NUMERO 23 LUGLIO 2014 Foto di Mina Patocchi 2 ... e finalmente ce lo siamo lasciati alle spalle, l’inverno appena trascorso di Gabriele Dazio, forestale di settore e vice-sindaco Sembrava che all’inizio era giunto solo per scherzo, soltanto per farci ricordare come era fatto. Eravamo al 12 di ottobre e, a Fusio, l’inverno sembrava già essere arrivato: avevamo infatti già 30 cm di neve. Di solito, quando si comincia così, qualche domanda ce la si pone: “ … sarà un inverno duro o con poca neve? Mah, vedremo poi a primavera …” Ora la primavera é oramai arrivata; anzi, è purtroppo già quasi finita ed un bilancio sull’inverno appena trascorso lo possiamo certamente fare, sebbene che sentir parlare ancora di neve, fa veramente venire i brividi. È vero che la neve d’ottobre (che citavo in precedenza) si era già tutta sciolta, per dare poi spazio a giornate autunnali veramente stupende, le quali si sono protratte fin verso la metà di novembre. La prima nevicata vera e propria l’abbiamo invece avuta, quasi per incanto, nei giorni di Natale, quando un grosso quantitativo (130 cm in due giorni!) ci ha da subito fatto capire che, quest’anno, l’inverno non avrebbe scherzato affatto. Le strade parzialmente ostruite o con il traffico perturbato – a cui si è aggiunta la mancanza di elettricità per ben 3 giorni – ci han- no dato un certo senso di tranquillità e pace, con la strana sensazione di essere fuori dal mondo, isolati, e in mano ad un destino che soltanto qualcuno conosce. In quei momenti, spesso ci si è detti che era ancora presto per fare previsioni: eravamo solo all’inizio dell’inverno, ma che probabilmente gli attimi più intensi – e a rischio di forti precipitazioni nevose – sarebbero certamente stati i mesi di febbraio, marzo e magari anche aprile, per le zone più elevate. Infatti così è stato; e, come al solito, il mese già più temuto dai nostri Indice Editoriale pag. 2 Il personaggio: Gianfredo Camesi pag. 5 Sanità valmaggese, fra passato e futuro pag. 8 Notizie e comunicati in breve… pag. 10 Separazione del territorio promiscuo tra Brontallo e Menzonio nel 1868 pag. 16 L’ospite: Le api e gli apicoltori: operaie e sentinelle dell’ambiente in cui viviamo pag. 19 Insolita giornata a Rima pag. 22 Una nuova perla incastonata sulla Via Alta pag. 24 RIMA: un paesaggio da salvaguardare e da valorizzare pag. 26 Estate con noi ... pag. 29 Foto di copertina: Cortignelli, sullo sfondo il Pizzo Castello 2’808 m e “La Rossa” 2’576 m Ultima di copertina: Via Alta Vallemaggia, cresta tra la valle di Serenello e Cocco 3 antenati, febbraio, ha dato veramente il meglio di sé stesso, quasi per farci capire che, contro questo genere di avversità, ben poco abbiamo a che dire, ma soprattutto a che fare. Man mano che la coltre bianca aumentava – ma questo succede sempre – ci si chiedeva: quanta neve ci sarà in alto? si staccheranno tante valanghe? grandi o piccole? Tutte domande a cui oggi sappiamo rispondere. È vero che un inverno come questo non sono in molti a ricordarselo, con nevicate continue e momenti in cui la neve - specialmente all’interno dei nuclei - non si sapeva più bene dove ammucchiarla. Tuttavia, paragonarlo a quello del 1951 – premetto che non c’ero ancora – mi sembra assai azzardato. troppo dispiacere) non hanno potuto frequentare l’asilo o le scuole; i problemi con i trasporti degli anziani, degli allievi e delle persone che per qualsiasi ragione dovevano spostarsi dal proprio domicilio; i momenti in cui il Comune si è assunto l’onere e soprattutto la responsabilità di effettuare un picchetto di sorveglianza. Senza dimenticare quella magnifica giornata di carnevale, quando tutti, dal piazzale delle OFIMA, hanno potuto sentire il boato della valanga, rendendosi conto però soltanto dopo di essere rimasti bloccati, fortunatamente senza alcun incidente. Ora è giunta la primavera. Sembrava che più nessuno ne parlasse, che si erano già tutti dimenticati, invece lo scorso 21 maggio, abbiamo ricevuto la bella notizia direttamente dal Consiglio di Stato; verrà costruita una nuova galleria!! I N F O Se riassumo a mente i disagi che abbiamo avuto, è ovvio che il mio primo pensiero (forse anche l’unica immagine indelebile) va a quella località denominata, chissà perché, Bavorca. A questo proposito, bi- Alcuni mesi fa, il Municipio ha incontrato il Consisogna dire che di problemi ne abbiamo avuti gliere di Stato, Direttore del Dipartimento del Terparecchi; in particolar modo, nel gestire una situa- ritorio, Claudio Zali, il quale ha, da subito, anche zione di non sempre facili soluzioni. Una slavina durante i periodi in cui avevamo i maggiori disagi, cioè che, ad ogni nevicata, scendeva – anche se dimostrato il suo vero interesse alla questione, dinon sempre sino alla strada cantonale – più volte al giorno, e spesso anche di notte, a causa degli ingenti quantitativi di neve che si scaricavano in alta quota. Nel corso di quest’ultimo inverno, la valanga è scesa fino in basso a parecchie riprese, sbarrando per oltre una decina di volte la carreggiata della strada cantonale e raggiungendo in tre occasioni il tornante situato più a valle. Inutile ricordare i lunghi giorni in cui l’intera regione del Piano di Peccia è rimasta isolata dal resto Progetto indicativo, esito dallo studio delle varianti, da approfondire a del mondo, dove i bambini (magari senza livello architettonico e paesaggistico Redazione Apertura sportelli Recapiti del Comune Rivista semestrale: Tutti i numeri sono consultabili sul sito internet www.lavizzara.ch PRATO: lunedì 09.30 – 11.30 16.30 – 18.30 martedì09.30 – 11.30 mercoledì 09.30 – 11.30 giovedì 16.30 – 18.30 venerdì 09.30 – 11.30 Municipio di Lavizzara 6694 Prato VM Michele Rotanzi (responsabile) Bruno Donati Cristiana Vedova Fausta Pezzoli-Vedova Mina Patocchi Hanno collaborato: Bruno Giovanettina e il personale della cancelleria Ufficio tecnico: nuovi orari martedì09.30 – 11.30 giovedì 09.30 – 11.30 Tel. 091 755 14 21 Fax 091 755 10 42 [email protected] www.lavizzara.ch 4 cendosi intenzionato a voler risolvere definitivamente una problematica che per troppi anni è stata trascurata e per questo lo ringraziamo sinceramente. I progettisti del nuovo tunnel – Studio d’ingegneria Messi & Associati – hanno infatti ricevuto dal Cantone il mandato per analizzare la questione e proporre delle soluzioni (rapporto costo-beneficio) su tre differenti varianti esecutive. Dopo aver personalmente analizzato le diverse modalità d’intervento, con i relativi rapporti, Zali ha dunque proposto, ai suoi colleghi di Governo, la ratifica della variante massima del progetto, ossia il rifacimento completo della galleria con naturalmente il prolungamento dei rispettivi portali e la copertura di entrambe le corsie stradali. È ovvio che la realizzazione di questo nuovo tunnel – previsto a partire dal prossimo anno – comporterà parecchi disagi al transito veicolare. Sappiamo però che, per noi, è un’opera di fondamentale importanza e quindi dovremo giocoforza adattarci, consapevoli che tutto quanto sarà fatto unicamente per garantire la nostra incolumità e la futura sopravvivenza delle nostre regioni di montagna. Per continuare il percorso invernale, ricordo la sera in cui abbiamo dovuto sbarrare la strada cantonale fra Sornico e Peccia, per il timore che la valanga del “Riazzöö” potesse staccarsi e mettere in serio pericolo il transito sulla strada cantonale. Il mattino seguente, dopo un sorvolo d’ispezione in loco, eravamo tutti più tranquilli, soprattutto vedendo che la stessa era in parte già scesa nei giorni precedenti. Parecchia neve era però ancora presente nella zona di stacco, trattenuta in modo impressionante dalle nuove rastrelliere in legno, realizzate lo scorso anno, proprio allo scopo di diminuire i quantitativi di neve che man mano vengono scaricati nel canalone principale. Durante i sorvoli delle zone particolarmente a rischio di distacco valanghe, è stata spesso visitata anche la parte superiore del “Ri Scodao” (Prato Sornico). E qui, sebbene non fossimo sempre troppo tranquilli, bisogna dire che, fortunatamente, il tutto è stato più pacato del previsto: la valanga è scesa infatti più volte, uscendo persino dal terrapieno, ma senza destare eccessive preoccupazioni. Altro punto negativo dell’inverno appena trascorso – e questo è senz’altro stato il fattore determinante – più che gli ingenti quantitativi, è stato l’enorme peso specifico della neve caduta a creare enormi disagi. Ricordo d’aver pesato la massa nevosa al momento in cui a Fusio avevamo 280 cm di neve (6 febbraio) e di essere rimasto sbalordito: pesava ben 523 kg/mq. Nei giorni a venire, sono poi iniziati i lavori per liberare e sgomberare tetti e tettoie di vario genere. Forse, non ci sarebbe stato nessuno sfondamento, ma l’inquietudine di chi lavorava all’interno di questi capannoni era palpabile e il rischio era reale. Ora che la neve non c’è più, ci si accorge in modo progressivo dei notevoli danni che quest’ultima ha causato al patrimonio boschivo, ai pascoli e magari anche ad alcuni beni considerevoli che da tempo rendevano unico il nostro territorio. Ogni inverno è diverso, una nuova avventura che segna il passare del tempo dell’uomo e della natura. Ricordiamoci comunque sempre di avere il privilegio di vivere in luoghi stupendi, magnifici, che per nessun’altra ragione al mondo cambieremmo mai. Premunizione