NUMERO 25 GIUGNO 2015 La prima galleria al Ri Baorc’a, 1953 andrà distrutta con la prima valanga scesa a valle! (Foto OFIMA) 2 Una valle che cambia … 19 milioni investiti in poco più di un anno per tre grandi opere di Michele Rotanzi, sindaco Galleria Baorc’a, acquedotto Peccia-Menzonio, centrale Tomeo: tre cantieri iniziati da pochi mesi mi danno lo spunto per alcune riflessioni. A cambiare non sarà solo l’aspetto paesaggistico ma, sono convinto, pure la mentalità e la filosofia di chi vive in valle. Ritengo importante sottolineare che senza la nascita del nuovo comune nessuno di questi progetti avrebbe quasi certamente visto la luce. L’impatto che essi avranno va ben al di là della singola infrastruttura o del considerevole investimento, in queste tre opere può essere riconosciuto il vero senso e valore di un’aggregazione. Nuovo acquedotto Peccia-Menzonio Non garantirà solo l’erogazione dell’acqua potabile di qualità e in abbondanza a gran parte della Lavizzara, ma permetterà pure di realizzare alcune infrastrutture di base come l’acquedotto nel nucleo di Lovald, le canalizzazioni per la zona edificabile a Broglio, la posa di circa 16,5 km di tubi (diametro 150/120/60) per l’interramento della linea aerea 16000 Volt da parte della SES e la posa di una seconda linea di riserva da parte di Grazie al nuovo acquedotto tra alcuni anni questi pali saranno solo un ricordo Swisscom, la quale dovrebbe facilitare l’arrivo della banda larga nei nostri villaggi e ancora tanti altri piccoli interventi di miglioria a beneficio di tutti. Galleria Baorc’a Attesa per tanti anni, che quasi non ci speravamo più sono bastati un inverno che non ricordavamo da almeno trent’anni, un nuovo Consigliere di Stato, tanto Indice Una valle che cambia … 19 milioni investiti in poco più di un anno pag. 2 Sentiero Zòtt-Mognèe5 Il Personaggio: Una vita come tante altre, ricca di impegno, passione e servizio 7 Notizie e comunicati in breve… 9 Profumo di fieno 12 L'Ospite: Direttrice degli Istituti scolastici 14 Mezzo secolo in equilibrio sui pattini 16 Il risveglio dei sensi 18 La Capellina della Neve al Piano di Peccia con Madonna del Latte 19 Estate con noi... 22 3 1956, ultimi ritocchi alla nuova galleria Baorc’a (foto OFIMA) interesse da parte dei media e il miracolo è fatto! Il rifacimento della galleria si prefigge di risolvere il problema delle valanghe in corrispondenza del Ri Baorc’a, che affligge regolarmente il collegamento Peccia – Piano di Peccia durante il periodo invernale. La sezione stradale prevede due corsie di transito e un’altezza tale da permettere il passaggio anche agli automezzi pesanti. Il nuovo tracciato è il risultato di un’ottimizzazione tra il progetto stradale, che mira ad avere un tracciato filante, e la problematica legata al fenomeno valangario. Quest’ultima richiede un’importante impiego di materiale di riempimento per garantire la formazione di un vallo di contenimento con una forte inclinazione del pendio a monte, tale da assicurare un deflusso delle valanghe senza accumuli. È previsto l’impiego di circa 8500 m3 di materiale dei quali 5000 m3 provenienti dalla demolizione e dallo scavo, altri 1000 m3 saranno estratti dal fiume in Valle di Peccia e il restante fornito dal consorzio o prelevato dalla discarica a Peccia. La nuova galleria a cielo aperto è stata allungata ai portali fino a raggiungere una lunghezza totale di ca. 96 m. Centrale Tomeo I N F O Inverno 1957, primi inconvenienti... (Foto OFIMA) Dopo i grandi lavori della ditta Ofima negli anni ’50, la centrale Tomeo è certamente l’opera più grande realizzata in valle, sia per l’impegno finanziario (circa 11 milioni), sia per la sua complessità. Oltre alla presa di captazione che sarà costruita a Redazione Apertura sportelli Recapiti del Comune Rivista semestrale: Tutti i numeri sono consultabili sul sito internet www.lavizzara.ch PRATO: lunedì 09.30 – 11.30 16.30 – 18.30 martedì09.30 – 11.30 mercoledì 09.30 – 11.30 giovedì 16.30 – 18.30 venerdì 09.30 – 11.30 Municipio di Lavizzara 6694 Prato VM Michele Rotanzi (responsabile) Bruno Donati Cristiana Vedova Mina Patocchi Ha collaborato: il personale della cancelleria Ufficio tecnico: martedì09.30 – 11.30 giovedì 09.30 – 11.30 Tel. 091 755 14 21 Fax 091 755 10 42 [email protected] www.lavizzara.ch 4 circa 100 m dall’incile del lago Tomeo (a 1686 m s.m) e allo stabile che ospiterà la centralina a 704 m s.m, si tratterà di posare una condotta lunga circa 3,2 km completamente interrata, in un terreno particolarmente impervio e difficile. Per la sua realizzazione è stata necessaria un’opera di esbosco non indifferente pari a 5500 m2. Complessivamente da questo taglio sono stati ricavati circa 3’100 quintali di legna, che corrispondono pressappoco a 330 m3. Quantitativo che avrebbe creato qualche problema al Patriziato di Broglio, ma grazie alla centrale termica a cippato di legna di Sornico, che necessita di 150 m3 all’anno, il legname è stato interamente acquistato dal Comune di Lavizzara. A giugno 2016, quando è prevista la messa in servizio, l’impianto produrrà circa 6,5 milioni di Kwh di energia elettrica da fonte rinnovabile. A titolo di paragone il fabbisogno annuo della Lavizzara è di 4,5 milioni di Kwh. Gli azionisti (Comune 60%, Patriziato di Broglio 20% e Senco 20%) potranno contare su una considerevole entrata. Negli anni a venire la CEL (Centrale Elettrica Lavizzara) sarà, a mio modo di vedere, determinante per il futuro della nostra comunità. La certezza di poter contare su un’entrata fissa permetterà al Municipio di mantenere un moltiplicatore attrattivo oppure di effettuare ulteriori investimenti a favore del rilancio socio economico della nostra regione. Impensabile realizzare queste opere senza creare disturbi o disagi ad automobilisti, escursionisti e in generale a tutta la popolazione, ma sarà soprattutto la vostra comprensione e collaborazione a permetterci di lavorare con serenità. I responsabili faranno il possibile per limitare al minimo gli inconvenienti e i tempi di attesa. Vi ringrazio anche a nome dei colleghi di Municipio e attendiamo assieme il termine dei lavori e gli effetti positivi che ne scaturiranno. 5 Sentiero Zòtt-Mognèe di Gabi Rotanzi - Flocchini Strada di Rima. Dopo il tornante del Zòtt: una staccionata, grezzi scalini in legno. Che ci staranno a fare? Ad accorgermene anni e anni fa, quando la strada di Rima era una novità, io una giovane mamma e la brama di cime ancora non mi aveva divorata. Se devo dire la verità ho provato a salire quei gradini, attirata più che altro da alcune piante di mirtilli che non sia dalla curiosità di sapere. Purtroppo, oltre gli scalini, solo dei cespugli ad ostacolare il passaggio. Sono quindi tornata sui miei passi, non necessariamente delusa, e per anni ho dimenticato scalini e staccionata. Loro mi avranno vista transitare decine di volte, senza che io più li degnassi di uno sguardo. Poi, una domenica di luglio del 2013, giorno della festa di Mogneo, è Sergio Donati a risvegliare il passato. Lui, a Mogneo, c’è arrivato passando da un nuovo sentiero, quello che parte dal Zòtt. Ma come, e io non ne so nulla? La Fáula è un covo di sentieri, molti li conosco, questo invece no! Imperdonabile. Devo per forza sapere, scoprire, imparare. Appena trovo un attimo di tempo lo devo cercare questo sentiero, che già così mi sembra intrigante. Da Broglio a Mogneo, su a mezza costa, sarà sicuramente interessante. E quanto interessante lo sia lo scopro solo nella stagione in cui gli alberi hanno le radici in cielo e la chioma in terra. La Grónda dal Amábil Dopo aver salito i gradini il sentiero è lì che mi aspetta, invitante. Anni fa non avevo occhi, oppure davvero non c’era! Lo seguo, a tratti ci sono dei