NUMERO 25
GIUGNO 2015
La prima galleria al Ri Baorc’a, 1953
andrà distrutta con la prima valanga scesa a valle!
(Foto OFIMA)
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Una valle che cambia …
19 milioni investiti in poco più di un anno per tre grandi opere
di Michele Rotanzi, sindaco
Galleria Baorc’a, acquedotto Peccia-Menzonio,
centrale Tomeo: tre cantieri iniziati da pochi mesi
mi danno lo spunto per alcune riflessioni. A cambiare non sarà solo l’aspetto paesaggistico ma,
sono convinto, pure la mentalità e la filosofia di
chi vive in valle. Ritengo importante sottolineare
che senza la nascita del nuovo comune nessuno
di questi progetti avrebbe quasi certamente visto
la luce. L’impatto che essi avranno va ben al di là
della singola infrastruttura o del considerevole investimento, in queste tre opere può essere riconosciuto il vero senso e valore di un’aggregazione.
Nuovo acquedotto Peccia-Menzonio
Non garantirà solo l’erogazione dell’acqua potabile di qualità e in abbondanza a gran parte della
Lavizzara, ma permetterà pure di realizzare alcune infrastrutture di base come l’acquedotto nel
nucleo di Lovald, le canalizzazioni per la zona edificabile a Broglio, la posa di circa 16,5 km di tubi
(diametro 150/120/60) per l’interramento della
linea aerea 16000 Volt da parte della SES e la
posa di una seconda linea di riserva da parte di
Grazie al nuovo acquedotto tra alcuni anni
questi pali saranno solo un ricordo
Swisscom, la quale dovrebbe facilitare l’arrivo della banda larga nei nostri villaggi e ancora tanti altri piccoli interventi di miglioria a beneficio di tutti.
Galleria Baorc’a
Attesa per tanti anni, che quasi non ci speravamo più
sono bastati un inverno che non ricordavamo da almeno trent’anni, un nuovo Consigliere di Stato, tanto
Indice
Una valle che cambia … 19 milioni investiti in poco più di un anno
pag. 2
Sentiero Zòtt-Mognèe5
Il Personaggio: Una vita come tante altre, ricca di impegno, passione e servizio
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Notizie e comunicati in breve…
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Profumo di fieno
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L'Ospite: Direttrice degli Istituti scolastici
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Mezzo secolo in equilibrio sui pattini 16
Il risveglio dei sensi
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La Capellina della Neve al Piano di Peccia con Madonna del Latte
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Estate con noi... 22
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1956, ultimi ritocchi alla nuova galleria Baorc’a (foto OFIMA)
interesse da parte dei media e il miracolo è fatto!
Il rifacimento della galleria si prefigge di risolvere
il problema delle valanghe in corrispondenza del
Ri Baorc’a, che affligge regolarmente il collegamento Peccia – Piano di Peccia durante il periodo
invernale. La sezione stradale prevede due corsie
di transito e un’altezza tale da permettere il passaggio anche agli automezzi pesanti. Il nuovo
tracciato è il risultato di un’ottimizzazione tra il
progetto stradale, che mira ad avere un tracciato
filante, e la problematica legata al fenomeno valangario. Quest’ultima richiede un’importante impiego di materiale di riempimento per garantire la
formazione di un vallo di contenimento con una
forte inclinazione del pendio a monte, tale da assicurare un deflusso delle valanghe senza accumuli. È previsto l’impiego di circa 8500 m3 di
materiale dei quali 5000 m3 provenienti dalla demolizione e dallo scavo, altri 1000 m3 saranno
estratti dal fiume in Valle di Peccia e il restante
fornito dal consorzio o prelevato dalla discarica a
Peccia. La nuova galleria a cielo aperto è stata
allungata ai portali fino a raggiungere una lunghezza totale di ca. 96 m.
Centrale Tomeo
I N F O
Inverno 1957, primi inconvenienti... (Foto OFIMA)
Dopo i grandi lavori della ditta Ofima negli anni
’50, la centrale Tomeo è certamente l’opera più
grande realizzata in valle, sia per l’impegno finanziario (circa 11 milioni), sia per la sua complessità.
Oltre alla presa di captazione che sarà costruita a
Redazione
Apertura sportelli
Recapiti del Comune
Rivista semestrale:
Tutti i numeri sono consultabili
sul sito internet www.lavizzara.ch
PRATO:
lunedì 09.30 – 11.30
16.30 – 18.30
martedì09.30 – 11.30
mercoledì 09.30 – 11.30
giovedì
16.30 – 18.30
venerdì
09.30 – 11.30
Municipio di Lavizzara
6694 Prato VM
Michele Rotanzi (responsabile)
Bruno Donati
Cristiana Vedova
Mina Patocchi
Ha collaborato:
il personale della cancelleria
Ufficio tecnico:
martedì09.30 – 11.30
giovedì
09.30 – 11.30
Tel. 091 755 14 21
Fax 091 755 10 42
[email protected]
www.lavizzara.ch
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circa 100 m dall’incile del lago Tomeo (a 1686 m
s.m) e allo stabile che ospiterà la centralina a 704
m s.m, si tratterà di posare una condotta lunga
circa 3,2 km completamente interrata, in un terreno particolarmente impervio e difficile. Per la sua
realizzazione è stata necessaria un’opera di esbosco non indifferente pari a 5500 m2. Complessivamente da questo taglio sono stati ricavati circa
3’100 quintali di legna, che corrispondono pressappoco a 330 m3. Quantitativo che avrebbe creato qualche problema al Patriziato di Broglio, ma
grazie alla centrale termica a cippato di legna di
Sornico, che necessita di 150 m3 all’anno, il legname è stato interamente acquistato dal Comune di Lavizzara.
A giugno 2016, quando è prevista la messa in
servizio, l’impianto produrrà circa 6,5 milioni di
Kwh di energia elettrica da fonte rinnovabile. A titolo di paragone il fabbisogno annuo della Lavizzara è di 4,5 milioni di Kwh.
Gli azionisti (Comune 60%, Patriziato di Broglio
20% e Senco 20%) potranno contare su una considerevole entrata. Negli anni a venire la CEL
(Centrale Elettrica Lavizzara) sarà, a mio modo di
vedere, determinante per il futuro della nostra comunità. La certezza di poter contare su un’entrata
fissa permetterà al Municipio di mantenere un
moltiplicatore attrattivo oppure di effettuare ulteriori investimenti a favore del rilancio socio economico della nostra regione.
Impensabile realizzare queste opere senza creare
disturbi o disagi ad automobilisti, escursionisti e in
generale a tutta la popolazione, ma sarà soprattutto la vostra comprensione e collaborazione a
permetterci di lavorare con serenità. I responsabili faranno il possibile per limitare al minimo gli inconvenienti e i tempi di attesa.
Vi ringrazio anche a nome dei colleghi di Municipio e attendiamo assieme il termine dei lavori e gli
effetti positivi che ne scaturiranno.
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Sentiero Zòtt-Mognèe
di Gabi Rotanzi - Flocchini
Strada di Rima. Dopo il tornante del Zòtt: una
staccionata, grezzi scalini in legno. Che ci staranno a fare?
Ad accorgermene anni e anni fa, quando la strada
di Rima era una novità, io una giovane mamma e
la brama di cime ancora non mi aveva divorata.
Se devo dire la verità ho provato a salire quei gradini, attirata più che altro da alcune piante di mirtilli che non sia dalla curiosità di sapere. Purtroppo,
oltre gli scalini, solo dei cespugli ad ostacolare il
passaggio. Sono quindi tornata sui miei passi, non
necessariamente delusa, e per anni ho dimenticato scalini e staccionata.
Loro mi avranno vista transitare decine di volte,
senza che io più li degnassi di uno sguardo.
Poi, una domenica di luglio del 2013, giorno della
festa di Mogneo, è Sergio Donati a risvegliare il
passato. Lui, a Mogneo, c’è arrivato passando da
un nuovo sentiero, quello che parte dal Zòtt.
Ma come, e io non ne so nulla? La Fáula è un covo
di sentieri, molti li conosco, questo invece no! Imperdonabile. Devo per forza sapere, scoprire, imparare. Appena trovo un attimo di tempo lo devo
cercare questo sentiero, che già così mi sembra
intrigante. Da Broglio a Mogneo, su a mezza costa, sarà sicuramente interessante. E quanto interessante lo sia lo scopro solo nella stagione in cui
gli alberi hanno le radici in cielo e la chioma in
terra.
