Storia di Novara ai tempi di Bonaparte. - Il 15 maggio 1796, domenica di Pentecoste, l’Armata d’Italia entrò trionfalmente a Milano, evacuata pochi giorni prima dalle truppe austriache in ritirata verso Mantova. Il clima fu festoso, anche se al Castello Sforzesco restava asserragliata una piccola guarnigione austriaca1. L’evento segnò il momento di svolta nella vita di molte famiglie della città, che avevano vissuto la dominazione del governo di Vienna fin dal lontano 1713. L’esercito austriaco, battuto ripetutamente nel precedenti, corso delle settimane stava progressivamente abbandonando la Lombardia e questa circostanza, da sola, era sufficiente ad attirare sul Nord Italia l’attenzione di gran 1 Per ottenere la resa dei 300 austriaci che difendevano il Castello Sforzesco, Napoleone aveva deciso di impiegare un sistema alquanto drastico. Il deputato Serbelloni, durante una relazione indirizzata alla Municipalità Milanese sul colloquio da lui avuto con il generale francese, riferì che Bonaparte aveva chiesto al Direttorio di Parigi l’autorizzazione ad abbattere il Castello a cannonate. Per il compimento di tale impresa, in attesa del permesso del Direttorio, Napoleone aveva distaccato dalla sua armata 5.000 uomini. La distruzione dello storico Castello fu però scongiurata dal fatto che la sua guarnigione, il 29 giugno, si parte d’Europa. Apparve incredibile a tutti, infatti, che un esercito di così lunga e gloriosa tradizione, la cui cavalleria era stata giudicata per molti decenni la migliore fra le armate europee (degna persino di essere paragonata all’invincibile cavalleria di Federico il Grande), fosse costretto ad indietreggiare di fronte ad una forza di borghesi e di diseredati che in qualche modo stava cercando di arrese prima che giungesse da Parigi l’autorizzazione richiesta. rimpiazzare l’armata di Luigi XVI. brache e tre camicie: quello che Considerato aspetto, rimaneva senza brache, nascondeva sarebbe stato lecito, per il popolo la propria miseria abbottonando milanese prefigurarsi la visione di un sino in fondo il suo mantello. In tali esercito ordine, abbigliamenti i francesi si presenta- perfettamente inquadrato ed equipag- vano alla Scala, sul Corso, nei caffè, giato sfilare forte e maestoso attraverso 2 nei salotti…” sotto di questo primissimo la città conquistata. In realtà lo spettacolo che si presentò agli occhi della popolazione era leggermente differente rispetto alle aspettative. Jean Christopher Herold fornisce una sommaria ma efficace descrizione della situazione: “Quando i francesi entrarono in Milano, erano ancora a brandelli. Stendhal, nelle sue Memorie su Alla testa delle truppe in parata, in Napoleone, cita l’esempio di tre ufficiali che possedevano fra tutti e tre un solo paio di scarpe presentabili, tolte ad un ufficiale austriaco ucciso, e di altri due ufficiali che spartivano un paio di groppa al suo cavallo bianco Bijou, cavalcava il comandante dell’armata d’Italia, 2 generale Napoleone H.J. Herold, Vita di Napoleone, Milano, Il Saggiatore 1967 pag. 274. Bonaparte. Quest’uomo, che a ventisei Nel 1796 la Francia affrontava, in anni era stato designato a comandare situazioni critiche, il suo terzo anno di una delle più importanti formazioni guerra. La Rivoluzione aveva scosso militari francesi, non rappresentava profondamente l’Europa e la decapi- certamente il prototipo del comandante tazione di re Luigi XVI (21 gennaio in capo. Basso, di colorito piuttosto 1793) avevano scatenato un profondo scuro, con i capelli lunghi quasi fino risentimento nelle maggiori potenze. alle spalle raccolti in un codino che Inghilterra, Prussia, Olanda, Spagna, il ricordava ancora l’antica aristocrazia Regno di Napoli e il Re di Sardegna militare, con indosso un’uniforme che costituirono, nel febbraio-marzo 1793, certamente tempi la Prima Coalizione Europea, volta a migliori, guidava quella che, più che contrastare la neonata Repubblica di un’armata, sembrava una banda di Francia. La situazione militare si fece, briganti molto allargata. Eppure era lui per il governo di Parigi, ulteriormente quel Bonaparte di cui tanto si parlava preoccupante nei salotti milanesi. Nelle sue qualità scoppiarono e si diffusero a macchia fisiche, nel suo portamento e nel suo d’olio nella regione della Vandea3. vestire egli, aveva però, vissuto tumulti rappresentava certamente il prodotto più eclatante della Rivoluzione e del travagliato periodo che il suo Paese aveva appena attraversato. allorché 3 Il dipartimento della Vandea, a sud della bassa Loira, espresse la sua estraneità culturale, ancora più che politica, alla rivoluzione facendo propria la causa della religiosità contadina tradizionale e accogliendo in qualche misura la propaganda controrivoluzionaria A complicare la situazione, se ancora girondina Corday, scatenò nel Paese ce ne fosse stato bisogno, sopraggiunse il Terrore, espressione più sangui- la crisi politica. Alla Convenzione, naria del dominata dal Comune di Parigi e dai Neppure Giacobini, si affiancò ( e per più di un cospirazione, riuscì a salvarsi dalla anno rappresentò l’effettivo governo ghigliottina, mentre la dittatura di del Paese ) il Comitato di Salute Robespierre faceva strage di ogni Pubblica possibile oppositore4. composto da Georges- movimento Danton, giacobino. accusato di Jacques