28-04-2008 13:15 Pagina 1 ra dei tempi, che non vedeva di buon occhio che la protagonista di un’opera dovesse scoprire in pubblico le caviglie… Nella versione classica rossiniana poi, prima ancora dello smaniglio, al posto della fata troviamo il saggio maestro Alidoro, ruolo che in questa versione per un pubblico più giovane sarà affidato, appunto, a tre giovanissimi, con una “scomposizione” del nome del personaggio originale in Alfonso, Donato e Rodolfo. Saranno proprio loro, riconosciuta la bontà di Cenerentola e apprezzatone il valore, a trasformare gli eventi al meglio, e saranno ancora loro a creare il tramite più forte tra palco e platea, così da rendere il giovane pubblico in sala coartefice della felicità di Angelina, la cui bontà diventa la nuova magia che si diffonde nella vicenda. E a proposito di tramiti: come avvicinare un pubblico giovane a un’opera “vecchia di due secoli”? Innanzitutto rievocando la magia dei libri di favole e utilizzando la familiarità dei bambini (quelli che lo sono e quelli che lo sono stati) con l’oggetto-libro. La scena si rivela allora come una sorta di enorme biblioteca, dove i personaggi escono direttamente – e fisicamente! – dalle pagine dei libri, che si aprono a creare gli ambienti e a stupire con effetti tridimensionali. La scenografia vuole contribuire, quindi, a creare un legame diretto con il pubblico in sala, fine identico a quello di alcuni “accessori” utilizzati sul palco, uguali a quelli che porteranno con sé in recita i ragazzi: ulteriore supporto agli interventi canori del pubblico stesso, che in questo modo si vede pienamente integrato nella vicenda. La magia del cuore, la magia dei libri… due magie che si fanno a loro volta tramite perché i più giovani abbraccino finalmente l’altra grande magia, quella della musica di Rossini. Roberta Cortese STAG I O N E 2007 ● 2008 Cenerentola, ovvero Angelina e la magia del cuore Stampa: la fotocomposizione - Torino Angelina PRL 6 pg Piccolo Regio Puccini Venerdì 9 maggio 2008 ore 21 Angelina PRL 6 pg 28-04-2008 13:15 Pagina 2 CENERENTOLA, OVVERO ANGELINA E LA MAGIA DEL CUORE Melodramma giocoso liberamente ispirato a La Cenerentola di Gioachino Rossini Progetto teatrale Associazione Baretti Adattamento drammaturgico e regia Roberta Cortese Adattamento musicale Carlo Pavese Personaggi Don Magnifico, barone di Montefiascone basso Clorinda, figlia di Don Magnifico soprano Interpreti Brian Nickel Maria Carla Curia Laboratorio Ensemble Pier Luigi Bernard clarinetto Elvio Di Martino fagotto Piergiorgio Rosso violino Francesca Gosio violoncello Antonio Valentino sintetizzatore e clavicembalo Massimo Pitzianti fisarmonica e bandoneón Carlo Pavese direttore Claudio Marino Moretti e Claudio Fenoglio maestri del coro Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio ‘G. Verdi’ di Torino Elena Bertero, Alexander Bickert, Emma Bruno, Marta Caputo, Margherita Carrà, Sofia Elena Coretti, Manuela Costa, Stefania Costa, Elena Crisman, Emanuela De Fezza, Serena Esposito, Fiammetta Fanari, Giulia Ghirardello, Matteo Gorrea, Francesca Idini, Carlo Alberto Italia, Giada Labate, Sofia Magni, Alice Marras, Lucrezia Mele, Alyssa Mhimid, Sergio Milano, Marzio Mula, Bianca Maria Pezzini, Luca Pitino, Chiara Rubeo, Beatrice Rulli, Fabiola Salaris, Elena Scamuzzi, Miriam Schiavello, Martina Scimone, Alessandro Suppo, Vittorio Viola, Giulia Voghera Tisbe, figlia di Don Magnifico mezzosoprano Sara Nastos Angelina, figliastra di Don Magnifico da tutti chiamata Cenerentola mezzosoprano Federica Carnevale Don Ramiro, principe di Salerno tenore Alessandro Luciano Cecilia Novarino maestro collaboratore di sala e alle luci Oliviero Giorgiutti Allestimento Teatro Regio Dandini, suo cameriere baritono Alfonso, maestro di Don Ramiro voce bianca Stefania Costa Donato, maestro di Don Ramiro voce bianca Lucrezia Mele Rodolfo, maestro di Don Ramiro voce bianca Carlo Alberto Italia Scene Ostorero Renato Michele, Avigliana (TO) Costumi Sartoria Pipi Antonino, Palermo Calzature Epoca, Milano Parrucche e trucco Mario Audello, Torino Laboratori didattici per la preparazione dei cori del pubblico a cura di: Nausicaa Bosio, Ombretta Bosio, Benedetta Macario, Cecilia Orlandini, Giovanna Piga, Maria Cristina Rallo, Eriberto Saulat Con tutte le Cenerentole che nel corso dei secoli si sono succedute passando attraverso i generi più diversi, dal racconto al cartone animato alla trasposizione in chiave moderna nei vari film e via discorrendo, Cenerentola per eccellenza resta comunque la Cendrillon di Perrault, il riferimento più autorevole per tutte le rielaborazioni dal ’700 a oggi. Ed è a Perrault che, infatti, si ispirano anche Rossini e il suo librettista Jacopo Ferretti, motivati oltretutto dal successo ottenuto di recente in Francia da altre due opéracomique con lo stesso soggetto. Ferretti però, distinguendosi decisamente dalla tradizione, opera una novità sostanziale: l’abolizione totale della magia. Niente fata madrina, niente zucca per carrozza e niente topi per cavalli. Una parentesi merita qui l’assenza della famosa scarpetta di cristallo: nel libretto di Ferretti, infatti, Cenerentola, che qui si chiama Angelina, alla festa a palazzo non resta scalza, ma dà al principe Ramiro uno dei suoi due “smanigli”, ovvero un braccialetto che, una volta trovato il compagno, consentirà a Ramiro l’identificazione della dama misteriosa. Un critico parigino dell’epoca, maligno come alcuni di oggi, insinuò che fosse stata la bruttezza della prima interprete, Geltrude Righetti-Giorgi, ad aver dettato il cambiamento… ecco la sua risposta: «Miserabili […]! Sui teatri di Roma non si permettono i movimenti delle persone come sulle scene di Francia. Si trovò che si poteva in qualche modo offendere la decenza con l’uso della pianella [N.d.A. la pantofola] e che trattandosi di opera in musica si poteva benissimo adottare la sostituzione dello smaniglio. Né credesse mai il signor giornalista di Parigi che ciò dicessi a giustificazione del mio piede. Egli non mi conosce, e se mi conoscesse direbbe forse che io avrei avuto più interesse di adottare la pianella anziché appigliarmi al ripiego dello smaniglio». Artefice del cambiamento qui non era dunque Ferretti, bensì il rispetto della censu-