IGDO IL VALORE DELLA MEMORIA APPUNTI SU UN PROCESSO DI IDENTITÀ COLLETTIVA NEGATA IGDOLAB COLIBRÌ-LEGAMBIENTECIAMPINO-NAC-PROIGDO-TERESIO OLIVELLI IGDOLAB COLIBRÌ-LEGAMBIENTECIAMPINO-NAC-PROIGDO-TERESIO OLIVELLI PREMESSA Il coordinamento di associazioni cittadine IGDOLAB, allo scopo di garantire la salvaguardia del complesso storico architettonico Chiesa e Collegio del Sacro Cuore di Gesù, che per brevità denominiamo IGDO, intende intervenire su quanto affermato dalla S.I.C.I.E.T. (Società Italiana Costruzioni Industriali Edilizia Telecomunicazioni), proprietaria del complesso immobiliare sito in Ciampino, nel suo ricorso avverso il reitero di Vincolo, ratificato dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio nel giugno del 2006. LE MOTIVAZIONI DEL NOSTRO INTERVENTO Siamo convinti che il recupero di questa struttura sia assolutamente necessario, oltre che per il suo valore architettonico intrinseco, anche per il suo significato strumentale, utile alla conoscenza dell’uomo attraverso le sue interrelazioni con la società e l’ambiente. Crediamo sia importante riflettere sul concetto di memoria intesa in senso antropologico-culturale, in quanto elemento determinante nel processo di costruzione dell’identità collettiva. A tal fine è stato avviato, in collaborazione con tutti i soggetti interessati, un percorso che ha la finalità di stimolare la riflessione della cittadinanza sulla storia del complesso I.G.D.O., intendendo la Storia non come semplice elenco di accadimenti ma come succedersi di vicende umane, di costume e di cultura. Alimentare “il vizio della memoria” rafforza infatti il senso di appartenenza attraverso la potenzialità evocativa dei luoghi “fondanti” della città e le modalità di percezione dei luoghi stessi. Per questo ribadiamo la nostra convinzione che qualunque proposta di trasformazione dell’area debba nascere dal confronto e 2 dalla condivisione, permeati da una forte partecipazione “affettiva” con cui le ragioni di carattere politico, tecnico ed economico devono necessariamente dialogare. A testimonianza dell’interesse costante che il complesso monumentale ha sempre suscitato nella cittadinanza, non è superfluo ricordare che sul tema sono stati prodotti nel tempo, oltre a una moltitudine di articoli giornalistici sulla stampa locale e non, anche studi di carattere storico, documentari e cortometraggi, tutti costantemente critici rispetto alla situazione di degrado anche se variamente orientati riguardo al suo riuso. LA MOBILITAZIONE CITTADINA Il nostro impegno attivo per la salvaguardia del complesso fa seguito ad una serie di iniziative promosse in un lungo arco di tempo da diverse realtà cittadine, che intendiamo qui ricordare sinteticamente nei suoi passaggi più significativi. Nei primi anni Novanta si costituisce un “Forum per il referendum” avente come scopo il recupero dell’IGDO. Le parole d’ordine erano le stesse di oggi: uso pubblico della struttura. Nel 2002, a seguito dell’approvazione da parte dell’AC del progetto SICIET, si costituisce a Ciampino il Comitato Pro IGDO, formato da gruppi di cittadini affiancati da tecnici di competenza specifica, con l’intento di adoperarsi affinché si potesse impedire la demolizione del Complesso e sostenerne il riuso. Nel 2003, lo stesso Comitato promuove una Petizione popolare [ALLEGATO 1], che raccoglie ben 3.000 adesioni, per sensibilizzare la cittadinanza verso una proposta di salvaguardia. L’azione del Comitato continua con 2 Convegni pubblici sull’IGDO, il primo nel 2003 ed il secondo nel 2004, che vedono una massiccia partecipazione cittadina oltre alla presenza di illustri studiosi e docenti universitari. In occasione del 1° Convegno viene anche esposta una proposta di riuso del complesso che prevede il completo recupero dell’immobile e dell’area pertinente, destinati ad attività di tipo pubblico e sociale. [ALLEGATI 2 -3] Nel 2006, la dichiarazione di particolare interesse ed importanza della “Chiesa e Collegio del Sacro Cuore di Gesù” da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con Decreto del Direttore Regionale del 3 30.06.2006, sembra concedere una tregua alle migliaia di cittadini che si erano attivati per preservare la memoria storica della città. Ancora nel 2006 le associazioni Teresio Olivelli e Colibrì organizzano un incontro pubblico sull’IGDO, al fine di sollecitare idee e proposte per il suo riuso. Partecipano i tre candidati a sindaco alle elezioni amministrative e l’ing. Perandini, poi eletto, spende parole di disponibilità per ipotesi di partecipazione democratica, tra cui un referendum cittadino. Alla fine del 2006 l’associazione Teresio Olivelli organizza un incontro di Studio per discutere sulla riutilizzazione dell’IGDO e sui percorsi da intraprendere nell’ attivazione di un processo partecipativo dal basso per un progetto condiviso, richiamando esempi già sperimentati in altre amministrazioni pubbliche. Nel 2007, le Associazioni già attivatesi in precedenza, con l’aggiunta di NACNucleo Architetti Ciampino e Legambiente-Circolo di Ciampino, inviano una lettera aperta al Sindaco di Ciampino nella quale chiedono un incontro per discutere concretamente sulla riqualificazione del Centro di Ciampino, il cui fulcro è rappresentato dall’Igdo [ALLEGATO 4]. A luglio dello stesso anno le Associazioni articolata per un Laboratorio di presentano all’AC una proposta progettazione partecipata [ALLEGATO 5], attraverso il quale vengano definiti obiettivi ed ipotesi progettuali finalizzati alla conservazione e riqualificazione del complesso in questione. Le associazioni, pur non essendo ancora riuscite ad ottenere l’inizio del Laboratorio istituzionalizzato richiesto, si costituiranno in seguito nel Coordinamento cittadino denominato “IGDOLAB” e continueranno ad intraprendere una serie di iniziative (assemblee cittadine, proposte di mozioni consiliari, osservazioni alla Regione Lazio, raccolta di memorie) atte a raggiungere lo scopo, tra cui il presente documento di risposta all’ennesimo ricorso al T.A.R. [ALLEGATO 6] della proprietà contro il vincolo di tutela. La SICIET nel suo ricorso, dopo aver magnificato il progetto che intenderebbe realizzare e il conclamato interesse pubblico alla sua attuazione, (che dovrà avvenire con la distruzione totale dell’immobile) PUNTA A DEMOLIRE LA CONVINZIONE, FATTA PROPRIA DALLA SOPRINTENDENZA, DELL’IMPORTANZA E DELL’INTERESSE STORICO E DEMOETNO-ANTROPOLOGICO DELL’IGDO. 4 Prima di soffermarci sulle affermazioni del ricorso, riteniamo indispensabile fare una breve premessa per inquadrare il territorio su cui sorge l’immobile, il periodo storico della sua nascita, l’inserimento nel particolare tessuto urbano del centro di Ciampino, le correnti culturali ed economiche che portarono alla costruzione di uno dei complessi ancor oggi più imponenti di questa città. Ciampino ora