maggio Si tiene il secondo turno delle elezioni provinciali. Esce vincitore Enrico Gherghetta (Ulivo) con il 58,86% delle preferenze. La consultazione registra tuttavia una bassa partecipazione dell’elettorato (solo il 48%). In aula magna del comune, il sindaco Mirco Brulc dichiara Nova Gorica “città universitaria”. La città diverrà così entro il prossimo anno accademico il quarto polo universitario sloveno. Atto primo per Gherghetta La noia e le polemiche GORIZIA. Per i pochi spettatori presenti alla prima riunione del nuovo Consiglio provinciale, l’11 maggio non si è rivelato un giorno felice. Infatti restare svegli per ben sette ore di votazioni, discorsi e contestazioni è stata una vera impresa. Nella prima parte, tra uno sbadiglio e l’altro, Alessandro Fabbro (candidato della maggioranza) è diventato il nuovo presidente del Consiglio, sedendosi con visibile emozione al centro del palco, mentre Gianfranco Miatello ed Antonio Devetag si sono aggiudicati i ruoli di vicepresidente e vicepresidente vicario. Un accenno di polemica sulla nomina di Fabbro (al quale il centrodestra ha opposto Zappalà) si è subito spento con la proclamazione del vincitore da parte di un Gherghetta sorridente. Insomma una noia mortale. La seconda parte dell’assemblea non è stato un avvincente scontro fra titani, ma finalmente sono stati affrontati temi più sostanziali. Il neo-Presidente ha infatti letto Ovvero sette ore di Consiglio provinciale la fluviale presentazione del programma. Riassumendo, Enrico Gherghetta punta a risollevare la Provincia appoggiandosi a quattro pilastri. “Mare e collegamenti con l’est” è l’ampia formula che abbraccia i primi due. Per rivitalizzare l’economia si vuole sviluppare il porto di Monfalcone “il più alto dell’Adriatico” - e potenziare la politica transfrontaliera. Questa rimanda immediatamente allo slogan della campagna elettorale, “Provincia unita, aperta ed europea”, terzo asso nella manica della nuova giunta. La sua realizzazione prevedrà la liberalizzazione dell’autostrada, il miglioramento della Villesse-Lisert, per facilitare il collegamento con Lubiana, e l’instaurazione di stretti legami con le istituzioni slovene. “Una Provincia bella, sana ed ecologica” è la bucolica espressione che ha introdotto l’ultimo dei quattro elementi, la preservazione dell’ambiente. Il patrimonio ambientale garantisce sia un buon flusso turistico, sia un’alta qualità della vita e questo si sa, ma Gherghetta aveva certamente altro in mente quando ha proclamato a gran voce la “modernizzazione ecologica dell’economia”. Tutti subito hanno pensato al riciclaggio, lui invece si riferiva alla bioedilizia. Il pubblico si è guardato perplesso ed è rimasto tale. Perplessità acuita dall’abbondante retorica presente nel programma. Abbiamo certamente sentito spunti interessanti – “la flessibilità deve coinvolgere tutti e non solo la generazione ultima arrivata”, “investire in innovazione ed abbandonare le vecchie Nova Gorica Intervista al sindaco Mirko Brulc misure assistenziali” – ma sono spesso stati offuscati da espressioni fini a se stesse come: “aumentare l’internazionalizzazione per evitare la delocalizzazione” o “muoversi in libertà nella viabilità”. Molte sono state poi approfondite, ma la spiegazione non è andata molto oltre l’utilizzo di qualche sinonimo. Una mancanza di concretezza sottolineata dal consigliere Devetag che, riferendosi alle politiche transfrontaliere, si è chiesto come si voglia trarre grosse risorse economiche, senza coinvolgere anche i più ampi bacini industriali di Udine e Pordenone, convincendoli ad investire capitali ed ad utilizzare le via goriziana per accedere all’est. Il dibattito dunque ha portato freschezza nell’assemblea, ma si è poi perso in quattro ore d’inutili polemiche concernenti più diatribe politiche nazionali che reali problemi locali. Insomma un misero pareggio tra le due formazioni, rivelatore del rischio che le buone idee siano soffocate dagli slogan altisonanti e dallo spirito di parte. Emmanuel Dalle Mulle Nova Gorica città universitaria. NOVA GORICA. Il 16 Maggio 2006 c’è stata la proclamazione di Nova Gorica “città universitaria”; abbiamo intervistato il sindaco Mirko Brulc. Com’è strutturato il nuovo polo universitario di Nova Gorica? “A Nova Gorica sta sorgendo il quarto polo universitario sloveno, dove è possibile seguire i corsi di Megatronica, Diritto Europeo, Infermieristica, Scienze Sociali. Interessante è l’indirizzo di quest’ultimo corso, incentrato sulle dipendenze da vizi come i giochi d’azzardo”. Perché uno studente dovrebbe scegliere proprio Nova Gorica? “Fra i principali obiettivi che questa giunta si è prefissa c’è la creazione di una realtà accogliente per il mondo universitario: va letta in questo senso la nascita di un campus studentesco, di nuove strutture sportive e la promozione di numerosi eventi culturali. Inoltre forniamo agli studenti una guida completa della città, trasporti gratuiti, buoni pasto accettati nella maggior parte dei locali cittadini e la consulenza di un ufficio che fra i suoi compiti ha quello di indicare la possibilità di lavoro occasionale. Abbiamo molta fiducia in questo progetto, tant’è che crediamo che nel 2010 avremo almeno 4000 studenti”. Nova Gorica diverrà sede erasmus? “Si, lo è già. Il confine non esiste già da tempo nelle nostre teste, al punto che sono numerosi i docenti stranieri che insegnano nelle nostre aule, dalle elementari all’università, e da ben prima che la Slovenia entrasse nell’Unione Europa. Mi auguro che in futuro si venga a creare una situazione di tolleranza tale che gli studenti possano scegliere la lingua con la quale sostenere gli esami, tra inglese, sloveno e italiano”. Si dice che buona parte dei finanziamenti per l’Università di Nova Gorica provenga dai Casinò. Qual è la sua posizione a riguardo? “Esiste un centro di raccolta fondi per l’Università. Buona parte dei finanziamenti proviene dal comune e da ditte private, fra cui anche la Hit. Il peso della Hit è notevole: finanzia infatti al 50% il corso di Diritto Europeo e probabilmente sarà ancora più cospicuo il suo contributo al corso di scienze Sociali. Credo sia positivo che parte dei guadagni dei casinò vengano riutilizzati per il bene della comunità”. È prossima la creazione di un nuovo centro di divertimenti; non crede che questi finanziamenti dei casinò possano essere interpretati come un tentativo di guadagnarsi il supporto di coloro che si op- pongono alla nascita di questo nuovo centro? “Non c’è dietro nessun disegno del genere. Del resto solo il 10% di quest’area sarà destinato ai casinò. Non amo questo genere di divertimento, ma è la natura umana che ci spinge a cercarlo. Con questo progetto speriamo che il bacino di utenza sia di almeno 600 km, e puntiamo ad attirare turisti dall’America, dalla Russia e dalla Cina. Non si tratta dunque di un progetto locale: due snodi cruciali saranno il porto di Monfalcone e l’aeroporto di Ronchi. E’evidente che si richiederà la collaborazione italiana, portando anche alla creazione di nuovi posti di lavoro”. Come crede che la proclamazione di Nova Gorica città universitaria possa influenzare i rapporti tra le due Gorizie? “Sono contento dei rapporti molteplici che in questo modo vengono ad instaurarsi tra le due realtà. inoltre esiste già un rapporto di collaborazione con le università di Trieste ed Udine. Senza considerare che la nostra Università ha già aperto una sede a Venezia e un’altra a Gorizia”. Secondo lei c’è rischio che nasca una rivalità tra i due poli?In particolar modo non crede che per loro natura il corso di laurea di Diritto Europeo e quello di Scienze Internazionali Diplomatiche finiranno per confliggere? “Per quanto riguarda il SID credo che il suo indirizzo sia più generico di quello di Diritto Europeo, perciò non ci sarà concorrenza. Sicuramente uno dei nostri obiettivi è quello di diventare un polo di attrazione per gli studenti balcanici e dell’est europeo, anche per aiutare il processo di integrazione nell’UE di questi paesi. Del resto noi ospitiamo da tre anni un forum economico rivolto prevalentemente a queste realtà. Personalmente credo ci sia spazio per entrambi i poli universitari, e il mio desiderio è che si vengano a creare dei programmi comuni. Sono già avviate diverse iniziative di collaborazione, come quella del 23 Giugno, quando verrà una troupe di ballerini cubani in piazza Transalpina per una serata all’insegna dell’unione transfrontaliera”. Arianna Olivero Andrea Luchetta e con la collaborazione di Bojan Starec 2006 Maggio Sconfinare Università 5 Elezioni universitarie Il successo di”Studenti in movimento” Anche quest’anno, come consuetudine con cadenza biennale si sono tenute nella nostra università le elezioni per il rinnovo delle cariche dei rappresentanti degli studenti nei consigli di facoltà, nel consiglio di amministrazione dell’università, dell’Erdisu, nel senato accademico e nel Cus. La competizione elettorale ha visto partecipare molte liste, nate in differenti ambienti universitari e caratterizzate da diversi richiami di orientamento politico. Ma alcune di esse non hanno voluto essere ingabbiate in specifici schemi politico-elettorali ed hanno cercato di proporsi come rappresentanti di una comune istanza studentesca. Questo è il caso della lista STUDENTI IN MOVIMENTO, la quale sì è presentata alle elezioni per il consiglio di facoltà di Scienze Politiche, ottenendo un ottimo risultato di consenso. La lista Studenti in movimento, nasce all’interno del corso di laurea in Scienze Internazionali e Diplomatiche per dar voce agli studenti, disorientati dalla riforma universitaria e di conseguenza dall’assegnazione dei crediti e dei microcrediti e dai vari corsi. Studenti in movimento si è proposta come difensore dei diritti di tutti gli universitari, garantendo una rappresentanza adeguata, all’interno delle sue liste, di ragazzi provenienti dai vari anni del corso ( infatti tra i 10 candidati della lista 4 provenivano dal 1° anno, altri 4 dal secondo e 2 dal terzo) Questa eterogeneità delle candidature ha permesso un’ottima visibilità elettorale ed un’ ottima mobilitazione al momento del voto, che ha visto la netta affermazione di Studenti in movimento all’interno del consiglio di facoltà. Ben 3 ragazzi sono stati eletti al ruolo di rappresentanti: Hussam Hussein, risultato il più votato in tutta la facoltà; Beatrice Moda e Valentina Collazzo. Il successo della lista è dovuto all’alta affluenza alle urne nel seggio di Gorizia, ben 194 votanti contro i 180 del seggio di Trieste. Affluenza record se si pensa che a Gorizia (in quanto sede distaccata) si è votato solo un giorno, mentre a Trieste le votazioni si sono svolte in 2 giornate. Il bacino elettorale della lista è stato molto vasto, infatti l’elettorato si è distribuito nei vari anni del corso e addirittura Studenti in Movimento ha ottenuto consensi anche a Trieste. Questo dimostra la validità della proposta politica, che è riuscita a parlare anche oltre i confini del suo “ambiente universitario” di nascita. La passione dei candidati, la loro perseveranza e la loro conoscenza dei problemi degli studenti ha permesso questo eccezionale risultato, che ha del miracoloso se si pensa che la lista è nata appena 2 mesi prima delle elezioni. Ora i 3 nuovi eletti (Hussam Hussein, Beatrice Moda e Valentina Collazzo) sono tenuti a ricoprire un ruolo impegnativo, ma che di certo li vedrà all’altezza, presentandosi come rappresentanti di tutti gli studenti e come sinceri interlocutori degli organi universitari. Federico Resler Obiettivo vacanze: aiutare gli altri! I campi di lavoro sono una buona occasione per viaggiare nella solidarietà Il campo di lavoro è sicuramente una delle esperienze più interessanti e intense che uno studente possa fare, soprattutto se interessato, dopo l’università, ad intraprendere una carriera nel volontariato umanitario. Il campo di lavoro è inoltre la situazione ideale per chi vuole iniziare ad approcciarsi al mondo della cooperazione nei paesi in via di sviluppo, per chi non ha esperienza e vuole un impegno a breve termine. Soprattutto in vista delle vacanze estive, questi campi vengono spesso indicati come delle ottime esperienze propedeutiche, utili e arricchenti dal punto di vista umano. Sotto il profilo psicologico i campi di lavoro non sono particolarmente impegnativi, anche perché molto spesso si è inseriti in un gruppo di coetanei; lo scopo primario per cui si partecipa rimane comunque sempre lo stesso: aiutare chi ha bisogno. Nei campi di lavoro spesso non è richiesta esperienza, la struttura è organizzata per accogliere un certo numero di volontari, i tipi di lavoro richiesti sono semplici e mai in situazioni estreme (spesso è messo in preventivo che ci siano delle persone meno motivate e capaci di altre…). I campi di lavoro sono una prova di volontariato all’estero: una volta che nel vostro curriculum avrete un po’ di anni di volontariato in questi campi , con anche referenze attestabili, questo potrà essere considerato un requisito sufficiente ad essere ammessi come volontari di maggior responsabilità o per il volontariato retribuito a lungo termine. Come già è stato ricordato la professionalità richiesta è molto bassa o nulla e questo rende i campi di lavoro più accessibili a noi poveri inesperti del settore…solitamente è solo richiesta la conoscenza della lingua utilizzata nel campo di lavoro (quasi sempre l’inglese). Chi poi ha più esperienza può sempre ambire ad una posizione di coordinamento, per essere più gratificato e valorizzato. E’ bene ricordare infine che le posizioni di volontariato generico, soprattutto nei campi di lavoro, generalmente non sono retribuite;al massimo si riceve un rimborso spese. Pubblicazioni Esistono diverse pubblicazioni utili per chi vuole approfondire il mondo della Cooperazione. Esiste innanzitutto un’ottima e completa guida per chi vuole iniziare una carriera in cooperazione: “Guida alla cooperazione e al volontariato internazionale”. Viene aggiornata ogni due anni ed elenca tutte le ONG riconosciute dal Ministero Aff. Esteri (le ONG possono anche non essere riconosciute), tutti i loro progetti in corso, con gli Enti finanziatori e i settori di intervento suddivisi per Paesi. La guida riporta anche molte informazioni utili, tra cui le organizzazioni che allestiscono dei campi di lavoro, gli uffici dei comuni e tutti i corsi di formazione, Master e Scuole di specializzazione organizzate da Università, enti pubblici o dalle stesse ONG. La guida viene pubblicata da un ufficio pubblico, il SOCI di Milano (Servizio Orientamento Cooperazione Internazionale, che dipende dal Settore Relazioni Esterne e Comunicazione del Comune). Per chi semplicemente inizia e vuole affrontare volontariato a breve termine questa guida è fin troppo dettagliata; è possibile richiederla (verrà spedita per posta) telefonando al Servizio SOCI- P.zza Duomo 21- 20121 Milano, tel. 02 8846 3636, fax. 02 8846 3635, e-mail: uffi[email protected] – www. comune.milano.it/ relazioninternazionali/ cliccare su Cooperazione internazionale. Molto interessante è anche il libro del CISPI (una delle tre federazioni nazionali di ONG): “Come diventare operatore della Solidarietà Internazionale”. Questo libro offre le basi per conoscere il mondo delle ONG, i presupposti, le strategie di Cooperazione, il tipo di sviluppo sostenibile, le relazioni economiche tra Nord e Sud. La guida si può ordinare dal sito del CISPI: www.cispi.it Molte ONG hanno dei bollettini a varia periodicità che si possono ottenere associandosi o facendo una donazione all’ONG che li pubblica. Possiamo citare ad esempio “Volontari per lo Sviluppo”, periodico mensile edito da un consorzio di 13 importanti ONG italiane tra cui la FOCSIV. Vedere il sito: www.volontariperlosviluppo.it In rete www.fivol.it: il sito della Fivol, Federazione Italiana Volontariato. Il sito distingue la sezione “Per fare volontariato in Italia” e la sezione “Per fare volontariato in un Paese in via di Sviluppo” e contiene inoltre una lista di oltre 20000 organizzazioni di volontariato censite. www.unimondo.org: il sito dell’associazione Unimondo di Trento, parte del network mondiale OneWorld, con offerte di volontariato internazionale. www.volint.it: gestito dal VIS, Volontariato Italiano per lo Sviluppo, contiene una sezione dedicata alle offerte di lavoro dalle ONG di Cooperazione allo Sviluppo. www.cocis.it: il sito del COCIS, Coordinamento delle Organizzazioni non Governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo. www.cispi.it: il sito del CISPI, Coordinamento di Iniziative Popolari di Solidarietà Internazionale. www.oneworld.net: il sito di OneWorld che riporta occasioni di volontariato in tutto il mondo, oltre ad offerte di lavoro e numerosi