Numero 9 - Luglio 2007
Direttrice: Annalisa Turel
L’editoriale
I
nsomma, non sono mai stato molto
bravi a far bilanci. Questo giornale
è nato grazie all’iniziativa di alcuni
ragazzi del secondo e del terzo anno.
Per molti, ormai, è giunto il momento
di salutare la fatal Gorizia. Tre anni
di impossibili da descrivere in poche
parole, ma legati da una unica domanda
costante, mai veramente affrontata: noi
che cazzo ci stiamo a fare qui? Ma perché
mai abbiamo deciso di rinchiuderci in
questo buco di città, vecchia, asfittica
e intollerante? Sì, certo, il Sid è pur
sempre il Sid. Ma forse sarebbe meglio
dire: il Sid era pur sempre il Sid. Perché
ormai la sua principale ricchezza
sembra essere la gloria passata. Di
anno in anno, il numero di ragazzi
che si presentano al test d’ingresso
diminuisce. E come dargli torto… La
prospettiva è quella di venire a studiare
in un corso che è un cantiere eterno ed
indefinibile. Le prospettive cambiano ad
ogni stagione, e quasi sempre in peggio.
Sono pochi, veramente pochi i professori
in grado di trasmettere qualcosa.
Trieste sembra essersi dimenticata di
uno dei suoi vecchi poli d’eccellenza.
Di certo, poi, Gorizia non aiuta come
ambiente. Insomma, uno ci arriva a
diciannove anni, e non esattamente con
la prospettiva di far vita di clausura.
Poi, però, fa un giretto per Corso
Italia, e capisce al volo come stanno
le cose. Con una volante a destra, una
jeep dei carabinieri di fronte e una
dozzina di vigili alle calcagna, scopre
che qualsiasi attività under 95 non è
semplicemente concepita. Che gli spazi
migliori sono lasciati alle scorribande
di bastoni, bora e carrozzine. Per i
ragazzi, vino a volontà, e che non si
lamentino. Per quelli davvero fortunati,
magari, pure qualcosa di più pesante.
Poi, certo, i giorni passano e ci si
affeziona a tutto. Perché questa città,
questa università sono quelle dei nostri
vent’anni. Quello che fa incazzare è
pensare a come sarebbero stati, questi
nostri benedetti vent’anni, in una città
che non fosse rimasta ferma ai magnifici
’50. In un corso che non tirasse solo
a campare, fra convegni e paroloni.
Il punto è che non ci vorrebbe molto
per migliorare la situazione. Giusto
un po’di buonsenso, una capacità
d’analisi che varchi, per una volta, i
confini dell’Isonzo. Altrimenti, Gorizia
e la sua università non diventeranno
mai qualcosa di diverso da ciò che
sono: due ottime occasioni sprecate.
Andrea Lucchetta
COPIA OMAGGIO
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In medioriente non si va in
vacanza
In medio oriente non si va in vacanza.
Quando uno scenario appare irrisolvibile.
Mai dalla fine della guerra fredda si era sviluppata
una situazione così complicata, così tesa,
da rendere difficile ogni trattativa, ogni possibile
soluzione che portasse ad una pace duratura.
Per la maggior Parte dei paesi arabi, è Israele ad
essere la causa dell’instabilità della regione ed
essa finirà, quando terminerà l’esistenza di tale
Stato. Ma la fine dello stato ebraico è molto lontana,
per la tenacia del suo popolo e per i suoi forti
alleati. In questo periodo è stato sconvolto da
alcuni scandali politici, che hanno investito alte
cariche dello stato come l’ex capo di stato Moshe
Katsav, con accuse di molestie sessuali mosse da
alcune sue collaboratrici, già sostituito dal premio
nobel per la pace Shimon Peres. Questo evento
segue di poco le dimissioni del ministro della difesa
Amir Peretz, criticato per la sua inesperienza
e in particolare per la cattiva gestione della guerra
della scorsa estate contro gli Hezbollah libanesi.
Nel paese è molto acceso il dibattito politico,
circa l’attuale situazione della regione, e a proposito
della sicurezza dello stato ebraico, che è parsa
minacciata dall’organizzazione militare degli
Hezbollah, con tecniche di guerra avanzate, per
le quali Israele non ha saputo far fronte in maniera
efficace e convincente per la popolazione.
Nei territori Palestinesi invece, dopo la vittoria
alle elezioni del partito di Hamas, sono iniziate
le sanzioni economiche - soprattutto da parte di
Israele, Usa e Ue - contro il Governo, con l’intento
di farlo cadere. La necessità più volte espressa,
soprattutto dagli Stati Uniti, è quella di vedere una
Palestina indipendente e che mantenga rapporti
di buon vicinato con Israele. Tale obbiettivo si è
ritenuto non potesse essere raggiunto dal partito
al
governo,
Hamas,
ritenuto
infatti
un’organizzazione
terroristica da Israele, Usa e, dal settembre
2003, anche dall’Unione Europea. Si è favorita
così la sua caduta a favore del partito al-Fatah,
molto più disposto alla diplomazia con Israele e
Usa. Per rispondere a questo “colpo di stato” i
miliziani di Hamas hanno preso il controllo della
striscia di Gaza, incarcerando i membri del partito
rivale, scatenando l’opposta reazione nei territori
della Cisgiordania, tanto che la stampa ha
ipotizzato
la
nascita
di
due
Palestine
distinte.
Nonostante
gli inviti al dialogo da parte di Hamas, la
sua credibilità è stata distrutta con la sua azione
militare, e con la preoccupazione che al-Qaeda
si nasconda nel suo territorio. In Cisgiordania
il
neopresidente
Mahmoud
Abbas
ha
colto
l’occasione
per sbloccare la situazione, iniziando il
dialogo con Israele, Ue e Usa, che ha portato allo
scongelamento
degli
aiuti
economici
e
alla
promessa
da parte palestinese del riconoscimento di
Israele e della fine di ogni politica anti-israeliana.
a pagina 2
Due chiacchere
con Fabrizio Gentile
Ad un mese e mezzo dell’insediamento di
Ettore Romoli a Primo Cittadino di Gorizia,
abbiamo incontrato Fabio Gentile, vice-sindaco con delega al commercio, mercato,
attività produttive, programmazione economica, polizia municipale e decentramento.
Fabio Gentile, il candidato Mosetti nel
corso della campagna elettorale ha voluto incontrare gli studenti delle due
università presenti a Gorizia. Il sindaco
eletto Romoli, invece no. Qual è l’orientamento che la nuova amministrazione
intende seguire nei confronti dei cittadini
universitari?
Questa cosa di Mosetti me la dite voi adesso
e mi dite anche di Romoli. Parlo per interposta persona, questa domanda dovevate
farla piuttosto al Sindaco. Io sono tuttavia
arcisicuro che il Sindaco Romoli ha incontrato tutti gli organismi che sovraintendono
alla vita degli studenti universitari.
In ogni caso l’arrivo dell’Università qui a
Gorizia è stato previsto da svariate amministrazioni precedenti, indipendentemente
dal colore politico, che hanno lavorato per
creare un’Università che poi si è divisa tra
Trieste e Udine. C’è sempre stato un interesse nei confronti del mondo universitario
e per tutto quello che la riguarda: universitari e tutti i fruitori, sia il personale tecnico,
che i docenti. E’ innegabile che l’università
a Gorizia ha portato un insieme di attività,
e voi con il vostro giornale ne siete una dimostrazione, che sono indubbiamente di interesse per la città. Io penso che un politico
che chiude gli occhi di fronte all’università,
non è solo cieco e anche stupido.
Tuttavia nel programma elettorale si
parlava di Gorizia città futura, Gorizia
città accogliente, europea, giardino, parco cuiturale, città di tutti...quando si parlerà di Gorizia città universitaria e degli
studenti?
Non c’è un capitolo perché ripeto è talmente tanto evidente che la città di Gorizia continuerà ad investire nell’Università che mi
sembra addirittura pleonastico rimarcarlo.
Vi faccio vedere cosa scrivevo già cinque
Italia
Quadrophoenia
Harry Potter
Contro la burocrazia
Prospettive per un PD
Cultura Glocale
Internazionale
Rapporti USA - UE
Cinema
I miei dieci film
Shrek 3
PAGINE 8 E 9
Scripta manent
Intervista ad Octavio Alberola
Stile libero
Il Veneto in pittura
Pantani pirata tragico
PAGINA 10 E 11
Università
Ricambio ed inadeguatezza
PAGINE 3 E 4
Musica
a pagina 4
De Boca Bona
La Di-Vin Commedia
Relax
Estate Fashion
PAGINE 12 E 13
Las Vegas
Trieste città aperta
PAGINE 5,6 E 7
Rubrika Go and Go
Vse izteka v Soco, zadeva livarne
Res nam gre dobro
PAGINE14, 15 E 16
2
Sconfinare
Mondo
Luglio 2007
17 giugno - FRANCIA
15 giugno
La destra disporrà della maggioranza assoluta
all’Assemblea nazionale francese. È questo il
verdetto del secondo turno delle elezioni legislative. L’Ump, il partito del presidente Nicolas Sarkozy, ha conquistato 314 dei 577 seggi
disponibili. Ai socialisti sono andati 185 seggi.
24 giugno - LIBANO
A Sahel el Dardara, un villaggio che si trova nel sud
del Paese, un ordigno piazzato sul ciglio di una strada è esploso al passaggio di un veicolo con a bordo
alcuni caschi blu spagnoli della missione Unifil.
Quattro di loro sarebbero morti. Almeno tre i feriti.
29 giugno - ISRAELE
Il governo israeliano ha archiviato il processo per stupor al presidente Moshe Katsav, in cambio del suo impegno a dichiararsi colpevole e a dimettersi dall’incarico. Le dimissioni saranno presentate dopo sette anni di
mandato. L’incarico sarà assunto da Shimon Peres il 15 luglio.
29 giugno REGNO UNITO
Nel giorno dell’insediamento di Gordon Brown, vengono trovate nel centro di Londra due autobomba pronte ad
esplodere. Il giorno successivo fallisce di poco un attentato
all’aereoporto di Glasgow. Il neo-primo ministro inglese
dichiara che il suo paese “non cederà e non sarà intimorito”.
15 Luglio
3 luglio - RUSSIA
L’oligarca russo Boris Berezovskij, noto oppositore del presidente Vladimir Putin, è stato formalmente accusato di aver tentato di organizzare
un colpo di stato. Berezovskij aveva affermato
di volere usare il proprio capitale per organizzare un colpo di stato contro Putin. Attualmente Berezovskij vive in esilio in Gran Bretagna.
Integrazione europea, rapporti USA-UE e le attuali prospettive
Intervista a Giuseppe Mammarella, docente di Storia contemporanea e Relazioni internazionali
Dott. Mammarella, il processo di formazione
delle Comunità Europee e successivamente di
integrazione nell’Unione trae origine, dopo la seconda Guerra Mondiale, dalla necessità primaria
di garantire la sicurezza in Europa. Poiché oggi
l’obiettivo è stato raggiunto e una guerra tra stati
europei assolutamente improbabile, non è forse il
tempo di “ripensare” l’idea stessa di Europa, vista la crisi in cui si trova, determinato dall’esaurirsi del suo scopo storicamente fondante?
Sicuramente l’obiettivo della pace in Europa
è acquisito, ma vi sono altri problemi che si è
posta l’Unione Europea e la realtà mondiale lo
dimostra, vista anche l’ascesa di molti paesi che
e appartenevano al cosiddetto terzo mondo e che
ora sono industrializzati a tutti gli effetti. A mio
parere, il Presidente del Consiglio Italiano, Romano Prodi, ha centrato perfettamente il problema, sostenendo recentemente l’urgenza di certe
decisioni, perché l’Europa non può attendere che
il mondo “vada avanti”. Uno dei problemi più
importanti è comunque quello della difesa, sicuramente con intensità minore rispetto al ’45-‘46,
ma da tenere in grande considerazione. Mi riferisco principalmente al futuro dei nostri rapporti
con gli Stati Uniti, con i quali indubbiamente vi è
un problema, frutto essenzialmente di due politiche piuttosto differenti in parecchie questioni. A
questo proposito ritengo che i tempi siano maturi
per procedere alla revisione del Patto Atlantico,
come ho avuto modo di sostenere recentemente
in un colloquio con l’Amb. Sergio Romano. Un
altro tema è senz’altro quello istituzionale, perché se non si creano gli strumenti l’Europa non
ce la può fare a uscire dalla crisi che ormai da 2
anni la affligge. Una crisi però che si è fondata
anche su malintesi, perché Francia e Olanda non
hanno votato per la Costituzione Europea, ma
per altri obiettivi, e questo è bene tenerlo sem-
pre presente. Vi è poi il tema economico, dove
siamo costretti a fronteggiare le forti pressioni
dei paesi asiatici e a breve anche di quelli africani. Ed è proprio grazie al campo economico che
l’Europa è andata avanti in questi anni, ma ora
servono gli strumenti per parlare con una voce
sola e l’UE attualmente non li possiede. Io credo che in questo senso politica internazionale e
politica economica siano strettamente legati. È
difficile portare avanti un discorso con questi
paesi che mantenga quelle condizioni di crescita
e di sviluppo, cioè un mercato aperto, ma che
al tempo stesso protegga certe posizioni europee e gradui nel tempo certi sviluppi, se non si
ha una politica estera comune, una diplomazia
comune. Questo è il principale problema strettamente legato a quello economico-istituzionale.
A questo proposito Lei ritiene che una politica
di sicurezza comune, attraverso, per esempio, la
creazione di un esercito europeo, potrebbe aiutare la costituzione di una voce unica per l’Europa?
Questa è la storia di 50 anni di tentativi e fallimenti, quando dal 1951 si ipotizzò la creazione di un esercito europeo. Esistono attualmente
alcune unità, diverse collaborazioni tra stati, ma
siamo ancora lontani dalla creazione di un vero
e proprio esercito. Del resto possiamo osservare
ciò che succede nel momento in cui gli europei
si impegnano in campagne militari come quella
in Iraq o in Afghanistan: vi è una debole coordinazione con gli americani, quando c’è, ma è del
tutto assente tra i paesi europei. Probabilmente
l’unico tentativo andato a buon fine fu quello
riguardante l’intervento in Kosovo, quando gli
italiani riuscirono a convincere i portoghesi, i
francesi e gli spagnoli a dare una mano. Per il
resto, forti collaborazioni dal punto di vista militare a livello europeo non vi sono state. Questo
è un problema difficile perché apre parecchi in-
terrogativi: quest’esercito dovrebbe essere indipendente dalla NATO? Oppure dovrebbe essere
al suo interno, muovendosi quindi sulle di strategie americane? Francesi e tedeschi vorrebbero
una sorta di unità di pronto intervento, ma non
si hanno risultati operativi pratici. Io continuo
comunque a vederlo come un problema politico
diplomatico, piuttosto che strettamente militare.
Si inserisce poi la questione, non secondaria,
dell’arma atomica: dovrebbe possederla l’esercito europeo? Stiamo assistendo, infatti, ad un
riarmo su vasta scala che punta soprattutto sul
nucleare. Stati Uniti ed Europa si stanno muovendo per impedire la costituzione dell’arma
atomica in Iran proprio perché se ciò avvenisse, tutti i paesi di quell’area (Egitto, Marocco
in primis) sarebbero più che tentati di seguire
l’esempio iraniano. In tale situazione, con alcuni paesi dell’area medio-orientale in possesso
del nucleare, si può ipotizzare un esercito europeo senza arma atomica? Probabilmente no.
A dire la verità un tentativo venne compiuto nel
1958 per creare una sorta di “bomba atomica
europea” tra francesi, italiani e tedeschi, ma il
progetto, seppur di una certa importanza, fu accantonato da De Gaulle. La stessa costituzione
Euratom fu un tentativo di creare un ente energetico europeo fondato sull’energia atomica.
Inserendoci ora nelle relazioni USA-UE, che
reazioni vi sarebbero all’interno dell’amministrazione statunitense di fronte alla
creazione di una forza militare europea?
Gli americani sarebbero favorevoli, poiché si
sono sempre battuti per una partecipazione più
diretta degli europei, soprattutto alle spese e agli
sforzi economici. Ma è chiaro che non accetterebbero di “passare la mano”, la direzione strategica
delle operazioni rimane in mano agli americani.
Anche per il mantenimento e il funzionamento
dell’Onu gli americani si lamentano spesso per
i pochi investimenti effettuati dagli europei…
Il punto è che gli americani hanno una visione
strategica della storia, del mondo e della politica internazionale molto diversa. Essi sono molto
pessimisti sul futuro, posseggono una forza militare che pensano di poter impiegare con profitto,
ma l’Iraq insegna che non sempre avviene così.
Gli europei la forza militare non ce l’hanno e,
ovviamente, sono più inclini al negoziato e al
compromesso. Quindi sono visioni della politica
internazionale molto diverse e che vanno però riconciliate. Io penso che l’Europa abbia un ruolo
fondamentale per cercare di mediare queste situazioni conflittuali che gli americani tenderebbero a risolvere con l’uso della forza militare.
Precisamente, in che cosa si esplica questo pessimismo americano? Forse nasce dall’ambivalenza
nella storia della politica estera statunitense tra il
richiudersi in se stessa e quella di agire all’estero, sempre con l’idea di porsi come elemento
portatore di ordine, benessere e democrazia?
In questo momento gli americani si sentono accerchiati, gli Stati Uniti sono in una fase in cui si
rendono conto che stanno nascendo nuovi poteri
e vogliono difendere le loro posizioni. Nell’ottica statunitense, la democrazia serve a portare
nel mondo delle condizioni che siano congeniali
all’America per mantenere le sue posizioni. Ovviamente in tutto ciò vi è anche un valore, nella
democrazia, nelle istituzioni democratiche, nella
democratizzazione di paesi che invece democratici non sono. È una sorta di “gioco” in cui essi si
sentono più a loro agio. Tutto ciò nasce essenzialmente dalla paura che i privilegi di cui hanno goduto fino ad oggi vengano messi in discussione.
Riccardo Dalla Costa
Andrea Bonetti
In medio oriente
non si va in vacanza
CONTINUA DALLA PRIMA
Nel vicino Libano, dopo essere stato sconvolto dalla guerra tra Hezbollah e Israele,si cerca
disperatamente di ricostruire il Paese e di ripristinare la stabilità interna. Con il sostegno
della missione Unifil collocata al confine meridionale, a cui partecipa anche l’Italia, si cerca
di garantire il cessate-il-fuoco tra Hezbollah e
Israele, da qualche tempo però si registra l’aumento di attentati contro i soldati Onu. Nel nord
del Libano, sembrano ormai sconfitti i miliziani qaedisti di Fatah al-Islam che combattono
contro l’esercito libanese da più di un mese,
asserragliati nel campo profughi palestinese
di Nahr al-Bared, vicino alla città di Tripoli .
Nel frattempo in Siria, è stato rieletto per la seconda volta, con risultati quasi plebiscitari, il
presidente Bashar Al Assad, che sembra voler
rilanciare le trattative di pace con Israele, per
ottenere i Territori Occupati nella guerra del
1967, ma allo stesso tempo è allineato con altri
Stati arabi circa la volontà di vedere la sparizione dello stato ebraico. La repubblica araba è da
sempre sospettata di fornire appoggio a varie
organizzazioni terroristiche e tra i vari supposti
sembra che sia stato ordinato da Damasco l’assassinio dell’ex premier libanese Rafiq al Hariri:
l’imprenditore protagonista della ricostruzione
del Libano, che con la sua forte personalità minava l’ingerenza siriana negli affari interni libanesi. La sua morte scatenò a Beirut la Rivoluzione dei Cedri nel febbraio 2005, che condusse
al ritiro delle forze siriane presenti in Libano.
In Iran, lo storico alleato della Siria, la situazione si mantiene molto tesa. Sembra ormai molto
lontana la crisi per il sequestro dei soldati inglesi
da parte delle autorità iraniane, ma al contrario
è attualissima la minaccia del suo programma
nucleare. In questo momento lo scontro si fa
con la propaganda, soprattutto tra la Repubblica
Islamica e gli Stati Uniti. Così proprio come il
Guatemala, il Nicaragua e l’Iraq erano tremende
minacce, così lo è oggi l’Iran, secondo le affermazioni dell’amministrazione Bush. Da parte del
presidente Mahmud Ahmadinejad, continuano
ad arrivare dichiarazioni per molti versi contrastanti: lancia in più occasioni appelli al dialogo
a coloro che vedono provenire il pericolo dalla
Repubblica Islamica, dall’altra parte non sospende mai le minacce contro lo stato Israeliano e il
suo alleato americano. È poi sorprendente scoprire che in realtà Ahmadinejad non ha alcun
potere per quanto riguarda la politica estera, am-
ministrata totalmente dall’Ayatollah Sayed Ali
Khamenei, le cui affermazioni quasi sempre in
toni conciliatori, vengono raramente riportate dai
media occidentali. L’Iran sarebbe il principale
finanziatore e sostenitore dell’insurrezione sciita
in Iraq, fornendo attrezzature militari per minare
l’attività americana nel Paese. A peggiorare l’immagine del Paese islamico in occidente sarebbero le notizie riguardo le leggi sulla limitazione
dei diritti fondamentali dei cittadini, e soprattutto della condizione di subordine delle donne.
