IGDO
IL VALORE DELLA MEMORIA
APPUNTI SU UN PROCESSO DI IDENTITÀ COLLETTIVA NEGATA
IGDOLAB
COLIBRÌ-LEGAMBIENTECIAMPINO-NAC-PROIGDO-TERESIO OLIVELLI
IGDOLAB
COLIBRÌ-LEGAMBIENTECIAMPINO-NAC-PROIGDO-TERESIO OLIVELLI
PREMESSA
Il coordinamento di associazioni cittadine IGDOLAB, allo scopo di garantire la
salvaguardia del complesso storico architettonico Chiesa e Collegio del
Sacro Cuore di Gesù, che per brevità denominiamo IGDO, intende
intervenire su quanto affermato dalla S.I.C.I.E.T. (Società Italiana Costruzioni
Industriali Edilizia Telecomunicazioni), proprietaria del complesso immobiliare
sito in Ciampino, nel suo ricorso avverso il reitero di Vincolo, ratificato dalla
Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio nel giugno del
2006.
LE MOTIVAZIONI DEL NOSTRO INTERVENTO
Siamo convinti che il recupero di questa struttura sia assolutamente necessario,
oltre che per il suo valore architettonico intrinseco, anche per il suo significato
strumentale, utile alla conoscenza dell’uomo attraverso le sue interrelazioni con
la società e l’ambiente.
Crediamo sia importante riflettere sul concetto di memoria intesa in senso
antropologico-culturale, in quanto elemento determinante nel processo
di costruzione dell’identità collettiva. A tal fine è stato avviato, in
collaborazione con tutti i soggetti interessati, un percorso che ha la finalità di
stimolare la riflessione della cittadinanza sulla storia del complesso I.G.D.O.,
intendendo la Storia non come semplice elenco di accadimenti ma come
succedersi di vicende umane, di costume e di cultura.
Alimentare “il vizio della memoria” rafforza infatti il senso di appartenenza
attraverso la potenzialità evocativa dei luoghi “fondanti” della città e le modalità
di percezione dei luoghi stessi. Per questo ribadiamo la nostra convinzione che
qualunque proposta di trasformazione dell’area debba nascere dal confronto e
2
dalla condivisione, permeati da una forte partecipazione “affettiva” con cui le
ragioni di carattere politico, tecnico ed economico devono necessariamente
dialogare.
A testimonianza dell’interesse costante che il complesso monumentale
ha
sempre suscitato nella cittadinanza, non è superfluo ricordare che sul tema sono
stati prodotti nel tempo, oltre a una moltitudine di articoli giornalistici sulla
stampa locale e non, anche studi di carattere storico, documentari e
cortometraggi, tutti costantemente critici rispetto alla situazione di degrado
anche se variamente orientati riguardo al suo riuso.
LA MOBILITAZIONE CITTADINA
Il nostro impegno attivo per la salvaguardia del complesso fa seguito ad una
serie di iniziative promosse in un lungo arco di tempo da diverse realtà
cittadine, che intendiamo qui ricordare sinteticamente nei suoi passaggi più
significativi.
Nei primi anni Novanta si costituisce un “Forum per il referendum” avente
come scopo il recupero dell’IGDO. Le parole d’ordine erano le stesse di oggi: uso
pubblico della struttura.
Nel 2002, a seguito dell’approvazione da parte dell’AC del progetto SICIET, si
costituisce a Ciampino il Comitato Pro IGDO, formato da gruppi di cittadini
affiancati da tecnici di competenza specifica, con l’intento di adoperarsi affinché
si potesse impedire la demolizione del Complesso e sostenerne il riuso.
Nel 2003, lo stesso Comitato promuove una Petizione popolare [ALLEGATO
1], che raccoglie ben 3.000 adesioni, per sensibilizzare la cittadinanza verso una
proposta di salvaguardia.
L’azione del Comitato continua con 2 Convegni pubblici sull’IGDO, il
primo nel 2003 ed il secondo nel 2004, che vedono una massiccia
partecipazione cittadina oltre alla presenza di illustri studiosi e docenti
universitari.
In occasione del 1° Convegno viene anche esposta una proposta di riuso del
complesso che prevede il completo recupero dell’immobile e dell’area
pertinente, destinati ad attività di tipo pubblico e sociale. [ALLEGATI 2 -3]
Nel 2006, la dichiarazione di particolare interesse ed importanza della
“Chiesa e Collegio del Sacro Cuore di Gesù” da parte del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali, con Decreto del Direttore Regionale del
3
30.06.2006, sembra concedere una tregua alle migliaia di cittadini che si erano
attivati per preservare la memoria storica della città.
Ancora nel 2006 le associazioni Teresio Olivelli e Colibrì organizzano un
incontro pubblico sull’IGDO, al fine di sollecitare idee e proposte per il suo
riuso. Partecipano i tre candidati a sindaco alle elezioni amministrative e l’ing.
Perandini, poi eletto, spende parole di disponibilità per ipotesi di partecipazione
democratica, tra cui un referendum cittadino.
Alla fine del 2006 l’associazione Teresio Olivelli organizza un incontro di Studio
per discutere sulla riutilizzazione dell’IGDO e sui percorsi da intraprendere nell’
attivazione di un processo partecipativo dal basso per un progetto condiviso,
richiamando esempi già sperimentati in altre amministrazioni pubbliche.
Nel 2007, le Associazioni già attivatesi in precedenza, con l’aggiunta di NACNucleo Architetti Ciampino e Legambiente-Circolo di Ciampino,
inviano una lettera aperta al Sindaco di Ciampino nella quale chiedono un
incontro per discutere concretamente sulla riqualificazione del Centro di
Ciampino, il cui fulcro è rappresentato dall’Igdo [ALLEGATO 4].
A luglio dello stesso anno le Associazioni
articolata
per
un
Laboratorio
di
presentano all’AC una proposta
progettazione
partecipata
[ALLEGATO 5], attraverso il quale vengano definiti obiettivi ed ipotesi
progettuali finalizzati alla conservazione e riqualificazione del complesso in
questione. Le associazioni, pur non essendo ancora riuscite ad ottenere l’inizio
del Laboratorio istituzionalizzato richiesto, si costituiranno in seguito nel
Coordinamento
cittadino
denominato
“IGDOLAB”
e
continueranno
ad
intraprendere una serie di iniziative (assemblee cittadine, proposte di mozioni
consiliari, osservazioni alla Regione Lazio, raccolta di memorie) atte a
raggiungere lo scopo, tra cui il presente documento di risposta all’ennesimo
ricorso al T.A.R. [ALLEGATO 6] della proprietà contro il vincolo di tutela.
La SICIET nel suo ricorso, dopo aver magnificato il progetto che
intenderebbe realizzare e il conclamato interesse pubblico alla sua
attuazione, (che dovrà avvenire con la distruzione totale dell’immobile)
PUNTA
A
DEMOLIRE
LA
CONVINZIONE,
FATTA
PROPRIA
DALLA
SOPRINTENDENZA, DELL’IMPORTANZA E DELL’INTERESSE STORICO E DEMOETNO-ANTROPOLOGICO DELL’IGDO.
4
Prima di soffermarci sulle affermazioni del ricorso, riteniamo indispensabile
fare una breve premessa per inquadrare il territorio su cui sorge l’immobile, il
periodo storico della sua nascita, l’inserimento nel particolare tessuto urbano
del centro di Ciampino, le correnti culturali ed economiche che portarono alla
costruzione di uno dei complessi ancor oggi più imponenti di questa città.