link. www.esteri.it: cliccando: Politica estera, Grandi temi, Cooperazione allo sviluppo, si accede alle pagine dedicate alla Cooperazione. Si segnala la pagina “Opportunità nelle Organizzazioni Internazionali” e in particolare la sezione “Posti vacanti e opportunità per i giovani”. www.idealist.org: il sito con il più grande data base di associazioni al mondo, ripartite per campo di intervento e stato. www.worldvolunteerweb.org:portale dell’ONU gestito dall’UNV, l’agenzia delle Nazioni Unite per il volontariato. www.vfp.org:lista di campi di lavoro in 80 paesi del mondo. w w w. a l l i a n c e - n e t w o r k . o r g : s i t o dell’Alliance of European Voluntary Service Organisations; contiene una lista di ONG europee che offrono campi di lavoro. www.missionfinder.org: occasioni di volontariato a lungo e breve termine nelle missioni di tutto il mondo. www.reliefweb.int: sito dello United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA); contiene una lista aggiornata di posizioni professionali vacanti. Chiunque avesse bisogno di qualche altra informazione, anche relativa ad un’organizzazione specifica, può contattarmi all’indirizzo e-mail: mister_ [email protected] Antonino Ferrara 6 Sconfinare Università “Crediti F” ed oltre. Maggio 2006 Resoconto sintetico di un’assemblea in due puntate Alle superiori l’Assemblea d’Istituto era il paradiso dei disertori e il palcoscenico dell’élite che lottava contro l’indifferenza studentesca. All’università invece tutta un’altra vita: un confronto tra docenti e studenti in due round ( il 9 marzo e il 4 aprile) che ha visto una buona partecipazione di entrambi. Non immaginatevi l’aula magna straripante, i cori e le trombe da stadio, però... Nella prima puntata erano stati discussi il riordino dei curricula della specialistica, la ridefinizione del numero dei crediti f per la triennale, le sovrapposizioni di orario, e l’istituzione di una commissione paritaria di 5 studenti e 5 docenti, tutte questioni riprese ed approfondite al secondo incontro. Sul palco, all’angolo sinistro, siede una nutrita rappresentanza degli studenti con i neoeletti Hussein, Collazzo, Moda più il redivivo Luccisano (ma Masucci e Poli, gli altri rappresentanti? Ah in Erasmus giusto!); all’angolo destro invece troviamo i professori Gabassi, Meyr, Belhoradsky, le professoresse Swain e Cusina, e infine Dario Bazzarini. Pronti via e il professor Gabassi lancia il tema dei temi, il riordino dei curricula della specialistica. Dopo la precedente assemblea era serpeggiata tra gli studenti questa domanda “…è vero che vogliono fare una sola specialistica concentrata sul negoziato?!” e la risposta più gettonata era “..Ehh?!?”. Ora finalmente è arrivata un po’ di chiarezza. La facoltà ha predisposto una commissione per il riordino delle specialistiche, la “Commissione Riordino” (bando alla fantasia), che avrebbe previsto la confluenza dei tre inidrizzi attuali in uno solo. Il tutto però rientrerebbe in un progetto di trasformazione del percorso tre più due in un quinquennio blindato composto dall’attuale triennale, da un anno comune di specializzazione sul negoziato e infine, all’ultimo anno, da una differenziazione sul modello dei tre percorsi odierni. Si partirebbe dal 2007/2008. Ma perché proprio il negoziato? In realtà non è stato confessato apertamente, ma possiamo intuire che la volontà sia quella di caratterizzare il più possibile il corso per permettergli di distinguersi e sopravvivere agli attacchi di facoltà più dinamiche, donde la scelta di un settore di nicchia per il biennio. Il colpo è potente e ben assestato, ma la platea schiva e contrattacca con il suo fuoco di domande, attraverso le quali viene introdotto l’annoso problema delle sovrapposizioni d’orario. Gabassi allora gioca d’astuzia e dichiara le sue difficoltà nel risolvere la questione. D’altronde egli non può obbligare i professori a fare lezione a determinate ore se non vogliono. Segue una fase di stanca, la platea langue nel suo mare di poltrone rosse, mentre gli attori parlano senza entusiasmi della commissione mista (5 studenti + 5 docenti + Bazzarini) che avrà il compito di discutere l’applicazione della riforma. Si passa poi ai “crediti f” (crediti che non fanno media sul punteggio finale, acquisibili anche con attività extra - curriculari) e al loro probabile aumento da 9 a 12, ma, nonostante Luccisano chieda insistentemente che gli spieghino come completare i 5 Cfu della specialistica, il ritmo non sale, finché una ragazza non si lamenta della qualità dell’insegnamento. Improvvisamente gl’interventi s’imbottigliano in una coda senza fine che ci accompagnerà fino alle 16.45. La professoressa Cusina spiega come i test di valutazione costituiscano un sicuro strumento per migliorare la qualità della docenza. Tuttavia molti studenti si chiedono che cosa sia un test di valutazione dell’insegnamento, dal momento che non ne hanno mai visto uno!! Arriveranno rassicura la professoressa, ma ormai il pubblico scotta ed è un attimo passare dalle lamentele per il livello delle lezioni, alle cannonate sui metodi poco chiari di attribuzione delle borse Erasmus. La situazione si complica, ci vorrebbe un time-out, ma ormai il tempo è agli sgoccioli e così il professor Meyr dichiara di concordare sulla necessità di una maggiore trasparenza che verrà ricercata attraverso la pubblicazione di un elenco dei partenti con le ragioni e le modalità di attribuzione della borsa. Quando poi tutto sembra finito qualcuno mette in discussione la “Dottrina delle conferenze”. Gabassi allora rasserena gli animi rivelando le ottime impressioni lasciate dagli studenti ai conferenzieri finora succedutesi. In chiusura ad una mano atrofizzatasi sotto il suo stesso peso viene data finalmente la parola: “perché tutte le conferenze finora svolte hanno trattato di tematiche balcaniche? Non sarebbe meglio discutere anche di altre aree geografiche?”. Risposta: “non c’è nessuna pregiudiziale preferenza per l’est, però Gorizia si trova dove si trova e si dovrà pure valorizzare la propria posizione no?!”. Non fa una piega e così dopo quasi tre ore filiamo tutti a casa!! Emmanuel Dalle Mulle Appuntamenti in facoltà (sede universitaria di via Alviano) 26 maggio Aula Magna Mainardo Bernardelli vice capo missione ambasciata d’Italia a Baghdad “Diplomazia, guerra e spionaggio” ERASMUS ERASMUS Questa mezza pagina si propone di raccogliere tutti i racconti dei vari viaggi Erasmus dei nostri “amici” sparsi per l’Europa, tentando di mostrare un nuovo lato dello scambio, non sempre messo in luce. Per questo primo numero comincerò io, raccontandovi cosa può accadere durante un Erasmus assolutamente non organizzato. Parto all’avventura per il mio Erasmus quando in Italia è ancora estate e si può ancora andare tranquillamente in spiaggia. Arrivo a Liegi (Belgio) e il mare me lo sono già scordato. Ad attendermi, infatti, ci sono circa dieci gradi di differenza, piove e c’è un vento quasi polare, ma soprattutto c’è lo scontro totale con una lingua per me quasi assolutamente nuova: il Francese. Si dice che i primi giorni siano i più difficili; per me la regola non ha assolutamente fatto eccezione!! La prima settimana l’ho passata a cercare casa, anzi come direbbero i Liegini, un KOT (case pensate appositamente per studenti e articolate su più piani). Non ho avuto subito fortuna ma con un po’ di sforzi e molte telefonate sono riuscito a “sistemarmi” e ho pensato (forse un po’ ottimisticamente) che il peggio fosse passato. Ovviamente mi sbagliavo e mi sono trovato di fronte ad un ostacolo assolutamente insormontabile in quel momento: l’iscrizione all’università. Iscriversi all’università non è mai molto semplice ma oltre ai soliti problemi con la lingua sono subentrati anche degli altri inattesi problemi con la burocrazia: non solo avevo dimenticato di compilare parte della modulistica, ma non risultavo affatto Erasmus Liegeois iscritto… Sono stati giorni terribili: non capivo assolutamente nulla, non conoscevo quasi nessuno, mi mancava l’Italia, litigavo per ore al telefono con le varie segreterie e forse non sarei neanche riuscito ad iscrivermi all’Università… Ero distrutto!! Poi le cose si sono sistemate, il kot si è popolata di un sacco di persone diverse e molto interessanti (spagnoli, tedeschi e ovviamente tanti italiani), ho iniziato a capire la lingua e per fortuna sono riuscito ad iscrivermi a tutti i corsi. Dopo tutte queste peripezie, quando mi sono veramente sistemato (senza le virgolette questa volta) i mesi sono volati via. Ho avuto il tempo di pensare, di viaggiare di conoscere, di confrontarmi, di studiare e anche (perché no?) di fare un po’ di festa. Con gli amici (sia quelli che ho conosciuto là, sia quelli che sono venuti a trovarmi) ho visitato mezzo Belgio, ho provato un’infinità di birre (se per caso capitate dalle parti del Belgio non potete perdervele!!), e quanto ormai la mia avventura stava per terminare, ho anche incontrato Romano Prodi a Bruxelles. Ci sarebbero ancora un’infinità di aneddoti e di situazioni (diciamo particolari), da raccontare, ma preferisco lasciarvi scoprire da soli le mille sorprese che un Erasmus può riservare. Quindi voglio augurare a tutti i novelli vincitori delle borse un grande “in bocca al lupo”, per uno scambio il più divertente possibile (magari meno “complicato” del mio). Marco Brandolin Aiutateci a ...Sconfinare... Ti è piaciuto questo numero? Se vuoi contribuire anche tu, con la tua azienda o con l’ente di cui fai parte non aspettare. Valuteremo ogni proposta pubblica o privata. Manda un email a: sconfinare@gmail. com. Oppure chiama il num.: 3294742459 2006 Maggio Sconfinare Cultura Glocale Memoria e riconciliazione IL CONFINE Italiani e sloveni a confronto sul confine Ad oltre sessant’anni dalla Seconda guerra mondiale, l’opinione pubblica locale si trova ancora spesso a dibattere degli avvenimenti che coinvolsero le popolazioni sul “Confine orientale”. Ma quella del Goriziano non è stata solo una storia di contrapposizioni. Anzi, fin dagli anni sessanta, quando questa zona rappresentava il contatto fra due mondi divisi dalla “cortina di ferro”, la frontiera a Gorizia era chiamata “il confine più aperto d’Europa”. Merito della lungimiranza degli attori politici locali di quarant’anni fa che, coraggiosamente, osarono sfidare le diffidenze reciproche (ma soprattutto di Roma e Belgrado), per lavorare ad un percorso di convivenza. Il lavoro dei sindaci di allora, Martina e Strukelj, incita ancor oggi a proseguire il lavoro di quei protagonisti del “dialogo”. Oltre al ruolo delle istituzioni locali, non va dimenticato che il terreno delle coscienze andava e va coltivato soprattutto con le iniziative della società civile, che a partire da un patrimonio socio-culturale comune (l’attuale confine non era mai esistito nella storia prima del 1947), si occupano di far incontrare italiani e sloveni per ritrovare, attraverso una condivisa memoria storica, una vera pace e riconciliazione. In prima linea si trova l’associazione “Concordia et Pax”, attiva da oltre un ventennio ed impegnata ad animare convegni e iniziative di alto valore simbolico, fra le quali si segnala l’incontro annuale dei “Sentieri di memoria e riconciliazione”. Diventati ormai una tradizione dal vasto impatto, questi momenti di “memoria condivisa” sono organizzati da studiosi e volontari sia italiani che sloveni per riscoprire e riflettere assieme sugli nel corso dell’estate 1942 i campi di avvenimenti che portarono distruzione ed concentramento disseminati in Italia e odio nella regione. L’ultimo appuntamento nelle isole dalmate. Dei 20.000 internati del genere si è tenuto il 15 ottobre dell’anno morirono nei campi oltre 2400 persone, di scorso a Borovnica, a pochi chilometri da cui 1400 solo nell’isola di Arbe. Quando le Lubiana, un tempo sede di un importante sorti della guerra si ribaltarono, il governo snodo ferroviario dell’Impero asburgico. Lì iugoslavo stabilì il campo di concentramento per i militari italiani si svolse una vicenda proprio a Borovnica. emblematica per tutti, TAPPE FONDAMENTALI Dal maggio 1945 quella del campo •1001 Nascita della città di Gorizia; alla primavera 1946 d’internamento •1202 creazione del castello di Gorizia vessazioni e violenze diretto dall’esercito residenza dei conti di Gorizia; italiano per le •1508 passaggio della città ai veneziani; si abbatterono sui prigionieri, costretti popolazioni slovene •1509 ritorno della città alla casa a permanere in occupate (1941-43) Asburgica; e quella del campo •1930 ricostruzione del castello danneg- condizioni igieniche precarie, con scarso di prigionia diretto giato dalla prima G.M.; vitto, all’interno di dalle formazioni •1943 il castello venne occupato dalle truppe naziste e il giardino a nord-est baracche fatiscenti, titine per i militari venne utilizzato per le fucilazioni; in una zona dove italiani (1945-46). •Febbraio 1947- Trattato di Parigi -la gli inverni sono Nell’agosto 1942 città venne divisa tra due stati: Italia e particolarmente rigidi. l’alto commissario Jugoslavia; della cosiddetta •8 luglio 1991 indipendenza della Slovenia Borovnica fu quindi un luogo significativo di “provincia autonoma • 1 Maggio 2004 entrata della Slovenia di Lubiana” (ovvero nell’ UE e crollo simbolico delle frontiere dolore e sofferenza per le popolazioni locali le zone della Slovenia tra Italia e Slovenia. A.O.,G.T. deportate e per i militari annesse al regno prigionieri. La visita e d’Italia nel 1941) l’approfondimento dei emanò una circolare che suddivideva la popolazione slovena in fatti rappresentano, per quanti desiderano tre categorie: la stragrande maggioranza dei un mondo nuovo fondato sulla civiltà del residenti da assimilare; coloro che avevano rispetto e della reciproca comprensione, provocazione. Spetta alle preso parte ad azioni contro le autorità militari un’utile italiani da eliminare; i fiancheggiatori del generazioni del Duemila fare tesoro delle movimento partigiano e i semplici sospetti esperienze passate per costruire un futuro da deportare. I flussi di sloveni raggiunsero di apertura e di collaborazione, e rispondere alle sfide poste dalla nuova Europa. Federico Vidic APPROFONDIRE Foibe: tra verità e polemica Brulc consegna a Brancati l’elenco dei deportati CONTINUA DALLA PRIMA le vittime in un luogo fisico... oltre che nella memoria. Sostanzialmente il documento non porta grandi novità: secondo i parenti e diversi ...storici sloveni e italiani, molti nominativi erano già noti perché comparsi in precedenti studi, altri sono imprecisi o addirittura erronei. La stessa Nemec sostiene che l’elenco da lei elaborato sia un “dossier ancora parziale”: altri nomi dovranno essere aggiunti in futuro e molti archivi devono essere ancora aperti; i dati più importanti potrebbero trovarsi a Belgrado. Altre critiche contestano il modo in cui l’elenco è stato trasmesso e diffuso dalle autorità, alimentando un’accesa polemica. Polemica prevedibile considerato il periodo politicamente delicato in cui la lista è stata pubblicata: il 9 e 10 aprile gli elettori italiani sarebbero stati chiamati ad esprimersi nelle elezioni politiche, mentre a fine anno in Slovenia si svolgeranno le elezioni amministrative. Il Sindaco di Nova Gorica ha espresso infatti il timore che queste vicende possano alienargli il supporto dell’elettorato che rimane legato al mito partigiano, e ha voluto sottolineare come l’iniziativa di consegnare l’elenco sia partita dal Ministro degli Esteri sloveno Dimitrij Rupel. Brulc ha inoltre aggiunto che il periodo scelto per pubblicare l’elenco indica la volontà di strumentalizzazione “da parte italiana per fini politici di carattere preelettorale”. Vittorio Brancati ha replicato di aver chiesto espressamente al neo-Prefetto di Gorizia Roberto De Lorenzo (nelle cui mani era passato l’elenco dopo la consegna al Sindaco) di essere consultato prima della pubblicazione senza che ciò sia avvenuto. Brancati si è dunque rivolto a Brulc pregandolo di non fermare il dialogo iniziato, pur dichiarandosi consapevole della difficile situazione in cui è stato messo il suo omologo sloveno. Inoltre, il fatto che l’elenco sia in mano al Prefetto, che è il rappresentante del governo a livello locale, ha i suoi aspetti positivi: passando dai due Sindaci ai due Governi, il documento potrebbe acquisire più chiaramente il significato di passo in avanti verso la creazione di una memoria riconosciuta e condivisa a livello ufficiale. Ed è proprio su questo punto che si innestano altre critiche. Secondo lo storico sloveno Branko Marusic, consulente scientifico dell’ Accademia delle arti e delle scienze di Lubiana, il documento avrebbe dovuto essere consegnato dal Ministro Rupel al suo omologo italiano, utilizzando i normali canali diplomatici. L’effettivo modo di diffusione dell’elenco ha invece sminuito il possibile valore simbolico del gesto. Anche lo storico italiano Roberto Spazzali, autore di studi sulle foibe, si è chiesto che senso abbia “tenere questo dossier come una cosa in famiglia”, e sostiene che il modo migliore per far luce su quanto accadde sia “un controllo incrociato con gli elenchi preesistenti” effettuato da storici di professione. Purtroppo, il modo in cui è stata gestita la vicenda (a partire dall’accuratezza della ricerca storica alle modalità in cui è stata consegnata e diffusa) secondo alcuni alimenta l’impressione che il gesto sloveno sia solo una sorta di “contentino” per gli italiani. Ma al di là delle polemiche, inevitabili per un argomento così delicato, è sicuramente un passo importante per riparare lo strappo nella memoria italiana e slovena, il possibile inizio di un reale percorso di dialogo, riconoscimento e riconciliazione verso una memoria FOIBA - (dal friulano foibe – che è il latino fovea: fossa). Cavità naturali del Carso, voragini roccioso a forma di imbuto rovesciato create dall’erosione di corsi d’acqua. Tristemente famose dopo la Seconda Guerra Mondiale per “infoibare” (neologismo: spingere nella foiba) migliaia di italiani, dalmati, istriani e sloveni, antifascisti e fascisti, colpevoli di opporsi all’espansione comunista di Tito nel Friuli Orientale e nella Venezia Giulia. 