conta 38.000 abitanti, mentre alla chiusura dei lavori dell’IGDO e della Chiesa parrocchiale (1928) non raggiungeva i 2.000 abitanti (censimento 1921: 154 ab., censimento 1936: 1.940 ab.) 5 INQUADRAMENTO STORICO Il territorio in gran parte coincidente con l’attuale Comune di Ciampino, da sempre attraversato da grandi vie di comunicazioni, non ha mai avuto una storia rilevante, ma si è sempre trovato stretto tra altre aree, più importanti, protagoniste di storia 1 . Sono innumerevoli le città sorte completamente dal nulla nel secolo scorso. Ciampino è una di queste 2 . Ancora nella prima decade del ‘900, il territorio dove ora sorge era campagna romana: nella zona non v’era traccia nemmeno del più minuscolo borgo, né di rare case sparse. Ciò è accaduto anche con il centinaio di “città di fondazione” (centri urbani realizzati con progetto unitario) concepite dal regime fascista in Italia negli anni trenta (tra cui Sabaudia, Aprilia, Pontinia, Littoria - l’attuale Latina-); ma la nascita di Ciampino non ha alcun legame con queste. È precedente allo stesso regime e fuori da quel piano di fondazione. Oggi la troviamo in una posizione baricentrica di un’area del quadrante sud-est della provincia di Roma che parte dopo Tor Vergata ed arriva ai confini della provincia, prima di Aprilia. Un’area, individuabile come una vera e propria faglia di sutura tra Roma e l’area socioeconomica omogenea dei Castelli Romani, che si snoda lungo assi trasversali rispetto alla tessitura radiale romana; un’area priva di unità ed autorità amministrativa, ma con storie simili: storie di immigrazioni, concentrate e consolidate nella seconda metà del Novecento, di popolazioni che si insediano su territori periferici e quasi di risulta rispetto alle unità amministrative originali (Roma, Marino, Castel Gandolfo, Albano, Lanuvio). Popolazioni che hanno problemi comuni, che spesso si servono di servizi 1 2 Segni evidenti avvalorano questa ipotesi: · Labili tracce storiografiche di battaglie (1379, la compagnia di ventura di italiani al comando di Alberico da Barbiano, in difesa del Papa Urbano VI, dopo cinque ore di battaglia presso l’attuale Mura dei Francesi, travolge i Bretoni al servizio dell’antipapa Clemente VII) e di accampamenti (1347 Cola di Rienzo, prima di attaccare Marino, si accampò in località Marcandreola). · Tracciati viarii radiali tra Roma e gli attuali Castelli Romani, ma anche più oltre verso il Sud (Appia, Latina, Castromeniese); tracciati trasversali (La Mola Cavona, che continua con la Doganale e la Nettunense è parte di una via di transumanza tra i Monti Tiburtini ed il mare). · Ville romane del periodo repubblicano ed imperiale (Colle Oliva, Casale dei Francesi, Pantanelle), ville seicentesche (Casale dei Monaci, Casali presso via dei Laghi, Villa Segni) spesso sorte sulle fondamenta di quelle romane. Il Seicento (che con le sue belle ville come abbiamo accennato, ha lasciato qualche breve segno in questo territorio), pur dando i natali a quel Giovanni Giustino Ciampini prelato, scienziato, archeologo, storiografo, a cui deve sicuramente farsi risalire il nome di Ciampino, sia pure per un errore toponomastico, non è certo il punto di partenza della vita sociale del nostro Comune. 6 comuni (ferrovia, strade, centri commerciali), ma che mai riescono a condurre azioni comuni perché diversi sono i loro referenti istituzionali. Un’area che potremmo definire una “città negata”. Diversamente dalle altre zone di quest’area, Ciampino acquisisce la sua autonomia amministrativa dal comune di Marino a cui il suo territorio apparteneva, a 65 anni dall’inizio della sua formazione. Dopo altri 30 anni assume anche formalmente il “titolo” di Città. Perdente e lacerante invece la battaglia intrapresa da Frattocchie, Santa Maria delle Mole, Cava dei Selci che riusciti a trovare almeno un nome in comune (Boville), han visto svanire la loro autonomia amministrativa da Marino a colpi di sentenze di Tar. Morena, Sette metri, Centroni, con la costituzione del X° Municipio di Roma vedono avvicinato il loro referente. Pavona rimane addirittura divisa tra tre referenti amministrativi: Roma, Albano, Castel Gandolfo. Il borgo di Tor Vergata si è letteralmente dissolto tra i nuovi interventi direzionali ed i conseguenti milioni di metri cubi degli ultimi anni. Ciò che ha determinato queste diversità ha ragioni sicuramente molteplici e non tutte esplicabili: sicuramente impossibili da capire con un’analisi superficiale. Di sicuro di diverso Ciampino ha la concentrazione di due grandi servizi di valenza nazionale quali l’aeroporto ed il polo ferroviario (tre fermate ed una stazione su cui convergono ben cinque linee). Alla ferrovia, ed in particolare alla sua stazione, la Città deve il suo nome, il luogo e la condizione sine qua non della sua nascita, ma ancor più il raggiungimento del suo attuale sviluppo ed il ruolo che svolge nell’area dove è oggi inserita. Ma è l’aeroporto, o meglio la funzione originale di questo servizio come aeroscalo e cantiere aeronavale per dirigibili, che ha fatto incrociare questo territorio con quell’idea culturale che ha determinato così fortemente la sua forma e la sua storia: il pensiero di Ebenezer Howard e la sua idea di città giardino qui raccolta, all’inizio della seconda decade del ‘900, da un gruppo di imprenditori romani, riuniti nella cooperativa Colli Parioli, che aveva evidentemente saputo in tempo reale della decisione del Ministero della Guerra di costruire su questo quadratino di Campagna Romana la più grande struttura aeronautica del tempo. 7 Le condizioni ideali per garantire l’autonomia economica della città giardino di Ciampino nel rispetto di uno dei canoni fondamentali dell’idea di Ebenezer Howard erano: • • • La riscoperta vocazione agricola anche di questa terra di mezzo, nella parte più bassa dei Castelli Romani, sollecitata dalla domanda di derrate della nuova Capitale, dopo un uso esclusivo per più di un millennio per la pastorizia e per il transito 3 ; Le opere di bonifica intraprese dal giovane Stato unitario grazie ai fondi della legge Testo Unico per la Bonifica delle campagne italiane del 1905 tra cui, la più importante per la zona - progettata e finanziata nel 1915, il collegamento viario tra l’Appia e l’Anagnina - a servizio dell’aeroscalo e della nuova sede della grande stazione ferroviaria di Ciampino: opere che contribuirono a debellare la malaria nella zona; Lo stretto collegamento, anche fisico, tra Aeroscalo (con il suo grande cantiere di costruzioni aereonavali) e Stazione ferroviaria (garante tra l’altro di un già allora efficiente e rapido collegamento con la Capitale), premessa per lo sviluppo di una forte zona industriale. Aeroscalo di Ciampino con il grande Hangar Il tentativo, (forse il più vicino all’idea di Howard, mai iniziato in Italia) di costruire una Città Giardino, profuso senza risparmio dalla Colli Parioli, dura anche meno dello spazio di un ventennio: il progetto, bene orchestrato, di un insediamento di ceto alto e medio borghese immerso nel verde e con una forte autonomia economica, non decolla. 