Ciampino ora conta 38.000 abitanti, mentre alla chiusura dei lavori dell’IGDO e
della Chiesa parrocchiale (1928) non raggiungeva i 2.000 abitanti (censimento
1921: 154 ab., censimento 1936: 1.940 ab.)
5
INQUADRAMENTO STORICO
Il territorio in gran parte coincidente con l’attuale Comune di Ciampino,
da sempre
attraversato da grandi vie di comunicazioni, non ha mai avuto una storia
rilevante, ma si
è sempre trovato stretto tra altre aree, più importanti,
protagoniste di storia 1 .
Sono innumerevoli le città sorte completamente dal nulla nel secolo scorso.
Ciampino è una di queste 2 . Ancora nella prima decade del ‘900, il territorio
dove ora sorge era campagna romana: nella zona non v’era traccia nemmeno
del più minuscolo borgo, né di rare case sparse. Ciò è accaduto anche con il
centinaio di “città di fondazione” (centri urbani realizzati con progetto unitario)
concepite dal regime fascista in Italia negli anni trenta (tra cui Sabaudia,
Aprilia, Pontinia, Littoria - l’attuale Latina-); ma la nascita di Ciampino non ha
alcun legame con queste. È precedente allo stesso regime e fuori da quel piano
di fondazione.
Oggi la troviamo in una posizione baricentrica di un’area del quadrante sud-est
della provincia di Roma che parte dopo Tor Vergata ed arriva ai confini della
provincia, prima di Aprilia.
Un’area, individuabile come una vera e propria faglia di sutura tra Roma e
l’area socioeconomica omogenea dei Castelli Romani, che si snoda lungo assi
trasversali rispetto alla tessitura radiale romana; un’area priva di unità ed
autorità amministrativa, ma con storie simili: storie di immigrazioni,
concentrate e consolidate nella seconda metà del Novecento, di popolazioni che
si insediano su territori periferici e quasi di risulta rispetto alle unità
amministrative originali (Roma, Marino, Castel Gandolfo, Albano, Lanuvio).
Popolazioni che hanno problemi comuni, che spesso si servono di servizi
1
2
Segni evidenti avvalorano questa ipotesi:
· Labili tracce storiografiche di battaglie (1379, la compagnia di ventura di italiani al
comando di Alberico da Barbiano, in difesa del Papa Urbano VI, dopo cinque ore di
battaglia presso l’attuale Mura dei Francesi, travolge i Bretoni al servizio
dell’antipapa Clemente VII) e di accampamenti (1347 Cola di Rienzo, prima di
attaccare Marino, si accampò in località Marcandreola).
· Tracciati viarii radiali tra Roma e gli attuali Castelli Romani, ma anche più oltre
verso il Sud (Appia, Latina, Castromeniese); tracciati trasversali (La Mola Cavona,
che continua con la Doganale e la Nettunense è parte di una via di transumanza tra i
Monti Tiburtini ed il mare).
· Ville romane del periodo repubblicano ed imperiale (Colle Oliva, Casale dei Francesi,
Pantanelle), ville seicentesche (Casale dei Monaci, Casali presso via dei Laghi, Villa
Segni) spesso sorte sulle fondamenta di quelle romane.
Il Seicento (che con le sue belle ville come abbiamo accennato, ha lasciato qualche breve segno in questo
territorio), pur dando i natali a quel Giovanni Giustino Ciampini prelato, scienziato, archeologo, storiografo,
a cui deve sicuramente farsi risalire il nome di Ciampino, sia pure per un errore toponomastico, non è certo
il punto di partenza della vita sociale del nostro Comune.
6
comuni (ferrovia, strade, centri commerciali), ma che mai riescono a condurre
azioni comuni perché diversi sono i loro referenti istituzionali.
Un’area che potremmo definire una “città negata”.
Diversamente dalle altre zone di quest’area, Ciampino acquisisce la sua
autonomia amministrativa dal comune di Marino a cui il suo territorio
apparteneva, a 65 anni dall’inizio della sua formazione. Dopo altri 30 anni
assume anche formalmente il “titolo” di Città. Perdente e lacerante invece la
battaglia intrapresa da Frattocchie, Santa Maria delle Mole, Cava dei Selci che
riusciti a trovare almeno un nome in comune (Boville), han visto svanire la loro
autonomia amministrativa da Marino a colpi di sentenze di Tar. Morena, Sette
metri, Centroni, con la costituzione del X° Municipio di Roma vedono
avvicinato il loro referente. Pavona rimane addirittura divisa tra tre referenti
amministrativi: Roma, Albano, Castel Gandolfo. Il borgo di Tor Vergata si è
letteralmente dissolto tra i nuovi interventi direzionali ed i conseguenti milioni
di metri cubi degli ultimi anni.
Ciò che ha determinato queste diversità ha ragioni sicuramente molteplici e
non tutte esplicabili: sicuramente impossibili da capire con un’analisi
superficiale.
Di sicuro di diverso Ciampino ha la concentrazione di due grandi servizi di
valenza nazionale quali l’aeroporto ed il polo ferroviario (tre fermate ed una
stazione su cui convergono ben cinque linee).
Alla ferrovia, ed in particolare alla sua stazione, la Città deve il suo nome, il
luogo e la condizione sine qua non della sua nascita, ma ancor più il
raggiungimento del suo attuale sviluppo ed il ruolo che svolge nell’area dove è
oggi inserita.
Ma è l’aeroporto, o meglio la funzione originale di questo servizio come
aeroscalo e cantiere aeronavale per dirigibili, che ha fatto incrociare questo
territorio con quell’idea culturale che ha determinato così fortemente la sua
forma e la sua storia: il pensiero di Ebenezer Howard e la sua idea di città
giardino qui raccolta, all’inizio della seconda decade del ‘900, da un gruppo di
imprenditori romani, riuniti nella cooperativa Colli Parioli, che aveva
evidentemente saputo in tempo reale della decisione del Ministero della Guerra
di costruire su questo quadratino di Campagna Romana la più grande struttura
aeronautica del tempo.
7
Le condizioni ideali per garantire l’autonomia economica della città giardino di
Ciampino nel rispetto di uno dei canoni fondamentali dell’idea di Ebenezer
Howard erano:
•
•
•
La riscoperta vocazione agricola anche di questa terra di mezzo, nella
parte più bassa dei Castelli Romani, sollecitata dalla domanda di derrate
della nuova Capitale, dopo un uso esclusivo per più di un millennio per la
pastorizia e per il transito 3 ;
Le opere di bonifica intraprese dal giovane Stato unitario grazie ai fondi
della legge Testo Unico per la Bonifica delle campagne italiane del 1905
tra cui, la più importante per la zona - progettata e finanziata nel 1915, il
collegamento viario tra l’Appia e l’Anagnina - a servizio dell’aeroscalo e
della nuova sede della grande stazione ferroviaria di Ciampino: opere che
contribuirono a debellare la malaria nella zona;
Lo stretto collegamento, anche fisico, tra Aeroscalo (con il suo grande
cantiere di costruzioni aereonavali) e Stazione ferroviaria (garante tra
l’altro di un già allora efficiente e rapido collegamento con la Capitale),
premessa per lo sviluppo di una forte zona industriale.