In Afghanistan, le forze dei talebani – dichiarate tempo fa sconfitte e scomparse – ora impegnano i soldati Nato in battaglie sempre più
violente. La Nato inoltre è stata recentemente
investita da una serie di pesanti critiche, circa l’uccisione ingiustificata di civili innocenti
in alcune zone del paese. L’Italia da parte sua
continua la sua missione di “peacekeeping”
nella provincia di Herat e a Kabul, ma con regole di ingaggio molto restrittive. La crescente
preoccupazione dovuta al crescere delle violenze ha portato il Governo Italiano ad aumentare la sua presenza con ulteriori uomini e mezzi.
In Iraq, continuano quotidianamente gli attentati
suicidi, le autobombe, oltre alle uccisioni di civi-
li innocenti, e aumentano sempre più il numero
dei soldati morti della coalizione e della polizia
irakena. Tutto questo mentre si discute la c.d.
exit strategy dal Paese e garantire una duratura
situazione di sicurezza che garantisca il fiorire
della “importata” democrazia. Secondo le recenti dichiarazioni, del primo ministro iracheno
Nuri al-Maliki, le forze irachene sono pronte “in
qualsiasi momento” a prendere il controllo delle operazioni di sicurezza in Iraq in caso di ritiro, anche immediato, delle forze internazionali.
Le parole di Maliki sono parse in contrasto con
quelle pronunciate del suo ministro degli esteri
Hoshyar Zebari la settimana scorsa. Zebari aveva
espresso preoccupazione per un eventuale ritiro
anticipato delle forze militari statunitensi. Tale
ritiro, “potrebbe portare a una guerra civile, a una
divisione del Paese o a una guerra regionale”.
Ma nei Paesi dell’area mediorientale, l’elemento che è sia destabilizzante, sia l’unica fonte di
sostentamento per interi paesi, è sicuramente
la presenza di combustibili fossili. Guardando
bene, senza tale presenza in cosa differirebbero le
zone desertiche africane da quelle mediorientali?
Diego Pinna
Sconfinare
Italia
2007 Luglio
21 giugno
Nei giorni delle nuove rivelazioni sulle violenze poliziesche al G8 di Genova, la sostituzione del capo
della Polizia De Gennaro scuote il mondo politico.
Berlusconi accusa il Governo di volersi impadronire di tutte le istituzioni, mentre l’Unione tende a minimizzare, parlando di normale avvicendamento.
15 giugno
27 giugno
Con l’ormai famoso discorso del Lingotto, Veltroni presenta la sua candidatura per le primarie del
Partito Democratico. Fra i punti salienti, la necessità di stipulare un nuovo patto tra generazioni e di
portare la politica ad una maggior sobrietà. Molti gli apprezzamenti, fra cui quello di Montezemolo.
25 giugno
La maggioranza trova l’accordo sulle pensioni dopo il confronto tra governo e sindacati: addio allo scalone; aumenti per due milioni di pensionati
da settembre; decreto legge a fine agosto per le minime. Nella Finanziaria 2008 saranno predisposti gli interventi per ridimensionare lo scalone
Cara, vecchia politica
Quando si parla di ricambio e di adeguatezza
La virulenta polemica sostenuta dal vandalismo lessicale della Lega e condivisa
dall’opposizione tutta sulla questione dei
senatori a vita, lungi dal meritare una sua
dignità individuale al di fuori del contesto della necessità di una riforma elettorale in tempi brevi(che è un problema
sulla maggioranza politica, e non sul
ruolo costituzionale dei senatori a vita),
porta alla luce un tema interessante e attuale: quello dell’”età(biologicamente
intesa)
della
politica”.
Da una parte ci si chiede, forse in maniera
troppo indiscreta, fino a che età si possa essere credibili, indipendenti, e attivi quanto
basta per condurre a livelli parlamentari la
politica nazionale. Questa è una domanda
dalla facile risposta: secoli e secoli di storia delle società, innumerevoli esempi illustri ci mostrano come da sempre le virtù
della moderazione, della democrazia, della
temperatezza siano appannaggio di chi ha
percorso a lungo le strade dell’esperienza,
umana come di lavoro. Il dinamismo burrascoso dei giovani più ardimentosi è certamente una componente fondamentale di
ogni organismo sociale o politico che voglia dirsi storicamente vivo, ma al di la di
ogni possibile giustificazione questo non
coincide certamente coi canoni dello sviluppo pacifico e, dichiaratamente, colloca
il suo poderoso vitalismo in uno scenario di
cambiamenti violenti(più o meno figurati).
Dall’altra, si affronta la polemica più pregnante, sull’opportunità di un ricambio
della classe che siede in Parlamento, per
una commistione di motivi politici(la vecchia classe non ha mai veramente traghettato l’Italia ad una Seconda Repubblica,
fallendo quindi nei suoi obiettivi) e, quasi banalmente, demografici(la crescente
presssione di diverse generazioni che si
ammassano alle porte della rappresentanza, tenute fermamente serrate da una
schiera di adulti che ”non mollano”). Man
mano che l’argomento diventa di possesso
del pubblico dibattito, anche l’uomo della
strada inizia a interrogarsi sull’opportunità della permanenza in Aula di uomini che
già erano protagonisti della politica negli
anni Settanta, quando questa permanenza
diviene causa di esclusione di tutta una generazione che nei Settanta è nata(per non
parlare di tutte le altre intermedie) e si è
nel frattempo potuta ampiamente formare.
I giovani dei partiti italiani pensano con
angoscia al loro futuro quando appren-
3
dono che, a livello macroscopico, il più
giovane rappresentante del nostro Governo è il quarantunenne Enrico Letta(che
è “arrivato” così giovane solo in virtù
di indubitate ed eccezionali capacità).
Ma la classe “antica” non resiste solo
per abitudinarietà, per prassi, per status
quo. Questa rimane anche e soprattuttoainoi se così non fosse- in funzione di
una passione e di una dedizione che gli è
valsa il posto che occupa; la chiara percezione del beneficio che l’esperienza
e il consiglio apportano al Paese(senza
volersi gettare in più o meno opportune, seppur a volte veritiere dietrologie
sul rimanere per coprire le misfatte di
“gioventù”) ispirano l’opera di rappresentanza e di decisione di molti politici
di lunga carriera del nostro Parlamento.
Tuttavia, non sarebbe allora una gravissima miopia, proprio in funzione di questo
alto senso della salute del Paese, non percepire come l’estraneità agli affari “importanti e concreti” imposta alle nuove
generazioni sia una minaccia grave proprio ai principi per cui si lavora? Sarebbe
come mettere un bambino alla guida di
una aereoplano. Perché non si nota e valorizza l’esempio di Giorgia Meloni, deputato AN, unica esponente di formazioni
giovanili dei maggiori partiti italiani, e più
giovane vicepresidente della Camera della storia della Repubblica? È chiaro che
il compito di una volontà riformatrice in
questo senso è solo dei partiti, che devono
saper sciegliere e mettere in luce i componenti più adatti delle loro giovanili e,
fuor di retorica, mandarli in Parlamento.
Cedere il passo, non per forza in massa,
ma con gradualità e ponderazione, sarebbe la conferma sperata delle qualità grazie
alle quali tanti rappresentanti godono-e
hanno goduto- della fiducia della gente.
Un appunto di cronaca: è curioso come,
proprio mentre si dibatte con una classe lavorativa gelosa del privilegio della pensione precoce sull’intricato tema
dell’età pensionabile, a cui a suo tempo
anche la destra non seppe rispondere
che rimandando la decisione agli esecutivi successivi, sia prorpio la classe
politica a dare il “buon esempio”, sfoggiando indefessi “lavoratori” che scavalcano con insospettabile agilità tutte
le varie medie pensionistiche europee.
Davide Caregari
8 luglio
L’Unione accusa Berlusconi di essere sempre stato al corrente
dell’operato dei Servizi nel caso dei dossier illegali. Il centrodestra respinge sdegnosamente le accuse. Pollari, al centro
della bufera, dichiara: «C’è aria di regime, svelerò i misteri»,
a condizione di essere liberato dal vincolo del segreto di stato.
4 luglio
Secondo il Csm,i servizi segreti avrebbero messo sotto controllo i magistrati con lo scopo di intimidirli e screditarli. Ad orchestrare questa campagna sarebbero stati i vertici dei servizi e non
elementi deviati. All’epoca, il capo del Sismi era Nicolò Pollari.
15 luglio
Prospettive per un PD
(Partito Deludente)
mune di Roma. Qui Veltroni piace ma, in
Da un mese a questa parte tutte
le attenzioni della sinistra, così come della
destra, si sono spostate dai temi scottanti,
che si dibattono in consiglio dei ministri e
puntualmente si arenano in Senato, verso il
processo di creazione del Partito Democratico, ennesimo a dividere in due l’opinione
pubblica. Invece di accanirsi, come accade,
sull’importanza o meno del cambiamento
che al contrario dovrebbe essere considerato come parte naturale di qualsiasi organizzazione politica riflettente una società
in mutamento, bisognerebbe non dimenticarsi di impostarne i mezzi e gli scopi.
Il cambiamento è difatti da ritenersi fondamentale di fronte ad una scena politica che arranca sempre negli incubi della
Prima Repubblica e che vacilla di fronte
al caso Visco, ma non cade grazie ad una
popolazione anestetizzata a colpi di sussidi, pensioni e tesoretti mangiati. Personalmente concordo col referendum per la
legge elettorale, anche se resto scettico
sul suo potere di cambiare la situazione,
perché esso stesso rappresenta l’incapacità della classe politica di trovare soluzioni
unanime. Allora il cambiamento, se non
per via istituzionale, ma almeno per via
partitica, è necessario: in linea teorica, alla
sinistra per riorganizzarsi dopo un anno
di schiaffi, per creare un partito che riunisca più idee e meno partiti (basti pensare
al monopartitismo francese), escludendo
così le frange più estreme dagli organi di
governo, riequilibrare quindi l’eventuale
distribuzione del potere non più in base
a percentuali di clientelismo ma secondo
criteri, se non altro, di partito. Allo stesso
tempo, spingerebbe tutte le forze in campo a rifarsi il lifting, e stavolta non quello facciale. La destra, che ha assistito al
mutare di un rivale, non risulta al giorno
d’oggi molto meglio preparata per la guida
del paese. Al contrario, deve affrontare i
problemi di un durante e dopo Berlusconi,
quando partiti come l’UDC hanno dato a
intendere di non sopportarne più la preminenza. Può la sola nascita del PD cambiare il sistema? Assolutamente no, ma può
essere la prima ruota di un ingranaggio.
Finora però i segni sono deboli. Di fronte alla tanto proclamata crisi del Governo
Prodi, viene ritirato in ballo il grande escluso del 2001, ibernato appositamente al Co-
fin dei conti, anche Rutelli, all’uscita del
suo mandato da sindaco della capitale, era
molto apprezzato. Alla sua presentazione,
ci si aspettava un grande discorso, di rottura con i precedenti. Ci siamo invece imbattuti nell’ennesimo discorso da grandi
sbadigli, con il solito errore della sinistra
di combattere l’opposizione con le stesse
armi e con gli stessi toni: tasse, stipendi,
pensioni. Non che nell’agenda della sinistra manchino o siano mancati nell’attuale
Governo punti interessanti (basti vedere
la riforma Bersani) ma la concorrenza politica è invischiata da “politiche di cartello”. Gli unici discorsi allora che, nel loro
estremo, sono piaciuti, anche se criticati
nel loro allarmismo, non provengono né
da una parte né dall’altra, bensì dai moniti
saltuari di Montezemolo e Draghi. L’altro punto importante è sapere poi ricreare un gruppo di lavoro nuovo, dinamico.
Ecco invece ripresentati i nomi di sempre;
Veltroni dovrebbe ricordarsi che il gioco
con il paese a “carta vince - carta perde”,
con le stesse carte, potrebbe durare poco.
L’importanza dunque è di saper gestire questo cambiamento per far fronte
ad una politica in stallo, per ricreare un
fronte popolare all’interno dei partiti, in
particolar modo in un centrosinistra che
deve ridimensionare le spinte estremiste e sindacali. Attraverso il dialogo sì,
ma anche attraverso la presentazione di
progetti unici e non dissonanti a causa
del coro di voci. Veltroni forse in questo
manca di quella capacità mediatica così
importante per un partito popolare. Così
come la sinistra manca di pragmatismo
nel delimitare al 2011 l’effettiva entrata in scena del PD. Se non si dovesse
attendere l’anno suddetto, come credo,
per delle nuove elezioni, il PD rischierebbe di diventare un Partito Deludente.
Edoardo Buonerba
4
15 giugno
CENTRO SOCIALE
Sarebbe stata inviata il 28 maggio alla Regione la lettera con
cui chiedeva di affidare la gestione dell’edificio di via Ponte del
Torrione all’amministrazione provinciale. A quanto pare Vittorio
Brancati avrebbe tentato di salvare il centro sociale facendone
passare la gestione alla Provincia, visto che il contratto di comodato gratuito con la Regione sarebbe scaduto a fine mese. Il presidente provinciale Enrico Gherghetta avrebbe prontamente rinunciato a quest’opportunità. La giunta comunale aveva promesso
lo sgombero della struttura entro i primi 100 giorni di governo.
UNIVERSITA’
Una vera e propria indagine sugli universitari a Gorizia,
che rivela come oltre la metà degli studenti provenga da
fuori regione e viva in affitto in città. L’iniziativa è stata resa possibile dal Consorzio universitario di Gorizia,
che nei mesi scorsi ha distribuito agli universitari la tessera
GoUnicardGo, che dà diritto a sconti e agevolazioni in negozi e locali cittadini, al cinema e per i trasporti pubblici.
Sconfinare
Gorizia
CAFFE’ TEATRO
Chiuso dalla Finanza per mancata emissione
di scontrini. E’ quanto accade al bar Teatro. La
Guardia di finanza, con tanto di cartello esposto
sulle vetrine del locale, ha intimato la chiusura
per quattro giorni al noto locale di corso Verdi.
Luglio 2007
UNIVERSITA’: ISTITUTO DEL NEGOZIATO
Nasce a Gorizia l’Istituto per la ricerca sul negoziato. L’istituzione sarà
caratterizzata da tre principali direttrici di ricerca: il negoziato internazionale, il negoziato commerciale e il negoziato sindacale. I soci fondatori
sono la Fondazione Carigo e il Consorzio universitario goriziano. Gorizia
potrà così aspirare a divenire luogo di riferimento per appuntamenti di varia dimensione, nazionale ed internazionale, anche attraverso la prossima
realizzazione del Conference center al polo universitario di via Alviano.�
VERTICE ROMOLI-BRULC
Un vertice tra i sindaci Romoli, Brulc e Valencic sul mega
casinò che sorgerà a Vertoiba. E’ stato primo incontro ufficiale tra Ettore Romoli e i due colleghi dei comuni confinanti. Temi principali: la totale apertura dei confini, le conseguenze all’entrata della Slovenia nell’area del Trattato
di Schengen, e il progetto del casinò più grande d’Europa.
15 luglio
EUROPEI BASKET
E’ la Serbia il campione europeo under 20 di basket. I Serbi
hanno inchiodato la Spagna sul punteggio di 87-78 nella
finale disputata al Palabigot. Incontenibile il play Milos
Teodosic, che non a caso ha ottenuto il riconoscimento per il miglior giocatore dei campionati. Il terzo posto
è andato all’Italia, che ha vinto la finalina contro la Russia. Il premio fair play è andato alla nazionale slovena.
Due chiacchere col Secondo Cittadino di Gorizia
“Tra giovani vecchi, Centri Sociali illegali, Opportunità e Disaccordi transfrontalieri”
anni fa al riguardo. Nel mio sito personale ci sono cinque impegni per Gorizia. Ho
un sito è vecchio di sei anni (www.fabio.
gentile.it), non l’ho mai aggiornato, anche
perché nei cinque anni dell’amministrazione precedente sono rimaste incompiute le
cose che proponevo allo
Appunto gli studenti e i giovani cittadini
sono sempre più distaccati dalla realtà di
Gorizia. Ne è un esempio la nascita del
Comitato Antirumore da poco promosso
da alcuni goriziani per difendersi dagli
schiamazzi notturni giovanili. Come coniugare lo stile di vita dei giovani della
città e le richieste di una popolazione mediamente tra le più vecchie d’Italia?
Io oltrettutto c’ho 37 anni e quindi non sono
tra quelli vecchiotti. Come giovane e come
vice-Sindaco ricevo tutti quanti, ovviamente per lo più persone che si lamentano di
qualche cosa. Il Comitato Antirumore non è
una novità, è una cosa che Gorizia si trascina ormai dalla notte dei tempi. Ci sono delle
situazioni in cui c’è una persona che telefona alla polizia anche se cade un ombrello
per strada. Ci sono invece delle situazioni
ben più preoccupanti. Bisogna però stabilire una distinzione. L’85% delle segnalazioni
avvengono nel fine settimana, quando normalmente gli studenti ritornano a casa loro,
quindi non vedo negli studenti un grande
pericolo per la tranquillità cittadina. Anzi,
mi sembra che gli studenti abbiano dimostrato sempre una discreta educazione. Non
ritengo dunque che le lamentele dei goriziani debbano sconvolgere l’ambito universitario. Sembreranno le solite parole politiche,
ma il difficile è riuscire a far collimare gli
interessi legittimi di una persona di passare
delle ore spensierate con gli interessi altrettanto legittimi di una persona che il giorno
dopo deve andare a lavorare. L’appello che
io faccio ai goriziani e agli universitari, è di
evitare comportamenti estremi.
Non solo il Comitato Antirumore, ma anche lo sgombero del centro sociale Clandestino ha portato alla ribalta la questione dei giovani a Gorizia, studenti ma non
solo. Sembra che le opportunità offerte
dalla città in termini di politiche giovanili siano poche o poco pubbliccizate. Cosa
ne pensa?
Per quanto riguarda il Centro Sociale
Clandestino purtroppo non è ancora stato
sgomberato.
Le alternative che si pongono un domani
quando lei spera verrà sgomberato?
Tutto quello che viene fatto all’interno
del Centro è illegale. Non ci sono attività
culturali, non ci sono attività ricreative
all’interno dell’illegalità. Quindi non ci
ni. In certi mopuò essere un
compenso a
menti perdono
degli illegali.
la voglia di lotTuttavia,
di
tare per qualcosa di loro. Tutfatto c’è un’attività,
anche
tavia c’è stata
se illegale. Un
un’evoluzione
domani i giovadella società.
ni goriziani si
A Milano o a
troveranno con
Padova non ci
uno spazio di
sono stati questi problemi, ci
ritrovo importante in meno.
sono problemi
Nel Centro Soben più grossi,
ciale non ci sono
che stanno arrivando anche
giovani di Gorizia. Inoltre la
a Gorizia. Gorizia è stata per
sua non è un’offerta culturale
anni un’isola
ma un’attività
felice. La soillegale.
cietà civile sta
cambiando.
Va bene, parliamo dell’offerta
Gorizia fa
culturale di Gorizia in
quindi fatica ad adatIl vice Sindaco Fabio Gentile
generale. O è scarsa o
tarsi alla modernità?
(in primo piano)
è poco pubblicizzata.
Si, la difficoltà è nella
Condivide?
mentalità dei goriziani.
