Alcuni pensieri per le linee guida della DIP La DIP: fecondità del Movimento nel mondo Quello che nell’ambito del Movimento END comunemente si chiama DIP è un servizio delicato ed importante, forse qualche volta preso troppo sottogamba. La struttura a “rete” che organizza il Movimento END è, per sua stessa costituzione, organizzata per gestire la vita interna del Movimento, lasciando poi ad ogni singola coppia che vi appartiene il compito di essere testimone “nel mondo”, di portare la propria fecondità cristiana derivante, anche, dalla formazione e dal carisma ricevuti nelle END. Il servizio DIP fa eccezione a tutto ciò. Esso è infatti l’unico servizio del Movimento rivolto verso l’esterno, in particolare verso tutte le coppie cristiane. Questa sua peculiarità deve renderlo dunque oggetto di particolari e costanti attenzioni: esso infatti rappresenta la fecondità del Movimento nel mondo, concretizzata nella propria realtà locale, cittadina e regionale. L’ambito della DIP: tutto ciò che è all’esterno del Movimento Il servizio DIP è già un programma dal suo stesso nome: Diffusione – Informazione – Pilotaggio. E’ forse giusto però non farsi limitare dalla schematicità programmatica della sigla, ma considerare come ambito della DIP tutti i servizi rivolti verso l’esterno del Movimento, verso il mondo. Certamente quindi rivolto alle coppie che vogliono conoscere le END, alla formazione di nuove equipes ed il loro accompagnamento fino all’ingresso nel Movimento, all’organizzazione della diffusione e della formazione delle coppie pilota. Ma in aggiunta anche il collegamento con la Diocesi, il coordinamento con altre realtà e Movimenti presenti sul territorio, la partecipazione a convegni. La DIP infatti è l’unica struttura che per sua stessa definizione è incaricata di rappresentare il Movimento verso l’esterno. Non dovrebbero invece fare parte dei compiti della DIP servizi rivolti all’interno del Movimento quali l’affiancamento (o “ripilotaggio”) di equipes in difficoltà, l’inserimento di nuove coppie in equipes sottopopolate, la fusione o riequilibrio di equipes in difficoltà, il reinserimento di coppie superstiti di equipes sciolte. Diffusione è missione ed annuncio (Una dIP con la “d” minuscola?) Dei tre ambiti principali della DIP, la Diffusione è forse il più disatteso. Infatti di Diffusione di solito se ne fa pochissima e molto spesso non si fa affatto. La causa è che forse non si è fatta una riflessione sufficientemente approfondita su cosa significa fare diffusione, per poi individuare le modalità e gli ambiti più opportuni. Vogliamo dunque dedicare uno spazio un pochino più esteso sui significati e le modalità della Diffusione. Va innanzitutto detto che scopo della diffusione non è “fare proselitismo”. Sicuramente il Movimento non ha obiettivi di crescita numerica, di diventare una realtà sempre più “grossa” e quindi influente all’interno della Chiesa. Ma neanche si può dire che “meno siamo, meglio stiamo”, chiudendosi in una congregazione di pochi “eletti” che pensano di avere un proprio modo speciale e prezioso di vivere la fede nel matrimonio. La Diffusione è parte integrante della vocazione del Movimento: l’annunciare il proprio carisma originario. E’ la consapevolezza che come ogni altra realtà della vita anche l’incontro dell’uomo e della donna , è stato salvato, e che proprio all’interno della coppia è possibile fare scoccare una scintilla del Regno, in un amore che è una piccola immagine dell’amore di Dio. 1 La Diffusione prende dunque origine e significato dalla missionarietà insita in ogni cristiano. E’ vocazione di ogni cristiano annunciare la buona novella della salvezza, il volto di un Dio che ama gli uomini, così come Gesù ci ha rivelato. Ogni cristiano si può dire tale perchè ha risposto ad una chiamata, ed è mandato nel mondo ad annunciare e testimoniare ciò che ha ricevuto. È mandato il singolo ed è mandata la Chiesa. Siamo dunque tutti chiamati, come equipiers, ad annunciare con ardore ciò che abbiamo ricevuto: “non si accende la lampada per metterla sotto il moggio”. Siamo chiamati come coppia: “li mandò innanzi a sé a due a due”. Forse non erano