Storia di Novara ai tempi di Bonaparte.
-
Il 15 maggio 1796, domenica di
Pentecoste, l’Armata d’Italia entrò
trionfalmente a Milano, evacuata pochi
giorni prima dalle truppe austriache in
ritirata verso Mantova. Il clima fu
festoso, anche se al Castello Sforzesco
restava
asserragliata
una
piccola
guarnigione austriaca1. L’evento segnò
il momento di svolta nella vita di molte
famiglie della città, che avevano
vissuto la dominazione del governo di
Vienna
fin
dal
lontano
1713.
L’esercito austriaco, battuto ripetutamente
nel
precedenti,
corso
delle
settimane
stava
progressivamente
abbandonando la Lombardia e questa
circostanza, da sola, era sufficiente ad
attirare sul Nord Italia l’attenzione di
gran
1
Per ottenere la resa dei 300
austriaci che difendevano il
Castello Sforzesco, Napoleone
aveva deciso di impiegare un
sistema alquanto drastico. Il
deputato Serbelloni, durante una
relazione
indirizzata
alla
Municipalità
Milanese
sul
colloquio da lui avuto con il
generale francese, riferì che
Bonaparte aveva chiesto al
Direttorio
di
Parigi
l’autorizzazione ad abbattere il
Castello a cannonate. Per il
compimento di tale impresa, in
attesa del permesso del Direttorio,
Napoleone aveva distaccato dalla
sua armata 5.000 uomini. La
distruzione dello storico Castello
fu però scongiurata dal fatto che la
sua guarnigione, il 29 giugno, si
parte
d’Europa.
Apparve
incredibile a tutti, infatti, che un
esercito di così lunga e gloriosa
tradizione, la cui cavalleria era stata
giudicata per molti decenni la migliore
fra le armate europee (degna persino di
essere paragonata all’invincibile cavalleria di Federico il Grande), fosse
costretto ad indietreggiare di fronte ad
una forza di borghesi e di diseredati
che in qualche modo stava cercando di
arrese prima che giungesse da
Parigi l’autorizzazione richiesta.
rimpiazzare l’armata di Luigi XVI.
brache e tre camicie: quello che
Considerato
aspetto,
rimaneva senza brache, nascondeva
sarebbe stato lecito, per il popolo
la propria miseria abbottonando
milanese prefigurarsi la visione di un
sino in fondo il suo mantello. In tali
esercito
ordine,
abbigliamenti i francesi si presenta-
perfettamente inquadrato ed equipag-
vano alla Scala, sul Corso, nei caffè,
giato sfilare forte e maestoso attraverso
2
nei salotti…”
sotto
di
questo
primissimo
la città conquistata. In realtà lo
spettacolo che si presentò agli occhi
della popolazione
era leggermente
differente rispetto alle aspettative. Jean
Christopher
Herold
fornisce
una
sommaria ma efficace descrizione
della situazione:
“Quando i francesi entrarono in
Milano, erano ancora a brandelli.
Stendhal, nelle sue Memorie su
Alla testa delle truppe in parata, in
Napoleone, cita l’esempio di tre
ufficiali che possedevano fra tutti e
tre
un
solo
paio
di
scarpe
presentabili, tolte ad un ufficiale
austriaco ucciso, e di altri due
ufficiali che spartivano un paio di
groppa al suo cavallo bianco Bijou,
cavalcava il comandante dell’armata
d’Italia,
2
generale
Napoleone
H.J. Herold, Vita di Napoleone,
Milano, Il Saggiatore 1967 pag.
274.
Bonaparte. Quest’uomo, che a ventisei
Nel 1796 la Francia affrontava, in
anni era stato designato a comandare
situazioni critiche, il suo terzo anno di
una delle più importanti formazioni
guerra. La Rivoluzione aveva scosso
militari francesi, non rappresentava
profondamente l’Europa e la decapi-
certamente il prototipo del comandante
tazione di re Luigi XVI (21 gennaio
in capo. Basso, di colorito piuttosto
1793) avevano scatenato un profondo
scuro, con i capelli lunghi quasi fino
risentimento nelle maggiori potenze.