segni gialli, dei rami o dei tronchi tagliati che ti assicurano di essere sulla retta via. Devo confessare, qualche passo a vuoto l’ho pur fatto, tanto da farmi pensare: devo tornare con secchiello e pennello. Questo sentiero non deve andare perso! Altri occhi, altri passi devono percorrerlo, perché è un luogo denso di pace. Senza quasi accorgermene passo dai castagni ai faggi, quasi una linea orizzontale a separare le due specie. Sono faggi particolari, con forme bizzarre, aggrappati al terreno con ferma determinazione. Niente a che vedere con i cugini alti e diritti a cui siamo abituati. Questi mi rammentano le mani di un vecchio alpigiano a fine stagione, uno a cui la mungitrice è una sconosciuta, ruvide e piene di nocche. A metà strada una grande roccia, chiamarla spluia sarebbe immeritato se paragonata a quelle della valle Bavona, ma un riparo a qualche capra l’avrà pur dato. Più avanti, se lasci vagare lo sguardo sul versante opposto della valle, ti trovi a dialogare con la frana della Val Mala: una ferita aperta davvero importante. Da qui è impressionante. Pare di nuovo pronta a cadere da un momento all’altro, con un 6 tonfo assordante e una cortina di fumo da far invidia alla giornate più inquinate di Milano. Ma tutto per ora rimane lì, in attesa che il destino dia il là. Ed io proseguo il mio andare. Poi, e fatti pochi passi ancora, mi appare un muro di cinta. Ancora in buono stato. Un varco mi invita ad entrare nella Terra di Mogneo. Prima però lancio uno sguardo alla frigna che si apre alla mia destra. Forse l’antica dimora di una linògia, il terribile mostro che dissuadeva i ragazzi dall’avvicinarsi ai luoghi carichi di pericolo. Io, di queste paure, non ho ricordi. Un’ultima occhiata a questo antro e poi proseguo. In alto l’oratorio dedicato a Sant’Antonio, sul muro di una stalla un segno bianco-rosso. Sono orientata! Ora solo l’imbarazzo della scelta. Ho almeno una decina di possibilità per rientrare o per proseguire. Vasta è la zona e innumerevoli i sentieri che ... al Cróad dalle sette o otto punte ... la solcano. Siamo davvero dei fortunati. Ci possiamo aggirare nei nostri boschi come fanno i cervi, solo con passo più lento e prudente. Io mi lascio trasportare dalle ali della fantasia e la mente agile come una gazzella vola verso Mónt Scima, il Piégn du Caldröö, la Grónda dal Amábil (grazie ai toponimi di Bruno posso dare un nome a questi luoghi meravigliosi) e poi, la Péna, col suo omino di recente costruzione e il libretto ben nascosto. Da grande golosa quale sono, scendo passando da Larécc, Piégn d’Albèrt, Piégn di Mürésc per poter sorridere al Cróad dalle sette o otto punte. Da ammirare e da abbracciare. A chi ama camminare, a chi alla prossima festa di Mogneo vorrà seguire un nuovo itinerario, il sentiero è lì, ora con i segni rossi. Nella primavera del 2014, dopo il grande inverno che ha lasciato tracce tangibili, ho tenuto fede al mio impegno. Anche Bruno e Sergio lo hanno pulito dai tanti tronchi caduti. Un sentiero che riemerge da un passato non poi così lontano torna a vivere e chi già dorme il lungo sonno, sono sicura, ne è felice. Buon cammino, e mi auguro sia un percorso affascinante. ... una staccionata, grezzi scalini in legno ... ,OSHUVRQDJJLR 7 Una vita come tante altre, ricca di impegno, passione e servizio Incontro con Franco Giacomini di Brontallo, classe 1930 di Bruno Donati Franco Giacomini a Brontallo ha sempre detto “presente” ogni volta che nelle istituzioni pubbliche si cercava qualcuno pronto a impegnarsi per il bene comune. Modesto, propositivo e intraprendente ha dato un importante contributo alla realizzazione di molte opere compiute nel villaggio nella seconda metà del Novecento. Ora, dopo aver raggiunto e superato gli ottant’anni da un po’ e specie dopo la malattia che lo ha condizionato fisicamente, è divenuto la memoria e la coscienza storica di Brontallo. Un testimone lucido e affidabile, coinvolgente e arguto, che conosce in modo profondo il territorio e la sua gente, le attività tradizionali e le usanze di uno dei paesi più singolari del Ticino. Franco, che per oltre un trentennio ha guidato l’auto postale in Lavizzara e in Rovana, è conosciuto e stimato da molte persone che vivono in alta Vallemaggia. Il testo che segue tratteggia alcune tappe che hanno segnato la sua vita in un periodo che ha conosciuto straordinari cambiamenti, verificatisi pure nelle piccole comunità di valle. Sono nato nel periodo tra le due grandi guerre in un villaggio privo di strada carrozzabile e dove niente sembrava cambiare rispetto alla vita di sempre. A scuola non eravamo in tanti, salvo un anno in cui 18 allievi stipavano all’inverosimile l’aula molto piccola: per andare al gabinetto bisognava uscire all’esterno e per la ginnastica ci si trasferiva sul sagrato davanti la chiesa. Ho avuto tre maestre: la prima per un solo anno, la seconda non era in grado di mantenere la disciplina e la terza, capace ed esigente, ci faceva rigare diritto. I giochi che ci potevamo permettere erano semplici e divertenti, bastava poco e se necessario li costruivamo noi. Gli ossèr erano il nostro passatempo preferito, si trattava di birilli in legno a forma di bottiglia, da noi stessi fabbricati, da far cadere con il lancio di una boccia, ciascun ometto aveva un numero e ciò permetteva di calcolare il punteggio per ogni giocata. Abbiamo provato spesso anche il gioco del pallone, ma durava poco, ogni volta che per sbaglio il pallone superava il muro a valle del sagrato il gioco era finito e la palla persa per sempre, scomparsa con l’ultimo balzo giù nella gola. Terminata la scuola obbligatoria, con valutazioni abbastanza buone, mi sono trovato davanti a una prima scelta cruciale: la maestra proponeva ai miei genitori di farmi continuare gli studi, ma loro erano titubanti perché facevano affidamento su di me per continuare con l’azienda agricola, visto che ero robusto e abile. A 11-12 anni ho cominciato a falciare e in breve tempo con il falcione ero esperto come mio padre. Mi rendevo conto che mi trovavo a una svolta del mio futuro e alla fine ho scelto il lavoro della terra e l’allevamento per non tradire le aspettative dei genitori. Loro contavano sulla mia presenza, speravano che io facessi loro da sponda, che il mio vigore giovanile li accompagnasse nella fatica di ogni giorno, che qualcuno li seguisse nel trascorrere degli anni. È così che sono uscito da scuola per entrare in stalla. A venti anni, durante la scuola reclute, ho conosciuto un tenente che ha lanciato un’idea, la quale piano piano ha messo radici. «Perché non apriamo una cava in Vallemaggia, su dalle tue parti, dove la roccia è buona?» Abbiamo formato una specie di società, durata poco, perché io ero concreto nelle cose, mentre l’altro guardava in grande, per me troppo in grande. Io però, con pochi mezzi, intrapresi quella strada con l’aiuto di due abili scalpellini vigezzini. Aprii una cava accanto la 8 strada cantonale che risale la Lavizzara, poco oltre il bivio che porta a Brontallo. Si lavorava duro e si guadagnava poco, ma riuscimmo a estrarre e a lavorare un bel po’ di materiale. Con i lavori idroelettrici della Maggia aumentò anche la richiesta di pietre lavorate e ci traferimmo all’Alnedo, a nord di Broglio, dove abbiamo tagliato alcuni macigni di ottima qualità. Uno in particolare, grande quasi come una casa, lo abbiamo dimezzato, ottenendo un piano di spacco talmente preciso da sembrare tagliato con un filo di refe. L’ultima cava l’ho aperta alla fine degli anni Cinquanta sulle rocce soprastanti Brontallo e un filo a contrappeso permetteva di far scendere la pietra estratta fino alla strada. Un’operazione magra, una fatica del diavolo, un affare da poco. A un certo momento mi