anche delle coppie? Tra i primi cristiani che hanno raccolto l’annuncio degli apostoli ci sono state sicuramente tante coppie, che a loro volta si sono fatte annunciatrici e testimoni dell’ Evangelo. Siamo chiamati come Chiesa. Anche le END dunque, che sono Chiesa particolare, sono chiamate ad essere Movimento di annuncio. Quale dunque l’annuncio particolare che dobbiamo fare come END? Ci vorrebbe una riflessione approfondita. Nel 1994 sono state fatte quattro sessioni regionali sulla Diffusione, da cui è scaturito un documento che raccoglie la conferenza fatta da Silvia e Poppi Simonis ed alcune indicazioni e chiarimenti di Equipe Italia. A nostro parere il documento contiene spunti interessanti che ci hanno ispirato e che andrebbero dunque ripresi ed adattati alla realtà delle END di oggi. Alcune riflessioni sull’annuncio di Silvia e Poppi: L’annuncio che il sacramento del Matrimonio non è una cerimonia, tanto meno una invenzione degli uomini di chiesa, non è una benedizione una volta per tutte; ma è rendere presente l’amore di Dio nel mondo attraverso l’amore reciproco degli sposi. L’ amore non può essere limitato all’aspetto del sentimento o dell’attrazione, richiede invece volontà di amare e volere il bene e la salvezza dell’altro. Il Signore viene nel nostro matrimonio, che diventa tempio nel quale si realizza la sua presenza, non più tempio di pietra e marmi nel quale Israele avvertiva la presenza di Dio, ma un tempio di carne le cui colonne e strutture sono gli avvenimenti quotidiani della nostra vita, tutti, gioie e dolori, miserie e altruismi, egoismi e sacrifici, peccati e pentimenti. Quali dunque possono essere delle indicazioni pratiche sulla diffusione? In primo luogo sensibilizzare costantemente gli equipiers del Settore sull’impegno dell’annuncio, che è compito di tutti. Fare parte delle END vuol dire avere un carisma e sensibilità particolare verso le coppie, una missionarietà. Ogni équipier dovrebbe dunque in primo luogo annunciare e testimoniare “l’evangelo del matrimonio”. Non limitarsi quindi semplicemente a proporre di “entrare nelle END”, ma in maniera più ampia annunciare come si può vivere pienamente il matrimonio alla luce della fede. Essere vicini alle coppie che decidono di sposarsi, ai giovani sposi che vanno in crisi dopo la nascita dei figli. L’annuncio e la testimonianza vanno rivolti soprattutto alle coppie in crisi, offrendo non la soluzione ai loro problemi (l’END non è una panacea per la terapia di coppia, anzi…), ma amicizia, ascolto, comprensione, compartecipazione all’angoscia, speranza. Gli equipiers sono quindi prima di tutto dei missionari verso le coppie. E’ il loro annuncio e testimonianza che fanno Diffusione, facendo poi eventualmente nascere delle richieste di approfondimento sul Movimento. Cogliere le occasioni che si presentano di volta in volta per parlare delle END partecipando ad iniziative locali di incontro ecclesiale, mettendosi a disposizione dei 2 parroci per incontri o iniziative particolari. Bisogna sempre tenere presente che le END non vogliono e non devono essere in concorrenza con altre iniziative di spiritualità coniugale, gruppi famiglia e altri Movimenti. Non si tratta dunque di distogliere coppie da altre esperienze per aumentare il numero delle equipes. Si tratta invece di fare conoscere l’esistenza del Movimento come mezzo valido e collaudato (e tante coppie END nel mondo lo testimoniano) per aiutare il cammino delle coppie nel vivere la loro vocazione cristiana nel matrimonio. Coloro che si sentiranno interpellati ed interessati sapranno così a chi rivolgersi. Inoltre le END per loro natura sono un movimento di formazione e non di azione: è possibile quindi per ogni coppia cristiana appartenere alle END e ad altre associazioni, servire in altri gruppi come anche all’interno delle END. Formulare un progetto di Diffusione concreto ad inizio anno, che sappia cogliere le possibilità concrete di Diffusione che si presentano sul territorio. Ci si può proporre come sbocco a Movimenti limitati nel tempo, quali gli Scout. Ci si può collegare ai centri di preparazione al Matrimonio, si possono anche organizzare