alle spalle raccolti in un codino che
Inghilterra, Prussia, Olanda, Spagna, il
ricordava ancora l’antica aristocrazia
Regno di Napoli e il Re di Sardegna
militare, con indosso un’uniforme che
costituirono, nel febbraio-marzo 1793,
certamente
tempi
la Prima Coalizione Europea, volta a
migliori, guidava quella che, più che
contrastare la neonata Repubblica di
un’armata, sembrava una banda di
Francia. La situazione militare si fece,
briganti molto allargata. Eppure era lui
per il governo di Parigi, ulteriormente
quel Bonaparte di cui tanto si parlava
preoccupante
nei salotti milanesi. Nelle sue qualità
scoppiarono e si diffusero a macchia
fisiche, nel suo portamento e nel suo
d’olio nella regione della Vandea3.
vestire
egli,
aveva
però,
vissuto
tumulti
rappresentava
certamente il prodotto più eclatante
della Rivoluzione e del travagliato
periodo che il suo Paese aveva appena
attraversato.
allorché
3
Il dipartimento della Vandea, a
sud della bassa Loira, espresse la
sua estraneità culturale, ancora più
che politica, alla rivoluzione
facendo propria la causa della
religiosità contadina tradizionale e
accogliendo in qualche misura la
propaganda controrivoluzionaria
A complicare la situazione, se ancora
girondina Corday, scatenò nel Paese
ce ne fosse stato bisogno, sopraggiunse
il Terrore, espressione più sangui-
la crisi politica. Alla Convenzione,
naria del
dominata dal Comune di Parigi e dai
Neppure
Giacobini, si affiancò ( e per più di un
cospirazione, riuscì a salvarsi dalla
anno rappresentò l’effettivo governo
ghigliottina, mentre la dittatura di
del Paese ) il Comitato di Salute
Robespierre faceva strage di ogni
Pubblica
possibile oppositore4.
composto
da
Georges-
movimento
Danton,
giacobino.
accusato
di
Jacques Danton, Jean Paul Marat e da
Il disordine interno allo stato, cui si
Maximilian Robespierre. I Girondini,
univa il dissesto finanziario, fece
che avevano cercato di opporsi agli
sentire il suo non indifferente far-
emergenti
dello anche sulle spalle dell’esercito.
Giacobini,
furono
sopraffatti.
Ormai il clima d’euforia che aveva
L’assassinio di Marat ( 13 luglio
1793 ), ad opera della giovane
4
degli aristocratici. La vera e
propria rivolta esplose all’inizio
del marzo 1793, quando i
commissari della convenzione
tentarono di imporre la leva
militare. Occorsero parecchi mesi,
uniti ad uno sforzo bellico non
indifferente perché le armate
governative
riuscissero
a
riprendere il controllo della
regione. Cfr. H.A.L.
Fisher,
Storia
d’Europa,
volume
II,Edizioni Labor, Milano 1963.
Il regno del Terrore rappresentò
sicuramente il momento più buio
e sanguinario dell’intera storia
della Francia rivoluzionaria. Si
calcola che nel periodo di tempo
compreso tra il 20 settembre 1792
e il 27-28 luglio 1794 siano stati
giustiziati,
in
nome
della
Repubblica, ben 43.000 cittadini.
Dati tratta dalla voce “terrore” siti
in Enciclopedia Moderna Illustrata, Vol X, Casa Editrice
Dottor
Francesco
Vallardi
Milano-Appiano Gentile 1930.
seguito la vittoria di Valmy5 ( 1793 )
Il 26 giugno 1794 il generale
era molto lontano. Benché frustrato
Jourdan,
dai capricci della dittatura e dal
della
sussulto che seguì la caduta del
coalizzato comandato dal principe di
governo
l’esercito
Coburgo presso Fleurus. Un mese
riuscì a mantenere le posizioni e a
più tardi ( 27 luglio ) il governo
preservare la Francia dall’invasione.
giacobino venne abbattuto dalla
La Rivoluzione fece ricorso alla leva
reazione termidoriana e, il 29 luglio,
di massa e si diede fondo alle
Robespierre fu l’ultimo francese a
riserve.
salire i gradini della ghigliottina: il
Robespierre,
comandante
Mosa,
dell’armata
sconfisse
l’esercito
terrore era finito. La vittoria di
Jourdan condusse Prussia e Olanda
5
Il 20 settembre 1792, nei pressi
di Valmy, si svolse una delle
prove decisive per il destino del
governo repubblicano. Più che un
vero e proprio scontro, si trattò di
un violento duello fra le opposte
artiglierie francesi e prussiane. I
Prussiani, che ritenevano di non
incontrare serie resistenze al loro
attacco, verso sera furono
costrette a ritirarsi. La battaglia,
anche se non causò notevoli
perdite, ebbe tuttavia un grande
valore morale per la Francia
rivoluzionaria che vide allontanarsi il pericolo dell’invasione.
