Inaugurazione della Stagione d’Opera 2013-2014
SIMON BOCCANEGRA
Gianandrea Noseda apre la Stagione con un Verdi storico
Teatro Regio, mercoledì 9 ottobre 2013 ore 20
Mercoledì 9 ottobre – alla vigilia del 200° anniversario della nascita del più celebre
compositore italiano di tutti i tempi – il melodramma verdiano Simon Boccanegra inaugura la
Stagione d’Opera 2013-2014 del Teatro Regio. Parte dunque dalla Genova trecentesca del Doge
Boccanegra l’ideale Grand Tour che il Teatro presenta al suo pubblico in un anno eccezionalmente
ricco di proposte. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio sale il Direttore musicale
Gianandrea Noseda che, confermando il suo forte legame con il Teatro, a novembre condurrà i
complessi artistici del Regio nella tournée giapponese.
Anche per il 2013-2014, in occasione dell’appuntamento più atteso della Stagione, siamo lieti
di annunciare la partnership con Intesa Sanpaolo - Socio Fondatore del Teatro - che conferma il
proprio impegno per il Regio dando un fondamentale sostegno alla produzione inaugurale.
L’opera va in scena nell’allestimento creato per il Regio nel 1979 da Sylvano Bussotti – artista
poliedrico, pittore, poeta, romanziere, attore, scenografo, costumista, la cui attività teatrale
intreccia da molti anni la composizione musicale alla regia –, che di questo Simon Boccanegra ha
curato ogni aspetto dell’allestimento: scene, costumi e regia. Bussotti nel tempo ha stabilito un
rapporto di grande rispetto nei confronti delle opere: «quel che cerco di fare quando mi chiedono
di mettere in scena un’opera del passato» raccontò in un’intervista a ridosso della ripresa dello
spettacolo nel 1995 «è di immergermi in maniera maniacale nel libretto e nella partitura. Forse la
conoscenza musicale mi aiuta a sentire il libretto come fatto musicale. Non faccio mai violenza alle
didascalie dei libretti d’opera: le raccomandazioni dell’autore vanno dilatate, rese significanti». E
se nel 1995 considerava una sfida, se non un azzardo, riproporre lo spettacolo dopo sedici anni,
oggi confida in un’intervista: «a distanza di tanto tempo, probabilmente lo è di meno.
Naturalmente, le messe in scena sono un qualcosa di effimero, a differenza della materia musicale,
che può non esserlo affatto. E questo è certo il caso di Simon Boccanegra, un’opera che non ha mai
avuto bisogno di conferme. Capovolgendo i termini della questione, dopo tutti questi anni è come
se ci si trovasse di fronte a qualcosa di nuovissimo».
Dopo trentaquattro anni, lo splendido e suggestivo allestimento rivive grazie alla maestria dei
Laboratori di scenografia del Teatro Regio, che hanno fatto un grande lavoro di restauro
ridonando la magia a quinte in tela di scenografia e tulle dipinto, così da farlo diventare un
allestimento d’arte senza tempo. La regia originale è ripresa da Vittorio Borrelli, «un
professionista della scena eccezionale, che tutti i teatri invidiano al Regio», chiosa Bussotti.
In questa lettura del melodramma verdiano si sottolinea in modo suggestivo la presenza del
mare. Tratto connotante dell’opera è «il colore, non ci sono dubbi – afferma Gianandrea Noseda –
nessun altro titolo verdiano è scuro quanto Simon Boccanegra: nell’orchestrazione, nelle atmosfere,
nel trattamento delle voci. Ricavare questa tinta, di forte valenza evocativa, diventa l’obiettivo
principale del direttore d’orchestra».