Danton, Jean Paul Marat e da Il disordine interno allo stato, cui si Maximilian Robespierre. I Girondini, univa il dissesto finanziario, fece che avevano cercato di opporsi agli sentire il suo non indifferente far- emergenti dello anche sulle spalle dell’esercito. Giacobini, furono sopraffatti. Ormai il clima d’euforia che aveva L’assassinio di Marat ( 13 luglio 1793 ), ad opera della giovane 4 degli aristocratici. La vera e propria rivolta esplose all’inizio del marzo 1793, quando i commissari della convenzione tentarono di imporre la leva militare. Occorsero parecchi mesi, uniti ad uno sforzo bellico non indifferente perché le armate governative riuscissero a riprendere il controllo della regione. Cfr. H.A.L. Fisher, Storia d’Europa, volume II,Edizioni Labor, Milano 1963. Il regno del Terrore rappresentò sicuramente il momento più buio e sanguinario dell’intera storia della Francia rivoluzionaria. Si calcola che nel periodo di tempo compreso tra il 20 settembre 1792 e il 27-28 luglio 1794 siano stati giustiziati, in nome della Repubblica, ben 43.000 cittadini. Dati tratta dalla voce “terrore” siti in Enciclopedia Moderna Illustrata, Vol X, Casa Editrice Dottor Francesco Vallardi Milano-Appiano Gentile 1930. seguito la vittoria di Valmy5 ( 1793 ) Il 26 giugno 1794 il generale era molto lontano. Benché frustrato Jourdan, dai capricci della dittatura e dal della sussulto che seguì la caduta del coalizzato comandato dal principe di governo l’esercito Coburgo presso Fleurus. Un mese riuscì a mantenere le posizioni e a più tardi ( 27 luglio ) il governo preservare la Francia dall’invasione. giacobino venne abbattuto dalla La Rivoluzione fece ricorso alla leva reazione termidoriana e, il 29 luglio, di massa e si diede fondo alle Robespierre fu l’ultimo francese a riserve. salire i gradini della ghigliottina: il Robespierre, comandante Mosa, dell’armata sconfisse l’esercito terrore era finito. La vittoria di Jourdan condusse Prussia e Olanda 5 Il 20 settembre 1792, nei pressi di Valmy, si svolse una delle prove decisive per il destino del governo repubblicano. Più che un vero e proprio scontro, si trattò di un violento duello fra le opposte artiglierie francesi e prussiane. I Prussiani, che ritenevano di non incontrare serie resistenze al loro attacco, verso sera furono costrette a ritirarsi. La battaglia, anche se non causò notevoli perdite, ebbe tuttavia un grande valore morale per la Francia rivoluzionaria che vide allontanarsi il pericolo dell’invasione. Cfr.H.A.L. Fisher, Storia d’Europa, Vol 2, Edizioni Labor, Mlano 1963. fuori dalla guerra6. David G. Chandler, nel suo libro “Le campagne di Napoleone”, descrivendo le potenze “minori” della prima coalizione, dice: 6 Il 6 aprile 1795, presso Basilea, fu firmato il trattato di pace fra Francia e Prussia. Il 15 maggio dello stesso anno, a L’Aja, Olanda e Francia siglarono i documenti che riportavano la pace fra i due Paesi.Cfr. Fischer, op. cit. “La Spagna aveva, ovviamente, Quelle del Regno di Sardegna erano già abbandonato la coalizione nel addestrate esattamente secondo i 1795, ma è il caso di ricordare che il concetti suo esercito era fiero, anche se missioni militari inviate da Vienna7, malamente comandato e privo di ma il loro comandante in capo, il equipaggiamento adatto. La stessa generale Colli, lui stesso austriaco, descrizione, a parte la fierezza, vale ed il principe di Carignano, erano anche per i soldati del Regno di soldati del diciottesimo secolo nel Napoli e Sicilia; persino il loro pieno significato dell’espressione.”8 stesso monarca, e comandante in Restava ora l’Austria (ai tempi capo ancora titolare, si faceva poche austriaci chiamata da Sacro apposite Romano illusioni circa il valore dei suoi Impero) a contrastare attivamente le uomini in azione. Quando gli venne aspirazioni suggerito che un cambio nell’uni- Nicolas-Marguerite forme comandante dell’esercito del Nord, avrebbe potuto ridestare qualche virtù marziale nei suoi uomini, rispose molto realisti- camente: <Vestiteli di rosso, di blu, o di verde, scapperanno tutti ugualmente >. Le forze degli Stati della Chiesa erano a loro volta dello stesso tipo e non potevano certo rappresentare un nemico pericoloso. 7 di Parigi. Lazare- Carnòt, già Nel 1794 Vittorio Amedeo III concluse con l’Austria il trattato di Valenciennes all’interno del quale era contemplate la possibilità di un ritorno del territorio del Novarese al Regno Lombardo-Veneto in cambio di territori francesi da conquistarsi nel corso della guerra in atto Crf. Fisher, Storia cit, pag. 478. 