selvicolturale “Riazzöö”, Prato Sornico - 6 febbraio 2014 Tengo infine a ringraziare, anche a nome dei miei colleghi di Municipio, tutti coloro che hanno contribuito e collaborato, in un modo o nell’altro, a rendere unica questa singolare avventura. Siamo naturalmente consapevoli però che situazioni analoghe potranno ancora verificarsi, anche se l’esperienza di questo inverno appena trascorso ci ha sicuramente insegnato qualche cosa. ,OSHUVRQDJJLR 5 Gianfredo Camesi Un artista nomade e profondo, sempre in partenza e sempre di ritorno di Bruno Donati Non c’è dubbio alcuno, Gianfredo è uno dei nostri, apprezzato da tutti per la disponibilità al contatto umano, per il carattere gioviale e per la semplicità che lo caratterizza nel vivere tra la sua gente. Ma in lui si avverte una profondità di pensiero, una spontanea originalità nel suo modo di vita e si intuiscono solo vagamente gli ampi orizzonti che gli hanno consentito di intraprendere un percorso eccezionale nel campo del pensiero e dell’arte, fino ad avere un respiro universale che gli permette di muoversi nel tempo e nello spazio, senza confini. Ho la fortuna di conoscerlo da tempo, di essergli amico e di ritrovarlo talvolta in quei periodi che lui definisce “il ritorno al nido”. Questo breve testo, che entrerà nelle case lavizzaresi, riassume alcune riflessioni sgorgate da due incontri avuti a Menzonio nell’imprevedibile mese di aprile: una limpida mattina seduti al sole primaverile e pochi giorni dopo, accanto al camino acceso, mentre fuori cadeva ancora la neve come in inverno. La conversazione non aveva lo scopo di elencare tutta la sua multiforme produzione artistica e le innumerevoli esposizioni allestite un po’ ovunque nel mondo. Per questo ci sono i cataloghi. A noi, che trascorriamo l’esistenza tra le montagne, interessa aprire degli spiragli sull’uomo, sulle ispirazioni che lo hanno indirizzato, sui valori che lo sorreggono. In fondo cercare di capire un poco e di apprezzare Gianfredo Camesi per quello che ha fatto e che propone tuttora, come compito fondamentale della sua vita. Gianfredo è nato a Menzonio nel 1940 in una famiglia contadina con sette figli e in Ticino ha trascorso i suoi primi venti anni. Frequenta la scuola dell’obbligo a Menzonio e la conclude a Cavergno, prosegue poi con il ginnasio a Locarno. I genitori vedevano per lui la possibilità di farlo diventare maestro di scuola, un’ambizione frequente nelle famiglie contadine di quegli anni. Fin da bambino denota spiccate doti per il disegno che eseguiva in modo realistico, ma già con il bisogno impellente di scoprire il mondo attraverso la figurazione, quindi non unicamente per riprodurre la realtà ma come interrogazione sul senso della vita e delle cose. Al ginnasio il docente di disegno intuì questa sua predisposizione e suggerì ai genitori di fargli seguire una formazione all’Accademia di Brera. Le modeste condizioni famigliari non permisero di percorrere questa via e per lui si trovò quindi un posto di tirocinio come disegnatore edile presso lo studio di architettura di Oreste Pesenti a Locarno. Tutto sommato fu una fortuna, perché vi trovò un architetto affermato, molto vicino alla scuola del Bauhaus, e un piccolo cenacolo di personaggi stimolanti, come ad esempio Jean Arpe e Remo Rossi. Parallelamente alla professione, Camesi poté portare avanti lo studio dei pittori classici eseguendo copie di importanti dipinti di Michelangelo, di Reni, di Ciseri. Si avvicinava così al mondo dell’arte scoprendo una dimensione immensa e significati profondi. Non ancora ventenne acquisì già una 6 sua personale espressività, favorita dalla passione innata di osservare e dal bisogno di definire una misura dello spazio e del tempo. A vent’anni inizia una lunga peregrinazione – tuttora in atto – che lo porterà a soggiornare in varie parti del mondo, un’esperienza che ha influito sull’evoluzione della sua arte, in fondo della sua vita, facendone un cittadino cosmopolita in una realtà multietnica e multiculturale. Camesi, come lui stesso afferma, non è un emigrante simile ai suoi antenati, il suo è uno spostamento da nomade che lo porta verso luoghi in grado di nutrirlo culturalmente e di offrirgli stimoli sempre nuovi, pur mantenendo un campo base, Menzonio, dove regolarmente torna per riacquisire energie nuove, come in un grembo materno. In lui c’è la necessità continua di partire e di tornare: le due realtà, quella del villaggio e quella urbana, gli danno stimoli costanti e indispensabili per la sua ricerca e per il suo lavoro creativo. Il suo nomadismo lo ha iniziato fin da bambino, passando l’estate sull’alpe con i pastori e con il bestiame, e lo vive tuttora con la carovana della sua famiglia. I suoi spostamenti sono sempre stati dettati da ragioni sia sentimentali che intellettuali, ogni volta la sua vita si riformava sulla base di incontri affettivi e di stimolanti scambi culturali. La sua prima tappa è stata Ginevra, dove risiederà per 15 anni e dove all’inizio si guadagnerà da vivere in qualità di disegnatore edile, ma in ogni momento libero, alla sera e talvolta per l’intera notte, si dedicava intensamente all’arte e alla ricerca, sviluppando un discorso molto personale. In quel periodo l’arte figurativa nella città di Calvino seguiva una via figurativa assai tradizionale, per Camesi poco stimolante, ecco perché regolarmente partiva per l’Italia, la patria dei grandi maestri. A Firenze collaborò con un gruppo di ricerca, incontrando artisti importanti quali Calderara e Fontana. A metà degli anni Sessanta fu spesso anche a Zurigo, attirato da movimenti d’avanguardia quale il costruttivismo zurighese: conobbe personaggi come Max Bill e i galleristi Renée e Maurice Ziegler, i primi a presentare l’arte americana d’avanguardia di quel tempo. Grazie al fortunato incontro con questi galleristi Camesi poté dedicarsi interamente all’arte. A Ginevra divenne presto il capofila di un discorso nuovo a cui aderirono parecchi artisti, influendo anche sugli indirizzi della Scuola di Belle Arti e allargatosi in seguito alla Svizzera romanda. Parigi, che già frequentava saltuariamente, divenne la sua seconda tappa e qui risiederà e lavorerà per ben 25 anni sviluppando le sue principali attività artistiche. I fermenti dell’”École de Paris” e i grandi maestri dell’arte figurativa di quel momento facevano della metropoli francese un luogo privilegiato di apertura e di confronto, alla ricerca di forme nuove di espressione. A partire dagli anni Settanta sono numerosi i suoi soggiorni in varie parti del mondo dove espone le sue opere o realizza importanti progetti figurativi. Nel 1973 è chiamato a rappresentare la Svizzera alla XXII Biennale di São Paulo in Brasile; segue poi un viaggio attraverso l’America Latina e il Messico, che lo porterà per la prima volta a New York . Da segnalare inoltre soggiorni ad Amsterdam, Bochum, Perugia, Tokio, Roma. Nel 1998 si trasferisce per quattro anni a Vienna dove, sul solco delle tematiche a lui care e fondamentali, lavora ai cicli: Espace mesure du temps, Forme de lumière e Chemin du corps. Nel 2002 Colonia diviene il suo luogo di residenza e di produzione artistica e in questa importante città vive da 12 anni con la sua famiglia. In tutto questo girovagare per il mondo un punto resta fermo, come baricentro di una vita, di un pensiero, di un’operosità profonda e incessante: Menzonio. Qui Camesi ritorna spesso, spinto da un’esigenza 7 profonda e impellente. È un attaccamento alla radice che lo richiama alle origini, alla madre terra che gli ha dato vita, che sempre lo accoglie, ogni volta con fattezze nuove e sorprendenti. Come nel nostro ultimo incontro a fin aprile con la neve che imbiancava tutto e che Gianfredo indicava come l’abito bianco di una sposa, subito dismesso al ritornare del sole e del tepore primaverile. Inoltre per lui Menzonio e la sua gente sono come una grande famiglia di cui si sente parte integrante e nei confronti della quale prova un forte senso di riconoscenza. Per sottolineare l’amore che prova per la sua terra e per la comunità che vi vive ha collaborato, ad esempio, al restauro degli edifici religiosi e donato, tra l’altro, la composizione Genesi di un’opera, presente nell’oratorio della Vergine Assunta. Per Gianfredo il richiamo dell’arte, più che un piacere o un bisogno, è un dovere che lo investe di una responsabilità che lui sente molto forte e che non vuole tradire. È così che lui parla delle doti ricevute che hanno caratterizzato la sua vita e che lo guidano tuttora: «l’arte per me è come un dono che mi offre la possibilità di dialogare con il creato, quindi con il creatore. Fare arte è un’obbedienza. Nella nostra cultura e nella nostra educazione ci hanno insegnato a ubbidire, a essere semplici e umili, dare con generosità. Io ho ricevuto in dono le mie doti e ora mi sento in dovere di trasmettere a tutti quanto ho raggiunto con il mio lavoro». L’incontro con Gianfredo Camesi nella sia piccola e accogliente casa di Menzonio, dove si percepisce ancora il passaggio di numerose generazioni di contadini e dove si respira un ambiente sereno, si conclude con qualche osservazione, non più solo dell’artista ma dell’uomo nomade che è stato e che è tuttora, aperto agli altri e tollerante. «Percorrendo varie parti del mondo ho riscontrato culture diverse, molteplici tradizioni, disparati modi di vivere e di