Cfr.H.A.L. Fisher, Storia d’Europa, Vol 2, Edizioni Labor,
Mlano 1963.
fuori dalla guerra6.
David G. Chandler, nel suo libro
“Le
campagne
di
Napoleone”,
descrivendo le potenze “minori”
della prima coalizione, dice:
6
Il 6 aprile 1795, presso Basilea,
fu firmato il trattato di pace fra
Francia e Prussia. Il 15 maggio
dello stesso anno, a L’Aja, Olanda
e Francia siglarono i documenti
che riportavano la pace fra i due
Paesi.Cfr. Fischer, op. cit.
“La Spagna aveva, ovviamente,
Quelle del Regno di Sardegna erano
già abbandonato la coalizione nel
addestrate esattamente secondo i
1795, ma è il caso di ricordare che il
concetti
suo esercito era fiero, anche se
missioni militari inviate da Vienna7,
malamente comandato e privo di
ma il loro comandante in capo, il
equipaggiamento adatto. La stessa
generale Colli, lui stesso austriaco,
descrizione, a parte la fierezza, vale
ed il principe di Carignano, erano
anche per i soldati del Regno di
soldati del diciottesimo secolo nel
Napoli e Sicilia; persino il loro
pieno significato dell’espressione.”8
stesso monarca, e comandante in
Restava ora l’Austria (ai tempi
capo
ancora
titolare,
si
faceva
poche
austriaci
chiamata
da
Sacro
apposite
Romano
illusioni circa il valore dei suoi
Impero) a contrastare attivamente le
uomini in azione. Quando gli venne
aspirazioni
suggerito che un cambio nell’uni-
Nicolas-Marguerite
forme
comandante dell’esercito del Nord,
avrebbe
potuto
ridestare
qualche virtù marziale nei suoi
uomini,
rispose
molto
realisti-
camente: <Vestiteli di rosso, di blu,
o
di
verde,
scapperanno
tutti
ugualmente >. Le forze degli Stati
della Chiesa erano a loro volta dello
stesso tipo e non potevano certo
rappresentare un nemico pericoloso.
7
di
Parigi.
Lazare-
Carnòt,
già
Nel 1794 Vittorio Amedeo III
concluse con l’Austria il trattato
di Valenciennes all’interno del
quale
era
contemplate
la
possibilità di un ritorno del
territorio del Novarese al Regno
Lombardo-Veneto in cambio di
territori francesi da conquistarsi
nel corso della guerra in atto Crf.
Fisher, Storia cit, pag. 478.
8
D. G. Chandler, Le campagne di
Napoleone, Biblioteca Universale
Rizzoli 1998, vol. 1, pag. 97.
presidente
della
Convenzione
e
delle sue qualità durante l’assedio di
membro del Direttorio ideò, per
Tolone9
sconfiggere anche le truppe di
Quest’armata, tuttavia, non avrebbe
Vienna,
a
dovuto avere, nei piani di Carnòt, un
tenaglia, teso ad intrappolare e
ruolo di primo piano nella direzione
distruggere il grosso dell’esercito
dell’offensiva francese che, come si
asburgico sul Reno. A tale scopo
è visto avrebbe dovuto scatenarsi
Carnòt schierò nella zona del Reno
principalmente sul Reno. In gran
l’armata
parte formata da artiglieri e truppe da
un
piano
della
d’attacco
Sambre-et-Meuse,
dell’anno
forte di 70.000 uomini e comandata
fortezza,
dal generale Jourdan. In Alsazia
destinata ad un ruolo di conte-
prese posizione l’armata del Rhin-et-
nimento
Moselle,
da
piemontesi. Nelle supreme sfere
70.000 uomini e sotto il comando del
militari si riteneva che sarebbe stato
generale Moreau, che esercitava
possibile infrangere l’alleanza di
anche la suprema direzione delle
Valenciennes con la sola forza di
operazioni di entrambe le armate.
persuasione della diplomazia. Era
formata
anch’essa
l’Armata
precedente.
delle
d’Italia
forze
era
austro-
Più a sud, a ridosso delle Alpi, fu
posizionata l’armata d’Italia ( 63.000
uomini ) e affidata al giovane generale corso Napoleone Bonaparte, che,
in qualità di comandante d’artiglieria, aveva dato validissima prova
9
L’impresa di Tolone, grazie alla
quale la flotta inglese dovette
ritirarsi dal porto francese, valse a
Napoleone la nomina, da parte di
Robespierre in persona,
a
Generale di Brigata a soli
ventiquattro anni. Cfr. L. Roma,
Napoleone, Edizioni Futuro 1980.