sono detto: «Se voglio sposarmi, se voglio concludere qualcosa, devo smettere con questo genere di lavori, che danno poco più del pane che si mangia». È così che sono passato, in qualità di autista, al servizio dell’autopostale, dove sono rimasto per 34 anni. Non riesco a contare quante volte ho fatto su e giù, mattino e sera, percorrendo la Lavizzara e, per un certo periodo, anche la Valle Rovana. Ho trasportato apprendisti, scolari, turisti e vallerani fino alla stazione del trenino o alla fermata del bus. Al mattino si saltava fuori presto dal letto per essere puntuali con ogni tempo, ci si adattava alla pioggia e alla neve, gentili e servizievoli. Un’attività utile che ci ha tenuti in piedi finanziariamente (all’inizio prendevo 290 franchi al mese), un’occupazione piacevole, ricca di contatti umani e di vicende curiose. Inoltre, al di fuori delle corse postali, mi restava il tempo per potermi dedicare all’agricoltura e in particolare per occuparmi delle mie capre. Pochi giorni prima del compimento dei 65 anni, quindi del pensionamento, un ictus mi ha colpito e mi ha cambiato la vita. È stata dura: dapprima l’ospedale, poi cinque mesi in carrozzella e un lungo periodo alla clinica Hildebrand con il morale a terra e con un atteggiamento quasi di rassegnazione. Devo dire che nella clinica di riabilitazione sono stati veramente bravi e umani, hanno saputo farmi reagire. Mi stimolavano ad essere intraprendente, a riacquistare autonomia. Una bella mattina la carrozzella non c’era più e giocoforza ripresi piano piano a camminare, niente più ascensore e dovetti reimparare a salire e a scendere uno scalino alla volta, esercitarmi per mettermi il maglione da solo. Tante piccole conquiste che, anche se titubante, mi hanno permesso di tornare a casa con una buona autonomia e con una notevole dose di caparbietà nel voler riuscire da solo e nel riacquistare la capacità di fare anche cose nuove. Per non stare a fare niente ho iniziato a costruire piccoli oggetti di artigianato in legno, un materiale che posso lavorare anche solo con una mano, che non richiede una grande forza e si presta pure a piccole rifiniture che abbelliscono l’oggetto. È un’occupazione che mantiene e stimola l’attività fisica, l’abilità manuale, la progettazione creativa e la cui produzione è apprezzata dalla gente che l’acquista. Con quanto guadagno probabilmente non pago neppure le spese, ma non è questo lo scopo. Oltre tutte queste mie vicende personali ho sempre sentito forte il desiderio di occuparmi delle istituzioni pubbliche locali, non per ambizione personale ma perché sollecitato dagli altri. Sono stato a lungo in municipio e sindaco per dodici anni, presidente del Consiglio parrocchiale nel periodo in cui si è fatto il restauro della chiesa e della casa parrocchiale, per parecchi anni presidente del patriziato. Ho sempre cercato di andare d’accordo con tutti, anche quando la comunità viveva momenti di tensione. Il mio principio era quello di salutare e parlare con tutti, di non darmi arie per la posizione che avevo, di mai reagire a eventuali provocazioni, in poche parole, di far finta di niente. Il segretario una volta mi ha ringraziato per avergli insegnato una cosa molto importate: «da te ho imparato a far cito». Un atteggiamento che evitava rotture, che attenuava i contrasti, che favoriva la collaborazione e dava frutti positivi alla comunità. «Spécia, dai témp al témp, lásciala büi: diversi ròpp che ai ho mèss a pòst in Brontall, ai ho mèss a pòst in chéla manéra lì». Questo il mio programma e la mia strategia. 9 Notizie e comunicati in breve… CONGRATULAZIONI a: Le ultime elezioni cantonali del 19 aprile 2015 hanno visto la rielezione in Gran Consiglio dei candidati valmaggesi Fiorenzo Dadò (PPD) e Giacomo Garzoli (PLR), ed inoltre l’elezione del candidato Germano Mattei (Montagna Viva). Il Municipio di Lavizzara, si congratula con gli eletti, ai quali formula i migliori auguri per un proficuo lavoro durante il prossimo quadriennio 2015-2019. L’ing. Nicola Bagnovini, lavizzarese d’origine, cresciuto a Peccia, dal prossimo 1° luglio assumerà la direzione della Società Svizzera degli Impresari Costruttori (SSIC). Ci congratuliamo per la brillante carriera, con l’augurio di molte nuove soddisfazioni nell’ambito della sua funzione. Complimenti e congratulazioni a Daniele Rotanzi, nato e cresciuto al Piano di Peccia che a partire dal prossimo 1° di ottobre assumerà la vice direzione dell'Istituto di Previdenza del Cantone Ticino. Contributo comunale per gli abbonamenti ai servizi pubblici Fino allo scorso anno il contributo comunale per l’acquisto di abbonamenti ai servizi pubblici era limitato esclusivamente agli abbonamenti Arcobaleno per i giovani in formazione. A partire dal 2015 il Municipio ha deciso di ampliare la fascia degli utenti che possono beneficiare di un sussidio. In primo luogo, al contributo per l’abbonamento Arcobaleno possono ora accedere gli studenti e gli apprendisti fino a 25 anni e le persone in età AVS. Per giovani in formazione e anziani si è pure deciso di sostenere l’acquisto di abbonamenti a metà prezzo e di quelli generali, ma in quest’ultimo caso l’importo massimo del sussidio è fissato in 400 franchi annui. Centro raccolta rifiuti Valle di Peccia La necessità di rimpiazzare quasi tutti gli attuali contenitori RSU in Valle di Peccia e le vigenti disposizioni in materia di riciclaggio e raccolta rifiuti, hanno suggerito al Municipio la creazione di un unico Centro rifiuti in zona San Carlo ex-latteria, attualmente già utilizzato per la raccolta della carta, PET, batterie, vestiti usati, olii usati e lampadine. Il nuovo Centro, sarà dotato di moderni e funzionali contenitori interrati tipo Molok, 2 per rifiuti urbani (RSU) con una capienza globale di 5 mc (pari a 8 cassonetti) 10 ed 1 per il vetro con capienza di 3 mc (pari a 5 cassonetti). A questi saranno affiancati 2 cassonetti per la raccolta dell’alluminio e scatolame. Tutti gli altri rifiuti saranno mantenuti nella struttura dell’ex-latteria, la quale sarà oggetto per l’occasione di una minima ristrutturazione atta a migliorare il deposito dei vari rifiuti. L’apertura è prevista nella primavera 2016. Per quanto concerne gli odierni punti raccolta gli stessi saranno inattivati; i relativi box non saranno smantellati e si cerca un nuovo riutilizzo. Al riguardo, ben vengano le idee ed i suggerimenti! Alle persone anziane in difficoltà a raggiungere il centro sarà data la possibilità di rivolgersi alla Cancelleria comunale per concordare un aiuto per la raccolta dei loro rifiuti. (gr) Riordino degli elettrodotti Il due giugno scorso é stato presentato alla popolazione del nostro distretto lo studio concernente il riordino degli elettrodotti della Vallemaggia. Si tratta del primo passo di un lungo iter procedurale che dovrebbe consentire a Swissgrid, proprietaria di tutta la rete svizzera ad altissima tensione, di procedere al risanamento, potenziamento e riordino dell’attuale rete. Per l’alta Lavizzara le novità sono a dir poco sorprendenti, anche perché del tutto inattese. Lo studio prevede lo smantellamento completo delle linee 220 KV Piano di Peccia-Naret e Piano di Peccia-Lavorgo (Campolungo). Inoltre è pure previsto il trasferimento sul lato sinistro della linea Piano di Peccia - Cavergno, che attualmente transita sopra i nuclei di Peccia e di Prato-Sornico. Se quanto pianificato non subirà ritardi a causa di opposizioni o ricorsi i lavori potrebbero terminare entro il 2030. Di sicuro il nostro paesaggio alpino ne trarrà un beneficio incalcolabile. (mr) Quelle giornate che non finivano mai È con questo titolo (evocativo della vita di fatiche delle donne e degli uomini del passato) che lo scorso mese di