7 Due facce della stessa realtà Nova Gorica è ormai da due anni città europea di confine tanto quanto Strasburgo, Hulst, Mulhause, Maastricht: eppure, attorno alle dogane del valico della Casa Rossa, aleggia una strana aria di tensione, di tetro silenzio. Questa almeno è la sensazione di chi vive Gorizia come città di studio, di chi arriva da altre regioni italiane in cui il clima europeo è vissuto serenamente, in cui l’occasione per conoscere e viaggiare in un altro Stato genera entusiasmo e curiosità. Il confine tra Italia e Slovenia, che ha rappresentato fino all’89 il muro divisorio tra est e ovest, anche se fisicamente abbattuto, sembra rimasto intatto nella mente dei friulani. Questa barriera mentale dei Goriziani si trasmette pericolosamente negli universitari venuti da fuori regione, facendo sì che l’idea dell’Europa unita crolli di fronte ad una vecchia dogana e due poliziotti che ti chiedono il documento. Noi giovani dovremmo chiederci perché il fronte trasmetta ancora questa paura, dovremmo chiederci perché conosciamo la Slovenia solo per quel centinaio di metri che ci portano al primo distributore di benzina (che ovviamente distribuisce anche sigarette a prezzi stracciati). Nova Gorica è una città di costruzione recente (l’anno prossimo festeggerà il suo sessantesimo anno di vita), famosa per i suoi casinò e per la sua prossimità a luoghi di interesse storico. Quanti di noi possono raccontare di essere andati a Caporetto, per vedere di persona i posti dove i nostri connazionali si sono battuti per la causa italiana? Non siamo ipocriti nella risposta! Stiamo sprecando un’occasione importante entrare in contatto con un Paese tanto vicino quanto distante dalla nostra quotidianità, soprattutto per quelli di noi che sperano di intraprendere la carriera diplomatica e si troveranno ad avere costanti rapporti con l’estero. Iniziamo a studiare e valorizzare le realtà che ci circondano, perché cittadini del mondo si diventa a piccoli passi. Arianna Olivero,Giorgia Turin condivisa e ufficiale. Questo elenco non è ancora in grado di rendere giustizia e di lenire lo straziante dolore delle famiglie che videro scomparire i loro cari nella notte, ma è un gesto significativo e necessario anche alla luce dell’entrata della Slovenia nell’Unione Europea. “E’ un momento importante” ha spiegato il Sindaco di Gorizia, “la dimostrazione che in questa piccola città si stanno abbattendo grandi muri. Nessuna frontiera europea può cadere se non si abbattono anche le frontiere della memoria.” Athena Tommasini, Antonino Ferrara BREVE CRONOLOGIA •Autunno 1943: il fenomeno dell’infoibamento iniziò subito dopo l’armistizio dell’8 settembre; i territori dell’Istria, abbandonati dai soldati italiani e non ancora sotto il controllo dell’esercito tedesco, furono rastrellati dai partigiani slavi e un migliaio di italiani vennero arrestati e uccisi in quanto “nemici del popolo”. •Aprile-metà giugno 1945: le foibe ebbero la loro massima intensità nei quaranta giorni di occupazione iugoslava di Trieste, Gorizia e dell’Istria, fino a quando le truppe alleate anglo-americane non entrarono nel capoluogo friulano. In quella primavera ci fu una vera e propria caccia all’italiano: esecuzioni sommarie, deportazioni, infoibamenti che ebbero per vittime militari i civili non solo italiani, ma anche sloveni e dalmati. Il massacro finì a giugno quando venne tracciata la linea Morgan che prevedeva due zone di occupazione – la Zona A e la Zona B – linea che ancora definisce il confine orientale dell’Italia. La persecuzione durò tuttavia almeno fino al 1947, soprattutto nella zona dell’Istria più vicina al confine, sottoposta all’amministrazione jugoslava. Dal 2004 la giornata del 10 febbraio è dedicata alla commemorazione dei morti e dei profughi italiani. 8 Sconfinare Musica My my, hey hey… Il Rock è un bene d’epoca oramai, talmente demodé da non potersi quasi più dire di consumo. Il Rock non rappresenta più ribellione, perché questa presuppone alternative oggi latitanti. Il Rock non è più un veicolo per le idee e le opinioni, visto che al momento ognuno si tiene ben strette quelle che, rare, ha nelle proprie mani ancora intatte, per timore di vedersele sottrarre. Del resto, il ciclo di vita di queste si è ridotto ad un punto tale che divengono inevitabilmente moda, mania, scusa buona per gadgets e sorprese nelle merendine. Se il Rock quindi esiste, oggi, come qualcosa di importante è solo grazie a quello che ha fatto per ciascuno di noi, a quanto si è legato a precisi momenti della nostra vita, a quanto possa averla salvata (e/o dannata). Solo in questo modo se ne potrebbe parlare compiutamente. Con la ‘recensione di un disco’, pertanto, l’intento che questo spazio si propone non è quello di innalzare altari a presunti mostri sacri del passato, con la pretesa di stilare classifiche. Semplicemente, vorrei parlare dei dischi che all’ascolto hanno saputo trasmettermi le emozioni più profonde, sperando di riuscire a comunicare i sentimenti che emergono tra accordi, note, sovraincisioni. Confidando che possano in una certa misura essere compresi e durare, condivisi. Non vogliatene all’autore per le sue preferenze, o per la parzialità della sua conoscenza. La vita è troppo breve (e i soldi troppo pochi) per ottenere una preparazione sufficiente in questo ambito. Tra parentesi, se le parole sono leccate, ricercate, altisonanti, eccetera eccetera, non è senza motivo. Solo, non saprei parlare di passione in termini differenti. Rodolfo Toè [email protected] LA RECENSIONE Wish you were here PINK FLOYD si riescono ancora a leggere. Il ricordo di chi non Opera concettuale, basata sull’assenza, si può raggiungere. La distanza, che non è solo Wish You Were Here è dedicato al primo leader e fondatore del gruppo, Syd Barret, allontanato temporale e materiale, ma anche emozionale, la (o meglio abbandonato) per problemi psichici consapevolezza che non torneremo mai come legati all’abuso di lsd. Una scorsa al libretto eravamo. Il dolore di avere rinunciato a tutto interno chiarisce il senso delle canzoni, per per inseguire fantasmi, sogni irrealizzabili e l’immediatezza delle immagini: un uomo che fantasie, bisogni indotti. ‘We are just two souls brucia, un velo sospinto dal vento, un nuotatore swimming in a fish bowl/running over the same nel deserto, un tuffatore che penetra le acque old ground/what have we found?/The same old senz’alcuna increspatura. Il vuoto, l’immobilità fears/wish you were here’. Gli ultimi accordi divengono visivi. Questo scemano e su di essi si posa il rumore del vento. Tutto disco chiede tempo. I passa, svanisce, si consuma. brani hanno una struttura Dal nulla riemerge la complessa, non si seconda parte di Shine esauriscono in pochi On You Crazy Diamond, attimi. L’inizio, Shine On You Crazy Diamond, è un lunga coda all’intera lento adagio di tastiere. opera. E improvvisamente, negli ultimi minuti di Musica che muta in questo disco s’intravede paesaggi: prati in nitide uno spiraglio di sole. La giornate d’autunno, tastiera torna ad occupare spiagge deserte. I Pink l’intera scena, conferendo Floyd non sono mai stati circolarità alla musica. musicisti. Piuttosto, dei La copertina del cd uscito nel 1975 pittori. Il brano si carica Il motivo conclusivo, da dei toni dell’elegia, canta giovinezza e vitalità lugubre, si carica di una singolare solennità, di perdute. Il suo finale è in dissolvenza, sfuma e nuovo s’aprono spazi di luce ed aria, trapela un accenno di ottimismo. Non rimango con l’amaro si trasforma nella cupa atmosfera claustrofobica in bocca, il finale consola e tranquillizza, di Welcome To The Machine. Sorge un senso placa la tristezza dei minuti precedenti, mi d’amarezza. Disillusione. La tensione di chitarre appaga. Come sempre, quando finisce, non e tastiere, fisse su pochi accordi minori, sembra sento il bisogno di ascoltare altre canzoni. La comunicare il nulla che abbiamo in mano. mia mente è pulita, quasi come se fosse parte Poi s’odono risate. Rumori e suoni di festa, gente che sta bene, ride, si diverte. E’ Have A integrante della canzone stessa il silenzio che la Cigar. Siamo maschere sorridenti. La vacuità segue. E’ come il risveglio dopo un lungo sonno e l’inutilità di ciò che otteniamo ogni giorno, profondo. La capacità visionaria di questa “consumandoci fino alle ossa”, sono messe a musica sorprende. E’ sognante, avvolgente, nudo. Il brano successivo, Wish You Were Here, è a tratti impalpabile come il velo raffigurato forse il più conosciuto del gruppo. La solitudine nel libretto interno, a tratti ossessiva, pesante. La bellezza non è nella singola canzone, è tutta qui, un giro di chitarra acustica senza nient’altro, incredibilmente intimo. Il senso ma nella totalità del disco. Da ascoltare in della mancanza sopprime ogni altra emozione, solitudine, dall’inizio alla fine, possibilmente la annega. Vecchie foto, memorie, il passato che seduti alla finestra, gli occhi fissi al cielo. ritorna. Frasi cancellate con noncuranza ma che Rodolfo Toè Sergei Nakariakov, l’arte in un respiro Il più grande trombettista al mondo: 29 anni ed è già leggenda Esistono ancora i talenti autentici alla Mozart? È davvero possibile trovare grandi musicisti in mezzo ai tanti cantantucoli che i media ci propinano? Beh, ovviamente la risposta è sì: il genio esiste ancora e non ha barba bianca, occhiali spessi come fondi di bottiglia, strane malformazioni o turbe psichiche, come l’immaginario collettivo solitamente vuole. Oggi il genio si veste in jeans e felpa e si nasconde dietro volti comuni, come quello di Sergei Nakariakov. Nato a Gorkij (Russia) nel 1977, Sergei inizia a studiare piano all’età di sei anni, ma è costretto ad abbandonare lo strumento nel 1986 a causa di un problema alla colonna vertebrale, che gli impedisce di stare a lungo seduto. Si avvicina così alla tromba e ne approfondisce lo studio sotto la guida del padre Mikhail. Nel 1987, all’età di dieci anni, inizia a solcare i palcoscenici dei più rinomati concorsi per giovani musicisti, che lo portano a vincere, a soli 15 anni, il “Prix Davidoff”, un premio consegnato annualmente al miglior astro nascente della musica. “Nakariakov combina virtuosismo, tono immacolato e intelligenza musicale. È il trombettista della nuova generazione”. Questo disse di lui Justus Franz, direttore dello “Schleswig - Holstein Musik Festival” e presidente di giuria. Da allora Sergei è apparso in tutti i più importanti festival europei (Royal Hall di Londra, Colmar, Menton, Strasbourg, Tours, Cannes) ed è regolarmente in tournée in Giappone e negli USA. L’anno scorso abbiamo avuto l’onore di sentirlo anche in Italia, a Portogruaro (VE). Un concerto senza pari. “Sergei Nakariakov suona la tromba alla maniera in cui noi respiriamo. Se siamo fortunati” San Francisco Chronicle Il suo repertorio spazia dalla composizione originale per tromba ai concerti per violino e orchestra, abbracciando le musiche di compositori quali Shostakovich, Mendelssohn, Bach, Mozart, Weber, Glasunov, Gershwin, Rimski-Korsakov. Il suo talento, che si basa su un accurato studio della respirazione circolare – sistema di respirazione che permette di non interrompere il flusso d’aria durante l’ispirazione - gli è valso numerosi appellativi, fra cui “Paganini della tromba”.Oltre a numerose incisioni discografiche, Sergei ha anche realizzato un film in Giappone, “Taiga no Itteki” (Una goccia sola in un grande fiume), tratto dal romanzo omonimo dello scrittore nipponico Hiroyuki Itsuki, che ha accresciuto la sua già grande popolarità in questo Paese. Il film narra le vicende di Nikolai, un trombettista russo che cerca il successo nel Paese del sol levante e di Yukiko, una giovane ragazza che lo aiuta nel suo intento. Riconosciuto a livello mondiale come il più virtuoso trombettista dei nostri giorni, Sergei Nakariakov continua la sua attività di concertista collaborando con rinomate orchestre (tra cui la Philarmonia Orchestra diretta da Vladimir Ashkenazy, con la quale ha recentemente inciso il cd “No Limits”), ed esibendosi in duo con Vera, la sorella pianista. Chiunque fosse interessato alla sua musica può trovare maggiori informazioni sul sito ufficiale, www.nakariakov.com. Isabella Ius Maggio 2006 Diario di un primo maggio Romano Il concerto del primo maggio a Roma: un evento che prima di tutto vorrebbe essere politico, cioè della gente. E lo è per davvero. Arrivo in serata (sul palco stanno finendo di suonare i Baustelle) e sembra di assistere ad una dimostrazione di piazza. La risonanza mediatica dell’evento è notevole e la sua gratuità fa il resto: si parla di ottocentomila giovani. Il colpo d’occhio è stupefacente. Ammutolisce. Disorienta chi, come me, ritrae anche idealmente questa folla provando a sperare che sia tenuta insieme da qualcosa di più di una bandiera o di una maglietta con slogan triti, sbiaditi, concepiti alla scrivania di esperti di marketing – non sulla strada. Perché anche questo è chiaro: non si sta condividendo un sogno. La mia generazione mai avrà una sua Woodstock. E’ rimasta senza un progetto. Senza un’Utopia da fare propria. Rimane solo l’opposizione, in qualche caso quasi fine a se stessa, nei suoi eccessi. Alle otto – dopo una pausa di circa un’ora – ricomincia la musica. Appare chiaro che non basteranno i pasticci di un’organizzazione approssimativa nell’amplificazione e nei maxischermi; la piattezza di un presentatore di mediocre talento come può essere Bisio; non basterà l’imbarazzo generale di sentire i segretari dei tre maggiori sindacati italiani a r r a b a t t a r s i “Primo maggio sì, ma sulle note di con noia ‘Viva l’Italia’ Rumori di guerriglia per di De Gregori; le strade non basterà E, sotto i colpi, vuota” tutto questo a G. L. Ferretti narcotizzare la voglia di divertirsi del pubblico. L’apertura, affidata a Skin, lascia fredda la folla che probabilmente avrebbe preferito uno sposalizio più duraturo tra la cantante e gli Skunk Anansie, e questo nonostante le sue indubbie qualità canore. Cominciamo a scaldarci con Caparezza e la sua satira contro l’uomo medio. Qualcuno inizia a saltare (finalmente) e a cantare. Più incisivo ancora è Piero Pelù, che conclude la sua performance con una ‘Il mio nome è mai più’ che in bocca a piazza San Giovanni pare innalzarsi come un inno. E lo spettacolo raggiunge il suo apice: Ligabue porta il suo rock da stadio nell’ambiente a lui più congeniale, si diverte – si vede – come il pubblico; Roy Paci ci rinfresca con il suo ska mediterraneo (abbozzando anche una ‘Bella Ciao’ con la sua tromba) e i Negramaro sembrano essere qui per ricordarci – complici le urla isteriche delle ragazzine presenti – che questo sottoprodotto popolare, un ibrido tra boyband e chitarre elettriche, ha sempre un successo comunque troppo grande entro le mura di casa nostra. Un momento di disorientamento generale accoglie Alex Britti, completamente estraneo al clima dell’avvenimento (come un pesce fuor de “la vasca”...), e che sicuramente avrà provocato qualche risata più dell’intermezzo caricaturale su Carmen Consoli. Si tira un sospiro di sollievo quando finalmente è la volta di Vinicio Capossela. Barbarico, viscerale, sembra uno sciamano che si agiti con le sue maschere. E’ ossessivo per ritmi ed immagine, geniale. Roma lo accoglie come un grande artista e gli tributa applausi che a ciò sanno di rendere merito. Non