pensare. Ma l’umano è sempre umano, con la sua sofferenza e le sue gioie, con le sue domande, con la sua cultura. Siamo tutti uguali, nel piccolo e nel grande, su questa terra». La nostra rivista è pubblicata con il sostegno di Vallemaggia Sede principale: Agenzie: Maggia Tel. 091 759 02 50 Lu e Ve 09.00-12.00 14.00-18.00 Ma-Me-Gi 09.00-12.00 14.00-17.00 Cevio Tel. 091 759 02 50 Lu-Ve 09.00-11.00 15.00-18.00 Peccia Tel. 091 759 02 50 Lunedì 15.00-18.00 Mercoledì 09.00-12.00 Giovedì 15.00-18.00 8 Sanità valmaggese, fra passato e futuro di Fausta Pezzoli-Vedova Con l’inaugurazione del nuovo Centro Sociosanitario di Vallemaggia a Cevio, ora battezzato “Residenza alle Betulle”, il fulcro della sanità della valle s’incammina sul viale della modernità, del guardare avanti, dell’essere vigili e pronti a rispondere alle necessità della popolazione che, come a tendenza globale, in futuro godrà di prospettive di vita più durevoli che non in passato. E questo con tutte le possibili incognite sul piano della salute che presuppone, quindi, la necessità di dare delle risposte, meglio, di operare affinché sia possibile donare più “vita e qualità” alla longevità. Il nuovo Istituto si trova nel cuore della valle, in pratica alle porte della nostra Lavizzara per cui è una presenza importante per la gente di qui, giacché dà loro l’opportunità di avere nelle vicinanze un centro che nel bisogno potrà garantire la continuità delle cure a pazienti dimessi da ospedali ma non ancora pronti per tornare a casa (15 letti post-acuti), offrire la degenza in Casa anziani (33 letti + 14 a Someo) e prendersi carico di invalidi adulti (12 posti 9 letto). La Residenza alle Betulle dispone pure di un ambulatorio medico e di un servizio di fisioterapia: entrambi sono a disposizione anche dell’utenza esterna. Gestita dall’Associazione valmaggese di aiuto domiciliare, invalidi adulti e casa anziani (presieduta da Ivo Lanzi) la nuova casa della salute dei valmaggesi – diretta da Cesare Cattori - ha iniziato il cammino di “rodaggio” nel mese di maggio 2013 e ora è entrata nella fase di pieno regime dando lavoro a un centinaio di persone. «Con questo Centro la Vallemaggia è già nel futuro»; ha affermato il direttore del DSS on. Paolo Beltraminelli nel giorno dell’inaugurazione. Vallemaggia ha il dovere di richiamare alla meoria per non lasciarla scomparire fra le pieghe del tempo. Vicissitudini e difficoltà non sono certo mancate neppure sul percorso del nuovo Centro Sociosanitario: a ricordarle nel giorno dell’inaugurazione, l’avv. Marco Fiori, presidente della Fondazione Vallemaggia, proprietaria della “Residenza alle Betulle”. Quindi gratitudine va espressa anche a quelle entità politiche della valle che, quando a fine anno 2000 il Cantone ufficializzò la chiusura dell’Ospedale di zona di Cevio, seppero reagire alla “doccia fredda”, attivandosi per mantenere una struttura sanitaria efficiente e moderna. Futuro che per completarsi necessità però anche del passato. E il trait d’union che congiunge il trascorso con il presente è dato dall’importanza di possedere una casa della sanità che, oggi come ieri, sappia soddisfare le necessità delle persone evitando l’obbligatorietà di dover uscire dalla valle per ogni e qualsiasi bisogno legato alla salute o al divenire anziani. Oggi, è pur vero che lo spostamento avviene con maggiore facilità rispetto al passato; la gente è più abituata e i mezzi di trasporto sono velocissimi, ma il desiderio, specialmente per chi è un po’ in avanti con gli anni, di mantenere il contatto con le proprie radici in molti casi resta un’esigenza impellente, forse anche un elemento vitale per la qualità di vita. Necessità attuali, ma anche, e forse ancora più sentite nel tempo andato, all’inizio del 1900 quando in valle non c’era una casa nella quale trovare ospitalità per farsi curare obbligando la gente a lunghe e disagiate trasferte verso Locarno. Oppure, sovente, a morire a casa, assistiti da coscienziosi medici che con grande umanità accompagnavano il malato sulla soglia dell’ultimo viaggio. Così, fra passato da ricordare, e futuro da costruire, la sanità della Vallemaggia continua a essere un’opportunità e una presenza sicuramente valida e apprezzata. L’occasione è quindi propizia anche per ricordare con riconoscenza i pionieri di allora, uomini di valle, di altri tempi che, incoraggiati dal sostegno della popolazione, fra grandi difficoltà – in primo luogo finanziarie, superate solo grazie a tanta generosità giunta anche da compaesani emigrati oltre oceano – dopo una decina di anni di lotte e di preoccupazioni coronarono la loro opera con l’inaugurazione del primo ospedale; era il 24 settembre 1922. Uno spezzone di storia e un ponte fra generazioni che la 10 Notizie e comunicati in breve… Attività del Consiglio Comunale E nella seduta ordinaria del 13 giugno 2014 presso la sala del CC a Prato, alla presenza di 15 consiglieri comunali ha espresso le seguenti decisioni: (tra parentesi le cifre 2012) - Ha rinnovato l’ufficio presidenziale per l’anno 2014 che risulta così composto: presidente Ivan Mattei, 1° vice-pres. Maddalena Giuseppe, 2° vice-pres. Antonio Mignami. - Ha approvato il consuntivo comunale 2013 che, dopo un ammortamento straordinario di Fr. 141’069.– ha chiuso con un avanzo di esercizio di Fr. 65’876,84 (Fr. 80’241,91) dovuto a entrate per Fr. 3’243’051,65 (Fr. 3’026’687,31) e uscite per Fr. 3’177’174,81 (Fr. 2’946’445,40) - Ha approvato il consuntivo 2013 dell’Azienda Acqua Potabile di Lavizzara che presenta una maggiore entrata di Fr. 39’227,18 (Fr. 34’311,25) dovuta a entrate per Fr. 230’767,19 (Fr. 235’650,90) e uscite per Fr. 191’540,01 (Fr. 201’339,65) . - Ha concesso il credito di Fr. 50’000.– per l’acquisto della particella no. 104 RFD sez. di Peccia in zona artigianale, di proprietà del sig. Barzaghi Mauro. Discariche abusive Si ricorda alla popolazione e alle ditte operanti in Lavizzara che la nuova discarica comunale controllata di Peccia (zona Cristallina) ha sostituito tutte le vecchie discariche presenti nel nostro comprensorio. Esse sono perciò definitivamente chiuse e vige il divieto assoluto di depositare materiale di qualsiasi tipo. Per il deposito di materiale presso la discarica di Peccia é obbligatorio annunciarsi presso la cancelleria a Prato tel. 091 755 14 21. Deposito ramaglie Nelle differenti discariche sono stati riservati degli appositi spazi per l’esclusivo deposito delle ramaglie, le quali annualmente verranno truciolate da parte del Comune. Questi spazi sono delimitati nell’ex discarica del Piano di Peccia (per la Valle di Peccia), nell’ex discarica di Mogno (per Mogno e Fusio) e nella discarica ufficiale di Peccia per le restanti frazioni del Comune. Deposito del verde Con il termine “verde” si intende l’erba e gli scarti da giardino (non legnosi). Gli stessi devono essere trasportati nelle discariche sopraccitate e depositati assieme al materiale inerte. Ufficio tecnico intercomunale A partire dal 1° di aprile è entrata in vigore la convenzione tra i comuni di Cevio, Lavizzara e Rovana per la creazione dell’ufficio tecnico intercomunale Il sig. Bianchini Daniele è stato assunto a tempo pieno dal comune di Cevio con un riparto dei costi del 40% a nostro carico. Oltre all’edilizia privata al sig. Bianchini è stata affidata la conduzione della nostra squadra operai. Qualsiasi segnalazione di intervento sul terri- 11 torio deve essere annunciata direttamente all’ufficio tecnico tel. 091 755 14 21 oppure al no. 079 127 49 70. I nuovi orari di apertura dell’ufficio tecnico a Prato sono: martedì e giovedì dalle 09.30 alle 11.30 Altri orari sono possibili dietro appuntamento Piscina comunale di Bignasco Il Municipio di Lavizzara ha deciso di aderire all’iniziativa promossa dal Comune di Cevio per l’entrata a prezzi di favore dei domiciliati nei Comuni della Vallemaggia. Per quanto riguarda le persone residenti nel nostro comprensorio, il Comune di Lavizzara si farà perciò carico della differenza di prezzo fra la tariffa per i domiciliati a Cevio e quella dei non domiciliati per i seguenti abbonamenti: abbonamenti 10 entrate - adulti: domiciliati Fr. 45.– non domiciliati Fr. 55.– - adulti AVS: domiciliati Fr. 35.– non domiciliati Fr. 45.– - giovani/studenti: domiciliati Fr. 30.– non domiciliati Fr. 40.– abbonamenti stagionali - adulti: domiciliati Fr. 100.– non domiciliati Fr. 120.– - adulti AVS: domiciliati Fr. 80.– non domiciliati Fr. 105.– - giovani/studenti: domiciliati Fr. 60.– non domiciliati Fr. 90.– - famiglia: domiciliati Fr. 200.– non domiciliati Fr. 250.– Il rimborso della differenza di prezzo potrà essere richiesto alla nostra Cancelleria comunale dietro presentazione della ricevuta di pagamento. Centesimo compleanno della signora Alma Medici Lo scorso 7 aprile la signora Alma Medici ha festeggiato, attorniata dalla sua famiglia, l’invidiabile traguardo del centesimo compleanno. Il Sindaco Michele Rotanzi ha fatto visita alla signora Medici portando il saluto del Municipio e di tutta la popolazione della Lavizzara. 