maggio, presso la casa editrice Dadò, è stato pubblicato un libro che ripercorre la storia della ditta fondata da Clementino Vedova nel 1929 e della numerosa famiglia a cui, con Alice nata Moretti, egli ha dato origine. Un’opera, di oltre trecento pagine, ampiamente illustrate con foto d’epoca e attuali, che cerca di cogliere il complesso intreccio di vissuti di una famiglia di quattordici figli e le vicende della loro ditta di trasporti che ha festeggiato gli 85 anni di esistenza. Due filoni di sviluppo che interagiscono in questo libro 11 che ne racconta la storia sull’arco di quasi un secolo, dagli anni Venti del secolo scorso fino a oggi. Non è forse eccessivo, si potrebbe chiedere qualcuno, scrivere un libro intero sulla famiglia di Clementino Vedova di Peccia e sul suo percorso imprenditoriale che ha preso origine da un prestino e da un autocarro? Siamo convinti che ne è valsa la pena e argomentiamo dicendo che qualsiasi azienda, qualsiasi famiglia, o addirittura ogni persona, meriterebbero che la loro storia fosse raccontata. È con questo spirito che gli autori (Mario Donati, Fausta Pezzoli-Vedova e Tessa Donati) hanno realizzato questa pubblicazione, in cui il lettore potrà scoprire, oltre alle vicende proprie ai Vedova, uno spicchio esemplare e autentico della realtà lavizzarese, così come era vissuta da molte famiglie delle nostre vallate, che ogni giorno, in costante interazione con la natura, traevano con fatica il loro sostentamento. Incentivo per l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica Il Municipio di Lavizzara, nell’ambito delle misure per promuovere l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, ha emanato un’ordinanza che prevede degli incentivi finanziari per la sostituzione di vecchi frigoriferi, congelatori, lavatrici e asciugatrici con apparecchi nuovi di classe energetica A++ o A+++. Per poter beneficiare del contributo occorre compilare l’apposito formulario (ottenibile in Cancelleria comunale o scaricabile dal sito www.lavizzara.ch) e inviarlo all’Ufficio tecnico comunale. In seguito un incaricato procederà ad un sopralluogo per controllare l’apparecchio da sostituire. Per questo motivo si raccomanda a coloro che intendono beneficiare dell’incentivo di non procedere allo smaltimento del vecchio apparecchio prima della visita del responsabile comunale. L’incentivo ammonta al 40% del prezzo d’acquisto del nuovo elettrodomestico fino ad un massimo di 500.00 franchi. Attività del Consiglio Comunale Nella seduta ordinaria del 12 giugno 2015 presso la sala del CC a Prato, alla presenza di 18 su 20 consiglieri comunali sono state prese le seguenti decisioni: (tra parentesi le cifre 2013) - Rinnovo dell’ufficio presidenziale per l’anno 2015 che risulta così composto: presidente Maddalena Giuseppe, 1° vice presidente Antonio Mignami e 2° vice presidente Emanuele Donati - Preso atto della dichiarazione di fedeltà del Consigliere comunale Simone Vedova - Approvazione del consuntivo comunale 2014 che ha chiuso con un avanzo di esercizio di Fr. 41'910,06 (Fr. 65'876,84) dovuto a entrate per Fr. 3'296'531,20 (Fr. 3'243'051,65) e uscite per fr. 3'254'621,14 (Fr. 3'177'174,81) - Approvazione del consuntivo 2014 dell’Azienda Acqua Potabile di Lavizzara che presenta una maggiore entrata di Fr. 19'157,75 (Fr. 39'227,18) dovuta a entrate per Fr. 251'393,57 (Fr. 230'767,19) e uscite per Fr. 232'235,75 (Fr.191'540,01). - Approvazione della modifica dell’articolo 26 del regolamento organico dei cimiteri - Approvazione dell’accertamento dei confini giurisdizionali con i comuni di Brione Verzasca e Cevio - Concessione del credito di Fr. 60'000.- per la formazione del nuovo centro raccolta rifiuti in Valle di Peccia - Concessione del contributo di Fr. 70'000.- a favore del progetto di valorizzazione paesaggistica e agricolo dei Monti di Rima - Approvazione della convenzione e la relativa spesa di Fr. 17'000.- per l’introduzione del servizio di polizia con la città di Locarno - Non ha concesso il contributo di Fr. 15'000.- a favore della città di Locarno per la realizzazione del Palacinema 12 Profumo di fieno di Cristiana Vedova Voglia di pace, di quella piacevole carezza che il sole elargisce prima di trafiggere l’orizzonte, e lasciare che la quiete del crepuscolo avvolga la montagna. Decido di salire. La fronte piange il primo sudore quando il sentiero svolta a sinistra, s’appiana di traverso, scivola di là dal vallone. Era una via battuta, si vede dalle scale larghe, dal pezzo di carraia che monta dolce fino all’entrata di quello che in un passato non remoto era un vero e proprio villaggio. Comodamente adagiato su di un balcone di roccia rivolto al sole. Un luogo privilegiato, scelto con cura, al riparo dal freddo e dai pericoli. Oggi lo scenario è desolante, è quello del totale abbandono. La sofferenza del luogo mi sorprende, ogni volta mi contagia all’istante, mi assale gettandomi addosso sentimenti di tristezza, di sconforto. Devo scavalcare ammassi disordinati di macerie, devo farmi strada tra i rovi per arrivare davanti allo stallone. Un edificio che fino a pochi anni fa aveva conservato un aspetto dignitoso. Oggi ha l’alito pesante, di chi, stanco di lottare, si sta lasciando andare. 1969, Corgello, Valle di Prato La bella casa con terrazzo che lo guardava da sopra è completamente caduta. A parecchi altri stabili è toccata la stessa fine; di loro non resta che un contorno di mura in cui s’accavallano disordinatamente travi spezzate e piode e sassi. Solo tre le costruzioni che a stento ancora si reggono in piedi. Faccio un giro per cercare di capire, per cercare qualche data, qualche indizio. Tra case e stalle e altre piccole costruzioni, forse cisterne, o porcili, riesco a trovare i resti di una quindicina di stabili Una sola scritta è scolpita su un macigno che ancora sorregge il muro dietro lo stallone. Fatico a decifrare, malgrado i caratteri siano grandi. G PP 17. È ciò che riesco a riconoscere. Tutt’attorno al nucleo la fitta vegetazione ancora assopita lascia intravedere i terrazzamenti, a tratti ancora perfettamente sorretti dai tipici muri a secco. Mi accomodo sul selciato della piazzetta davanti allo stallone, guardo giù la valle, già in ombra, profonda, cupa, sembra ancora più scavata a vederla da qui sopra. Mi sento improvvisamente meglio, mi sento privilegiata. È strano, ogni volta che i miei passi mi conducono 13 quassù accade la stessa cosa. In poco tempo lo sconforto sparisce. La mente estirpa rovi e cespugli e felci, riordina ammassi di pietre e legname tira su muri rifà tetti. La mente, nel suo bisogno di armonia, ritrova in fretta il volto ringiovanito del luogo. La fantasia prende il volo, libera. Già vedo la mia casa, la stalla, il pollaio, i miei animali che beati si godono la bellezza di questo balcone sul mondo. Già vedo gli orti coltivati, sento il profumo intenso del fieno di montagna. Ancora una volta si sprigiona il sogno, una vita segreta da coltivare con cura, da gustare tutta a piccoli bocconi. Una vita talmente perfetta da riuscire a infondere nel mio intimo un piacevole senso di ebbrezza. Chiedo a Livio Poncetta di parlarmi di Corgello. Lui la Valle di Prato ce l’ha stampata centimetro quadrato per centimetro quadrato sotto le suole delle scarpe, la conosce meglio di tutti. Lui di sicuro me lo conferma che là sopra il broncio delle rocce si nasconde un angolo di mondo dal fascino irresistibile. Un monte bellissimo, unico, Corgello! Salvatore e Berto Poncetta ai tempi lassù ci svernavano con le capre. A primavera scendevano coi capretti da vendere nella gerla. Un vero Paradiso con tanto sole anche in pieno inverno. Noi lassù falciavamo il fieno dei due terrazzi in alto, dietro le case. Si saliva dal Faèd oppure