rimarrò per il resto dello spettacolo. Mi allontano veloce, supero comitive di giovani stanchi e assonnati, attraverso i viali lasciandomi alle spalle bancarelle di magliette, souvenir e panini, lasciandomi alle spalle il primo maggio. In metropolitana sembra già lontano. Rimane impressa negli occhi e nella mente la sensazione di festa. Della gioia collettiva di chi gode come se per una volta potesse farsi ascoltare grazie al volume degli amplificatori. Come se davvero un semplice microfono potesse bastare. Rodolfo Toé 2006 Maggio Sconfinare Scripta manent Scrittura, lettura: binomio di una stessa realtà Un uomo seduto. Solo nella sua stanza. La luce soffusa di una lampada. Carte attorno a lui. Fogli attorno a lui. Perso in un mondo lontano, scrive. Una ragazza seduta al parco. Estranea a ciò che la circonda, legge. Un ragazzo seduto in una biblioteca, piena di altri ragazzi come lui, legge, sottolinea, cerca, sfoglia, scrive. Torna a leggere. In quel momento niente esiste attorno a questi personaggi. Il loro rifugio è un altro mondo. Un mondo dinamico, flessuoso, in continua evoluzione. La nuova realtà è quel libro appena scritto, è quel libro appena letto, quel libro velocemente sfogliato, frettolosamente sottolineato, schematizzato, nella disperata ricerca di un Premi letterari messaggio. Del messaggio. In ogni testo si racchiude un pensiero. Il libro, composto da più pensieri, elaborati, aggrovigliati, infiniti appare come una stesura lineare dell’incredibile capacità intellettiva umana. Il libro è la sfida continua di ogni uomo alla sua sofferta incapacità di far corrispondere la parola al pensiero E così l’uomo si trova alla ricerca scostante, confusa, di quella parola, di quell’insieme di parole che meglio esplicano il suo pensare. Quando le trova, quando un’illuminante intuizione arriva improvvisamente, egli la prende e la trascrive per non dimenticare quell’ordine così perfetto, quella realtà mentale che gli è apparsa tanto vivida in quell’istante. La scrittura rappresenta, quindi, la volontà di comunicare quel successo, al di là dello scopo estrinseco di ciò che è stato scritto. La lettura, quale sua compagna inscindibile, rappresenta l’umile volontà di ricevere il messaggio e si meraviglia, s’inorridisce, lo elogia, lo tiene comunque per sé. Un gioco in completa sintonia, uno scambio continuo dove la ricerca di un quid è ciò che muove assieme lo scrivere e il leggere. Filo conduttore dell’incessante interscambio è il pensiero, che vuole essere sprigionato, essere comunicato, essere scritto, essere letto, essere capito... Il nostro scopo è quello di assecondarlo. Nicoletta Favaretto Giancarlo De Cataldo Romanzo Criminale Premio Scerbanenco 2003 Pianificazione.Amministrazione.Progetto. Strategia. Tutto ciò fa parte della psicologia di qualsiasi organizzazione. Anche di un’organizzazione Criminale. In copertina tre volti, quasi tre maschere dal sorriso tagliente, figure emblematiche di ciò che sta all’interno di “ Romanzo Criminale”. Emblematica pure una delle due citazioni che aprono il libro, tratta dall’opera teatrale di Bertold Brecht, die drei Groschenoper: “la limitazione al minimo, la razionalizzazione dello spargimento di sangue è un principio commerciale”. Così Giancarlo De Cataldo, giudice presso la Corte d’Assise oltre che scrittore, inizia la sua danza epica, raccontando minuziosamente e in modo acritico uno dei misteri d’Italia. 1977. Mentre l’Italia è scompaginata dal terrorismo e dal pericolo rosso, una potente holding del crimine inizia ad insinuarsi con passo felpato fino a radicarsi anche nei più stretti vicoli della capitale. Progetto della banda non è solamente quello di trarre profitto dalle numerose attività illegali. Ciò che accomuna tutti i ragazzi è la volontà di giungere al totale controllo dell’Urbe. Questo è l’obiettivo della Banda della Magliana. “Io voglio Roma con le buone e se serve con le cattive”, questo è quanto afferma il Libanese, capo e ideatore dell’organizzazione. Il lato oscuro della capitale inizia la sua corsa reinvestendo il denaro ottenuto dal sequestro del barone Rossellini. Il grande disegno di appropriarsi Roma si concretizza controllando il mercato della droga, le bische, le case di lusso i cui protagonisti sono attori, cantanti, poliziotti, avvocati, giornalisti, politici. I membri della banda sono gente di strada il Dandi, il Freddo, Trentadenari, Bufalo, il Sorcio ognuno con un soprannome ad indicare la provenienza e la particolare personalità. La Mafia, la Camorra, ogni forma di delinquenza entra ed esce. Appare. Magistralmente scompare, per poi riapparire nuovamente. In un continuo gioco di patti, alleanze, litigi, confessioni, di entrate ed uscite dal Rebibbia e dal Regina Coeli l’organizzazione si estende, si allarga, rischia il tracollo. La corruzione prende per mano ciascun personaggio e lo porta allegramente verso nuovi orizzonti, deviandolo dall’obiettivo iniziale in nome del Potere e del Dio Denaro. Chi non riesce ad afferrare sono i due idealisti del romanzo: il giudice Borgia e il suo commissario Scialoja, che tentano per anni di incastrare la malavita romana. Tra le pagine girate sempre più velocemente si intrecciano le vite dei giovani eroi maledetti con continui riferimenti al divenire italiano. A fare da sfondo è il Vecchio, personaggio sfumato e sfuggente, il cui scopo è quello di alimentare il Caos. Regna il Caos tra i criminali, regna il Caos in Italia il cui tempo è scandito dai vari attentati terroristici, dall’ inquinato sistema giudiziario, dalla frammentazione politica… Impossibile classificare questo romanzo entro una determinata categoria. Non un giallo, non un poliziesco, non un noir; ma un’ottima combinazione di questi generi. 625 pagine di fusione perfetta tra finzione narrativa e storia. 625 pagine in cui “il cuore occulto dell’Italia è messo a nudo”. Nicoletta Favaretto I libri più letti a gorizia Narrativa straniera Narrativa italiana Camilleri Moccia Volo Lavarelli De André Mori Sgorlon Buttafuoco Benedetto XVI Curci La vampa d’agosto Ho voglia di te Un posto nel mondo Tracce criminali Testi (libro e DVD) Nata in Istria Il velo di Maya Le uova del drago Deus caritas est Bora in testa Sellerio Feltrinelli Mondadori Mondadori Mondadori Rizzoli Mondadori Mondadori San Paolo MGS Press Cornwell Simenon Ring Brown Steel Montalban Kinsella Roth Heinchen McNab Predatore Cargo Cell Verità del ghiaccio Una preghiera esaudita Sabotaggio olimpico La regina della casa Lezione di anatomia A ciascuno la sua morte Buio profondo Mondadori Adelphi Sperling Mondadori Sperling Feltrinelli Mondadori Einaudi e/o Longanesi Saggistica Terzani Grillo Eco Magris Travaglio La fine è il mio inizio Tutto il Grillo che conta A passo di gambero Infinito viaggiare Le mille balle blu 9 Longanesi Feltrinelli Bompiani Mondadori Rizzoli Fonte: Libreria Antonini ‘Il sangue di tutti’ “Perdere la memoria è come camminar nella neve senza lasciar impronta”. Edoardo Pittalis, editorialista e vicedirettore del Gazzettino, spiega così le necessità del suo ultimo parto letterario. “Il sangue di tutti. 1943-1945 in Triveneto” si muove da un preciso territorio, e dalla gente comune, per raccontare uno degli avvenimenti tra i più studiati della storia recente e, forse proprio per questo, tra i più discussi. “Quando il fascismo cade l’Italia è spaccata in due, ai milioni rimasti fascisti se ne contrappongono altrettanti d’antifascisti”. E’ poi l’armistizio dell’8 settembre a “spappolare quel che ne rimane: iniziano due anni d’occupazione nazi-fascista, due anni in cui la scelta tra Repubblica di Salò e resistenza è un niente, mancano gli elementi e la consapevolezza per capire; d’altronde l’unica certezza nel Veneto d’allora era la fame”. E nella “gran fame del tempo di guerra”, persone qualunque diventano, quasi inconsapevolmente, artefici della storia. Una storia di morte, di sofferenze, che racconta d’eccidi di bande nere, che riecheggia le gesta disumane di Julio Valerio Borghese (proprio quello del tentativo di “golpe” del ’70) e dei suoi della X^M.A.S. nel Montello, che fotografa le macerie di una Treviso bombardata alla vigilia di Pasqua di 72 anni fa, che riscopre la crudele verità delle impiccagioni di Belluno, storia che sconfina fino a Trieste, nella Risiera di San Sabba dove ci fu chi si chiese da dove venivano quelle ceneri che cadevano sulle case di Servola e sul mare… Ma è anche una storia che non dimentica le rivalità interne sul confine orientale, come a Porzus dove, al grido di una libera Italia contrapposto al sogno rosso titino, s’uccisero tra loro partigiani e cadde tra gli altri Ermes, nome di battaglia di Guidoalberto Pasolini, il fratello del genio letterario di Casarsa. Storia che non trascura la sommersa verità delle foibe, il disegno oscuro di chi nel cancellare la memoria altrui la seppellisce nelle voragini della madre terra. E’ tutto questo e altro ancora il libro di Edoardo Pittalis, il tutto scritto con un inchiostro che vuole rimanere indelebile nella mente dei lettori. Perchè quel “sangue di tutti” non può versarsi nel già straripante fiume dell’oblio. Davide Lessi “Racconti Corsari 2006” Narrativa a tema libero, sulla solidarietà e sullo sport. Scadenza 30 giugno 2006. Info:www.racconticorsari.it “Nazionale Giuseppe Dessì” XXIa edizione Narrativa e poesia, per testi già pubblicati. Scadenza 15 luglio 2006 Info:www.fondazionedessi.it 19 - 21 maggio La Storia in testa Uno spunto critico Organizzazione che vince non si cambia: è andata così in scena la seconda edizione de “La Storia in testa”, con la stessa voglia dell’anno passato di dare adito a dibattiti e incontri, quest’anno sul tema degli Imperi. La storia vista quindi non come l’ennesima lista di fatti e date, ma l’occasione di capire ciò che la storia rappresenta e che ci potrebbe insegnare, se solo fossimo più accorti nel saperla analizzare. Un insieme di ideologie, il supporto di culture, la descrizione linguistica, il rapporto tra civiltà: questa è la base dell’“Impero”, parola chiave dell’evento. Più volte si è ripetuto nella storia, la quale rappresenta un ciclo perché, per la sua eterogeneità, si basa sull’imitazione e spinge anche i più piccoli stati a sgomitare tra i ranghi per forgiarsi di tal nome. Inutile cercare scusanti: la competitività è una caratteristica umana, non ci si può tagliare fuori, al contrario si finirebbe per atrofizzarsi nelle proprie convinzioni, quando queste sono mutevoli. La competitività è anche un modo di mettersi alla prova, un modo di criticare ed autocriticarsi. In questo l’Impero è la capacità dell’uomo di creare un mondo intorno alla sua ideologia e alla sua cultura, anche negli aspetti più cinici che queste possono avere, finché il suo corpo è sano. Appena viene meno l’organizzazione, vi è il declino. Dallo studio del passato si guarda avanti al futuro: cambiano i nomi ma la sostanza è la stessa. Dice il prof. Kennedy, direttore del Dipartimento di Studi Strategici della Yale University: «se gli Stati Uniti si comportano come un Impero e i loro intellettuali li considerano tale, allora probabilmente lo sono», presagendo che in questa bilancia di forze, quella economica e politico-militare della Cina avrà la meglio prossimamente (nulla di nuovo!). In più di una occasione viene menzionato il sogno italiano di Impero che Mussolini aveva percepito e realizzato anche attraverso l‘occupazione yugoslava, nonostante tale argomento sia ancora una ferita aperta a Gorizia. Nell’ideologia fascista confluivano le necessità soprattutto di consolidare la Nazione Italia e ottenere prestigio e peso specifico nelle trattative europee ed internazionali. L’idea dell’Adriatico quale “lago italiano” nasce da questi presupposti. La caduta del fascismo e la guerra civile hanno significato poi l’esatto opposto: disgregazione nazionale. Da allora abbiamo smesso di sognare un ordine “imperiale”, che al giorno d’oggi vorrebbe dire riprendersi quel primato internazionale che per molto tempo ci è appartenuto e che ultimamente è invece sbeffeggiato da tutti: il primato culturale. Una conferenza tenuta dal prof. Dorfles sabato scorso sui mezzi di comunicazione ne è stata l’avvertimento: senza la lettura, lo studio e l’approfondimento, senza una comunicazione epurata dal suo materialismo e con l’utilizzo invece della tecnologia per raggiungere un fine, e non come uso fine a se stesso, allora potremmo ripartire da una base critica e forse dare concretezza al nostro sogno, al nostro Impero. Edoardo Buonerba 10 La Redazione Cinema propone un piccolo esercizio di stile a tema : IN REGIA La Giornata del perfetto cinefilo Questa mattina mi sono alzato alle 8½, ho fatto un’abbondante colazione da Tiffany con latte, uova e poi era il tempo delle mele. Per andare al lavoro non sapevo se prendere il fargo della ditta o un trainspotting pubblico. Alla fine ho preso il ran n°11 ma siccome in centro c’era troppo traffic, sono sceso in via col vento e per qualche dollaro in più ho preso un taxxi. Al lavoro ho trovato Harvey che è innamorato di Nikita dai tempi del liceo. -Che casper fai ancora con le mani in mano? - gli ho detto - “vai e Parla con lei!”. Lui allora non ha perso un memento in più e si è deciso a dichiararsi: -Cara. apartment te io non amadeus nessun’altra- le ha detto, e finalmente si sono dati un babylon appassionato. Al ritorno ho preso la bici di xxx ma ho trovato dei ladri di biciclette per strada. Ho lottato come un león però loro erano gandhi e grossi e avevano un’armageddon da fuoco. Per fortuna è arrivato un poliziotto che ha riconosciuto i soliti sopetti e ha messo loro le manhattan così non sono dovuto tornare a casablanca a piedi. La sera, prima di uscire, ho messi i bambi a letto, ho lasciato il garfield a dormire nella stanza del figlio e poi sono andato a una festen di compleanno di due amici appena tornati dalle loro vacanze romane. La notte anche se avevo un grande sonno, c’era una piccola samsàra che ronzava in camera e non sono riuscito a prendere insomnia fino a tardi. Francesco Gallio Maggio 2006 Sconfinare Cinema Luc Besson Vita dell’enfant prodige del cinema francese Luc Besson nasce a Parigi nel 1956. Da giovane voleva diventare biologo marino ma dopo un incidente e costretto a rinunciare e si avvicina al cinema. Dopo un periodo a Hollywood ritorna a Parigi e fonda la casa di produzione „Les films du Loup“. Dopo i primi successi la vera consacrazione arriva con „Nikita“ che lo porterà a dirigere un film come „Il quinto elemento“, considerato il più costoso della storia della cinematografia francese con i suoi 500 milioni di franchi spesi. Nel corso della sua carriera è stato legato all’ attrice Milla Jovovich (anche sua moglie dal 1997 al 1999), all’attore Jean Reno, al compositore Eric Serra. Negli ultimi anni Besson è stato molto attivo come produttore ma nel 2005 è tornato a rivestire i panni del regista con „Angel-A“, da poco uscito nelle sale italiane. Francesca Fuoli Recensioni Il quinto elemento Voto: 9 Nazione: Francia Cast: Bruce Willis Milla Jovovich Gery Oldman Ian Holms Chris Tucker Lee Evans Durata: 122‘ Siamo nel 2214. In un futuro tecnologizzato e iper-popolato si ripropone l’antica lotta tra bene e male. Grazie ad una vecchia alleanza con i simpatici -ma bruttinirobot extraterrestri solo l’essere perfetto: il quinto elemento (Milla Jovovich), potrà salvare il mondo dalla distruzione. Non manca ovviamente l’eroe umano: Corben, magisrtalmente interpretato da Bruce Willis, che parteciperà all’ immancabile salvataggio del mondo. Molto interessante la contrapposizione tra l’ingenuità del quinto elemento e il pragmatico realismo di Corben. Quella che è una tematica ricorrente nelle opere Leon Voto : 7 Anno : 1994 Nazione : Francia Cast : Jean Reno Natalie Portman Gary Oldman Danny Aiello Ellen Greene Peter Appel Durata : 199’ Il film racconta di come la vita di un infallibile sicario (Jean Reno) si intrecci con quella di una bambina, Matilda (Natalie Portman).Lei bambina simil Lolita, lui killer spietato ma buono di fondo che la aiuta quando le viene sterminata la famiglia per una questione di droga. Da questo incontro nasce una specie di amicizia/ amore dai tratti a volte « casalinghi », a volte romantici. La trama è molto avvincente, ricca di suspance e le scene violente sono ben distribuite. Soprattutto non hanno quell’ effetto alla Matrix- che tante volte le LET’S MAKE IT A BLOCKBUSTER NIGHT! Aiutateci a ...Sconfinare... Ti è piaciuto questo numero? Se vuoi contribuire anche tu, con la tua azienda o con l’ente di cui fai parte non aspettare. Valuteremo ogni proposta pubblica o privata. Manda un email a: sconfi[email protected]. Oppure chiama il num.: 3294742459 Filmografia •L’avant-dernier 1981(regia). •Le dernier combat 1982 (regia). •Subway 