desiderio di Parigi, infatti, attirare il
diplomatica10. Inoltre, ad accrescere
Piemonte entro la sfera d’influenza
le preoccupazioni del comandante
francese
libero
francese, era necessario risolvere i
passaggio per le truppe verso la
problemi logistici e disciplinari che
Lombardia e, possibilmente, ricevere
stavano minando irreparabilmente la
da Torino, per la guerra contro gli
consistenza
e
ottenere
il
dell’Armata
d’Italia
austriaci, anche dei rinforzi.
10
L’Armata d’Italia alla conquista del
Piemonte.
Il compito di Napoleone, secondo le
istruzioni ricevute da Parigi, era
quello di aprirsi un varco attraverso
la Alpi occidentali, marciare su
Cuneo, sconfiggere le forze austriache
ed
evitare
di
urtare
la
suscettibilità del governo di Torino:
un compito che richiedeva forze
militari ingenti, una grande abilità
tattica e una sottile predisposizione
L’Italia sulla quale si affacciò
l’armata di Napoleone costituiva
una
realtà
estremamente
frastagliata, soggetta nel corso dei
secoli all’influenza politica e
militare esercitata dalle maggiori
potenze europee. Nel 1796 la
penisola era frammentata in varie
entità
politiche.
Regno
di
Sardegna,
Stato
Pontificio
Repubblica di Venezia e Regno di
Napoli erano i soli stati realmente
sovrani. La corona del Regno
Lombardo-Veneto risiedeva sul
capo dell’imperatore del Sacro
Romano Impero. Il Granducato di
Toscana, come del resto il ducato
di Modena, risentiva profondamente dell’influenza di Vienna.
La Repubblica di Genova, dopo la
perdita della Corsica in favore
della Francia, cercava affannosamente la maniera di assicurarsi la
sopravvivenza, stretta, com’era,
fra lo stato sabaudo e la nascente
potenzafrancese.
Cfr. Guarracino-Ortoleva-Revelli,
Storia dell’età moderna, vol 4,
Mondatori 1993.
come forza d’urto degna di questo
disponeva, per il trasporto di viveri,
nome. All’atto della sua costituzione,
munizioni ed attrezzature, di soli
infatti,
fare
duecento muli. La cavalleria, ridotta
affidamento su 106.000 uomini11 e
all’ombra di sé stessa, viveva a
su una forza di cavalleria e artiglieria
mezza razione, mentre l’artiglieria
adeguata agli scopi inseguiti da
era, in quel momento, formata da 60
Parigi.
cannoni
quando
l’armata
Quattro
il
poteva
anni
generale
più
tardi,
Bonaparte
ancora
funzionare.
La
in
grado
forza
di
d’urto
subentrò al generale Schèrer nel
disponibile era, dunque, di 37.600
comando, la sua consistenza si era
effettivi. Ma Napoleone aveva idee
ridotta (a causa delle perdite e,
differenti rispetto a quelle di Carnòt
soprattutto, delle diserzioni) a 63.000
e
uomini, affamati12, senza scarpe, con
distanti
scarso equipaggiamento e del tutto
geograficamente.
demoralizzati (non ricevevano più la
paga da mesi). Inoltre l’intera armata
11
D. G. Chandler, Le Campagne
di Napoleone, vol. 1 pag. 69
12
Il vettovagliamento, affidato a
speculatori privati, non giungeva
all’armata che in quantità del tutto
insufficienti. Questa situazione,
provocata dalla mancanza di
scrupoli dei fornitori militari e
dalla corruzione interna all’amministrazione militare francese,
perdurava ormai da molti mesi.
del
Direttorio,
da
infinitamente
lui,
e
non
solo
Il 27 marzo 1796 il generale
comandante
dell’Armata
diramò
truppe
alle
il
d’Italia
seguente
messaggio:
“Quartier Generale
Nizza, 7 germinale anno V
Soldati, voi siete
nudi, mal nutriti. Il governo vi deve
molto, esso non può darvi nulla. La
sapeva di avere di fronte a sé forze
vostra pazienza, il coraggio che
superiori
mostrate
comando del generale Beaulieu e
in mezzo a queste rocce,
sono ammirevoli.