incontri o brevi ritiri sulla spiritualità coniugale aperti alle coppie. Insomma, per concludere, pensiamo che un aspetto fondante della DIP sia proprio la Diffusione, e che questa sia oggi troppo trascurata. Due aspetti ce lo fanno pensare: A valle delle Informazioni la quasi totalità delle coppie aderisce al Movimento. Questo, pur essendo un dato positivo, ci fa pensare che forse la proposta END è troppo mirata e forse arriva solo a pochi già molto motivati, che aderiscono volentieri. Non esiste a livello italiano un documento che spieghi in maniera coincisa il perché fare END e cosa è il Movimento. Il volantino recentemente ristampato “che cosa è un Equipe Notre Dame” non ci sembra incisivo ed è vecchissimo: ne abbiamo scoperta una versione pressoché identica ancora in formato “fotocopia”. Si può pensare anche di usare il sito END per fare diffusione: primaria, cioè verso le tante coppie che cercano sul web le parole “spiritualità coniugale”; secondaria, come raccolta di documenti di riferimento prodotti dal Movimento che ben lo caratterizzano (tra cui anche valorizzare alcuni estratti dalle Lettere End). Informare è testimoniare L’annuncio è strettamente collegato con la testimonianza. Quando una coppia chiede di saperne di più sulle END in realtà, più che notizie particolari su come funziona una equipe e su come è organizzato il Movimento, ha bisogno di ascoltare una testimonianza credibile da chi già sta vivendo questo cammino “possibile”. Partendo da questo presupposto le indicazioni pratiche che ci sentiamo di dare sono: L’informazione viene bene se fatta ad un piccolo gruppo (da una a 5-6 coppie) perché si riesce a mantenere un clima diretto di testimonianza e confronto. L’informazione fatta come conferenza nel salone parrocchiale di solito passa solo l’aspetto “tecnico” ed ottiene scarsi risultati: le coppie veramente interessate vengono poi di nuovo a chiedere un contatto personale. E’ bello che a fare l’informazione non ci sia una sola coppia ma due coppie: passa di più il concetto di testimonianza. Non ci si trova a dire monoliticamente “l’equipe è…” ma piuttosto “la nostra esperienza in equipe ci ha dato…” e ciascuna coppia porta le sue ricchezze diverse. 3 Per l’informazione è importante quindi prepararsi una scaletta di cose fondamentali da dire (si potrebbe addirittura preparare come Equipe Italia) e poi raccontare la propria storia ed esperienza. E’ altresì importante fare raccontare alle coppie informate qualcosa della propria storia ed esprimere ciò che si attendono dalle END. L’informazione deve essere sempre un incontro tra coppie. Siccome la maggior parte delle coppie da informare è giovane, è importante che almeno una delle due coppie sia giovane. Si correrà meno il rischio di presentarsi come coloro che hanno già tutte le soluzioni in tasca, ma piuttosto come chi si è già incamminato su di una strada. La presenza di una coppia anziana di equipe può invece dare il segno che il cammino è solido e regge alla prova del tempo. Nel caso si debba informare un prete, è importante che accanto ad una coppia ci sia un Consigliere Spirituale. Abbiamo notato che, sempre per il fatto della testimonianza, questo rende molto più efficace l’informazione. Al termine dell’informazione è opportuno lasciare il libretto blu “Le Equipes Notre Dame, un cammino di formazione permanente per la coppia di oggi”. Infatti i vari aspetti dell’equipe (dds, regola di vita, riunione mensile, compartecipazione…) difficilmente sono afferrati alla prima esposizione. Nei giorni successivi la coppia potrà quindi rivedere sul libretto quanto ascoltato. Sarà cura di chi ha fatto l’informazione ricontattare a distanza di qualche settimana le coppie per sapere la disponibilità a partecipare ad una equipe di futura formazione. E’ importantissimo sottolineare che la risposta che si chiede dopo l’informazione non è un “si” od un “no” alle END, ma semplicemente la disponibilità ad impegnarsi per un anno di pilotaggio. E’ solo al termine di questa esperienza che sarà chiesto a ciascuna coppia di aderire o meno alle END. Nell’esperienza, le equipes che di solito funzionano meglio e durano