3 In realtà i ritrovamenti archeologici in alcuni casi veramente preziosi - iniziati alla fine dell’Ottocento in concomitanza con la trasformazione economica dell’uso di questo territorio e rafforzati da quelli sempre più numerosi che si sono succeduti in questi ultimissimi anni- evidenziano un uso di questo territorio molto vivace, che nei periodi di ricchezza (economica e demografica) di Roma determinava la presenza di floride aziende agricole che era insospettabile fino a poco tempo fa. Di tutto ciò ne danno conto numerose pubblicazioni scientifiche. 8 Oggi, ad oltre novant’anni da quel tentativo Ciampino non è certo una Città giardino, anzi ha il non invidiabile primato di comune a più alta densità demografica del Lazio e tra i più alti d’Italia, ma certamente ha avuto opportunità diverse da altri agglomerati urbani confinanti e comunque sviluppatesi nella stessa area e nello stesso periodo, (la seconda metà dello scorso secolo,) Infatti è l’unica che ha ottenuto risultati amministrativi per loro impensabili: l’autonomia, il titolo formale di Città. Forse anche per quelle premesse. 9 LE TESI SICIET La SICIET, nel perseguimento dei propri obiettivi, non disdegna di ricorrere al falso storico, impostando le sue tesi su alcuni assunti assolutamente discutibili. • Si negano legami sinergici tra Igdo e la nascita di Ciampino come evento culturale ed economico che ha portato alla particolarissima struttura urbana del centro. Sulla questione del rapporto tra Città Giardino di Ciampino e Igdo si tenta addirittura di correlare l’abbandono del grande progetto della città giardino della Colli Parioli con la costruzione dell’Igdo. • Si insiste su un presunto non significato architettonico di un edificio fatiscente di nessun interesse • Si negano i legami tra l’Igdo e la Popolazione di Ciampino • Si magnifica il proprio progetto conclamandone l’interesse pubblico I LEGAMI SINERGICI TRA L’IGDO E LA NASCITA DI CIAMPINO Quanto i dirigenti della Colle Parioli puntarono, per dare impulso alla loro impresa culturale ed economica, sulla costruzione del grande complesso religioso è ampiamente documentato da documenti d’archivio 4 : si ricordi per tutti, quanto riportato dalla Colli Depliant illustrativo della “Colle Parioli” con indicati i lotti disponibili e assegnati della “Città Giardino”, già tracciata 4 Si legga anche al riguardo in Tra Albalonga e Roma, studi sul territorio di Ciampino - Ciampino 2008l’articolo l’Aeroscalo e la Città giardino ed in particolare i documenti ivi citati. 10 Parioli nel suo Bollettino del 20 marzo 1922 [ALLEGATO 7 ] dove si riferisce che il 28 gennaio ultimo scorso fu stipulato [dalla medesima Colli Parioli] l’atto di compravendita dell’area prenotata a suo tempo per la Chiesa da Sua Eminenza il Cardinale Granito, il quale ci assicurò che inizierà con sollecitudine la costruzione di quell’importante edificio, come di quelli per l’Istituto femminile…stiamo studiando con l’ingegner Palombi, autore dei progetti della Chiesa e dell’Istituto femminile, il servizio di trasporto del pietrame occorrente, di cui ci gioveremo anche per i nostri bisogni … i lavori saranno iniziati al più presto con inestimabile vantaggio della nostra città-giardino. Non è errato pensare che con tali importanti lavori [della Chiesa e dell’Istituto Femminile di Educazione] si inizierà realmente la fase edilizia della nostra iniziativa 5 , che potrà forse giovarsi dell’organizzazione tecnica poderosa che li attuerà … cfr. BOLLETTINO 1922. Piano Regolatore della Città Giardino con zonizzazione del territorio (da:”Tra Albalonga e Roma Studi sul territorio di Ciampino” ediz. 2008 - Comune di Ciampino) 5 Pur essendo stati venduti gran parte dei lotti previsti dal Prg della Colli Parioli, i nuovi proprietari dei singoli lotti non avevano sufficiente disponibilità economica per investire su costruzioni, che per le normative tecniche volute dalla Colli Parioli e previste da contratti, imponevano sforzi possibili a pochi in quel periodo del primo dopoguerra; quindi i dirigenti della Colli Parioli vedevano nel grande complesso religioso una grande occasione per diminuire tali costi e dare reale impulso alla realizzazione della loro città giardino. 11 Ma la sinergia si evidenzia anche in modo altamente simbolico nello stesso disegno del tessuto urbano progettato: la strada pensata per l’accesso alla città – che coincide con l’attuale via Francesco Baracca- è infatti in linea con l’asse più grande dell’ellisse della piazza centrale che è anche l’asse di simmetria della chiesa che si affaccia sull’attuale piazza della Pace. Un equilibrio architettonico ferito dall’avanzare dei confini aeroportuali che hanno inglobato anche la circonvallazione ora tronca ed ha negato a Ciampino un’entrata degna del livello progettuale che gli voleva assegnare la Colli Parioli. L’avanzamento del confine aeroportuale sull’area della Città Giardino (da:”Tra Albalonga e Roma – Studi sul territorio di Ciampino” ediz. 2008 - Comune di Ciampino) Lo strabordare dell’aeroporto dai confini originari, attuato nella seconda metà degli anni Trenta, si concretizzò con un rozzo intervento che ha reso quanto mai insensata la struttura urbana risultante, contribuendo ad un misconoscimento dell’equilibrio originario, ad una perdita di memoria storica e ad una incapacità di leggere il proprio territorio. La rozzezza di quell’intervento è pari solo alle insinuazioni che si leggono nel ricorso Siciet di una ipotizzabile correlazione tra :“…il definitivo abbandono della stessa [la città giardino della Colli Parioli]… e la nascita, tra il 1922 ed il 1924, del collegio delle Ancelle del Sacro Cuore…” . Come smentita a tali insinuazioni parlano la documentazione storiografica ed i segni urbani non ancora demoliti. La realtà è quindi del tutto ribaltata rispetto a quella che la Siciet cerca di far 12 apparire, consapevole che sta proprio in quel legame IGDO-CITTÀ GIARDINO il fulcro dell’interesse che la Soprintendenza vuole tutelare. Quella forte linea di pensiero che nelle prime decadi del Novecento ha attraversato l’Europa, quella grande idea urbanistica e modello culturale che è stato il pensiero di Ebenezer Howard che con le sue città giardino cerca di realizzare l’utopia dell’ordinato sviluppo urbano, dell’equilibrio non conflittuale tra città e campagna, ha lasciato, inaspettatamente, tracce consistenti su questo territorio con la struttura urbana del centro della città e con l’Igdo che tanta parte di questo centro occupa. Veduta dell’IGDO dal giardino interno - cartolina d’epoca L’Igdo in un certo senso, la