da Predée o da Schièd. Noi sempre dal Faèd. C’erano 2 fili a sbalzo per mandare il fieno a valle. Uno arrivava a Predée, l’altro lo ha piazzato mio padre e arrivava al Faèd. I prati erano buoni, si faceva il fieno per due mucche e forse di più a Corgello. Sotto lo stallone era tutto pulito fino al burrone, non vedevi neanche un albero. La prima casa sulla sinistra era una vera bellezza! Tutta in legno con una piccola finestra che dava su Schièd. Quanti fossero gli stabili di preciso non me lo ricordo, ma di sicuro tra case e stalle una quindicina potevano essere. Dovrei andare sul posto, allora di sicuro mi tornerebbe in mente tutto. Ci ritorno qualche giorno più tardi con addosso le parole di Livio. Della casetta sulla sinistra che lui mi ha descritto col sole negli occhi non resta che una vaga impronta La vegetazione col suo passo lento ma deciso sta cancellando anche quella. Sulla sinistra i resti di un’altra casa. Le quattro mura sono ancora più o meno in piedi. Una piccola finestra continua a tenere d’occhio l’imbocco del sentiero, a rivolgere ai rari visitatori il suo debole saluto. La porta è li per terra, ancora intatta. Entro. Prudente, mi muovo tra i detriti leggera come un gatto, con passi ovattati. M’avvicino alla finestrella. Voglio guardare fuori, voglio immaginare di vedere terrazzi e prati puliti e un bel sentiero largo, luminoso che sfuma dolce verso il fondovalle. Una nicchia nel muro ancora sorregge una mensola. Due piatti, una scodella, una sorta di borraccia di latta arrugginita resistono lì, da chissà quanto tempo, in modo quasi surreale. Un vecchio cucchiaio di ferro dalla forma rotonda è infilzato nel muro. Mi ricorda quello con il quale a Da l’Ovi da bambina mangiavo la polenta e latte. Si litigava ogni volta per quello scomodo ma simpatico cucchiaio. Qualche volta mi capita di sperare che qualcosa accada, un miracolo forse, che Corgello in qualche modo ricominci a diffondere profumo di fieno. Altre volte invece penso che sia giusto così, forse è giusto che la Natura si riprenda ciò che le apparteneva. Forse la Natura ha scelto di rivolere Corgello per sé. L’ospite 14 Direttrice degli Istituti scolastici SI e SE della Vallemaggia,… una sfida ambiziosa di Alma Pedretti Da quattro anni è stata istituita la Direzione unica della scuola elementare (SE) e della scuola dell’infanzia (SI) della Vallemaggia: un progetto ambizioso che ha richiesto un bell’impegno e che comprende tre Istituti: Lavizzara, Cevio e bassa Vallemaggia. Un’iniziativa importante che ha fatto strada anche in altre zone del Ticino, ad esempio in Valle di Blenio, con una realtà molto simile alla nostra. Si è sentita l’esigenza di avere una persona di riferimento sul territorio, anche per più sedi e sezioni, che è sempre presente, che si sposta da un paese all’altro e che conosce bene le realtà del territorio; una persona che tiene i contatti con l’esterno, con altri Istituti, con le Autorità scolastiche circondariali o del Cantone. Bisogna farsi sentire per non restare solo una entità di periferia: abbiamo le nostre idee da condividere e non dobbiamo restare a margine dei discorsi importanti perché meno numerosi o perché piccoli istituti un po’ dispersi nella valle. Questo è avvenuto molto concretamente quest’anno perché, grazie alla collaborazione delle Autorità scolastiche comunali, cantonali, e delle docenti potremo partire con un progetto sperimentale di classe mista scuola dell’infanzia e scuola elementare. A partire dall’anno scolastico 2015/2016 la frequenza alla scuola dell’infanzia diventa obbligatoria per i bambini che compiono i quattro anni entro il 31 luglio (deroghe concesse per i nati ad agosto e settembre). Vista l’evoluzione incerta e i pochi allievi piccoli, non era possibile garantire e mantenere una sezione di scuola dell’infanzia (anche se per i bambini di 4 anni c’é l’obbligo di garantire una frequenza) perciò abbiamo pensato ad una riorganizzazione. La proposta è sperimentale e quindi la sezione mista SI (8 allievi) e di prima e seconda SE (10 allievi) permetterà la frequenza nel proprio Comune anche agli allievi della scuola dell’infanzia anche nei prossimi anni. Constato che purtroppo nel 2015 non ci sono state e probabilmente non ci saranno nascite in Lavizzara. È importante che, grazie alla collaborazione, si possa tentare di portare nuovi progetti innovativi e stimolanti purché non siano di chiusura ma tendano ad aprirsi al resto della valle. La soluzione proposta permette di mantenere in Valle anche gli allievi più piccoli, evitando loro un tragitto di almeno venti minuti fino alla sede più vicina inoltre consente di sfruttare gli ampi spazi a disposizione nell’attuale centro scolastico e di avere ancora la docente di scuola dell’infanzia anche se solo al 60%. La fortuna è che potremo contare sulla presenza delle docenti che già lavorano a Sornico 15 dove la collaborazione tra i due ordini di scuola è già presente e permetterà di dare continuità alle pratiche acquisite. I ragazzi avranno quindi la compresenza delle due docenti (a parte il mercoledì) tutte le mattine e un pomeriggio. Negli altri momenti la docente SE (al 100%) sarà affiancata anche dai docenti delle materie speciali. La garanzia è di collaborazione tra i docenti con momenti condivisi utili a tutti, differenziando sulle risposte e non sugli stimoli da proporre e ci saranno comunque ancora momenti distinti per i due ordini di scuola con i loro programmi specifici. Questo progetto, sicuramente all’avanguardia e che rispecchia la filosofia introdotta con il concordato HarmoS, permetterà di dare continuità e conoscenza dei due ordini di scuola inoltre ci sarà la garanzia di osservazione, consulenza e collaborazione della direzione e delle altre Autorità visto il carattere sperimentale del progetto. È una prima in assoluto, anche se a Bosco Gurin nel 2001, l’ultimo anno della presenza della scuola, si ospitavano anche gli allievi della SI ma il numero totale era molto limitato, quindi questa novità farà strada e potrà essere modello anche per altre realtà simili alla nostra (ad esempio in Valle Onsernone). Questo è il mio auspicio! Oggigiorno rinunciare alle comodità è difficile e non tutti sono disposti a vivere senza, da noi però, nella maggior parte dei casi, prevale l’attaccamento alla valle e questo aiuta a sopportare delle rinunce. La solidarietà e la collaborazione dei colleghi e delle Autorità aiuta allo scambio e alla conoscenza delle varie realtà facendo capire che anche in Lavizzara ci sono delle proposte e delle opportunità. Continua quindi la collaborazione tra tutti i docenti della valle, garantita anche dalla presenza di una direzione unica. La valle è una realtà che all’apparenza può risultare più semplice e genuina ma non è sempre così, racchiude anch’essa complessità e situazioni difficili si presentano come in altri luoghi, le problematiche possono essere simili anche se in contesti diversi. Con il progetto di direzione unica e ora di sezione mista SI/SE si valorizzano maggiormente anche le zone più discoste e sta crescendo una solida- rietà ancora maggiore fra i tre istituti che lavorano insieme perché credendo in un progetto. Si uniranno le forze e si lavorerà assieme per il bene dei nostri allievi ma anche dei docenti perché oggigiorno anche loro richiedono uno scambio maggiore di informazioni tra loro. Vogliono sentirsi meno soli e vogliono poter condividere i problemi, sentirsi parte di una comunità e non docenti di zone periferiche e dimenticate. In questo senso anche i progetti d’Istituto aiutano a creare unità e condivisione. Reputo comunque importante e fondamentale insegnare ai nostri giovani l’amore per il luogo dove viviamo, far conoscere le radici, sicuri che tutto questo contribuirà a mantenere viva la valle e a far restare in loco i giovani che sono il nostro futuro, il futuro della valle. Le novità scolastiche non saranno però sufficienti a frenare lo spopolamento della Lavizzara e delle valli in generale: ci vogliono posti di lavoro perché le famiglie possano viverci e allora toccherà alle Autorità politiche di ogni ordine e grado creare occasioni di lavoro. Creando il modello di direzione unica abbiamo fatto strada in Ticino dimostrando di esserci e così abbiamo dato ulteriore voce e valore anche alle zone più periferiche e discoste. Avanti quindi così con il motto TUTTI PER LA VALLE perché la nostra voce viene ascoltata se dimostriamo con i fatti e con una presenza costante che ci siamo e che ci impegniamo. 