12 Serata per i dieci anni del comune di Lavizzara Venerdì 4 aprile 2014, in occasione del decimo anniversario della nascita del Comune di Lavizzara, il Municipio ha organizzato una serata speciale per sottolineare l’evento presso la sala multiuso del centro scolastico di Sornico. Dopo la parte ufficiale, nel corso della quale hanno preso la parola il Sindaco Michele Rotanzi, il Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli e l’ex Consigliere di Stato Luigi Pedrazzini, il folto pubblico presente ha potuto assistere ad un concerto del gruppo di musica popolare “Vent Negru”. La serata si è conclusa con un rinfresco offerto dal Comune presso il Centro sportivo Lavizzara. Esposizione zootecnica valmaggese In data 27 aprile 2014 si è svolta presso il Centro Sportivo di Lavizzara la tradizionale esposizione zootecnica, organizzata dalla Società Agricola Valmaggese. La manifestazione, come lo scorso anno, è stata accompagnata da un tempo piovoso e freddo, nonostante questo ha avuto un ottimo riscontro di pubblico che ha potuto ammirare i migliori capi bovini e caprini valmaggesi. Il concorso ha visto vincere tra i bovini: Wanda per il titolo di Miss Vallemaggia 2014 (proprietari Giorgio e Michele Dazio) e Laerche per il titolo di Miss Mammella 2014 (proprietari Valerio e Simone Tabacchi). Tra i caprini hanno primeggiato Obelix (proprietario Luigi Ernst) per la categoria Nostrana e Dama (proprietari Lia e Gabriele Dazio) per la categoria Nera Verzasca. Gradita ospite dell’esposizione zootecnica è stata la Fondazione Centro Capra che per il primo anno ha proposto il concorso dei formaggi caprini ticinesi; poco prima di mezzogiorno si è potuto assistere alla premiazione. 13 Trentesimo anniversario della Scuola di scultura di Peccia Nel 1984 lo scultore Rolf Flachsmann decise di insediare nell’ex Comune Peccia il proprio laboratorio di scultura per sfruttare a fini artistici la materia prima fornita dalla cava di marmo. Nell’ambito della sua attività, fondò una scuola che portava il suo nome e cominciò ad impartire corsi accompagnato da alcuni amici scultori. Qualche anno dopo, nel 1987, Alex Naef rilevò l’attività e ribattezzò l’istituto con il nome di “Scuola di scultura di Peccia”. Nel corso del tempo la scuola si è costantemente rinnovata e ampliata grazie al successo sempre crescente dei corsi e delle mostre organizzati dalla Direzione. Quest’anno, in occasione del trentesimo anniversario è stata organizzata un’edizione speciale del “Sentiero delle sculture”. Saranno infatti esposte opere degli artisti più importanti che, in qualità di insegnanti, hanno contribuito a plasmare l’immagine e l’attività della scuola di scultura. La mostra all’aperto, inaugurata il 3 maggio scorso, sarà visitabile fino al 2 novembre 2014 e contribuirà ad arricchire il vasto panorama di iniziative culturali e ricreative offerto dal nostro Comune nel corso della stagione estiva. 14 Quasi 200 motociclisti in Lavizzara Grazie alla bella giornata, circa 200 motociclisti hanno partecipato, giovedì primo maggio all’aperitivo del motociclista svoltosi in Vallemaggia. Dopo aver fatto tappa a Bosco Gurin i partecipanti si sono ritrovati al centro sportivo di Sornico per il pranzo. Grazie alla Federazione Motociclistica Svizzera e all’ UPI, organo per la sicurezza stradale, era presente anche un simulatore di guida sul quale i centauri hanno potuto provare le loro capacità. L’evento è stato organizzato dal Moto Cub Vallemaggia presieduto da Michele Delponte. Assemblea dell’Alleanza Patriziale ticinese (ALPA) Sabato 24 maggio 2014 al Centro Sportivo Lavizzara di Sornico. La Lavizzara ha avuto l’onore di ospitare in una splendida giornata primaverile l’annuale Assemblea generale dell’Alleanza Patriziale Ticinese alla presenza di oltre 200 delegati in rappresentanza di un centinaio di Patriziati ticinesi. Scusati nell’occasione i Patriziati della regione Valle di Muggio assenti in corpore per la concomitanza che ha visto la consegna del premio “Paesaggio dell’anno 2014” al locale Museo etnografico da parte della Fondazione Svizzera per la tutela del paesaggio. Il presidente ALPA, Tiziano Zanetti, ha condotto magistralmente l’assemblea durante oltre 2 ore e mezzo. Gli onori di casa sono stati portati dal Sindaco Michele Rotanzi, al quale hanno fatto seguito parecchi altri interventi. Fausto Rotanzi, Presidente del Patriziato di Peccia è intervenuto a nome dei 7 Patriziati lavizzaresi (Fusio, Peccia, Prato, Sornico, Broglio, Menzonio e Brontallo), organizzatori dell’evento coordinato con professionalità da Germano Mattei. 15 Nel corso dei lavori assembleari, il Consiglio Direttivo dell’ALPA e l’unanimità dei presenti all’Assemblea, hanno votato una risoluzione per esprimere profonda preoccupazione per la situazione nella quale si trovano i boschi di castagno di tutto il Ticino a causa del massiccio attacco del cinipide che sta distruggendo un valore territoriale, storico e di protezione indispensabile per il nostro Cantone. Con la Risoluzione, l’Assemblea ALPA unanime esorta le autorità cantonali e federali competenti a fare tutto il possibile per cercare di porre un freno a questa piaga che potrebbe distruggere in modo irreparabile parte del patrimonio boschivo Al termine dell’assemblea, i delegati e gli ospiti - tra i quali il Consigliere di Stato Norman Gobbi, il presidente del Gran Consiglio Gianrico Corti (da anni non si vedeva il primo cittadino del cantone!), il rappresentante della Federazione Svizzera dei Patriziati Gaspard Studer, Luigi Pedrazzini, già Consigliere di Stato, i granconsiglieri Giacomo Garzoli, Aldo Pedroni, Mauro Minotti e Franco Celio (che ha perorato anche una maggiore sensibilità per i danni causati dai lupi), e il presidente di Vallemaggia Turismo, Renzo Piezzi) hanno apprezzato l’aperitivo offerto dal Comune di Lavizzara e servito dal Ristorante Lavizzara e quindi un ottimo pranzo a base di polenta e umido ad opera della Società Pattinaggio Lavizzara. Oltre 250 le porzioni distribuite. Il pomeriggio ha proposto ai partecipanti un momento culturale-ricreativo con la visita di alcune strutture della Lavizzara: Il progetto pilota di sviluppo regionale e di promozione di prodotti indigeni del settore primario di Brontallo; Il marmo e la Scuola di scultura di Peccia; la chiesa di S. Giovanni Battista a Mogno e mulino, segheria e pesta di Fusio. Ulteriori informazioni sul sito: www.alleanzapatriziale.ch 16 Separazione del territorio promiscuo tra Brontallo e Menzonio nel 1868 di Bruno Donati Ogni villaggio raccoglie le proprie case attorno a un campanile, a una piazza, a un luogo dove si radunava la vicinanza: solo più tardi la comunità si stringe accanto a una casa in grado di accogliere la scuola, il comune e il patriziato. Per i piccoli agglomerati l’autonomia amministrativa e religiosa non è sempre stata garantita, taluni hanno conosciuto un susseguirsi di fasi di aggregazione o di divisione. Come è il caso, ad esempio, di Menzonio e Brontallo negli ultimi secoli. Fino a inizio Quattrocento i villaggi di Menzonio e di Brontallo facevano parte di una grande vicinanza nella quale figurava pure Cavergno e Bignasco; solo in seguito si legarono indissolu- bilmente alla Lavizzara. Nel 1506, con lo stacco dalla chiesa matrice di Cevio, si formò la parrocchia di Menzonio con giurisdizione religiosa anche su Brontallo. Quest’ultima località divenne parrocchia autonoma nel 1655. Durante il lungo periodo della dominazione svizzera i due villaggi formavano due entità distinte pur conservando il territorio in comune e ciò ha reso necessaria la stesura di ordinamenti denominati “Patti ordenationi et faule dil Comune di Menzoni et Brontallo”. Di questi statuti si sono conservate tre copie che coprono il periodo che va da inizio Seicento a metà Settecento. Con l’indipendenza del Cantone Ticino, a partire 17 dal 1803, le due comunità si staccarono dal punto di vista politico-amministrativo (Comune), ma conservarono la condivisione del territorio e delle sue risorse, preziose e vitali in un’economia di sussistenza (Patriziato). La suddivisione del territorio promiscuo e la formazione dei due patriziati distinti è stata molto laboriosa, accompagnata nel corso dell’Ottocento da un lungo processo che ha creato disaccordo e risentimento fra due comunità contigue, fino allora solidali. Il ritrovamento, avvenuto nel 2008 in una casa privata di Cavergno, di un importante incarto formato da numerosi manoscritti (ora conservato nell’archivio del Comune di Lavizzara) permette di ricostruire il tribolato percorso, che, nel 1868, porta alla separazione del comprensorio comune e alla nascita di due patriziati distinti. “Vertendo litte et differenzie” Già nei primi anni dell’Ottocento – soppressi gli ordinamenti che per circa tre secoli avevano determinato il vivere civile – nei due villaggi si sente sempre più vivo il desiderio di interrompere il percorso comune per seguire strade diverse. Un documento del 1808, sottoscritto dai rappresentanti delle due parti, lo esprime chiaramente: “Le due terre di Menzonio e Brontallo esendo in litigho riguardo la divisione del teritorio comunalle […] cioè alpi boschi pascoli pescha ed ogni altra cosa […] si sono parimenti acordate ed intese di considerarsi da ora in avanti come due comuni separate e divise […]”. Lo stesso manoscritto indica il modo di procedere: “abiamo risolto di consultare varie persone sagge e dotte periti e prudente per conoscere ciò che sara di ragione di diritto e di dovere”. L’anno successivo il Tribunale d’Appello indica uno dei criteri da adottare, vale a dire, la spartizione deve avvenire in funzione del numero degli abitanti: a Menzonio 190 anime e a Brontallo 