Aeroscalo di Ciampino con il grande Hangar
Il tentativo, (forse il più vicino all’idea di Howard, mai iniziato in Italia) di
costruire una Città Giardino, profuso senza risparmio dalla Colli Parioli, dura
anche meno dello spazio di un ventennio: il progetto, bene orchestrato, di un
insediamento di ceto alto e medio borghese immerso nel verde e con una forte
autonomia economica, non decolla.
3
In realtà i ritrovamenti archeologici in alcuni casi veramente preziosi - iniziati alla fine dell’Ottocento in
concomitanza con la trasformazione economica dell’uso di questo territorio e rafforzati da quelli sempre
più numerosi che si sono succeduti in questi ultimissimi anni- evidenziano un uso di questo territorio
molto vivace, che nei periodi di ricchezza (economica e demografica) di Roma determinava la presenza di
floride aziende agricole che era insospettabile fino a poco tempo fa. Di tutto ciò ne danno conto numerose
pubblicazioni scientifiche.
8
Oggi, ad oltre novant’anni da quel tentativo Ciampino non è certo una Città
giardino, anzi ha il non invidiabile primato di comune a più alta densità
demografica del Lazio e tra i più alti d’Italia, ma certamente ha avuto
opportunità diverse da altri agglomerati urbani
confinanti e comunque
sviluppatesi nella stessa area e nello stesso periodo, (la seconda metà dello
scorso secolo,) Infatti è l’unica che ha ottenuto risultati amministrativi per loro
impensabili: l’autonomia, il titolo formale di Città. Forse anche per quelle
premesse.
9
LE TESI SICIET
La SICIET, nel perseguimento dei propri obiettivi, non disdegna di ricorrere al
falso storico, impostando le sue tesi su alcuni assunti assolutamente discutibili.
•
Si negano legami sinergici tra Igdo e la nascita di Ciampino come evento
culturale ed economico che ha portato alla particolarissima struttura
urbana del centro.
Sulla questione del rapporto tra Città Giardino di Ciampino e Igdo si
tenta addirittura di correlare l’abbandono del grande progetto della
città giardino della Colli Parioli con la costruzione dell’Igdo.
•
Si insiste su un presunto non significato architettonico di un edificio
fatiscente di nessun interesse
•
Si negano i legami tra l’Igdo e la Popolazione di Ciampino
•
Si magnifica il proprio progetto conclamandone l’interesse pubblico
I LEGAMI SINERGICI TRA L’IGDO E LA NASCITA DI
CIAMPINO
Quanto i dirigenti della Colle Parioli puntarono, per dare impulso alla loro
impresa culturale ed economica, sulla costruzione del grande complesso
religioso è ampiamente documentato da documenti d’archivio 4 : si ricordi per
tutti, quanto riportato dalla Colli
Depliant illustrativo della “Colle Parioli” con indicati i lotti disponibili e assegnati della “Città Giardino”, già tracciata
4
Si legga anche al riguardo in Tra Albalonga e Roma, studi sul territorio di Ciampino - Ciampino 2008l’articolo l’Aeroscalo e la Città giardino ed in particolare i documenti ivi citati.
10
Parioli nel suo Bollettino del 20 marzo 1922 [ALLEGATO 7 ] dove si riferisce che
il 28 gennaio ultimo scorso fu stipulato [dalla medesima Colli Parioli] l’atto di
compravendita dell’area prenotata a suo tempo per la Chiesa da Sua
Eminenza il Cardinale Granito, il quale ci assicurò che inizierà con
sollecitudine la costruzione di quell’importante edificio, come di quelli per
l’Istituto femminile…stiamo studiando con l’ingegner Palombi, autore dei
progetti della Chiesa e dell’Istituto femminile, il servizio di trasporto del
pietrame occorrente, di cui ci gioveremo anche per i nostri bisogni … i lavori
saranno iniziati al più presto con inestimabile vantaggio della
nostra città-giardino. Non è errato pensare che con tali importanti
lavori [della Chiesa e dell’Istituto Femminile di Educazione] si inizierà
realmente la fase edilizia della nostra iniziativa 5 , che potrà forse
giovarsi dell’organizzazione tecnica poderosa che li attuerà … cfr.
BOLLETTINO 1922.
Piano Regolatore della Città Giardino con zonizzazione del territorio
(da:”Tra Albalonga e Roma Studi sul territorio di Ciampino” ediz. 2008 - Comune di Ciampino)
5
Pur essendo stati venduti gran parte dei lotti previsti dal Prg della Colli Parioli, i nuovi proprietari dei
singoli lotti non avevano sufficiente disponibilità economica per investire su costruzioni, che per le
normative tecniche volute dalla Colli Parioli e previste da contratti, imponevano sforzi possibili a pochi in
quel periodo del primo dopoguerra; quindi i dirigenti della Colli Parioli vedevano nel grande complesso
religioso una grande occasione per diminuire tali costi e dare reale impulso alla realizzazione della loro
città giardino.
11
Ma la sinergia si evidenzia anche in modo altamente simbolico nello stesso
disegno del tessuto urbano progettato: la strada pensata per l’accesso alla città –
che coincide con l’attuale via Francesco Baracca- è infatti in linea con l’asse più
grande dell’ellisse della piazza centrale che è anche l’asse di simmetria della
chiesa che si affaccia sull’attuale piazza della Pace.
Un equilibrio architettonico ferito dall’avanzare dei confini aeroportuali che
hanno inglobato anche la circonvallazione ora tronca ed ha negato a Ciampino
un’entrata degna del livello progettuale che gli voleva assegnare la Colli Parioli.
L’avanzamento del confine aeroportuale sull’area della Città Giardino
(da:”Tra Albalonga e Roma – Studi sul territorio di Ciampino” ediz. 2008 - Comune di Ciampino)
Lo strabordare dell’aeroporto dai confini originari, attuato nella seconda metà
degli anni Trenta, si concretizzò con un rozzo intervento che ha reso quanto mai
insensata la struttura urbana risultante, contribuendo ad un misconoscimento
dell’equilibrio originario, ad una perdita di memoria storica e ad una incapacità
di leggere il proprio territorio.
La rozzezza di quell’intervento è pari solo alle insinuazioni che si leggono nel
ricorso Siciet di una ipotizzabile correlazione tra :“…il definitivo abbandono
della stessa [la città giardino della Colli Parioli]… e la nascita, tra il 1922 ed il
1924, del collegio delle Ancelle del Sacro Cuore…” .
Come smentita a tali insinuazioni parlano la documentazione storiografica ed i
segni urbani non ancora demoliti.
La realtà è quindi del tutto ribaltata rispetto a quella che la Siciet cerca di far
12
apparire, consapevole che sta proprio in quel legame IGDO-CITTÀ GIARDINO
il fulcro dell’interesse che la Soprintendenza vuole tutelare.
Quella forte linea di pensiero che nelle prime decadi del Novecento ha attraversato
l’Europa, quella grande idea urbanistica e modello culturale che è stato il pensiero di
Ebenezer Howard che con le sue città giardino cerca di realizzare l’utopia dell’ordinato
sviluppo urbano, dell’equilibrio non conflittuale tra città e campagna, ha lasciato,
inaspettatamente, tracce consistenti su questo territorio con la struttura urbana del centro
della città e con l’Igdo che tanta parte di questo centro occupa.
Veduta dell’IGDO dal giardino interno - cartolina d’epoca
L’Igdo in un certo senso, la documentazione d’archivio lo conferma, è stata la
risposta locale per tentare di dare supporto tecnico, economico, culturale alla
realizzazione dell’idea howardiana.