documentazione d’archivio lo conferma, è stata la risposta locale per tentare di dare supporto tecnico, economico, culturale alla realizzazione dell’idea howardiana. Certo, il Presidente della Colli Parioli, il Gr. Uff. comm. Alfredo Mazza, e l’onnipresente Segretario della cooperativa il cav. Tito Gattoni, pur avendo conferito l’incarico progettuale per la loro città a tecnici sicuramente immersi nel dibattito urbanistico del tempo, non avevano a portata di mano un Gaudì e non avevano i fondi di Güell, fondi con cui garantire la briglia sciolta alla fantasia irrefrenabile di quel Gaudì che ha regalato al mondo il gioiello del park Güell di Barcellona [risposta forte della comunità catalana alle diseconomie 13 insostenibili della fantastica città giardino gaudiana 6 ] e quindi, ad uno sguardo superficiale, gli accostamenti possono sembrare addirittura sacrileghi. Ma incredibilmente il supporto culturale era il medesimo; supporto legato all’eredità del clima culturale a cavallo tra i due secoli, e della dirompente prima decade del Novecento. L’Igdo è la traccia di come tutto ciò si sia sviluppato su questo territorio: demolire l’IGDO significa demolire la testimonianza di questa traccia che non può più trovarsi nella memoria popolare perché non c’è stato un travaso tra generazioni per una carenza culturale di capacità di lettura del proprio territorio. 6 Iniziata in un momento particolarmente difficile per la Spagna -il 1909- la città giardino di Gaudi entrò subito in sofferenza dal punto di vista della risposta dei privati per le costruzioni che per il livello imposto dalle prime realizzazioni, pretendevano uno sforzo economico considerevole, in quel particolare momento accessibile a pochi. Tutto il progetto presto fallì, l’area e le prime incredibili costruzioni furono abbandonate finchè, nel 1918 il comune di Barcellona acquistò area e costruzioni già realizzate e realizzò quello che conosciamo come il Park Güell (il proprietario dell’area che commissionò il progetto a Gaudi di cui fu il grande mecenate per tutte le sue opere), parco pubblico dichiarato dall’Unesco bene pubblico del patrimonio mondiale. 14 UN EDIFICIO FATISCENTE DI NESSUN INTERESSE… L’uomo della strada, camminando lungo le strade limitrofe del complesso, percepisce un’immagine d’insieme decadente, di totale abbandono: l’edificio appare pericolante. L’idea genericamente diffusa è quella di un ammasso di macerie che proviene dalla “guerra” che, non si sa per quale ragione, non è stato ancora abbattuto ed allontanato dal centro cittadino per poter far posto a qualcosa che dia più lustro (!!) al paese, magari con tante luci. L’uomo della strada, il cui sguardo superficiale non è penetrato oltre la cortina esteriore, non rammenta o, più semplicemente, non conosce, magari perché artatamente si è fatto di tutto per non far conoscere, quello che rappresenta questo edificio. Il sapere, probabilmente, rischierebbe di far riconoscere il lustro cittadino proprio in questo ammasso di macerie belliche. La storia del suo paese, una delle radici del suo essere, sta proprio in quell’abbandono. Vista attuale dell’area IGDO E’ troppo facile eliminare per fare luogo a nuove cose: l’eliminazione comporta la cancellazione del passato, delle cose importanti da ricordare, delle cose che lasciano il segno della storia. Con lo stesso concetto sarebbe altrettanto lecito eliminare i monumenti: del resto non hanno alcuna utilità produttiva, anzi … Per le vestigia del passato bisogna, di tanto in tanto, investire fondi per la loro conservazione… 15 Perché non eliminare il Colosseo? Si potrebbero sempre ricavare ampie aree di parcheggio in una zona notoriamente congestionata dal traffico e, magari, si potrebbe realizzare qualche multisala, un albergo, un centro commerciale… Forse sarebbe opportuno soffermarsi un po’ di più su quello che si pensa o, meglio, su quello che qualcuno vuole che la collettività pensi al fine di giustificare le azioni di depredazione del territorio per soli scopi di lucro, ufficialmente in nome del bene collettivo, calpestando tutto quello che si pone ad ostacolo, sia esso legato alla Storia, Memoria dell’Essere e quant’altro. Spesso si è sentito dire che Ciampino non ha Carattere, non ha Passato, non ha Storia, non ha Memoria. Chi afferma ciò, è colui che non vuole la Storia, la memoria di Essa. La Storia di un Sito si costruisce nel tempo, mantenendo tutti i segni che essa lascia dietro di sé: solo in questo modo sarà possibile far conoscere ai nostri figli quello che siamo stati. Il complesso del Collegio del Sacro Cuore, (oggi più noto come I.G.D.O. Istituto Gesù Divino Operaio)) è uno degli ultimissimi segni ancora superstiti della Storia del nostro Paese (ben altri sono stati allegramente e definitivamente cancellati!). Approfondiamo, pertanto, quanto questo complesso abbia rappresentato per l’intero territorio: forse, con il beneficio della conoscenza, sarà possibile riuscire a capire perché è importante che esso rimanga al suo posto, richiamandolo in vita e assegnandogli qualche destinazione che, per assonanza d’origine, lo riconduca alla magnificenza di un tempo, cercando di mettere in sintonia il passato col presente, innescando un dialogo che nel futuro potrà essere riletto come testo specifico e segno caratteristico di questa nostra stagione della storia. Il tecnico che si sofferma ad osservare il maestoso complesso immobiliare lo scruta con occhio intrigato, inizia a penetrare la facciata: cerca di interpretare i segni del tempo, del degrado… un fabbricato abbandonato a se stesso, alle aggressioni del tempo, del vento, dell’acqua… La riflessione inizia a penetrare come un tarlo nel cervello del Tecnico: perché il degrado non deteriora le strutture? Eppure esse sono state evidenziate dall’acqua e dal vento che ne hanno tolto la pelle, anche se non dappertutto. Le fasce muscolari sono state scoperte, ma ancora vigorosamente possenti. Il tempo non ha potuto fiaccarle. Esse sono ancora lì a dimostrare tutte le loro tensioni, ancora capaci di sopportare il peso delle coperture, dei solai. 16 Il Tecnico, sempre più intrigato e incuriosito, si avvince, si concentra, fa qualche passo all’interno… poi riflette e si domanda il perché dell’abbandono, chiede, ed ascolta stupito la storia della rovina, del degrado dell’edificio definito pericolante! Ascolta la storia e le peripezie della Sua vita di un intero secolo. E riflette. L’edificio è stato traumatizzato dalle bombe della II Guerra Mondiale, che ne hanno mutilato le ali, ma ancora oggi non ci sono segni di cedimenti: nessuna crepa importante, solai rigidi, strutture verticali integre. Certo, un buon ripristino, con approfonditi interventi di manutenzione…niente di che. Non è stato convinto dalla voce comune del degrado, del pericolo immediato di crollo. Basterebbe veramente poco per potere ricondurre in vita tutto il complesso. E quella Chiesa. E quel “Teatro”! Il Tecnico sogna; e vede un grande centro culturale, aule, laboratori, atelier didattici, pittori, scultori… L’edificio è nuovamente vivo, può essere ancora il cuore culturale di un Paese che per un momento ha pensato di cancellare una delle sue ultime memorie storiche. 