Non è vero, ci sono i teatri, c’è il premio Da giornale transfrontaliero abbiamo
Amidei, ci sono un sacco di cose.
spesso cercato di chiarire a noi e ai nostri
Ci sono anche un sacco di ragazzi che hanno lettori che cose accadde a Nova Gorica e
problemi di alcolismo in età molto giovane e in particolare ai giovani della comunità
di consumo di droghe pesanti...
slovena. Lei nella sua campagna elettoCi sono i Sert a cui rivolgersi. Quello che rale, che si può visti i risultati giudicare
può fare l’amministrazione comunale è una vincente, ha criticato fortemente la policampagna seria contro l’uso di queste so- tica transfrontaliera dell’amministraziostanze e la dipendenza da esse.
ne Brancati: tante feste e cerimoniali ma
Ma non crede che queste possano es- poche azioni concrete. Quale è la soluziosere il risultato di un deficit di offertà ne concreta che avete proposto in questo
culturale per cui i giovani, in una cit- mese e mezzo? O quali soluzioni pratiche
tà asfittica, hanno poche alternative siete in procinto di adottare?
e si rifugiano nella strada più facile... La critica all’amministrazione Brancati è
Non vedrei una correlazioni così diretta tra sulla bocca di tutti, d’altronde abbiamo vinil consumo di droghe ed alcool ed un deficit to le elezioni parlando di questa cosa, il che
culturale, che comunque per me non c’è. Noi significa che l’argomento è stato recepito da
dobbiamo cercare di evitare che una persona tutti gli elettori. Nonostante i grandi proclacada in una situazione simile, ma questo non mi di fraternità, amicizia e del vogliamoha niente a che fare con lo spazio offerto da ci bene, alla fine ci rimane una situazione
un Centro Sociale.
esplosiva con la Livarna che continua ad
Tuttavia l’impressione che si ha da fuori inquinare; un fiume che faceva schifo dalla
è che i giovani abbiano poche speranze, notte dei tempi, il Corno, ma in cui all’imanzi che l’unica sia quella di andarsene da provviso hanno iniziato a scaricare altri maGorizia. Quindi se fossimo assessori, noi teriali inquinanti. Poi non è mai stato fatto
un depuratore transfrontaliero. Dunque, al
di questo ci preoccuperemo.
Questo è indubbiamente un problema, tutta- di là delle feste, il goriziano non ha vosto
via, secondo me, non conoscete così bene i nulla nei rapporti fondamentali con la vigoriziani. Anche io avevo quest’idea. Anche cina Repubblica Slovena. Noi manderemo
io sono scappato da Gorizia, ho girato l’Eu- avanti i nostri rapporti con la città di Nova
ropa, ho anche lavorato a Roma come ma- Gorica, ma sempre con la schiena dritta. Denager, però ho voluto tornare a Gorizia alla vono risolvere i problemi che ci stanno orifine, rischiando anche di mio. Si tratta di cre- ginando: quello della Livarna e del Corno. I
dere in qualcosa. Secondo me però i giovani cittadini di Savogna d’Isonzo, ad esempio,
goriziani sono un po’ come i vecchi gorizia- hanno manifestato perché l’inceneritore di
Gorizia, costruito sul confine, inquinava e
l’inceneritore è stato chiuso. Per questo motivo oggi ci ritroviamo con questo sistema di
raccolta differenziata malsano, che potrebbe
aver bisogno di miglioramenti, pur rimanendo nella convinzione che la differenziata
sia l’unica strada perseguibile. Così, come
per l’inceneritore, anche per la Livarna e
per il Corno ci dev’essere la possibilità di
risanare la situazione e noi faremo di tutto
per farlo, perchè la salute pubblica è in capo
sicuramente all’amministrazione comunale.
Ma concretamente cosa è stato fatto
finora per mantenere questi “buoni
rapporti”.
E’ il Sindaco Romoli che gestisce i rapporti
transfrontalieri, comunque colloqui ci sono
stati, ma atti amministrativi concreti ancora
no e vedremo quando ci saranno.
Un programma intitolato La Svolta, dei
cartelloni con lo slogan per cambiare
pagina, il rinnovamento come leitmotiv
della campagna elettorale...ma un sindaco 69enne, ex rappresentate di una classe
politica che ormai è diventata sinonimo
di casta e immoblismo, che torna a Gorizia per conludere la sua carriera politica.
Non ci vede una contraddizione?
Io sono lusingato della scelta di Ettore Romoli di concludere la sua, per altro bella,
carriera amministrativa a Gorizia. Ho apprezzato la decisioni di dichiarare in anticipo
che qualora l’onorevole Tondo si candidasse
alle regionali lui non lo sostituirebbe in Parlamento e rimarrebbe a Gorizia. Romoli ha
sentito la necessità di fare qualcosa per questa
città e Gorizia aveva bisogno di un politico
esperto, che avesse la capacità di dialogare
sia con le istituzioni regionali sia nazionali.
Penso che sia la persona più adatta a farlo.
Per quanto riguarda il cambio generazionale
io ho 37 anni e l’assessore Del Sordi, con delega al verde pubblico e ai rifiuti, 35. Quindi
a fronte di un’età innegabilmente avanzata,
Romoli ha creduto nei giovani e si è dimostrato instancabile. Sempre sonstenendo
che lui userà questi cinque anni per trovare, all’interno dei partiti che lo appoggiano
o che si allineeranno, un suo successore.
Si candiderà a Sindaco tra cinque anni?
Non lo so, intanto fatemi finire questi...
Emmanuel Dalle Mulle
Davide Lessi
Sconfinare
Università
2007 Luglio
5
ERASMUS ERASMUS
Erasmus?!?! … in Polonia!!!!
Con la preoccupazione di essere capitato
in un paese troppo arretrato per la nostra
Europa occidentale e ancora con le
malelingue nell’orecchio (ma dove vai?
Perché in Polonia? Ma non potevi scegliere
Parigi, Lisbona o Berlino?) comincia il mio
Erasmus. Sono convinto di avere fatto la
scelta giusta, perciò i primi giorni mi devo
convincere che non ci sono difficoltà, anche
se fisicamente ci
sono, in particolare
quelle
legate
all’affitto
della
casa e alla lingua.
È il Palac Kultury
i Nauki, che mi
accoglie a Varsavia,
dopo un viaggio in
treno di 22 ore. Il
palazzo in questione,
alto 234 metri, è il
dono che Stalin ha
voluto fare al popolo
polacco nel 1952. È
molto inquietante
per via del marcato
stile sovietico che
lo contraddistingue,
ma subito mi cattura, mi conquista,
mi fa suo. E io mi lascio prendere,
mi
lascio
guidare,
mi
lascio….
..quest’anno alle spalle, posso dire ora, alla
sua conclusione. Il primo giorno, la prima
settimana, il primo mese, il primo semestre.
Tutto è passato così velocemente, senza che
me ne potessi accorgere. Forse anche perché
ho vissuto ogni attimo così intensamente
da non poter già più ripensare al momento
precedente, e da non voler ancora pensare
a quello successivo. Un anno di esperienze,
emozioni, sensazioni, conoscenze, incontri
e a volte anche scontri, ma sempre con
l’obiettivo di farmi crescere, di rendermi
ancora più indipendente di quello che già
ero. Chi ha fatto l’Erasmus lo sa, chi deve
partire e legge ora queste mie righe non
ancora, ma ben presto si renderà
conto di quanto gli sarà utile
quest’anno all’estero, se fatto
con consapevolezza. Happy
hour, feste, party, disco, birre,
vodke, ragazze non mi sono
certo mancate in Polonia..
ma non ho certo ridotto il
mio Erasmus solo a questo.
Innanzitutto ho puntato
fin da subito sulle offerte
formative, sul livello e sull’
interdisciplinarietà dei corsi
dell’Uniwersytet Warszawski,
dalla struttura imponente
e
rassicurante..all’interno
delle sue mura ci si sentiva
protetti. 12 esami sostenuti,
il D.A.L.F. e una conoscenza della lingue
straniere che mai mi sarei aspettato così
buona alla fine dell’anno sono quello che
mi resta. Anche del mio livello di polacco,
grazie al corso di lingua e alle numerose
“insegnanti” che si sono succedute durante
l’anno, posso dire con un po’ di orgoglio
di essere completamente soddisfatto.
In secondo luogo, le attività culturali di
una capitale che si sente molto europea
sono state determinanti per avvicinarmi
alla gente del posto e conoscere meglio
le sue abitudini. Teatri, cinema, mostre
e musei, a volte anche all’aperto, nei
tanti splendidi parchi che Varsavia offre.
E infine i viaggi, che sono sempre la
mia passione: le spiagge di fine sabbia
bianca di Sopot, sul Mar Baltico, gli storici
cantieri portuali di Danzica dove nacque
“Solidarnosc”, le foreste incontaminate di
Bialowieza, i Laghi Masuri, la Madonna
Nera di Czestochowa, la casa natale di
Copernico a Torun, il Wawel e la piazza del
mercato di Cracovia, le miniere di sale di
Wieliczka, le montagne sempre innevate di
Zakopane, sugli Alti Tatra. Devo inserire
nell’elenco anche le commoventi visite
ai campi di concentramento di Majdanek,
vicino a Lublino, e ovviamente di Auschwitz,
visitata nella giornata della Memoria con
soprattutto famosa per questo. E infine la
Vistola, l’essenza stessa del paese, il Nilo
polacco, il fiume che stringe intorno a sé
la Polonia, dall’estemo sud al Mar Baltico.
Grazie a questi viaggi mi sono potuto
immedesimare, tante volte anche grazie a
guide locali, nel territorio, nella natura e
nella storia polacca; ma anche nei costumi
tradizionali e nella cucina tipica, in generale
grassa, per fronteggiare il rigido inverno
polacco, che in ogni caso quest’anno non
è stato così terribile ( minime intorno ai 17, -18°C ). Ma è grazie a questi viaggi che
soprattutto ho conosciuto l’ospitalità e la
simpatia della gente, a volte estremamente
conservatrice, altre volte decisamente
“europea”…tutti però sempre così ospitali
da farmi riflettere su quanto a volte noi
Italiani, e non solo, siamo un po’ troppo
avventati nel considerare e giudicare
popoli che non conosciamo. Saranno
magari indietro economicamente,
non lo metto in dubbio, ma in tante
occasioni sono molto più gentili
di noi “dell’Europa avanzata”.
Che dire, in conclusione…tra pochi
giorni tornerò di nuovo a Varsavia, per
prolungare ancora un po’ questo sogno
che nella realtà si è già concluso. Birre,
vodke, ragazze, e ancora tanta storia e
la mia tesi di laurea mi aspettano, in
un Paese che, a mio parere, tra 1015 avrà molto da dire all’Europa.
oltre 2 metri di neve e -13°C. Non credo di
dover aggiungere altro. La Polonia è ahimè
Quanto mi costa questa laurea
E insomma non son certo io a scoprire che
laurearsi non è cosa facile. Farlo a luglio è
autentica follia. Finiti gli esami il 20 giugno
ci si lancia tra le braccia di madama tesi.
Alla tipografia ti aspettano al varco per
il 10 luglio. Pensi che, in fondo, il tempo,
non ti manca. Sarà pure un “lavoro di copia
e incolla”, ma corrono i giorni e le notti
insonni si dilatano. Poni la parola fine al
testo, fai l’indice e controlli la bibliografia,
pensi che si, puoi finalmente tirare un sospiro
di sollievo. E invece no! Manca meno di una
settimana al gran giorno, che bisognerà pur
festeggiare no?! E via col rinfresco: telefoni
alla ricerca dei consanguinei. Naturalmente
ne trovi solo la metà. E la metà di questa
metà ti farà sapere tra qualche giorno. Se
sei al cellulare bestemmi per la ricarica
appena fatta, che si prosciuga in un secondo.
Manco a dirlo, proprio in quell’istante, il tuo
cellulare, decide di passare alla rete slovena,
senza che tu te ne accorga. “Cazzo!” Questo
è il meglio che ti esce dalla bocca. Se invece,
sei tornato a casuccia, a bestemmiare è
tua madre, perché “il telefono costa!”. Il
commento è il medesimo. A metà lavoro
inoltre devi mollare tutto. Tua madre ha
deciso che il giorno della laurea devi essere
elegante. Tu concordi ma per orgoglio non
l’ammetti e così tra mille proteste cedi allo
shopping. Il problema è che: a) sei con tua
madre e nonostante siano le 15 e 30 non avrai
mai finito per l’ora spritz; b) fa così caldo
che nel tuo terrazzo ci sono dei caimani che
sorseggiano cocktail tropicali. L’esperienza
è atroce. Ti muovi sfatto dai bagordi della
sera prima, incapace di controbattere colpo
su colpo agli imperativi materni e così,
dopo 4 ore di peregrinazioni da un negozio
all’altro, ti ritrovi con un vestito nuovo, un
paio di scarpe lucide e una camicia che, lo
sai, a parte la laurea, non indosserai mai.
Nel frattempo tua madre è soddisfatta di
averti “vestito di nuovo”, si come quando eri
piccino e magari preso dalla nostalgia non
pensi ai 300 euro spesi. Arrivato a casa ti
riprendi attacandoti al rubinetto dell’acqua,
ci scappa pure una doccia e decidi, nella follia
ormai cavalcante, di dare una controllata al
pdf della tesi. Ed eccolo, un errore fatale:
nei ringraziamenti, ti sei dimenticato del
tuo relatore. Impanicato chiami la copisteria
per avvisarli che gli mandi il file corretto.
Per fortuna non hanno ancora stampato,
ma ti ricordano cortesemente il costo
delle stampe: 5 copie in simil-pelle più 2
in cartonato…fanno 132 euro! Nel resto
del weekend termini le telefonate. Sembra
fatta, basta parlare con un paio di ristoranti,
e tutto è chiuso, ma tornato a Gorizia ti
ricordi che non sei l’unico a laurearti.
Festeggiarli è un onore, ma organizzare son
dolori. Regali, invitati, papiri e denari si
sovrappongono ai preventivi degli osti: 300
euro per 30 persone, bufula, crudo, pasta
fredda e vitellone. Spritz aperol o normale?
Ormai nello spirito gogliardico sei entrato
e i versi sgorgano fuori tutti di un fiato. A
suon di birre la lingua si scioglie, le ore di
sonno invece cadon come foglie, e a mezzo
a tutto ‘sto trambusto un quesito sorge
lesto: “Che cazzo regaliamo a Luchet?!”.
Vai a battere cassa per i regali dei tuoi più
stretti amici e a tua volta vieni dissanguato
da 7 euro a testa per almeno 5 compagni,
35 euro facili, facili. Improvvisamente ti
accorgi che devi andare a prendere la tesi
e consegnarla in segreteria, altrimenti sarà
solo molto rumore per nulla. Naturalmente
c’è il conto da saldare. Il caldo intanto non
da tregua. La giornata della laurea è ormai
bella e preparata, a parte gli invitati più lenti
a dar conferma, hai fatto ormai tutto. Ho
fatto, si, fatto, fatto, fatto, fatto! E invece
no. Cosa fare infatti della serata? Non si è
mai vista una laurea terminata al calar del
sole. Bisogna assolutamente sbronzare tutta
la città. E allora: l’unione fa la forza. Coi gli
altri laureandi organizzi una festa in piscina
per un centinaio di persone: 60 euro a testa
di partenza, poi ognuno può aumentare il
proprio budget se vuole. E’ già venerdì, meno
tre alla laurea, di euro ne hai spesi parecchi
e le energie non ti assistono più. A questo
punto devi pulire la casa, perché vengono a
strar da te i parenti per qualche giorno ed è
preferibile non fargli vedere in che porcile
sei abituato a vivere, basterà già il papiro a
farli incazzare. Intanto hai raccolto solo la
metà dei soldi per lauree, l’altra ti arriverà
il giorno stesso. Anticipi e incroci le dita.
Ovviamente fa caldo, ma così caldo che i
commessi non vogliono neache servirti.
Gorizia è deserta, nessuno a parte te e i tuoi
amici si avventura alle 3 e mezza per i viali
arsi dal sole. Solo voi osate tanto perché
sapete che nonostante dobbiate prendere
un semplice ipod, nonostante conosciate
già il negozio e abbiate visto il modello, ci
vorrà tutto il pomeriggio: non ci sarà mai
il colore che preferite; se ci sarà il prezzo
sarà troppo alto; se anche quello andrà bene
non vi piacerà quell’esemplare, nonostante
sia uguale in tutto il mondo! Così arrivate al
sabato sera, incredibile ma ce l’avete fatta,
avete preso tutto, i papiri sono arrottolati sul
tavolo, al ristornate fervono i preparativi,
gli invitati già stirano il costume per la festa
in piscina, il vostro vestito nuovo pende da
una bruccia nell’armadio e le tesi luccicano
in libreria. Ora basta solo ripassare la
propria parte e sperare che il gran giorno
valga tutta la fatica e il denaro costati.
Emmanuel Luchetta
Andrea Dalle Mulle
La Bionda
6
Sconfinare
Università
Contro la burocrazia!
Luglio 2007
Pamphlet Politico Per la Liberazione Dalla Schiavitù Burocratica
La storia comincia alle dieci del mattino.
Ignaro di tutto, dopo una tranquilla colazione
mi siedo a compilare la domanda erdisu.
Mi dico “ok, ho tempo fino al sei ottobre,
cavolo sono un sacco di giorni, e vuoi
che internet non serva a ridurre i tempi?
Per dio, ho tutto il tempo del mondo!”…
(per la cronaca, mentre scrivo la mia
domanda non è ancora stata spedita)
…stringo in mano fiduciosamente la
dichiarazione ISEE e mi connetto al sito
www.erdisu.trieste.it, pensando si sprecare
tranquillamente una mezz’ora e di avere
il resto della mattinata per svaccarmi
in pace (connettermi ad internet è una
tortura: ODIO LA TECNOLOGIA, ODIO
IL COMPUTER, E ODIO AVERCI A
CHE FARE, FOSSE PURE PER POCO).
Sono allenato, è la terza volta che la faccio.
Addirittura, ho anche sotto gli occhi
il
mio
codice
fiscale,
insomma
cazzo
mi
sento
preparatissimo!
Via!
Clicco su “inserimento nuova pratica”, e
subito metto il nome al posto del cognome.
Olé! Forse non sarà una cosa così scontata.
Correggo il tutto e ricomincio da capo.
Secondo problema: il numero di matricola!
Mi rendo conto imprecando che
ho lasciato il libretto a Gorizia.
Vabbè, c’è lo spazio informatico
personalizzato di ogni studente. Prendo,
vado sul sito dell’università, e dopo qualche
minuto riesco a recuperare il mio numero.
Comincio a dubitare di me stesso, ma è solo
un presentimento, un’impressione vaga.
Sarò all’altezza della domanda erdisu?
Arrivo alla fine della prima pagina,
quando
mi
squilla
il
telefono.
“Pronto?”. E’ Bonez! Anche lui, a un
bel po’ di chilometri di distanza, sta
facendo la domanda, e si è imbattuto
in una bestia dalla quale non può
fuggire, e che sta aspettando anche me.
Chiedono di inserire la media dei
voti ed il numero di crediti ottenuti.
E ciò che più spaventa, è che non si può evitare.
E’ come lo stretto di Magellano.
Mi chiede se so come si calcola.
E io, naturalmente, non lo so.
Ora, è interessante notare come nella
nostra università esistano queste cose
(percentuale di ore frequentate, media
degli esami…) che IN TEORIA esistono e
sono conosciute da tutti, ma IN PRATICA
non sono scritte da nessuna parte.
“Niente paura!” mi dico. Sono fresco! La
mia battaglia è appena cominciata, posso
fare qualunque cosa, mi sento fortissimo!
“Facciamo così” lo rassicuro “cerco in
internet, al massimo ti richiamo dopo”.
Benissimo, torno nel sito dell’università.
E da NESSUNA PARTE trovo scritta
la modalità del calcolo della media.
Intanto
i
minuti
passano.
Provo a tornare nel mio profilo
informatico
(come
si
chiama?
ESSE3? H3? Vabbè, ci siamo capiti).
Sorpresa! Non posso entrare, ci sono dei
problemi col server (penso, non me ne intendo
di ‘ste robe, come mi sembra abbiate capito).
Visto le numerose e-mail di apprezzamento ricevute, riguardanti la versione ridotta di questo articolo, abbiamo
deciso di riprioprolo integralmente.
A
questo
punto
cominciano
a
gonfiarmisi
leggermente
le
vene
sulla
testa,
ma
resto
ottimista.
Vedo il numero verde 800.23.69.16, per
l’orientamento agli studenti. Numero verde!
PUOI CHIEDERE INFORMAZIONI SU
OGNI COSA! E’ PERFETTO!
E’ GRATIS!
Tra le altre cose, è pure occupato.
Sono le dieci e mezza. Prendo il cellulare
e richiamo un paio di volte, quando…
MIRACOLO! Mi risponde una cortese
signorina. Il mio tono non è molto gentile,
anzi, comincio ad incazzarmi sul serio.
Sto per arrivare al punto in questione. “Mi
chiedevo come si fa a calcolare la…”.
Silenzio.
Vuoto.
SI E’ ESAURITA LA BATTERIA DEL
CELLULARE.
PORCA PUTTANA!
Ok Rodolfo, tranquillo. Mantieni la calma.
N
O
.
Non
sono
un
sannyasi,
quindi
mando a cagare i buoni propositi, mi
fiondo correndo in camera, prendo il
caricabatteria e torno davanti al computer.
Ricompongo
il
numero.
.
O
C
C
U
P A T O
Spiacente
bimbo,
hai
sprecato
la
tua
UNICA
OCCASIONE.
Ma ci sono altre vie istituzionali!
Non
tutto
è
perduto!