Certo, il Presidente della Colli Parioli, il Gr. Uff. comm. Alfredo Mazza, e
l’onnipresente Segretario della cooperativa il cav. Tito Gattoni, pur avendo
conferito l’incarico progettuale per la loro città a tecnici sicuramente immersi
nel dibattito urbanistico del tempo, non avevano a portata di mano un Gaudì e
non avevano i fondi di Güell, fondi con cui garantire la briglia sciolta alla
fantasia irrefrenabile di quel Gaudì che ha regalato al mondo il gioiello del park
Güell di Barcellona [risposta forte della comunità catalana alle diseconomie
13
insostenibili della fantastica città giardino gaudiana 6 ] e quindi, ad uno
sguardo superficiale, gli accostamenti possono sembrare addirittura sacrileghi.
Ma incredibilmente il supporto culturale era il medesimo; supporto legato
all’eredità del clima culturale a cavallo tra i due secoli, e della dirompente prima
decade del Novecento.
L’Igdo è la traccia di come tutto ciò si sia sviluppato su questo territorio:
demolire l’IGDO significa demolire la testimonianza di questa traccia che non
può più trovarsi nella memoria popolare perché non c’è stato un travaso tra
generazioni per una carenza culturale di capacità di lettura del proprio
territorio.
6
Iniziata in un momento particolarmente difficile per la Spagna -il 1909- la città giardino di Gaudi entrò
subito in sofferenza dal punto di vista della risposta dei privati per le costruzioni che per il livello imposto
dalle prime realizzazioni, pretendevano uno sforzo economico considerevole, in quel particolare momento
accessibile a pochi. Tutto il progetto presto fallì, l’area e le prime incredibili costruzioni furono
abbandonate finchè, nel 1918 il comune di Barcellona acquistò area e costruzioni già realizzate e realizzò
quello che conosciamo come il Park Güell (il proprietario dell’area che commissionò il progetto a Gaudi
di cui fu il grande mecenate per tutte le sue opere), parco pubblico dichiarato dall’Unesco bene pubblico
del patrimonio mondiale.
14
UN EDIFICIO FATISCENTE DI NESSUN INTERESSE…
L’uomo della strada, camminando lungo le strade limitrofe del
complesso,
percepisce un’immagine d’insieme decadente, di totale abbandono: l’edificio
appare pericolante. L’idea genericamente diffusa è quella di un ammasso di
macerie che proviene dalla “guerra” che, non si sa per quale ragione, non è stato
ancora abbattuto ed allontanato dal centro cittadino per poter far posto a
qualcosa che dia più lustro (!!) al paese, magari con tante luci.
L’uomo della strada, il cui sguardo superficiale non è penetrato oltre la cortina
esteriore, non rammenta o, più semplicemente, non conosce, magari perché
artatamente si è fatto di tutto per non far conoscere, quello che rappresenta
questo edificio. Il sapere, probabilmente, rischierebbe di far riconoscere il lustro
cittadino proprio in questo ammasso di macerie belliche. La storia del suo
paese, una delle radici del suo essere, sta proprio in quell’abbandono.
Vista attuale dell’area IGDO
E’ troppo facile eliminare per fare luogo a nuove cose: l’eliminazione comporta
la cancellazione del passato, delle cose importanti da ricordare, delle cose che
lasciano il segno della storia. Con lo stesso concetto sarebbe altrettanto lecito
eliminare i monumenti: del resto non hanno alcuna utilità produttiva, anzi …
Per le vestigia del passato bisogna, di tanto in tanto, investire fondi per la loro
conservazione…
15
Perché non eliminare il Colosseo? Si potrebbero sempre ricavare ampie aree di
parcheggio in una zona notoriamente congestionata dal traffico e, magari, si
potrebbe realizzare qualche multisala, un albergo, un centro commerciale…
Forse sarebbe opportuno soffermarsi un po’ di più su quello che si pensa o,
meglio, su quello che qualcuno vuole che la collettività pensi al fine di
giustificare le azioni di depredazione del territorio per soli scopi di lucro,
ufficialmente in nome del bene collettivo, calpestando tutto quello che si pone
ad ostacolo, sia esso legato alla Storia, Memoria dell’Essere e quant’altro.
Spesso si è sentito dire che Ciampino non ha Carattere, non ha Passato, non ha
Storia, non ha Memoria. Chi afferma ciò, è colui che non vuole la Storia, la
memoria di Essa. La Storia di un Sito si costruisce nel tempo, mantenendo tutti i
segni che essa lascia dietro di sé: solo in questo modo sarà possibile far
conoscere ai nostri figli quello che siamo stati.
Il complesso del Collegio del Sacro Cuore, (oggi più noto come I.G.D.O. Istituto
Gesù Divino Operaio)) è uno degli ultimissimi segni ancora superstiti della
Storia del nostro Paese (ben altri sono stati allegramente e definitivamente
cancellati!).
Approfondiamo, pertanto, quanto questo complesso abbia rappresentato per
l’intero territorio: forse, con il beneficio della conoscenza, sarà possibile riuscire
a capire perché è importante che esso rimanga al suo posto, richiamandolo in
vita e assegnandogli qualche destinazione che, per assonanza d’origine, lo
riconduca alla magnificenza di un tempo, cercando di mettere in sintonia il
passato col presente, innescando un dialogo che nel futuro potrà essere riletto
come testo specifico e segno caratteristico di questa nostra stagione della storia.
Il tecnico che si sofferma ad osservare il maestoso complesso
immobiliare lo scruta con occhio intrigato, inizia a penetrare la facciata: cerca di
interpretare i segni del tempo, del degrado… un fabbricato abbandonato a se
stesso, alle aggressioni del tempo, del vento, dell’acqua…
La riflessione inizia a penetrare come un tarlo nel cervello del Tecnico: perché il
degrado non deteriora le strutture? Eppure esse sono state evidenziate
dall’acqua e dal vento che ne hanno tolto la pelle, anche se non dappertutto. Le
fasce muscolari sono state scoperte, ma ancora vigorosamente possenti. Il
tempo non ha potuto fiaccarle. Esse sono ancora lì a dimostrare tutte le loro
tensioni, ancora capaci di sopportare il peso delle coperture, dei solai.
16
Il Tecnico, sempre più intrigato e incuriosito, si avvince, si concentra, fa qualche
passo all’interno… poi riflette e si domanda il perché dell’abbandono, chiede, ed
ascolta
stupito la storia della rovina, del degrado dell’edificio definito
pericolante! Ascolta la storia e le peripezie della Sua vita di un intero secolo. E
riflette.
L’edificio è stato traumatizzato dalle bombe della II Guerra Mondiale, che ne
hanno mutilato le ali, ma ancora oggi non ci sono segni di cedimenti: nessuna
crepa importante, solai rigidi, strutture verticali integre. Certo, un buon
ripristino, con approfonditi interventi di manutenzione…niente di che.
Non è stato convinto dalla voce comune del degrado, del pericolo immediato di
crollo. Basterebbe veramente poco per potere ricondurre in vita tutto il
complesso. E quella Chiesa. E quel “Teatro”! Il Tecnico sogna; e vede un grande
centro culturale, aule, laboratori, atelier didattici, pittori, scultori… L’edificio è
nuovamente vivo, può essere ancora il cuore culturale di un Paese che per un
momento ha pensato di cancellare una delle sue ultime memorie storiche.