1985 (regia). •Le dernier combat 1988 (regia). •Le grand bleu 1988 (regia). •Nikita 1990 (regia). •Atlantis: le creature del mare 1991 (regia). •Leon 1994 (regia). •Il quinto elemento 1997 (regia). •Niente per bocca 1997 (produzione). •Taxxi 1998 (regia). •Giovanna D’arco 1999 (regia). •The dancer 2000 (sceneggiatura). •Taxxi2 2000 (sceneggiatura e produzione). •Yamasaki – i nuovi Samurai 2001 (sceneggiatura). •Wasabi 2001 (sceneggiatura). •Great challenge 2001 (sceneggiatura). •15 agosto- non sarà una vacanza per tutti 2001 (produzione). •Kiss of the dragon 2001 (sceneggiatura). •The Transporter 2002 (sceneggiatura). •Adrenalina blu – la leggenda di Michel Vaillant 2003 (sceneggiatura). •axxi3 2003 (produzione). •Banlieu 13 (produzione). •Il tulipano d’oro 2003 (sceneggiatura). •I fiumi di porpora 2 – gli angeli dell’apocalisse 2004 (sceneggiatura). • New York Taxi 2004 (produzione). •Danny the dog 2005 (sceneggiatura). •Bandidas 2005 (produzione). •Angel-A 2005 (regia, sceneggiatura). •Transporter: extreme 2005 (sceneggiatura). •Arthur and the Minimoys 2006 (produzione). di Besson viene qui esaltata e potenziata dal contesto e dalla bravura degli attori. Assolutamente degna di nota la scena dove la protagonista guarda un filmato con le immagini della storia dell’umanità e ne rimane talmente sconvolta fino ad affermare che non ha scopo lottare per salvare la vita, considerato l’uso che ne facciamo. Assolutamente magnifiche sono le parti quasi comiche del film (anche se il termine più appropriato sarebbe eccentricità), amplificate dai costumi meravigliosi creati da Jean Paul Gautier che, col suo stile inconfondibile, riesce a dare un tocco di follia a tutti i personaggi. Il fattore che rende questo film diverso da tutti gli altri del genere è che riesce a coniugare gli elementi tipici dei colossal (effetti speciali, l’eroe/eroina comunque vincenti, alieni, antieroi cattivissimi, il mondo da salvare) con un cinema di qualità. La storia, che se vogliamo è scontata sin dall’inizio, non è resa banale ma impreziosita da personaggi particolari come il conduttore radiofonico, i due preti o il cattivo. I vari caratteri sono talmente ben inseriti nell’insieme da rendere il film assolutamente unico. rende insopportabili- anche se il sicario e i suoi molteplici avversari dispongono di un arsenale veramente invidiabile. I personaggi sono ben delineati e non mancano figure caratteristiche come il delinquente italiano proprietario di trattoria e il comandante della narcotici corrotto e ovviamente tossicomane che assomiglia molto al delirante Edward Norton di Fight Club. Vincente è soprattutto la figura del protagonista che si snoda tra il carattere impacciato, schivo, incredibilmente sensibile- che emerge grazie all’affetto della bambina- e il suo mestiere che lo vede freddo e spietetato. L’unica pecca a questo punto sembrerebbe l’intercalare di alcune parti assolutamente banali, perlopiù discorsi mielosi e sentimentali tra il killer e Matilda di cui si potrebbe volentieri fare a meno, ma che forse danno al film ancor più una connotazione melodrammatica. F.F. 8 FILM DA SCEGLIERE -COMICO: Zoolander -CLASSICO: Animal House -DRAMMATICO: Summer of Sam -HORROR:Jason X -AZIONE: Terrore in Texas (lo sappiamo, è un film di Chuck Norris, ma se vogliamo vivere siamo obbligati a consigliarlo, pena un letale calcio volante) -ROMANTICO: 2046 -FANTASCIENZA: Serenity -COMMEDIA: Ricordati di me 8 FILM DA EVITARE ASSOLUTAMENTE -“COMICO”: L’opera omnia di Boldi e De Sica (con buona pace di papà Vittorio) -CLASSICO: Cristo si è fermato a Eboli -DRAMMATICO: Dolls -HORROR: Final Destination 1, 2, e anche il 3, anche se non lo abbiamo ancora visto -AZIONE: XXX 1 e 2 -ROMANTICO: Pearl Harbour -FANTASCIENZA: Godzilla -COMMEDIA: Le Divorce 2006 Maggio Sconfinare Stile libero Yulia Timoshenko, la signora dell’est 11 Ritratto della donna a cui si vota un’Ucraina in bilico tra rinnovamento e rigurgiti post sovietici Come sarà formato il nuovo governo ucraino ancora non è dato saperlo. L’arcano verrà svelato solo tra qualche mese quando scadrà il termine massimo per la formazione della maggioranza, in base ai risultati usciti dalle urne il 26 marzo scorso. Fino ad allora, l’unico dato certo rimane l’esuberante ritorno sulla scena politica di Yulia Timoschenko, il cui partito, ottenendo quasi il 23% dei voti, si è imposto come seconda forza politica del paese, sorpassando di circa 10 punti il “Nostra Ucraina” della sua “ex-metà politica” Yushchenko. “Ex”, verosimilmente, ancora per poco. L’unico modo, infatti, per impedire un ritorno al potere del filo-russo Yanukovich, sembra un rinnovato sodalizio tra i leader di quella che fu la “Rivoluzione arancione”, sbocciata nell’inverno 2004 contro i brogli elettorali che avevano portato lo stesso Yanukovich alla presidenza. Il leader dell’opposizione Yushchenko e la sua alleata, erano riusciti a mobilitare migliaia e migliaia di persone, a gremire, nel pieno del gelido inverno ucraino, la piazza dell’Indipendenza di dimostranti giunti da ogni parte del paese, catalizzando così per quasi un mese l’attenzione europea. E proprio la Timoshenko, allora, aveva assunto il ruolo di agitatrice delle folle, forte di un carisma e di una verve che la rendevano il perfetto complemento del più pacato e modesto Yushchenko. Era diventata, per i dimostranti, una moderna Giovanna d’Arco, nella quale riporre le proprie speranze di un cambiamento, in senso più democratico, del paese. In quei giorni, la sua immagine accanto a quella di Yushchenko sul palco di Kiev, ha fatto il giro dei quotidiani di tutto il mondo, facendola diventare una figura di primo piano sulla scena internazionale. Ma da dove inizia la storia di questa donna così decisa e combattiva da essere stata recentemente battezzata dalla stampa ucraina “samurai in gonnella”? Yulia Grigyan ha un passato modesto. Nasce nel 1960 a Dnepropetrovsk, cittadina a est del paese da una madre single. È il 1979 quando, terminate le superiori, si iscrive a ingegneria cibernetica all’università locale. In quello stesso anno conosce Oleksandr Timoshenko, figlio di un burocrate, che sposa l’anno seguente e dal quale ha la sua unica figlia Yevgenia. Grazie ad un prestito, la coppia apre un negozio di noleggio di video pirata (realizzati con un paio di registratori nel salotto di casa…) che di lì a poco diventa un’importante catena. Successivamente i coniugi si danno alla compravendita di petrolio e metalli e, a Uno spot di patatine scatena le ire dei genitori Siffredi: censurato per “eccesso”...d’ironia Con la pronuncia del 13 marzo 2006, il Giurì dell’ironia maliziosa la sua arma, piuttosto dello I.A.P. (Istituto dell’Autodisciplina che utilizzare scene volgari o scabrose Pubblicitaria) ha sentenziato il ritiro della che appaiono invece in diversi altri spot pubblicità delle patatine “Amica Chips”, in o in numerosi programmi, in onda anche quanto lesiva della dignità della persona e nella fascia protetta. Un esempio palese delle convinzioni morali, civili e religiose, è l’apparizione come co-conduttrice di nonché indecente e volgare. La questione un noto programma di filmati divertenti, era stata sollevata dal movimento italiano nell’orario post telegiornale serale, dell’exdei genitori (Mo.I.Ge.) che, incuranti della pornodiva Eva Henger. Nessuno dei grande ipocrisia che avrebbero dimostrato, si genitori, tanto meno i padri, si è mai sono lamentati del doppio senso dei dialoghi lamentato delle continue “provocazioni” presenti nello spot. Un’ulteriore obiezione, lanciate dai succinti tanga della “ben apportata da svariate sedicenti femministe, fornita” attrice. Eppure io, personalmente, sottolineava l’offesa che l’intera categoria trovavo tali immagini decisamente a quel contesto. delle donne sarebbe stata costretta a subire, inappropriate perché trattate come oggetto sessuale. Quinto e ultimo punto a favore dello spot in Credo che il mio punto di vista sia già questione è che, a discapito di molte altre trovate, questa svolge appieno trasparso, ma intendo in la sua funzione: infatti, grazie ogni modo delineare le proprio alla presenza dell’attore, argomentazioni a favore della è inevitabile ricordarsi il mia posizione. In primo luogo, nome della marca produttrice riporto una considerazione del delle patatine pubblicizzate. protagonista della vicenda, Per concludere, una mia il quale, provocatoriamente, (alcuni fotogrammi dello spot) afferma di disprezzare l’ipocrisia di breve riflessione: è indubbio che si possa quanti lo hanno riconosciuto: se sanno ritenere questa pubblicità azzardata, chi è, sanno anche che lavoro fa, eccessivamente maliziosa o inopportuna, essendo il suo nome inscindibile dalla ma ritengo ingiusto imporre la censura a sua immagine, ma allora lo devono aver qualcosa che non si approva. Credo non sia visto almeno una volta “all’opera”… la migliore soluzione, quella che comporta Poi non penso che le donne debbano l’eliminazione di ogni cosa non sia conforme sentirsi umiliate dalle affermazioni di alle nostre norme morali. È ridicolo che dei Siffredi che, scelto proprio per la sua genitori abbiano segnalato questo spot per i esperienza sul campo, dichiara di “averle suoi dialoghi “poco corretti” e non scatenino provate tutte”…in fondo è solo ironia. le loro ire contro manifestazioni ben più In terzo luogo, i bambini che, secondo degne di censura. Si potrà dunque mostrare il Mo.I.Ge., potrebbero restare turbati in TV qualsiasi immagine, purché non sia nel guardare tale spot, non conoscono accompagnata da parole poco consone? Rocco Siffredi, dunque per loro Michela Francescutto. egli resterà solo un signore che passeggia lungo i bordi della sua piscina durante un party, sgranocchiando patate da una busta di plastica. Inoltre, pare che si sia scatenata una gara di moralità proprio contro una pubblicità che certo non è fine, ma che fa metà degli anni ’90, la Timoshenko diviene presidente della UESU (United Energy Systems of Ukraine). Nell’Ucraina postsovietica il settore energetico, grazie ad un atteggiamento, diciamo, accomodante del potere politico, ha creato grandi ricchezze illecite e alcuni titolari delle stesse sono stati recentemente colpiti da accuse di riciclaggio, appropriazione indebita, frode… Anche “la Principessa del gas”, com’è stata soprannominata la Timoshenko per la sua presidenza alla UESU, è stata accusata di frode, contrabbando ed evasione fiscale, cosa che l’ha portata a trascorrere in prigione 6 settimane prima di essere rilasciata. Ed è proprio dopo l’uscita dal carcere, che il suo ritorno alla vita politica è segnato dall’alleanza con Yushchenko nella corsa alle presidenziali del 2004, seguita dalla già citata Rivoluzione arancione. E’ noto come tale rivolta contro Mosca abbia portato ad un cambiamento di governo in senso filooccidentale del paese, lo abbia fatto entrare nel gioco politico europeo e modificato la sua immagine di regime corrotto postsovietico. Ma è altrettanto noto come questo. processo in cui si è avventurata l’Ucraina si sia dimostrato fin da principio piuttosto incerto,fatto testimoniato dal naufragio della collaborazione tra Yushchenko e Timoshenko dopo soli 7 mesi di governo. Nel commentare il licenziamento del governo di quest’ultima, avvenuto nel settembre dell’anno scorso, Yushchenko ha emblematicamente dichiarato: “Molte facce nuove sono giunte al potere, ma la faccia del potere non è cambiata”. L’Ucraina è infatti un paese dove il nepotismo è ancora imperante e la corruzione una pratica molto diffusa, non solo a livello politico ma nella stessa vita quotidiana (si pagano i poliziotti per evitare un controllo di documenti, i medici per assicurarsi un posto letto, i professori per far passare gli esami ai figli…). Certo, segni di speranza vengono dalla sostanziale trasparenza nello svolgimento di quest’ultime elezioni, ma è forse ancora prematuro pensare che i recenti cambiamenti politici siano stati accompagnati anche da effettivi cambiamenti sociali. In nuce, questo è il paese che la Timoshenko si troverà verosimilmente a governare, un paese colpito, per di più, da una problematica recessione che ha fatto schizzare verso l’alto inflazione e disoccupazione,e la cui produzione risentirà degli aumentati costi dell’energia provocati dal recente affair Gazprom con la Russia. Ma di fronte ad un quadro non proprio incoraggiante, la Timoshenko ,col suo disarmante ottimismo afferma. “Il mio obiettivo politico è molto semplice. Vorrei fare un miracolo e realizzare quello che avevamo promesso all’epoca della rivoluzione: che l’Ucraina cessi di essere un paese di clan, ci siano tribunali imparziali, una società normale, un governo normale”. E, in modo candido afferma: “Naturalmente, voglio esserne primo ministro.” Elisa Calliari Intervista a Valentina Collazzo e Beatrice Moda Elezioni universitarie al femminile GORIZIA. In data 15 marzo 2006 si sono svolte le elezioni dei rappresentanti degli studenti negli organi universitari e regionale per il biennio accademico 2006/2007. Dalla nostra piccola Gorizia siamo riusciti ad “imporre” ben tre rappresentanti su cinque per il Consiglio di Facoltà di Scienze Politiche. Tre nomi, tre garanzie. Per GO Hussam Hussein, Valentina Collazzo e Beatrice Moda, della lista Studenti in movimento e per TS Luca Marsi e Xhomaqi Brikena, de Lista di sinistra. Vista l’inclinazione femminile della nostra rubrica abbiamo deciso di intervistare le due giovani promesse della politica universitaria affinché ci illuminassero su alcune tematiche che le riguardano da vicino come rappresentanti e come donne. Cosa vuol dire far parte del Consiglio di Facoltà? Da chi è composto? Le nostre mitiche avranno l’onore di votare o presentare proposte durante le riunioni dell’organo, costituito da docenti (ordinari, ricercatori, associati), rappresentanti degli studenti, rappresentanti dell’amministrazione. Inoltre gli stessi fanno parte anche del Consiglio degli Studenti, consultivo del Consiglio di Amministrazione. Ma ciò che l’uomo della strada vuole sapere è: che scopi si prefigge la lista? First of all, la ricerca di una maggiore chiarezza comunicativa nelle spesso difficili relazioni tra Gorizia e Trieste. Secondly, partecipare attivamente alle trasformazioni che la riforma universitaria porterà al nostro corso di laurea, concentrandosi in particolare su alcune problematiche e incognite come : i fantomatici microcrediti( cosa sono? Ma soprattutto posso convertirli in punti dell’A&O?), la gestione del sito e di un eventuale sportello stage. E’ per questo che le due propongono la creazione di un regolamento universitario che nasca dalla collaborazione tra i referenti dei diversi ambiti gestionali. Finally, il coinvolgimento responsabile delle masse alle assemblee “d’Istituto” eventualmente divise per anno di studio, che –ricordiamolo- sono elemento fondamentale della democrazia. Ma cosa le ha portate alla folle scelta di accollarsi questo andato biennale? La scelta di Beatrice nasce nel lontano febbraio 2005, quando disordini prossimi a quelli “du mars français 2006” si erano verificati in quel di Gorizia in seguito alla precaria situazione dovuta alla riforma universitraria. Ella, trovatasi impotente, decise di scavalcare le barricate e immolarsi per la giusta causa. Valentina, si autodescrive invece come maniaca dell’attivismo gestionale, tuttavia ( chi la conosce lo sa) la sua adesione deriva anche dal suo incontro/ scontro con la fumosa burocrazia universitaria per il trasferimento da un altro ateneo. Al di là delle motivazioni una piattaforma di ideali e speranze comuni unisce le due ragazze. Tema scottante di queste settimane è l’assegnazione delle borse erasmus. Che cosa capiterà mai se una di queste viene assegnata a un rappresentante? Obbligo immediato è dare le dimissioni dalla carica ed essere sostituiti ma le ragazze evidenziano come l’importante sia mantenere una linea di continuità di idee ma non necessariamente di persone. La situazione universitaria di netta prevalenza femminile ci spinge a chiedere un parere sul ruolo delle donne in politica. Secondo Beatrice la SID-formation ci porta a lavorare all’estero, dove il ruolo delle donne è meno marginale, e quindi il problema si può porre in termini di carriera diplomatica, dominata a tutt’oggi dall’universo maschile. A detta di Valentina, il sesso non dovrebbe essere una discriminante, poiché ciò che conta sono capacità e creatività. La domanda cruciale arriva puntuale a fine intervista: a quando la festa d’investitura( e specialmente di ringraziamento ai votanti)? La certezza è che si farà, si parla di fine maggio con finanziamento dei partecipanti (che beffa!!), senza dubbio numerosi. Lasciamo le due belle al loro lavoro… e in bocca al lupo a tutti! Leonetta Pajer Giulia