La Grónda dal Amábil
Dopo aver salito i gradini il sentiero è lì che mi
aspetta, invitante. Anni fa non avevo occhi, oppure davvero non c’era! Lo seguo, a tratti ci sono dei
segni gialli, dei rami o dei tronchi tagliati che ti
assicurano di essere sulla retta via. Devo confessare, qualche passo a vuoto l’ho pur fatto, tanto
da farmi pensare: devo tornare con secchiello e
pennello. Questo sentiero non deve andare perso!
Altri occhi, altri passi devono percorrerlo, perché
è un luogo denso di pace.
Senza quasi accorgermene passo dai castagni ai
faggi, quasi una linea orizzontale a separare le
due specie.
Sono faggi particolari, con forme bizzarre, aggrappati al terreno con ferma determinazione.
Niente a che vedere con i cugini alti e diritti a cui
siamo abituati. Questi mi rammentano le mani di
un vecchio alpigiano a fine stagione, uno a cui la
mungitrice è una sconosciuta, ruvide e piene di
nocche.
A metà strada una grande roccia, chiamarla spluia
sarebbe immeritato se paragonata a quelle della
valle Bavona, ma un riparo a qualche capra l’avrà
pur dato.
Più avanti, se lasci vagare lo sguardo sul versante
opposto della valle, ti trovi a dialogare con la frana
della Val Mala: una ferita aperta davvero importante. Da qui è impressionante. Pare di nuovo
pronta a cadere da un momento all’altro, con un
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tonfo assordante e una cortina di fumo da far invidia alla giornate più inquinate di Milano. Ma tutto
per ora rimane lì, in attesa che il destino dia il là.
Ed io proseguo il mio andare.
Poi, e fatti pochi passi ancora, mi appare un muro
di cinta. Ancora in buono stato. Un varco mi invita
ad entrare nella Terra di Mogneo. Prima però lancio uno sguardo alla frigna che si apre alla mia
destra. Forse l’antica dimora di una linògia, il terribile mostro che dissuadeva i ragazzi dall’avvicinarsi ai luoghi carichi di pericolo. Io, di queste
paure, non ho ricordi.
Un’ultima occhiata a questo antro e poi proseguo.
In alto l’oratorio dedicato a Sant’Antonio, sul muro
di una stalla un segno bianco-rosso. Sono orientata! Ora solo l’imbarazzo della scelta. Ho almeno
una decina di possibilità per rientrare o per proseguire. Vasta è la zona e innumerevoli i sentieri che
... al Cróad dalle sette o otto punte ...
la solcano. Siamo davvero dei fortunati. Ci possiamo aggirare nei nostri boschi come fanno i cervi,
solo con passo più lento e prudente.
Io mi lascio trasportare dalle ali della fantasia e la
mente agile come una gazzella vola verso Mónt
Scima, il Piégn du Caldröö, la Grónda dal Amábil
(grazie ai toponimi di Bruno posso dare un nome
a questi luoghi meravigliosi) e poi, la Péna, col suo
omino di recente costruzione e il libretto ben nascosto. Da grande golosa quale sono, scendo
passando da Larécc, Piégn d’Albèrt, Piégn di
Mürésc per poter sorridere al Cróad dalle sette o
otto punte. Da ammirare e da abbracciare.
A chi ama camminare, a chi alla prossima festa di
Mogneo vorrà seguire un nuovo itinerario, il sentiero è lì, ora con i segni rossi. Nella primavera del
2014, dopo il grande inverno che ha lasciato tracce tangibili, ho tenuto fede al mio impegno. Anche
Bruno e Sergio lo hanno pulito dai tanti tronchi
caduti.
Un sentiero che riemerge da un passato non poi
così lontano torna a vivere e chi già dorme il lungo
sonno, sono sicura, ne è felice.
Buon cammino, e mi auguro sia un percorso affascinante.
... una staccionata, grezzi scalini in legno ...
,OSHUVRQDJJLR
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Una vita come tante altre,
ricca di impegno, passione e servizio
Incontro con Franco Giacomini di Brontallo, classe 1930
di Bruno Donati
Franco Giacomini a Brontallo ha sempre detto
“presente” ogni volta che nelle istituzioni pubbliche si cercava qualcuno pronto a impegnarsi per il bene comune.
Modesto, propositivo e intraprendente ha dato
un importante contributo alla realizzazione di
molte opere compiute nel villaggio nella seconda metà del Novecento. Ora, dopo aver raggiunto
e superato gli ottant’anni da un po’ e specie dopo la
malattia che lo ha condizionato fisicamente, è divenuto la memoria e la coscienza storica di Brontallo.
Un testimone lucido e affidabile, coinvolgente e arguto, che conosce in modo profondo il territorio e la sua
gente, le attività tradizionali e le usanze di uno dei paesi più singolari del Ticino. Franco, che per oltre un
trentennio ha guidato l’auto postale in Lavizzara e in
Rovana, è conosciuto e stimato da molte persone
che vivono in alta Vallemaggia. Il testo che segue tratteggia alcune tappe che hanno segnato la sua vita in
un periodo che ha conosciuto straordinari cambiamenti, verificatisi pure nelle piccole comunità di valle.
Sono nato nel periodo tra le due grandi guerre in un
villaggio privo di strada carrozzabile e dove niente
sembrava cambiare rispetto alla vita di sempre. A
scuola non eravamo in tanti, salvo un anno in cui 18
allievi stipavano all’inverosimile l’aula molto piccola:
per andare al gabinetto bisognava uscire all’esterno e
per la ginnastica ci si trasferiva sul sagrato davanti la
chiesa. Ho avuto tre maestre: la prima per un solo anno, la seconda non era in grado di mantenere la disciplina e la terza, capace ed esigente, ci faceva rigare
diritto. I giochi che ci potevamo permettere erano
semplici e divertenti, bastava poco e se necessario li
costruivamo noi. Gli ossèr erano il nostro passatempo
preferito, si trattava di birilli in legno a forma di bottiglia, da noi stessi fabbricati, da far cadere con il lancio
di una boccia, ciascun ometto aveva un numero e ciò
permetteva di calcolare il punteggio per ogni giocata.
Abbiamo provato spesso anche il gioco del pallone,
ma durava poco, ogni volta che per sbaglio il pallone
superava il muro a valle del sagrato il gioco era finito e
la palla persa per sempre, scomparsa con l’ultimo balzo giù nella gola.
Terminata la scuola obbligatoria, con valutazioni abbastanza buone, mi sono trovato davanti a una prima
scelta cruciale: la maestra proponeva ai miei genitori
di farmi continuare gli studi, ma loro erano titubanti
perché facevano affidamento su di me per continuare
con l’azienda agricola, visto che ero robusto e abile. A
11-12 anni ho cominciato a falciare e in breve tempo
con il falcione ero esperto come mio padre. Mi rendevo conto che mi trovavo a una svolta del mio futuro e
alla fine ho scelto il lavoro della terra e l’allevamento
per non tradire le aspettative dei genitori. Loro contavano sulla mia presenza, speravano che io facessi loro
da sponda, che il mio vigore giovanile li accompagnasse nella fatica di ogni giorno, che qualcuno li seguisse nel trascorrere degli anni. È così che sono
uscito da scuola per entrare in stalla.
A venti anni, durante la scuola reclute, ho conosciuto
un tenente che ha lanciato un’idea, la quale piano piano ha messo radici. «Perché non apriamo una cava in
Vallemaggia, su dalle tue parti, dove la roccia è buona?» Abbiamo formato una specie di società, durata
poco, perché io ero concreto nelle cose, mentre l’altro
guardava in grande, per me troppo in grande. Io però,
con pochi mezzi, intrapresi quella strada con l’aiuto di
due abili scalpellini vigezzini. Aprii una cava accanto la
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strada cantonale che risale la Lavizzara, poco oltre il
bivio che porta a Brontallo. Si lavorava duro e si guadagnava poco, ma riuscimmo a estrarre e a lavorare
un bel po’ di materiale. Con i lavori idroelettrici della
Maggia aumentò anche la richiesta di pietre lavorate
e ci traferimmo all’Alnedo, a nord di Broglio, dove abbiamo tagliato alcuni macigni di ottima qualità. Uno in
particolare, grande quasi come una casa, lo abbiamo
dimezzato, ottenendo un piano di spacco talmente
preciso da sembrare tagliato con un filo di refe. L’ultima cava l’ho aperta alla fine degli anni Cinquanta sulle
rocce soprastanti Brontallo e un filo a contrappeso
permetteva di far scendere la pietra estratta fino alla
strada. Un’operazione magra, una fatica del diavolo,
un affare da poco. A un certo momento mi sono detto:
«Se voglio sposarmi, se voglio concludere qualcosa,
devo smettere con questo genere di lavori, che danno
poco più del pane che si mangia». È così che sono
passato, in qualità di autista, al servizio dell’autopostale, dove sono rimasto per 34 anni. Non riesco a contare quante volte ho fatto su e giù, mattino e sera,
percorrendo la Lavizzara e, per un certo periodo, anche la Valle Rovana. Ho trasportato apprendisti, scolari, turisti e vallerani fino alla stazione del trenino o
alla fermata del bus. Al mattino si saltava fuori presto
dal letto per essere puntuali con ogni tempo, ci si
adattava alla pioggia e alla neve, gentili e servizievoli.