17
L’ORGANISMO EDILIZIO
Alla luce delle considerazioni che precedono si può comunque affermare che il
complesso edilizio in esame si presenta, sostanzialmente, in buone condizioni
statiche, seppur con evidenti segni di abbandono o incuria.
Il compendio degli edifici da cui è costituito il Complesso del “Sacro Cuore”, è
stato costruito seguendo sicuramente le migliori tecniche edificatorie,
all’avanguardia per l’epoca, utilizzando mano d’opera competente ed abilmente
diretta.
Si pone l’attenzione sul fatto che la progettazione e, quindi, la realizzazione, era
stata affidata all’ Ing. Guglielmo Palombi, professionista non certo
sconosciuto per le opere di siffatta importanza. Fra tutte si rammenta l’edificio
principale dell’Università Cattolica del Policlinico A. Gemelli, ancora
pienamente e degnamente funzionante, la Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro
ad Duas Lauros sulla Via Casilina, la Cripta, il Convento e la Chiesa di S.
Teresa di Gesù Bambino in Panfilo, avvalendosi dell’opera di artisti come
Ballerini, Albani, Bea ecc..
Chiesa S. Teresa di Gesù Bambino in Panfilo
Cortile interno IGDO (foto d’epoca)
Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro ad Duas Lauros
Università Cattolica S. Cuore - Policlinico Gemelli
Dall’esame visivo esteriore, si evidenzia come le strutture furono realizzate
utilizzando materiali certamente scelti, applicando le corrette regole dell’arte in
relazione alle normative vigenti in quegli anni.
Le murature portanti, in scapolame di tufo, intercalate da ricorsi costanti in
mattoni pieni (per ottenere una più regolare distribuzione delle pressioni
18
all’interno del muro) sono sicuramente ben realizzate e le loro dimensioni, gli
spessori, la tessitura, le rastremazioni, gli ammorsamenti e la planarità, ci
confortano nell’ipotizzare una capacità statica compatibile con le più disparate
attività. Le pareti sono diversificate in base alla specifica funzione che è assolta
da ciascuna nell’organismo architettonico, da cui derivano le condizioni di
esercizio, e in base al tipo di muratura utilizzato.
Le piattabande delle aperture sono realizzate con mattoni pieni. Tutti i
“capitesta” sono in mattoni pieni, i solai realizzati in travi metalliche a I e voltine
di mattoni, le “camere a canne” quasi completamente integre.
I solai sono anch’essi in buone condizioni statiche, salvo locali ripristini così
come le piattabande delle aperture; il solaio di copertura è realizzato a lastrico
solare.
Il più ampio spazio destinato a teatro è stato invece realizzato con capriate in
acciaio – di tipo inglese – poggianti sulla muratura perimetrale con interposti
arcarecci, anch’essi metallici, armature secondarie. Il sostegno è realizzato in
tavelloni di laterizio, sottostanti la copertura in tegole.
Per quanto concerne le fondazioni, visto l’ottimo sistema costruttivo e la cura
realizzativi del manufatto intero, non potranno che essere sicuramente
all’altezza della struttura in elevazione.
In generale tutti i fenomeni di fatiscenza rilevati possono essere ricondotti,
come ricordato, ad incuria o abbandono e allo stato attuale non si ravvisa
nessun segnale di cedimento strutturale regresso o in atto che possa in qualche
modo alterare gli equilibri statici della costruzione.
Planimetria catastale originale del corpo centrale al piano terra, destinato ad aule e
chiesa nella parte laterale, a firma dell’Ing.Palombi, depositata il 10 novembre 1939
19
Planimetria catastale originale del corpo accessorio al piano terra (centrato dalle bombe del luglio 1943),
destinato ad aule per attività varie e cappella, a firma dell’Ing.Palombi, depositata il 10 novembre 1939
La conservazione degli edifici, e con essi il permanere dei loro significati, ha
sempre tratto giovamento dalle pratiche manutentive che costituiscono il più
diffuso espediente per mantenere in efficienza gli organismi architettonici così
da affrancarli dal rischio di estesi interventi di restauro.
Pertanto la cosiddetta “capacità strutturale”, ovvero l’attitudine dell’organismo
edilizio ad accogliere carichi, può essere considerata ancora integra.
Oggi a distanza di circa ottanta anni dalla sua edificazione e di mancati
interventi di tipo manutentivo, nonostante i reiterati saccheggi dei materiali più
pregiati, perpetratesi a far data dalla fine del 2° conflitto bellico, le
pavimentazioni si presentano integre nella maggior parte. Lo stato complessivo
e la conservazione del complesso immobiliare, sotto il profilo tecnico, possono
definirsi buoni.
All’uopo si faccia memoria del fatto che il complesso è stato soggetto più volte,
durante il suo lungo esistere, a sollecitazioni notevoli, quali il bombardamento
del II evento bellico nel 1943, (con la distruzione di una parte limitata e
circoscritta del complesso) ed i numerosi eventi sismici che negli anni hanno
interessato il territorio di Ciampino, seppure di entità compatibile con le più
recenti zonizzazione di norma. Intanto il fatto di non rilevare dissesti in atto, fa
maturare la convinzione della bontà strutturale dell’opera. E’ evidente che ogni
ipotesi di utilizzazione è subordinata ad approfondite e specifiche indagini del
tipo conoscitivo al fine di adeguare (eventualmente) le strutture al dettato delle
vigenti normative.
20
Superbo esempio e prova definitiva della ottima qualità dei materiali utilizzati e
del buon costruire è la chiesa esistente all’interno del complesso. Essa è intatta:
sono integri i rivestimenti, gli stucchi, gli infissi, le arcate, il soffitto a cassettoni.
Notevole è stata l’utilizzazione della chiesa interna fino a tempi recenti per la
sua straordinaria acustica, soprattutto dal Coro Polifonico di Ciampino e dalla
Banda F. Cilea.
Coro Polifonico di Ciampino in una esibizione
Interno della Chiesa dell’Igdo in una foto del 2003
nella Chiesa dell’Igdo nel 1988
Anche l’originario teatro, soprastante la chiesa detta, si presenta intatto nelle
sue strutture, realizzate con sistemi costruttivi all’avanguardia per l’epoca. Le
capriate in ferro, con le chiodature a caldo, fanno ritornare alla memoria quelle
progettate dall’Ing. Polonceau per la realizzazione di un deposito a Roma, oggi
recuperate, ed i cui luoghi sono stati fatti rivivere per il “Museo dei Bambini”.
Esse, da sole, rappresentano il segno museale di una tecnica perduta da tempo.
E’ doveroso ricordare che l’abbandono di ogni pratica manutentiva, intesa come
terapia di manutenzione dell’efficienza dell’organismo edilizio, sta producendo
nel tempo fenomeni di ammaloramento, per ora localizzati, ma che se non
immediatamente contrastati possono produrre un degrado ben più esteso fino a
raggiungere gli elementi strutturali principali.
Teatro con le capriate di copertura in evidenza
Interno del Teatro in una foto del 2003
in una foto del 2003
21
Si evidenzia il fatto che, in considerazione del lungo periodo di “abbandono”,
sono ancora presenti, in gran parte, gli infissi originali nonché alcuni elementi
di pregio, segno questo della bontà costruttiva della copertura.