8 D. G. Chandler, Le campagne di Napoleone, Biblioteca Universale Rizzoli 1998, vol. 1, pag. 97. presidente della Convenzione e delle sue qualità durante l’assedio di membro del Direttorio ideò, per Tolone9 sconfiggere anche le truppe di Quest’armata, tuttavia, non avrebbe Vienna, a dovuto avere, nei piani di Carnòt, un tenaglia, teso ad intrappolare e ruolo di primo piano nella direzione distruggere il grosso dell’esercito dell’offensiva francese che, come si asburgico sul Reno. A tale scopo è visto avrebbe dovuto scatenarsi Carnòt schierò nella zona del Reno principalmente sul Reno. In gran l’armata parte formata da artiglieri e truppe da un piano della d’attacco Sambre-et-Meuse, dell’anno forte di 70.000 uomini e comandata fortezza, dal generale Jourdan. In Alsazia destinata ad un ruolo di conte- prese posizione l’armata del Rhin-et- nimento Moselle, da piemontesi. Nelle supreme sfere 70.000 uomini e sotto il comando del militari si riteneva che sarebbe stato generale Moreau, che esercitava possibile infrangere l’alleanza di anche la suprema direzione delle Valenciennes con la sola forza di operazioni di entrambe le armate. persuasione della diplomazia. Era formata anch’essa l’Armata precedente. delle d’Italia forze era austro- Più a sud, a ridosso delle Alpi, fu posizionata l’armata d’Italia ( 63.000 uomini ) e affidata al giovane generale corso Napoleone Bonaparte, che, in qualità di comandante d’artiglieria, aveva dato validissima prova 9 L’impresa di Tolone, grazie alla quale la flotta inglese dovette ritirarsi dal porto francese, valse a Napoleone la nomina, da parte di Robespierre in persona, a Generale di Brigata a soli ventiquattro anni. Cfr. L. Roma, Napoleone, Edizioni Futuro 1980. desiderio di Parigi, infatti, attirare il diplomatica10. Inoltre, ad accrescere Piemonte entro la sfera d’influenza le preoccupazioni del comandante francese libero francese, era necessario risolvere i passaggio per le truppe verso la problemi logistici e disciplinari che Lombardia e, possibilmente, ricevere stavano minando irreparabilmente la da Torino, per la guerra contro gli consistenza e ottenere il dell’Armata d’Italia austriaci, anche dei rinforzi. 10 L’Armata d’Italia alla conquista del Piemonte. Il compito di Napoleone, secondo le istruzioni ricevute da Parigi, era quello di aprirsi un varco attraverso la Alpi occidentali, marciare su Cuneo, sconfiggere le forze austriache ed evitare di urtare la suscettibilità del governo di Torino: un compito che richiedeva forze militari ingenti, una grande abilità tattica e una sottile predisposizione L’Italia sulla quale si affacciò l’armata di Napoleone costituiva una realtà estremamente frastagliata, soggetta nel corso dei secoli all’influenza politica e militare esercitata dalle maggiori potenze europee. Nel 1796 la penisola era frammentata in varie entità politiche. Regno di Sardegna, Stato Pontificio Repubblica di Venezia e Regno di Napoli erano i soli stati realmente sovrani. La corona del Regno Lombardo-Veneto risiedeva sul capo dell’imperatore del Sacro Romano Impero. Il Granducato di Toscana, come del resto il ducato di Modena, risentiva profondamente dell’influenza di Vienna. La Repubblica di Genova, dopo la perdita della Corsica in favore della Francia, cercava affannosamente la maniera di assicurarsi la sopravvivenza, stretta, com’era, fra lo stato sabaudo e la nascente potenzafrancese. Cfr. Guarracino-Ortoleva-Revelli, Storia dell’età moderna, vol 4, Mondatori 1993. come forza d’urto degna di questo disponeva, per il trasporto di viveri, nome. All’atto della sua costituzione, munizioni ed attrezzature, di soli infatti, fare duecento muli. La cavalleria, ridotta affidamento su 106.000 uomini11 e all’ombra di sé stessa, viveva a su una forza di cavalleria e artiglieria mezza razione, mentre l’artiglieria adeguata agli scopi inseguiti da era, in quel momento, formata da 60 Parigi. cannoni quando l’armata Quattro il poteva anni generale più tardi, Bonaparte ancora funzionare. La in grado forza di d’urto subentrò al generale Schèrer nel disponibile era, dunque, di 37.600 comando, la sua consistenza si era effettivi. Ma Napoleone aveva idee ridotta (a causa delle perdite e, differenti rispetto a quelle di Carnòt soprattutto, delle diserzioni) a 63.000 e uomini, affamati12, senza scarpe, con distanti scarso equipaggiamento e del tutto geograficamente. demoralizzati (non ricevevano più la paga da mesi). Inoltre l’intera armata 11 D. G. Chandler, Le Campagne di Napoleone, vol. 1 pag. 69 12 Il vettovagliamento, affidato a speculatori privati, non giungeva all’armata che in quantità del tutto insufficienti. Questa situazione, provocata dalla mancanza di scrupoli dei fornitori militari e dalla corruzione interna all’amministrazione militare francese, perdurava ormai da molti mesi. del Direttorio, da infinitamente lui, e non solo Il 27 marzo 1796 il generale comandante dell’Armata diramò truppe alle il d’Italia seguente messaggio: “Quartier Generale Nizza, 7 germinale anno V Soldati, voi siete nudi, mal nutriti. Il governo vi deve molto, esso non può darvi nulla. La sapeva di avere di fronte a sé forze vostra pazienza, il coraggio che superiori mostrate comando del generale Beaulieu e in mezzo a queste rocce, sono ammirevoli. Ma procurano gloria, alcuna non nessun ma seppe sfruttare l’elemento della pianure del mondo. Ricche province saranno in vostro potere, voi vi troverete onore, gloria e ricchezze. Soldati d’Italia! Manchereste voi al 60.000 uomini del generale Colli) Io voglio condurvi nelle più fertili città austriaci vi brillio ricade su di voi. , grandi (45.000 di coraggio e di costanza?”13 sorpresa e della mobilità. Il 12 aprile sconfisse il generale D’Argenteau presso Montenotte. La sera del 12 le forze francesi si erano già nettamente incuneate fra le armate di Beaulieu e di Colli, separandole nettamente. Il giorno seguente Millesimo e Dego segnarono la piemontese l’inizio Il 10 aprile le truppe austriache, di sorte e della dell’armata determinarono ritirata austriaca. Da Dego e Cosseria, attraverso una sorpresa, attaccarono