17 L’ORGANISMO EDILIZIO Alla luce delle considerazioni che precedono si può comunque affermare che il complesso edilizio in esame si presenta, sostanzialmente, in buone condizioni statiche, seppur con evidenti segni di abbandono o incuria. Il compendio degli edifici da cui è costituito il Complesso del “Sacro Cuore”, è stato costruito seguendo sicuramente le migliori tecniche edificatorie, all’avanguardia per l’epoca, utilizzando mano d’opera competente ed abilmente diretta. Si pone l’attenzione sul fatto che la progettazione e, quindi, la realizzazione, era stata affidata all’ Ing. Guglielmo Palombi, professionista non certo sconosciuto per le opere di siffatta importanza. Fra tutte si rammenta l’edificio principale dell’Università Cattolica del Policlinico A. Gemelli, ancora pienamente e degnamente funzionante, la Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro ad Duas Lauros sulla Via Casilina, la Cripta, il Convento e la Chiesa di S. Teresa di Gesù Bambino in Panfilo, avvalendosi dell’opera di artisti come Ballerini, Albani, Bea ecc.. Chiesa S. Teresa di Gesù Bambino in Panfilo Cortile interno IGDO (foto d’epoca) Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro ad Duas Lauros Università Cattolica S. Cuore - Policlinico Gemelli Dall’esame visivo esteriore, si evidenzia come le strutture furono realizzate utilizzando materiali certamente scelti, applicando le corrette regole dell’arte in relazione alle normative vigenti in quegli anni. Le murature portanti, in scapolame di tufo, intercalate da ricorsi costanti in mattoni pieni (per ottenere una più regolare distribuzione delle pressioni 18 all’interno del muro) sono sicuramente ben realizzate e le loro dimensioni, gli spessori, la tessitura, le rastremazioni, gli ammorsamenti e la planarità, ci confortano nell’ipotizzare una capacità statica compatibile con le più disparate attività. Le pareti sono diversificate in base alla specifica funzione che è assolta da ciascuna nell’organismo architettonico, da cui derivano le condizioni di esercizio, e in base al tipo di muratura utilizzato. Le piattabande delle aperture sono realizzate con mattoni pieni. Tutti i “capitesta” sono in mattoni pieni, i solai realizzati in travi metalliche a I e voltine di mattoni, le “camere a canne” quasi completamente integre. I solai sono anch’essi in buone condizioni statiche, salvo locali ripristini così come le piattabande delle aperture; il solaio di copertura è realizzato a lastrico solare. Il più ampio spazio destinato a teatro è stato invece realizzato con capriate in acciaio – di tipo inglese – poggianti sulla muratura perimetrale con interposti arcarecci, anch’essi metallici, armature secondarie. Il sostegno è realizzato in tavelloni di laterizio, sottostanti la copertura in tegole. Per quanto concerne le fondazioni, visto l’ottimo sistema costruttivo e la cura realizzativi del manufatto intero, non potranno che essere sicuramente all’altezza della struttura in elevazione. In generale tutti i fenomeni di fatiscenza rilevati possono essere ricondotti, come ricordato, ad incuria o abbandono e allo stato attuale non si ravvisa nessun segnale di cedimento strutturale regresso o in atto che possa in qualche modo alterare gli equilibri statici della costruzione. Planimetria catastale originale del corpo centrale al piano terra, destinato ad aule e chiesa nella parte laterale, a firma dell’Ing.Palombi, depositata il 10 novembre 1939 19 Planimetria catastale originale del corpo accessorio al piano terra (centrato dalle bombe del luglio 1943), destinato ad aule per attività varie e cappella, a firma dell’Ing.Palombi, depositata il 10 novembre 1939 La conservazione degli edifici, e con essi il permanere dei loro significati, ha sempre tratto giovamento dalle pratiche manutentive che costituiscono il più diffuso espediente per mantenere in efficienza gli organismi architettonici così da affrancarli dal rischio di estesi interventi di restauro. Pertanto la cosiddetta “capacità strutturale”, ovvero l’attitudine dell’organismo edilizio ad accogliere carichi, può essere considerata ancora integra. Oggi a distanza di circa ottanta anni dalla sua edificazione e di mancati interventi di tipo manutentivo, nonostante i reiterati saccheggi dei materiali più pregiati, perpetratesi a far data dalla fine del 2° conflitto bellico, le pavimentazioni si presentano integre nella maggior parte. Lo stato complessivo e la conservazione del complesso immobiliare, sotto il profilo tecnico, possono definirsi buoni. All’uopo si faccia memoria del fatto che il complesso è stato soggetto più volte, durante il suo lungo esistere, a sollecitazioni notevoli, quali il bombardamento del II evento bellico nel 1943, (con la distruzione di una parte limitata e circoscritta del complesso) ed i numerosi eventi sismici che negli anni hanno interessato il territorio di Ciampino, seppure di entità compatibile con le più recenti zonizzazione di norma. Intanto il fatto di non rilevare dissesti in atto, fa maturare la convinzione della bontà strutturale dell’opera. E’ evidente che ogni ipotesi di utilizzazione è subordinata ad approfondite e specifiche indagini del tipo conoscitivo al fine di adeguare (eventualmente) le strutture al dettato delle vigenti normative. 20 Superbo esempio e prova definitiva della ottima qualità dei materiali utilizzati e del buon costruire è la chiesa esistente all’interno del complesso. Essa è intatta: sono integri i rivestimenti, gli stucchi, gli infissi, le arcate, il soffitto a cassettoni. Notevole è stata l’utilizzazione della chiesa interna fino a tempi recenti per la sua straordinaria acustica, soprattutto dal Coro Polifonico di Ciampino e dalla Banda F. Cilea. Coro Polifonico di Ciampino in una esibizione Interno della Chiesa dell’Igdo in una foto del 2003 nella Chiesa dell’Igdo nel 1988 Anche l’originario teatro, soprastante la chiesa detta, si presenta intatto nelle sue strutture, realizzate con sistemi costruttivi all’avanguardia per l’epoca. Le capriate in ferro, con le chiodature a caldo, fanno ritornare alla memoria quelle progettate dall’Ing. Polonceau per la realizzazione di un deposito a Roma, oggi recuperate, ed i cui luoghi sono stati fatti rivivere per il “Museo dei Bambini”. Esse, da sole, rappresentano il segno museale di una tecnica perduta da tempo. E’ doveroso ricordare che l’abbandono di ogni pratica manutentiva, intesa come terapia di manutenzione dell’efficienza dell’organismo edilizio, sta producendo