Ma
procurano
gloria,
alcuna
non
nessun
ma seppe sfruttare l’elemento della
pianure del mondo. Ricche province
saranno in vostro
potere, voi vi troverete onore, gloria e
ricchezze. Soldati d’Italia! Manchereste
voi
al
60.000 uomini del generale Colli)
Io voglio condurvi nelle più fertili
città
austriaci
vi
brillio ricade su di voi.
, grandi
(45.000
di coraggio e di
costanza?”13
sorpresa e della mobilità. Il 12 aprile
sconfisse il generale D’Argenteau
presso Montenotte. La sera del 12 le
forze francesi si erano già nettamente
incuneate fra le armate di Beaulieu e
di Colli, separandole nettamente. Il
giorno seguente Millesimo e Dego
segnarono
la
piemontese
l’inizio
Il 10 aprile le truppe austriache, di
sorte
e
della
dell’armata
determinarono
ritirata
austriaca.
Da Dego e Cosseria, attraverso una
sorpresa, attaccarono e presero la
manovra
cittadina di Voltri. Nelle prime ore
dell’Armata d’Italia puntarono su
del 12 fu la volta di Napoleone e
Alessandria. Il 21 aprile la disfatta di
della sua armata. Il generale corso
Mondovì indusse Vittorio Amedeo
13
G. Gerosa , Napoleone- un
rivoluzionario alla conquista di
un Impero, Mondatori 1995, pag.
87.
a
tenaglia,
le
truppe
III a chiedere l’armistizio. Una
settimana più tardi (28 aprile) a
Cherasco il Regno di Sardegna firmò
una pace umiliante. Il Re
perdeva
ogni diritto sui territori della Savoia,
di Tenda, di Nizza e di Broglio. Fu
inoltre costretto a rompere l’alleanza
da lui
stretta con
Vienna, ad
assicurare il libero passaggio delle
truppe francesi attraverso il suo
regno e dovette espellere tutti gli
emigrati politici francesi.
In meno di due settimane uno dei
nemici della Francia fu annientato.
Ciò che invano aveva tentato la
diplomazia di Carnòt ( scardinare
l’asse dell’alleanza fra Torino e
Vienna ) fu realizzato in pochi giorni
dai malconci uomini del generale
Bonaparte. I fatti di Dego, Millesimo
e
Cherasco
provocarono
molto
stupore in tutta la Francia14, anche
14
Le vittorie ottenute dall’Armata
d’Italia focalizzarono l’attenzione
del Direttorio su Napoleone non
solamente perché questi era il solo
comandante di armata a realizzare
una folgorante avanzata in
territorio nemico, ma anche per la
ragione
che
Parigi
stessa
cominciava a beneficiare dei frutti
della vittoria italiana. Dal quartier
generale di Piacenza, il comandate
dell’Armata d’Italia così ebbe a
scrivere al Direttorio: “Abbiamo
passato il Po. La seconda
campagna è cominciata. Beaulieu
è sconcertato. Casca continuamente nelle trappole che gli
tendiamo.
Quest’uomo
ha
l’audacia del furore, e non quella
del genio. Ancora una vittoria e
siamo padroni dell’Italia. Vi
faccio arrivare venti quadri dei
primi
maestri
italiani,
di
Correggio e di Michelangelo.
Spero che le cose vadano bene,
dal momento che posso mandarvi
a Parigi una dozzina di milioni.
Questo non vi farà male per
l’Armata del Reno”. Guido
Gerosa
così riferisce sulle
condizioni di pace che Bonaparte
impone ai signori italiani: “
Napoleone a Piacenza ha firmato
una tregua d’armi col duca di
Parma, che in cambio di questa
clemenza gli ha dato i quadri e i
milioni
che
il
generoso
condottiero si affretta a mandare
in patria. I plenipotenziari del
duca offrono un altro milione per
poter conservare un quadro
prezioso del Correggio che
raffigura San Gerolamo. < No >,
perché sul Reno la progressione del
generale Moreau si era arrestata
“Quartier Generale Cherasco,
molto presto. L’armata di Bonaparte,
7 fiorile anno V
l’unica che secondo i piani di Carnòt
Soldati,
avrebbe
dovuto
più
che
altro
mantenere le posizioni, era in realtà
voi avete riportato, in quindici giorni,
l’unica che, nell’esercito francese,
sei vittorie, preso 21 bandiere, 55
stava avanzando e stava vincendo
cannoni,
battaglie.
conquistato la parte più ricca del
numerose
piazzeforti
e
Piemonte. Avete fatto quindicimila
Il 26 aprile, dal quartier generale di
prigionieri, ucciso o ferito più di
Cherasco, il comandante dell’Armata
diecimila uomini.