Sono disperato, così disperato da
ricorrere alla NOSTRA SEGRETERIA,
dove incappo in DARIO BAZZARIN.
Il quale, ovviamente, impegnato in un solitario
estenuante non ha tempo per aiutarmi.
“Beh, si calcoli la sua media: deve
prendere i voti e li divide per il numero
degli esami, e mette trentatre per la lode”.
(LA LODE VALE TRENTATRE? E questo
da quando? E DOVE STA SCRITTO?)
Boh, sarò ignorante io. Ringrazio e riaggancio.
No,
non
sono
convinto.
Un dubbio si insinua in me: forse Bazzarin
non ha le risposte per tutto, forse ci sono
davvero dei quesiti ancestrali che l’uomo
non può risolvere, forse siamo davvero
destinati a brancolare nella cecità…
…oppure,
posso
vedere
se
Emmanuel
può
aiutarmi.
Benissimo,
chiamo
Emmanuel.
Tuuuu…tuuu... “pronto, ciao Emmanuel!
Ascolta, mi spiace romperti, ma ho
problemi con la domanda Erdisu,
non è che puoi darmi una mano?”.
Ahimè, discordia!, nonostante tutta la
sua buona volontà non potrà essere il fido
Emmanuel a salvare l’esito della mia impresa.
Ma ancora, una porta si apre, una nuova, esile
speranza: Davide sta per l’appunto anch’egli
sbattendo la testa sulla domanda per l’erdisu.
Telefono al povero Davide, che giustamente
dopo aver dato Trattati ha festeggiato
come si conviene ad un buon veneto
d.o.c.g. invecchiato di ventuno anni, e
che trattiene a stento la giusta tentazione
di mandarmi a quel paese assieme alle
mie scartoffie. E’ gentilissimo e mi dice
che NON SERVE CALCOLARE LA
MEDIA.
FANTASTICO!
OTTIMO!
GRANDIOSO! Comincio già ad assaporare
la fine delle mie sventure, vedo la luce!
E
invece,
no.
Perché Gambi, che è lì vicino, gli
spiega che invece lui l’ha calcolata.
“
A
h
.
”
La bile in me ha appena compiuto un
carpiato doppio, coefficiente di difficoltà 6.5.
Ringrazio
e
saluto
tutti.
Dopo aver interrotto la chiamata, seguono
minuti di cupo sconforto. Me la prendo
un po’ con tutti quelli che mi circondano.
Ad un certo punto, verso le undici (LE
UNDICI! ALLA FACCIA DEI VENTI
MINUTI!) entra mia nonna, che mi
chiede se posso andare a farle la spesa.
La
risposta
non
può
essere
riportata
in
questa
sede.
E qui entra in gioco la mia incoscienza perché
mi sento talmente incazzato & depresso che
mollo tutto e vado a prepararmi…un caffè.
Effettivamente, era meglio la camomilla.
Effettivamente, già che c’ero sarebbe
stato meglio mollare tutto e andare a letto.
E INVECE: ritorno con il caffè in mano
davanti al computer, e riprovo a più
riprese a richiamare il numero verde (per
la serie: magari non sa nulla, ma almeno
faccio una chiamata che non pago).
O-C-C-U-P-A-T-O.
Improvvisamente mi chiedo se Joyce
abbia scritto l’Ulisse mentre aspettava
che un numero occupato si liberasse.
Passo il tempo immaginando irruzioni
alla Tarantino nell’università di Trieste,
e sto per desistere definitivamente
quando
suona
il
mio
telefono.
E’ di nuovo Bonez. E BONEZ E’
RIUSCITO
A
PARLARE
CON
L’OPERATORE DEL NUMERO VERDE.
Lo ascolto con l’espressione di chi
vede un pezzo della vera croce.
E…sorpresa! Il mio salvatore mi dice:
1. che NON SERVE LA MEDIA DEI
VOTI, la calcolano loro (cazzo,
più logico di così! Del resto, a che
servono gli spazi di un questionario?
Mica
bisogna
riempirli!).
2. che
–
tenetevi
forte
–
COMUNQUE
NON
SA
QUANTO VALGA UNA LODE.
Per un paio di minuti imprechiamo entrambi
a gran voce contro la gestione dell’erdisu.
Per la precisione, mi sa che imprecavo solo io.
A quel punto però la domanda è cosa fatta.
O
no?
Inserisco le cifre degli indicatori.
MERDA!
NON
CI
VANNO
I
SEPARATORI
DELLE
MIGLIAIA!
Torno, cambio i numeri, schiaccio “avanti”.
Ma il computer NON VA AVANTI.
Infuriato, clicco ad una velocità
di “clic al minuto” tendente a +∞.
E
torno
alla
schermata
iniziale.
INSERIMENTO
NUOVA
DOMANDA
ONLINE.
Mi viene da piangere. Mi sento
come
il
capitano
del
Titanic.
Tutti i miei sforzi naufragati in quel mare di dati.
A quel punto mi metto a ricompilare la
domanda. Termino verso mezzogiorno.
Alla fine riesco ad inviarla. Che sollievo.
Libero un sospiro di soddisfazione.
Avrei potuto ubriacarmi per festeggiare.
Ma qui scopro una novità (per me, almeno, che
ho una memoria cortissima). La domanda va
anche stampata, ed inviata con raccomandata.
logico.
E’
così
Del resto anch’io mi faccio spedire
le cartoline prima via mail quando
i miei amici vanno in vacanza.
Rassegnato,
clicco
su
‘stampa’.
Il
computer
non
stampa.
Controllo la stampante, è accesa.
Clicco
su
‘stampa’.
Il
computer
non
stampa.
Il
computer
non
stampa.
IL
COMPUTER
NON
STAMPA.
Compare una schermata vuota, il documento
non viene inviato alla stampante.
A quel punto mi metto a piagnucolare.
Mi metto a inveire. Chiamo in causa la
modernità, il progresso, Gabassi, il Sid,
la lode-che-non-so-quanto-vale, la media
che non serve, la stampante che non
stampa, il computer che non computa,
internet che non internetta, il libretto che
è rimasto a Gorizia, la spesa che non ho
fatto, il cellulare che mi è morto, mando a
cagare tutto e metto su un po’ di musica.
Guns ‘n’ roses. Giusto per calmarmi un
attimo.Lo so, sono un mona. Che fare?
Telefono a pà. “Ciao pà, ho un problema con
la pratica erdisu, non è che se ti do i dati puoi
stamparla tu in ufficio?”. Mi dice di sì. Gli
do il codice d’accesso. Aspetto un attimo.
E’FATTA. HO STAMPATO LADOMANDA.
Comincio ad esultare saltando in salotto,
urlando “chi è il numero uno?! Eh? Chi è
il numero uno?!”, e quindi mi accascio sul
pavimento in preda ad una crisi di convulsioni.
Ho la bava alla bocca e sto delirando. Mia
nonna chiama il CSM. Mi portano via mentre
sto ancora esultando e li scambio per angeli.
Non
sono
tuttora
riuscito
a
completare
questa
missione.
Possibile che un chirurgo impieghi meno
tempo a mettere un pacemaker di quanto
ce ne voglia ad inviare la domanda erdisu?
Concludo brevemente:
BUROCRATI, E’ ORA DI FINIRLA,
CAZZO!
Un ringraziamento di cuore – e le mie più
profonde scuse – a tutti coloro che mi hanno
dato una mano in questo difficile parto.
Ciao fioi,
Rodo
2007 Luglio
Sarei curioso di scoprire quanti triesti-
ni saprebbero raccontare la storia del Narodni dom o del Processo di Basovizza.
Pochi, credo. Quasi nessuno, al di fuori
della comunità slovena. Io per primo,
fino a un paio di mesi fa, non avrei
avuto alcuna idea. Sì, certo, dom vuole
dire casa. Ma narodni? E Basovizza...
C’entreranno
mica
le
foibe?
Il problema è che questi due avvenimenti occupano una posizione centrale nell’immaginario della minoranza.
Sono due avvenimenti periodizzanti,
due di quelli che hanno segnato indelebilmente chi ha vissuto negli anni
giusti per ricordarli, e che continuano
a marcare l’immaginario collettivo del
gruppo. Un po’come l’arrivo dell’Italia
per la comunità italiana, insomma, o le
foibe, l’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia e così via. Con una differenza:
se chiedessimo ad una persona della
minoranza di parlare di questi avvenimenti, lo saprebbe fare perfettamente.
Magari giungerebbe a conclusioni diverse, forse opposte, ma almeno non
ci guarderebbe come se fossimo pazzi.
E allora il punto non può che essere
questo: com’è possibile che, nella stessa città, una comunità viva nella più
completa ignoranza della storia dei propri vicini? E con la cultura non credo
che andremmo poi molto meglio. Pahor
somiglia più al nome di un notaio, che a
quello di un poeta. Ziga Zois? Buh, però
aveva un nome simpatico. Forse con
Preseren (mi scuso per l’ortografia...)
saremmo più fortunati, ma solo forse. E
sì che nella minoranza la cultura italiana è conosciuta tanto quanto quella slovena. Va bene, potrebbe obiettare qualcuno, ma loro vivono in Italia: è ovvio,
anzi è giusto che abbiano un’idea di
quello che, bene o male, è pur sempre
il loro paese. Ed è sicuramente vero.
Sconfinare
Cultura Glocale
Trieste Citta’ Aperta
Però questo non giustifica una simile
ignoranza da parte della comunità italiana. Perché la comunità slovena, per
quanto minoritaria (nemmeno troppo,
poi), ha contribuito allo sviluppo di
Trieste allo steso modo della controparte italiana. E’radicata sul territorio
da secoli, anzi da ben più di un millennio, ed ha gli stessi nostri diritti di
rimanerci. Solo che è ignorata, quando
non viene apertamente discriminata.
Lo
strumento
principale
che permette di
realizzare questa situazione,
evidentemente,
è la scuola: la
cultura slovena,
nella scuola di
lingua italiana,
non viene proprio
concepita: è avvertita
come una realtà estranea, o meglio straniera. Un
po’come se la cultura austriaca fosse trascurata in Alto Adige, insomma. O quella francese in Val d’Aosta.
Certo, i sapientoni ci spiegheranno che
il modello scolastico italiano segue
l’esempio della Francia post-illuminista: l’obiettivo principale è quello di diffondere delle nozioni identiche in tutto
il paese, senza considerare le possibili
differenze fra luogo e luogo, in modo
tale da creare dei cittadini standardizzati, omologati. Fatta l’Italia bisogna fare
gli Italiani, insomma. Solo che, a Trieste
questo disegno si è scontrato con l’esistenza di un’identità altrettanto radicata.
Succede così che un ragazzo della comunità italiana, di solito, cresce
nella più completa ignoranza della
cultura dei suoi stessi vicini di casa.
A volte dei suoi amici, della sua ragazza. E’un po’da schizofrenici, no?
Trieste è una
città malata. E
continuerà ad
esserlo finché
una qualsiasi comunità pretenderà di imporre
la propria egemonia. Perché
questa situazione di ignoranza, di conflitto
latente, di schizofrenia è funzionale agli interessi del gruppo dominante. Come potremmo discriminare
uno sloveno, o quantomeno escluderlo
così a cuor leggero, se riconoscessimo
alle sue origini la nostra stessa dignità?
E sì che oggi la situazione è migliorata
in modo incommensurabile. Le bombe di fronte alle scuole della minoranza non esplodono più dal ’74. L’ultimo
corteo studentesco anti-slavo che abbia
ottenuto un certo successo risale a prima
LAS VEGAS?
Slovenia terra di casinò
Sappiamo che in Slovenia ci sono circa una decina di grandi casinò. Ma da
adesso ne avremo uno ancora più grande, anzi uno dei più grandi d’Europa.
Dove? Ma a Nova Gorica, ovvaimente.
Da pochi giorni è stato infatti siglato
un accordo tra Hit Group (gestore dei
casinò sloveni) e la società americana
Harrah’s, colosso dell’industria del gioco d’azzardo. L’accordo porterà alla
costruzione di un mega centro del gioco, dove sarà anche possibile usufruire dei più moderni centri wellness, e di
intrattenimento. Va detto che, per far sì
che l’accordo venisse siglato, il governo
di Lubiana ha dovuto abbassare l’imposizione fiscale sui centri di gioco di
ulteriori cinque punti percentuali, portandola a livelli irrisori rispetto a quella degli agli altri concorrenti europei.
Detto ciò, bisogna fare delle considerazioni. È inevitabile che una struttura di queste dimensioni, anche se non
ancora ben definite, abbia delle grosse
conseguenze su un tessuto urbano e
sociale, quello Goriziano, poco propenso ai cambiamenti. In questa situazione il cambiamento sembra però
inevitabile, in quanto l’accordo è stato
già firmato, e quindi alla città restano due differenti opzioni: prenderne
passivamente atto, oppure utilizzare
al meglio quest’occasione di sviluppo.
È ben chiaro che una decisione di questo
calibro non può essere presa solo analizzando l’aspetto economico, ma anche
quello etico. Infatti qualcuno potrebbe
obiettare che puntare sul gioco per sviluppare l’economia del Goriziano non
sia propriamente legittimo. Ma, d’altro
canto, non è neanche plausibile, di questi tempi, star a disquisire sulla legittimità di una struttura che comunque verrà
costruita e che nei piani degli ideatori
porterà qualcosa come tre milioni di
turisti-giocatori in quel di Nova Gorica
ogni anno. È quindi giunto il momento
per le due amministrazioni comunali, e
soprattutto per quella italiana, di creare
delle strategie pratiche di collaborazione tra i due territori affinché gli introiti
derivanti da questa grande operazione
vengano ridistribuiti in maniera corretta su entrambi. Ciò significa che Gorizia dovrà essere in grado di sviluppare
delle infrastrutture che esaltino le molte
bellezze del territorio, affinché almeno
una parte dei vari turisti si fermino anche al di qua del confine ed usufruiscano
dei nostri servizi turistici e commerciali.
7
del ’68. I muloni della curva passano
sempre più raramente dalle parole alle
vie di fatto. Al limite qualche pestaggio, e un bel po’ di s’ciavi de merda.
Solo che, se proviamo veramente a pensarci, ci accorgiamo che i ragazzi della
minoranza rischiano di vivere in uno stato di effettiva segregazione. Nulla di imposto dalla legge, molto poco di violento,
spesso anzi senza nessuna conseguenza.
Però con un corollario inevitabile: se
uno di questi ragazzi volesse provare ad
inserirsi in determinati ambienti, incontrerebbe difficoltà sicuramente maggiori. Perché, giusto per fare un esempio,
non ricordo nessun sindaco proveniente
dalle file della comunità slovena? E sì
che, nel comune di Trieste, gli Sloveni
sono attestati storicamente fra il 10 e
il 20%. Non è che non si notano, ecco.
Bisogna riconoscere che l’Italia ha fatto
proprio un bel lavoretto: in epoca liberale e fascista li ha perseguitati apertamente, espropriandone i beni, chiudendo le scuole, costringendoli alla fuga.
In epoca repubblicana, poi, si è spesso
limitata ad insistere sull’aspetto della
discriminazione culturale, in una cornice apparentemente più favorevole.
Certo, non mancano casi di discriminazione ben più palesi. Secondo Piero
Purini, negli anni ’50-60 era prassi comune che uno sloveno, per venir assunto nell’amministrazione pubblica, iscrivesse i propri figli alle scuole italiane.
Sono molti altri gli esempi di una politica chiaramente indirizzata in tal senso, dalla costruzione dei borghi carsici
alla discriminazione degli insegnanti
delle scuole slovene. Per non parlare
della tendenza a cancellare le responsabilità storiche dell’Italia nella regione.
Solo che non ce ne accorgiamo, perché
non siamo mai stati abituati a pensarci.
Andrea Lucchetta
Incredibilmente, quasi fortunosamente
oserei dire, la città di Gorizia si ritrova
al centro di un’immensa operazione di
sviluppo economico e di riqualificazione
territoriale. Ovviamente quanto detto
fin qui non troverebbe alcuna conferma
se, per esempio, la municipalità ed i suoi
cittadini non si impegnassero fin da subito nel sviluppare strategie economiche
sia di tipo turistico territoriale sia nei
confronti dei vicini amici sloveni. L’unico modo per non rimanere, per l’ennesima volta, periferici rispetto al mercato.
Marco Brandolin
8
Sconfinare
Musica
Who
QUADROPHENIA
F
orse Jimmy avrebbe preferito non
essere tornato a Brighton. Ha cercato di
dormire sulla spiaggia, ma ora è su una
roccia, ritto alla pioggia e alla rabbia
delle onde, e lo assale il mattino. Jimmy
è solo un ragazzo stordito dal gin e dalla
tristezza, e Quadrophenia racconta in
un lungo flashback la storia della sua
disperata corsa verso una salvezza. Del suo
cuore che, prima o poi, smetterà di reggere.
Jimmy è un Mod come tanti, nella
Londra degli anni sessanta. Ha una Vespa, un
Parka, ma non ama tutto questo. Gli appare
ridicolmente e tragicamente vuoto: a volte,
alle feste smette improvvisamente di ballare
e fissa gli occhi indifferenti che lo circondano
– e allora sa tutta l’assurdità di questo
logoro meccanismo insensato, ed avrebbe
voglia di urlarla, ma nessuno capirebbe.
Magari Jimmy non ama il Mod, ma è
tutto ciò che gli è rimasto – almeno nei ricordi.
Continuamente ripensa a come si sentiva nei
giorni a Brighton, trascorsi con centinaia
di ragazzi simili a lui, tra feste, droga, notti
in riva al mare. Quei giorni vicini, eppure
talmente diversi da non sembrare nemmeno
Luglio 2007
LA RECENSIONE
reali. Quei giorni giovani, liberi, perfetti.
Ma anch’essi sgretolano, scivolano
via: da allora, Jimmy è stato cacciato di casa
ed ha abbandonato la scuola. Ha cercato
senza successo di lavorare in una discarica,
e passa le notti sotto un ponte in attesa di
qualcosa che non arriverà. Ha visto la sua
ragazza con il suo migliore amico ed anche
i suoi idoli lo hanno deluso, burattini nelle
mani di qualcosa che non possono capire
né controllare. E’ finita. Ormai Jimmy è
già lontano. E nessuno saprà raggiungerlo.
Con in tasca qualche manciata di
soldi e di pasticche,
prende la sua decisione.
Risalire
sul
5:15,
sul treno che porta a
Brighton;
implorare
ancora un sorso di
passato, uno soltanto.
Ma una volta
giunto, Jimmy scopre
di
non
ritrovare
alcunché, aggirandosi
silenzioso e solo tra i
moli e i locali. Niente
gli appartiene più per davvero. E’ questo
il momento culminante del suo racconto:
nel luogo che ne simboleggia la giovinezza,
l’adolescente capisce che una parte di sé
è definitivamente morta. Jimmy non può
rivedere Brighton, perché quel luogo non
esisteva in altri che in lui, e non tornerà.
Dopo una notte passata all’addiaccio, il
giovane inghiotte le ultime pasticche ed il
gin. E, con una barca, raggiunge sotto la
pioggia una roccia distante dalla terraferma.
Su questa roccia di Brighton, Jimmy
è per una volta davvero solo. Il mondo non
può toccarlo. I flutti che lo
circondano rappresentano la
sua immensa solitudine, la
sua decisione di fare i conti
con se stesso. E di scegliere.
Potrà girarsi – potrà
ricominciare, tornare a Londra,
accontentarsi di quello che ha.
Potrà diventare adulto: avere
un lavoro e una famiglia,
impegnarsi a costruire il suo
angolo d’umile paradiso,
giorno per giorno. Oppure
Harry Potter e l’Ordine della Fenice
Sguardo alle musiche di oggi e di ieri a volo di...ippogrifo!
“Hedwig’s theme”, il tema di Edvige. O forse sarebbe meglio dire il
tema di Harry Potter, visto che sono
sufficienti poche note introduttive
di questo pezzo per rivivere quasi
magicamente tutte le avventure del
maghetto, ormai cresciuto, nato dalla
penna di J. K. Rowling. È questo il
motivo musicale che riecheggia da
tempo nella mente di chi ha atteso
con una certa emozione l’uscita del
quinto capitolo della saga; soprattutto di coloro che hanno seguito l’evolversi non solo dei personaggi, ma
anche delle stesse colonne sonore.
John Williams, Patrick Doyle, Nicholas Hooper: questa la sequenza
dei compositori che hanno contribuito a iscrivere nella storia del cinema la serie, anche se (e questo
va detto), è forse Williams ad avere il merito più grande, essendo la
mente delle prime tre colonne sonore, dunque il “padre musicale”
di Harry Potter e compagnia bella.