16 Mezzo secolo in equilibrio sui pattini di Mario Donati È proprio il caso di dirlo, perché la Società Pattinaggio Lavizzara (SPL) festeggia quest’anno la ricorrenza del 50° dalla sua fondazione, avvenuta il 20 marzo 1965. A onore del vero i lavizzaresi hanno cominciato qualche anno prima a cercare l’instabile l’equilibrio sui pattini e questo è testimoniato da diverse foto che ci illustrano come a partire dalla fine degli anni Cinquanta e l’inizio del decennio successivo, a Broglio, a Prato e in Valle di Peccia e più tardi anche a Fusio, l’attrazione del ghiaccio si diffuse rapidamente con la creazione dei primi campi di pattinaggio: proprio così si chiamavano, perché erano spesso creati laddove in estate c’erano i prati e i campi. Non dobbiamo dimenticare che anche più a valle la passione aveva contagiato i giovani e di quadrilateri ghiacciati ne erano sorti anche a Cavergno, Cevio, Riveo, Maggia e Aurigeno e forse anche in qualche altro villaggio: bastava poco, meno sole possibile, la temperatura sottozero (e una volta in inverno succedeva più spesso e a lungo) e un gruppo di volonterosi. Questi inizi pionieristici legati al pattinaggio e al disco su ghiaccio, ma soprattutto le vicende che portarono alla nascita della SPL nel 1965 e al suo sviluppo successivo, stanno trovando spazio in un libro e in un DVD che usciranno il prossimo mese di novembre. Il gruppo di lavoro che si sta dedicando a questa pubblicazione è composto da Valentina Anzini, Bruno Donati, Mario Donati, Claudio Foresti, Mauro Jelmini, Tessa Donati (per la cura della linea grafica e dell’impaginazione) e Marco Milani (per la realizzazione del DVD). Parallelamente allo sforzo editoriale, i membri del Gruppo, coadiuvati dal Comitato della SPL, stanno anche organizzando per il 7 agosto una serata pubbli- Oltre cinquant’anni fa: siamo nelle campagne di Prato e riconosciamo (da sinistra): Bruna Poncetta (ora Mignami), Davide Medici (deceduto nel 2003), Marco Montemari, Claudio Foresti, Fernando Foresti, Giaele Foresti (ora Cavalli) e Renata Mignami (ora Frischknecht). 17 ca al Centro Sportivo Lavizzara, in cui verrà proiettata una composizione di alcuni spezzoni di filmati d’epoca e una galleria di foto che coprono il percorso di vita della SPL e le numerose attività sociali promosse in mezzo secolo di vita. Durante la serata, preceduta da un aperitivo e dalla possibilità di cenare, si sarà per i convenuti l’occasione di sottoscrivere il libro e il relativo DVD al prezzo di quarantacinque franchi, mentre il prezzo definitivo ammonterà a cinquanta (un franco per ogni anno di vita della SPL). Il libro (oltre trecento pagine ampiamente illustrate) ripercorre le vicende della SPL e in un certo senso quelle di molti lavizzaresi (e non) che a questa impresa hanno legato ampie fette della propria vita. La storia della SPL si intreccia intimamente con quella di molte persone, perché tra i punti saldi che ne hanno caratterizzato questo mezzo secolo, vi è lo spirito di volontariato e di semi-volontariato che ha animato i pionieri dei decenni scorsi (e quelli odierni), che di fatto ha creato quel valore aggiunto di risorse in grado di rendere possibile il successo della SPL e delle sue opere in una piccola realtà discosta come la nostra. L’Hockey Club Lavizzara nella stagione 1966/67, l’anno prima di debuttare nel campionato ufficiale di terza divisione. Si riconoscono (in piedi da sinistra): Renato Tonini, Foresti Matteo (deceduto nel 1981), Sandro Donati, Livio Donati (deceduto nel 1999), Aurelio Mignami, Renzo Donati (deceduto nel 1969). Accosciati (da sinistra): Bruno Donati, Fernando Foresti, Angelo Tanadini, Valerio Quanchi, Gianfranco Donati e Efrem Foresti. 18 Il risveglio dei sensi Inaugurato il Sentiero sensoriale a Sornico di Mirko Zanini Passeggiare in un ambiente naturale fa bene alla salute e i sentieri sensoriali da percorrere a piedi nudi offrono la ghiotta occasione per dedicarsi del tempo da trascorrere nella natura. A piedi scalzi, per riprendere coscienza di questa importante parte del corpo, sovente dimenticata, forse anche perché troppo lontana dalla testa. I piedi svolgono invece un ruolo ben più importante di quello che generalmente attribuiamo loro. Camminare scalzi fa bene alla salute visto che il contatto con il suolo e con gli elementi della natura induce una salutare distensione e svolge un piacevole massaggio plantare. Inoltre la camminata a piedi nudi rinforza la muscolatura delle gambe, favorisce la circolazione sanguigna, aumenta sensazioni ed emozioni, e naturalmente è divertente! Il Municipio di Lavizzara ha così deciso di promuovere la creazione di un sentiero sensoriale in località Gerre di Sornico, che va ad arricchire l'offerta ricreativa presente nel Comune. Si tratta di una primizia a livello cantonale che è stata progettata dallo studio di consulenze ambientali Maddalena & associati sagl di Gordevio. Il Patriziato di Sornico, proprietario del fondo su cui si snoda il sentiero di circa 500 m di lunghezza, ha aderito con entusiasmo al progetto. Il sentiero è stato creato all'interno di un suggestivo bosco alluvionale, ai bordi di un braccio laterale del fiume Maggia, in un contesto naturalistico pregiato e ricco di stimoli sensoriali. Si tratta di un ambiente naturale molto prezioso, inserito tra le zone golenali di importanza nazionale. Le scelte progettuali hanno pertanto minimizzato l'impatto delle strutture di gioco sulle componenti naturali, cercando di privilegiare le peculiarità morfologiche presenti. Il sentiero permette di condurre il visitatore a sperimentare sensazioni tattili diverse e suggestive, come il camminare sul muschio, nel fango, sulle pigne di abete, nel ruscello, nella sabbia, su ciottoli e cortecce di castagno, ecc. Il sentiero è pure arricchito con una decina di postazioni per allenare l'equilibrio, come per esempio un dondolo a bilico e dei trampoli in legno. Al termine del percorso è naturalmente possibile lavarsi i piedi. I lavori forestali sono stati svolti dalla ditta Silforst di Bosco-Gurin, e i lavori di muratura dalla ditta Moretti di Prato-Sornico. Accanto alla pontina sul fiume Maggia è stata inoltre allestita una postazione ricreativa con tavoli e panchine in legno, e una grande fontana realizzati dall'Azienda forestale AFOP di Cevio. Un grill in sasso offre inoltre l'occasione per cucinare all'aria aperta. L'inaugurazione del Sentiero sensoriale è avvenuta lo scorso 19 giugno in occasione della giornata di chiusura dell'anno scolastico. Allievi e famigliari hanno così potuto sperimentare in prima persona le emozioni suscitate dal camminare a piedi nudi lungo il percorso e testare le varie postazioni che in parte sono state create grazie al loro volenteroso contributo. Il Municipio di Lavizzara rin- 19 grazia sentitamente i vari sostenitori che hanno permesso la creazione di questo progetto: Dipartimento del Territorio - Sezione forestale, COOP Regione Ticino, Patriziato di