Voi vi eravate
d’Italia elogiò le imprese dei suoi
finora battuti per delle rocce sterili,
uomini:
illustrate dal vostro coraggio ma
inutili alla patria.
Voi uguagliate
oggi, per i vostri servizi,
rifiuta Napoleone. < Un milione
lo spenderemmo in fretta. Ma un
capolavoro è eterno, ornerà per
sempre la nostra patria >. Da
quell’armistizio lucra anche 1.600
cavalli e ricchi magazzini di grano
e foraggi. Il duca di Modena si
acconcia anche lui a un accordo
del genere e “scuce” ventiquattro
capolavori dell’arte italiana, oltre
a dieci milioni”.
G. Gerosa, Napoleone cit., pag.
95.
d’Olanda
e
quella
del
l’Armata
Reno.
Sprovvisti di tutto, avete supplito a
tutto.
Avete vinto quelle battaglie
senza cannoni, passato fiumi senza
ponti,
fatto
marce forzate senza
scarpe, bivaccato senza acquavite, e
spesso
senza pane. Le falangi
repubblicane, i soldati della libertà
Quella stessa sera, al ricevimento in
erano i soli capaci di soffrire ciò che
suo onore, dichiarò solennemente:
voi avete sofferto. Grazie vi siano rese,
“Sarete liberi, più sicuri dei francesi.
soldati!”15
Milano sarà la capitale di questa nuova
repubblica che riunisce cinque milioni
di uomini. Avrete 500 cannoni e
Napoleone entra a Milano
l’amicizia della Francia. Adottate le
nostre leggi, conformatele ai vostri
L’armistizio di Cherasco aveva
provocato problemi seri all’armata
austriaca, che ora si era venuta
improvvisamente a trovare in territorio
non più amico. Beaulieu condusse in
fretta le sue truppe verso Milano,
utilizzando il Ticino e il Po come
barriere
naturali
dietro
le
quali
trincerarsi. Napoleone attraversò il Po
a Piacenza e nella storica battaglia di
Lodi (10 maggio 1796) spinse le
truppe del Beaulieu oltre l’Adda. Il 15
maggio fece il suo ingresso a Milano.
15
Luigi Roma, Napoleone,
Edizioni Futuro 1980, pag. 11.
costumi… Se gli Asburgo dovessero
un giorno tornare a impadronirsi della
Lombardia, vi giuro che sarò con voi,
che non vi abbandonerò mai!16” Però
la guerra non era finita né l’Austria
piegata. Beaulieu aveva portato i resti
del suo esercito all’interno delle mura
di
Mantova.
Bonaparte,
occupata
Brescia e violata la neutralità di
Venezia, si accinse ad assediarlo.
Vienna inviò in Italia le armate di von
Wurmser e di Quasdanovich ma con le
battaglie di Castiglione e di Rovereto,
16
G. Gerosa, Napoleone cit.,
pag. 122.
l’Armata
d’Italia
respinse
ogni
pericolo. Le forze austriache rinchiuse
a Mantova rimasero presto senza viveri
vedendo
sfumare
anche
l’ultima
possibilità di salvezza. Ad Arcole
Bonaparte aveva, infatti, sconfitto
anche l’armata, forte di 60.000 uomini
che,
al
Alvinczy,
comando
del
generale
stava
marciando
verso
Poche
settimane
prima
Nel solo mese di gennaio 1797
Napoleone decise di dividere le proprie
l’Austria ha perso, ad opera di
forze e, mentre egli stesso puntò verso
Napoleone, 35.000 uomini (di cui
Alvinczy, prima, e verso l’arciduca
25.000 prigionieri), 60 cannoni e 24
Carlo, poi, il generale Kellerman
bandiere.
attaccò i possedimenti del Papa in
Neumarkte e Umzumerkt, l’Austria
Romagna.
decise finalmente di porre fine alla
l’Adige.
Il
generale
corso,
frattempo, aveva raggiunto Trento.
nel
Dopo
le
sconfitte
di
guerra. I preliminari dell’armistizio
furono firmati a Leoben il 18 aprile
1797. Poche settimane prima (19
febbraio), con il trattato di Tolentino,
Napoleone costrinse lo stato della
Chiesa a privarsi dei territori della
andò deteriorandosi rapidamente. Il
Romagna e dell’Emilia.17
Direttorio, nel periodo susseguente la
pace di Campoformio, non seppe
approfittare dell’inaspettato successo
La
controffensiva
Alleata.