Un’attività utile che ci ha tenuti in piedi finanziariamente (all’inizio prendevo 290 franchi al mese), un’occupazione piacevole, ricca di contatti umani e di
vicende curiose. Inoltre, al di fuori delle corse postali,
mi restava il tempo per potermi dedicare all’agricoltura e in particolare per occuparmi delle mie capre.
Pochi giorni prima del compimento dei 65 anni, quindi
del pensionamento, un ictus mi ha colpito e mi ha
cambiato la vita. È stata dura: dapprima l’ospedale, poi
cinque mesi in carrozzella e un lungo periodo alla clinica Hildebrand con il morale a terra e con un atteggiamento quasi di rassegnazione. Devo dire che nella
clinica di riabilitazione sono stati veramente bravi e
umani, hanno saputo farmi reagire. Mi stimolavano ad
essere intraprendente, a riacquistare autonomia. Una
bella mattina la carrozzella non c’era più e giocoforza
ripresi piano piano a camminare, niente più ascensore
e dovetti reimparare a salire e a scendere uno scalino
alla volta, esercitarmi per mettermi il maglione da solo.
Tante piccole conquiste che, anche se titubante, mi
hanno permesso di tornare a casa con una buona autonomia e con una notevole dose di caparbietà nel
voler riuscire da solo e nel riacquistare la capacità di
fare anche cose nuove.
Per non stare a fare niente ho iniziato a costruire piccoli oggetti di artigianato in legno, un materiale che
posso lavorare anche solo con una mano, che non richiede una grande forza e si presta pure a piccole rifiniture che abbelliscono l’oggetto. È un’occupazione
che mantiene e stimola l’attività fisica, l’abilità manuale, la progettazione creativa e la cui produzione è apprezzata dalla gente che l’acquista. Con quanto
guadagno probabilmente non pago neppure le spese,
ma non è questo lo scopo. Oltre tutte queste mie vicende personali ho sempre sentito forte il desiderio di
occuparmi delle istituzioni pubbliche locali, non per
ambizione personale ma perché sollecitato dagli altri.
Sono stato a lungo in municipio e sindaco per dodici
anni, presidente del Consiglio parrocchiale nel periodo in cui si è fatto il restauro della chiesa e della casa
parrocchiale, per parecchi anni presidente del patriziato. Ho sempre cercato di andare d’accordo con
tutti, anche quando la comunità viveva momenti di
tensione. Il mio principio era quello di salutare e parlare con tutti, di non darmi arie per la posizione che avevo, di mai reagire a eventuali provocazioni, in poche
parole, di far finta di niente. Il segretario una volta mi
ha ringraziato per avergli insegnato una cosa molto
importate: «da te ho imparato a far cito». Un atteggiamento che evitava rotture, che attenuava i contrasti,
che favoriva la collaborazione e dava frutti positivi alla
comunità. «Spécia, dai témp al témp, lásciala büi: diversi ròpp che ai ho mèss a pòst in Brontall, ai ho mèss
a pòst in chéla manéra lì». Questo il mio programma e
la mia strategia.
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Notizie e comunicati in breve…
CONGRATULAZIONI a:
Le ultime elezioni cantonali del 19
aprile 2015 hanno visto la rielezione
in Gran Consiglio dei candidati valmaggesi Fiorenzo Dadò (PPD) e
Giacomo Garzoli (PLR), ed inoltre
l’elezione del candidato Germano
Mattei (Montagna Viva). Il Municipio di Lavizzara, si congratula con
gli eletti, ai quali formula i migliori auguri per un proficuo lavoro durante il prossimo quadriennio 2015-2019.
L’ing. Nicola Bagnovini, lavizzarese d’origine, cresciuto a Peccia,
dal prossimo 1° luglio assumerà la direzione della Società Svizzera
degli Impresari Costruttori (SSIC). Ci congratuliamo per la brillante
carriera, con l’augurio di molte nuove soddisfazioni nell’ambito della
sua funzione.
Complimenti e congratulazioni a Daniele Rotanzi, nato e cresciuto al Piano di Peccia che a partire dal prossimo 1° di ottobre assumerà la vice direzione dell'Istituto di Previdenza del Cantone Ticino.
Contributo comunale per gli abbonamenti
ai servizi pubblici
Fino allo scorso anno il contributo comunale per l’acquisto di abbonamenti ai servizi
pubblici era limitato esclusivamente agli abbonamenti Arcobaleno per i giovani in
formazione. A partire dal 2015 il Municipio ha deciso di ampliare la fascia degli
utenti che possono beneficiare di un sussidio. In primo luogo, al contributo per l’abbonamento Arcobaleno possono ora accedere gli studenti e gli apprendisti fino a
25 anni e le persone in età AVS. Per giovani in formazione e anziani si è pure deciso
di sostenere l’acquisto di abbonamenti a metà prezzo e di quelli generali, ma in
quest’ultimo caso l’importo massimo del sussidio è fissato in 400 franchi annui.
Centro raccolta rifiuti Valle di Peccia
La necessità di rimpiazzare quasi tutti gli attuali contenitori RSU in Valle di Peccia e le vigenti disposizioni in materia di riciclaggio e raccolta rifiuti, hanno suggerito al Municipio la creazione di un unico
Centro rifiuti in zona San Carlo ex-latteria, attualmente già utilizzato per la raccolta della carta, PET,
batterie, vestiti usati, olii usati e lampadine. Il nuovo Centro, sarà dotato di moderni e funzionali contenitori interrati tipo Molok, 2 per rifiuti urbani (RSU) con una capienza globale di 5 mc (pari a 8 cassonetti)
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ed 1 per il vetro con capienza di 3 mc (pari a 5
cassonetti). A questi saranno affiancati 2 cassonetti per la raccolta dell’alluminio e scatolame. Tutti gli altri rifiuti saranno mantenuti nella
struttura dell’ex-latteria, la quale sarà oggetto
per l’occasione di una minima ristrutturazione
atta a migliorare il deposito dei vari rifiuti. L’apertura è prevista nella primavera 2016.
Per quanto concerne gli odierni punti raccolta
gli stessi saranno inattivati; i relativi box non
saranno smantellati e si cerca un nuovo riutilizzo. Al riguardo, ben vengano le idee ed i suggerimenti!
Alle persone anziane in difficoltà a raggiungere il centro sarà data la possibilità di rivolgersi alla Cancelleria comunale per concordare un aiuto per la raccolta dei loro rifiuti. (gr)
Riordino degli elettrodotti
Il due giugno scorso é stato presentato alla popolazione del nostro distretto lo studio concernente il riordino degli elettrodotti
della Vallemaggia. Si tratta del primo passo di un lungo iter procedurale che dovrebbe consentire a Swissgrid, proprietaria di
tutta la rete svizzera ad altissima tensione, di procedere al risanamento, potenziamento e riordino dell’attuale rete.
Per l’alta Lavizzara le novità sono a dir poco sorprendenti, anche
perché del tutto inattese. Lo studio prevede lo smantellamento
completo delle linee 220 KV Piano di Peccia-Naret e Piano di
Peccia-Lavorgo (Campolungo). Inoltre è pure previsto il trasferimento sul lato sinistro della linea Piano di Peccia - Cavergno, che
attualmente transita sopra i nuclei di Peccia e di Prato-Sornico.