di più sono quelle formate da persone che non si conoscono già tra loro. Forse perché si è più predisposti ad accettare le persone che lo Spirito ci mette sul cammino, forse perché, non esistendo dinamiche di rapporto preesistenti, il gruppo si forma meglio usando come collante proprio il metodo END. Intendiamoci, non è che i gruppi di amici parrocchiali o ex-scout non possono funzionare. In questo caso è importante però sottolineare più volte nell’informazione che le END sono un metodo per la coppia, non per il gruppo! Troppo spesso infatti gruppi provenienti da esperienze diverse si rivolgono alle END come cura per la loro crisi. Spesso queste equipes si disfano poi pochi anni dopo il pilotaggio. Non è infatti il Metodo END che fa funzionare bene il gruppo, ma la disponibilità di ogni singola coppia di viverlo con verità ed impegno. Non lasciarsi dunque tentare dalla facilità di trasformare gruppi già formati in END. La fatica di formare un gruppo di nuove coppie è spesso ampiamente ripagata! Pilotaggio è essere lievito Il servizio della coppia pilota è, tra tutti i servizi all’interno delle END, il più delicato e difficile. Intendiamoci, non è che sia la bravura della coppia pilota che fa nascere bene il gruppo; questo dipende principalmente dalle coppie che lo compongono e dalle dinamiche che si sviluppano al suo interno. Però una brava coppia pilota da all’equipe le “gambe più lunghe”, cioè la mette in grado di incamminarsi saldamente con le proprie gambe. Un’ equipe che ha avuto una coppia pilota valida sa come vivere il Metodo e di solito si apre precocemente al Movimento. Possiamo quindi affermare che pilotare è come essere lievito nella pasta: una presenza “leggera” ma fondamentale, un piccolo apporto che però trasforma la massa, una presenza che scompare, lasciando la pasta cambiata e formata. 4 Alcune linee guida per il pilotaggio sono dunque: Ruotare le coppie che svolgono questo servizio, altrimenti si rischia di diventare “professionisti” del servizio, perdendo la parte più importante: la testimonianza di vita. La coppia pilota stessa infatti si mette in cammino ed in discussione durante il pilotaggio e ne uscirà cambiata. La coppia pilota va scelta accuratamente, non tanto per le sue capacità, ma per come vive la sua equipe e il Movimento. E’ difficile infatti che una coppia, pur essendo magari un’ ottima coppia cristiana, possa insegnare ad altri a fare equipe se la sua esperienza in equipe è difficile e contraddittoria. Insomma: dimmi di che equipe sei e ti dirò che coppia pilota sei! La coppia pilota va formata prima del servizio. Questo si può fare organizzando incontri, invitando coppie disponibili al servizio di pilotaggio e facendole riflettere prima di tutto tra loro su come vivono il Movimento. E’ anche utile il confronto con altre coppie che hanno già fatto il pilotaggio e qualche consiglio sulla gestione di un gruppo. La coppia pilota va seguita durante il servizio, organizzando magari incontri con le altre coppie che stanno svolgendo pilotaggi. La coppia pilota deve scadere al termine del pilotaggio e lasciare camminare l’equipe pilotata con le sue gambe. Accade più spesso di quanto si immagini che rimanga un forte legame tra l’equipe e la coppia pilota, che partecipa di tanto in tanto non ufficialmente alle riunioni di equipe. Quello che sembra un bel rapporto di amicizia in realtà si rivela alla lunga essere un grosso laccio per l’equipe. La coppia pilota verrà prima o poi tirata di nuovo in ballo quando sorgeranno le prime difficoltà e l’equipe rimane “dipendente” da essa. Una coppia pilota che non sa sganciarsi, tiene fuori Il Movimento. E’ infatti il Movimento (nelle persone delle CC, CRS e di tutti gli equipiers del Settore) che deve essere il riferimento, lo stimolo e l’eventuale l’aiuto per l’equipe. Il pilotaggio non deve protrarsi troppo oltre le riunioni canoniche prefissate. Può essere bello organizzare uno o due incontri in più per fare amicizia oppure per un ritiro. Qualche volta però si assiste ad equipes con la sindrome della “paura di volare”. Non si sentono mai pronte, raddoppiano e ripetono le riunioni “perché non hanno