Cragnolini 12 Maggio 2006 Sconfinare De Boca Bona Manifesto programmatico La creazione di una rubrica riguardante il “Gusto”, inteso come insieme di sapori, profumi, sensazioni, non deve indurre il lettore a farsi facili opinioni sulla serietà con cui gli argomenti di questa rubrica verranno trattati, sul rischio che molte parole possano essere utilizzate per discussioni inutili, a fronte di argomenti molto più intellettualmente rilevanti che riempiono le pagine di “Sconfinare”. Il lettore non deve infatti perdere di vista ciò che per un Paese come l’Italia è qualcosa di più di una semplice necessità naturale. L’Italia è una terra che fa della sua diversità culturale il suo punto di forza, quell’elemento che affascina molti turisti stranieri in visita nel Belpaese. Non esiste lembo d’Italia che non sia caratterizzato da sue specificità storiche e culturali in tutti i campi: dialetti e lingue, abbigliamento, feste, proverbi, credenze, modi di fare. Ma uno degli elementitipici di una cultura locale, volutamente lasciato a parte, è senza ombra di dubbio l’enogastronomia. I prodotti tipici di una terra sono in grado di raccontare cose che le parole non possonodescrivere. Il contatto con la propria natura, con la quella terra che oggi viene trattata troppo spesso come fonte di guadagno o come semplice fonte di risoluzione di un bisogno primario. Ci sono piatti la cui fragranza riporta ai profumi della storia che quel piatto racconta. Ci sono sapori che meritano di essere riscoperti o - purtroppo - per molte persone scoperti per la prima volta. Ci sono vini - e chi scrive non può in questo momento non pensare al Collio goriziano, alla zona Doc GoriziaIsonzo, ai Colli orientali del Friuli - la cui degustazione è un viaggio nelle sofferenze e nelle gioie di chi da secoli li produce nelle colline attorno Gorizia. Vini non semplicemente da bere, che tutti sono in grado di produrre grazie alle moderne tecnologie, ma da pensare; cioè quei vini che non passano e che lasciano un ricordo indelebile in chi ha la fortunadi poterli gustare. L’enogastronomia è dunque per noi una parte preponderante della cultura di un luogo, un elemento culturale che tutti dovrebbero imparare a conoscere, per calarsi appieno nella realtà in cui vivono o in cui - per esempio per studio - si trovano a vivere. Ma per poterlo fare è necessaria una guida che aiuti in quest’opera di conoscimento di un territorio. Ecco qual è l’obbiettivo che la redazione della rubrica gusto di propone, fungere da input per un approfondimento della realtà enogastronomica della zona e,nel contempo, fornire gli elementi necessari a rendere questo approfondimento più consapevole e “culturale” possibile. Per questo primo numero abbiamo preparato una scheda su un piatto tipico della zona e un vino in abbinamento. Questo sarà uno dei tratti tipici della nostra rubrica,che in futuro consiglierà anche veri e propri itinerari enogastronomicidella zona, in modo da fornire ai lettori anche un suggerimento su come impegnare una giornata dedicata allo svago e al riposo, e soprattutto come farlo in modosalutare e piacevole. La nostra rubrica - che parla del gusto, ma non è fatta “per gusto”! - è naturalmente aperta a tutti coloro che vogliano contribuire al nostro progetto inviandoci suggerimenti o richieste su quali elementi approfondire. Buon Appetito!!!! Massimo Pieretti [email protected] Andrea Bonetti [email protected] Rodolfo Toè [email protected] Il giro dell’oca. Oca in salmì Allevata fin da tempi antichissimi, l’oca, una volta considerata “il maiale dei poveri”, risulta essere un prodotto tipico di molte località del Friuli. In particolare per quanto riguarda l’allevamento si segnala la città di Palmanova, tuttora considerata una “cittàdell’oca”. Nella tradizione friulana si trovano molti piatti e prodotti a base d’oca, a cominciare dagli affettati come salame, prosciutto e lardo d’oca, perarrivare a piatti più raffinati come il patè di fegato d’oca, gnocchi al sugo d’oca e oca in salmì. Questi ultimi sono tipici di alcune feste popolari come la “Sagra dell’Oca” che si svolge ogni novembre a Morsano al Tagliamento. Il piatto risulta piacevolmente vellutato al palato, con la carne che si sciogliein bocca e l’ottimo Refosco in abbinamento che sottolinea la delicatezza e la particolarità della carne d’oca. Si raccomanda di accompagnare il piatto con della polenta bianca molto morbida, come da tradizione. Sempre in tema di tradizione, gli amanti dell’oca possono tranquillamente preferire al Refosco (pure considerato il miglior prodotto a una nera della regione) il vino che più frequentemente, nella cucina tipica friulana, accompagna questa prelibata carne: il Pinot nero. “C ... Ingredienti 1 ocamolto grande 1 bottiglia di vino rosso (merlot) 1 grande carota 1 costa di sedano 2 cipolle rosse 3 foglie di alloro 4 bacche di ginepro - timo fresco 3 chiodi di garofano 2 spicchi d’aglio 3 fette di lardo o pancetta 1 limone non trattato Brododi verdura Olio extravergine d’oliva Sale e pepe nero Preparazione Pulite l’oca e tagliatela a pezzi, tenendo da parte le frattaglie. Lavate, mondate e tagliate le verdure. In una casseruola unite il vino, le verdure, le spezie e l’oca. Fate marinare la carne per almeno 10 ore. Poi scolatela e soffriggetela in due cucchiai d’olio, assieme all’aglio pelato e al lardo tritato. Tritate insieme le verdure della marinata, le spezie e le frattaglie tenute da parte; quando la carne sarà ben rosolata, aggiungete il trito e la scorza di limone,salate e continuate la cattura a fiamma vivace, versandovi a filo anche il vinomarinato. Quindi abbassate la fiamma, coprite e lasciate cuocere per circa tre ore. Se il sugo si dovesse asciugare troppo, unite un mestolino di brodo. Intanto preparate una polena bianca molto morbida. In Friuli si usa accompagnare l’oca con polenta bianca molto morbida, simile ad un puré di patate. Buon appetito! enerai bene, o mio Fabullo, a casa mia tra pochi giorni, se Dio vorrà, se porterai con te una buona ed abbondante cena, non senza una bella ragazza e vino e sale e ogni risata. Se, dico, porterai queste cose, bello mio, cenerai bene; infatti il borsellino del tuo Catullo è pieno di ragnatele. In cambio però riceverai amicizia sincera o se c’è qualcosa di più dolce e di più elegante: ti darò infatti un unguento che alla mia fanciulla donarono le Veneri e gli Amorini; e quando tu lo annuserai, pregherai gli dei, o Fabullo, che ti facciano diventare tutto naso... Il vino ” Catullo, Carme a Fabullo Refosco dal Peduncolo Rosso Azienda agricola “Grillo” Situata nella piccola località collinare di Albana, in comune di Prepotto, l’azienda agricola Grillo ha sede in una bella casa del ’700 dotata di cortile interno. L’immobile è stato restaurato da circa tre anni ed è ora possibile ammirare la meravigliosa cantina vecchia con la suamuratura originale, non più mascherata dall’intonaco, e l’accogliente e piacevole sala di degustazione, con i suoi bei mobili in artepovera. Dai sette ettari di terreno argilloso e marnoso dell’azienda si ricavano veri e propri vini d’eccellenza, tra i quali spicca indubbiamente il pinot grigio, vitigno che nei Colli orientali del Friuli trova l’ambiente migliore possibile per la sua produzione. Ma non si possono certo dimenticare i grandi rossi di struttura della produzione Grillo. Tra questi compaiono lo Schioppettino e il Refosco dal peduncolo rosso. Proprio il Refosco è il vino del mese. Quello omonimo è un antico vitigno autoctono e - all’interno della tradizione friulana - è considerato la migliore varietà di uva nera. Ha caratteristiche ben definite già nel colore, un rosso rubino particolarmente intenso. Al naso riporta aromi fruttati il 27 (su prenotazione) e il 28 maggio che ricordano i frutti di bosco, in (aperto a tutti) dalle 10 alle 18 si terrà la manifestazione particolare more e lamponi. Al gusto mostra tutta la sua struttura; abbastanza CANTINE APERTE tannico e dal sapore non eccessivamente info: www.mtvfriulivg.it erbaceo, rotondo al palato, su sfondo lievemente amarognolo. Il sapore secco Refosco dal peduncolo e il suo corpo asciutto lo rendono adatto rosso 2004 “Grillo Iole” a carni grasse, pollami, umidi, fatta eccezione per la selvaggina con salse Tipo: Rosso Secco piccanti e più in generale i piatti tipici Zona di produzione: Albana di della cucina regionale. Servire in calici Prepotto - D.O.C. Colli Orientali ampi alla temperatura di 16/18 °C. del Friuli Terreno: Collina Superficie/Resa per ettaro: 0.4 ettari/48.8 ettolitri UveImpiegate: 100% Refosco p.r. Vinificazione: raccolta manuale, diraspatura e fermentazione per 15 giorni atemperatura controllata di 26/27°C, segue svinatura e stabilizzazione a 4/5 °C per cinque giorni Affinazione: botti grandi di rovere per sedici mesi Appuntamenti 2006 Maggio Sconfinare Sport Nel Colosseo del rugby Cronaca di una giornata da sostenitori della squadra azzurra ROMA. In un sabato romano, il grigio del cielo è compensato da colonne di tifosi multicolore che errano per la città ingombrando viale Flaminio e i mezzi di trasporto della capitale. Molti di questi, in attesa del fischio d’inizio, si riscaldano con considerevoli quantità di birra. Per molti scozzesi è la prima volta nel nostro paese e il “leone” Italia li aspetta nel Colosseo del rugby: lo stadio Flaminio. Non c’è bisogno di polizia, non c’è bisogno di “spartiacque”, si parla la lingua dello sport, ci si capisce benissimo senza intermediari. C’è un grande rispetto da entrambi i lati, nessuna pretesa di superiorità: solo la concentrazione prima di una partita importante e la voglia di vivere un’esperienza memorabile. Da una parte i tifosi scozzesi incitano la squadra italiana con una pronuncia stentata, dall’altra gli italiani applaudono calorosamente i giocatori britannici. Si è disputata così sabato 18 marzo allo Stadio Flaminio di Roma l’ultima giornata del torneo delle 6 nazioni 2006. Quest’anno l’Italia del rugby aveva tutte le possibilità di far bene e battere la Scozia, dopo l’ottimo gioco dimostrato con le tre grandi del torneo, Francia, Inghilterra e Irlanda e dopo il promettente pareggio del sabato precedente contro il Galles a Cardiff (18-18). La Scozia, dopo un’esaltante partenza in questa edizione con la vittoria sulla Francia, ha perso slancio e anche la possibilità di fare il “grande slam” (i.e. la vittoria di tutte le partite). A conferma dell’entusiasmo scozzese, i biglietti per assistere alla partita erano già terminati con un mese di anticipo; considerati poi i risultati effettivi ottenuti dalla loro nazionale, molti degli allegri tifosi in kilt hanno deciso di restare a casa e guardarsi la partita in tv. Nonostante questa ritirata all’ultimo momento, molti sostenitori scozzesi hanno comunque voluto esserci per incitare con i loro cori e le loro cornamuse i giocatori in maglia blu, e lo stadio figurava comunque straripante. Tutto nella massima tranquillità e allegria, con le tifoserie, al solito, pacificamente mischiate tra loro per tifare ognuno la propria nazionale, ma soprattutto per divertirsi e festeggiare questa grande giornata di rugby. L’esecuzione degli inni è avvenuta in segno di profondo rispetto: un silenzio rotto solo alla fine da grandi applausi per l‘inno scozzese, “Flowers of Scotland”, interpretato da una banda composta interamente da cornamuse, e un unico grande coro per l’inno di Mameli che sicuramente è servito a scaldare gli animi dei giocatori e a far entusiasmare gli spettatori. In alto i cuori! l’arbitro irlandese ha fischiato l’inizio. Con un po’ di ritardo, arriva anche un gruppo di scozzesi, impegnati più a Vidoz, la carezza in un pugno LUCINICO. Talvolta lo sport viene affogato negli stereotipi che gli nascono intorno. Così il calciatore non è altro che il sempliciotto accompagnato dalla velina, il giocatore di basket il re degli spot pubblicitari di cereali per bambini ed il pugile il rissoso scialacquatore di immense fortune guadagnate a suon di k.o... ...Per fortuna esistono ancora atleti che fuggono da ogni santificazione mediale per godersi la fatica e la soddisfazione dei risultati acquisiti nel silenzio e nell’intimità della propria famiglia, atleti che non dimenticano le difficoltà di quando hanno cominciato e che pensano che ci sia qualcosa di più importante del fuoristrada ultimo modello o della villa a Montecarlo. Uno di questi è Paolo Vidoz, il pluridecorato pugile friulano, la bella realtà dei pesi massimi italiani. Vidoz da tempo ha intrapreso un’iniziativa mirante a riattivare la pratica del pugilato nella Kabul ancora devastata dai bombardamenti e dalla povertà. Nel corso degli ultimi quattro mesi Vidoz ha permesso la riapertura di una palestra nella periferia della capitale afgana, fornendole le più moderne attrezzature mediche e d’allenamento e partecipando ad alcuni allenamenti con gli atleti locali. Tutto questo utilizzando fondi personali ed introiti di incontri di beneficenza. Vidoz non è nuovo ad iniziative di questo tipo, infatti circa un due anni fa pubblicò un libro “I cani del ring” di cui destinò la metà degli incassi ad associazioni miranti all’assistenza di pugili colpiti da danni permanenti nel corso di incontri. “ Ancora una volta lo sport e la solidarietà superano le barriere politiche” dichiarò Vidoz quando a metà Dicembre dello scorso anno brindò al suo primo viaggio in Afghanistan. Davvero significativo è il fatto che il campione abbia volontariamente rifiutato ogni partecipazione pubblicitaria nazionale e si sia affidato alla rete di associazioni benefiche regionali e nazionali, cercando di giungere ai cuori della gente al di là di ogni possibile strumentalizzazione televisiva. Paolo Vidoz è un tipo schivo, fugge alla luce dei riflettori televisivi ed al rumore degli applausi, preferisce i fari puntati sul ring e la vibrazione della campana. Di incontri ne ha combattuti tanti, sa cos’è l’adrenalina, ma adesso, alla soglia dei 34 anni, sembra aver realmente realizzato che nella vita c’è sempre qualcosa per cui combattere, anche fuori dal ring. Marco Di Liddo bere piuttosto che a vedere la partita, vestiti solo di lenzuola bianche a modo di senatori romani. Intorno a noi, molte società di rugby venute da tutta Italia: Taranto, Messina, Ascoli, Latina, Venezia, e spettatori di origini emiliana e toscana. L’ennesima dimostrazione che lo sport, ed il rugby in particolare, unisce. La partita in sé non è stata accattivante, come altre, nonostante l’inizio scoppiettante caratterizzato da una meta italiana di Mirko Bergamasco che ha appiattito l’ovale a terra proprio sotto la nostra postazione: stadio in delirio, un unico sventolio di tricolori, urla di giubilo per un grandissimo e inaspettato 7-0 a pochi minuti dall’inizio. Ma la “nave Scozia” non è affondata così facilmente e grazie al superiore gioco di piede gli scozzesi sono riusciti a controllare il timone e a recuperare la rotta, mandando in meta il capitano Chris Patterson. La Scozia ha così fatto vedere di esserci, ma non ha infierito oltre. L’Italia dal canto suo si è lasciata imbrigliare dal gioco scozzese ed ha cominciato a giocare di piede, lasciando in secondo piano il gioco di mano di cui aveva fatto buon uso finora nel torneo. La partita ha quindi cambiato volto rendendosi a tratti addirittura noiosa. Nel secondo tempo, sotto un cielo sempre più carico di pioggia, l’Italia non ha reagito come doveva ed è riuscita soltanto a riportare il risultato in parità con una punizione del solito Pez. Per il resto la situazione è rimasta invariata: un’Italia visibilmente sempre più stanca, che vedeva andare in fumo tutti gli sforzi e per sfortuna e per errori basilari. La 13 Scozia non ha cercato veramente la meta continuando a respingere a perfezione gli attacchi italiani, rimandando la palla lontano di quaranta metri con dei calci millimetrici. A quattro minuti dalla fine poi, la beffa: l’arbitro ha frantumato i gloriosi sogni azzurri concedendo una punizione alla Scozia da posizione non difficile; con la riuscita di questa la Scozia si è aggiudicata così la seconda vittoria in questo torneo, scatenando la gioia dei suoi numerosi supporters i quali non hanno certo indugiato a cantare, ballare e soprattutto lanciarsi in memorabili bevute per festeggiare il successo della loro nazionale. All’Italia i nostri complimenti, nonostante la sconfitta; la bevuta, ancora una volta, sarà per dimenticare. Il primo punto all’estero guadagnato a Cardiff contro i temibili gallesi è assolutamente da tenere in considerazione e fa ben sperare per il prossimo torneo delle 6 nazioni e soprattutto per i mondiali dell’anno prossimo che si svolgeranno in Francia. Come al solito, il finale più bello: dopo 80 minuti di placcaggi e colpi duri, le due squadre si complimentano a vicenda e si