Se quanto pianificato non subirà ritardi a causa di opposizioni o
ricorsi i lavori potrebbero terminare entro il 2030. Di sicuro il nostro paesaggio alpino ne trarrà un beneficio incalcolabile. (mr)
Quelle giornate che non finivano mai
È con questo titolo (evocativo della vita di fatiche delle donne e
degli uomini del passato) che lo scorso mese di maggio, presso
la casa editrice Dadò, è stato pubblicato un libro che ripercorre la
storia della ditta fondata da Clementino Vedova nel 1929 e della
numerosa famiglia a cui, con Alice nata Moretti, egli ha dato origine. Un’opera, di oltre trecento pagine, ampiamente illustrate
con foto d’epoca e attuali, che cerca di cogliere il complesso intreccio di vissuti di una famiglia di quattordici figli e le vicende
della loro ditta di trasporti che ha festeggiato gli 85 anni di esistenza. Due filoni di sviluppo che interagiscono in questo libro
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che ne racconta la storia sull’arco di quasi un secolo, dagli anni Venti del secolo scorso fino a oggi. Non
è forse eccessivo, si potrebbe chiedere qualcuno, scrivere un libro intero sulla famiglia di Clementino
Vedova di Peccia e sul suo percorso imprenditoriale che ha preso origine da un prestino e da un autocarro? Siamo convinti che ne è valsa la pena e argomentiamo dicendo che qualsiasi azienda, qualsiasi
famiglia, o addirittura ogni persona, meriterebbero che la loro storia fosse raccontata. È con questo
spirito che gli autori (Mario Donati, Fausta Pezzoli-Vedova e Tessa Donati) hanno realizzato questa
pubblicazione, in cui il lettore potrà scoprire, oltre alle vicende proprie ai Vedova, uno spicchio esemplare e autentico della realtà lavizzarese, così come era vissuta da molte famiglie delle nostre vallate, che
ogni giorno, in costante interazione con la natura, traevano con fatica il loro sostentamento.
Incentivo per l’acquisto di elettrodomestici ad alta efficienza energetica
Il Municipio di Lavizzara, nell’ambito delle misure per promuovere l’efficienza energetica e le energie
rinnovabili, ha emanato un’ordinanza che prevede degli incentivi finanziari per la sostituzione di vecchi
frigoriferi, congelatori, lavatrici e asciugatrici con apparecchi nuovi di classe energetica A++ o A+++.
Per poter beneficiare del contributo occorre compilare l’apposito formulario (ottenibile in Cancelleria
comunale o scaricabile dal sito www.lavizzara.ch) e inviarlo all’Ufficio tecnico comunale. In seguito un
incaricato procederà ad un sopralluogo per controllare l’apparecchio da sostituire. Per questo motivo si
raccomanda a coloro che intendono beneficiare dell’incentivo di non procedere allo smaltimento del
vecchio apparecchio prima della visita del responsabile comunale. L’incentivo ammonta al 40% del
prezzo d’acquisto del nuovo elettrodomestico fino ad un massimo di 500.00 franchi.
Attività del Consiglio Comunale
Nella seduta ordinaria del 12 giugno 2015 presso la sala del CC a Prato, alla presenza di 18 su
20 consiglieri comunali sono state prese le seguenti decisioni: (tra parentesi le cifre 2013)
- Rinnovo dell’ufficio presidenziale per l’anno 2015 che risulta così composto: presidente Maddalena
Giuseppe, 1° vice presidente Antonio Mignami e 2° vice presidente Emanuele Donati
- Preso atto della dichiarazione di fedeltà del Consigliere comunale Simone Vedova
- Approvazione del consuntivo comunale 2014 che ha chiuso con un avanzo di esercizio di Fr. 41'910,06
(Fr. 65'876,84) dovuto a entrate per Fr. 3'296'531,20 (Fr. 3'243'051,65) e uscite per fr. 3'254'621,14
(Fr. 3'177'174,81)
- Approvazione del consuntivo 2014 dell’Azienda Acqua Potabile di Lavizzara che presenta una maggiore
entrata di Fr. 19'157,75 (Fr. 39'227,18) dovuta a entrate per Fr. 251'393,57 (Fr. 230'767,19) e uscite per
Fr. 232'235,75 (Fr.191'540,01).
- Approvazione della modifica dell’articolo 26 del regolamento organico dei cimiteri
- Approvazione dell’accertamento dei confini giurisdizionali con i comuni di Brione Verzasca e Cevio
- Concessione del credito di Fr. 60'000.- per la formazione del nuovo centro raccolta rifiuti
in Valle di Peccia
- Concessione del contributo di Fr. 70'000.- a favore del progetto di valorizzazione paesaggistica e
agricolo dei Monti di Rima
- Approvazione della convenzione e la relativa spesa di Fr. 17'000.- per l’introduzione del servizio di polizia
con la città di Locarno
- Non ha concesso il contributo di Fr. 15'000.- a favore della città di Locarno per la realizzazione del
Palacinema
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Profumo di fieno
di Cristiana Vedova
Voglia di pace, di quella piacevole carezza che il
sole elargisce prima di trafiggere l’orizzonte, e lasciare che la quiete del crepuscolo avvolga la
montagna. Decido di salire.
La fronte piange il primo sudore quando il sentiero svolta a sinistra, s’appiana di traverso, scivola di
là dal vallone.
Era una via battuta, si vede dalle scale larghe, dal
pezzo di carraia che monta dolce fino all’entrata di
quello che in un passato non remoto era un vero e
proprio villaggio. Comodamente adagiato su di un
balcone di roccia rivolto al sole. Un luogo privilegiato, scelto con cura, al riparo dal freddo e dai
pericoli.
Oggi lo scenario è desolante, è quello del totale
abbandono.
La sofferenza del luogo mi sorprende, ogni volta
mi contagia all’istante, mi assale gettandomi addosso sentimenti di tristezza, di sconforto.
Devo scavalcare ammassi disordinati di macerie,
devo farmi strada tra i rovi per arrivare davanti allo
stallone. Un edificio che fino a pochi anni fa aveva
conservato un aspetto dignitoso. Oggi ha l’alito
pesante, di chi, stanco di lottare, si sta lasciando
andare.
1969, Corgello, Valle di Prato
La bella casa con terrazzo che lo guardava da
sopra è completamente caduta. A parecchi altri
stabili è toccata la stessa fine; di loro non resta
che un contorno di mura in cui s’accavallano disordinatamente travi spezzate e piode e sassi.
Solo tre le costruzioni che a stento ancora si reggono in piedi.
Faccio un giro per cercare di capire, per cercare
qualche data, qualche indizio. Tra case e stalle e
altre piccole costruzioni, forse cisterne, o porcili,
riesco a trovare i resti di una quindicina di stabili
Una sola scritta è scolpita su un macigno che ancora sorregge il muro dietro lo stallone. Fatico a
decifrare, malgrado i caratteri siano grandi. G PP
17. È ciò che riesco a riconoscere.
Tutt’attorno al nucleo la fitta vegetazione ancora
assopita lascia intravedere i terrazzamenti, a tratti
ancora perfettamente sorretti dai tipici muri a
secco.
Mi accomodo sul selciato della piazzetta davanti
allo stallone, guardo giù la valle, già in ombra, profonda, cupa, sembra ancora più scavata a vederla
da qui sopra. Mi sento improvvisamente meglio,
mi sento privilegiata.
È strano, ogni volta che i miei passi mi conducono
13
quassù accade la stessa cosa. In poco tempo lo
sconforto sparisce. La mente estirpa rovi e cespugli e felci, riordina ammassi di pietre e legname tira su muri rifà tetti. La mente, nel suo bisogno
di armonia, ritrova in fretta il volto ringiovanito del
luogo. La fantasia prende il volo, libera. Già vedo
la mia casa, la stalla, il pollaio, i miei animali che
beati si godono la bellezza di questo balcone sul
mondo. Già vedo gli orti coltivati, sento il profumo
intenso del fieno di montagna.
Ancora una volta si sprigiona il sogno, una vita
segreta da coltivare con cura, da gustare tutta a
piccoli bocconi. Una vita talmente perfetta da riuscire a infondere nel mio intimo un piacevole senso di ebbrezza.
Chiedo a Livio Poncetta di parlarmi di Corgello.
Lui la Valle di Prato ce l’ha stampata centimetro
quadrato per centimetro quadrato sotto le suole
delle scarpe, la conosce meglio di tutti. Lui di sicuro me lo conferma che là sopra il broncio delle
rocce si nasconde un angolo di mondo dal fascino
irresistibile.
Un monte bellissimo, unico, Corgello!
Salvatore e Berto Poncetta ai tempi lassù ci svernavano con le capre. A primavera scendevano coi
capretti da vendere nella gerla. Un vero Paradiso
con tanto sole anche in pieno inverno.
Noi lassù falciavamo il fieno dei due terrazzi in alto,
dietro le case. Si saliva dal Faèd oppure da Predée
o da Schièd. Noi sempre dal Faèd. C’erano 2 fili a
sbalzo per mandare il fieno a valle. Uno arrivava a
Predée, l’altro lo ha piazzato mio padre e arrivava
al Faèd. I prati erano buoni, si faceva il fieno per
due mucche e forse di più a Corgello. Sotto lo stallone era tutto pulito fino al burrone, non vedevi neanche un albero. La prima casa sulla sinistra era
una vera bellezza! Tutta in legno con una piccola
finestra che dava su Schièd. Quanti fossero gli
stabili di preciso non me lo ricordo, ma di sicuro tra
case e stalle una quindicina potevano essere.