e presero la manovra cittadina di Voltri. Nelle prime ore dell’Armata d’Italia puntarono su del 12 fu la volta di Napoleone e Alessandria. Il 21 aprile la disfatta di della sua armata. Il generale corso Mondovì indusse Vittorio Amedeo 13 G. Gerosa , Napoleone- un rivoluzionario alla conquista di un Impero, Mondatori 1995, pag. 87. a tenaglia, le truppe III a chiedere l’armistizio. Una settimana più tardi (28 aprile) a Cherasco il Regno di Sardegna firmò una pace umiliante. Il Re perdeva ogni diritto sui territori della Savoia, di Tenda, di Nizza e di Broglio. Fu inoltre costretto a rompere l’alleanza da lui stretta con Vienna, ad assicurare il libero passaggio delle truppe francesi attraverso il suo regno e dovette espellere tutti gli emigrati politici francesi. In meno di due settimane uno dei nemici della Francia fu annientato. Ciò che invano aveva tentato la diplomazia di Carnòt ( scardinare l’asse dell’alleanza fra Torino e Vienna ) fu realizzato in pochi giorni dai malconci uomini del generale Bonaparte. I fatti di Dego, Millesimo e Cherasco provocarono molto stupore in tutta la Francia14, anche 14 Le vittorie ottenute dall’Armata d’Italia focalizzarono l’attenzione del Direttorio su Napoleone non solamente perché questi era il solo comandante di armata a realizzare una folgorante avanzata in territorio nemico, ma anche per la ragione che Parigi stessa cominciava a beneficiare dei frutti della vittoria italiana. Dal quartier generale di Piacenza, il comandate dell’Armata d’Italia così ebbe a scrivere al Direttorio: “Abbiamo passato il Po. La seconda campagna è cominciata. Beaulieu è sconcertato. Casca continuamente nelle trappole che gli tendiamo. Quest’uomo ha l’audacia del furore, e non quella del genio. Ancora una vittoria e siamo padroni dell’Italia. Vi faccio arrivare venti quadri dei primi maestri italiani, di Correggio e di Michelangelo. Spero che le cose vadano bene, dal momento che posso mandarvi a Parigi una dozzina di milioni. Questo non vi farà male per l’Armata del Reno”. Guido Gerosa così riferisce sulle condizioni di pace che Bonaparte impone ai signori italiani: “ Napoleone a Piacenza ha firmato una tregua d’armi col duca di Parma, che in cambio di questa clemenza gli ha dato i quadri e i milioni che il generoso condottiero si affretta a mandare in patria. I plenipotenziari del duca offrono un altro milione per poter conservare un quadro prezioso del Correggio che raffigura San Gerolamo. < No >, perché sul Reno la progressione del generale Moreau si era arrestata “Quartier Generale Cherasco, molto presto. L’armata di Bonaparte, 7 fiorile anno V l’unica che secondo i piani di Carnòt Soldati, avrebbe dovuto più che altro mantenere le posizioni, era in realtà voi avete riportato, in quindici giorni, l’unica che, nell’esercito francese, sei vittorie, preso 21 bandiere, 55 stava avanzando e stava vincendo cannoni, battaglie. conquistato la parte più ricca del numerose piazzeforti e Piemonte. Avete fatto quindicimila Il 26 aprile, dal quartier generale di prigionieri, ucciso o ferito più di Cherasco, il comandante dell’Armata diecimila uomini. Voi vi eravate d’Italia elogiò le imprese dei suoi finora battuti per delle rocce sterili, uomini: illustrate dal vostro coraggio ma inutili alla patria. Voi uguagliate oggi, per i vostri servizi, rifiuta Napoleone. < Un milione lo spenderemmo in fretta. Ma un capolavoro è eterno, ornerà per sempre la nostra patria >. Da quell’armistizio lucra anche 1.600 cavalli e ricchi magazzini di grano e foraggi. Il duca di Modena si acconcia anche lui a un accordo del genere e “scuce” ventiquattro capolavori dell’arte italiana, oltre a dieci milioni”. G. Gerosa, Napoleone cit., pag. 95. d’Olanda e quella del l’Armata Reno. Sprovvisti di tutto, avete supplito a tutto. Avete vinto quelle battaglie senza cannoni, passato fiumi senza ponti, fatto marce forzate senza scarpe, bivaccato senza acquavite, e spesso senza pane. Le falangi repubblicane, i soldati della libertà Quella stessa sera, al ricevimento in erano i soli capaci di soffrire ciò che suo onore, dichiarò solennemente: voi avete sofferto. Grazie vi siano rese, “Sarete liberi, più sicuri dei francesi. soldati!”15 Milano sarà la capitale di questa nuova repubblica che riunisce cinque milioni di uomini. Avrete 500 cannoni e Napoleone entra a Milano l’amicizia della Francia. Adottate le nostre leggi, conformatele ai vostri L’armistizio di Cherasco aveva provocato problemi seri all’armata austriaca, che ora si era venuta improvvisamente a trovare in territorio non più amico. Beaulieu condusse in fretta le sue truppe verso Milano, utilizzando il Ticino e il Po come barriere naturali dietro le quali trincerarsi. Napoleone attraversò il Po a Piacenza e nella storica battaglia di Lodi (10 maggio 1796) spinse le truppe del Beaulieu oltre l’Adda. Il 15 maggio fece il suo ingresso a Milano. 