capito ancora bene qualche punto”. Se questo succede di solito vuol dire che c’è qualche cosa che non funziona. Scopo del pilotaggio non è infatti “imparare a fare tutto bene”, ma quello di potere scegliere, con cognizione di causa, l’inizio di un cammino. E’ normale che un’ equipe ci metta diversi anni prima di imparare a “fare equipe” veramente. Ma questo deve farlo non con l’aiuto della coppia pilota (che non fa parte di quell’equipe) ma con l’aiuto del Movimento. Sarà infatti compito dell’equipe di Settore ed in particolare della Coppia di Collegamento rimanere particolarmente vicino alle nuove equipes. Ma questo è già fuori dal territorio della DIP. Inserimento delle nuove coppie in equipes già formate. Può capitare che per arricchire una equipe che ha perso qualche coppia, venga comodo pescare dalle nuove coppie informate e desiderose di iniziare il cammino END. Pensiamo che questa possibilità vada esercitata con estrema cautela, valutando di volta in volta la problematica e l’opportunità. Una coppia che si inserisce in una equipe già formata non fa un pilotaggio e si ritrova in una situazione diversa rispetto a quella che incontrerebbe partendo in una equipe nuova. I motivi per fare un inserimento possono essere diversi: il protrarsi nel tempo della disponibilità di una equipe nuova da avviare, l’età della coppia, etc. Di contro, a volte le equipe chiedono l’inserimento di una nuova coppia per 5 superare un momento di crisi, dopo l’abbandono di una o più coppie. In questo caso l’inserimento non è mai opportuno: se una equipe è in crisi, non lo è mai per la sua consistenza numerica. E’ meglio dunque di norma risolvere i problemi numerici unendo equipes sottonumerate o ripescando le coppie da equipes che si sciolgono (compito del Settore e non della DIP). La DIP dovrebbe sforzarsi il più possibile di costituire sempre equipes ex-novo. Anche la DIP è un servizio collegiale Come tutti i servizi all’interno delle END, anche il servizio DIP dovrebbe essere svolto in collegialità. Si deve prima di tutto sottolineare che le attività DIP sono responsabilità dell’equipe di Settore. E’ dunque il Settore il primo responsabile della Diffusione (e di tutto ciò che comporta nel rappresentare il Movimento verso l’esterno) dell’Informazione e del Pilotaggio. Vista la delicatezza del compito è opportuno che all’interno di ogni equipe di Settore assieme alle CC ci sia una coppia DIP. Tale coppia è membro permanente dell’equipe di Settore. Inoltre a nostro parere è opportuno, per quanto possibile, che tale coppia non lavori da sola, ma sempre in collegialità con altre coppie. Le modalità dipendono dalla realtà del Settore. Settori isolati territorialmente Anche nei Settori più piccoli, dove si pensa di potere gestire tutto all’interno della equipe di Settore, sarebbe opportuno comunque che la coppia DIP si appoggiasse ad altre coppie per gli aspetti pratici del servizio. Si potrebbe pensare ad un gruppo di coppie disponibili ai pilotaggi ed alle informazioni, che si riunisce un paio di volte all’anno coordinate dalla coppia responsabile DIP. Da non dimenticare anche di trovare qualche Consigliere Spirituale disponibile a supportare il servizio, specialmente nelle informazioni verso altri preti. Nelle realtà dove il Settore è circoscritto o molto frammentato in piccole realtà, allora può intervenire la Regione per assicurare uno scambio tra le coppie DIP, momenti di confronto e una collegialità più ampia del servizio. Più Settori presenti sullo stesso territorio. In questo caso, pur rimanendo ferma la partecipazione di una coppia DIP in ogni equipe di Settore, si può ipotizzare di riunire le coppie DIP dei Settori in una vera e propria Equipe DIP, dotata anche di un Consigliere Spirituale. Tale equipe opererà sempre in coordinamento con i Settori, che suggeriranno gli orientamenti per la Diffusione, approveranno le nomine dei Piloti ed accoglieranno le nuove equipe. La presenza di più Settori sullo stesso territorio è a nostro parere una ricchezza per l’attività DIP, perché permette un più ampio scambio ed una azione DIP più incisiva. Antonella&Aldo Pizzini Regione Nord Ovest A 6