Da notare il crescendo in difficoltà
d’esecuzione, dissonanze e tensione
che ben disegnano l’inizio dell’avventura nel mondo della magia: dal momento in cui tutto è stupore e scoperta, ben rappresentato da “Harry’s Wondrous
World” (il meraviglioso mondo di Harry, altro motivo che, assieme al tema di Edvige,
ritorna continuamente nelle varie colonne
sonore), a “Fawkes the Phoenix” (Fanny la
fenice), motivo che accompagna il volo della creatura magica verso chi rimane fedele al
saggio Silente. Per arrivare ai temi più cupi
della terza colonna sonora: emblematico a
tal proposito “A Window to the Past” (una
finestra sul passato), triste motivo che accompagna il momento in cui Harry e Lupin
gettano uno sguardo al passato e ai timori del ragazzo camminando per la foresta.
Decisamente tutto un altro taglio ha la
quarta colonna sonora firmata Doyle, nella
quale troviamo, come prima novità, ben tre
canzoni. È il sapore della sfida che pervade
l’intera composizione: i suoni sono calcati
e vorticosi, come ad indicare l’assenza di calma e la necessità impellente d’azione. Un brano per
tutti: “The Quidditch World Cup”
(la coppa del mondo di Quidditch, tema che ritorna con l’arrivo
degli studenti di Durmstrang a
Hogwarts), dove le percussioni
e una sorta di basso continuo degli archi accompagnano le grida
di sfida (e le scintille dei bastoni) di Viktor Krum e compagni.
E in ultimo c’è la quinta colonna
sonora firmata Hooper, nome non
noto al cinema. Interessante e
nuovo l’uso di pianoforte e fisarmonica, e la rivisitazione del tema
di Edvige in chiave più misteriosa attraverso i corni. La musica
accompagna il moto dell’anima
e l’azione con un tocco di nuovo che si preannuncia allettante.
Certo, fra primi baci annunciati
(e ripetuti ventiquattro volte in
sede di riprese per ben rendere la
crescita dei personaggi!), stanze
che spariscono e arte della penetrazione delle menti, sarà un po’
difficile prestare attenzione alla
colonna sonora, ma certo non impossibile. Perciò, se vi piace il genere, fate
un salto al cinema e giudicate voi se Hooper
ha ben accompagnato o meno l’attesissimo
“Harry Potter e l’Ordine della Fenice”...
Isabella Ius
potrà ammettere che non ne è mai valsa la
pena. Che soffrire, sognare, vivere è inutile.
Che non si salva un ballerino disperato.
Jimmy compirà la sua scelta – ma non una
parola ne viene fatta in Quadrophenia.
Così, alla fine, siamo noi a restare in
piedi, infreddoliti, ubriachi e stanchi, su
quel piccolo sasso in mezzo al mare, e ci
stringiamo al nostro fradicio Parka. Siamo
noi a decidere: varrà la pena ritornare a casa,
rinunciare, crescere? Jimmy non lo sa. E,
tra le lacrime, continua a guardare le onde.
Rodolfo Toe’
AUTORI E LIBRI IN GIARDINO
14 luglio – 4 agosto 2007
ore 18
LEG – Libreria Editrice Goriziana
Giardino interno
Corso Giuseppe Verdi, 67, Gorizia
Quattro appuntamenti dedicati agli autori: di
libri, ovvero di grandi biografie, di storia e di
storie, di letteratura, ma anche di dischi, per
raccontare non solo come nascono le pagine più belle ma pure cosa succede quando le
parole incontrano la magia della musica. La
LEG – Libreria Editrice Goriziana presenta il
cartellone intitolato “Autori e libri in giardino”, un programma che vuole diventare una
piacevole consuetudine per il pubblico di tanti lettori appassionati e che, in questa prima
fase, tutta estiva, dà appuntamento nel giardino interno della Leg, una piccola oasi verde
di tranquillità nel cuore del centro di Gorizia.
Il primo appuntamento è in programma sabato 14 luglio e vedrà protagonista la scrittrice
e giornalista Valeria Palumbo, caporedattore
de L’Europeo e autrice del libro “Svestite da
uomo. Donne in abiti maschili dalla Grecia all’Iran di oggi” (Bur, 2007). Studiosa di storia
delle donne, cui ha dedicato diversi libri, Valeria Palumbo racconterà la sua ultima fatica
editoriale in una sorta di intervista rovesciata
con lo psichiatra e scrittore Adriano Segatori.
Sabato 21 luglio, spazio alla presentazione del
libro “Toscanini. La vita, le passioni, la musica” (Mondadori, 2007) dello storico romano
Piero Melograni, grande appassionato di musica che ha già dedicato un saggio alla vita e
al tempo di Wolfgang Amadeus Mozart. Con
l’autore dialogherà il conservatore del Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl” di Trieste, Stefano Bianchi, musicologo e critico.
Di altra musica, invece, si parlerà sabato 28 luglio, raccontando vita, morte e miracoli (musicali) di una generazione di artisti invisibili. La
musica di Edoardo Cerea e i testi di Marco Peroni hanno creato un caso discografico. Il loro
cd “Come se fosse normale” ha venduto nell’anno successivo all’uscita appena 28 copie nei
negozi, ma ben 2000 tra concerti e sito internet.
Costellata di colpi di scena e autentiche “trovate” del destino, la storia del cd sarà raccontata
dalle parole di Peroni e dalla chitarra di Cerea.
Sabato 4 agosto, infine, si ripercorrerà l’attività letteraria dello scrittore triestino Mauro Covacich, autore di successi editoriali
come “Trieste sottosopra”, “A perdifiato”,
“Fiona”, “Storie di pazzi e di normali”, “Mal
d’autobus”. Con lui converserà il goriziano
Fabrizio Meroi, docente universitario di filosofia, che con Covacich ha condiviso gli
studi e una solida amicizia cresciuta nella comune passione per la letteratura e la filosofia.
Tutti gli incontri avranno inizio alle 18 e
saranno accompagnati da un aperitivo..
2007 Luglio
Sconfinare
Cinema
RECENSIONI
Regia: D.J. Caruso
Con: Shia LeBeouf, Sarah Roemer, CarrieAnne Moss, David Morse
Uscita: 17 agosto 2007
Riassunto trama: Kale, rimasto orfano del
padre morto in un incidente d’auto di cui lui
si sente responsabile, è agli arresti domiciliari
dopo aver commesso l’ennesima bravata. Per
passare il tempo si mette a spiare il quartiere con un binocolo e si convince che il suo
vicino è un serial killer..
Voto: 8Nazione: USA
Cast: George Clooney
Brad Pitt
Al Pacino
Ellen Barkin
Matt Damon
Durata: 122’
C’è chi va al cinema magari solo per un
paio d’ore di oblio, per immergersi in una
storia quando si spengono le luci e dopo un
paio d’ore tornare alla vita normale: è uno
dei tanti bisogni che può soddisfare il cinema, e Ocean’s 13 da questo punto di vista è
perfetto. A una saga giunta al terzo appuntamento non si può chiedere di essere originale, ma questo non vuol dire che non sia
un bel film, anzi, è coinvolgente e divertente come il primo della serie (“Ocean’s 11”).
La storia è di nuovo una di vendetta: Danny
Ocean (George Clooney), stavolta senza Tess
al suo fianco, rimette insieme la banda per farla pagare a Willie Bank (Al Pacino, grandissimo come al solito), colpevole di aver tirato un
brutto tiro all’amico Reuben Tishkoff (Elliott
Gould) e in procinto di inaugurare un nuovo,
gigantesco e stucchevole casinò a Las Vegas
che probabilmente vincerà il prestigioso riconoscimento dei “cinque diamanti”. Il piano
escogitato è tutt’altro che semplice, il nemico
è all’altezza della sfida, e tutto ciò rende il film
molto avvincente, esattamente come il primo:
dopotutto, chi non vorrebbe trovarsi in una Las
Vegas scintillante, quasi surreale, nei panni
d’un ladro “d’alto bordo” e con uno spiccato
senso dello stile come Ocean e la sua banda?
Il regista Steven Soderbergh punta molto sui
movimenti di macchina, sulle inquadrature e
sui colori; belli anche i costumi, che arrivano a caratterizzare i singoli personaggi ben
più delle battute che pronunciano. “Ocean’s
13” ha un ritmo incalzante, non si ferma un
attimo, tra scene d’azione e momenti di dialoghi brillanti che s’incastrano l’uno con l’altro
sotto le redini del sempreverde Clooney: fatto
salvo qualche attimo di “buoni sentimenti” e
una buona dose di cliché, tutto questo riscatta ampiamente il faux pas di “Ocean’s 12”,
piuttosto scialbo e piatto, e fa di questo terzo
episodio un “giocattolo” costoso, molto costoso, ben funzionante e soprattutto divertente.
Regia: David Yates
Con: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, Jason Isaacs, Helena Bonham
Carter, Ralph Fiennes, Michael Gambon,
Gary Oldman, Maggie Smith
Uscita: 11 luglio 2007
Da vedere: se avete voglia di suspence
Riassunto trama: Ancora magia, avventura,
coraggio e stavolta amore, per il maghetto ormai adolescente, di nuovo sul grande
schermo nel quinto capitolo della saga. A
Hogwarts sta per cominciare uno degli anni
più difficili per Harry: non solo deve studiare
per gli esami, ma il Ministero della Magia
sta lentamente prendendo il controllo della
scuola e non manca occasione di screditarlo
quando cerca di convincere tutti che Voldemort è tornato...
Da vedere: se proprio dovete...e in ogni caso
è meglio aver già letto il libro
Riassunto trama: Il padre di Fiona, Re Harold, si ammala: Shrek diventa suo malgrado
l’erede al trono di Molto Molto Lontano, ma
non ha la minima intenzione di abbandonare
la sua palude; con l’aiuto di Ciuchino e del
Gatto con gli Stivali va alla ricerca un erede
al trono in grado di sostituirlo, mentre Fiona
con l’aiuto delle sue reali amiche tenta di fermare il colpo di stato del Principe Azzurro...
Da vedere: Assolutamente sì (perché Shrek è
sempre Shrek...)
Regia: Joe Carnahan
Con: Martin Henderson, Jeremy Piven, Ben
Affleck, Andy Garcia, Ray Liotta, Ryan
Reynolds
Uscita: 21 luglio 2007
Riassunto trama: Buddy ‘Aces’ Israel è un
piccolo malvivente, legato al gangster Primo
Sparazza, che si esibisce come illusionista a
Las Vegas. Quando ‘Aces’ decide di collaborare con la giustizia, Sparazza mette su di
lui una taglia di 1 milione di dollari che attira
l’interesse di uno stuolo di cacciatori di taglie
più o meno professionisti..
Da vedere: Sì
Regia: Chris Miller, Raman Hui
Uscita: 31 agosto 2007
9
I miei migliori
dieci film
Visto che lo scorso numero sono stati elencati i film più brutti visti quest’anno, io
vorrei invece proporre alcuni tra i miei film
preferiti...non tutti dell’ultima stagione,
ovviamente, ...diciamo da vent’anni a questa parte...spero che possano essere belli
e interessanti anche per altre persone, anche se magari con gusti differenti dai miei.
L’attimo fuggente (Weir, 1989)e Forrest
Gump (Zemeckis, 1994), credo non abbiano bisogno di tante presentazioni, ma
se qualcuno non li avesse visti questo è il
momento di farlo. La figlia di un soldato
non piange mai (Ivory, 1998), film molto
intenso che tratta la vita di una famiglia
americana tra anni ’60 e 70’, prima a Parigi e poi sulla costa orientale degli Stati
Uniti. Poi c’è Lagaan (Gowariker, 2001),
film di Bollywood con molti personaggi
da scoprire e una storia incentrata su una
partita di cricket.Non adatto a chi non ama
la musica e i balli indiani, visto che ce ne
sono parecchi. Salsa (Buñuel, 2000), commedia in cui un pianista francese si finge
cubano per poter lavorare al ritmo latino.
Nel mezzo non manca la storia d’amore,
ottima musica e bravi gli attori, soprattutto i due nonni.. Goodbye Lenin (Becker,
2002), a mio parere erroneamente definito
commedia, narra il tentativo di un ragazzo
di nascondere alla madre malata il crollo
della DDR e di conseguenza di tutti i valori in cui crede. I diari della motocicletta
(Salles, 2004), film tratto dall’avventura e
dagli incontri del giovane medico Ernesto
Guevara nel suo viaggio nel continente
sudamericano, accompagnato dall’amico
Alberto Granado e dalla Poderosa. Una
canzone per Bobby Long (Gabel, 2004),
in cui l’incontro tra una ragazza e due uomini che vivono nella sua casa d’infanzia
riesce a migliorarli come persone e ad
avere di nuovo fiducia nella vita. Habana Blues (Zambrano, 2005), viaggio nel
panorama del blues cubano contemporaneo attraverso il tentativo di due musicisti di sfondare con il loro gruppo. Tough
Enough (Buck, 2005), film, come dice il
titolo stesso, molto duro, in cui si narra
la vita di un ragazzo nei sobborghi berlinesi, che viene coinvolto in crimini e droga. Infine, Little Miss Sunshine (Dayton
e Faris, 2006), in cui si ride dall’inizio
alla fine nonostante la drammaticità ed
il cinismo del racconto di un viaggio per
partecipare ad un concorso di bellezza.
Lisa Cuccato
10
Nella sua biografia, Lei è stato definito
come uno dei maggiori esponenti del
movimento anarchico contemporaneo.
Qual è il significato odierno di anarchismo.
L’anarchismo ha avuto una lunga storia
come movimento sociale e come idea. Dal
feudalesimo si delinea il movimento sociale
liberale che lotta contro l’assolutismo. Si
instaura in seguito il movimento repubblicano
e più tardi il socialismo con esponenti come
Marx e Bakunin che prospettavano un
cambiamento totale della società. Da una
società di dominio e di sfruttamento ad una
società dove non esistevano disugaglianze
e divisioni. Come realizzarlo? Il socialismo
autoritario, il cui massimo esponente era
Marx, affermava la necessità della conquista
del potere, seguita dalla dittatura del
proletariato. Ciò comporta la demolizione
dello stato ineguale e la sostituzione ad
esso di una società egualitaria. Questo è
stato il tentativo dell’Unione Sovietica.
Secondo l’anarchismo, invece, ci deve
essere una socializzazione e una libertà che
provengono dal basso, la trasformazione
non deve provenire per mezzo di un sistema
autoritario. La differenza tra marxismo e
anarchismo, dal punto di vista rivoluzionario,
sta nel fatto che l’anarchismo non prospetta
la creazione di un nuovo stato, ma il
centro decisionale è l’individuo stesso, in
particolare il lavoratore. L’anarchismo ha
difeso l’idea della necessità, nella società
capitalista, di alimentare la coscienza
dei lavoratori affichè siano essi stessi
a difendere i loro interessi e tentino di
realizzare nella società un’ esperienza di
autogestione. Questa è l’immagine con cui
si presentava l’anarchismo dello scorso
secolo. Con la caduta dei regimi comunisti,
in particolare quello sovietico, ogni
esperienza di creazione di stati socialisti (in
cui, si ricordi, veniva applicato comunque
il capitalismo, quello di stato) è fallita e si
è ristabilito il capitalismo privato. Ciò non
ha portato alcun vero cambiamento sociale
perché rimane lo sfruttamento. Attraverso
i miei anni di militanza e lotta ho potuto
vivere questo processo storico e ho maturato
la convinzione che un cambiamento sociale
debba essere sviluppato per e dai membri
della società e non da un élite rivoluzionaria.
Ad un’analisi più oggettiva, l’anarchia
oggi si riflette nell’esigenza sociale in
ampi settori della società di un modo di
convivenza antiautoritario e antigerarchico,
di un’esperienza di autogestione. L’aspetto
positivo dell’anarchismo odierno è il fatto
che abbia deciso di non essere un’ideologia
e un movimento organizzato rigidamente,
per trasformarsi invece in un’aspirazione
sociale e umana. Tu, individuo non lotti
per un simbolo, per una bandiera o perchè
ti comanda qualcuno; ma lotti perchè
senti sorgere dentro di te la necessità
di affermare il rispetto sostanziale dei
tuoi diritti. Non ci sono organizzazioni
nè capi, ma una molteplicità di individui
con un’esperienza autonoma che tentano
di metterla in pratica e cercano che
l’esperienza nasca spontaneamente dalla
propria società, come aspirazione. Questo
oggi si riflette nel movimento no global.
Quali sono state le sue relazioni con
Castro e quali le sue aspettative?
Mi incontrai con Castro in Messico
alla metà degli anni ‘50. Avevo appena
terminato gli studi universitari e militavo
all’interno del movimento studentesco. Vi
erano molti latinoamericani (dominicani,
cubani, brasiliani) esiliati dalle dittature
dei rispettivi paesi. Io ero un rifugiato
antifranchista e assieme a loro tentavamo
di animare la resistenza contro le dittature
e i regimi autoritari. Vi era quindi una
coincidenza di intenti. Collaborai soprattutto
Sconfinare
Scripta manent
Uno sguardo attento verso Cuba
Intervista a Octavio Alberola
con il gruppo “26 luglio” perchè era il
più vicino e il più attivo. Conobbi anche
Che Guevara che allora non era ancora il
mitico personaggio, era un medico. Dopo
l’assalto alla Moncada nel ’53, Castro e
altri cubani furono esiliati da Batista in
Messico, il Che si avvicinò a questo gruppo
e io li aiutavo. Noi e altri rivoluzionari
aiutammo il Direttorio
Rivoluzionario
Studentesco.
Mi
occupavo soprattutto
di atti di propaganda
in Messico per cercare
aiuti economici e
materiali
con
la
sorella minore di
Fidel.
Costituimmo
poi il Frente Juvenil
Antidictatorial Latino
Americano con la
promessa che i primi
che
si
sarebbero
liberati dalla dittatura
avrebbero aiutato gli
altri. I primi a risultare
vittoriosi contro il
dittatore Pérez Jiménez
furono i venezuelani,
applicarono quindi l’accordo e donarono
un milione di dollari al movimento. Nel
’59 vi fu la vittoria di Castro. Nello stesso
anno fondammo il Movimento Spagnolo
’59 aspettandoci un aiuto da Fidel,
secondo la promessa fatta. Castro nel
frattempo iniziò a godere dell’appoggio del
movimento comunista. Io nel ’61 ritornai
clandestinamente in Europa per preparare
la guerriglia contro il regime di Franco.
Al mio ritorno in Messico l’incontro con
Castro non si realizzò a causa dei comunisti
spagnoli, i quali avevano adottato una
politica di riconciliazione con la Spagna
franchista (già nel ’47 abbandonarono
la guerriglia). Intanto, in Europa avevo
partecipato all’organizzazione anarchica
della Difesa Interna per coordinare la
lotta contro Franco. Nel ’62 ritornai
nuovamente in Spagna clandestinamente
per unirmi a loro. E da quell’anno si
disgregano progressivamente i rapporti con
i castristi. Castro seguiva ormai la politica
dei comunisti e intratteneva relazioni
diplomatiche con Franco. Inizialmente
assicurò che si trattava di relazioni
momentanee, in realtà furono continue
e attuate soprattutto per mantenersi al
potere. Dal 1962 le relazioni tra Cuba e
la Spagna diventarono sempre più intime.
É legittimo pensare che il popolo cubano
si trovi in mezzo a due blocchi: il proprio
governo e l’imperialismo statunitense?
Per il popolo cubano in questo caso si
devono intendere i lavoratori cubani. E io
tra i lavoratori cubani comprendo medici,
professionisti, operai ecc. Dipende solamente
dallo stato castrista la loro possibilità di
ottenere un impiego. Qualsiasi cosa di cui
essi abbiano bisogno dipende dal castrismo
che ha copiato il modello sovietico. Tutte
le persone, salvo i ricchi, vanno tutto il
giorno incessantemente in cerca di cibo.
La maggioranza dei cubani cerca dollari
americani perchè il peso è una valuta debole
a causa della crisi in cui si trova il mercato
cubano. Questo ha provocato il dilagare
del mercato nero e lo sviluppo del settore
turistico (anche questo controllato dalla
burocrazia) e con esso la ricomparsa del
fenomeno della prostituzione. I cubani non
possono nemmeno contare sull’appoggio
di coloro che abitano in America perchè
Castro controlla l’entrata delle divise. Come
sappiamo, alla popolazione non è permesso
nemmeno lasciare il Paese. La maggior
parte di questi cubani ha come massima
aspirazione quella
di andare negli Stati
Uniti.
Tuttavia,
il
governo
Usa
mantiene da 45 anni
una presunta politica
contro il regime
castrista che è servita
solamente a Castro
per giustificare la
situazione di profonda
crisi
dell’isola,
identificandone
la
causa nell’ingerenza
statunitense.