15 Luigi Roma, Napoleone, Edizioni Futuro 1980, pag. 11. costumi… Se gli Asburgo dovessero un giorno tornare a impadronirsi della Lombardia, vi giuro che sarò con voi, che non vi abbandonerò mai!16” Però la guerra non era finita né l’Austria piegata. Beaulieu aveva portato i resti del suo esercito all’interno delle mura di Mantova. Bonaparte, occupata Brescia e violata la neutralità di Venezia, si accinse ad assediarlo. Vienna inviò in Italia le armate di von Wurmser e di Quasdanovich ma con le battaglie di Castiglione e di Rovereto, 16 G. Gerosa, Napoleone cit., pag. 122. l’Armata d’Italia respinse ogni pericolo. Le forze austriache rinchiuse a Mantova rimasero presto senza viveri vedendo sfumare anche l’ultima possibilità di salvezza. Ad Arcole Bonaparte aveva, infatti, sconfitto anche l’armata, forte di 60.000 uomini che, al Alvinczy, comando del generale stava marciando verso Poche settimane prima Nel solo mese di gennaio 1797 Napoleone decise di dividere le proprie l’Austria ha perso, ad opera di forze e, mentre egli stesso puntò verso Napoleone, 35.000 uomini (di cui Alvinczy, prima, e verso l’arciduca 25.000 prigionieri), 60 cannoni e 24 Carlo, poi, il generale Kellerman bandiere. attaccò i possedimenti del Papa in Neumarkte e Umzumerkt, l’Austria Romagna. decise finalmente di porre fine alla l’Adige. Il generale corso, frattempo, aveva raggiunto Trento. nel Dopo le sconfitte di guerra. I preliminari dell’armistizio furono firmati a Leoben il 18 aprile 1797. Poche settimane prima (19 febbraio), con il trattato di Tolentino, Napoleone costrinse lo stato della Chiesa a privarsi dei territori della andò deteriorandosi rapidamente. Il Romagna e dell’Emilia.17 Direttorio, nel periodo susseguente la pace di Campoformio, non seppe approfittare dell’inaspettato successo La controffensiva Alleata. La maturato in Italia e delle divisioni che Seconda Coalizione. ben presto ebbero modo di prodursi in Mentre Bonaparte seno ai Paesi aderenti alla coalizione. combatteva con la sua armata in La Francia repubblicana, superata la Egitto, l’equilibrio politico da lui crisi che aveva dissanguato finanze e costruito grazie alla campagna d’Italia forze armate nei primi anni della sua 17 il generale Alezandre Dumas traccia così un bilancio di questa prima esperienza militare di Napoleone in Italia: “Bonaparte era restato assente due anni (dalla Francia n.d.A.), e in quei due anni aveva fatto 150 mila prigionieri, preso 170 bandiere, 550 pezzi di cannone, seicento pezzi da campagna, cinque equipaggi di ponte, nove vascelli da 64 cannoni, dodici fregate da 32, dodici corvette e diciotto galere. In più, dopo essersi portato via dalla Francia duemila Luigi, egli vi aveva a più riprese mandato circa cinquanta milioni. Contro tutte le tradizioni antiche e moderne, era l’armata che aveva nutrito la patria”. A. Dumas, Napoleone, Firenze Sansoni 1832 , pag. 234. vita, si trovava, alla fine del 1797, in una posizione assolutamente stabile. La vittoria in Italia e la cessazione delle ostilità garantirono un sensibile miglioramento delle condizioni economiche, e fecero sorgere nelle supreme gerarchie espansionistici l’Egitto39. 39 nuovi verso Nonostante appetiti l’oriente la e florida Il 3 luglio 1798 un’armata francese, al comando del generale Napoleone Bonaparte, sbarcò a Marabut, nei pressi di Abukir, sulla costa settentrionale egiziana. posizione assunta dalla Francia a Baviera, seguito della vittoria ottenuta sugli formazione di una Lega del Reno. Nel austriaci, il Direttorio non seppe tentativo di realizzare questo progetto, resistere alla tentazione di disturbare gli sforzi del Direttorio urtarono nuovamente la pace europea. Già a profondamente i governi di Vienna e partire dal 1797, infatti, la politica Berlino40. Inoltre una serie di incidenti estera di Parigi fu convogliata in modo provocati su tutto il territorio italiano da assicurare al Paese una marcata non influenza sui principati tedeschi della un’ulteriore affronto nei confronto del L’intento strategico formale del Direttorio, che fu spinto a questa impresa più per allontanare l’ormai ingombrante generale Bonaparte che per altro, era di stabilire una forte presenza militare francese in Medio Oriente al fine di disturbare, se non interrompere del tutto, la comunicazioni inglesi con le colonie dell’India e dell’Oriente. L’impresa sortì i suoi effetti solo per pochi giorni perché, con la vittoria navale ottenuta dall’ammiraglio Nelson nella baia di Abukir, la situazione si ribaltò completamente tanto che l’Armata d’Egitto si trovò prigioniera della sua conquista per quasi due anni, impossibilitata a qualsiasi collegamento con la Madrepatria (e questo includeva ovviamente anche i rifornimenti più indispensabili). auspicando fecero altro per che essi la costituire Sacro Romano Impero. Soffocata la rivolta prodottasi all’interno della Repubblica Cisalpina, Parigi reagì 40 Con la Germania ancora lontana da ogni proposito di unificazione nazionale, il controllo della Baviera, frazionata in una miriade di realtà politiche differenti, era oggetto di contesa diplomatica fra Prussia e Impero. L’una voleva attirare l’intera regione entro la sua sfera d’influenza mentre la seconda non intendeva mettere in discussione i suoi diritti sovrani su quel territorio, diritti poggianti sull’eredità storica tramandatagli , nei secoli, fin dal lontano Impero di Carlo Magno. all’assassinio del generale Duphot42 per realizzare l’occupazione totale del occupando Piemonte e la sostituzione del suo militarmente Roma e proclamando la Repubblica Romana. governo A seguito di questo fatto, forze militare. francesi invasero il Regno di Napoli in risposta alla dichiarazione di guerra indirizzata da re Ferdinando alla Repubblica francese. L’anno 