La Lega
Lega e autonomismo
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La Lega si colloca nella tradizione politica
dell’autonomismo.
Il leghismo delle origini è l’estensione alle
regioni ordinarie delle spinte autonomiste.
Caratteri all’origine: difesa della lingua e
culture locali; ostilità verso i non nativi;
rivendicazione di margini di autonomia;
marginali i sentimenti antistatali.
Condizioni che favoriscono
l’affermarsi delle Leghe
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Diminuzione dell’importanza del fattore
religioso.
Sviluppo economico impetuoso, un
malessere crescente, che ha ridotto la
capacità di tenuta della DC.
Crisi del rapporto tra politica eterritorio nel
Nord.
Questione settentrionale
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Perché il Nord non è uno solo.
Ha modelli di capitalismo diversi: Nord Ovest
Torino e grande fabbrica; Lombardia con
produzione di beni immateriali e galassia di
società; nord est e piccola impresa che si
diffonde con performance eccezionali.
Nel nord postfordista, pedemontano esplode la
scintilla della protesta.
Protesta con diverse spiegazioni
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crescita impetuosa del sistema produttivo e
risposta inadeguata dello Stato centrale circa la
modernizzazione.
squilibrio della rappresentanza: il nord è
frustrato, chiede visibilità e presenza nei posti di
potere: confligge con Torino, Roma e Sud.
Cambio del quadro internazionale; il localismo
non si riconosce più nella Dc, vede nello Stato
un vincolo, un avversario dello sviluppo.
Liga Veneta
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Elezioni politiche 1983 ha il 4,2% un deputato e
un senatore.
Primo manifesto: autodeterminazione del popolo
veneto coartato dal centralismo romano, dalla
burocrazia, dalle tasse.
Rivendicazione della piena autonomia fiscale e
amministrativa.
Elezioni 1987 ha il 3% e nessun deputato
Va declinando e si afferma quella Lombarda.
Lega in Lombardia
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1987 2,9% 1 deputato e 1 senatore (Bossi).
Bossi esercita controllo ferreo dell’organizzazione. A fianco di
Bossi la figura di Gianfranco Miglio.
Difesa degli interessi localistici e ostilità verso lo Stato rapace,
partiti inetti e corrotti, burocrazia piena di meridionali.
Tra 1990 e 1992 Lega Nord.
Lega Nord
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Amministrative del 1990:
buoni risultati: Liguria 6,1%,
Veneto 5,9%, Piemonte
7,4%, Lombardia 20,1%.
Elezioni politiche 1992 circa 3
milioni di voti, 8,6%, 55
deputati e 25 senatori.
Il programma è un melange
di posizioni: difesa interessi
del Nord, critica allo stato
accentratore, protesta
antipartitocratica, venature
xenofobe contro europeismo.
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