In
realtà, gli Usa non
hanno fatto nulla
perchè è nel loro
interesse mantenere
le odierne condizioni
economiche
e
politiche del popolo cubano. Questo per
due ragioni: sfrutta l’idea che ci sia il
comunismo come uno “spaventapasseri” per
coloro che vivono male in America, in modo
tale che pensino “beh, lì c’è il comunismo
mentre qui viviamo in una democrazia”
e impedisce l’immigrazione in massa del
popolo cubano negli Stati Uniti. Il popolo
cubano è in mezzo tra il governo castrista e
l’egemonia Usa. Questa è la mia opinione.
Esistono dei movimenti di resistenza
a Cuba non legati all’influenza Usa?
Per gran parte dei cubani che vivono in
questa situazione la preoccupazione più
urgente è quella di uscire dall’isola e
conseguire quindi delle condizioni di vita
migliori. Molta di questa gente non lascia
che si formi un movimento di lotta. Ma c’è
un settore dei cubani (quelli che una volta
credevano nella rivoluzione) che tentano di
organizzare clandestinamente la dissidenza,
perchè l’isola è completamente controllata
dalla polizia. Gruppi di opposizione che
vogliono un sindacato indipendente che
necessitano di solidarietà nel denunciare la
repressione. Io sono membro del gruppo di
appoggio ai libertari e sindacalisti cubani.
Serve come contatto per molta gente della
dissidenza. Vi contribuisce anche il nipote del
“Che” Canek Sánchez Guevara (figlio della
figlia maggiore del Che che si sposò con un
guerrigliero messicano esule, ma costretto
ad andarsene da Cuba perchè Castro
teneva relazioni con il governo dittatoriale
messicano). Inoltre, vi partecipano cubani
e latinoamericani anarchici e antiautoritari
che denunciano la politica di oppressione.
Facciamo un lavoro di recupero della
memoria storica per introdurre a Cuba
libri e documenti su quello che fu la storia
del sindacalismo combattivo a Cuba prima
che questo diventasse strumento stesso
dello Stato che ha messo a tacere questo
movimento. Il governo cubano pose fine al
pluralismo per imporre un sindacato unico.
Tutta questa attività viene fatta ovviamente
clandestinamente. Esteriormente agiamo
attraverso atti di propaganda e se alcuni
cubani riescono ad uscire dall’isola noi li
2007 Luglio
aiutiamo a trovare lavoro. In più proponiamo
dibattiti ideologici con quelli che difendono
la politica portata avanti da Castro.
Che tipo di attività porta avanti in Spagna?
L’attività in relazione alla Spagna è diversa.
Da 10 anni sono membro di un Gruppo di
Lotta per la Riabilitazione Morale e Politica
delle Vittime della Repressione Franchista.
Anche se sono passati più di 30 anni (il
regime franchista cadde nel ’75) nella
Spagna attualmente democratica non c’è
ancora la depurazione delle istituzioni dalla
dittatura, anche se c’è stata l’amnistia nel
’77. La giustizia continua a riconoscere come
legalmente valida le sentenze del tribunale
repressivo della dittatura. Il governo
socialista di Zapatero si è visto obbligato, nel
2004, a costituire una commissione interna
ministeriale il cui obiettivo era quello di
proporre una legge per riabilitare le vittime
della repressione franchista. Nel 2006 è
stato presentato il progetto di legge che
risulta diverso da quello che si prospettava
inizialmente a causa di influenze della
destra e della chiesa. In questo momento
stiamo portando avanti una campagna di
mobilitazione affinchè il governo mantenga
la promessa fatta, ossia l’annullamento di
tutte le sentenze pronunciate dal tribunale
della dittatura. Si tratta di un progetto
politico e morale. Ora sto scrivendo un
libro, con un altro storico, dal titolo “Paura
della Memoria”. Un’opera di analisi di
tutte quelle che erano le leggi repressive
franchiste durante i 40 anni di dittatura e su
come la transizione alla democrazia abbia
smontato solo parzialmente questo apparato
e non totalmente. Dal risultato della
mobilitazione dipenderà la fine del libro.
sua
Quale sarà, secondo la
opinione,
il
futuro
di
Cuba?
Sono pessimista per il futuro di Cuba. Mi
addolora molto che il popolo cubano che ha
lottato per liberarsi dalla dittatura di Batista
abbia perso 50 anni soffrendo molto senza
aver recuperato le libertà fondamentali. La
prospettiva che alla morte di Castro ci sia una
democratizzazione in cui la maggior parte
dei lavoratori cubani potrà godere di libertà
formali è alta ma la condizione dominante
sarà la stessa. Al capitalismo di stato si
sostituirà il capitale privato. Se non ci sarà
una transizione con un governo democratico,
si copierà il modello comunista cinese e
la situazione sarà peggiore perchè non ci
saranno nemmeno le libertà fondamentali.
La cosa più grave è che il sindacalismo,
che dovrebbe essere lo strumento dei
lavoratori per difendere i loro interessi,
è screditato a Cuba perchè il popolo ha
avuto come modello di riferimento per 40
anni il sindacalismo ufficiale. Sarà difficile
costruire un sindacalismo autonomo. Oggi
i lavoratori cubani non hanno diritto allo
sciopero e sono stati create delle figure con
il compito di vigilare che la popolazione si
rechi al lavoro puntualmente (si pensi che
la maggior parte della popolazione vive
lontano dal posto di lavoro, è povera e non
ha la possibiltà di usare i trasporti pubblici
per cui si deve svegliare prestissimo).
Tutti i lavoratori sono malpagati. Il mio
pessimismo è dovuto anche al fatto che
stiano intervenendo anche altre forze
politiche per tentare di controllare questo
nuovo sindacalismo, cioè per dividerlo
invece di rafforzarlo. L’aspetto per cui
sono ottimista, invece, è che una gran parte
della gioventù non crede nei partiti politici
nè nel regime. Comunque si impegnano
e mostrano un grande interesse per la
loro situazione poichè vi è l’esigenza di
una libertà reale e di un’autonomia per
organizzare la loro vite e il loro futuro.
Nicoletta Favaretto
Sconfinare
Stile libero
Il Veneto artistico
Itinerari veronesi tra malinconia e fotografie
11
2007 Luglio
Verona d’estate. Verona delle serate di
celebri opere all’arena, ma anche Verona
delle numerose mostre d’arte: nel Palazzo
della Ragione, recentemente restaurato,
nei sotterranei del vecchio Tribunale,
sito archeologico degli Scavi Scaligeri,
oltre che nella Galleria d’Arte Moderna
di Palazzo Forti, sede della collezione
permanente “L’infinto dentro lo sguardo”.
Dunque una città che merita di essere visitata
entro la fine del mese di luglio per poter
ammirare quella che è definita, dalla maggior
parte dei critici nazionali e internazionali,
una delle esposizioni temporanee tra le
più articolate e ricche di spunti riflessivi
della nostra Penisola. Il titolo, “Il settimo
splendore, la modernità della malinconia”, fa
riferimento al terz’ultimo cielo del Paradiso
dantesco, luogo in cui risiedono i rilucenti
Spiriti contemplativi, e alla connessione,
sottolineata, ben prima che dal nostro Poeta,
dal filosofo greco Aristotele, tra l’umore
malinconico e il talento artistico. Il percorso
si snoda tra le immense sale del Palazzo della
Ragione, situato esattamente dietro al centro
medievale della città, Piazza delle Erbe. Le
opere, più di duecento, sono suddivise in sei
sezioni, recanti nomi evocativi dei cammini
interiori verso i quali la mostra intende
guidare i propri visitatori. I conflitti della
forma, Gli enigmi dell’anima, Visioni e
visionarietà, Il teatro della vita e della storia,
Lo spazio tra contemplazione e spaesamento
e, infine, Il brivido dell’ideale sono le
cornici entro le quali possiamo vedere il
sentimento malinconico plasmato dall’abile
mano di artisti appartenenti a differenti
epoche, dal Rinascimento ai giorni nostri, in
diverse forme, dal “classico” quadro dipinto
ad olio alla scultura più eccentrica, dal
foglio in acquerello alle statue di candido
gesso, dalla matita su legno alle incisioni.
L’esposizione, per volontà del curatore,
Giorgio Cortenova, e dei suoi collaboratori,
che hanno lavorato alla scelta delle opere e
all’allestimento per oltre quattro anni, inizia
con la descrizione di quella malinconia,
sublime ed estatica, che coglie il genio nel
momento in cui si rende conto che non
potrà mai raggiungere l’Essere superiore,
che, per quanto si sforzi, sarà pur sempre
un essere umano, per definizione, limitato,
in contrasto con ciò che il suo talento gli
permette soltanto di scorgere: l’Infinto. La
mostra prosegue in un cammino che si fa
sempre più cupo, nel quale non mancano
le raffigurazioni comunemente note dello
spleen (le varie “Maddalene addolorate e
penitenti”, da quella di Caravaggio a quelle
Fetti e Orrente), ma nel quale non si giunge
mai all’oscurità più profonda dell’animo; la
conclusione è circolare, tanto che nell’ultima
sezione si ritorna all’apertura verso l’ideale,
verso ciò che l’uomo sogna e brama proprio
perché irraggiungibile. Tale itinerario,
creato, dunque, per indagare la dolorosa
incapacità umana di accostarsi al Tutto, è
frutto però di elaborazioni artistiche che
non risaltano immediatamente agli occhi
del visitatore, di elucubrazioni, certamente
fondate e culturalmente sostenute, che lo
spettatore non interiorizza con facilità. Ma
la pecca maggiore dell’esposizione non è il
suo impatto sofisticato, bensì il fatto che a ciò
non vi sia rimedio: né le audioguide né i brevi
pannelli introduttivi alle varie sezioni aiutano
i visitatori ad orientarsi sui motivi cardine
delle scelte espositive. Gli interrogativi
sulla presenza di un’opera piuttosto che
un’altra si susseguono, senza trovare alcuna
risposta che non sia l’immaginazione.
Accanto a una mostra dai grandi spazi e
dagli importanti nomi, se ne può trovare una
meno nota e decisamente di più semplice
allestimento, ma di non minore fascino:
“Oltre l’argento. I Tommasoli, fotografi
dal 1906”, aperta fino al 23 settembre al
Centro Internazionale di Fotografia Scavi
Scaligeri, nel cortile del Tribunale. La
cornice è sicuramente suggestiva: dopo aver
sceso una serie di scalinate, ci si ritrova
nel bel mezzo di un sito archeologico, nel
quale scorci della Verona romana e di quella
medievale si intrecciano senza soluzione
di continuità, trasportando il visitatore da
un’epoca all’altra. Il silenzio e le luci soffuse
(necessarie per il buon mantenimento di
fotografie di inizio secolo scorso) creano
un’atmosfera irreale, totalmente fuori
dal tempo, che accompagna le persone
attraverso la vita e le opere di tre generazioni
di fotografi veronesi, appartenenti tutti alla
famiglia Tommasoli: Silvio, per la prima
metà del ‘900, i fratelli Filippo e Fausto,
per la seconda metà e, infine Sirio e la
moglie-allieva Alessandra, fino ai giorni
nostri. Il titolo dell’esposizione si riferisce
all’andare oltre al procedimento fotografico
più conosciuto, ma anche all’avanzare oltre
le pretese di oggettività dell’immagine e
dunque oltre la raffigurazione stessa che la
foto dà del mondo. Nonostante i temi della
mostra siano gli abituali motivi fotografici
(la città, i ritratti, i nudi, le nature morte,
la gente), il filo che conduce il visitatore
lungo i corridoi degli Scavi pare assumere
di passo in passo un senso sempre più
concreto: si segue il cambiamento che ha
subito quest’arte lungo un secolo intero, il
passaggio dall’immagine precisa, nitida,
chiara, ma mai banale alle sperimentazioni
chimiche della camera oscura, passando per
giochi di luce in bianco e nero e a colori,
per ritratti sfocati e per provocanti servizi
in studio. Le pretese di quest’esposizione
sono sicuramente inferiori rispetto a
quella di Palazzo della Ragione, eppure,
grazie anche alla sua originale e creativa
semplicità e a una superba organizzazione
dello splendido spazio archeologico,
sembra destinata a lasciare un segno ben
più profondo nelle menti dei visitatori.
Michela Francescutto
Pantani pirata tragico
Era il 2004. Era il 14 settembre, San
Valentino. Era un giorno di gioia, di amore
(forse di stampo commerciale) e magari
matrimoni. Uno di quei giorni in cui tutto
può apparire bello o addirittura bellissimo,
oppure aprire sotto ai tuoi piedi un baratro
grande, grande come la morte.
Magari quel 14 febbraio di tre anni fa per
tanta gente poco dirà. Poco ha detto e poco
continuerà a dire. Io credo, invece, che
difficilmente lo scorderò. Perché in quel San
Valentino, il giorno degli innamorati, il mio
idolo d’ infanzia, la persona che più d’ ogni
altra mi aveva fatto sognare, che mi aveva
fatto esultare di gioia e poi penare e soffrire
da solo, e i ciclisti lo sanno bene che quando
si pena e si soffre si è sempre da soli, quella
persona a cui devo ancora oggi tantissimo,
beh quella persona lì, Marco Pantani non c’
era più. Era morta sola in una camera di un
residence di Rimini.
Io Marco non l’ ho mai conosciuto. Gli strinsi
solamente la mano una volta. Gli chiesi l’
autografo. Me lo fece con gentilezza. Mi
diede un colpo sulla spalla, sorrise, mi augurò
buona fortuna e se ne andò via a ricevere
uno dei tanti premi della sua carriera. Fosse
per me ora sarei in carovana a correre con
lui, più che a scrivere di lui. Ma si sa con
gli anni le cose si modificano e si capisce
davvero qual’ è la propria via. E la mia non
era il ciclismo. Quello lo continuo a seguire
ancora, con la stessa passione di sempre, ma
senza oramai quel trasporto emotivo che mi
accompagnò dal 1994 al 2003. Perché di
cose ne sono successe e perché là in mezzo,
tra i vari campioni e gregari, tra gli onesti
e quelli meno, non c’ è più quella macchia
gialla che tanto mi piaceva e per cui tanto
io tifavo. C’ ha pensato qualcuno a cogliere
quella rosa gialla, a toglierne i petali uno
dopo l’ altro e a tentare di gettarli via, nella
pattumiera del dimenticatoio. Ma non ci sono
riuscite quelle brave persone ad infangarne
il ricordo. Perché certo Marco sé buttato via
da solo, perché non è la cocaina che viene a
cercare te ma sei te che la cerchi. Questo è
vero come il mondo. Questo è sacrosanto.
Ma è altrettanto vero che una persona con la
coscienza sporca non si va a buttare via così,
non va a finire in quel modo la sua esistenza.
Una persona con la coscienza sporca
ammette la sua colpa. Dice c’ ho provato a
fregarvi, m’ avete fregato voi, ripartiamo.
Chi ce l’ ha pulita, no. Non riparte. Perché in
quel giorno a Madonna di Campiglio in cui
per davvero se ne è andato Marco Pantani,
qualcosa è successo. E sarebbe ora di sapere
cosa davvero è successo. Anche se è ormai
troppo tardi. Anche se forse non servirebbe
più a niente. Anche se quella presunta ed
assurda verità è già stata scritta negli annali
e nei ricordi della gente.
Io non so. Non so chi abbia per davvero
sbagliato, chi abbia fatto o non fatto quello
che è stato, quel passato che oramai non è
più possibile cambiare. Non so il perché
dell’ accanimento di tanti, di troppi nei suoi
confronti. Non so e non ho capito il perché
di tanti articoli e titoloni ad effetto su una
persona che certo non fu squalificata perché
trovata positiva, tutt’ al più perché malata.
Con 52 di ematocrito non si sta troppo bene
ma non si è certo dopati. Non so tante cose.
Quello che so di per certo è che ha pagato
solo una persona. Ha pagato uno per tanti,
forse per tutti. Ha pagato chi ha avuto la
colpa di aver fatto sognare la gente, tanta
gente, forse troppa gente. Ha pagato uno
solo, uno solo al comando. Addio. Addio
Marco.
Giovanni Battistuzzi
Sostiene
Pereira
Sostiene Pereira è un libro che si legge
in una notte, è un libro estivo, ma non da
ombrellone data la facilità allarmante con
cui lo si divora ed allo stesso tempo la
profondità delle considerazioni che macinano
spontanee in qualsiasi forma celebrale.
L’estate può essere la stagione indicata per
riflettere, lontani dai beneamati Dumont e
Giuliano, per incentivare ognuno di noi a
tornare a settembre con una nuova carica
intellettuale, di onestà e di trasparenza,
per insegnare a noi giovani giornalisti e
commentatori il ruolo fondamentale che la
stampa ha in una democrazia, per ricordare ai
pre-Potenti, ai soliti furbetti del quartierino,
ai soliti “più intelligenti” che non si può
fare tutto di soppiatto né fermare le idee.
Pereira, il protagonista del libro, è un uomo
calmo, serafico, disimpegnato ed allineato
giornalista, amante del buon mangiare e
della tranquilla pacatezza della cultura
classica, solo «un oscuro direttore della
pagina culturale di un modesto giornale
del pomeriggio», il «Lisboa». Egli riscopre
con il passare del tempo e delle circostanze
la potenza politica dei grandi classici cui
ha dedicato tutta la sua vita anche grazie
alla fortuita conoscenza di Francesco
Monteiro Rossi, scrittore di necrologi che
accompagnano la scomparsa di eminenti
personalità della cultura portoghese. I
coccodrilli che il giovane redige tuttavia
non possono essere pubblicati, intrisi come
sono di teorie socialiste e anarchiche, per il
rischio di incorrere nella censura del regime.
La storia è ambientata in una Lisbona
della fine degli anni ’30, durante il regime
di Salazar, mentre in Spagna già era
scoppiata la guerra civile e l’antisemitismo
dilagava in numerosi Paesi Europei.
L’autore sceglie appositamente un cognome
portoghese di tipiche origini ebree come
molti cognomi che indicano nomi di
albero da frutto (Pereira significa pero).
Tabucchi è di una attualità tremenda
quando ripropone l’annoso problema
dell’indipendenza della stampa, del ruolo
che può avere la cultura, i messaggi critici
e le costanti reinterpretazioni che si possono
trovare in opere letterarie immortali,
forti della loro saggezza universale.
Forse anche noi come il protagonista non
abbiamo la pretesa di fare rivoluzioni,
di sconvolgere il sistema, ma come lui
stesso ci dimostra dobbiamo riuscire a
mantenere una visione critica del quadro
generale e ribellarci quando questo
è al di fuori del rispetto delle regole.
Perché le idee non possono non venire in
mente, perché in fondo possiamo essere
tutti un po’ Pereira quando neghiamo ai
nostri occhi le ingiustizie che ci circondano
ma come lui possiamo riscattarci.
Perché un giornale può essere pure
finanziato e controllato da un potere
forte ma prima o poi può saltare in
mente a qualcuno qualche domanda
strana, qualche pensiero pericoloso…
P.S.: Salazar è stato al potere con il beneplacito
della comunità internazionale fino al ’74.
Giacomo Antonio Pides
Sconfinare
De Boca Bona
12
Il bilancio
E così, si conclude questa annata
di Sconfinare, prima della meritata
pausa estiva. Anche per la redazione
di “De Boca Bona” è giunto così il
momento di stilare bilanci.
Il concetto di bilancio sottintende
una cosa importante: occorre rendere
conto di più o meno ogni cosa. A chi,
in questo caso? Credo, prima di tutto,
a noi stessi.
Col tempo, le persone che hanno
collaborato a questa rubrica hanno
appreso ad utilizzare una prospettiva
nuova, non solo in cucina (lo ammetto: non sappiamo destreggiarci granché bene con i fornelli ...), ma – cosa
ben più significativa – sulla vita.
Attraverso il Cibo abbiamo, prima
di tutto, riassaporato la Terra. Si
dice che la conoscenza di un luogo
passi attraverso i suoi piatti, ma ciò
non significa (almeno, non solo!) che
si possa gozzovigliare per il bene
dell’umanità. Significa capire che
quando assaggiamo una pietanza, o
un vino, è la Terra che stiamo mangiando, la sua storia, il sudore delle
generazioni che vi sono passate.
Attraverso il Cibo abbiamo riscoperto (come l’articolo di questo numero
evidenzia) il piacere della convivialità
e dello stare insieme. Si sta attorno
a una tavola per pranzare ma tante
volte si pranza proprio per stare attorno a una tavola. Lo sa bene chi, da
buon veneto, da buon friulano, non ha
mai pensato di smettere di bere (ma
scherziamo?) conscio del valore di un
bel bicchiere con gli amici. Ma lo sa
bene anche chi, come il sottoscritto,
se si è trovato da solo in appartamento ha preferito saltare pasti piuttosto
di sedersi ad una tovaglia silenziosa.