1798 segnò anche la fine della collaborazione forzata intercorrente fra Parigi e Vittorio Amedeo III Re di con un’amministrazione Questi fatti, uniti all’alleanza realizzata dalla Repubblica con il governo olandese, fecero sorgere all’interno delle capitali europee il desiderio di spezzare definitivamente potenza militare francese43. e la rinata diplomatica Era ormai chiaro che la Sardegna. Rivolte interne al regno di questi, fomentate dai francesi occorre 43 dire, diedero il pretesto al Direttorio 42 Nel periodo di fermenti che seguirono la pace di Tolentino (19 febbraio 1797), a Roma, in dicembre, venne assassinato l’addetto militare francese, generale Léonard Duphot. Questo fatto provocò la reazione della Francia: Roma fu occupata il 10 febbraio 1798 dalle truppe francocisalpine del generale Berthier, e fu dichiarata la Repubblica romana con sette consoli (15 febbraio 1798). Fonte Chandler Op.cit. “In opposizione all’Inghilterra, Russia , Svezia, Danimarca e Prussia formarono una lega armata di neutri che trovò sanzione in un atto del 16 dicembre 1800. Li spinsero a questa politica il diritto rivendicato dagli inglesi di perquisire le navi neutrali e il prestigio di Napoleone molto ammirato soprattutto dallo zar Paolio. L’assassinio dello zar (24 marzo 1801) e il bombardamento degli inglesi contro Copenaghen (28 marzo) permisero all’Inghilterra di liberare il mar Baltico dal blocco, e immediatamente la lega si sciolse”. politica sostenuta fino a quel momento punto, si scontrarono con le truppe dal Direttorio aveva sortito i peggiori francesi ed, in una serie di battaglie, effetti che, per la nazione francese, riuscirono a sconfiggere i generali erano auspicabili44. Schérer e Moreau. Le conquiste napoleoniche della campagna 17961797 furono spazzate via. Il territorio lombardo fu invaso dalle dilaganti armate alleate45. La crisi militare sviluppatasi nel settentrione produsse i suoi effetti anche sul resto della penisola italiana. Il generale Mac Donald46, per scongiurare il pericolo di 45 Il generale Suvarov portò un’armata russa in Italia settentrionale ad unirsi con le forze austriache del generale Kray. Le armate alleate, a questo D. G. Chandler op. cit. pag. 337. 44 Sacro Romano Impero (Austria), Inghilterra, Russia, Svezia, Napoli e Turchia, stipularono, nel 1799, stipularono la Seconda Coalizione contro la Francia Rivoluzionaria. Il crollo della situazione militare e l’ingresso delle forze anti-francesi in Milano segnarono il destino della Repubblica Cisalpina e il riaffermarsi, durante questa prima fase della guerra, dal sistema amministrativo ispirato all’Ancien Régime. 46 Etienne-Jaques-JosephAlexandre Mac Donald (17 novembre 1765 – 25 settembre 1840) ; Duca di Taranto, Maresciallo dell’Impero a partire dal 12 luglio 1809 (primo servizio militare prestato nel 1784 presso la Legione Irlandese). rimanere tagliato fuori dal resto delle contribuirono a restaurarvi il vecchio forze ordine borbonico. francesi, fu costretto ad abbandonare Roma e a ritirarsi al Nord. Contemporaneamente forze inglesi, al comando dell’ammiraglio 47 Nelson , occuparono Napoli e Se il settore italico non forniva per il momento un panorama rassicurante per il Direttorio, non si può certamente affermare che altrove la sorte degli eserciti repubblicani era più fortunata. Fonte D. G. Chandler, I marescialli di Napoleone 47 Horatio Nelson (1758 – 1805) ammiraglio di sua maestà britannica. Prese parte all’occupazione di Tolone (1793), all’assedio di Calvi (1794) in occasione del quale perse un occhio e alla battaglia di Capo Saint Vincent. Nel corso dell’assedio di Tenerife perse il braccio destro. Contrammiraglio, a bordo del Vanguard, annientò, nel 1798, la flotta francese nella baia di Abukir (ferito nuovamente alla testa). Nel 1799 intervenne con mano ferma provocando la capitolazione della Repubblica Partenopea (durante questi fatti fu aspramente criticato per la cruente esecuzione dell’ammiraglio Caracciolo, ex-comandante della flotta partenopea, accusato di tradimento). Nel 1801 ebbe modo di distinguersi ancora una volta nel corso del bombardamento di Copenaghen (che condusse alla vittoria inglese sulla lega dei neutri). Comandante Sul Reno, da sempre considerato il punto di forza delle offensive di Parigi, l’arciduca austriaco Carlo inflisse pesanti sconfitte al generale Jourdan e lo costrinse una volta per tutte ad abbandonare qualsiasi sogno di avanzate. Ad aggravare ulteriormente la situazione giunse l’armata anglorussa al comando del duca di York, la quale, a seguito di una campagna supremo della flotta del Mediterraneo guidò dal ponte della Victory (nave ammiraglia della flotta) in modo esemplare la squadra navale durante la battaglia a largo di capo Trafalgar (1805) durante la quale trovò la morte. Fonte Robert Southey,The Life of Nelson, Londra 1813. l’Olanda russi sulle Alpi49. Al nord, il generale settentrionale. A questo punto il perno Brune riuscì a respingere il duca di dell’offensiva York a Bergen50. brillante, occupò alleata fu spostato contro il generale Massena in Svizzera, culminando nell’occupazione di Se la situazione militare, in questo momento, poteva dirsi se non altro 48 Zurigo . Il disastro militare, unito alla cronica crisi economica e ora anche alla scarsezza di materiale da inviare alle armate in