La
maturato in Italia e delle divisioni che
Seconda Coalizione.
ben presto ebbero modo di prodursi in
Mentre
Bonaparte
seno ai Paesi aderenti alla coalizione.
combatteva con la sua armata in
La Francia repubblicana, superata la
Egitto, l’equilibrio politico da lui
crisi che aveva dissanguato finanze e
costruito grazie alla campagna d’Italia
forze armate nei primi anni della sua
17
il
generale
Alezandre Dumas traccia così
un bilancio di questa prima
esperienza militare di Napoleone
in Italia: “Bonaparte era restato
assente due anni (dalla Francia
n.d.A.), e in quei due anni aveva
fatto 150 mila prigionieri, preso
170 bandiere, 550 pezzi di
cannone, seicento pezzi da
campagna, cinque equipaggi di
ponte, nove vascelli da 64
cannoni, dodici fregate da 32,
dodici corvette e diciotto galere.
In più, dopo essersi portato via
dalla Francia duemila Luigi, egli
vi aveva a più riprese mandato
circa cinquanta milioni. Contro
tutte le tradizioni antiche e
moderne, era l’armata che aveva
nutrito la patria”.
A. Dumas,
Napoleone, Firenze Sansoni 1832
, pag. 234.
vita, si trovava, alla fine del 1797, in
una posizione assolutamente stabile.
La vittoria in Italia e la cessazione
delle ostilità garantirono un sensibile
miglioramento
delle
condizioni
economiche, e fecero sorgere nelle
supreme
gerarchie
espansionistici
l’Egitto39.
39
nuovi
verso
Nonostante
appetiti
l’oriente
la
e
florida
Il 3 luglio 1798 un’armata
francese, al comando del generale
Napoleone Bonaparte, sbarcò a
Marabut, nei pressi di Abukir,
sulla costa settentrionale egiziana.
posizione assunta dalla Francia a
Baviera,
seguito della vittoria ottenuta sugli
formazione di una Lega del Reno. Nel
austriaci, il Direttorio non seppe
tentativo di realizzare questo progetto,
resistere alla tentazione di disturbare
gli sforzi del Direttorio urtarono
nuovamente la pace europea. Già a
profondamente i governi di Vienna e
partire dal 1797, infatti, la politica
Berlino40. Inoltre una serie di incidenti
estera di Parigi fu convogliata in modo
provocati su tutto il territorio italiano
da assicurare al Paese una marcata
non
influenza sui principati tedeschi della
un’ulteriore affronto nei confronto del
L’intento strategico formale del
Direttorio, che fu spinto a questa
impresa più per allontanare
l’ormai ingombrante generale
Bonaparte che per altro, era di
stabilire una forte presenza
militare francese in Medio Oriente
al fine di disturbare, se non
interrompere
del
tutto,
la
comunicazioni inglesi con le
colonie dell’India e dell’Oriente.
L’impresa sortì i suoi effetti solo
per pochi giorni perché, con la
vittoria
navale
ottenuta
dall’ammiraglio Nelson nella baia
di Abukir, la situazione si ribaltò
completamente tanto che l’Armata
d’Egitto si trovò prigioniera della
sua conquista per quasi due anni,
impossibilitata
a
qualsiasi
collegamento con la Madrepatria
(e questo includeva ovviamente
anche
i
rifornimenti
più
indispensabili).
auspicando
fecero
altro
per
che
essi
la
costituire
Sacro Romano Impero. Soffocata la
rivolta
prodottasi
all’interno
della
Repubblica Cisalpina, Parigi reagì
40
Con la Germania ancora lontana
da ogni proposito di unificazione
nazionale, il controllo della
Baviera, frazionata in una miriade
di realtà politiche differenti, era
oggetto di contesa diplomatica fra
Prussia e Impero. L’una voleva
attirare l’intera regione entro la
sua sfera d’influenza mentre la
seconda non intendeva mettere in
discussione i suoi diritti sovrani su
quel territorio, diritti poggianti
sull’eredità storica tramandatagli ,
nei secoli, fin dal lontano Impero
di Carlo Magno.
all’assassinio del generale Duphot42
per realizzare l’occupazione totale del
occupando
Piemonte e la sostituzione del suo
militarmente
Roma
e
proclamando la Repubblica Romana.