Sornico, Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia, AFOP Azienda Forestale Cevio. L'invito è quello di visitare il sentiero sensoriale, aperto dal 15 maggio al 15 ottobre con entrata libera, e risvegliare così dei sensi magari addormentati. La Capellina della Neve al Piano di Peccia con la Madonna del Latte di Fabrizio Monaci1 L’edificio dell’oratorio della Madonna della Neve come lo conosciamo adesso risale al 1896. Come tutti gli oratori della giurisdizione della parrocchia di S. Carlo, in origine vi era insediata soltanto una cappella edificata nel 15642, le cui dimensioni corrispondevano all’attuale aula centrale voltata a botte, ossia la parete centrale e la volta con gli affreschi rinascimentali del XVI secolo. Si racconta che una valanga investì il nucleo allora situato vicino alla cappella, al Pian Sopra3, sovrastante Pian Fuori, provocando la morte di trentadue persone che furono poi seppellite a Sornico. Si narra che rimase miracolosamente in piedi solo il muro con l’affresco della Madonna col Bambino Figura 1 della parete centrale4. Altri ritengono che la valanga scesa verso la metà del XVII secolo si divise – lasciandola intatta – poco prima della cappella e proseguì investendo l’agglomerato di Pian Fuori causando la morte di trentanove persone che furono poi sepolte a Sornico in bare di due morti ciascuna. Invero non rinveniamo documentazione diretta di quella sciagura (solo alcuni manoscritti dell’Ottocento), ma qualcosa deve pur essere successo, altrimenti non troveremmo le ragioni che possano giustificare tanto il nome che l’oratorio ancora porta comunemente (Capellina, e non oratorio, della Neve) quanto la memoria ancora ben radicata della tragica vicenda, che – anche se con diverse venature – è stata tramandata fino ai nostri giorni5. Nel 1951 la Cappellina doveva poi ritrovare il sussulto della valanga. La coltre nevosa che un tempo la seppellì (oppure la scansò dividendosi) questa volta si appoggiò soltanto sul tetto senza, per fortuna o per miracolo, cagionare danno alcuno6. 20 In occasione della visita pastorale del 15 ottobre 1891 il vescovo Molo, rilevando che le figure dei Santi non erano “sufficientemente decorose”, decise di interdire la Cappella. Per qualche anno non si celebrò più nessuna funzione e si lasciarono le cose così com’erano. Grazie al sostegno finanziario della maestra Marianna Mattei, nonché al concorso della popolazione, si ampliò la cappella aggiungendo la navata e il portico, dotandola di altare in muratura, decorandola artisticamente, e corredandola di arredi, il tutto allo scopo di conformare l’edificio alle esigenze canoniche. Terminati i lavori, il Consiglio parrocchiale si rivolse al vescovo chiedendo di poter far benedire quello che oramai era diventato un oratorio e di permettere la celebrazione della Santa Messa, ciò che avvenne il 23 agosto 1896 ad opera del provicario foraneo Sac. Paolo Bianchi7. Figura 2 Purtroppo nel 1896 per rendere “decorosa” la chiesetta i parrocchiani decisero di ricoprire gli antichi dipinti con intonaco e calce, lasciando solo parte della Madonna sulla parete centrale del 1577 (figura 1), anch’essa comunque improvvidamente ritoccata. Probabilmente in parte vi sono stati costretti: la riforma cattolica tridentina annoverò tra le immagini sconvenienti, che si riteneva potessero fuorviare il fedele, le rappresentazioni di Maria a seno scoperto poiché accusate di distogliere i fedeli dalla preghiera. Fu demandato ai vescovi il compito di valutare le varie rappresentazioni e di decidere se queste dovessero essere ritoccate, oppure rimosse8. Madonna del Latte che difatti è stata poi rinvenuta successivamente, nel ‘900. In effetti, nel 1939, ancora su sollecitazione privata, il Consiglio parrocchiale decise di avviare nuovi restauri, affidati poi al pittore di Tenero Pompeo Maino, il quale nel 1940 rinvenne casualmente due affreschi sulla volta di fondo del lato destro: una Vergine allattante e la testa di San Rocco alla sua destra. Per merito della tenacia e della perseveranza di Don Agostino Robertini9 e del curato Medici10 – i quali, malgrado le aspre critiche sia locali sia a livello cantonale, vollero ostinatamente portare a termine il rinvenimento degli affreschi – si scoprì, nel 1941, un bel trittico (cfr. fig. 2) al centro del quale compare una Madonna che allatta il Bambino con un seno scoperto che sporge dalla veste (v. fig. 3). La Madonna apparve seduta, San Rocco quasi completo, e la terza figura, comparsa nella sua parte centrale e nella parte superiore del capo, rappresentava San Sebastiano, entrambi invocati per scongiurare carestie ed epidemie. Apparvero poi due angeli incompleti che sostengono la corona della Vergine e alcune linee decorative che chiudono il trittico si ritrovarono solo a frammenti. Sempre nell’estate del 1941, ai primi di agosto, il pittore Maino rinvenne altri squarci di magnifiche decorazioni: così si scoprì che la Madonna centrale sopra all’altare aveva seggio e sfondo, e sotto vi era una legenda con data11, il tutto ricoperto di calce nel 189596. Una semplice lavatura permise la ricostruzione di tutto un complesso grandioso. La stessa Madonna era stata ritoccata in modo incredibile. Ricercando la cornice del quadro si scoperse a destra San Giovanni Battista e a sinistra qualche scorcio di un altro santo, San Bernardo. Sulla volta a sinistra apparve un’altra figura di santo e altri squarci difficilmente comprensibili, che in seguito si riveleranno essere San Lucio e Sant’Antonio Abate, santo protettore degli alpigiani e dei casari il primo, e degli animali Figura 3 il secondo. Nella parte centrale del voltino ricomparve in uno 21 splendido ogivale un maestoso Padre Eterno sgraziatamente molto deperito; a destra una testa d’angelo12, ed ara di richiamo a sinistra. Insomma, con i lavori dell’Ottocento, si era voluto (o dovuto) cancellare tutti i dipinti, tranne una piccola parte della Madonna centrale (ma qual era il motivo di cancellare addirittura il trono, la scritta e la data?) al fine di permettere la consacrazione della chiesetta. mento del tetto in piode che perdeva in più punti ed il miglioramento del drenaggio dietro lo stabile, hanno ridotto l’umidità interna e hanno perlomeno limitato il deterioramento in corso degli affreschi. Seguirono nel dopoguerra alcuni restauri di minore importanza ma nel solco di quanto auspicato dal Robertini, segnatamente si liberò l’aula originale dal diretto contatto con il terreno. Confrontando le fotografie scattate dal Robertini nel 1941 con quanto oggi è rimasto, dobbiamo purtroppo rilevare che parecchi pezzi degli affreschi si sono staccati e non è più stato possibile recuperarli. Nel 1983 il rifaci- I restauri avvenuti in tre fasi tra l’autunno del 2001 e l’estate del 2003 hanno consentito di migliorare ancor più il recupero dei dipinti: rimanevano difatti ancora resti abbondanti della scialbatura a calce non perfettamente rimossa durante il restauro del 1941 e l’intonaco di quel restauro era in parte già avariato. I recenti restauri non solo hanno permesso il recupero e il consolidamento dei colori, ma hanno pure riportato alla luce e valorizzato ulteriori pezzi scialbati nell’800 ma risalenti al ‘500, segnatamente le splendide decorazioni originali sull’arco d’entrata della cappella cinquecentesca. Leggenda fotografica Note Figura 1 Parete centrale dell’aula originale con Madonna incoronata seduta in trono, con in braccio il Bambino che tiene in mano il Globo; ai lati San Giovanni Battista (a destra) e San Bernardo (a sinistra). Scritta a destra “ECCE – AG[NUS] - DEI – [Q]VITOLIS – PECCATA – MUDI” [Ecco l'Agnello di Dio che toglie (recte: “qui tolis”) i peccati del mondo (recte: “mundi”]. Figura 2 Volta destra: composizione a trittico con Madonna del Latte al centro e i santi Rocco (a destra) e Sebastiano (a sinistra), protettori dalle epidemie e dalle carestie. Due angeli che reggono la corona della Vergine. Figura 3 Particolare della Madonna del Latte che allatta con un seno sporgente dalla veste. 