difficoltà, non segnò però la fine dell’incapace Direttorio, la cui incompetenza aveva trascinato la Francia sull’orlo del baratro. Massena, approfittando di una sostituzione ai stabilizzata, altrettanto non poteva certamente affermarsi per quel che concerne l’assetto costituzionale della Repubblica. Napoleone Bonaparte, che durante il periodo difficile appena trascorso si trovava in Egitto al comando di un’armata, allarmato dalle notizie che gli giungevano in qualche vertici dell’esercito alleato in Italia, attaccò e sconfisse pesantemente i 48 Il generale Massena, al comando dell’armata francese delle Alpi, si trovava in questo momento in una situazione drammatica. Accerchiato da tre fronti (Nord – Est – Sud) aveva il compito di mantenere il controllo francese dei passi alpini comunicanti con l’Italia, a sud, e la Baviera, a nord. Fonte Chandler, op. cit. 49 La seconda battaglia di Zurigo, e la vittoria ottenuta da Massena, generarono profondi risentimenti fra i governi di Pietroburgo e Vienna, tali da provocare, la primavera successiva, il ritiro russo dalla Coalizione 50 A seguito di questa battaglia, il Duca di York ritirò le sue forze dal continente. modo dall’Europa, decise di fare prepararsi ritorno in Francia51. Napoleone capì che l’unico modo per Con il colpo di stato del 18 brumaio, il generale Napoleone Bonaparte fu nominato primo console di Francia. I cambiamenti impressi al Paese dal per l’assedio austriaco. garantire la sopravvivenza del suo Paese era quello di affrontare le restanti armate alleate e dettare, da vincitore, la pace. “lo scopo della consolato non riguardarono, per il Repubblica nel fare la guerra è quello momento la sorte dell’Italia. Torino fu di ottenere la pace”52, scrisse il primo raggiunta dalle truppe austro-russe e il console governo sabaudo, guidato dal re Carlo comandante dell’esercito sul Reno. Emanuele IV, fu ripristinato. Massena, Affidato il compito dell’offensiva sul posto al comando delle superstiti forze Reno al generale Moreau, Bonaparte francesi, dovette ritirarsi a Genova e assunse direttamente il compito di al generale Moreau, restaurare l’egemonia francese sulla 51 Napoleone era sbarcato con l’Armata d’Egitto il 3 luglio 1798 a Marabut. Isolato dal suo Paese, a seguito della disastrosa sconfitta che l’ammiraglio Nelson aveva inflitto alla sua flotta nella rada di Abukir, il generale francese si trovava nella difficile situazione di difendere il Paese contro Inglesi, Turchi e Mamelucchi. Affidato il comando dell’armata al generale Kleber, il 22 agosto 1799 eluse il blocco inglese e salpò verso la Francia. Fonte Gerosa, op. cit. penisola italiana. Per la realizzazione di questo scopo fu creata nella Francia meridionale l’Armée de Riserve53, 52 CORRESPONDANCE vol. VI n. 4432 pag. 30 53 L’Armata di Riserva, al comando diretto del Primo Console, poteva contare su 47745 fanti, 1232 appartenenti alla Guardia Consolare, 7026 cavalieri e 2018 fra artiglieri e zappatori. forte di 58.021 uomini. Fu inoltre Bernardo al fine di prendere alle spalle rafforzata generale le forze austriache che fronteggiavano Massena, che difendeva ancora il porto Massena55. Superata Aosta, l’armata di Genova54. francese puntò direttamente su Ivrea l’armata del Marengo. Il ritorno della Cisalpina. ma sulla sua strada doveva ancora affrontare l’ostacolo rappresentato Il 10 maggio 1800 l’Armée de Riserve dalla fortezza di Bard. Di fronte a più si mise in marcia verso Aosta. Il di 40.000 francesi, la guarnigione del disegno strategico di Napoleone forte poteva fare assegnamento prevedeva una calata del suo esercito unicamente su alcune decine di attraverso il passo del Gran San uomini. Notizie tratte dal Journal del capitano Brossier, Archivi di guerra A II, d. 147. 54 Al fine di difendere Genova e di mantenere il suo porto a disposizione della Francia, le forze sotto il comando del generale Massena furono portate a 40.000 uomini. Il compito assegnato a questo comandante era quello di trattenere, sopportando l’assedio della città, le forze austriache a sud del Piemonte il più a lungo possibile. Questo avrebbe consentito al Primo Console di poter preparare al meglio l’Armata di Riserva e di entrare nella Pianura Padana da Nord quasi indisturbato. Fonte Chandler, op. cit. “ Si trattava della 5° compagnia del 47° reggimento Franz, Kinsky costituita da circa 150 reclute; inoltre 55 Il passaggio delle Alpi , impresa che sarebbe stata accostata durante il periodo del Romanticismo all’omologa realizzazione di Annibale, avvenne per Napoleone in un clima differente rispetto a quello tinteggiato dal pittore David all’inizio del XIX secolo. Esso non avvenne su uno scalpitante destriero bianco ma a dorso di un mulo, mezzo senza dubbio adatto alle asperità dei sentieri alpini, nei reparti di retroguardia dell’armata. si contavano 50 invalidi dell’esercito generale Marmont avesse qualche sabaudo, 8 artiglieri austriaci e 35 speranza di attraversare la vallata. Il piemontesi. anche suo assedio, tuttavia, avrebbe richiesto tamburini, un tempo che l’armata di riserva non Aggiungendo magazzinieri, vivandiere cuochi, e lavandaie, si raggiungevano a stento le 400 unità.”56 poteva permettersi di sprecare57. “Il generale Marmont, comandante La presenza di questa munita fortezza dell’artiglieria, per lungo la vallata che conduce