Nel novembre 1880, l’editore Giulio Ricordi convinse Giuseppe Verdi a rivedere il suo Simon
Boccanegra, composto quasi un quarto di secolo prima. L’opera aveva debuttato alla Fenice di
Venezia nel 1857, ottenendo un successo tiepido: si sperava che gli allestimenti successivi
avrebbero risollevato le sue sorti, ma il fiasco alla “prima” della Scala nel 1859 confermò la sua
impopolarità. L’autore, convinto della qualità del lavoro, riteneva responsabile dell’insuccesso la
tinta troppo cupa che si estendeva sull’opera. Nella versione del 1857, il colore fosco è in parte
determinato da uno degli aspetti più innovativi dell’opera: la prevalenza delle voci maschili gravi;
nel Simon Boccanegra ci sono infatti ben cinque personaggi principali maschili (di cui uno solo
interpretato da un tenore) e un unico personaggio femminile: persino nei cori le voci maschili
hanno un ruolo preponderante. Rivedendo l’opera, il compositore non modificò la distribuzione
delle voci, ma rischiarò le sue pagine aggiungendo in certi episodi un nuovo colore orchestrale. Per
donare, come scriveva Verdi, «varietà e un po’ di brio al troppo nero del dramma» era necessario
intervenire sul libretto scritto da Francesco Maria Piave. All’epoca della revisione, il compositore si
era interessato al progetto di un Otello con Arrigo Boito come librettista; questi, pur non
entusiasmato dalla prospettiva di “aggiustare” i versi altrui, si mise diligentemente al lavoro e
propose a Verdi soluzioni originali. L’intervento più importante ideato da Boito si trova nel finale
dell’Atto I: la famosa scena della Sala del Consiglio, con l’impressionante maledizione di Paolo, è
di sua invenzione. Grazie alla revisione di Verdi e Boito, l’opera risultò animata da una nuova
forza teatrale e il protagonista acquistò maggior levatura e personalità: nella nuova versione, Simon
Boccanegra trionfò alla Scala nel 1881. Neanche questa volta però il successo fu duraturo: il lavoro
entrò regolarmente nei programmi dei teatri d’opera solo dopo la sua riscoperta in Germania, negli
anni Trenta del Novecento.
La versione in scena al Regio è quella rivista dal compositore nel 1881. Per il ruolo di Simon
Boccanegra, Verdi aveva previsto un interprete dalle grandi doti attoriali oltre che canore: il
protagonista dell’inaugurazione è Ambrogio Maestri, baritono dalla grande personalità scenica e
dall’autorevole interpretazione vocale, applaudito in tutto il mondo per i suoi personaggi verdiani.
Maestri torna al Regio dopo il suo debutto nel ruolo di Simon Boccanegra nel 2003 (allestimento di
Graham Vick) e Un ballo in maschera del 2004. Il soprano María José Siri torna al Teatro Regio nel
ruolo della figlia del Doge dopo le sue appassionate interpretazioni di Tosca e di Maddalena
(Andrea Chénier) delle scorse stagioni. Michele Pertusi, uno dei bassi italiani più esperti nei ruoli
verdiani e rossiniani, sarà Jacopo Fiesco. Completano il cast: Roberto De Biasio (Gabriele Adorno),
Alberto Mastromarino (Paolo Albiani), Fabrizio Beggi (Pietro), Dario Prola e Alejandro Escobar
(un capitano) e Sabrina Boscarato (un’ancella). Maestro del Coro è Claudio Fenoglio, luci di
Andrea Anfossi. Nel corso delle otto recite, dal 9 al 23 ottobre, si alterneranno nei ruoli dei
protagonisti: Alberto Mastromarino (Simon Boccanegra), Erika Grimaldi (Maria Boccanegra),
Giacomo Prestia (Jacopo Fiesco), Gianluca Terranova (Gabriele Adorno) e Devid Cecconi (Paolo
Albiani).
La prima dell’opera sarà trasmessa in diretta radiofonica su Rai-Radio3 il 9 ottobre alle ore 20.
A conclusione dell’anno verdiano, molti gli spunti di riflessione e le iniziative, a ingresso
gratuito, che si terranno al Piccolo Regio Puccini: Simon Boccanegra sarà presentato al pubblico da
Angelo Foletto nell’Incontro con l’Opera che si terrà mercoledì 2 ottobre alle ore 17.30; mercoledì 9
ottobre alle ore 16.30 si terrà il convegno Intorno a Simon Boccanegra realizzato in collaborazione
con il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università degli Studi di Torino, con
interventi di Pierpaolo Portinaro, Mario Tesini e Liana Püschel; mercoledì 16 ottobre alle ore
17.30 Il mio Verdi, conversazione di Leonetta Bentivoglio e Gianandrea Noseda in occasione della
pubblicazione dell’omonimo libro edito da Castelvecchi.
Biglietteria del Teatro Regio, piazza Castello 215 - Tel. 011.8815.241/242 - e-mail:
[email protected]. Info - Tel. 011.8815.557 e www.teatroregio.torino.it.