Dovrei andare sul posto, allora di sicuro mi tornerebbe in mente tutto.
Ci ritorno qualche giorno più tardi con addosso le
parole di Livio. Della casetta sulla sinistra che lui
mi ha descritto col sole negli occhi non resta che
una vaga impronta La vegetazione col suo passo
lento ma deciso sta cancellando anche quella.
Sulla sinistra i resti di un’altra casa. Le quattro
mura sono ancora più o meno in piedi. Una piccola finestra continua a tenere d’occhio l’imbocco
del sentiero, a rivolgere ai rari visitatori il suo debole saluto. La porta è li per terra, ancora intatta.
Entro. Prudente, mi muovo tra i detriti leggera come un gatto, con passi ovattati.
M’avvicino alla finestrella. Voglio guardare fuori,
voglio immaginare di vedere terrazzi e prati puliti e
un bel sentiero largo, luminoso che sfuma dolce
verso il fondovalle.
Una nicchia nel muro ancora sorregge una mensola. Due piatti, una scodella, una sorta di borraccia di latta arrugginita resistono lì, da chissà
quanto tempo, in modo quasi surreale. Un vecchio
cucchiaio di ferro dalla forma rotonda è infilzato
nel muro. Mi ricorda quello con il quale a Da l’Ovi
da bambina mangiavo la polenta e latte. Si litigava
ogni volta per quello scomodo ma simpatico cucchiaio. Qualche volta mi capita di sperare che
qualcosa accada, un miracolo forse, che Corgello
in qualche modo ricominci a diffondere profumo
di fieno. Altre volte invece penso che sia giusto
così, forse è giusto che la Natura si riprenda ciò
che le apparteneva. Forse la Natura ha scelto di
rivolere Corgello per sé.
L’ospite
14
Direttrice degli Istituti scolastici
SI e SE della Vallemaggia,…
una sfida ambiziosa
di Alma Pedretti
Da quattro anni è stata istituita la Direzione unica
della scuola elementare (SE) e della scuola
dell’infanzia (SI) della Vallemaggia: un progetto
ambizioso che ha richiesto un bell’impegno e che
comprende tre Istituti: Lavizzara, Cevio e bassa
Vallemaggia. Un’iniziativa importante che ha fatto
strada anche in altre zone del Ticino, ad esempio
in Valle di Blenio, con una realtà molto simile alla
nostra.
Si è sentita l’esigenza di avere una persona di riferimento sul territorio, anche per più sedi e sezioni, che è sempre presente, che si sposta da un
paese all’altro e che conosce bene le realtà del
territorio; una persona che tiene i contatti con l’esterno, con altri Istituti, con le Autorità scolastiche
circondariali o del Cantone. Bisogna farsi sentire
per non restare solo una entità di periferia: abbiamo le nostre idee da condividere e non dobbiamo
restare a margine dei discorsi importanti perché
meno numerosi o perché piccoli istituti un po’ dispersi nella valle.
Questo è avvenuto molto concretamente
quest’anno perché, grazie alla collaborazione delle Autorità scolastiche comunali, cantonali, e delle
docenti potremo partire con un progetto sperimentale di classe mista scuola dell’infanzia e
scuola elementare.
A partire dall’anno scolastico 2015/2016 la frequenza alla scuola dell’infanzia diventa obbligatoria per i bambini che compiono i quattro anni entro
il 31 luglio (deroghe concesse per i nati ad agosto
e settembre). Vista l’evoluzione incerta e i pochi
allievi piccoli, non era possibile garantire e mantenere una sezione di scuola dell’infanzia (anche se
per i bambini di 4 anni c’é l’obbligo di garantire
una frequenza) perciò abbiamo pensato ad una
riorganizzazione. La proposta è sperimentale e
quindi la sezione mista SI (8 allievi) e di prima e
seconda SE (10 allievi) permetterà la frequenza
nel proprio Comune anche agli allievi della scuola
dell’infanzia anche nei prossimi anni. Constato
che purtroppo nel 2015 non ci sono state e probabilmente non ci saranno nascite in Lavizzara. È
importante che, grazie alla collaborazione, si possa tentare di portare nuovi progetti innovativi e
stimolanti purché non siano di chiusura ma tendano ad aprirsi al resto della valle. La soluzione proposta permette di mantenere in Valle anche gli
allievi più piccoli, evitando loro un tragitto di almeno venti minuti fino alla sede più vicina inoltre
consente di sfruttare gli ampi spazi a disposizione
nell’attuale centro scolastico e di avere ancora la
docente di scuola dell’infanzia anche se solo al
60%. La fortuna è che potremo contare sulla presenza delle docenti che già lavorano a Sornico
15
dove la collaborazione tra i due ordini di scuola è
già presente e permetterà di dare continuità alle
pratiche acquisite. I ragazzi avranno quindi la
compresenza delle due docenti (a parte il mercoledì) tutte le mattine e un pomeriggio. Negli altri
momenti la docente SE (al 100%) sarà affiancata
anche dai docenti delle materie speciali. La garanzia è di collaborazione tra i docenti con momenti condivisi utili a tutti, differenziando sulle
risposte e non sugli stimoli da proporre e ci saranno comunque ancora momenti distinti per i due
ordini di scuola con i loro programmi specifici.
Questo progetto, sicuramente all’avanguardia e
che rispecchia la filosofia introdotta con il concordato HarmoS, permetterà di dare continuità e conoscenza dei due ordini di scuola inoltre ci sarà la
garanzia di osservazione, consulenza e collaborazione della direzione e delle altre Autorità visto il
carattere sperimentale del progetto.
È una prima in assoluto, anche se a Bosco Gurin
nel 2001, l’ultimo anno della presenza della scuola, si ospitavano anche gli allievi della SI ma il numero totale era molto limitato, quindi questa
novità farà strada e potrà essere modello anche
per altre realtà simili alla nostra (ad esempio in
Valle Onsernone). Questo è il mio auspicio!
Oggigiorno rinunciare alle comodità è difficile e
non tutti sono disposti a vivere senza, da noi però,
nella maggior parte dei casi, prevale l’attaccamento alla valle e questo aiuta a sopportare delle
rinunce. La solidarietà e la collaborazione dei colleghi e delle Autorità aiuta allo scambio e alla conoscenza delle varie realtà facendo capire che
anche in Lavizzara ci sono delle proposte e delle
opportunità. Continua quindi la collaborazione tra
tutti i docenti della valle, garantita anche dalla
presenza di una direzione unica. La valle è una
realtà che all’apparenza può risultare più semplice e genuina ma non è sempre così, racchiude
anch’essa complessità e situazioni difficili si presentano come in altri luoghi, le problematiche
possono essere simili anche se in contesti diversi.
Con il progetto di direzione unica e ora di sezione
mista SI/SE si valorizzano maggiormente anche
le zone più discoste e sta crescendo una solida-
rietà ancora maggiore fra i tre istituti che lavorano
insieme perché credendo in un progetto.
Si uniranno le forze e si lavorerà assieme per il
bene dei nostri allievi ma anche dei docenti perché oggigiorno anche loro richiedono uno scambio maggiore di informazioni tra loro.
Vogliono sentirsi meno soli e vogliono poter condividere i problemi, sentirsi parte di una comunità
e non docenti di zone periferiche e dimenticate. In
questo senso anche i progetti d’Istituto aiutano a
creare unità e condivisione.
Reputo comunque importante e fondamentale insegnare ai nostri giovani l’amore per il luogo dove
viviamo, far conoscere le radici, sicuri che tutto
questo contribuirà a mantenere viva la valle e a
far restare in loco i giovani che sono il nostro futuro, il futuro della valle.
Le novità scolastiche non saranno però sufficienti
a frenare lo spopolamento della Lavizzara e delle
valli in generale: ci vogliono posti di lavoro perché
le famiglie possano viverci e allora toccherà alle
Autorità politiche di ogni ordine e grado creare
occasioni di lavoro.
Creando il modello di direzione unica abbiamo
fatto strada in Ticino dimostrando di esserci e così abbiamo dato ulteriore voce e valore anche alle
zone più periferiche e discoste.
Avanti quindi così con il motto TUTTI PER LA
VALLE perché la nostra voce viene ascoltata se
dimostriamo con i fatti e con una presenza costante che ci siamo e che ci impegniamo.