nel tempo fenomeni di ammaloramento, per ora localizzati, ma che se non immediatamente contrastati possono produrre un degrado ben più esteso fino a raggiungere gli elementi strutturali principali. Teatro con le capriate di copertura in evidenza Interno del Teatro in una foto del 2003 in una foto del 2003 21 Si evidenzia il fatto che, in considerazione del lungo periodo di “abbandono”, sono ancora presenti, in gran parte, gli infissi originali nonché alcuni elementi di pregio, segno questo della bontà costruttiva della copertura. Se si vuole individuare un’ulteriore riprova di quanto appena affermato, ricordiamo, con compiacimento, che ultimamente è stata ristrutturata un’ala del complesso facente parte dello stesso progetto dell’Ing. Palombi, oggi di proprietà dell’Istituto Gesù Divino Operaio, adibita in parte a oratorio parrocchiale della Chiesa del Sacro Cuore ed in parte a spazio convegni. La ristrutturazione eseguita in brevissimo tempo e con discreto impegno finanziario, ha riportato all’antica luminosità la facciata su Via 2 Giugno e quella che si affaccia sul cortile interno. I lavori eseguiti hanno riguardato fondamentalmente il risanamento delle murature e il consolidamento delle strutture orizzontali, oltre ovviamente quelle opere necessarie da prevedere in un normale edificio inutilizzato per anni. Porzione del Complesso Igdo, recentemente ristrutturata, Parte adiacente all’Igdo, dei locali recentemente ristrutturati, di proprietà Chiesa del S. Cuore di proprietà Chiesa del S. Cuore L’esempio sopra citato riafferma, se ce ne fosse ancora bisogno, contrariamente ad alcune quantomeno avventate asserzioni, e i fatti recenti lo dimostrano, senza tema di smentita, che un intervento di avveduto, competente e appassionato restauro del Complesso del Collegio del S. Cuore, ex IGDO, può essere ampiamente praticabile. 22 I LEGAMI TRA L’IGDO E LA POPOLAZIONE DI CIAMPINO Nel ricorso la Siciet arriva ad affermare che: “…l’immobile fu totalmente abbandonato e non più utilizzato per ben 63 anni…”!!!!! Tanto non risponde al vero tale affermazione, che gli spazi sia interni che esterni del complesso sono stati testimoni di una stratificazione continua nel tempo di attività collettive, esperienze e vissuti di vario genere, tutti riconducibili all’esigenza di aggregazione, socialità e solidarietà che ogni comunità intrinsecamente esprime. La presenza di quello che oggi viene definito "rudere" ha esercitato grandissima influenza sulla vita sociale della città, anche e soprattutto quando era una comunità appena nascente, solo una frazione trascurata e dimenticata, dal tessuto urbano incompiuto, quasi un “non-luogo”, posizionato in una “terra di mezzo”, sia dal punto di vista geografico che metaforico, data la sua collocazione intermedia tra la grande metropoli lontana e “altra” e le consolidate realtà storico-urbane dei Castelli Romani. Proprio all’interno e/o intorno al complesso dell’IGDO e non altrove, si sono sedimentate le esperienze più significative, quelle atte a generare quel senso di identità urbana e sociale che non si è ancora del tutto realizzato. Non è stato unicamente per l’obiettiva carenza, durata molti anni, di altri spazi possibili, ma anche e soprattutto perché QUELLO E’ SEMPRE STATO ED E’ TUTTORA il "cuore" riconoscibile e la matrice originaria della città, non solo il suo Centro geografico. Balconata superiore e soffitto a cassettoni Chiesa dell’Igdo in una foto del 2003 23 Molti i ciampinesi di età superiore ai 50 anni, che hanno trascorso nei locali dell’Igdo le loro ore scolastiche, dalla materna alle scuole medie: uno stuolo di ex alunni e di insegnanti può testimoniarlo, rendendo merito alla forza di questi legami che con sfrontatezza e rozzezza si pretende di mettere a tacere, per ragioni di solo profitto. Da collegio, convitto, scuola gratuita per le bambine meno abbienti, l’edificio durante la guerra viene utilizzato per scopi bellici dall’aeronautica italiana. Il 19 luglio 1943 viene gravemente danneggiato dai bombardamenti dell’aviazione americana (ripetuti anche nel settembre successivo) che avevano come obiettivo l’aeroporto. Negli anni seguenti e fino agli anni ’60 venne occupato da famiglie che erano rimaste senza casa. Dal dopoguerra fino a tutti gli anni settanta molti ciampinesi sono andati a scuola al “Sacro Cuore”, come veniva chiamato, che ha ospitato anche le scuole medie, in mancanza di altri spazi disponibili. Successivamente venne anche parzialmente utilizzato come sede per la Scuola di calcio, per un Circolo di bocciofili, per la sezione di Ciampino dell’ Associazione Italiana Arbitri Calcistici, come sede di una Polisportiva, del Coro Polifonico, della Banda musicale F. Cilea e del partito MSI. Nel 1958 il Collegio del Sacro Cuore viene donato all’Istituto Gesù Divino Operaio, poi chiamato dalla gente più semplicemente “IGDO”, guidato da Padre Isaia FILIPPI, uomo emerito e popolarissimo a Ciampino, che, con i suoi “ragazzi”, risistemò il Collegio, sfigurato dagli eventi bellici, e lo rese “cantiere bellissimo di vita, di preghiera, di studi, di lavoro, e anche di tanta gioia, …” Padre Isaia Filippi durante una pausa di lavoro di risistemazione del Collegio, insieme ai suoi fidi ragazzi all’interno delle mura dell’Igdo (anni sessanta) 24 (tratto dal libretto pubblicato per la commemorazione nel decennio dalla sua morte dai Sacerdoti dell’Associazione Sacerdotale “Gesù Divino Operaio”). L’Igdo fu splendida fucina per seminaristi e orfanotrofio per giovanissimi di Ciampino (più di cento). Celebrazione di un matrimonio nella Chiesa dell’Igdo nel 1986 Purtroppo però negli anni ’80 il Complesso prosegue nel suo lento declino, come un pezzo confinato della città. Nonostante questo, continua ad essere centro di attività sociali, tanto che il campo di calcio è stato utilizzato fino alla fine degli anni novanta. Articoli del periodico mensile di Ciampino “Anni Nuovi” del 1972 sul Complesso Bandistico F. Cilea e sul Trofeo calcistico “IGDO” 25 Per diverse estati, a partire dal 1993 ed ininterrottamente fino al 2002 un ambito dell’area fu adibita ad Arena –CINESTATE- per proiezioni cinematografiche all’aperto. Nel 1995, in occasione del centenario del Cinema, è stata allestita una Mostra, aperta al pubblico, in alcuni locali al piano terra dell’Igdo prospicienti l’Arena. Purtroppo le varie utilizzazioni furono progressivamente abbandonate e nel frattempo il complesso viene ceduto a società private che iniziano le loro ovvie manovre speculative, proponendone la demolizione. La memoria popolare ha importanti e significative testimonianze[ALLEGATO 8] dei legami dei ciampinesi con questo edificio: • Testimonianze di dolore e sofferenza: come quelle dei bombardamenti e delle miserevoli condizioni degli sfollati che per tanto tempo l’occuparono o come quelle dei giovani ospiti