Se si vuole individuare un’ulteriore riprova di quanto appena affermato,
ricordiamo, con compiacimento, che ultimamente è stata ristrutturata un’ala del
complesso facente parte dello stesso progetto dell’Ing. Palombi, oggi di
proprietà dell’Istituto Gesù Divino Operaio, adibita in parte a oratorio
parrocchiale della Chiesa del Sacro Cuore ed in parte a spazio convegni.
La ristrutturazione eseguita in brevissimo tempo e con discreto impegno
finanziario, ha riportato all’antica luminosità la facciata su Via 2 Giugno e quella
che si affaccia sul cortile interno. I lavori eseguiti hanno riguardato
fondamentalmente il risanamento delle murature e il consolidamento delle
strutture orizzontali, oltre ovviamente quelle opere necessarie da prevedere in
un normale edificio inutilizzato per anni.
Porzione del Complesso Igdo, recentemente ristrutturata, Parte adiacente all’Igdo, dei locali recentemente ristrutturati,
di proprietà Chiesa del S. Cuore
di proprietà Chiesa del S. Cuore
L’esempio sopra citato riafferma, se ce ne fosse ancora bisogno, contrariamente
ad alcune quantomeno avventate asserzioni, e i fatti recenti lo dimostrano,
senza tema di smentita, che un intervento di avveduto, competente e
appassionato restauro del Complesso del
Collegio del S. Cuore, ex IGDO,
può essere ampiamente praticabile.
22
I LEGAMI TRA L’IGDO E LA POPOLAZIONE DI CIAMPINO
Nel ricorso la Siciet arriva ad affermare che:
“…l’immobile fu totalmente abbandonato e non più utilizzato per ben 63
anni…”!!!!!
Tanto non risponde al vero tale affermazione, che gli spazi sia interni che esterni
del complesso sono stati testimoni di una stratificazione continua nel tempo di
attività collettive, esperienze e vissuti di vario genere, tutti riconducibili
all’esigenza di aggregazione, socialità e solidarietà che ogni comunità
intrinsecamente esprime. La presenza di quello che oggi viene definito "rudere"
ha esercitato grandissima influenza sulla vita sociale della città, anche e
soprattutto quando era una comunità appena nascente, solo una frazione
trascurata e dimenticata, dal tessuto urbano incompiuto, quasi un “non-luogo”,
posizionato in una “terra di mezzo”,
sia dal punto di vista geografico che
metaforico, data la sua collocazione intermedia tra la grande metropoli lontana
e “altra” e le consolidate realtà storico-urbane dei Castelli Romani.
Proprio all’interno e/o intorno al complesso dell’IGDO e non altrove, si sono
sedimentate le esperienze più significative, quelle atte a generare quel senso di
identità urbana e sociale che non si è ancora del tutto realizzato. Non è stato
unicamente per l’obiettiva carenza, durata molti anni, di altri spazi possibili, ma
anche e soprattutto perché
QUELLO E’ SEMPRE STATO ED E’
TUTTORA il "cuore" riconoscibile e la matrice originaria della città, non solo
il suo Centro geografico.
Balconata superiore e soffitto a cassettoni Chiesa dell’Igdo in una foto del 2003
23
Molti i ciampinesi di età superiore ai 50 anni, che hanno trascorso nei locali
dell’Igdo le loro ore scolastiche, dalla materna alle scuole medie: uno stuolo di
ex alunni e di insegnanti può testimoniarlo, rendendo merito alla forza di questi
legami che con sfrontatezza e rozzezza si pretende di mettere a tacere, per
ragioni di solo profitto.
Da collegio, convitto, scuola gratuita per le bambine meno abbienti, l’edificio
durante la guerra viene utilizzato per scopi bellici dall’aeronautica italiana. Il
19 luglio 1943 viene gravemente danneggiato dai bombardamenti dell’aviazione
americana (ripetuti anche nel settembre successivo) che avevano come obiettivo
l’aeroporto. Negli anni seguenti e fino agli anni ’60 venne occupato da famiglie
che erano rimaste senza casa.
Dal dopoguerra fino a tutti gli anni settanta molti ciampinesi sono andati a
scuola al “Sacro Cuore”, come veniva chiamato, che ha ospitato anche le scuole
medie, in mancanza di altri spazi disponibili. Successivamente venne anche
parzialmente utilizzato come sede per la Scuola di calcio, per un Circolo di
bocciofili, per la sezione di Ciampino dell’ Associazione Italiana Arbitri
Calcistici, come sede di una Polisportiva, del Coro Polifonico, della
Banda musicale F. Cilea e del partito MSI.
Nel 1958 il Collegio del Sacro Cuore viene donato all’Istituto Gesù Divino
Operaio, poi chiamato dalla gente più semplicemente “IGDO”, guidato da
Padre Isaia FILIPPI, uomo emerito e popolarissimo a Ciampino, che, con i
suoi “ragazzi”, risistemò il Collegio, sfigurato dagli eventi bellici, e lo rese
“cantiere bellissimo di vita, di preghiera, di studi, di lavoro, e anche di tanta
gioia, …”
Padre Isaia Filippi durante una pausa di lavoro di risistemazione del Collegio,
insieme ai suoi fidi ragazzi all’interno delle mura dell’Igdo (anni sessanta)
24
(tratto dal libretto pubblicato per la commemorazione nel decennio dalla sua morte dai
Sacerdoti dell’Associazione Sacerdotale “Gesù Divino Operaio”). L’Igdo fu splendida fucina
per seminaristi e orfanotrofio per giovanissimi di Ciampino (più di cento).
Celebrazione di un matrimonio nella Chiesa dell’Igdo nel 1986
Purtroppo però negli anni ’80 il Complesso prosegue nel suo lento declino, come
un pezzo confinato della città. Nonostante questo, continua ad essere centro di
attività sociali, tanto che il campo di calcio è stato utilizzato fino alla fine degli
anni novanta.
Articoli del periodico mensile di Ciampino “Anni Nuovi” del 1972
sul Complesso Bandistico F. Cilea e sul Trofeo calcistico “IGDO”
25
Per diverse estati, a partire dal 1993 ed ininterrottamente fino al 2002 un
ambito
dell’area
fu
adibita
ad
Arena
–CINESTATE-
per
proiezioni
cinematografiche all’aperto. Nel 1995, in occasione del centenario del Cinema, è
stata allestita una Mostra, aperta al pubblico, in alcuni locali al piano terra
dell’Igdo prospicienti l’Arena.
Purtroppo le varie utilizzazioni furono progressivamente abbandonate e nel
frattempo il complesso viene ceduto a società private che iniziano le loro ovvie
manovre speculative, proponendone la demolizione.
La memoria popolare ha importanti e significative testimonianze[ALLEGATO 8]
dei legami dei ciampinesi con questo edificio:
•
Testimonianze di dolore e sofferenza: come quelle dei
bombardamenti e delle miserevoli condizioni degli sfollati che per tanto
tempo l’occuparono o come quelle dei giovani ospiti dell’orfanotrofio.
•
Testimonianze di riscatto e della possibilità di rendere possibile a
tutti l’accesso a quelle pari opportunità sancite dalla costituzione
repubblicana, ma per anni negate per la carenza di strutture scolastiche.
•
Testimonianze di attività ricreative di importanza sociale e
culturale: Scuola calcio, Sezione Arbitri calcio, Cine-Estate, Coro
Polifonico, Banda musicale cittadina.