16
Mezzo secolo in equilibrio sui pattini
di Mario Donati
È proprio il caso di dirlo, perché la Società Pattinaggio Lavizzara (SPL) festeggia quest’anno la ricorrenza del 50° dalla sua fondazione, avvenuta il 20 marzo
1965. A onore del vero i lavizzaresi hanno cominciato
qualche anno prima a cercare l’instabile l’equilibrio
sui pattini e questo è testimoniato da diverse foto che
ci illustrano come a partire dalla fine degli anni Cinquanta e l’inizio del decennio successivo, a Broglio,
a Prato e in Valle di Peccia e più tardi anche a Fusio,
l’attrazione del ghiaccio si diffuse rapidamente con la
creazione dei primi campi di pattinaggio: proprio così
si chiamavano, perché erano spesso creati laddove in
estate c’erano i prati e i campi. Non dobbiamo dimenticare che anche più a valle la passione aveva contagiato i giovani e di quadrilateri ghiacciati ne erano
sorti anche a Cavergno, Cevio, Riveo, Maggia e Aurigeno e forse anche in qualche altro villaggio: bastava
poco, meno sole possibile, la temperatura sottozero
(e una volta in inverno succedeva più spesso e a lungo) e un gruppo di volonterosi.
Questi inizi pionieristici legati al pattinaggio e al disco
su ghiaccio, ma soprattutto le vicende che portarono alla nascita della SPL nel 1965 e al suo sviluppo
successivo, stanno trovando spazio in un libro e in
un DVD che usciranno il prossimo mese di novembre. Il gruppo di lavoro che si sta dedicando a questa
pubblicazione è composto da Valentina Anzini, Bruno
Donati, Mario Donati, Claudio Foresti, Mauro Jelmini,
Tessa Donati (per la cura della linea grafica e dell’impaginazione) e Marco Milani (per la realizzazione del
DVD).
Parallelamente allo sforzo editoriale, i membri del
Gruppo, coadiuvati dal Comitato della SPL, stanno
anche organizzando per il 7 agosto una serata pubbli-
Oltre cinquant’anni fa: siamo nelle campagne di Prato e riconosciamo (da sinistra): Bruna Poncetta
(ora Mignami), Davide Medici (deceduto nel 2003), Marco Montemari, Claudio Foresti, Fernando Foresti,
Giaele Foresti (ora Cavalli) e Renata Mignami (ora Frischknecht).
17
ca al Centro Sportivo Lavizzara, in cui verrà proiettata
una composizione di alcuni spezzoni di filmati d’epoca e una galleria di foto che coprono il percorso di
vita della SPL e le numerose attività sociali promosse
in mezzo secolo di vita. Durante la serata, preceduta
da un aperitivo e dalla possibilità di cenare, si sarà
per i convenuti l’occasione di sottoscrivere il libro e
il relativo DVD al prezzo di quarantacinque franchi,
mentre il prezzo definitivo ammonterà a cinquanta (un
franco per ogni anno di vita della SPL). Il libro (oltre
trecento pagine ampiamente illustrate) ripercorre le
vicende della SPL e in un certo senso quelle di molti
lavizzaresi (e non) che a questa impresa hanno legato ampie fette della propria vita. La storia della SPL
si intreccia intimamente con quella di molte persone,
perché tra i punti saldi che ne hanno caratterizzato
questo mezzo secolo, vi è lo spirito di volontariato e
di semi-volontariato che ha animato i pionieri dei decenni scorsi (e quelli odierni), che di fatto ha creato
quel valore aggiunto di risorse in grado di rendere
possibile il successo della SPL e delle sue opere in
una piccola realtà discosta come la nostra.
L’Hockey Club Lavizzara nella stagione 1966/67, l’anno prima di debuttare nel campionato ufficiale di terza
divisione. Si riconoscono (in piedi da sinistra): Renato Tonini, Foresti Matteo (deceduto nel 1981),
Sandro Donati, Livio Donati (deceduto nel 1999), Aurelio Mignami, Renzo Donati (deceduto nel 1969).
Accosciati (da sinistra): Bruno Donati, Fernando Foresti, Angelo Tanadini, Valerio Quanchi, Gianfranco Donati
e Efrem Foresti.
18
Il risveglio dei sensi
Inaugurato il Sentiero sensoriale a Sornico
di Mirko Zanini
Passeggiare in un ambiente naturale fa bene alla
salute e i sentieri sensoriali da percorrere a piedi nudi
offrono la ghiotta occasione per dedicarsi del tempo
da trascorrere nella natura. A piedi scalzi, per riprendere coscienza di questa importante parte del corpo,
sovente dimenticata, forse anche perché troppo lontana dalla testa. I piedi svolgono invece un ruolo ben
più importante di quello che generalmente attribuiamo loro. Camminare scalzi fa bene alla salute visto
che il contatto con il suolo e con gli elementi della
natura induce una salutare distensione e svolge un
piacevole massaggio plantare. Inoltre la camminata a
piedi nudi rinforza la muscolatura delle gambe, favorisce la circolazione sanguigna, aumenta sensazioni
ed emozioni, e naturalmente è divertente!
Il Municipio di Lavizzara ha così deciso di promuovere
la creazione di un sentiero sensoriale in località Gerre di Sornico, che va ad arricchire l'offerta ricreativa presente nel Comune. Si tratta di una primizia a
livello cantonale che è stata progettata dallo studio
di consulenze ambientali Maddalena & associati sagl
di Gordevio. Il Patriziato di Sornico, proprietario del
fondo su cui si snoda il sentiero di circa 500 m di
lunghezza, ha aderito con entusiasmo al progetto.
Il sentiero è stato creato all'interno di un suggestivo
bosco alluvionale, ai bordi di un braccio laterale
del fiume Maggia, in un contesto naturalistico
pregiato e ricco di stimoli sensoriali. Si
tratta di un ambiente naturale
molto prezioso, inserito tra le
zone golenali di importanza nazionale. Le scelte progettuali hanno pertanto minimizzato l'impatto delle
strutture di gioco sulle componenti naturali, cercando di privilegiare le peculiarità morfologiche presenti.
Il sentiero permette di condurre il visitatore a sperimentare sensazioni tattili diverse e suggestive, come
il camminare sul muschio, nel fango, sulle pigne di
abete, nel ruscello, nella sabbia, su ciottoli e cortecce
di castagno, ecc. Il sentiero è pure arricchito con una
decina di postazioni per allenare l'equilibrio, come per
esempio un dondolo a bilico e dei trampoli in legno.
Al termine del percorso è naturalmente possibile lavarsi i piedi. I lavori forestali sono stati svolti dalla ditta
Silforst di Bosco-Gurin, e i lavori di muratura dalla ditta Moretti di Prato-Sornico. Accanto alla pontina sul
fiume Maggia è stata inoltre allestita una postazione
ricreativa con tavoli e panchine in legno, e una grande fontana realizzati dall'Azienda forestale AFOP di
Cevio. Un grill in sasso offre inoltre l'occasione per
cucinare all'aria aperta.
L'inaugurazione del Sentiero sensoriale è avvenuta lo
scorso 19 giugno in occasione della giornata di chiusura dell'anno scolastico. Allievi e famigliari hanno
così potuto sperimentare in prima persona
le emozioni suscitate dal camminare a
piedi nudi lungo il percorso e testare
le varie postazioni che in parte
sono state create grazie al loro
volenteroso contributo.
Il Municipio di Lavizzara rin-
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grazia sentitamente i vari sostenitori che hanno permesso la creazione di questo progetto: Dipartimento
del Territorio - Sezione forestale, COOP Regione Ticino, Patriziato di Sornico, Ente Regionale per lo Sviluppo del Locarnese e Vallemaggia, AFOP Azienda
Forestale Cevio.
L'invito è quello di visitare il sentiero sensoriale, aperto
dal 15 maggio al 15 ottobre con entrata libera, e risvegliare così dei sensi magari addormentati.
La Capellina della Neve al Piano di Peccia
con la Madonna del Latte
di Fabrizio Monaci1
L’edificio dell’oratorio della Madonna della Neve come lo conosciamo adesso risale al 1896. Come tutti gli oratori della
giurisdizione della parrocchia di S. Carlo, in origine vi era insediata soltanto una cappella edificata nel 15642, le cui dimensioni corrispondevano all’attuale aula centrale voltata a botte,
ossia la parete centrale e la volta con gli affreschi rinascimentali del XVI secolo.