120. E subito i nodi vengono al pettine, tanto più che si dovrà tenere conto anche della qualità del territorio, della presenza di proprietà private, di antichi diritti d’acqua, di stramare, di tagliare fieno selvatico e tante altre prerogative. Ci si inoltra in un vicolo cieco fatto di rivendicazioni, di proteste e di accuse; trascorrono così oltre cinquant’anni di convivenza forzata e conflittuale in una casa comune che si vorrebbe dividere. La caccia ai patrizi domiciliati fuori comune Da tempi immemorabili le due piccole comunità avevano subito le conseguenze di intensi fenomeni migratori con partenze anche definitive e con insediamenti in paesi lontani. Malgrado il trascorrere del tempo e i contatti sempre più labili con il paese natio tutta questa gente avrebbe ancora potuto essere patrizia? E dopo quante generazioni? Nella speranza di aumentare la forza numerica della popolazione e influire così a proprio vantaggio sulla divisione del territorio, inizia, da una parte e dall’altra, la ricerca dei discendenti di vecchi emigranti, arretrando l’indagine fino al 1600. A Brontallo, ad esempio, si scoprono come possibili patrizi un gran numero di Jelmoni residenti a Brissago e Giacomini da lungo tempo in Francia. A Menzonio non si è da meno e vengono alla luce i Testorini e i Camesi a Roma, i Canova a Losone, i Camesi e i Tonini a Prato e Broglio, ancora Camesi in Olanda, i Caneva di Losone e parecchi 18 altri ancora. Le cifre ufficiali decise dal Tribunale di Appello vengono così stravolte: Menzonio rivendica 227 attinenti e Brontallo 205. Tre arbitri Visto che la situazione diviene sempre più inestricabile e che non potrà che peggiorare allorquando bisognerà definire la linea divisoria, i due municipi, nel settembre 1864, decidono di affidarsi al giudizio inappellabile di tre periti nominati dal Tribunale distrettuale di Vallemaggia. Si tratta di: Innocente Bazzi di Brissago, Giuseppe Mattei di Peccia, Giuseppe Palla di Cevio. In pieno accordo e senza perdere tempo, i tre arbitri suddividono il territorio promiscuo in 16 lotti: 8 sul versante a solivo e 8 da ovigo. Per ogni unità si provvede a fare una precisa delimitazione, descrizione, estensione e stima. Si procede pure a tracciare una chiara linea di demarcazione dei due distinti territori e il tutto viene inserito in un piano corografico a colori che rende la loro proposta di divisione precisa ed evidente. Finalmente si ha ora un progetto su cui riflettere e confrontarsi; dopo i litigi sul rispettivo numero di abitanti, durati decenni, si passa ora a problemi concreti e importanti per la vita quotidiana. Entrano in scena i principi del foro Il progetto di divisione in un primo momento viene giudicato, sia dagli abitanti di Menzonio che da quelli di Brontallo, come : “sommamente commendevole, sia per la sua brevità e chiarezza, sia per lo studio dell’impianto, e per l’eleganza della formazione”. Viene così accettato, “salvo pochissimi rimarchi da porsi in considerazione al momento del giudizio definitivo”. Nella seconda metà dell’Ottocento si contava ancora un certo numero di analfabeti e la maggior parte della popolazione aveva ben poca dimestichezza con il leggere e con lo scrivere. Per le due comunità risultava così difficile difendere la propria posizione per iscritto e districarsi tra leggi, regolamenti e codicilli vari: si decise così di affidarsi al sostegno di giuristi, risultati veri e propri azzeccagarbugli. Menzonio venne patrocinato dall’avv. Marco Capponi e Brontallo dall’avv. Vittore Scazziga. La situazione si complica e nel gioco reciproco, volto a difendere i propri interessi, si cerca di sminuire il valore di quanto viene concesso e di accrescere, oltre il dovuto, il pregio attribuito ai beni della controparte. Tutto quello a cui si deve rinunciare viene vissuto come un sacrificio inaccettabile e suscita richieste di deroga o di abrogazione. In breve tempo gli avvocati danno origine a lunghe prese di posizione e producono repliche e controrepliche, paginate infarcite di dotte citazioni in latino, di accuse e controaccuse, il tutto in un enigmatico linguaggio giuridico. Il dibattito sul progetto di divisione dura quattro anni e la mediazione degli arbitri richiederà molta diplomazia e grande pazienza. Alla fin fine, dopo la decisione finale (lodo), presa il 7 novembre 1868, le due comunità saranno costrette a provvedere alla taglio di alcuni boschi per poter onorare le fatture salate dei loro difensori. Cosa svelano i documenti Dalla lettura di tutto l’incarto si traggono numerose informazioni: sull’importanza economica dell’intero territorio, dal fiume alle vette, sul ruolo dell’individuo e della comunità, su costumi e tradizioni locali. Vengono svelati numerosi toponimi e le caratteristiche dei luoghi, appare evidente la vastità dell’area coltivata, l’importanza dell’alpeggio e della selvicoltura. Riaffiorano aspetti allora vitali, quali ad esempio: la strenua difesa dei diritti acquisiti dai proprietari di Menzonio a Serenello “di pascolare, fienare, stramare e legnamare in tutte le vicinanze di detta montagna”, dei brontallesi a tagliare e raccogliere fieno di bosco in Val Grande, dirupata valle secondaria della Val Cocco. E ancora, la rivendicazione dei proprietari di Scing’iöra ad Menzói per poter abbeverare il bestiame all’Èrbi, su territorio di Brontallo. L’arte del compromesso praticata dai tre arbitri ha saputo avvicinare le parti, chiedendo ad ognuna sacrifici e accordando vantaggi reciproci, per una soluzione durevole che perdura tuttora. L’ospite 19 Le api e gli apicoltori: operaie e sentinelle dell’ambiente in cui viviamo di Davide Conconi, Presidente Società Ticinese di Apicoltura L’ape e l’apicoltura in questi ultimi anni sono salite alla ribalta. Oramai non si contano più gli articoli in giornali e riviste, i reportage televisivi e le interviste radiofoniche che fanno stato di un animale e di un’attività in crisi. Tutto comincia oltre una decina di anni fa, quando una vera e propria ondata di morie devasta le popolazioni di api del mondo intero. Si teme per il futuro dell’apicoltura. Rapidamente si fa largo la consapevolezza che le conseguenze della scomparsa delle api vadano ben oltre la disfatta della produzione di miele e tocchino pesantemente addirittura la produzione primaria di cibo, venendo a mancare il lavoro essenziale d’impollinazione. È curioso annotare il fatto, ineluttabile segno dei tempi, che va dato a una bufala mediatica il merito di aver attirato l’attenzione sul ruolo centrale delle api negli ecosistemi che ci ospitano. Mi riferisco, l’avrete capito, alla famosa frase, quasi una drammatica profezia, attribuita ad Albert Einstein, che descrive un futuro funereo per l’umanità in caso di scomparsa delle infaticabili bottinatrici. Oggi è assodato che il grande scienziato non l’abbia mai enunciata, d’altronde è certo che lui non si sia mai interessato di entomologia, né di api, né tantomeno di apicoltura. Non si può essere i primi della classe dappertutto, in fondo il ricercatore ha già dato moltissimo all’umanità in altri campi del sapere. Personalmente ritengo che uno scienziato come Einstein, se vivesse ai nostri tempi, certamente non rimarrebbe insensibile alle difficoltà che oramai da anni stanno accompagnando la sopravvivenza delle api, tanto che con tutta probabilità pronuncerebbe la fatidica frase anticipata dai volantini dell’Union Nationale de l’Apiculture Française nell’inverno del 1994. Già, perché è dell’UNAF l’invenzione della “profezia di Einstein”. Nel ’94 il sindacato degli apicoltori professionisti si inventò la dichiarazione di Einstein per sensibilizzare la popolazione europea sulle conseguenze dell’abbandono dell’apicoltura sul Vecchio continente, messa sotto pressione dalle importazioni di miele estero a basso costo, principalmente di origine cinese. La frase di Einstein nel 1994 non ebbe molto effetto, tanto che la liberalizzazione dei mercati legati ai prodotti agricoli e apistici, in particolare, continuò implacabile e l’apicoltura professionistica subì non pochi contraccolpi economici negativi, come tutta l’agricoltura europea d’altronde. L’impatto mediatico della citazione assunse una tutt’altra dimensione invece, una decina di anni fa, quando fu riproposta in piena ondata di morie d’api. In fondo la “bugia buona” dell’UNAF ha avuto il merito di risvegliare l’attenzione della popolazione su un esserino – tutto sommato anche un po’ fastidioso, per via delle sue dolorose punture - fondamentale per il buon funzionamento degli ecosistemi, per la produttività primaria e per l’incremento della biodiversità. La falsa citazione di 20 che per fronteggiare le perdite di colonie i costi dell’apicoltura sono letteralmente esplosi in questi ultimi anni. Il discorso prende tutt’altro valore, è il caso di dirlo, se calcoliamo il reddito generato dall’attività di impollinazione delle api sul territorio. Secondo studi condotti in Svizzera all’inizio del secolo dal Centro nazionale di ricerche apistiche, l’infaticabile lavoro di impollinazione delle api crea un valore distribuito sul territorio (produzione di colza, girasole, piccoli frutti, mele, ecc) cinque volte superiore al guadagno generato dalla vendita del miele prodotto dalle stesse colonie di api. Einstein poi, rappresenta un condensato magistrale di un corso di ecologia del territorio e delle