dell’orfanotrofio. • Testimonianze di riscatto e della possibilità di rendere possibile a tutti l’accesso a quelle pari opportunità sancite dalla costituzione repubblicana, ma per anni negate per la carenza di strutture scolastiche. • Testimonianze di attività ricreative di importanza sociale e culturale: Scuola calcio, Sezione Arbitri calcio, Cine-Estate, Coro Polifonico, Banda musicale cittadina. Banda musicale F. Cilea dentro l’Igdo nel 1974 Coro Polifonico di Ciampino nella Chiesa dell’Igdo nel 1987 26 LA GENESI E L’INTERESSE PUBBLICO DEL PROGETTO SICIET Nel Piano Regolatore Generale (PRG) del 1977 l’area dell’IGDO era stata prevista a Servizi Pubblici – F6 (consultorio, scuole, asilo) e tale è rimasta la sua destinazione fino agli anni 2000. Nel 1985 c’è il primo atto ufficiale dell’Amministrazione comunale. Quattro professionisti furono incaricati del piano di recupero dell’IGDO e della progettazione di quanto previsto dal PRG. Nella delibera di incarico era espressa la volontà di esproprio dell’area e l’utilizzo di finanziamenti europei, ma il Comune sembra proprio che non inoltrò le necessarie richieste e quindi tutto decadde. Alla fine del 1989 la società “RICOSTRUIAMO” presentò una proposta per la costruzione di uffici e negozi. Tale proposta incontrò una larga opposizione e fu bocciata. Nel 1991 la proposta venne aggiornata con l’ipotesi di costruire 200 appartamenti, per circa 85.000 metri cubi, confermando l’abbattimento del complesso. Anche in questo caso la proposta, fortunatamente, fu contrastata e successivamente bocciata. Il vincolo a servizi pubblici del PRG si rivelò per molti anni una difesa insuperabile. Nel 1998, a fronte di una valutazione di circa 20-25 miliardi di lire per i costi dell’esproprio, risultati inaccessibili per le casse comunali, fu approvata dal comune di Ciampino una variante al PRG. In accordo con la proprietà, la società SICIET (Società Italiana Costruzioni Industriali Edilizia Telecomunicazioni), furono previste cubature residenziali e commerciali per circa 35.000 metri cubi, da assegnare alla stessa SICIET, previa la totale demolizione del Complesso IGDO, in cambio della realizzazione e cessione gratuita al Comune di alcuni servizi pubblici. Tale variante fu approvata nel 2001 dalla Regione Lazio. Il programma di governo della coalizione che sostiene il Sindaco attuale, eletto nel 2006, recitava rappresentare testualmente una : scommessa “Il per cuore la della futura città’ dovrà pianificazione urbanistica di Ciampino, a partire dalla rivisitazione totale o parziale del Progetto IGDO dando voce, nel rispetto del vincolo che è in via di apposizione, ai cittadini, con i quali l’Amministrazione Comunale attraverso un nuovo strumento di partecipazione, 27 addiverrà ad una soluzione compatibile tra le risorse economiche dell’Ente e le volontà di trasformazione del Centro Cittadino” Il 30 giugno 2006, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con Decreto del Direttore Regionale, dichiara la “Chiesa e Collegio del Sacro Cuore di Gesù” di particolare interesse ed importanza e ne appone con atto definitivo il vincolo, impedendo modifiche volumetriche o dell’aspetto originario del complesso. [ALLEGATO 9] Nel 2007, dopo il ricorso al Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) della società SICIET per la conclusione del procedimento dell’iter del piano attuativo, il Comune di Ciampino indice una Conferenza di Servizi, sostanzialmente per confermare il superamento della variante speciale del 1998 dati i presupposti del vincolo ministeriale e l’annullamento da parte della Regione Lazio del VIA (valutazione impatto ambientale e danno ambientale) precedentemente rilasciato. [ALLEGATO 10] Nel Gennaio 2008 l’istituzione di un laboratorio di partecipazione urbanistica sull’IGDO è stata formalizzata dalla Giunta Comunale [ALLEGATO 11], anche se non è stato dato ancora seguito alla volontà politica espressa. A sua volta il Consiglio Comunale, sollecitato da una mozione proposta dal coordinamento Igdolab, esplicitata nel corso di un incontro pubblico svoltosi il 4 aprile 2008, [ALLEGATO 12-13], a cui ha fatto immediatamente seguito una identica mozione dei Gruppi Consiliari [ALLEGATO 14] all’unanimità, nella seduta del maggio 2008 , ha: • giudicato “inattuabile il progetto previsto presentato dalla SICIET, condividendo le motivazioni di ordine storico-culturale che hanno determinato la tutela della struttura, anche al fine della memoria storica della collettività” • impegnato “il sindaco e l’amministratore comunale a intraprendere un percorso partecipativo che coinvolga le Associazioni già impegnate nel Laboratorio di progettazione e partecipazione, altre associazioni che volessero intervenire, le Istituzioni locali interessate, la Sovrintendenza ai Beni culturali, i titolari della proprietà dell’area, e tutte le forze politiche, per elaborare una nuova proposta di riqualificazione dell’area ex-IGDO” [ALLEGATO 15] Nello stesso periodo, a sostegno e rafforzamento del vincolo, vengono presentate Osservazioni al P.T.P.R. della Regione Lazio, sia dall’IGDOLAB che dai 28 Gruppi Consiliari di Ciampino[ALLEGATI 16-17]; contro l’apposizione del vincolo ha presentato Osservazione la SICIET. Le Osservazioni di Igdolab e dei Gruppi Consiliari, vagliate dall’A.C., vengono accolte positivamente, mentre l’Osservazione della SICIET, viene respinta. [ALLEGATI 18-19-20]; Risulta chiara a questo punto la lodevole posizione dell’Amministrazione Comunale che dalla lettura degli atti risulta condividere pienamente l’atteggiamento delle Associazioni e della Soprintendenza. [ALLEGATO 21] Nonostante questi chiari pronunciamenti delle forze politiche e sociali nel loro complesso, la SICIET nel suo ennesimo ricorso magnifica il progetto concepito oltre 10 anni fa e che non è mai stata in grado di realizzare, forse anche a causa della sua anti-economicità. L’operazione viene definita UN BENE A FAVORE DELLA CITTÀ “…opere indispensabili per lo sviluppo della vita sociale ed economica di cui [la città] è obiettivamente carente…”; vedi relazione allegata ricorso Tar [ALLEGATO 22] Al primo punto della descrizione del progetto c’è LA DEMOLIZIONE DELL’ESISTENTE, per i presunti motivi di fatiscenza e mancanza di interesse storico-architettonico di cui sopra. Seguono: 1. la COSTRUZIONE DI UN CENTRO POLIFUNZIONALE che rimarrà di proprietà privata: Albergo e relativi servizi, Edificio commerciale, Multisala cinematografica, Parcheggi di servizio. 