Si racconta che una valanga investì il nucleo allora situato vicino alla cappella, al Pian Sopra3, sovrastante Pian Fuori,
provocando la morte di trentadue persone che furono poi
seppellite a Sornico. Si narra che rimase miracolosamente in
piedi solo il muro con l’affresco della Madonna col Bambino
Figura 1
della parete centrale4. Altri ritengono che la valanga scesa
verso la metà del XVII secolo si divise – lasciandola intatta – poco prima della cappella e proseguì investendo l’agglomerato di Pian Fuori causando la morte di trentanove persone che furono poi sepolte a Sornico in bare di due morti ciascuna.
Invero non rinveniamo documentazione diretta di quella sciagura (solo alcuni manoscritti dell’Ottocento),
ma qualcosa deve pur essere successo, altrimenti non troveremmo le ragioni che possano giustificare
tanto il nome che l’oratorio ancora porta comunemente (Capellina, e non oratorio, della Neve) quanto la
memoria ancora ben radicata della tragica vicenda, che – anche se con diverse venature – è stata tramandata fino ai nostri giorni5. Nel 1951 la Cappellina doveva poi ritrovare il sussulto della valanga. La coltre nevosa che un tempo la seppellì (oppure la scansò dividendosi) questa volta si appoggiò soltanto sul tetto
senza, per fortuna o per miracolo, cagionare danno alcuno6.
20
In occasione della visita pastorale del 15 ottobre 1891 il vescovo
Molo, rilevando che le figure dei Santi non erano “sufficientemente decorose”, decise di interdire la Cappella. Per qualche anno
non si celebrò più nessuna funzione e si lasciarono le cose così
com’erano. Grazie al sostegno finanziario della maestra Marianna
Mattei, nonché al concorso della popolazione, si ampliò la cappella aggiungendo la navata e il portico, dotandola di altare in muratura, decorandola artisticamente, e corredandola di arredi, il tutto
allo scopo di conformare l’edificio alle esigenze canoniche. Terminati i lavori, il Consiglio parrocchiale si rivolse al vescovo chiedendo di poter far benedire quello che oramai era diventato un
oratorio e di permettere la celebrazione della Santa Messa, ciò
che avvenne il 23 agosto 1896 ad opera del provicario foraneo
Sac. Paolo Bianchi7.
Figura 2
Purtroppo nel 1896 per rendere “decorosa” la chiesetta i parrocchiani decisero di ricoprire gli antichi dipinti con intonaco e calce,
lasciando solo parte della Madonna sulla parete centrale del 1577 (figura 1), anch’essa comunque improvvidamente ritoccata. Probabilmente in parte vi sono stati costretti: la riforma cattolica tridentina annoverò tra
le immagini sconvenienti, che si riteneva potessero fuorviare il fedele, le rappresentazioni di Maria a seno
scoperto poiché accusate di distogliere i fedeli dalla preghiera. Fu demandato ai vescovi il compito di valutare le varie rappresentazioni e di decidere se queste dovessero essere ritoccate, oppure rimosse8. Madonna del Latte che difatti è stata poi rinvenuta successivamente, nel ‘900.
In effetti, nel 1939, ancora su sollecitazione privata, il Consiglio parrocchiale decise di avviare nuovi restauri,
affidati poi al pittore di Tenero Pompeo Maino, il quale nel 1940 rinvenne casualmente due affreschi sulla
volta di fondo del lato destro: una Vergine allattante e la testa di San Rocco alla sua destra. Per merito della
tenacia e della perseveranza di Don Agostino Robertini9 e del curato Medici10 – i quali, malgrado le aspre
critiche sia locali sia a livello cantonale, vollero ostinatamente portare a termine il rinvenimento degli affreschi – si scoprì, nel 1941, un bel trittico (cfr. fig. 2) al centro del quale compare una Madonna che allatta il
Bambino con un seno scoperto che sporge dalla veste (v. fig. 3). La Madonna apparve seduta, San Rocco
quasi completo, e la terza figura, comparsa nella sua parte centrale e nella parte superiore del capo, rappresentava San Sebastiano, entrambi invocati per scongiurare carestie ed epidemie. Apparvero poi due angeli
incompleti che sostengono la corona della Vergine e alcune linee
decorative che chiudono il trittico si ritrovarono solo a frammenti.
Sempre nell’estate del 1941, ai primi di agosto, il pittore Maino rinvenne altri squarci di magnifiche decorazioni: così si scoprì che la
Madonna centrale sopra all’altare aveva seggio e sfondo, e sotto
vi era una legenda con data11, il tutto ricoperto di calce nel 189596. Una semplice lavatura permise la ricostruzione di tutto un
complesso grandioso. La stessa Madonna era stata ritoccata in
modo incredibile. Ricercando la cornice del quadro si scoperse a
destra San Giovanni Battista e a sinistra qualche scorcio di un altro santo, San Bernardo. Sulla volta a sinistra apparve un’altra figura di santo e altri squarci difficilmente comprensibili, che in
seguito si riveleranno essere San Lucio e Sant’Antonio Abate,
santo protettore degli alpigiani e dei casari il primo, e degli animali
Figura 3
il secondo. Nella parte centrale del voltino ricomparve in uno
21
splendido ogivale un maestoso Padre Eterno sgraziatamente molto deperito; a destra una testa d’angelo12, ed ara di richiamo a sinistra. Insomma, con i
lavori dell’Ottocento, si era voluto (o dovuto) cancellare tutti i dipinti, tranne una piccola parte della Madonna centrale (ma qual era il motivo di cancellare
addirittura il trono, la scritta e la data?) al fine di permettere la consacrazione della chiesetta.
mento del tetto in piode che perdeva in più punti ed
il miglioramento del drenaggio dietro lo stabile,
hanno ridotto l’umidità interna e hanno perlomeno
limitato il deterioramento in corso degli affreschi.
Seguirono nel dopoguerra alcuni restauri di minore
importanza ma nel solco di quanto auspicato dal
Robertini, segnatamente si liberò l’aula originale dal
diretto contatto con il terreno. Confrontando le fotografie scattate dal Robertini nel 1941 con quanto
oggi è rimasto, dobbiamo purtroppo rilevare che
parecchi pezzi degli affreschi si sono staccati e non
è più stato possibile recuperarli. Nel 1983 il rifaci-
I restauri avvenuti in tre fasi tra l’autunno del 2001 e
l’estate del 2003 hanno consentito di migliorare ancor più il recupero dei dipinti: rimanevano difatti ancora resti abbondanti della scialbatura a calce non
perfettamente rimossa durante il restauro del 1941
e l’intonaco di quel restauro era in parte già avariato. I recenti restauri non solo hanno permesso il recupero e il consolidamento dei colori, ma hanno
pure riportato alla luce e valorizzato ulteriori pezzi
scialbati nell’800 ma risalenti al ‘500, segnatamente le splendide decorazioni originali sull’arco d’entrata della cappella cinquecentesca.
Leggenda fotografica
Note
Figura 1
Parete centrale dell’aula originale con Madonna incoronata
seduta in trono, con in braccio il Bambino che tiene in mano il
Globo; ai lati San Giovanni Battista (a destra) e San Bernardo
(a sinistra). Scritta a destra “ECCE – AG[NUS] - DEI – [Q]VITOLIS – PECCATA – MUDI” [Ecco l'Agnello di Dio che toglie
(recte: “qui tolis”) i peccati del mondo (recte: “mundi”].
Figura 2
Volta destra: composizione a trittico con Madonna del Latte al
centro e i santi Rocco (a destra) e Sebastiano (a sinistra), protettori dalle epidemie e dalle carestie. Due angeli che reggono
la corona della Vergine.
Figura 3
Particolare della Madonna del Latte che allatta con un seno
sporgente dalla veste.
1951, oratorio della Cappellina con i detriti della valanga scesa
nel corso dell'inverno (Foto OFIMA)
1 Il presente testo è l’estrema sintesi di una ricerca che consta
di una quindicina di pagine, corredata di materiale fotografico e con indicazione dettagliata delle fonti bibliografiche e
di archivio (di cui una parte è stata altresì trascritta), citazioni
qui non possibili per motivi di spazio. Chi fosse interessato
ad approfondire può senz’altro contattare l’autore.
2 Così anche l’oratorio della Madonna della Grazie del Piano è
stato edificato sopra una precedente cappella del 1640 da
cui ha ripreso il nome; terminato nel 1793, è stato benedetto
il 2 luglio dello stesso anno dall’arciprete Berna di Prato. L’oratorio di Cortignelli del Sacro Cuore di Gesù è stato eretto
nel 1736 sul sedime della preesistente Cappella della Madonna d’Einsielden.