abbracciano, nella consapevolezza di far parte di un mondo dove non esiste violenza, ma solo sana competizione. Edoardo Buonerba Andrea Romani Per informazioni sul rugby a Gorizia, scrivete a [email protected] Torneo universitario Gli studenti sul sempreverde Pastor Angelicus GORIZIA. Il gran finale si avvicina. In vista delle partite determinanti di questo torneo universitario, i primi si godono le alture della classifica in pantofole, con alcuna voglia di scalfirsi a vicenda nelle partite di girone, ma con la promessa di disputarsi fino all’ultimo la coppa. Nel purgatorio invece tutte le altre squadre, o quasi, che cercano il colpo di reni per acciuffare il quarto posto iridato, accanto alle forti. Molte delle squadre del torneo si concentrano più o meno nella stessa fascia di punteggio e diventerà a questo punto influente anche la differenza reti: la competizione si fa interessante, si fanno calcoli sui risultati, sulle probabilità. Fatto sta, neanche chi è più indietro concede nulla: i Seven Lions, ritrovatasi finalmente tutti assieme dopo tante partite decimate, hanno inflitto una sconfitta pesante soprattutto a livello morale alla Mai Più, che sembra aver perso lo slancio di inizio anno. Ai Campioni Balordi spetterà una partita non facile contro l’ex Satan, che non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione. E nella fascia intermedia, oltre a Mai Più e Mossid, si affollano i Siderurgici, che vorrebbero tornare come l’anno prima ad occupare il quarto posto, i “crepuscolari” Sprizz team, coda della cometa che sembrava essere e i Sesto piano, che descriverei con un solo aggettivo: stupefacenti. Ormai tranquilli della loro postazione sono invece i Vulcainbargains, che recuperano anche qualcuno dei loro infortunati; le Fecce Rosse e l’inossidabile CSKA Turismo che cambia il nome ma non il vizio...di far bene. Si disputeranno così le semifinali e finali i giorni mercoledì 17 maggio dalle 18:30 alle 20:30 e martedì 23 maggio dalle 20:30 alle 22:30, quando si saprà finalmente chi meglio è riuscito a sgomitare tra le squadre e chi si guadagnerà l’olimpo del torneo di calcio a sette. Il tutto corredato da un tifo sicuramente più mite dell’anno passato ma che dovrebbe tornare a scaldare gli animi per le battute finali del torneo. Rimane infine l’auspicio che anche per queste ultime partite sia di costume il buon senso e la sportività, soprattutto nei confronti di chi si troverà ad arbitrare le fasi finali. Sempre aspettando la sfida, quest’anno come ogni anno, di calcio a undici che vedrà contrapposta una nostra selezione contro quella dei cugini di Udine. Edoardo Buonerba 14 Maggio 2006 Sconfinare Relax Il Grande Gioco Si può imparare ad attrarre le donne da un libro? Probabilmente no. Ma se il libro è stato scritto dal miglior Artista Del Rimorchio del mondo può quantomeno fornire qualche utile consiglio. Quest’uomo, di cui non menzionerò il nome, ha passato tre anni a perfezionare un metodo scientifico di seduzione, collaborando con una società segreta internazionale di maestri della seduzione. Dopo aver letto le sue memorie ho deciso di verificare l’efficacia delle sue tecniche, e di riportare i risultati ottenuti su questo giornale. Raggiungo la mia amica T davanti al pub in cui ha deciso di festeggiare il suo compleanno, e la trovo intenta a lamentarsi del suo ragazzo L con un’amica mora e longilinea. Carina, un po’ aggressiva forse. T sostiene di aver capito al di la di ogni dubbio di non amarlo più. Il che non le impedisce di infilargli un metro di lingua in gola quando arriva, un paio di minuti dopo. L’amica si chiama M, ed è fidanzata. Non che la cosa mi impedisca di provarci (statisticamente le ragazze fidanzate sono quelle con cui si hanno più possibilità di avere una storia di una notte), ma non è esattamente il mio tipo. Troppo ostentatamente sicura di sé, sottoposta ad un CAP* andrebbe in pezzi o aggredirebbe, e non credo di poter gestire un’aggressione. Tengo una conversazione banale, e fingo cameratismo con L. La sua relazione con T fa acqua da tutte le parti, si lasciano e riprendono continuamente, e lei lo ha tradito spesso. Ad ogni modo T non era mai rimasta insieme ad uno stesso ragazzo così a lungo; ci sta provando davvero, ma temo che lui sia quello sbagliato. Non mi sento in colpa a fingere la mia simpatia per lui, dato che finge anche lui, e peggio di me. La sua mente da maschio alfa mi considera una minaccia, perché conosco T da prima che lui entrasse nella sua vita. Pochi minuti dopo che abbiamo preso posto nel locale arrivano gli altri invitati, tra cui individuo immediatamente il mio bersaglio: luminosi occhi azzurri, capelli biondi e ondulati lunghi fino alla vita, corporatura minuta e aria dolce. Non avrei mai potuto sperare di meglio. T ci presenta, con la sua usuale irruenza: definisce la ragazza, E, “una bellezza botticelliana”, e me “una grande mente”. “Mi sembra un po’ più snella dell’ideale botticelliano.” Replico immediatamente, guadagnandomi un sorriso dalla ragazza. Ho dimostrato gentilezza e un minimo di cultura, ma ora devo evitare di tradire interesse per lei prima che lei inizi ad interessarsi a me. Iniziamo a parlare, decido di riequilibrare il mio atteggiamento con un CAP, e le chiedo se quei capelli sono tutti suoi. T interviene dicendo che è una cosa poco carina da chiedere, e io batto in ritirata passando la mia mano davanti al viso di E, dicendo nella mia migliore voce da ObiWan Kenobi: “Io non ho detto nulla.” Il sorriso è meno acceso, stavolta, e mi vedo costretto a riportare la conversazione su temi neutrali: da quanto tempo lei e T sono amiche, la scuola… Dopo un minuto o due rivolgo la mia attenzione agli altri invitati. Conosco solo L, quindi non è facile iniziare una conversazione, ma devo farlo se non voglio che E si senta soffocata. Faccio la conoscenza della grassoccia sorella di L e di un paio di ragazzi tra l’irritante e l’insignificante. Parlo soprattutto con T, e quando lei ed E sono le uniche ad ordinare acqua naturale prima le prendo bonariamente in giro e poi riempio loro i bicchieri da perfetto gentiluomo. Grazie anche all’aiuto di T la conversazione finalmente ingrana, e quando la cameriera dal mento appuntito ci porta le patate fritte sono seduto accanto ad E. Scopro che a suo parere T ed L sono una “Bella Coppia”. Mi astengo dal commentare, se la contraddicessi potrebbe pensare che io abbia interesse per T, mentre se le dessi ragione pur non essendone convinto perderei credibilità. Per non correre rischi è meglio deviare la conversazione: sarebbe il momento adatto ad un’analisi a freddo, ma è una tecnica che non riesco ancora a padroneggiare, quindi opto per un gioco di prestigio. Il trucco della carta coperta cattura la sua attenzione, e anche quella della sorella di L, che è convinta di conoscere il trucco che ho usato. Per dimostrarle che si sbaglia faccio mescolare il mazzo ad E, riferendomi a lei con l’espressione “la mia splendida assistente”, a cui lei non si oppone. ORIZZONTALI IL CRUCIVERBONE di Giulia Pizzini 1 2 3 4 5 6 7 8 13 9 14 19 20 24 25 29 30 34 11 16 21 17 22 27 31 33 36 39 41 18 28 32 35 12 23 26 38 37 40 42 43 44 47 45 46 48 49 50 52 53 57 54 58 63 66 68 10 59 51 55 60 61 65 71 72 67 69 70 56 62 64 Parlando ancora le sfugge un commento poco favorevole verso le suore. Sono moderatamente e piacevolmente sorpreso: la categoria non è simpatica neppure a me, ma non mi aspettavo questo tipo di giudizi da una che studia in una scuola di suore. Mi spiega di aver scelto la scuola per la qualità dell’insegnamento e non per la gestione, e passiamo piacevoli minuti riflettendo su quanto la costante serenità delle religiose sia irritante. Dall’altra parte della tavola l’interazione della cosiddetta “Bella Coppia” è bloccata sugli aspetti formali della serata: parlano del cibo, dei camerieri, di chi avrebbe dovuto venire e non è venuto. Tra loro non c’è traccia di quel linguaggio privato che una coppia affiatata costruisce con il tempo. Il linguaggio del corpo di E comincia a rilassarsi, io mi aggiusto sulla sedia inducendola a sbilanciarsi impercettibilmente verso di me mentre parliamo. Ancora qualche minuto e potrò tentare un contatto fisico. Purtroppo l’imbecille seduto accanto a me se ne esce chiedendo se stiamo insieme. Potrei rispondere “Non ancora.”, ma preferisco un neutrale “no, in effetti ci siamo conosciuti stasera.”. Un’intera serata di lavoro rovinata da un cretino! Con quella domanda ha distrutto il substrato di confidenza che avevo costruito. La colpa è in parte mia, ad ogni modo. Sono stato troppo timido: se avessi usato un’analisi a freddo e un paio di routine* di avvicinamento in più il commento dell’imbecille avrebbe potuto avere un effetto positivo, mostrando ad E quanto stiamo bene insieme. A questo stadio dell’avvicinamento, però, l’effetto è l’opposto. L’atteggiamento di E non cambia apertamente, ma il suo linguaggio del corpo mi dice che non la recupererò, non stasera. Il resto della serata passa serenamente, mentre cerco di salvare il salvabile in vista di un eventuale futuro incontro. Ci salutiamo amichevolmente, e una settimana fa scopro che ha chiesto di me più d’una volta. VALUTAZIONE: 7L. N. 1. Il nostro presidente… 8. Insegna “Storia e istituzioni dei paesi Afroasiatici” al SID 13. Una frazione del comune di Trieste 14. Sono pari nei cani 16. Il lavoro di Samantha Jones in “Sex and the City” (sigla) 17. Sono dispari in tetri 19. Un corso di laurea di via Diaz 20. Il nome di Bazzarini 22. Insegna “Statistica” al SID 24. Architettura a Venezia 26. Un’università di Parigi 27. Un tipo di farina 28. Rovigo 29. Sono dispari nella zona 30. Le iniziali di Gassman jr. 32. Il nome della Gruber 34. Il SID è sul suo confine 36. Uccello molto mimetico 38. Si può chiedere quello del pubblico 39. Casa dello studente 41. In quello di calcetto giocano i CAMPIONI BALORDI e i SIDERURGICI 43. Adesso… a Roma 44. Lo è l’orata 47. Li si fa a chi compie gli anni 48. Famosa marca di orologi 49. Bruttissimo 50. Pari in rovi Consigli per la bella stagione Cari amici fashion, noi tutti sappiamo (soprattutto i lettori di questa rubrica!!) quanto sia importante essere sempre in ordine, eleganti e –perché no- cool anche durante il periodo più caldo dell’anno accademico. L’umidità goriziana, infatti, ci pone qualche problema con il guardaroba e rende difficile la decisione del nostro outfit universitario, facendo sì che ci si abbandoni a indumenti azzardatamente scollacciati lasciando intravedere –forse- più del dovuto. La scelta per le ragazze può ricadere su magliette dal tessuto leggerissimo, piuttosto che su canottiere succinte che non dovrebbero nemmeno far parte del guardaroba istituzional-accademico di una femme-diplomate; e poi, diciamocelo, se noi maschietti riusciamo a resistere con le t-shirt o le polo a manica corta, per le fanciulle ciò non dovrebbe essere una mission impossible! Di fondamentale importanza ora è sapere quali saranno i colori e i tagli più in per questa primavera-estate 2006. Orbene, gli stilisti hanno parlato al popolo del glamour e si sono pronunciati in favore dei colori forti e decisi. Mio malgrado, il verde sarà il colore dell’estate: costumi, magliette, accessori e persino giacche a vento saranno di questo colore. Ma per coloro i quali non sono degli amanti del verde (che per essere portato necessita di una visitina alle Lampados!), ci si può sempre vestire con gli azzurri intensi, i gialli carichi o i rosa shocking; ricordate che è sempre meglio avere solo il particolare “forte” e che, al contrario, l’effetto “arlecchino fluo” non premia! Finalmente sono stati aboliti i pantaloni “alla pescatora” o “a tre-quarti” che dir si voglia (in particolar modo quelli da uomo). Un must per la bella stagione saranno i bermuda (anche in jeans) sia per lui che per lei, la quale potrà osare –dopo un attento esame di coscienza- anche con gli hotpants Mattia Mazza 51. Amnesty international 52. Il gruppo di “Scrub” 53. La fine degli eroi 54. Vi si combatte in un gospiel 57. International Hotel 58. Andare, passato remoto, terza persona singolare 61. Il Tung cinese 63. Si vede nel deserto 64. Provincia olimpica 2006 65. Alleanza atlantica 66. Simpatico veicolo a tre ruote 67. Lo era Gandhi 68. Negazione 69. Como 70. Non ora 71. Le iniziali dei due nomi di Ciampi 72. Un James attore 14. America OnLine 18. Tribunale amministrativo regionale 21. Ai lati dell’intesa 22. Produce ottimi vini 23. Il nome della cantante dei Cranberries 25. Compagnia viaggi 31. Insegna “Economia politica” al SID 33. Articolo determinativo maschile 35. Regimi di autosufficienza economica 36. COME in inglese 37. Può essere un’arma 39. Si accendono in chiesa 40. Antica lingua francese 42. Stanno in cielo 43. Milano VERTICALI 44. Ha vinto l’ultimo San Remo 1. Ne è sindaco Brancati 45. Gli uomini di Hitler 2. Si prendono a lezione 46. Il “Quirinale” francese 3. Ai lati di Bari 49 Ci abitavano gli dei 4. Iniziali della Clerici 54. Gli estremi di Giorgio 5. Un corso di laurea di via 55. Supermercato vicino a Alviano Blockbuster 6. Vi si fanno scommesse 56. La fine della carota 7. Il nome di Trulli 58. Distributore vicino alla casa dello 8. Forza Italia studente 9. Società per azioni 59. Bar in Via XXIV Maggio 10. Il nome del governatore della 60. L’ultimo fidanzato di Lady Diana California 62. Super 11. La fine… dei carcerati 64. Aumentano invecchiando 12. Compagno di avventure… 66. Alleanza Nazionale 2006 Maggio 15 Sconfinare Go and Go POGOVOR Z ŽUPANOM MIRKOM BRULCEM NOVA GORICA UNIVERZITETNO MESTO Kdo živi v Gorici se vsak dan sooča z mejo. Vendar meja ni le tista ki loči Italijo od Slovenije, je tista, ki poteka med mestom in univerzo, in tudi tista med dvema goriškim univerzami. To plat so spoznali tudi študenti internacionalnih in diplomatskih ved goriškega oddelka tržaške univerze, ki so si zamislili revijo “Sconfinare”. Izšla je tako prva številka revije “Sconfinare”, ki naj bi v zamislih redakcije, postala ne samo prostor soočanja različnih študentskih idej, vendar tudi način približanja mestu Gorici. Preveč pogosto Univerza in mesto Gorica živita vsak zase, ne da bi si izmenjali izkušnje in obojestransko bogatili. Revija “Sconfinare” bi rada bila orodje s katerim zrušiti še zadnje meje med univerzo, mestom in prebivalci Gorice. Revija si hkrati zadaja kot cilj spodbujati čezmejno sodelovanje. Zaradi tega razloga je revija dvojezična, tako da so razni članki prevedeni v slovenščino. Zahvaljujemo se za pomoč in spodbudo konzorciju za razvoj goriške univerze “Consorzio per lo sviluppo del polo universitario goriziano” ter dekanu Pier Giorgio Gabassiju, novinarju Roberto Covazu in profesorju Demetriu Volčiču. (Povzetek uvodnika, Samuele Zeriali in Bojan Starec) Annalisa Turel 16. maja 2006 je bila Nova Gorica razglašena za univerzitetno mesto; prosili smo župana Mirka Brulca za intervju. Kako je organizirano univerzitetno središče v Novi Gorici? V Novi Gorici bomo imeli četrto univerzitetno središče v Sloveniji, kjer bo možno študirati smeri megatronike, Evropskega prava, bolničarske šole, družbenih ved. Zanimiva je ta zadnja smer, ki bo imela poudarek na odvisnosti od razvad, na primer od igre na srečo. Zakaj bi študentje izbrali Novo Gorico? Naša največja želja je bila ustvariti neko prijetno okolje za univerzitetni svet. S tem namenom smo ustvarili študentski campus, športne strukture in smo podpirali razne kulturne prireditve. Študentje imajo na razpolago brezplačen vodnik mesta, brezplačne prevoze, bone za prehrano za večino okrepčevalnic in tudi študentski servis za delovne ponudbe. Veliko zaupamo temu načrtu in pričakujemo, da bomo leta 2010 imeli okoli 4000 študentov. Ali bo Nova Gorica sedež Erasmus? V bistvu to je že stvarnost. V naših mislih že davno ni več meja. V naših šolah, od osnovne do univerze, je že veliko tujih profesorjev, in tako je bilo še pred našim vstopom v Evropsko unijo. Upam, da v bodočnosti bodo študentje lahko izbrali celo v katerem jeziku bi opravili izpite: v angleščini, slovenščini ali italijanščini. Pravijo, da večji del prispevkov za Univerzo v Novi Gorici prihaja od igralnic. Kaj vi mislite o tem? Obstaja sklad za Univerzo. Večina prispevkov prihaja od občine in privatnih firm, tudi od Hita. Hit daja velik prispevek: finansira z 50% smer Evropskega prava in bo verjetno povečal svoj prispevek za družbene vede. Pozitivno ocenim dejstvo, da je del dohodkov igralnic namenjen družbenim potrebam. Pripravlja se otvoritev novega igralnega centra. Mislite, da bi igralnice s svojimi prispevki lahko skušale pridobiti soglasje nasprotnikov novega centra? Takega načrta ni. V novem centru samo 10% prostora bo namenjeno igralnici. Nimam rad vsake vrste zabave, ampak je to del naše narave. Upamo, da s tem načrtom bodo prihajali ljudi z