ad Ivrea passaggio ai 60 cannoni dell’armata, rappresentò per le truppe di Bonaparte fece un ostacolo quasi insormontabile. Già collocando le pesanti volate dei pezzi il 21 maggio gli austriaci erano stati in tronchi di abete opportunamente scacciati quasi interamente dall’abitato incavati. ma gli assalti dei granatieri del scivolamento generale Lannes furono facilmente appiattiti respinti dal fuoco dei cannoni della smussati all’estremità anteriore per fortezza. La porta verso le pianure impedire piemontesi era saldamente serrata da terreno. Il traino, effettuato a forza di smontare Al nella che ruote fine i consentire di ed zona affusti favorire contenitori il lo furono inferiore s’impuntassero e nel questo apparentemente invulnerabile baluardo. Il suo controllo era essenziale affinché l’artiglieria del 56 D. Gariglio, , Le sentinelle di pietra, Edizione L’Arciere, Cuneo 1997, pag.26. 57 L’armata di Massena era ancora assediata a Genova, senza possibilità di poter essere rifornita, mentre il forte di Bard aveva riserve alimentari tali da poter garantire l’efficienza della fortezza e la sopravvivenza della sua guarnigione per altri 2 mesi. braccia tramite corde, permise alle fu un’impresa disperata. Il ghiaccio rudimentali di segava le scarpe come avrebbe fatto in assolvere il compito di trasferire il Russia, i cannoni slittavano e cade- materiale senza danni a fondovalle.”58 vano, un silenzio tragico avvolgeva i slitte improvvisate Guido Gerosa fornisce altri particolari disperati delle cime59”. di quest’impresa, la quale merita, per Scavalcato il forte di Bard con il la sua spettacolarità, ancora un po’ di grosso attenzione. procedette “Fu epico il trasporti artiglierie lungo i sentieri delle innevati. I pezzi vennero smontati a uno a uno e le bocche da fuoco sistemate dentro culle di legno realizzate scavando grossi tronchi a mo’ di truogolo. A ogni cannone il comandante aveva assegnato quaranta granatieri. Venti trainavano la bocca da fuoco con corde fissate alla culla di legno. Venti trasportavano le ruote, l’affusto, il cassone e i fucili degli altri compagni. Quando si arrivò alle nevi alte, passare pianura D. Gariglio op. cit. pag. 26. forze, direttamente piemontese e Bonaparte verso le la forze austriache del generale Melas. Questi, galvanizzato dall’evacuazione delle forze di Massena da Genova, non si aspettava certamente la comparsa di un’armata francese scendere costeggiando la evidentemente Dora alla Baltea. Preso sprovvista da questa novità ordinò il ritiro delle sue forze entro la cittadella di Alessandria. L’armata di riserva, nel frattempo, dilagò nell’alto Piemonte. Il 27 maggio il generale Murat prese Vercelli e, due 59 58 delle G. Gerosa, Napoleone cit. pag. 256. giorni più tardi, entrò a Novara. Il 30 concluso fra i contendenti vide gli maggio l’armata francese giunse sul Ticino. Il 2 giugno Bonaparte entrò nuovamente in Milano. La situazione indusse Melas ad accettare battaglia e, il 14 giugno 1800, a Marengo venne sconfitto pesantemente60. L’armistizio 60 Il 16 giugno 1800, nella pianura di fronte ad Alessandria, nei pressi del paese di Marengo, 28.000 francesi (sostenuti da 29 cannoni) si scontrarono con 31.000 austriaci (con 100 cannoni). La battaglia durò tutto il giorno. L’armata francese, al comando di Napoleone in persona, rischiò seriamente, durante le prime ore, di venir sopraffatta ma il provvidenziale arrivo del generale Desaix con la sua divisione permise di ribaltare la situazione. Al termine della giornata l’armata austriaca del generale Melas, dopo aver subito perdite per 14.000 uomini, si ritirò entro la cittadella di Alessandria e chiese l’armistizio. La vittoria di Marengo, seguita il 3 dicembre da quella di Hohenlinden, segnò la fine delle speranze per le forze antifrancesi della Seconda Coalizione. Marengo rappresentò, per il Primo Console, la sua più gloriosa vittoria. “Ipnotizzato da essa, Napoleone usò il nome di Marengo per molte occasioni. Chiamò Marengo un grande vascello da guerra, il salonesacrario di Versailles e soprattutto il suo bel cavallo bianco. E a Waterloo griderà, nel tentativo di rincuorare le sue truppe sfiancate dall’avversa battaglia: <Soldati, è questo il giorno anniversario di Marengo e di Friedland. In quei campi si decise il destino del mondo. Marciamo forti e valorosi ancora una volta. Ricordatevi di quella vittoria >. Ma anche lui per una volta aveva commesso un errore. La battaglia di Marengo era stata vinta il 14 giugno 1800, quella di Friedland era stata vinta il 14 giugno 1807. Ma Waterloo si combatté il 18 (!) giugno 1815. E forse per questo fu persa…Ma Napoleone sapeva benissimo che il suo giorno buono era il 14 e a Waterloo volle barare con i suoi soldati. Quando a Sant’Elena si trovò in punto di morte, Napoleone chiese di essere avvolto, nella bara, nel mantello blu che aveva indossato nella piana piemontese il 14 giungo 1800 e che gli fosse posta a fianco la sua epica sciabola. Marengo per lui fu sempre un segno, un simbolo di vittoria”. G. Gerosa, Napoleone cit., pag. 271. interessi austriaci in Italia quasi interamente dissolversi. Le truppe di Vienna avrebbero dovuto evacuare immediatamente tutta l’Italia Settentrionale e ritirarsi oltre il Mincio. Le sole terre che sarebbero loro rimaste erano costituite da Ancona e dalla Toscana.