3 Si tratta di un toponimo: il luogo in cui si trova l’oratorio, in
parecchi documenti persino recenti, compare con il nome di
oratorio del Pianzora o del Piansora. Il nucleo del Piano era il
Pian Dentro.
4 In un altro doc. dell’800 si parla di più pareti rimaste erette.
La cosa è logica dal momento che gli affreschi della volta
sono se non anteriori quantomeno coevi al dipinto centrale.
5 Con tanto di leggenda insegnata a scuola, quella del gigante
che salito al Piatto di Soveneda con un enorme rastrello ne
ammassò tutta la neve per spingerla a valle.
6 Galliciotti, Il Flagello bianco nel Ticino, ristampa 2001 del
volume edito nel 1953, fotografia della valanga che poggia
sul tetto dell’oratorio a p. 44.
7 Accompagnato dal canonico ad interim Carlo Roggero, da
Virgilio Giovanettina, prevosto di Prato-Sornico, da Carlo
Del Notaro, parroco di Fusio, e da Don Giacomo Ghirlanda,
parroco di Peccia,
8 Nella diocesi di Milano fu in particolare Carlo Borromeo a
trovare sconvenienti tali immagini molto diffuse in Brianza,
facendo provvedere in molti casi a coprirle con ritocchi.
9 Parroco di Verscio e membro della commissione arte sacra.
10 All’epoca parroco di San Carlo.
11 L’iscrizione sotto la Madonna è la seguente: “REGINA CELI LETARE ALELVIA - 1.5.7.7”, i.e. “Regina dei cieli, gioite,
alleluia!” (lib. trad.).
12 Gli angeli saranno poi due.
22
Estate con noi...
Elenco delle manifestazioni organizzate in Lavizzara nel corso dell’estate e autunno. Per maggiori informazioni consultare i programmi pubblicati sui manifesti o sui quotidiani oppure contattando gli organizzatori.
Data
Manifestazione
Dove
Organizzazione
Domenica 21
giugno
Festa di S. Giovanni Battista
Piazzale della chiesa
Dalle ore 12.00 pranzo con polenta e prodotti
nostrani, segue banco del dolce
Mogno
Sci Club Lavizzara
43° Torneo calcistico valmaggese amatori
Dalle ore 19.30 “Cena con patate, mascarpa,
mascarpino e formaggio”. A seguire festa
danzante con il duo “Rita & Giò”.
Campo Draione
Valle di Peccia
Gruppo
animazione Valle
di Peccia
Venerdì 3 luglio
Sabato 4 luglio
Ore 08.00 inizio partite
Ore 12.00 Gnocchi per tutti
Dalle ore 19.00 grigliata e a seguire, festa
danzante con i “Cugini di Montagna”.
Domenica 5
luglio
Ore 08.00 inizio partite
Dalle ore 11.30 grigliata
Ore 15.45 finale torneo
Venerdì 10 luglio
Magic Blues
Ore 21.00
Brontallo
Pro Brontallo
Magic Blues
Vallemaggia
Sabato 11 luglio
Festa all’aperto
Piazza antistante l’ex-scuola
Dalle 19.00 alle 02.00 ca.
Menzonio
Pro Menzonio
Sabato 11 luglio
Oratorio di Veglia
Santa Messa, incanto dei doni
Ore 17.30
Veglia
Parrocchia di
Peccia
Domenica 12
luglio
Il CIS al padiglione Svizzero
dalle ore 10.00 alle 16.00 viene presentato il
Centro Internazionale di Scultura a Milano.
Milano
Fondazione
CIS
Domenica 12
luglio
Santa Messa oratorio di Vedlà
ore 10.30
Vedlà - Prato
Parrocchia di
Prato
Venerdì 17 luglio
Serata a sorpresa
Menzonio
Pro Menzonio
Sabato 18 luglio
Tombola all’aperto
Piazzale antistante l’ex scuola
Ore 20.00 - 01.00
Menzonio
Pro Menzonio
23
Data
Manifestazione
Dove
Organizzazione
Domenica 19
luglio
Festa della Capellina delle Alpi al corte
Sassello
Ore 10.30 Santa Messa
Ore 12.00 Polentata seguita dalla lotteria.
In caso di cattivo tempo la festa sarà annullata
Alpe Bolla e
Froda
Parrocchia di San
Carlo
Giovedì 23
luglio
Concerto di beneficenza a favore del CIS
del pianista Yorck Kronenberg.
Il programma dettagliato sarà reso noto
nei prossimi giorni
Sala Balint
dell'Hotel
Monte Verità
Ascona
Fondazione
CIS
Domenica 26
luglio
Giornata dei Vicini
Ore 11.00 incontro + pranzo in comune
Per iscrizioni e/o info: 079 428 40 59
San Carlo di
Peccia
Gruppo Amici di
San Carlo
Domenica 26
luglio
Santa Messa oratorio San Carlo
in val di Prato
Ore 16.00
rinfresco + incanto doni
“Pradee”
Parrocchia di
Prato
Domenica 26
luglio
Mogneo Festa San Giovanni
Ore 10.30 Santa Messa, processione, incanto
dei doni
Ore 12.30 Aperitivo
Ore 13.00 Pranzo in comune
Monti di
Mogneo
Gruppo Mogneo
un messaggio
d’amicizia
Parrocchia di
Menzonio
Sabato 1 agosto
Concerto barocco
ore 17.30 Concerto con i virtuosi italiani
ore 19.00 grigliata
Monti di Rima
(Broglio in caso
di cattivo tempo
Associazione
Monti di Rima
Sabato 1 agosto
Festa all’Alpe Campo la Torba
Ore 11.00 apertura buvette
dalle 12.30 pranzo con polenta e prodotti
dell’alpe. Segue riffa
Campo la Torba
(Fusio)
Sci Club Lavizzara
Sabato 1 agosto
Mulino, pesta e segheria in funzione
Vendita farina di segale.
Fusio
APAV
Domenica 2
agosto
Festa della Madonna
Ore 10.30 Santa Messa e processione
Ore 14.15 Vespri, incanto dei doni
Monti di Rima
Parrocchia di
Broglio
Venerdì 7
agosto
Serata con foto e filmati in occasione del
50esimo della Società Pattinaggio
Lavizzara
Sornico
Società
Pattinaggio
Lavizzara
Domenica 9
agosto
Festa Oratorio S. Antonio a Margoneggia
Ore 10.30 Santa Messa.
Segue incanto dei doni e pranzo in comune.
Margoneggia
Associazione Pro
Brontallo
Parrocchia di
Brontallo
24
Sabato 15
agosto
Festa della Madonna, sagra del paese
Ore 10.30 Santa Messa e processione
Ore 14.30 Vespri e incanto dei doni
Ore 19.00 Grigliata, giochi e musica
Menzonio
Parrocchia di
Menzonio
Sabato 15
agosto
Festa patronale.
Ore 10.30 S. Messa e processione
Ore 14.30 Vespri e incanto dei doni
Ore 19.00 Grigliata, musica e lotteria
Mulino, pesta e segheria in funzione. Vendita
farina di segale
Fusio
Gruppo
manifestazioni
Fusio
Sabato 22
agosto
Festa con grigliata e musica per il 40esimo
della Società Samaritani Lavizzara
Dalle ore 18.30
Centro
Sportivo
Lavizzara
Società
Samaritani
Lavizzara
Domenica 20
settembre
Pranzo in comune
Brontallo
Pro
Brontallo
Domenica 27
settembre
(data di riserva 4
ottobre)
Camminata Popolare “Giro della Lavizzara”
Ore 08.30 ritrovo partecipanti
Ore 09.00 Partenza per Mogno - Fusio - Mogno
Ore 12.30 Maccheronata offerta a Mogno
(Pulmino gratuito per rientrare a Sornico)
Centro sportivo
di Lavizzara
Sornico-Mogno
Comune di
Lavizzara
Domenica 18
ottobre
Castagnata
Nel pomeriggio
Brontallo
Associazione Pro
Brontallo
Sabato 21
novembre
Cena nostrana
Menzonio
Pro Menzonio
Sabato 5
dicembre
San Nicolao
Piazza antistante l’Oratorio
Menzonio
Pro Menzonio
Domenica 6
dicembre
San Nicolao
segue panettonata e aperitivo con i soci
Brontallo
Pro Brontallo
APAV
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Ma-Me-Gi 09.00-12.00
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Cevio
Tel. 091 759 02 50
Lu-Ve 09.00-11.00
15.00-18.00
Peccia
Tel. 091 759 02 50
Lunedì
15.00-18.00
Mercoledì 09.00-12.00
Giovedì
15.00-18.00
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Bollettino no. 25 giugno 2015