Torino, 1 ottobre 2013
UFFICIO STAMPA
Teatro Regio, Direzione Comunicazione e Pubbliche Relazioni
Paola Giunti (Direttore), Sara Zago (Relazioni con la Stampa)
Tel.: +39 011.8815233 – 011.8815239 - E-mail: [email protected][email protected][email protected]
Simon Boccanegra
Melodramma in un prologo e tre atti
Libretto di Francesco Maria Piave e Arrigo Boito dall’omonimo dramma di Antonio García Gutiérrez
Musica di Giuseppe Verdi
Personaggi
Simon Boccanegra, primo doge di Genova (nel prologo:
corsaro al servizio della Repubblica genovese) baritono
Maria Boccanegra, sua figlia, sotto il nome
di Amelia Grimaldi soprano
Jacopo Fiesco, sotto il nome di Andrea
(nel prologo: nobile genovese) basso
Gabriele Adorno, gentiluomo genovese tenore
Paolo Albiani, cortigiano favorito del doge
(nel prologo: filatore d’oro, genovese) baritono
Pietro, altro cortigiano (nel prologo:
popolano di Genova) basso
Un capitano dei balestrieri tenore
Un’ancella di Amelia soprano
Direttore d’orchestra
Regia, scene e costumi
Regia ripresa da
Luci
Maestro del coro
Interpreti
Ambrogio Maestri /
Alberto Mastromarino*
María José Siri / Erika Grimaldi*
Michele Pertusi / Giacomo Prestia*
Roberto De Biasio / Gianluca Terranova*
Alberto Mastromarino /
Devid Cecconi (10, 15, 16, 19, 20)
Fabrizio Beggi
Dario Prola / Alejandro Escobar
Sabrina Boscarato
Gianandrea Noseda
Sylvano Bussotti
Vittorio Borrelli
Andrea Anfossi
Claudio Fenoglio
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO REGIO
Allestimento Teatro Regio
Teatro Regio
Ottobre 2013: Mercoledì 9 ore 20, Giovedì 10* ore 20, Sabato 12 ore 15, Martedì 15 * ore 20,
Mercoledì 16 ore 20, Sabato 19* ore 20, Domenica 20 ore 15, Mercoledì 23 ore 20
Argomento
L’opera prende il titolo dal nome di un Doge genovese vissuto nella prima metà del XIV secolo: la trama è
liberamente tratta dalla vita di questo personaggio storico e dal dramma Simon Boccanegra, scritto dallo
spagnolo Antonio García Gutiérrez. La complicata storia si dipana sullo sfondo dello scontro politico tra
patrizi e plebei. Il patrizio Jacopo Fiesco ha giurato vendetta nei confronti del corsaro Simon Boccanegra, che
ha sedotto sua figlia Maria. Grazie all’appoggio del partito dei plebei, Simone è candidato al ruolo di Doge,
ma la sera della sua elezione l’uomo scopre che l’amata Maria è morta. Venticinque anni dopo, il Doge
Boccanegra va a trovare la giovane Amelia Grimaldi, per convincerla a sposare il suo principale sostenitore,
Paolo Albiani. La ragazza confessa di non essere una legittima erede della nobile famiglia Grimaldi, bensì
una trovatella: Simone allora capisce che Amelia è la figlia avuta con Maria e misteriosamente scomparsa
durante l’infanzia. Anche Amelia riconosce il padre e gli dice di amare Gabriele Adorno, giovane
appartenente al partito dei patrizi. Per assecondare i sentimenti della figlia, Simone vieta a Paolo di sposarla,
ma l’uomo la rapisce. Gabriele e Andrea Grimaldi, tutore della ragazza, la liberano, e durante una riunione
nella Sala del Consiglio accusano il Doge del misfatto; Amelia interviene e fa intuire a Simone chi sia il suo
vero rapitore: Simone, dunque, non accusa Paolo ma lo costringe a maledire se stesso. Per vendicarsi, Paolo
cerca appoggio nel partito dei nobili e, dopo aver dato un veleno ad azione lenta a Simone, convince
Gabriele ad assassinarlo. Amelia previene il delitto svelando a Gabriele di essere la figlia del Doge e i due
uomini si riconciliano. Il giorno delle nozze di Gabriele e Amelia, Simone sente di essere ormai vicino alla
morte. Andrea, che è in realtà il vecchio Fiesco e che non ha mai smesso di odiare il Doge, lo incontra:
Simone lo riconosce e gli rivela che Amelia è sua nipote. Fiesco, pentito, perdona Simone ed entrambi
benedicono gli sposi. Al calar della sera, Simone muore.
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