I nfine, e cosa molto più importante di
tutte, questa rubrica ha rappresentato
l’occasione per sostenere la ricchezza
del Cibo. Il mondo d’oggi è stipato
di sostanze più o meno organiche, a
malapena (... e a malincuore) definibili come materia edibile: gelati alla
soia, latte scremato, birra analcolica,
aspartame, dolci senza zucchero,
caffè decaffeinato e the deteinato - per
non parlare dell’universale messa al
bando del burro.
Scrivere di cucina ha significato
anche questo: opporsi all’idea di
alimentazione intesa come semplice atto obbligatorio, funzionale ad
una prestazione. Parlare di cultura
dell’alimentazione sana è impossibile, se ad essa non si accompagna
la riscoperta della buona cucina. E
la Redazione, contraddicendo l’idea
imperante, s’accomiata sostenendo
sfacciatamente che un’alimentazione
sana, un rapporto sano con il Cibo,
deve basarsi soprattutto su burro e
zucchero.
Andrea Bonetti
Massimo Pieretti
Rodolfo Toe’
Luglio 2007
La di-Vin Commedia
Proposta di un tour alcolico con Inferno, Purgatorio e Paradiso
Posso parlare di vino in questa rubrica,
da infiltrato. Tutto nasce da alcuni racconti sul tema, in un blog. Fa una certa
impressione: io che parlo del vino. Sono
forse la persona meno adatta. Aneddoto: prima cena con la famiglia della
mia ragazza. Da timido impunito quale
sono, non spiaccico parola. Il padre, per
cavarmi qualcosa, inizia a parlare del
vino. Scelgo ovviamente l’alternativa
peggiore: dire la verità, che ho preferito
quello più criticato da tutti, un Cabernet.
Mi giustifico col fatto che al Cabernet sono
emotivamente legato; la discussione passa
alle caratteristiche organolettiche, il padre
sostiene che non è adatto ad accompagnare la carne, manca di tannino. Cado nuovamente nel silenzio, qualcuno cambia argomento. Io il tannino non so cos’è. Il mio
metro di giudizio è il gusto personale, senza competenza alcuna. Sono naif, o infantile, se preferite (ignorante, se volete essere meno gentili). Ma il segreto del vino sta
qui: nonostante si porti dietro un alone di
raffinatezza ed elitarismo, è semplice, tutti
gli si possono accostare. Così ha saputo ritagliarsi un largo spazio nelle nostre vite,
standosene a margine: per far sentire la sua
presenza gli basta fare da accompagnamento, non necessita di palcoscenici. Un
filo conduttore, che unisce lingua, ricordi,
terra, rivolta, sesso, religione, pensiero.
Almeno
così
l’ho
cantato
io,
che di vino non capisco nulla.
Basandomi su questa capacità onnicomprensiva, vi propongo una serata
“dantesca”, un tour alcolico tra Inferno, Purgatorio e Paradiso. Nulla di originale, avrete passato in questo modo
molti vostri mesi universitari; ma forse
non in questa particolare prospettiva.
Quando avrete la casa libera per qualche giorno, invitate gli amici più cari, le
loro sorelle simpatiche, la vostra ragazza, i compagni di setta: tassativamente
le persone a voi più vicine, ed in numero
limitato (tra i tre ed i sette). Ognuno porti
una bottiglia di vino, secondo il suo gusto:
andranno bene sia scorte omogenee, sia
accozzaglie improbabili. Riunitevi a tavola, preparate pane e salame ed inizino i discorsi. Scegliete volutamente quegli argomenti che sono fonte di divisione, attrito,
incomprensione. Sfruttando i primi vapori
dell’alcol, confrontatevi senza remore, sostenete con forza le vostre idee: è questo il
vostro Purgatorio, sopportare questioni e
battibecchi per rafforzare il rapporto con
chi vi è più caro. Certo, ci vuole un certo impegno, a trascorrere così la serata.
Se riuscirete a passare questa prova del
fuoco, potrete godervi il vostro Paradiso,
superata la fase alcolica “calda” ed entrando in quella più dolce della sbornia.
Trasferitevi su dei divani, se avete un giardino all’aperto (le coperte sul prato sono
Il vino
Ramandolo
Si dice che il ramandolo sia uno dei vini
che meglio rappresenta gli uomini di terra friulana: a volte rudi ma estremamente generosi e di antica cultura. L’essenza
friulana,la commistione del semplice e del
nobile si ritrova nel ramandolo che si presenta come vino pregiato, la cui produzione
è limitata a 285.000 bottiglie all’anno. Il
suo sapore dolce, il profumo di albicocca e
miele di montagna e il caratteristico colore
giallo oro che lo rendono un vino ricercato, si accompagnano alla sua adattabilità ai
sapori sia salati che dolci. Il ramandolo si
gusta infatti piacevolmente con il Montasio
con miele e nocciola o i formaggi stagionati, il lardo, la trota affumicata, il prosciutto
di San Daniele e il gorgonzola nonché con
la gubana, i biscotti o la pinza. Prodotto nei
comuni di Nimis e Tarcento, in provincia
di Udine, deve il suo nome a una piccola
frazione del primo, appunto Ramandolo.
Commercializzato in passato unicamente a
livello locale, gode ora di diffusione nazionale e in alcuni casi estera. Uno dei primi
vini friulani ad aver ricevuto la D.O.C.G., è
prodotto con sole uve di verduzzo friulano,
appassite a volte anche sulla pianta stessa.
degli evergreen). In sottofondo della buona musica, classici fine anni ’60-anni ’70
(oppure degli album recensiti da Sconfinare).
Cullatevi tra dolci confidenze e chiaccherate più intime, aiutati dal maggior
senso di comunione ottenuto dalla fase
uno (affinché non si spenga, evitate le
effusioni romantiche con la vostra ragazza, se l’avete invitata: per una sera sacrificate le pulsioni sensuali all’amicizia).
L’Inferno è il post-sbornia: svegliatevi
insieme, purificatevi con grandi quantità
d’acqua dopo la bevuta colossale. Fate
una passeggiata di gruppo, per quello che
le vostre condizioni permettono. Chiudete
in bellezza con grandi tazze di caffèlatte,
come quelle di quando eravate bambini.
Un programma banale, come vedete, ma
forse simbolo della vita intera: affrontare i
propri Purgatori personali, per raggiungere un Paradiso, spesso in fin dei conti nient’altro che poter affrontare sorridenti e in
compagnia gli Inferni che si incontrano.
Raggiunto il limite delle parole, ma
col vino finisce sempre così, s’inizia
con il più ed il meno, il tempo passa, neanche ce se n’accorge, ma alla
fine s’è ugualmente detto qualcosa.
Anonimo
...Sconfinare...
periodico regolarmente registrato presso
il Tribunale di Gorizia in data 20 maggio
2006, n° di registrazione 4/06.
Direttrice Responsabile
Annalisa Turel
Editore e Propietario
Assid
“Associazione studenti di scienze
internazionali e diplomatiche”.
A.S.S.I.D.
Sconfinare non è il giornale ufficiale dell’Assid
nè identifica la sua posizione politica, in quanto è
semplicemente la libera espressione di alcuni suoi
membri che costituiscono il Comitato di redazione.
Assaporandolo in un calice con un libro
tra le mani, magari con lo sguardo rivolto verso le stupende colline friulane, si
dimostra vino eccezionale per la riflessione e la contemplazione. In una tavolata con svariate leccornie è certamente
un vino che degno di una buona compagnia. Sicuramente, un vino straordinario.
Giulia Cragnolini
Redazione
Paola Barioli, Andrea Bonetti, Marco Brandolin, Pieranna Brisotto, Edoardo Buonerba,
Elisa Calliari, Davide Caregari, Giulia Cragnolini, Allan Francesco Cudicio, Emmanuel
Dalle Mulle, Nicoletta Favaretto, Antonino
Ferrara, Michela Francescutto, Francesco
Gallio, Davide Goruppi, Ian Hrovatin, Isabella Ius, Davide Lessi, Andrea Luchetta, Mattia Mazza, Monica Muggia, Luca Nicolai,
Arianna Olivero, Agnese Ortolani, Leonetta
Pajer, Federico Permutti, Massimo Pieretti,
Diego Pinna, Giulia Pizzini, Federica Salvo, Bojan Starec, Eva Stepancic Rodolfo Toè, Athena Tomasini.
Se vuoi contattare la redazione scrivi a
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2007 Luglio
13
Sconfinare
Relax
...Per un’estate stilosissima...
Cari amici fashion, fi nalmente ci ritroviamo
per parlare di moda, di stile, di gusto, di
eleganza, di un qualcosa che riguarda
imprescindibilmente noi tutti. Lo so che
ormai potrebbe sembrare quasi quasi un po’
tardi per parlare delle tendenze per l’estate,
ma non è così!! Infatti siamo tutti ancora in
tempo per cambiare rotta qualora ci fossimo
sbagliati negli ultimi “investimenti” per
la nostra immagine grazie a una delle
iniziative più meravigliose e gratificanti (ma
anche snervanti da certi punti di vista) che
la storia dell’uomo abbia mai conosciuto:
le SVENDITE di fine stagione!!! Visti i
prezzi, vista l’inflazione, l’euro e la sagacia
dei negozianti, i prezzi stanno subendo dei
rialzi pazzeschi soprattutto nel settore della
moda, a (o “ahi!”) noi molto caro. Per questo
il periodo delle svendite diventa sempre
importante e la scelta di taglie e modelli
rimasti nei negozi in questo periodo è sempre
più varia… tutti adesso vogliono aspettare i
magici sconti che vanno dal 20% al 50%.
Ma ora andremo ad analizzare cos’è IN
e cos’è OUT basandoci sia su quello che
abbiamo potuto notare nelle sfilate proposte
nelle varie settimane della moda principali e
non, sia su un po’ di street style che sembra
ricoprire un ruolo sempre di maggior rilievo
nella categorica scissione fra il bene e il
male nello stile stagione dopo stagione.
Per quest’anno il fashion system si trova
bombardato dalle reminescenze delle
decadi precedenti: gli abitini anni venti, si
mescolano a tagli e colori dei cinquanta,
con pantaloni e capigliature anni ottanta…
e viceversa…insomma, tutto ciò che è
rivisitazione di stili degli anni precedenti
mescolati fra loro è assolutamente IN!
Frugate pure negli armadi dei vostri
genitori, zii e cugini e arraffate tutto ciò
che sia della vostra taglia… e –per piacereportate tutto in lavasecco prima di indossare
qualunque di queste cose con odore stantio!
Scendendo nei particolari, il punto vita dei
vestitini delle fanciulle dovrà essere ben
segnato con cinturoni/ini praticamente sotto
le costole (vita altissima); ciò non vale per i
pantaloni, che tuttora mantengono un taglio
abbastanza a vita bassa nella maggior parte
dei casi, o con vita di nuovo altissima solo
in alcuni. Sia per lui che per lei i pantaloni
sono piuttosto strettini e a sigaretta, GUAI
indossare quelli a zampa d’elefante! Per
quanto riguarda i pantaloni corti, soprattutto
per ciò che riguarda i ragazzi, negli ultimi
anni abbiamo notato un’evoluzione nella
loro lunghezza: qualche anno fa andavano
–sfortunatamente- quelli sotto il ginocchio,
l‘anno scorso era l’anno dei bermuda e
quest’anno i pantaloni sono cortissimi,
assolutamente sopra il ginocchio e tagliati
a metà coscia. Così dovranno essere anche
i bermuda da mare, corti corti; mentre per
le fanciulle spopola il trikini: super super
fashion, anche se rischia di segnare un
po’ troppo le manigliette dell’amore, però
almeno nasconde la pancetta! Mi scuso
sin d’ora con i calciatori, gli sciatori, i
pattinatori, gli affezionati alla palestra e
tutti coloro che per altri motivi abbiano
quadricipiti femorali da mister universo,
però loro dovranno evitare questo look
sgambato (vedi TUTTE le sfilate da uomo
per la primavera-estate 2007). La gamba
muscolosa quest’anno è OUT e va camuffata!
Per ciò che concerne le scarpe, i modelli IN
sono tra i più vari: si passa dalla ballerina
classica, ai tacchi con zeppa altissimi, dalle
punte arrotondate a quella appuntite… c’è
veramente un po’ di anarchia quest’anno!!!
L’importante è che tutto faccia contrato!
Colori: quest’anno si abbandonano
–soprattutto nello street style- i colori
tenui, pastello per lasciare spazio a quelli
sgargiantissimi, anche non abbinati fra
loro, per dare un effetto di contrasto. Tra i
colori più visti nelle vetrine ci sono il rosso
fuoco (o anche “Ferrari” o “Valentino”
a seconda dei gusti), il rosa shocking, il
verde smeraldo, il blu cobalto, l’arancione
acceso e il viola che ci accompagna ormai
da quest’inverno. Il colore base è senza
dubbio il bianco! Ci sono stilisti che hanno
fatto intere collezioni quasi completamente
di questo colore! Il nero dovremo –ahimèmetterlo tutti nell’armadio e andare tutti ad
abbronzarci (non importa se in spiaggia,
al parco o alle lampados)! Anche i tagli di
capelli fanno parte del fashion system e
anche essi posso attingere ispirazione da
molte decadi precedenti nei tagli e nei colori;
da evitare come la peste saranno le mèches,
questo è l’unico contrasto di colore non
ammesso per questa bellissima stagione!
Adesso non rimane altro che afferrare le
carte di credito, bancomat, contanti, assegni
(nei casi estremi potete anche usare il baratto
come forma di pagamento), armarvi di
pazienza e di ferocia verso gli altri compratori
e precipitarvi nei negozi per accaparrare
tutti i capi della vostra taglia –ovviamente
che rispondano ai criteri sopraelencati- che
vi stiano meglio e che facciano sentire bene
voi e chi vi guarda! ...insomma popolo
del glamour, BUONE SVENDITE!!!
Il sudoku di Giulia Pizzini
La soluzione nel prossimo numero
Mattia Mazza
Yes Man
Danny Wallace
Un interessante trend della narrativa
commerciale degli ultimi anni è quello
che io chiamo “libro-scommessa”,
ovvero la storia, narrata in prima
persona, di un giovane professionista
(generalmente inglese, per qualche
ragione) che in seguito ad un epica
ubriacatura scommette con un amico
altrettanto ubriaco di compiere un
impresa improbabile e la mattina
successiva, invece di riderci su, decide
di farlo davvero. La cosa che preferisco
di questi libri, oltre al tipico humor
inglese di cui sono pervasi, è il fatto
che si tratta di storie vere. Mr. Fridge
ha davvero passato un estate girando
l’Irlanda in autostop con un frigo al
seguito, e Danny Wallace ha davvero
passato tre mesi a dire solo di si.
La storia di Yes Man varia lievemente
rispetto al consueto inizio alcolico di
questo genere di romanzi. Comincia con
un epifania, una di quelle improvvise
illuminazioni che a volte ti investono
leggendo un libro, guardando un film, o
alla vista di un opera d’arte. Per Danny, un
giovane e apatico produttore radiofonico
londinese, basta uno sconosciuto su
un autobus. Un insegnante barbuto di
origine indiana che, nel mezzo di una
conversazione oziosa, pronuncia le tre
parole che cambieranno per sempre la
vita di Danny: dire più si. E Danny decide
di dire si, sempre e comunque, quale
che sia la domanda. Che sia un amico
che lo invita al pub, una ex che vuole
rivederlo, una mail che offre trattamenti
per l’allungamento del pene, lui accetterà
ogni proposta, per tre mesi. Tenendo
segreto il suo impegno per non essere
sfruttato, Danny scopre che rinunciare
ad ogni controllo sulla propria vita può
avere conseguenze surreali. Nei tre mesi
successivi vincerà alla lotteria, viaggerà
in mezzo mondo, si farà fare un ritratto
con un cane immaginario, infastidirà
un monaco buddista, otterrà un nuovo
lavoro, conoscerà degli ufologi, sarà
ipnotizzato da un Labrador, comprerà
un auto, sconfiggerà una nemesi e
troverà l’amore. Perché le cose belle
succedono solo se le lasci succedere.
Malgrado la morale del romanzo sia
forse troppo ottimistica la storia scorre
veloce, grazie alla narrazione distaccata
e lievemente allucinata del protagonista,
e malgrado ogni nuovo “si” metta in
moto una catena causale di sorprendenti
coincidenze la vicenda resta credibile.
E se anche qualcuno dovesse dubitare
che si tratta di una storia vera, uno
sguardo alla foto dell’autore basterà
a convincere anche i più scettici. Con
una faccia simile gli crederei anche se
sostenesse di aver attraversato la Manica
su una barca fatta di rigatoni incollati
insieme. Impresa, peraltro, che potrebbe
essere alla base di un futuro romanzo...
Luca Nicolai.
2007 Junji
Dva obraza iste realnosti
Casino in pokopalisce Nove Gorice
Pred dnevi sva Giorgia in
jaz
aključno odkrila majhno,
nepoznano in zapuščeno židovsko
pokopališče, ki se nahaja v
neposredni bližini državne meje in
bolje znanega “Casino Fortuna”.
Pokopališče je težko dostopno
in nek mož, v katerega dvorišče
sva neopazno zašla, nama je
obrazložil, kako priti do njega.
Presenetljivo je bilo dejstvo, da nas
je ogovoril v perfektni italianščini,
medtem ko lahko na eni roki
preštejemo tiste, ki onstran meje
v Gorici obvladajo slovenščino.
Sledila sva danim navodilom
in dospela do pokopališča, v
bližini katerega nemoteno teče
potok. Voda je bila Židom zelo
pomembna, saj je bila simbol za
življenje, ki se nikoli ne prekine.
Predno bi vstopila se trenutek
vstaviva, ne samo kot znak
spoštovanja da kraja večnega počitka,
temveč predvsem zaradi zapuščenosti
v kateri se pokopališče nahaja.
Okrušeni in razmajani nagrobni
kamni, iz katerih se z veliko težavo
razbere ime tistega, ki tamle počiva,
med temi tudi imena pomembnih
družin Morpurgo, Michaelstaeder…
Burja in dež bosta kmalu zabrisala
za vedno še tisto malo čitljivih
napisov in tako izbrisala za vedno
pomemben del naše zgodovine.
Našo pozornost je nato pritegnila
vrsta grobov z istim datumom
smrti 1910, poleg tega pa nobena
razlaga o tem kar se je bilo zgodilo
vsem tistim, ki so v tako velikem
številu preminili v istem letu.
Paradoks predstavlja, ob zidu
postavljen napis “Casino Fortuna”,
ki obvešča o casinoju, obenem pa
nekako vodi pogled mimoidočega
na zapuščeno pokopališče…in
ironično povezuje igro s smrtjo.
Najbolj pa zaboli dejstvo, da je
bil Casino postavljen prav ob
pokopališču za katerega nihče
se ne zmeni in katerega sledi
bodo kmalu izbrisane, tako
da bomo za vedno prikrajšani
dela naše domače zgodovine.
Arianna Olivero
Giorgia Turel
Prevedel Samuele Zeriali
Sconfinare
Go and Go
BOHINJSKA ŽELEZNICA
in vem tudi, da politiki zlorabljajo
svojo moč za uresničitev osebnih
interesov. Čeprav so se prejšnji teden
vršile volitve v deželi Chubasha, jaz
se jih nisem udeležila, ker pač jim ne
verjamem. Res pa je, da tu, v tej državi,
je bolje ne imeti kaj opraviti s politiko.«
Nadaljuje pa s sledečo izjavo: « Težko
mi je pisati tako negativno mnenje
o Rusiji. Rusija je meni kot mati, ki
čeprav hudobna, jo še naprej ljubiš.»
Rešitev, ki jo Sasha ponuje je aktivizem
preko njene organizacije, ki ni politično
usmerjena. Sasha organizira tabore,
kjer lahko ruski študenti srečajo in
spoznajo sovrstnike iz raznih evropskih
držav. Uspeh njenega dela je sočutje in
spoštovanje med maldimi iz različnih
držav in z različno kulturo in to prav
v današnjih časih, ko so si kulture tako
nezaupljive ena do druge. Problem je
prenos teh idealističnih misili na rusko
politično realnost. Težko je preskočiti
zid, ki ga politika gradi in ki ločuje
ljudi, zid zgrajen iz razočaranja in na
moč katerga vplivajo mediji. Prav
ruski mediji so problem s svojim
močnim vplivom nad prebivalstvom.
Spominjam se pogovora s rusko
mladenko, ki je komaj dokončala
univerzo. Trdila je, da je bila ruska
vojna proti Čečeniji dobra akcija, saj
Nedvomno sta Italija in Rusija dve
različni državi, in to ne samo zaradi tega,
ker ima prva katoliško usmerjenega
vladnega ministra, druga pa predsednika,
ki pozitivno ocenjuje posiljevalce.