območja odaljenega do 600 km, celo iz Amerike, Rusije in Kitajske. To ni samo lokalni načrt: bistveni sta Tržiško pristanišče in letališče v Ronkah. Bistveno bo tudi sodelovanje Italije. Povečalo se bo število delovnih mest. Kako mislite, da bo vse to vplivalo na odnos med Gorico in Novo Gorico? Zelo me veselijo razna sodelovanja, ki se bodo razvila. Že obstaja sodelovanje z Univerzo v Trstu in v Vidmu. Naša Univerza je že odprla podružnico v Benetkah in v Gorici. Ali obstaja tveganje kakega med nasprotovanja? Posebno študijem Evropskega prava in mednarodnih diplomatskih ved? Menim, da smer mednarodnih diplomatskih ved je veliko bolj splošna, zato ne bo nasprotovanja. Eden naših namenov je privlačiti študente z Balkana in iz vzhodne Evrope. S tem bi jim tudi pomagali se integrirati v EU. Že tri leta imamo gospodarski forum o teh stvareh. Osebno mislim, da je dovolj prostora za obe Univerzi. Upam, da se bodo razvili skupni programi. So že v teku razna sodelovanja. Na primer bo 23. junija na trgu dveh Goric večerna prireditev v duhu čezmejnega druženja z udeležbo kubanske plesne skupine. Arianna Olivero Andrea Luchetta (Zahvaljujemo se sodelovanje Bojanu Starecu in Federicu Butkoviču). . Julija Timošenko, portret Ukrajinke v državi razpeti med zahodnim in vzhodnim svetom Še vedno ne vemo, kako bo sestavljena nova ukrajinska vlada. Skrivnost bo razodeta samo čez nekaj mesecev, ko bo zapadel zadnji rok oblikovanja večinske vlade, glede na izide volitev, ki so se odvijale 26. marca. Do tistega dne edino gotovost predstavlja vrnitev Julije Timošenko, katere stranka je s 23% glasov zasedla drugo mesto in prehitela Jušenkovo «Našo Ukrajino» za 10 točk. Dodati treba, da sta bila v prejšnji vladi Timošenko in Jušenko zaveznika. Edini način, da bi preprečili vrnitev na vlado Rusiji naklonjenega Janukoviča, je ponovna koalicija med voditeljemi tako zvane «oranžne revolucije» nastale leta 2004 proti spletkam, ki so pripeljale Janukoviča do vlade. Jušenku in zaveznici Juliji Timošenko je uspela mobilizacija tisočere množice, ki je, kljub ostri zimi, zasedla Trg Neodvisnosti in s tem pritegnila nase pozornost Evrope. Prav Julija Timošenko je s svojo močno osebnostjo zavzela vlogo agitatorke. Postala je ukrajinska Ivana Orleanska, ki naj bi privedla do demokratizacije države. V kratkem času je postala svetovno znana s slikami, ki so jo predstavljale na odru ob Jušenku in ki so bile objavljene na najpomembnejših časopisih. Kje in kdaj se začne zgodovina te močne in bojevite ženske, kateri je ukrajinski tisk dal vzdevek «samuraj v krilu»? Živlejnje Julije Grigyan je skromno. Rodila se je leta 1960 materi samohranilki v Dnepropetrovsku, malem mestecu na vzhodu države. Leta 1979 po dokončani srednji šoli se vpiše na fakulteto za kibernetsko inženierijo. Istega leta zpozna tudi Oleksandra Timošenko s katerim se poroči leto pozneje. Rodi se jima hčerka Jevgenija. Z denarjem, ki sta si ga sposodila se lotita prodajanja nezakonitih kopij videokaset (presnetih doma), kar kmalu postane pomemben in razširjen posel, ki jima prinese velike dohodke. Začneta tako s kupoprodajo petroleja in raznih kovin in proti polovici 90 let Timošenko je izvoljen za predsednika UESU (United Energy Systems of Ukraine). Posli v energetskem sektorju v posovjetski Ukrajini so pripomogli k obogatitvi raznih posameznikov, saj se vlada za to ni menila. Isti posamezniki, ki so bili pred kratkim obtoženi tihotapstva, poneverbe in prevare. Tudi «Princesa Plina», kot je bila imenovana Julija Timošenko med svojim predsedstvom UESU-ja, je bila med obtoženci in presedela šest tednov v zaporu. Po izpustitvi se je vrnila k političnemu življenju in sklenila zavezništvo z Jušenkom v «bitki» za predsedništvo, ki je pripeljala do tako zvane oranžne revolucije. Znano je, da je bitka proti Moskvi pripeljala do obrata v ukrajinskem političnem življenju in jo približala zahodu. S tem se je tudi spremenila slika in mnenje, ki je Evropa imela do Ukrajine, ko je ta bila smatrana za pokvarjeni postsovjetski režim. Pot, ki jo je ubrala Ukrajina se je izkazala krhka in sodelovanje med Julijo Timošenko in Jušenkom je trajalo le sedem mesecev. Septembra lani je Jušenko odstranil Julijo in to tako komentiral: «Mnogo novih obrazov je prišlo na oblast, a vlada ni spremenila svojega obličja». Ukrajina ostaja namreč država, kjer je nepotizem močan in podkupovanje vsakdanja praksa (podkupi se policaja, da ne bi pregledal dokumentov, zdravnika za sprejem v bolnico, profesorja, da lahko sin/hči izdela razred...). Dejstvo, da so se volitve odvijale pravilno, kaže na to, da se stvari spreminjajo. Tvegano pa bi bilo trditi, da so to znaki splošne spremembe, ki je zajela družbo. V glavnih obrisih to je država, ki jo bo vodila Julija Timošenko, a to je tudi država v recesiji z visoko inflakcijo in brezposelnostjo. Na to bo vplivalo tudi povišanje stroškov za energijo, ki ga je povzročila afera Gazproma. Kljub temu, da bodočnost ni rožnata, Julija Timošenko optimistično pravi: » Moj cilj je zelo enostaven. Najraje bi naredila čudež in uresničila vse to, kar smo obljubili v obdobju oranžne revolucije, da bi se tu razvijala normalna družba, da bi delovala pravična sodišča in prav tako pravična vlada.» K temu doda še: «Seveda hočem zastopati vlogo prvega ministra!» Elisa Calliari Prevedel Samuele Zeriali 16 Sconfinare Go and Go Spomin in sprava: MEJA Obmejni Italijani in Slovenci se primerjajo Minilo je že 60 let od zaključka druge svetovne vojne, a se še vedno vnamejo debate o dogodkih, ki so se odvijali ob «vzhodni meji.» Goriška zgodovina ne predstavlja samo nasprotja. Obratno od šestdesetih let dalje, ko je to območje bilo stičišče kultur in narodov, ki jih je ločevala železna zavesa, je goriška meja slovela, kot najodprtejša v Evropi. To hvala lokalnim političnim predstavnikom, ki so nasprotovali obojestranskemu nezaupanju (Rima in Beograda) in tako strmeli k bodočemu sožitju in spravi. Trud županov, Martina in Štrukelj, naj še danes spodbuja k nadaljevanju dela začetega pred tolikimi leti. Pri tem morajo sodelovati javne inštitucije in predvsem slovenska in italijanska družba (meja ni obstajala pred letom 1947), ki si delita skupno kulturno in socialno dediščino. Pobude naj pripomorejo k zbliževanju Italijanov in Slovencev. Pri tem zavzame prvo mesto društvo «Concordia et Pax», ki že dvajset let organizira in spodbuja predavanja in srečanja z globokim simboličnim pomenom, kot letno srečanje «Sentieri di memoria e riconciliazione.» Srečanja, ki so že tradicija, v organizaciji slovenskih in italijanskih zgodovinarjev ter prostovoljcev predstavljajo trenutek skupnega odkrivanja in razmišljanja o dogodkih, bili nameščeni po raznih taboriščih ki so privedli do takega sovraštva. širom po Italiji in Dalmaciji, med temi Zadnje tako srečanje se je vršilo 15. 20.000 je umrlo več kot 2400 ujetnikov, oktobra lani v vasi Borovnica, nekoč samo na Rabu je umrlo 1400 oseb. Kmalu pa se je pomembna točka vse spreobrnilo za avstro-ogrsko in taborišče v železnico in le nekaj KRONOLOŠKI PREGLED Borovnici je kilometrov oddaljena postalo zapor za od Ljubljane. V vasi • XI st. Ustanovitev mesta Gorica Borovnica je med •1202 goriški grad postane sedež goriških italijanske vojake. Jugoslovanska drugo svetovno vojno grofov vlada je od maja najprej delovalo •1508 mesto pod nadzorom Benetk •1509 ponovno pod Habsburžane 1945 do pomladi italijansko taborišče •1930 obnovitev gradu poškodovanega 1946 tam zapirala (1941-43) nato pa med prvo svetovno vojno italijanske vojake v še partizansko za •1943 nemška okupacija gradu, na vrtu skrajnih higijenskih ujete italijanske so opravljali ustrelitve. razmerah in vojake (1945-46). •Februar 1947 – Pariška pogodba pomankanju. Leta 1942 je višji – mesto je razdeljeno med Italijo in Borovnica ostaja komisar tako Jugoslavijo zgodovini zvane «avtonomne •8 julij 1991 Slovenija postane neodvisna v •2004 vstop Slovenije v EU in simbolična Italijanov in l j u b l j a n s k e odprava mej Slovencev kraj pokrajine» (to so deli A.O.,G.T. trpljenja in naj bo v Slovenjie priključeni italijanski kraljevini leta 1941) podpisal razmislek vsem tistim, ki hrepenijo po odlok, ki je ločil Slovence na tri medsebojni slogi in spoštovanju. Naj bo skupine: v prvo so spadali tisti, ki jim to, kar se je tu dogajalo v poduk novim je bila usojena asimilacija, v drugo tisti, generacijam v skupni nalogi pri grajenju katere je zaradi sodelovanja pri vojaških boljše bodočnosti ter pri pravilnem akcijah proti italijanski vojski čakala odgovoru izzivom nove Evrope. Federico Vidic največkrat smrtna kazen ter v tretjo Prevedel Samuele Zeriali vsi ostali, ki so na kak način pomagali partizanom in zato bili kaznovani z deportacijo. Leta 1942 so vsi ti ujetniki Fojbe: nova imena, nove resnice 1048 imen sestavlja seznam goriških deportirancev, ki ga je novogoriški župan Mirko Brulc izročil 12. decembra 2005 goriškemu županu Vittoriju Brancatiju v imenu ministra za zunanje zadeve Dimitrija Rupla. Tri mesece pozneje, na začetku marca, je te podatke dobila tudi goriška prefektura in so sedaj vsem dostopni. Seznam vsebuje imena vojakov, k a r a b i n j e r j e v, f i n a n č n i k o v, b a n č n i h f u n k c i o n a r j e v, p r o f e s o r j e v, učiteljev in mnogih drugih, ki so jih maja 1945 aretirale partizanske čete IX. korpusa, pod vodstvom poveljnika Bora, in odpeljale v Jugoslavijo od koder se niso več vrnili domov. Ni lahko izračunati točnega števila oseb, ki so bile deportirane, prav tako ni znano število tistih , ki jih je OZNA, varnostnoobveščevalna služba, usmrtila v taboriščih oz. fojbah. Povod tega, poleg želje po maščevanju zaradi hudega trpljenja, ki so ga povrzočili fašisti, je bil načrt komunističnih enot po nekaki nacrtovani poboji sovražnika. Partizani niso aretirali in deportirali samo fašistov, vojakov in tistih, ki so bili fašizmu naklonjeni, temveč tudi vse tiste Italijane in Slovence, ki bi lahko predstavljali zapreko pri ustanovitvi močne jugoslovanske države in pri aneksiji Furlanije-Julijske krajine. Seznam naj bi torej pripomogel, da bi tisti, dalj časa ignorirani in skriti tragični dogodki, bili razčiščeni in pravično obravnavani. Dokumentacija, ki jo je zbrala in sestavila slovenska zgodovinarka Nataša Nemec, vsebuje različne informacije o deportirancih: kraj in datum rojstva, poklic ali vojaški čin oz .datum in kraj aretacije; poleg tega dokazuje tudi, «da so bile aretacije opravljene glede na sezname, ki so bili pripravljeni že leta 1944.» Primankuje pa najvažnejši podatek za potomce umrlih, to je kraj smrti. Kraj, ki bi nudil možnost za zadnji pozdrav preminulemu očetu, bratu, možu, prijatelju. Seznam v glavnem ne prinaša novih informacij: sorodniki in razni italijanski ter slovenski zgodovinarji zatrjujejo, da je večina teh imen že znanih, medtem ko so nekatera napačno napisana ali nepopolna. Zgodovinarka Nemec pravi, da je seznam, ki ga je sestavila še nepopoln; dodati bo treba še mnogo novih podatkov, saj so nekateri arhivi še nedostopni in najpomembnejši dokumenti bi lahko še bili v Beogradu. Nekateri so kritični tudi do načina posredovanja podatkov, ki je vnel polemike. Polemike, ki so seveda bile tudi predvidevane glede na obdobje v katerem je bil seznam objavljen, to je predvolilno obdobje. V Italiji bodo 9. in 10. aprila potekale politične volitve, medtem ko bodo proti koncu leta v Sloveniji administrativne. Novogoriški župan meni, da bo to lahko oddalilo tisti del volilcev, ki so še vezani na mit partizanstva in zato podčrtuje, da je pobudnik izročitve seznama sam minister Dimitrij Rupel. Po drugi strani je mnenja, da izraža objava seznama v tem obdobju, voljo do strumentalizacije le-tega «v politične namene». Župan Vittorio Brancati pa zatrjuje, da je izrecno prosil goriškega neoustaljenega prefekta Roberta Di Lorenza (ki je dobil seznam po uradni izročitvi županu), naj se ž njim posvetuje predno bi poslal seznam v objavo. To tega pa ni prišlo in Brancati se je tako obrnil do Brulca s prošnjo naj se začeti stiki in dialog ne prekinejo. Dejstvo, da je seznam v rokah prefekta, ki predstavlja vlado na lokalni ravni, ima tudi pozitivno plat: to, da je dokument prešel v roke slovenske in italijanske vlade bi lahko pomenilo prvi korak k gradnji skupne obojestransko priznane zgodovnine. Glede tega, pa so se vnele še nove polemike in kritike. Zgodovinar Branko Marušič, svetovalec SAZU-ja, podčrtuje, da bi moral seznam biti izročen italijanskemu ministru za zunanje zadeve po običajnih diplomatskih poteh. Način pa, ki je bil izbran za izročitev dokumenta, je delno izbrisal simbolični pomen, ki bi ga to dejanje lahko imelo. Istega mnenja je tudi italijanski zgodovinar Roberto Spazzali, avtor različnih del o fojbah, ki se sprašuje «kakšen je pomen obdržati to dokumentacijo samo v ožjem lokalnem krogu» in zatrjuje, da bi lahko razčistili zadevo le skupni FOJBE ( v furlanščini foibe – iz latinščine fovea jama, jarek). Naravne kraške jame, v obliki narobe obrnjenega lijaka, ki so nastale zaradi vodne erozije. Postale so žalostno znane po drugi svetovni vojni, saj so partizani v nje porinili nekaj stotin Italijanov, Slovencev, Dalmatincev in Istranov, fašistov in antifašistov, ki so bili krivi namernega ali ne namernega nasprotovanja ekspanziji jugoslovanskega vpliva širom po Furlaniji. V italijanščini se temu pravi «infoibare» - neologizem, ki pomeni poriniti v fojbo. Maggio 2006 Dva obraza iste realnosti Nova Gorica je že dve leti evropsko obmejno mesto prav kot Strasburg, Hulst, Mulhause, Maastricht, a vzdušje ob carini pri Rdeči Hiši je še vedno napeto in tugobno. To je vtis, ki ga ima kdor pride v Gorico kot študent iz drugih italijanskih pokrajin. Pokrajine za katere predstavlja evropska realnost možnost navdušenega in radovednega odkritja drugih evropskih držav. Meja med Italijo in Slovenijo, ki je predstavljala do leta 1989 neprehodni zid med vzhodnim in zahodnim svetom, čeprav uradno ukinjena, še vedno obstaja v očeh goričanov. Zagrinjalo se nevarno in nenehno prenaša na univerzitetne študente iz drugih delov Italije in ideja o združeni Evropi neizogibno propade pred staro mejo in dvema policajema. Vprašati bi se morali čemu te bojazni, zakaj nam je Slovenija znana samo po cenejšem bencinu in seveda še bolj poceni cigaretami. Nova Gorica je mlado mesto (naslednje leto bo praznovala šestdestletnico ustanovitve) poznana po svojih kazinojih in zgodovinsko pomembnih točkah. Kdo izmed nas lahko reče, da je že obiskal Kobarid in si ogledal tiste kraje, kjer mnogi rojaki so plačali s svojim življenjem zvestobo italijanski domovini? Ne hlinimo se. Dana nam je enkratna priložnost, da od blizu spoznamo državo, ki nam je sosedna, a obenem tako oddaljena in tuja. Ne zapravimo te možnosti, in to predvsem tisti izmed nas, ki upajo v diplomatsko karijero, katera seveda predpostavlja stalne stike s tujino. Čas je, da valoriziramo in spoznamo realnosti, ki nas obkrožajo, saj postanemo državljani sveta le korak za korakom. Arianna Oliviero, Giorgia Turin Prevdel Samuele Zeriali pregledi in študije dokumentacije s strani profesionalnih zgodovinarjev. Zadeva je potekala tako(glede na natančnost zgodovinskih raziskav in na način predaje dokumenta), da je bil njen glavni povod le «zadovoljitev Italijanov». Ne glede na neizogibnost polemik v zvezi s tako občutljivim vprašanjem, vse to lahko predstavlja korak naprej pri grajenju dobrih odnosov, dialoga in sprave. Seznam ne more izbrisati gorja, ki so ga potrpele družine deportirancev, a nedvomno predstavla pomemben korak Republike Slovenije ob vstopu v Evropo. «To je pomemben dogodek» je razložil goriški župan «to je znak, da se v tem malem mestu rušijo zidovi in pregrade. Ne da se odstraniti nobene evropske meje, predno se odstranijo meje, ki še živijo v spominih ljudi.» Athena Tomasini, Antonino Ferrara Prevedel Samuele Zeriali FOJBE •Jesen 1943: pojav se prične takoj po predaji Italije. Po 8.septembru, ko so italijanski vojaki zapustili Istro in pred prihodom nemških čet, so partizani aretirali in umorili nekaj stotin Italijanov z motivacijo, da so «sovražniki ljudstva» •April-junij 1945: 40 dni jugoslovanske okupacije Trsta, Gorice in Istre predstavlja obdobje največjega delovanja fojb. V pomladi 1945 je prišlo do pravega «lova na Italijane»: vrstili so se poboji, deportacije vojakov in civilistov, Italijanov, Dalmatincev in vseh tistih Slovencev, ki so v očeh nekaterih predstavljali nevarnost. Pobojev je bilo konec junija, ko je tako zvana Morganova črta, ki danes predstavlja mejo med Italijo in Slovenijo, razdelila to območje na cono A in B. Preganjanje pa se je nadaljevalo do leta 1947, predvsem v obmejnem delu Istre pod jugoslovansko kontrolo. Od leta 2004 je 10.februar uradni dan spomina na žrtve fojb in eksodusa optantov iz Istre in Dalmacije v letih po drugi svetovni vojni.