1951, oratorio della Cappellina con i detriti della valanga scesa nel corso dell'inverno (Foto OFIMA) 1 Il presente testo è l’estrema sintesi di una ricerca che consta di una quindicina di pagine, corredata di materiale fotografico e con indicazione dettagliata delle fonti bibliografiche e di archivio (di cui una parte è stata altresì trascritta), citazioni qui non possibili per motivi di spazio. Chi fosse interessato ad approfondire può senz’altro contattare l’autore. 2 Così anche l’oratorio della Madonna della Grazie del Piano è stato edificato sopra una precedente cappella del 1640 da cui ha ripreso il nome; terminato nel 1793, è stato benedetto il 2 luglio dello stesso anno dall’arciprete Berna di Prato. L’oratorio di Cortignelli del Sacro Cuore di Gesù è stato eretto nel 1736 sul sedime della preesistente Cappella della Madonna d’Einsielden. 3 Si tratta di un toponimo: il luogo in cui si trova l’oratorio, in parecchi documenti persino recenti, compare con il nome di oratorio del Pianzora o del Piansora. Il nucleo del Piano era il Pian Dentro. 4 In un altro doc. dell’800 si parla di più pareti rimaste erette. La cosa è logica dal momento che gli affreschi della volta sono se non anteriori quantomeno coevi al dipinto centrale. 5 Con tanto di leggenda insegnata a scuola, quella del gigante che salito al Piatto di Soveneda con un enorme rastrello ne ammassò tutta la neve per spingerla a valle. 6 Galliciotti, Il Flagello bianco nel Ticino, ristampa 2001 del volume edito nel 1953, fotografia della valanga che poggia sul tetto dell’oratorio a p. 44. 7 Accompagnato dal canonico ad interim Carlo Roggero, da Virgilio Giovanettina, prevosto di Prato-Sornico, da Carlo Del Notaro, parroco di Fusio, e da Don Giacomo Ghirlanda, parroco di Peccia, 8 Nella diocesi di Milano fu in particolare Carlo Borromeo a trovare sconvenienti tali immagini molto diffuse in Brianza, facendo provvedere in molti casi a coprirle con ritocchi. 9 Parroco di Verscio e membro della commissione arte sacra. 10 All’epoca parroco di San Carlo. 11 L’iscrizione sotto la Madonna è la seguente: “REGINA CELI LETARE ALELVIA - 1.5.7.7”, i.e. “Regina dei cieli, gioite, alleluia!” (lib. trad.). 12 Gli angeli saranno poi due. 22 Estate con noi... Elenco delle manifestazioni organizzate in Lavizzara nel corso dell’estate e autunno. Per maggiori informazioni consultare i programmi pubblicati sui manifesti o sui quotidiani oppure contattando gli organizzatori. Data Manifestazione Dove Organizzazione Domenica 21 giugno Festa di S. Giovanni Battista Piazzale della chiesa Dalle ore 12.00 pranzo con polenta e prodotti nostrani, segue banco del dolce Mogno Sci Club Lavizzara 43° Torneo calcistico valmaggese amatori Dalle ore 19.30 “Cena con patate, mascarpa, mascarpino e formaggio”. A seguire festa danzante con il duo “Rita & Giò”. Campo Draione Valle di Peccia Gruppo animazione Valle di Peccia Venerdì 3 luglio Sabato 4 luglio Ore 08.00 inizio partite Ore 12.00 Gnocchi per tutti Dalle ore 19.00 grigliata e a seguire, festa danzante con i “Cugini di Montagna”. Domenica 5 luglio Ore 08.00 inizio partite Dalle ore 11.30 grigliata Ore 15.45 finale torneo Venerdì 10 luglio Magic Blues Ore 21.00 Brontallo Pro Brontallo Magic Blues Vallemaggia Sabato 11 luglio Festa all’aperto Piazza antistante l’ex-scuola Dalle 19.00 alle 02.00 ca. Menzonio Pro Menzonio Sabato 11 luglio Oratorio di Veglia Santa Messa, incanto dei doni Ore 17.30 Veglia Parrocchia di Peccia Domenica 12 luglio Il CIS al padiglione Svizzero dalle ore 10.00 alle 16.00 viene presentato il Centro Internazionale di Scultura a Milano. Milano Fondazione CIS Domenica 12 luglio Santa Messa oratorio di Vedlà ore 10.30 Vedlà - Prato Parrocchia di Prato Venerdì 17 luglio Serata a sorpresa Menzonio Pro Menzonio Sabato 18 luglio Tombola all’aperto Piazzale antistante l’ex scuola Ore 20.00 - 01.00 Menzonio Pro Menzonio 23 Data Manifestazione Dove Organizzazione Domenica 19 luglio Festa della Capellina delle Alpi al corte Sassello Ore 10.30 Santa Messa Ore 12.00 Polentata seguita dalla lotteria. In caso di cattivo tempo la festa sarà annullata Alpe Bolla e Froda Parrocchia di San Carlo Giovedì 23 luglio Concerto di beneficenza a favore del CIS del pianista Yorck Kronenberg. Il programma dettagliato sarà reso noto nei prossimi giorni Sala Balint dell'Hotel Monte Verità Ascona Fondazione CIS Domenica 26 luglio Giornata dei Vicini Ore 11.00 incontro + pranzo in comune Per iscrizioni e/o info: 079 428 40 59 San Carlo di Peccia Gruppo Amici di San Carlo Domenica 26 luglio Santa Messa oratorio San Carlo in val di Prato Ore 16.00 rinfresco + incanto doni “Pradee” Parrocchia di Prato Domenica 26 luglio Mogneo Festa San Giovanni Ore 10.30 Santa Messa, processione, incanto dei doni Ore 12.30 Aperitivo Ore 13.00 Pranzo in comune Monti di Mogneo Gruppo Mogneo un messaggio d’amicizia Parrocchia di Menzonio Sabato 1 agosto Concerto barocco ore 17.30 Concerto con i virtuosi italiani ore 19.00 grigliata Monti di Rima (Broglio in caso di cattivo tempo Associazione Monti di Rima Sabato 1 agosto Festa all’Alpe Campo la Torba Ore 11.00 apertura buvette dalle 12.30 pranzo con polenta e prodotti dell’alpe. Segue riffa Campo la Torba (Fusio) Sci Club Lavizzara Sabato 1 agosto Mulino, pesta e segheria in funzione Vendita farina di segale. Fusio APAV Domenica 2 agosto Festa della Madonna Ore 10.30 Santa Messa e processione Ore 14.15 Vespri, incanto dei doni Monti di Rima Parrocchia di Broglio Venerdì 7 agosto Serata con foto e filmati in occasione del 50esimo della Società Pattinaggio Lavizzara Sornico Società Pattinaggio Lavizzara Domenica 9 agosto Festa Oratorio S. Antonio a Margoneggia Ore 10.30 Santa Messa. Segue incanto dei doni e pranzo in comune. Margoneggia Associazione Pro Brontallo Parrocchia di Brontallo 24 Sabato 15 agosto Festa della Madonna, sagra del paese Ore 10.30 Santa Messa e processione Ore 14.30 Vespri e incanto dei doni Ore 19.00 Grigliata, giochi e musica Menzonio Parrocchia di Menzonio Sabato 15 agosto Festa patronale. Ore 10.30 S. Messa e processione Ore 14.30 Vespri e incanto dei doni Ore 19.00 Grigliata, musica e lotteria Mulino, pesta e segheria in funzione. Vendita farina di segale Fusio Gruppo manifestazioni Fusio Sabato 22 agosto Festa con grigliata e musica per il 40esimo della Società Samaritani Lavizzara Dalle ore 18.30 Centro Sportivo Lavizzara Società Samaritani Lavizzara Domenica 20 settembre Pranzo in comune Brontallo Pro Brontallo Domenica 27 settembre (data di riserva 4 ottobre) Camminata Popolare “Giro della Lavizzara” Ore 08.30 ritrovo partecipanti Ore 09.00 Partenza per Mogno - Fusio - Mogno Ore 12.30 Maccheronata offerta a Mogno (Pulmino gratuito per rientrare a Sornico) Centro sportivo di Lavizzara Sornico-Mogno Comune di Lavizzara Domenica 18 ottobre Castagnata Nel pomeriggio Brontallo Associazione Pro Brontallo Sabato 21 novembre Cena nostrana Menzonio Pro Menzonio Sabato 5 dicembre San Nicolao Piazza antistante l’Oratorio Menzonio Pro Menzonio Domenica 6 dicembre San Nicolao segue panettonata e aperitivo con i soci Brontallo Pro Brontallo APAV La nostra rivista è pubblicata con il sostegno di Vallemaggia Sede principale: Agenzie: Maggia Tel. 091 759 02 50 Lu e Ve 09.00-12.00 14.00-18.00 Ma-Me-Gi 09.00-12.00 14.00-17.00 Cevio Tel. 091 759 02 50 Lu-Ve 09.00-11.00 15.00-18.00 Peccia Tel. 091 759 02 50 Lunedì 15.00-18.00 Mercoledì 09.00-12.00 Giovedì 15.00-18.00