popolazioni, comprensibile a tutti. Finalmente, la consapevolezza che il nostro benessere e la nostra esistenza dipende anche dalle api è arrivata nel nostro Cantone, anche grazie alla fatidica frase. La nostra è una piccola realtà apistica. In Ticino operano circa 500 apicoltori che si occupano, possiamo stimare, di circa 8000 arnie. La stragrande maggioranza di questi sono appassionati hobbisti che allevano una decina, o poco più, di colonie di api. Ma non dobbiamo dimenticare che nel nostro cantone operano anche alcuni apicoltori semi-professionisti e professionisti per i quali il reddito di questa attività è fondamentale per tirare avanti. Il giro d’affari movimentato nella nostra regione dall’attività apistica è estremamente difficile da definire anche perché stiamo parlando di un esercizio fortemente influenzato dalle bizze del tempo. Indicativamente, possiamo affermare che, in media, la cifra d’affari totale generata annualmente direttamente dai prodotti dell’arnia in Ticino non raggiunge i 2 milioni di franchi. Insomma, gli apicoltori non hanno di che arricchirsi! Soprattutto se teniamo conto del fatto Mi vengono le vertigini invece, se penso al valore prodotto in favore della biodiversità espressa dal nostro territorio. Si tratta di una cifra inestimabile! Una moltitudine di alberi, arbusti e fiori dipende dall’impollinazione degli insetti per riprodursi ed assicurare la presenza sul nostro territorio, che grazie a loro prende le parvenze di una tela tempestata di colori. Sappiamo poco su di loro, ma molti altri insetti impollinatori, fra cui le centinaia di specie di api selvatiche che popolano le nostre valli sono in rapida rarefazione, perciò il ruolo di backup svolto dalle api è ancora più prezioso. Ci immaginiamo le nostre valli e le nostre montagne senza i colori e i profumi dei fiori? Possiamo rappresentarci le conseguenze di ciò per l’industria del turismo, tanto per citarne una? 21 Insomma le api, domestiche o selvatiche che siano, sono in pericolo. I fattori che ne determinano il declino sono sicuramente molteplici. I parassiti, in primis la varroa per quanto riguarda le api da miele, i pesticidi, soprattutto gli insetticidi ma anche fungicidi ed erbicidi, degradazione e repentini cambiamenti dell’habitat e mutamenti climatici agiscono assieme, negativamente, sull’esistenza di tutti gli insetti pronubi. Gli apicoltori fanno fatica a portare avanti le colonie e l’ambiente stenta a mantenere tutta la biodiversità caratteristica dei suoi ecosistemi. giardinieri tutti, possono intervenire favorendo le api. In che modo? Rinunciando, il più sovente possibile, all’utilizzo di pesticidi – sono costosi ed implicano sempre un effetto indesiderato sulla flora o sulla fauna non oggetto del trattamento; privilegiando l’utilizzo di specie arboree, arbustive ed erbacee indigene; integrando strutture che permettono l’insediamento e la riproduzione di insetti impollinatori. Promuovendo la flora indigena ricca di fiori, indirettamente si favoriscono gli uccelli perché si cibano degli insetti che ronzano attorno ai fiori o perché approfittano dei frutticini che prima o poi matureranno sui rami. A proposito, alcune delle specie di alberi e arbusti graditi dalle api producono anche ottima frutta per deliziose marmellate. Questa è vera ecologia! Favorendo le api e gli insetti impollinatori creiamo un percorso virtuoso che, passando dagli uccellini del nostro giardino, provoca ricadute positive fin nel nostro piatto. E soprattutto fa crescere la consapevolezza che ogni nostra azione quotidiana ha un effetto che spesso si materializza molto lontano da noi, ma che, prima o poi, ci ricade sempre nel piatto! Vien da pensare se ognuno di noi possa far qualcosa per invertire questa tendenza. Ne abbiamo parlato in una serata informativa a Cavigliano, organizzata dal Museo regionale delle Centovalli in collaborazione con la Sezione di Locarno della Società Ticinese di Apicoltura (che con Valle Maggia, Mendrisio-Malcantone, Lugano, Bellinzona, Tre Valli compone la struttura della STA distribuita sul territorio). Ogni cittadino, ogni possessore di giardino o balcone, ogni amministratore responsabile del verde pubblico, ogni selvicoltore, gli agricoltori e i Fotografie di Monica Rusconi/STA 22 Insolita giornata a Rima di Daniela Guerini per l’Associazione Monti di Rima Giovedì 17 maggio siamo saliti sui Monti di Rima, con gli allievi delle scuole elementari dell’Istituto scolastico di Lavizzara, accompagnati dalle loro docenti. Il mattino i più grandi, con l’aiuto di Sergio, hanno provveduto a ripulire la “caraa dal Mött di Cristitt” dalla legna piccola e dalle foglie, accumulate dopo la giornata di volontariato dello scorso autunno. Incredibile la mole di lavoro che tante piccole mani sono riuscite a fare! I bambini del primo ciclo mi hanno seguito in un ampio giro sul monte, che penso abbia permesso loro di conoscere un po’ meglio questa realtà. Assieme abbiamo ripercorso le fatiche dei nostri antenati, per poter ottenere il meglio da questo luogo esteso e soleggiato: dalle vicissitudini per risolvere il problema dell’acqua, al dissodamento dei terreni, alla costruzione durata cinque secoli di torbe, stalle, abitazioni e oratorio. Hanno avuto la possibilità di osservare, dimostrando interesse, curiosità e sensibilità, vari particolari significativi del lavoro dell’uomo. Inevitabile e quasi incredibile specialmente per loro, il confronto con la vita di oggi! Nel pomeriggio i ruoli dei due gruppi si sono invertiti. In conclusione l’Associazione Monti di Rima ha offerto una merenda a tutti, come ringraziamento per il prezioso lavoro svolto dai ragazzi. La giornata è stata voluta anche per sensibilizzare le nuove generazioni, sull’importanza di mantenere nel migliore dei modi il magnifico patrimonio ereditato dal passato. 23 Alfabeticando e lavorando sui Monti di Rima Testo scritto dagli allievi di 3a, 4a e 5a elementare dell’Istituto di Lavizzara Samuele, Gioele, Aris, Jonas Cora, Sabina, Elisa, Gabriel, Cinzia, Nora, Alice, Noemi acqua piovana: ai tempi la raccoglievano nelle pile e nelle cisterne. A BBrunescio: l’alpe delle sorgenti di Rima. Ccaraa: sentiero racchiuso fra due muri per impedire al bestiame di uscire nelle zone coltivate. din don: il gioioso suono della campanella di Rima. D Eestirpare con forza erbe ed erbacce vicino alle caraa. Ffrigne: grandi buchi, paurosi e neri, quanto profondi non si sa. Giuseppe Zoppi autore de “Il libro dell’alpe”. G Hhotel in Rima proprio non ce ne sono, ma case di vacanze tantissime. Iistruttiva la giornata trascorsa sui monti di Rima! Llarice: legname prezioso per costruire case, torbe e stalle. Mmucche: una volta, d’autunno, la facevano da padrone nei prati. Nnoccioli: Rima ne è invasa. Ooratorio dedicato alla Madonna della Neve, vigile protettrice. Ppecore al pascolo con orecchie tese e occhio vigile al lupo. Qquadri: “ex voto” a testimonianza di grazia ricevuta. RRima: dolce piano, luogo di sosta, paradiso del ciliegio! Ssegale lasciata al sole e al vento per farne una cosa tutta cricchiante come il pane fresco. Ttorbe: granai di una volta che spiccano qua e là. Uurca: che soddisfazione vedere il risultato del nostro lavoro! VVanoni: la mano del pittore che con un blu particolare ha dipinto quattro delle cinque cappelle lungo il sentiero che da Broglio porta a Rima. ZZücar: vetta sul versante opposto a chiusura della Val Tomé. 24 Una nuova perla incastonata sulla Via Alta di Mario Donati Quella che solo dieci anni or sono sembrava un’idea quasi avventata, ma di sicuro intrigante (camminare serpeggiando a cavallo dello spartiacque fra la valle Maggia e la Verzasca da Locarno a Fusio) non solo si è realizzata, ma si può dire senza paura di smentite, anche affermata. Questa via può esibire oggi un ulteriore tassello, quello rappresentato dalla nuova Capanna Tomeo. Passo dopo passo, sposando il motto fondante dell’Associazione, pietra dopo pietra, scalino dopo scalino, passaggio dopo passaggio, cengia dopo cengia, capanna dopo capanna, la Via Alta appare oggi completamente arredata e mette a disposizione dell’escursionista serio ed allenato un insieme strutturato di infrastrutture essenziali in grado di assicurargli una settimana di cammino in uno scenario indimenticabile. Anche Tomeo, che mancava ancora all’appello, inaugura quest’anno la sua capanna che, superato il severo esame dell’ultimo inverno, troneggia sul motto di Corte Grande. Un edificio funzionale, cresciuto sul sedime della vecchia stalla dell’alpe e che grazie ad ampie vetrate mette in scena le bellezze selvagge che contornano il lago, lanciando nel contempo un’occhiata al fondovalle. Una struttura in grado di accogliere ogni notte una ventina di escursionisti provenienti da Spluga o da Soveltra (se impegnati con la Via Alta), oppure da Sonogno attraverso la Forcarella di Redorta, o infine in salita da Broglio o da Prato Sornico. Il gruppo di promotori, capitanato da Efrem Foresti e sostenuto dal Patriziato di Broglio, ha vinto la propria scommessa, così come l’avevano vinta negli scorsi anni gli appassionati amici di Soveltra, di Spluga, del Masnée, di Mimi e di decine di altre strutture di accoglienza in quota: lo spirito profondo che anima gli abitanti delle comunità montane ha rinnovato il miracolo di creare le condizioni minime, ma essenziali, per intrecciare nuove