Banda musicale F. Cilea dentro l’Igdo nel 1974
Coro Polifonico di Ciampino nella Chiesa dell’Igdo nel 1987
26
LA GENESI E L’INTERESSE PUBBLICO DEL PROGETTO
SICIET
Nel Piano Regolatore Generale (PRG) del 1977 l’area dell’IGDO era stata
prevista a Servizi Pubblici – F6 (consultorio, scuole, asilo) e tale è rimasta la
sua destinazione fino agli anni 2000.
Nel 1985 c’è il primo atto ufficiale dell’Amministrazione comunale. Quattro
professionisti furono incaricati del piano di recupero dell’IGDO e della
progettazione di quanto previsto dal PRG. Nella delibera di incarico era espressa
la volontà di esproprio dell’area e l’utilizzo di finanziamenti europei,
ma il Comune sembra proprio che non inoltrò le necessarie richieste e quindi
tutto decadde.
Alla fine del 1989 la società “RICOSTRUIAMO” presentò una proposta per la
costruzione di uffici e negozi. Tale proposta incontrò una larga opposizione e
fu bocciata. Nel 1991 la proposta venne aggiornata con l’ipotesi di costruire 200
appartamenti, per circa 85.000 metri cubi, confermando l’abbattimento
del complesso. Anche in questo caso la proposta, fortunatamente, fu contrastata
e successivamente bocciata. Il vincolo a servizi pubblici del PRG si rivelò per
molti anni una difesa insuperabile.
Nel 1998, a fronte di una valutazione di circa 20-25 miliardi di lire per i costi
dell’esproprio, risultati inaccessibili per le casse comunali, fu approvata dal
comune di Ciampino una variante al PRG. In accordo con la proprietà, la società
SICIET (Società Italiana Costruzioni Industriali Edilizia Telecomunicazioni),
furono previste cubature residenziali e commerciali per circa 35.000
metri cubi, da assegnare alla stessa SICIET, previa la totale demolizione
del Complesso IGDO, in cambio della realizzazione e cessione gratuita al
Comune di alcuni servizi pubblici. Tale variante fu approvata nel 2001 dalla
Regione Lazio.
Il programma di governo della coalizione che sostiene il Sindaco attuale, eletto
nel
2006,
recitava
rappresentare
testualmente
una
:
scommessa
“Il
per
cuore
la
della
futura
città’
dovrà
pianificazione
urbanistica di Ciampino, a partire dalla rivisitazione totale o
parziale del Progetto IGDO dando voce, nel rispetto del vincolo che
è in via di apposizione, ai cittadini, con i quali l’Amministrazione
Comunale attraverso un nuovo strumento di partecipazione,
27
addiverrà ad una soluzione compatibile tra le risorse economiche
dell’Ente e le volontà di trasformazione del Centro Cittadino”
Il 30 giugno 2006, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con
Decreto del Direttore Regionale, dichiara la “Chiesa e Collegio del
Sacro Cuore di Gesù” di particolare interesse ed importanza e ne
appone con atto definitivo il vincolo, impedendo modifiche volumetriche o
dell’aspetto originario del complesso. [ALLEGATO 9]
Nel 2007, dopo il ricorso al Tar (Tribunale Amministrativo Regionale) della
società SICIET per la conclusione del procedimento dell’iter del piano attuativo,
il Comune di Ciampino indice una Conferenza di Servizi, sostanzialmente
per confermare il superamento della variante speciale del 1998 dati i
presupposti del vincolo ministeriale e l’annullamento da parte della Regione
Lazio
del
VIA (valutazione impatto ambientale e danno ambientale)
precedentemente rilasciato. [ALLEGATO 10]
Nel Gennaio 2008 l’istituzione di un laboratorio di partecipazione
urbanistica
sull’IGDO è stata formalizzata dalla Giunta Comunale [ALLEGATO 11], anche
se non è stato dato ancora seguito alla volontà politica espressa.
A sua volta il Consiglio Comunale, sollecitato da una mozione proposta dal
coordinamento Igdolab, esplicitata nel corso di un incontro pubblico svoltosi il 4
aprile 2008,
[ALLEGATO 12-13], a cui ha fatto immediatamente seguito una
identica mozione dei Gruppi Consiliari [ALLEGATO 14] all’unanimità, nella
seduta del maggio 2008 , ha:
• giudicato “inattuabile il progetto previsto presentato dalla SICIET,
condividendo le motivazioni di ordine storico-culturale che hanno determinato
la tutela della struttura, anche al fine della memoria storica della collettività”
• impegnato “il sindaco e l’amministratore comunale a
intraprendere un
percorso partecipativo che coinvolga le Associazioni già impegnate nel
Laboratorio di progettazione e partecipazione, altre associazioni che volessero
intervenire, le Istituzioni locali interessate, la Sovrintendenza ai Beni culturali,
i titolari della proprietà dell’area, e tutte le forze politiche, per elaborare
una nuova proposta di riqualificazione dell’area ex-IGDO”
[ALLEGATO 15]
Nello stesso periodo, a sostegno e rafforzamento del vincolo, vengono
presentate Osservazioni al P.T.P.R. della Regione Lazio, sia dall’IGDOLAB che dai
28
Gruppi Consiliari di Ciampino[ALLEGATI 16-17]; contro l’apposizione del
vincolo ha presentato Osservazione la SICIET.
Le Osservazioni di Igdolab e dei Gruppi Consiliari, vagliate dall’A.C., vengono
accolte positivamente, mentre l’Osservazione della SICIET, viene respinta.
[ALLEGATI 18-19-20];
Risulta chiara a questo punto la
lodevole posizione dell’Amministrazione
Comunale che dalla lettura degli atti
risulta
condividere pienamente
l’atteggiamento delle Associazioni e della Soprintendenza. [ALLEGATO 21]
Nonostante questi chiari pronunciamenti delle forze politiche e sociali nel loro
complesso, la SICIET nel suo ennesimo ricorso magnifica il progetto concepito
oltre 10 anni fa e che non è mai stata in grado di realizzare, forse anche a causa
della sua anti-economicità. L’operazione viene definita UN BENE A FAVORE
DELLA CITTÀ “…opere indispensabili per lo sviluppo della vita sociale ed
economica di cui [la città] è obiettivamente carente…”; vedi relazione allegata ricorso
Tar [ALLEGATO 22]
Al primo punto della descrizione del progetto c’è LA DEMOLIZIONE
DELL’ESISTENTE, per i presunti motivi di fatiscenza e mancanza di interesse
storico-architettonico di cui sopra. Seguono:
1. la COSTRUZIONE DI UN CENTRO POLIFUNZIONALE che rimarrà di proprietà
privata: Albergo e relativi servizi, Edificio commerciale, Multisala
cinematografica, Parcheggi di servizio.
2. la COSTRUZIONE a proprie spese e CESSIONE AL COMUNE di: ampia
superficie libera attrezzata a piazza e percorsi pedonali, parcheggio
pubblico sotterraneo, sala congressi.
Riguardo alle carenze della città, che sono indubbiamente molteplici,
riteniamo che la più importante sia LA MANCANZA DI SPAZI LIBERI nel centro
cittadino, che però al contempo non attivino ALTRA CONGESTIONE come invece
farebbe la proposta Siciet.