Izmed mnogih razlik je gotovo
najvažnejša tista, ki ji je ime civilna
družba. Ta magična formula se ni nikoli
utrdila v Rusiji, in to zaradi različnih
razlogov. Pravzaprav zgleda, da niti
iz pepela izumrlega komunističnega
režima, ni nastal pravi humus, ki bi
zgradil trdno civilno družbo. Prav letos
pozimi je Putin določil z novim zakonom,
da je lahko katera koli organizacija
zaprta oz. ukinjena, če bo vlada
priznala-dokazala, da jo ta ne špoštuje.
Aktivni član neke organizacije je
Sasha Philippova, tridesetletnica iz
mesta Cheboksary v deželi Chuvasha,
poročena in mati devetletne hčerke,
zaposlena pri neki privatni firmi.
Spoznal sem jo letos pozimi, ko
sem sodeloval pri kampusu, ki ga je
organizirala v svojem rodnem mestu.
Po umoru častničarke Politkovskaye
sem jo vprašal, kaj ona misli o Rusiji.
Njeno, po e-mailu izraženo mnenje, je
negativno. Začne se pač s trditvijo, da
v Rusiji demokracija ne obstaja, nato
se nadaljuje s sledečim stavkom: «
Vem samo, da politika ni nikoli dobra
potrebam po sodobnejših povezavah
za trgovanje. Železnica sama je
pospešila trgovanje ne samo družine
Ritter, temveč cele vrste manjših in
večjih trgovcev in družb (obrtniki in
proizvajalci vina) ki so se tako preselili
v Gorico in tu uspešno obratovali.
Lokalne oblasti so razumele, da le nova
železnica, ki bi peljala do Koroške,
to je najvažnejšega trgovskega centra
za goriške trgovce in obrtnike, bi
lahko bila kos povečanemu prometu.
Ta železnica je današnja tako zvana
»Bohinjska železnica«, ki je prišla v
Gorico šele leta 1906. Razlogi, da je bila
zgrajena komaj na začetku 20. stoletja
so bili tehnični problemi vezani na
Dograditev
železnice
leta 1906 je bil zaključek
dolgoletnega procesa, ki je
obnovil prometno mrežo,
ki je povezovala Gorico
z ostalimi deli cesarstva.
Proces se je začel nekaj let
prej, ko so prišli v Gorico
C.V.Czoering, funkcionar,
ki je imel nalogo preveriti
vse možnosti, ki bi
omogočale razvoj tega dela
»Kustenlanda« in družina
nemškega izvora Ritter.
Slednja je izbrala Gorico
za sedež svojih dejavnosti.
Izbira je imela izredni
pomen za Gorico, saj so Ritterjevi
pritiskali na cesarsko oblast, da bi Južna
železnica, ki bi povezovala Dunaj s
Trstom in ki jo je finansirala družina
Rothscild, peljala mimo Gorice. Razlog
za to zahtevo je bila potreba povezav
za dostavo izdelkov in trgovanje s
Trstom ter drugimi centri AvstroOgrskege. Do tega je prišlo leta 1860.
Zgraditev železnice pa je povzročila
določene urbanistične spremembe.
Železnico je bilo treba povezati z mestnim
središčem in tako je nastala cesta, ki
danes ni nič drugega kot znameniti
»Corso Italia« oz. Najpomembnejša
ulica,
ki
pelje
skozi
mesto.
Južna železnica ni zadostvovala novim
Rusi in Rusija
III
nedostopnost ozemlja, ki pa obenem
nudi potniku lep razgled celotnega
ozemlja. Železnica je bila pomemba
avstrijskim oblastem ne samo zaradi
ekonomskih razlogov temveč tudi
vojaških,saj je dovoljevala hiter
premik vojaških enot do meje z Italijo.
Ta poteza pa se je pozneja pokazala
za strateško zelo šibko točko, saj je
postala med prvo svetovno vojno lahko
dosegljiva tarča za obstreljevanje.
Leta 1906 pa je prihod železnice
predstavljal za Gorico donos novih
moči in dohodkov z dograditvijo
novih ulic in zgradb v neposredni
bližini železniške postaje. Trgovci
so tako bili čim bližji postaji, kar
je pozitivno vplivalo na trgovanje s
Koroško. V čudni igri vsode je Gorica
dosegla svoj višek le osem let pred
vojno, po kateri so tu nastale nove
meje, ki so odrezale Gorico od njenega
zaledja in nenadoma vse te železniške
povezave so bile neuporabne in zamanj.
Vseeno do druge svetovne vojne so
lokalni trgovci uporabljali del železnice
za trgovanje z ozemljem ob Soči. Tudi
to ni trajalo dolgo. Po drugi svetovni
vojni pa je prišlo do novih sprememb,
ki so onemogočile še to poslednje
trgovanje in celo odrezale železnico od
mesta za katerega je bila le-ta zgrajena.
Giangiacomo Della Chiesa
Prevedel Samuele Zeriali
se mora Rusija braniti pred čečenskimi
teroristi, ki pobivajo otroke. Zgledala
je parodija Berlusconija, ko pridga o
kuhanih otrok na Kitajskem, samo,
da je ona verjela sami sebi. Mediji
uporabljajo laži in izmišljotine tako,
da si pridobijo odobritev prebivalstva.
Imeli smo mnogo takih pogovorov,
saj, nam tujcem, ni uspelo razumenti,
zakaj prebivalci Rusije se niso uprli
Putinovi odločitvi, da bo on sam izbral
predsednika dežele Chuvasha, s tem da
mora utrditi vlado zaradi varnostnih
razlogov. Prebivalci so reagirali ali
s posmehom ali s dvigom rok. Potem
ko sem se vrnil v Italijo, sem izvedel,
da so aretirali nekega podjetnika prav
iz mesta Cheboskary, ker je hotel
nastopati na volitvah kot kandidat proti
sedanjemu predsedniku. Izpustili so
ga takoj ko je zapadel rok predložitve
kandidature. Tisto, kar me je največ
presunlo je dejstvo, da tako močno
razočaranje ni prepričanje starejše
osebe rojene pod Sovjetsko Zvezo,
ampak je lastno mlademu človeku, ki
ni doživel sovjetskega režima in že
sovraži novo «demokratično» Rusijo.
Andrea Luchetta
Prevedel Samuele Zeriali
II
Sconfinare
Go & Go
Junji 2007
TRST, ODPRTO MESTO
je imel simpatično ime. Morda s
Prešernom bi bili bolj srečni. Po drugi
strani zamejci poznajo italijansko
kulturo tako kot slovensko. Ugovor
naj bi bil, da vsekakor oni živijo v
Italiji: to je njihova država, torej
morajo si ustvariti mnenja o tistem
kar je dobro ali slabo za državo
v kateri živijo. In to je gotovo res.
Skromno poznanje mesta s strani
italijanskih prebivalcev pa nima
nobenega opravičila, ker slovenska
skupnost, čeprav manjšinska (niti
preveč) je pripomogla k razvoju
mesta tako kot italijanska stran.
Tudi Slovenci imajo stoletne
oziroma tisočletne korenine na tem
ozemlju, in torej ima iste pravice
kot italijanska. Edino to, da je
slovenska skupnost zanemarjena,
če
ne
tudi
diskriminirana.
Na žalost šolska realnost ne
pripomore k rešitvi tega problema:
slovenska kultura v italijanskih šolah
je popolnoma ignorirana: sploh jo
imajo za tujo. Nekako kot da bi na enak
način zanemarjali avstrijsko kulturo
v Adiži ali francosko v Dolini Aoste.
Italijanski šolski sistem se zgleduje
po francoskem post-iluminističnem
modelu: to pomeni širiti iste vsebine
po celi državi, ne da bi se upoštevalo
možne razlike med kraji, s ciljem da
se uresniči omologacija prebivalcev.
V bistvu potrebna je bila kreacija
italijanske identitete. Samo, da v
Trstu tega ni bilo mogoče izpeljati.
Večkrat se pripeti, da italijansko
govoreči mladenič doraste, ne
da bi spoznal kulturo svojih
sosedov, prijateljev in punce.
Trst je «bolno mesto» in gotovo ne bo
ozdravelo dokler samo ena skupnosti
bo zahtevala popolno hegemonijo.
Ta položaj shisofrenije, nevednosti
in napetosti je funkcijonalen
interesom večine. Kako lahko
diskriminiramo Slovenca, če mu
prepoznamo isto dostojanstvo?
Podčrtati je treba, da se je položaj
dandanes precej izbojšal. Minilo
je že petintridest let od kar je bila
postavljena zadnja bomba pred neko
slovensko šolo in celo štirideset let
od zadnje uspešne protislovenske
povorke. Muloni, to so kot huligani,
vsaj ne več pretepajo ljudi, a samo
žalijo z izrazom «s’ciavi de merda».
Če pa o tem globlje razmislimo,
se zavedamo, da mladi pripadniki
manjšine živijo v skorajšnji
segregaciji. Noben zakon ne tega
imponira, a če se hočejo vključiti
v določena okolja (beri združenja,
organizacije...) pride do težav.
Npr. ne spomnim se niti enega
tržaškega župana, ki bi pripadal
manjšini, čeprav število Slovencev
v občini Trst niha med 10% in 20%.
Italija je res «uspešno» delovala:
v času fašizma je ostro preganjala
Slovence, z razlastitvami, zaprtjem
šol in etničnim čiščenjem. V
republikanskem obdobju pa se je
v glavnem država ukvarjala le s
kulturno diskriminacijo . Piero Purini
pravi, da je v 50ih in 60ih letih,
Slovenec, ki je želel službo v javni
upravi, imel navado - moral - vpisati
svoje otroke v italijansko šolo.
Obstaja še mnogo drugih primerov
politične in kulturne diskriminacije
in razlikovanja, od gradnje kraških
naselij do diskriminacije učiteljev
Sport kot sredstvo Prizdruzevanju
Nekaj dni pred upravnimi volitvami
kaze da bo obcina Gorica,
neizprosno starajoce se mesto
z vedno manj idejami in skoraj
popolno nezainteresiranostjo za
evropske zadeve, prepustila vodstvo
mesta koaliciji, ki je sestavljena
iz najbolj neverjetnih oseb, med
njimi tudi tistih ki bi radi popeljali
Gorico petdeset let nazaj v obdobje
globokega sovrastva do “slovanov.”
Da bi prekoracili to zapleteno obdobje
nam je, brez da bi to nacrtovali,
priskocilo na pomoc lokalno sportno
gibanje, ki je predlagalo tri dogodke
absolutnega prestiza na mednarodni
ravni,vsi zaznamovani z globokim
evropskim obcutkom:mednarodni
turnej mesta Gradisce ob Soci,teniski
turnej Go-Go, evropsko kosarkarsko
prvenstvo v skupini mlajsih od 20 let.
Prav cez kaksen dan, 24. aprila, se
bo zacel ze 22. priznani mednarodni
nogometni turnej mesta Gradisce, ki
ga organizira U.S. Ital San Marco, ki
igra pomembno vlogo na podrocju
nogometa. Dogodek je pravzaprav
ze tri leta razdeljen na dva turneja:
klubski turnej Rocco in turnej
zdruzene Evrope za predstavitve
narodov.Turneja
Rocco
se
bo
udelezilo 24 mostev pod 17 let med
katerimi najboljsi italijanski(Milan,
Juventus, Roma, Inter) in vsi najboljsi
tako na evropski kot na juznoameriski
ravni kot na primer nepremagljiv
Atletico Mineiro, ki nosi tudi naslov
prvaka.Pravo posebnost pa najdemo v
notranjosti turneja zdruzene Evrope.Tu
se bo soocilo 24 ekip pod 16 let (Italija,
Slovenija, Hrvaska, Gruzija, Romunija,
Litva in Srbija) in raprezentanca GoGo.Ta je sestavljena iz najboljsih
mladih iglalcev goriske province in
njihovih sovrstnikov iz Nove Gorice.
Tudi ce nogometni dosezki niso
nikoli bili visoki, je vsekakor vredno
povdariti trud tistih, ki preko sporta
hocejo prekoraciti se vedno prisotne
pregrade med obema mestoma.Treba
je tudi povedati, da se bodo tekme
turneja, cetudi vecinoma v Gradiscu,
odvijale na razlicnih igriscih v regiji ter
tudi v Sloveniji, Avstriji in v Venetu.
Kdor je zainteresiran za tenis, tudi to
leto ne sme manjkati na zenskem turneju
Go-Go, ki se bo odvijal v Gorici in Novi
Gorici.Junija bomo v Goricah lahko prica
dvema razlicnima turnejema, v paru in
enojcu, zahvaljujoc nagradi v znesku
25000$.Tekme tega turneja se bodo
igrale tako na italijanskih igriscih kot na
igriscih teniskega kluba Nova Gorica.
Se ena priloznost za ogled dobrega
tenisa in priblizanje slovenski kulturi.
Sportni dogodek poln pricakovanj v
2007 je nedvomno evropsko kosarkasko
prvenstvo pod 20 let.Takoj je treba
povedati,da je evropska kosarkarska
zveza izbrala Slovenijo(in ne Italijo) kot
drzavo organizateljico in dolocila Novo
Gorico in Gorico za sedeza dogodka. Ta
izbor lahko nedvomno da dobro podlago
za bodoco integracijo.Julija bosta, kot
je razvidno, obe mesti navzoci dogodku
velikega kalibra, ki bo gostil 16 najboljsih
evropskih mostev, in od katerega je
vec medijske pozornosti delezno samo
se svetovno kosarkarsko prvenstvo.
Prav v Pali Bigot, ki je pred nekaj dnevi
gostila kosarkarski derbi med Trstom in
Gorico, aktivni clanici v prvenstvu B2,
se bodo cez 3 mesece soocile najboljse
evropske ekipe.Ravno v teh prostorih,
ki so deset let nazaj bili utripajoce srce
sportnega gibanja in so vzgojili prvake
kalibra kot sta Milan in Pecile in je bilo
v veliko zadovoljstvo majhnemu mestu
kot je Gorica,bomo vsaj za kaksen dan
lahko podoziveli mogocnost kosarke,to
pot ne zahvaljujoc Rivi ali Milanu ampak
slovenskim prijateljem,na katere kaksen
starec se vedno gleda kot na sovraznika
proti kateremu se je treba bojevati.
Marco Brandolin prevedel Jasna
slovenskih šol. Sploh pa ne
govorimo o zamolčitvi italijanske
odgovornosti
v zgodovinskih
dogodkih, ki so oblikovali deželo.
Vsega tega se ne zavedamo,
ker nismo bili nikoli vzgojeni
in navajeni
tako razmišljati.
Andrea Luchetta
Prevedel Samuele Zeriali
SLOVENIJA,
DRŽAVA
IGRALNIC
mestu ostaneta le dve opciji: pasivno
sprejeti dejstvo ali pa izkoristiti
možnost gospodarske rasti. Jasno
je, da se bo treba v kratkem odločiti.
Nekdo bi lahko ugovarjal, da ni
etično omogočiti razvoj goriškega
ozemlja s tem, da se ulaga v hazardno
igro. Prav zaradi je nujna odločitev
ne samo iz vidika ekonomske rasti,
temveč tudi glede etičnosti strukture.
Po drugi strani pa v naših časih ni
niti preveč smotrno zaustaviti se pri
analizi moralne zakonitosti igralnice,
ko bo slednja v istem času gotovo
delovala in privabila v Novo Gorico
okoli tri milijone turistov in igralcev
na leto. Prišel je torej čas, da obe
občini, še toliko več tista na italijanski
strani, začenjata sodelovati ena z
drugo, tako da bo prišlo do pravične
razporeditve dohodkov. Gorica bo
morala naložiti na infrakstrukture,
ki bodo cenile lepote ozemlja. Na
tak način bo mogoče privlačiti del
turistov na italijansko stran, ki bodo
lahko imeli na razpolago razne
turistične in trgovske postrežbe.
Res je neverjetno, bi se upala reči, da
se Gorica po naklučju znajde v centru
ogromne možnosti gospodarske
rasti in rikvalifikacije ozemlja.
Nedvomno, kar sem tu trdila, se
ne bo uresničilo, če se ne bodo isti
prebivalci potrudili in že sedaj začeli
sodelovati. To bo edini način, da ne
bomo zopet ostali na robu trga in rasti.
Marco Brandolin
Prevedel Samuele Zeriali
Uvodnik
Številka 9 - Junij 2007
Urednica Casopisa: Annalisa Turel
BREZPLNCA ŠTEVILKA
www.sconfinare.net
sconfi[email protected]
TRST, ODPRTO MESTO
Končno smo dosegli naš prvi
Cilj, najvažnejšega: Leto!
Spremili smo Zemljo v svojem
enoletnem romanju okoli
Sonca. Mi znamo, da Zemlja
in drugi planeti v nebesih
niso gledali z brezbrižnim
očesom Umetnost in Znanost,
ki so izvirale iz teh šestnajstih
strani, iz ene pomladi v drugo.
Šestnajst strani! Samo šestnajst
strani! Kaj, Bralci! Dragi
in priljubljeni Bratje! Kaj
vsega lahko vsebuje šestnajst
takih strani! Ko Beseda
ni samo črka, a življenje,
kri in strast! Ko Beseda
je bila prej kot vse drugo!
S tem voščilom se obračam
tudi do vas, praporščaki
z neutrudljivimi peresom!
Naprej! K pisarni! Strani, ki so
polne muk! Žarki prihodnosti
se nam smehlijo, in mi jih bomo
znali doseči! Naj bo naš trud
vdan, našo zaupanje trdno!
Prišli smo do našega prvega
Leta, kateremu bo sledilo še
desetine, stotine drugih! Mi
smo komaj na prvi stopnji dolge
in težavne lestvice – do sedaj
smo uporabili le nekaj kapelj
našega neizmernega morja! Mi
vam obljubljamo! Mi prisežemo
pred
zvezdo
Severnico,
vzhodu, alfi, omegi našega
Truda: mi prisežemo Bralcu!
Rodolfo Toè
prevedel Samuele Zeriali
Zanimalo bi me izvedeti, koliko Tržačanov
bi znalo kaj povedati o Narodnem
domu ali o Bazovskem procesu.
Mislim, da bi jih bilo kar malo.
Pravzaprav, če izključimo iz tega štetja
pripadnike slovenski manjšini, sklepam,
da ne bi bilo skoraj nikogar. Jaz sam,
do nekaj mesecev od tega, nisem imel
nobenih informacij o zgoraj omenjenih
pripetljajih. Gotovo, vedel sem kaj
pomeni dom, a narodni? In o Bazovici...
«Ali se gre za fojbe?» sem se spraševal.
Za pripadnike slovenske manjšine sta
omenjena dogodka zelo pomembna. To
sta dve časovni prelomnici, ki imata še
vedno močan vpliv na kolektivni spomin
Slovencev, tako kot so prihod Italije, fojbe
ali eksodus iz Istre in Dalmacije pomembni
dogodki za italijansko skupnost. Sicer
z razliko: če bi vprašali pripadnika
manjšine naj nam govori o teh dogodkih,
nam bi znal nekaj povedati. Možno je,
da bi prišel do popolnoma različnih
zaključkov, morda celo nasprotnih, a
vsaj nas ne bi debelo gledal. Vprašam se,
kako je mogoče, da v istem mestu, cela
skupnost živi v popolnem nepoznavanju
zgodovine in kulture svojih sosedov.
Pahor prikliče na spomin poprej priimek
notarja, kot ne pesnika. Žiga Zois? Vsaj
na strani II
SLOVENIJA,
DRŽAVA
IGRALNIC
Vsi vemo, da ima Slovenija
na svojem ozemlju okoli
deset velikih igralnic. V
kratkem pa bodo imeli še
večjo, pravzaprav eno izmed
največjih v Evropi. Kje pa se
bo nahajala? V Novi Gorici,
seveda! V minulih dneh sta
podpisala
pogodbo
upravitelj slovenskih
igralnic Hit Group in
ameriška družba Harrah’s,
pravi velikan v področju
hazardne igre. Pogodba
predvideva gradnjo velikega
igralnega centra, kateri
bo tudi vseboval enega
izmed
najmodernejših
centrov
wellnessa
in
vzdrževanja. Tako, da bi
bil podpis pogodbe mogoč,
je slovenska vlada morala
znižati davke nad igralnicami
še za pet odstotkov.
Sedaj pa bo treba pomisliti
na posledice, ki bo prav
gotovo
tale
ogromna
stavba imela nad staro
Gorico. To je mesto, ki
ne ljubi sprememb. V tem
slučaju, pa je sprememba
neizogibna, saj sta stranki že
podpisali pogodbo in torej
na strani II
SLOVENSKA IZDAJA
Rubrika Go and Go
Sport kaot sredstvo
Prizdruzevanju
BOHINJSKA
ŽELEZNICA
Strani II
Strani II
Scarica

In medioriente non si va in vacanza