relazioni con questo avvincente scenario alpino. A metà agosto (vedi riquadro del programma), dopo le ingenti fatiche richieste dall’edificazione della capanna, ci si concederà ai meritati festeggiamenti dell’inaugurazione. La realizzazione di un’opera di questa portata merita, così come avviene quando affrontiamo una vetta, un momento di piacere (una pausa), che nel contempo è anche un’occasione di bilancio rivolto al percorso realizzato (guardare indietro), ma anche di rilancio (il guardare avanti) per raccogliere nuove forze e per identificare la via giusta per continuare. In occasione dell’inaugurazione, in linea con questo spirito, verrà pubblicato un opuscolo i cui contenuti mirano a fornire, all’escursionista attento e sensibile, alcuni elementi di riferimento (geografici, storici, sociali e culturali) in grado di favorire il dialogo fra lui e il paesaggio che sfila davanti ai suoi occhi, messo in interazione fra presente e passato. Tomeo, così come gli altri alpi valmaggesi, non è un semplice involucro fatto di rocce, pietre, pascoli, boschi, laghi e torrenti. Questi luoghi sono stati la culla di una civiltà montana che nel corso dei secoli, palmo a palmo, ha 25 umanizzato questi posti realizzando cascine, stalle, rifugi di fortuna, muri di confine e di sostegno, sentieri, piccole bonifiche, non certo per piacere o per sfida personale, ma per necessità allo scopo di ricavarne, estate dopo estate, il sostentamento per le proprie famiglie. La pubblicazione svilupperà alcuni temi e riflessioni che anticipiamo sinteticamente in questo contributo al bollettino comunale che ringraziamo di cuore per averci ospitati. L’alpe che fu, il nucleo dell’opuscolo, rappresenta d’un canto un doveroso riconoscimento e ringraziamento alle generazioni che ci hanno preceduto e d’altro canto vuole trasmettere alla schiera di escursionisti della Via Alta, e in particolare di Tomeo, alcune nozioni essenziali su cosa avveniva sull’alpe. Grazie a testimonianze dirette, alla memoria orale passata fra le generazioni, ad alcuni documenti reperiti (estratto conti degli alpeggianti, verbali delle assemblee patriziali, foto d’epoca) si è riusciti a ricostruire in modo assai dettagliato e fedele la vita che ha caratterizzato lo sfruttamento dell’alpe da fine ottocento al 1951, quando l’ultimo alpeggiante rinunciò e non vi fu più nessuno che ne prese il testimone. Da quel momento Tomeo, alla stessa stregua di quasi un centinaio di altri alpi valmaggesi, non venne più caricato in maniera tradizionale con vacche e capre estivate allo scopo di produrre formaggio, ricotta e burro. Questa parte dell’opuscolo sarà corredata da alcuni stralci di testimonianze di chi lassù, nella prima metà del Novecento, ha vissuto in prima persona, nel bene e nel male, la vita dell’alpe. Una seconda parte è dedicata all’approfondimento del contesto alpino che accoglie l’escursionista che percorre l’alpe Tomeo: geologia, fauna, flora e altri aspetti storico-naturalistici faranno l’oggetto di una trattazione sintetica di natura scientifica redatta però in chiave divulgativa. La valle di Tomeo non veniva sfruttata dalla comunità locale unicamente per le attività alpestri ed in particolare per il pascolo delle vacche, ma in diverse zone sotto la fascia dei 1700 m, nei luoghi non accessibili al bestiame grosso si procedeva, secondo regole molto precise e severe, a fienare: ciuffo dopo ciuffo, rubato alle ripide cenge, l’erba si accumulava in quintali del cosiddetto fieno di bosco buttato a valle nelle reti di corda e da inizio del secolo scorso appeso ai fili a sbalzo. Sugli stessi versanti scoscesi, periodica- mente, si procedeva al taglio di porzioni di bosco ed anche in questo caso erano tonnellate di tronchi e legna minuta che scendevano a valle nelle sovende e successivamente in flottazione nei fiumi. Risorse queste, che assieme alle attività alpestri e a quelle agricole sul fondovalle, hanno permesso a centinaia e centinaia di famiglie valmaggesi di vivere per secoli, seppur tra mille stenti, nella nostra Valle. Ma la popolazione locale traeva ulteriori risorse dalla montagna anche grazie alla caccia e in misura minore alla pesca. Anche di queste attività vi sarà qualche accenno nell’opuscolo. La pubblicazione non si limiterà unicamente alle attività del passato, ma offrirà spazio di sviluppo alle vicende che hanno portato alla realizzazione della nuova capanna, informando su alcune sue caratteristiche e specificità ed ognuno vi troverà pure utili indicazioni sulle possibilità escursionistiche poste anche fuori dall’asse sud/nord rappresentato dalla Via Alta. Dopo queste anticipazioni sull’inaugurazione della nuova capanna e sull’opuscolo che accompagnerà questo evento, non ci resta altro che darci appuntamento per il 17 agosto a Corte Grande Tomeo. 26 RIMA: un paesaggio da salvaguardare e da valorizzare di Armando Donati, segretario Associazione Monti di Rima A mo’ di introduzione E’estremamente difficile per noi immaginare come poteva essere il terrazzo su cui ora sorgono i monti di Rima quando i nostri antenati giunsero lassù a insediarsi e a rendere fertili dei terreni che non lo erano. E non sappiamo nemmeno quando iniziarono. L’unico dato certo è che alla fine del ’500 già era in funzione la roggia che dall’alpe Brünèsc portava l’acqua fino a Rima, già avevano scavato la prima vasca monolitica per conservare l’acqua piovana e già avevano costruito le prime case, le prime stalle, la prima torba e l’oratorio. Possiamo però comprendere quale soddisfazione, anzi quale gioia devono aver provato ogni volta che completavano un’opera: rendere coltivabile (a campo o a prato) un terreno incolto, far giun- gere l’acqua fino a Rima, concludere i muri di una zona terrazzata, completare un nuovo edificio (o ricostruire dopo la tremenda valanga del gennaio 1667), scavare una nuova vasca o costruire una cisterna ...Tutti interventi estremamente faticosi, ma che permettevano di raccogliere più segale, più fieno e forse anche di vivere un po’ meglio. Una gioia immensa devono aver provato ! Ma anche un lavoro immane: i terreni privati, un tempo tutti prativi o coltivati a campo, misurano circa 44 ettari; i muri che delimitano le “caraa” superano i 4 km. Un lavoro durato secoli che ha sicuramente coinvolto tutti: uomini, donne, ragazzi, giovani, vecchi ...tutti a lavorare come tante instancabili formiche. Si può supporre che il massimo dell’estensione prativa Rima l’abbia conosciuto verso la metà dell’Ottocento. Da allora, e per circa sessant’anni, l’emigrazione in Australia e in California ha tolto anche da Broglio e da Prato le forze più giovani e quindi si può ipotizzare che qualche zona discosta fu abbandonata già in quel periodo (la dimensione degli alberi lo conferma). Ma in complesso devono essere stati abbandoni di poco conto se si tiene presente che ancora tra il 1920 e il 1945 furono costruite alcune nuove stalle che ancora oggi si distinguono da quelle dei secoli precedenti. Ma pure le foto di quegli anni nonché i nostri ricordi confermano che “Rima era ben più grande.” I grandi cambiamenti sono avvenuti dopo la fine della seconda guerra mondiale (...quanti campi di segale e di patate “nécc a codi” in quegli anni lo potrebbero testimoniare soltanto le persone che non ci sono più) con un’accelerazione importante dopo gli anni 70 dovuta essenzialmente a un unico fattore: la scomparsa di diversi contadini (alcuni nemmeno anziani) che avevano “coltivato” Rima fino a quel momento in coincidenza con la crisi generale dell’agricoltura di montagna. 27 L’abbandono annuale di terreni da sfalcio (con il conseguente inselvatichimento) è cessato una decina di anni fa. Anzi nell’ultimo decennio vi sono stati alcuni interventi di recupero di prati ormai invasi dai noccioleti e attualmente tutti i prati ancora falciabili vengono falciati. La costruzione della strada forestale nel 1969 ha da un lato favorito il rinnovo delle vecchie abitazioni o la trasformazione delle stalle in case di vacanza e dall’altro ha permesso lo sfalcio meccanico di vaste superfici e il trasporto del fieno nelle stalle del fondovalle. Il progetto E’basandosi sull’evoluzione testé sintetizzata, sulla presa di coscienza dei valori che Rima sa ancora offrirci e sulle prospettive future che l’Associazione Monti di Rima ha ideato il progetto di Valorizzazione paesaggistica, agricola e culturale il cui scopo generale è quello di mantenere e migliorare l’aspetto paesaggistico tipico di Rima, di favorire le attività agricole tradizionali e di valorizzare le particolarità antropiche di questo monte. Il progetto è suddiviso in sei capitoli. Il ripristino delle “caraa” Sono quasi tutte di proprietà comunale. Alcuni tratti sono ben conservati; altri sono percorribili con difficoltà. Occorrerà intervenire a rifare o a risistemare muri di sostegno e di contenimento nonché a eliminare alberi e arbusti. Si prevede di rendere agibili circa 1800 ml di “caraa”. Al termine dei lavori sarà così possibile creare un percorso culturale alla scoperta di edifici storici tipici della civiltà rurale. Il rifacimento dei muri di due zone terrazzate Il degrado di questi manufatti è elevato. Si tratterà di rifare oltre 100 mc di muri a secco. Ciò permetterà di conservare una testimonianza importante del lavoro dei nostri antenati e di facilitare la gestione di terreni che un tempo erano anche