A proposito dello “sviluppo economico” promesso, occorre far notare che
l’ennesima struttura commerciale, oltre ad attrarre traffico automobilistico in
un’area già altamente congestionata a causa della viabilità obbligata,
contribuirebbe anche a mettere in ulteriore difficoltà gli esercizi commerciali di
vicinato esistenti (basti scorrere i dati sulle attività commerciali del centro
cittadino).
Quel
progetto,
anche
per
esplicita
ammissione
della
stessa
attuale
Amministrazione Comunale, non sarebbe oggi riproponibile a causa delle
mutate condizioni ambientali, aggravate dall’incremento insostenibile
29
dell’attività aeroportuale e dalla mancata soluzione degli annosi problemi
strutturali in termini di viabilità.
Per quanto riguarda le destinazioni pubbliche proposte riteniamo sia il caso
di entrare nel merito delle singole funzioni, anche tenendo conto delle scelte
amministrative successive all’approvazione del progetto SICIET:
1. Ampia superficie libera attrezzata a piazza e percorsi pedonali
La realizzazione di uno spazio pubblico attrezzato a piazza-percorsi pedonaliverde sarebbe comunque possibile senza la demolizione del complesso
architettonico, in quanto è presente all’interno dell’area di proprietà una vasta
superficie libera da fabbricati, sede del giardino originario, a lungo utilizzata
dalla cittadinanza.
2. Parcheggio pubblico sotterraneo
La quota di parcheggi nominalmente pubblici sarebbe anch’essa,
inevitabilmente, a servizio delle nuova struttura commerciale, generando quindi
altro traffico automobilistico.
Qualora la cittadinanza ne ravvisasse la necessità, il parcheggio pubblico
sotterraneo potrebbe essere realizzato comunque, senza alcuna demolizione
dell’esistente, nell’area sottostante lo spazio pubblico di superficie ipotizzato al
p.to 1.
Riteniamo tuttavia che tale parcheggio, per i motivi esposti in precedenza,
debba essere ad esclusivo uso dei residenti del quartiere e che l’ipotesi
andrebbe comunque verificata rispetto alle esigenze reali e alle proposte dei
cittadini direttamente interessati, tenendo anche conto dell’inevitabile peso
economico che verrebbe a gravare sugli stessi per poter usufruire dei parcheggi
che, pur essendo pubblici, difficilmente potrebbero essere gratuiti.
3. Sala Congressi.
Per quanto riguarda la Sala Congressi vale la pena sottolineare che
l’Amministrazione Comunale, a seguito di ingenti investimenti tecnici e
finanziari (circa 6 milioni di Euro a totale finanziamento pubblico) sta portando
a compimento la realizzazione di nuovi edifici pubblici ad integrazione di
quelli esistenti presso la ex cantina Sociale (Sede degli organi politici, Uffici
comunali, Sala Consiliare, Sala convegni, Sala esposizioni, Biblioteca comunale)
.
Gli interventi in corso di attuazione, la cui consegna è prevista tra la metà
del 2009 e la metà del 2010, sono:
-
la ricostruzione di una palazzina da adibire ad ulteriori uffici
comunali;
l’ampliamento della biblioteca comunale con ulteriori 50 posti
di lettura, magazzino libri interrato, sala audiovisivi, sala
conferenze per 99 posti e relativi servizi;
30
-
-
-
la trasformazione dell’attuale Sala convegni in Teatro di 330 posti
comprensivi di tutti i servizi necessari (camerini, foyer,
biglietteria, servizi igienici, uscite di sicurezza);
Una piazza di interconnessione tra tutti gli edifici ed i servizi ivi
ospitati, con relative pedonalizzazioni ed arredi urbani
indispensabili all’accoglienza degli utenti;
Un parcheggio interrato di 130 posti auto, oltre ai 30 posti
realizzati nelle aree di superficie, tutti a servizio dei differenti
utenti del complesso.
CONCLUSIONI
Per tutto quanto sopra esposto riteniamo ci siano ragioni più che sufficienti a
respingere fermamente le motivazioni addotte dalla SICIET contro il reitero del
Vincolo della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio e
ci auguriamo che la Stessa voglia desistere da ulteriori tentativi di portare avanti
il proprio SUPERATO PROGETTO, molto lontano dalle VERE ESIGENZE e dalla
CHIARA VOLONTA’ espressa reiteratamente dalla comunità ciampinese attraverso
le sue rappresentanze istituzionali, politiche e sociali. Auspichiamo vivamente
che possa concretizzarsi in tempi brevi un confronto costruttivo della proprietà
con la cittadinanza, anziché la contrapposizione
continua, inconcludente e
deleteria tanto per gli interessi collettivi quanto per quelli particolari.
31
Il presente documento è stato redatto da IGDOLAB, composto dalle
Associazioni culturali di Ciampino COLIBRÌ – LEGAMBIENTECIAMPINO – NAC PROIGDO - TERESIO OLIVELLI, per contrastare e contestare coloro i quali
sostengono tesi improbabili e spesso non autentiche, sospinti da molteplici
interessi, che pur di raggiungere lo scopo prefissato, demolirebbero qualsiasi
traccia di memoria autentica e testimonianze che sono riuscite a sopravvivere
persino a terremoti e bombardamenti.
Si ringrazia la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio
per il competente impegno profuso e la particolare sensibilità dimostrata
nell’interesse di una collettività fermamente intenzionata e desiderosa di
riaffermare legittimamente le proprie radici e la propria identità negata.
Elenco allegati:
1-
Frontespizio Petizione Popolare del 2003
234-
Manifesto 1° Convegno sull’Igdo del 9 maggio 2003
Manifesto 2° Convegno sull’Igdo del 24maggio 2004
Lettera aperta delle associazioni al
Sindaco di Ciampino
5-
Proposta di Igdolab per l’istituzione di un laboratorio
di progettazione partecipata
6- Ricorso al TAR della SICIET [luglio 2008]
P.T.P.R.
7- Bollettino “Colle Parioli” del 20.03.1922
8- Fascicolo “Memorie e testimonianze di cittadini sull’Igdo”
9- Vincolo Soprintendenza per i Beni Ambientali e
Architettonici del Lazio del 30.06.2006
10- Comunicazione Regione Lazio a SICIET
per annullamento V.I.A.
11- Delibera G.C. Istituzione Laboratorio di progettazione
Partecipata n. 8 del 04/01/08
12- Incontro pubblico del 04/04/2008 delle Associazioni
sulla richiesta di reiterazione del vincolo
13- Proposta di mozione di Igdolab al C.C.
14- Proposta di mozione dei Gruppi Consiliari al C.C.
15- Delibera del C.C. di approvazione delle mozioni 05/06/08
16- Osservazione di Igdolab al P.T.P.R. adottato dalla
Regione Lazio
17- Osservazione dei Gruppi Consiliari al P.T.P.R.
adottato dalla Regione Lazio
18- Accoglimento Osservazione dei Gruppi Consiliari al
al P.T.P.R.
19- Accoglimento Osservazione di Igdolab al P.T.P.R.
20- Non accoglimento Osservazione SICIET al P.T.P.R.
21- Delibera C.C. - Osservazioni - del 28.07.2008
22- Relazione sul Complesso ex Collegio Ancelle del
Sacro Cuore a firma Prof. Arch. Mario DOCCI
www.ciampinonet.it www.legambienteciampino.it www.nucleoarchitetti.org
www.unacittanonbasta.splinder.com
Per contatti e comunicazioni scrivere a :
[email protected]
32
Scarica

Il comitato IGDOLAB,