2. la COSTRUZIONE a proprie spese e CESSIONE AL COMUNE di: ampia superficie libera attrezzata a piazza e percorsi pedonali, parcheggio pubblico sotterraneo, sala congressi. Riguardo alle carenze della città, che sono indubbiamente molteplici, riteniamo che la più importante sia LA MANCANZA DI SPAZI LIBERI nel centro cittadino, che però al contempo non attivino ALTRA CONGESTIONE come invece farebbe la proposta Siciet. A proposito dello “sviluppo economico” promesso, occorre far notare che l’ennesima struttura commerciale, oltre ad attrarre traffico automobilistico in un’area già altamente congestionata a causa della viabilità obbligata, contribuirebbe anche a mettere in ulteriore difficoltà gli esercizi commerciali di vicinato esistenti (basti scorrere i dati sulle attività commerciali del centro cittadino). Quel progetto, anche per esplicita ammissione della stessa attuale Amministrazione Comunale, non sarebbe oggi riproponibile a causa delle mutate condizioni ambientali, aggravate dall’incremento insostenibile 29 dell’attività aeroportuale e dalla mancata soluzione degli annosi problemi strutturali in termini di viabilità. Per quanto riguarda le destinazioni pubbliche proposte riteniamo sia il caso di entrare nel merito delle singole funzioni, anche tenendo conto delle scelte amministrative successive all’approvazione del progetto SICIET: 1. Ampia superficie libera attrezzata a piazza e percorsi pedonali La realizzazione di uno spazio pubblico attrezzato a piazza-percorsi pedonaliverde sarebbe comunque possibile senza la demolizione del complesso architettonico, in quanto è presente all’interno dell’area di proprietà una vasta superficie libera da fabbricati, sede del giardino originario, a lungo utilizzata dalla cittadinanza. 2. Parcheggio pubblico sotterraneo La quota di parcheggi nominalmente pubblici sarebbe anch’essa, inevitabilmente, a servizio delle nuova struttura commerciale, generando quindi altro traffico automobilistico. Qualora la cittadinanza ne ravvisasse la necessità, il parcheggio pubblico sotterraneo potrebbe essere realizzato comunque, senza alcuna demolizione dell’esistente, nell’area sottostante lo spazio pubblico di superficie ipotizzato al p.to 1. Riteniamo tuttavia che tale parcheggio, per i motivi esposti in precedenza, debba essere ad esclusivo uso dei residenti del quartiere e che l’ipotesi andrebbe comunque verificata rispetto alle esigenze reali e alle proposte dei cittadini direttamente interessati, tenendo anche conto dell’inevitabile peso economico che verrebbe a gravare sugli stessi per poter usufruire dei parcheggi che, pur essendo pubblici, difficilmente potrebbero essere gratuiti. 3. Sala Congressi. Per quanto riguarda la Sala Congressi vale la pena sottolineare che l’Amministrazione Comunale, a seguito di ingenti investimenti tecnici e finanziari (circa 6 milioni di Euro a totale finanziamento pubblico) sta portando a compimento la realizzazione di nuovi edifici pubblici ad integrazione di quelli esistenti presso la ex cantina Sociale (Sede degli organi politici, Uffici comunali, Sala Consiliare, Sala convegni, Sala esposizioni, Biblioteca comunale) . Gli interventi in corso di attuazione, la cui consegna è prevista tra la metà del 2009 e la metà del 2010, sono: - la ricostruzione di una palazzina da adibire ad ulteriori uffici comunali; l’ampliamento della biblioteca comunale con ulteriori 50 posti di lettura, magazzino libri interrato, sala audiovisivi, sala conferenze per 99 posti e relativi servizi; 30 - - - la trasformazione dell’attuale Sala convegni in Teatro di 330 posti comprensivi di tutti i servizi necessari (camerini, foyer, biglietteria, servizi igienici, uscite di sicurezza); Una piazza di interconnessione tra tutti gli edifici ed i servizi ivi ospitati, con relative pedonalizzazioni ed arredi urbani indispensabili all’accoglienza degli utenti; Un parcheggio interrato di 130 posti auto, oltre ai 30 posti realizzati nelle aree di superficie, tutti a servizio dei differenti utenti del complesso. CONCLUSIONI Per tutto quanto sopra esposto riteniamo ci siano ragioni più che sufficienti a respingere fermamente le motivazioni addotte dalla SICIET contro il reitero del Vincolo della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio e ci auguriamo che la Stessa voglia desistere da ulteriori tentativi di portare avanti il proprio SUPERATO PROGETTO, molto lontano dalle VERE ESIGENZE e dalla CHIARA VOLONTA’ espressa reiteratamente dalla comunità ciampinese attraverso le sue rappresentanze istituzionali, politiche e sociali. Auspichiamo vivamente che possa concretizzarsi in tempi brevi un confronto costruttivo della proprietà con la cittadinanza, anziché la contrapposizione continua, inconcludente e deleteria tanto per gli interessi collettivi quanto per quelli particolari. 31 Il presente documento è stato redatto da IGDOLAB, composto dalle Associazioni culturali di Ciampino COLIBRÌ – LEGAMBIENTECIAMPINO – NAC PROIGDO - TERESIO OLIVELLI, per contrastare e contestare coloro i quali sostengono tesi improbabili e spesso non autentiche, sospinti da molteplici interessi, che pur di raggiungere lo scopo prefissato, demolirebbero qualsiasi traccia di memoria autentica e testimonianze che sono riuscite a sopravvivere persino a terremoti e bombardamenti. Si ringrazia la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio per il competente impegno profuso e la particolare sensibilità dimostrata nell’interesse di una collettività fermamente intenzionata e desiderosa di riaffermare legittimamente le proprie radici e la propria identità negata. Elenco allegati: 1- Frontespizio Petizione Popolare del 2003 234- Manifesto 1° Convegno sull’Igdo del 9 maggio 2003 Manifesto 2° Convegno sull’Igdo del 24maggio 2004 Lettera aperta delle associazioni al Sindaco di Ciampino 5- Proposta di Igdolab per l’istituzione di un laboratorio di progettazione partecipata 6- Ricorso al TAR della SICIET [luglio 2008] P.T.P.R. 7- Bollettino “Colle Parioli” del 20.03.1922 8- Fascicolo “Memorie e testimonianze di cittadini sull’Igdo” 9- Vincolo Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio del 30.06.2006 10- Comunicazione Regione Lazio a SICIET per annullamento V.I.A. 11- Delibera G.C. Istituzione Laboratorio di progettazione Partecipata n. 8 del 04/01/08 12- Incontro pubblico del 04/04/2008 delle Associazioni sulla richiesta di reiterazione del vincolo 13- Proposta di mozione di Igdolab al C.C. 14- Proposta di mozione dei Gruppi Consiliari al C.C. 15- Delibera del C.C. di approvazione delle mozioni 05/06/08 16- Osservazione di Igdolab al P.T.P.R. adottato dalla Regione Lazio 17- Osservazione dei Gruppi Consiliari al P.T.P.R. adottato dalla Regione Lazio 18- Accoglimento Osservazione dei Gruppi Consiliari al al P.T.P.R. 19- Accoglimento Osservazione di Igdolab al P.T.P.R. 20- Non accoglimento Osservazione SICIET al P.T.P.R. 21- Delibera C.C. - Osservazioni - del 28.07.2008 22- Relazione sul Complesso ex Collegio Ancelle del Sacro Cuore a firma Prof. Arch. Mario DOCCI www.ciampinonet.it www.legambienteciampino.it www.nucleoarchitetti.org www.unacittanonbasta.splinder.com Per contatti e comunicazioni scrivere a : [email protected] 32