campi. Il miglioramento di terreni già falciati a scopo agricolo La bellezza paesaggistica di Rima dipende essenzialmente dal fatto che circa 18 ettari di terreni prativi vengono ancora falciati ogni anno. Allo scopo di facilitare il lavoro dei contadini così da ipotizzare che lo sfalcio continuerà anche nei prossimi decenni, si prevede di intervenire a togliere sassi sporgenti, a eliminare solchi particolarmente accentuati e a rifare circa 250 mc di muri a secco. In alcuni casi occorrerà anche intervenire a tagliare arbusti e alberi nonché a eliminare alcuni tratti di muri che non avrebbe più senso conservare. Siccome i prati di Rima possiedono una varietà botanica elevata e una qualità paesaggistica notevole, la morfologia del territorio non verrà modificata e gli interventi saranno il meno invasivi possibile. Gli alberi più significativi (ciliegi, sorbi, castagni, noci, ecc.) verranno mantenuti. La superficie su cui si prevede di intervenire è di circa 60’000 mq. La bonifica di terreni inselvatichiti A causa della cessazione dello sfalcio annuale, circa la metà dei terreni di proprietà privata sono diventati boschi o spazi ricoperti da arbusti. Allo scopo di migliorare l’aspetto paesaggistico del monte si prevede di bonificare a scopo agricolo circa 30’000 mq di terreni inselvatichiti 28 scegliendo le zone meno ripide e quelle dove l’abbandono è più recente. La maggior parte ridiventeranno prati e quindi gli interventi di bonifica saranno simili, anche se più onerosi, a quelli previsti per i terreni ancora falciati. Si prevedono pure degli interventi a scopo puramente paesaggistico: per rendere visibili alcuni dossi rocciosi, per evidenziare gruppi di edifici tradizionali o per ampliare la spazialità del territorio. Il restauro di alcuni edifici storici In questa prima fase ci si è concentrati sulle torbe e sulle cisterne: due tipi di edifici caratteristici di Rima. Dopo l’esame della sostanza già protetta, restaurata o trasformata, si è deciso di intervenire con un restauro conservativo su una torba a Rima di Prato (l’unica rimasta in quella zona) e su due cisterne a Rima di Broglio. La promozione del progetto e del monte Lo scopo degli interventi, oltre al miglioramento dell’aspetto paesaggistico del monte, è anche quello di far conoscere agli indigeni e ai turisti le particolarità antropiche e naturalistiche presenti a Rima affinchè siano apprezzate. Si prevede quindi di posare una tavola esplicativa e di stampare materiale informativo. A mo’ di conclusione Il preventivo di spesa supera il milione di franchi. A qualcuno il progetto potrà quindi apparire troppo ambizioso. L’Associazione monti di Rima è invece del parere che la vastità del luogo, il lavoro che i contadini hanno svolto e che ancora svolgono ogni anno nonché gli edifici tradizionali con un alto valore storico di cui è ricco questo territorio giustificano senz’altro l’intervento che si intende realizzare. Le difficoltà non mancheranno: dal coinvolgimento dei proprietari alla ricerca dei finanziamenti; dalla scelta degli operatori alla conservazione futura delle “caraa” e delle zone dove gli interventi saranno soltanto di carattere paesaggistico. L’entusiasmo è alto. La professionalità dimostrata da chi ha preparato il progetto pure. L’interesse da parte di enti pubblici e privati è assicurato. Per necessità i nostri antenati sono riusciti a trasformare un territorio incolto in un paesaggio antropizzato, produttivo e piacevole. Perchè non dovremmo riuscire a salvaguardarlo e a valorizzarlo ancora di più ? Il sostegno e la collaborazione di tutti saranno tuttavia indispensabili. 29 Estate con noi... Elenco di tutte le manifestazioni organizzate in Lavizzara nel corso dell’estate e autunno. Per maggiori informazioni consultare i programmi pubblicati sui manifesti o sui quotidiani oppure contattando gli organizzatori. Data Manifestazione Dove Organizzazione Venerdì 27 giugno Torneo in-line e musica con DJ Centro sportivo Sornico Società pattinaggio Lavizzara Sabato 28 giugno Torneo in-line e serata campestre con griglia e musica Campo Draione Valle di Peccia Gruppo animazione Valle di Peccia 42° Torneo calcistico valmaggese amatori Venerdì 4 luglio Dalle ore 19.30 “Patate e Mascarpa e formaggio”, musica con “Fisorchestra G. Verdi” Fr. 8.– Sabato 5 luglio Ore 12.00 “Gnocchi per tutti” Fr. 5.– Ore 19.00 “Grigliata”, serata danzante con i “Cugini di Montagna” & “Simone Tabacchi” Domenica 6 luglio Ore 11.00 “aperitivo offerto Raiffeisen Vallemaggia” Dalle ore 11.30 “grigliata” Ore 16.30 premiazione Venerdì 11 luglio Magic Blues Brontallo The Bacon Fats Big Pete Pearson & The Gamblers Ore 21.00 Brontallo Pro Brontallo Magic Blues Vallemaggia Sabato 12 luglio Giornata di pulizia del territorio Ritrovo alle ore 07.30 Piano di Peccia Patriziato di Peccia Sabato 12 luglio Festa all’aperto Piazza antistante l’ex-scuola Dalle 19.00 alle 02.00 ca. Menzonio Pro Menzonio Sabato 12 luglio Oratorio di Veglia Santa Messa, incanto dei doni Ore 17.30 Veglia - Peccia Parrocchia di Peccia Domenica 13 luglio Santa Messa oratorio di Vedlà ore 10.30 Vedlà - Prato Parrocchia di Prato Domenica 20 luglio Festa della Cappellina al corte Sassello Ore 10.30 Santa Messa Ore 12.00 Polentata seguita dalla lotteria. In caso di cattivo tempo la festa sarà annullata. Alpe Bolla e Froda Parrocchia di San Carlo 30 Data Manifestazione Dove Organizzazione Venerdì 25 luglio Giornata dei Vicini Ore 11.00 incontro + pranzo in comume a base di Jambon aux pois San Carlo di Peccia Gruppo Amici di San Carlo Per iscrizioni e/o info: 079 428.40.59 Domenica 27 luglio Santa Messa oratorio San Carlo in val di Prato Ore 16.00 rinfresco + incanto doni “Pradee” Parrocchia di Prato Domenica 27 luglio Mogneo Festa San Giovanni Ore 10.30 Santa Messa, processione, incanto dei doni Ore 12.30 Aperitivo Ore 13.00 Pranzo in comune Monti di Mogneo Gruppo Mogneo un messaggio d’amicizia Parrocchia di Menzonio Giovedì 31 luglio Spettacolo teatrale con Moira Dellatorre “Tra le pieghe del tempo” Ore 20.30 (in caso di cattivo tempo sabato 2 agosto) Monti di Rima Associazione Monti di Rima e Consiglio Parrocchiale di Broglio Venerdì 1° agosto Festa all’Alpe Campo la Torba 12.00 pranzo con polenta e prodotti dell’alpe Campo la Torba – Fusio Sci Club Lavizzara Venerdì 1° agosto Mulino, pesta e segheria in funzione Vendita farina di segale. Fusio APAV Sabato 2 agosto Tombola all’aperto Piazza davanti all’osteria Ore 20.00 - 01.00 Menzonio Pro Menzonio Domenica 3 agosto Monti di Rima Ore 10.30 Santa Messa Ore 14.15 Vespri, incanto dei doni Monti di Rima Parrocchia di Broglio Domenica 10 agosto Monti di Margoneggia Oratorio di Sant’Antonio Ore 10.30 Santa Messa, incanto doni, pranzo, vespri Margoneggia Associazione Pro Brontallo Parrocchia di Brontallo Venerdì 15 agosto Festa della Madonna, sagra del paese Ore 10.30 Santa Messa e processione Ore 14.30 Vespro e incanto dei doni Ore 19.00 Grigliata e divertimento Menzonio Parrocchia di Menzonio Venerdì 15 agosto Festa patronale. Ore 10.30 S.Messa e processione Banco del dolce Ore 12.30 grigliata, musica e lotteria Mulino, pesta e segheria in funzione. Vendita farina di segale Fusio Gruppo manifestazioni fusio APAV 31 Data Manifestazione Domenica 17 agosto Inaugurazione nuova capanna Tomeo Corte Grande Alpe Tomeo Programma: parte religiosa • 10.15-11.00 Santa Messa celebrata da don Dante Donati parte ufficiale con interventi di: • Claudio Donati, pres. Patriziato di Broglio • Sandra Giovannacci, architetta progettista • Efrem Foresti, pres. Via Alta Vallemaggia • Renzo Piezzi, pres. Ente turistico di Vallemaggia • Michele Rotanzi, sindaco del Comune di Lavizzara • Tiziano Zanetti, pres. Alleanza patriziale ticinese parte ricreativa • il patriziato di Broglio offre a tutti partecipanti il pranzo a base di polenta • sul posto è aperta la buvette • la giornata è allietata dal gruppo canto popolare «Amici della montagna», Valle Vigezzo data di riserva 31 agosto Dove Organizzazione Domenica 24 agosto “Grigliata” con estrazione della lotteria Dalle ore 12.00 Zona Rongia Broglio Samaritani Lavizzara Domenica 14 settembre Oratorio della Pietà Ore 10.30 Santa Messa Peccia Parrocchia di Peccia Settembre data da definire Mulino, pesta e segheria in funzione Attività per le scuole. Fusio APAV Sabato 27 settembre Cena sociale e festa danzante Ore 19.00 Centro sportivo Sornico Società pattin. Lavizzara Domenica 28 settembre Centro sportivo di Lavizzara Sornico Comune di Lavizzara Data di riserva 5 ottobre Per i 10 anni del nuovo Comune Camminata Popolare “Giro della Lavizzara” 08.30 ritrovo partecipanti 12.30 Pranzo offerto (maccheronata) musica e canti Venerdì 3 ottobre Sabato 4 ottobre Torneo 3a divisione Memorial L. Donati La sera festa danzante Centro sportivo Sornico Società pattin. Lavizzara Sabato 11 ottobre Tombola Ore 20.00 Centro sportivo Sornico Società pattinaggio Lavizzara Domenica 19 ottobre Castagnata Nel pomeriggio Brontallo Associazione Pro Brontallo Sabato 25 ottobre Per i 10 anni del comune. Ore 20.15 sala multiuso concerto del gruppo musicale “Vox Blenii” Sornico Sala multiuso Comune di Lavizzara Sabato 25 ottobre Giornata di pulizia delle “caraa” Monti di Rima Associazione Monti di Rima Sabato 6 dicembre 2014 San Nicolao Piazza antistante l’Oratorio Menzonio Pro Menzonio 32 o m a i r u g u a vi a d i d plen s a un e t a t es