governo
A seguito di questo fatto, forze
militare.
francesi invasero il Regno di Napoli in
risposta alla dichiarazione di guerra
indirizzata da re Ferdinando alla
Repubblica francese. L’anno 1798
segnò
anche
la
fine
della
collaborazione forzata intercorrente fra
Parigi e Vittorio Amedeo III Re di
con
un’amministrazione
Questi fatti, uniti all’alleanza realizzata
dalla Repubblica con il
governo
olandese, fecero sorgere all’interno
delle capitali europee il desiderio di
spezzare
definitivamente
potenza
militare
francese43.
e
la
rinata
diplomatica
Era ormai chiaro che la
Sardegna. Rivolte interne al regno di
questi, fomentate dai francesi occorre
43
dire, diedero il pretesto al Direttorio
42
Nel periodo di fermenti che
seguirono la pace di Tolentino (19
febbraio 1797), a Roma, in
dicembre,
venne
assassinato
l’addetto
militare
francese,
generale Léonard Duphot. Questo
fatto provocò la reazione della
Francia: Roma fu occupata il 10
febbraio 1798 dalle truppe francocisalpine del generale Berthier, e
fu dichiarata la Repubblica
romana con sette consoli (15
febbraio 1798).
Fonte
Chandler Op.cit.
“In opposizione all’Inghilterra,
Russia , Svezia, Danimarca e
Prussia formarono una lega
armata di neutri che trovò
sanzione in un atto del 16
dicembre 1800. Li spinsero a
questa
politica
il
diritto
rivendicato dagli inglesi di
perquisire le navi neutrali e il
prestigio di Napoleone molto
ammirato soprattutto dallo zar
Paolio. L’assassinio dello zar (24
marzo 1801) e il bombardamento
degli inglesi contro Copenaghen
(28 marzo) permisero all’Inghilterra di liberare il mar Baltico dal
blocco, e immediatamente la lega
si sciolse”.
politica sostenuta fino a quel momento
punto, si scontrarono con le truppe
dal Direttorio aveva sortito i peggiori
francesi ed, in una serie di battaglie,
effetti che, per la nazione francese,
riuscirono a sconfiggere i generali
erano auspicabili44.
Schérer
e Moreau.
Le conquiste
napoleoniche della campagna 17961797 furono spazzate via. Il territorio
lombardo fu invaso dalle dilaganti
armate alleate45. La crisi militare
sviluppatasi nel settentrione produsse i
suoi effetti anche sul resto della
penisola italiana. Il generale Mac
Donald46, per scongiurare il pericolo di
45
Il generale Suvarov portò un’armata
russa in Italia settentrionale ad unirsi
con le forze austriache del generale
Kray. Le armate alleate, a questo
D. G. Chandler op. cit. pag.
337.
44
Sacro
Romano
Impero
(Austria), Inghilterra, Russia,
Svezia, Napoli e Turchia,
stipularono, nel 1799, stipularono
la Seconda Coalizione contro la
Francia Rivoluzionaria.
Il crollo della situazione
militare e l’ingresso delle forze
anti-francesi in Milano segnarono
il destino della Repubblica
Cisalpina e il riaffermarsi, durante
questa prima fase della guerra, dal
sistema amministrativo ispirato
all’Ancien Régime.
46
Etienne-Jaques-JosephAlexandre Mac Donald (17
novembre 1765 – 25 settembre
1840) ;
Duca
di
Taranto,
Maresciallo dell’Impero a partire
dal 12 luglio 1809
(primo
servizio militare prestato nel 1784
presso la Legione Irlandese).
rimanere tagliato fuori dal resto delle
contribuirono a restaurarvi il vecchio
forze
ordine borbonico.
francesi,
fu
costretto
ad
abbandonare Roma e a ritirarsi al
Nord.
Contemporaneamente
forze
inglesi, al comando dell’ammiraglio
47
Nelson ,
occuparono
Napoli
e
Se il settore italico non forniva per il
momento un panorama rassicurante
per il Direttorio, non si può certamente
affermare che altrove la sorte degli
eserciti repubblicani era più fortunata.
Fonte D. G. Chandler,
I
marescialli di Napoleone
47
Horatio Nelson (1758 – 1805)
ammiraglio di sua maestà
britannica. Prese parte all’occupazione di Tolone (1793), all’assedio di Calvi (1794) in occasione
del quale perse un occhio e alla
battaglia di Capo Saint Vincent.
Nel corso dell’assedio di Tenerife
perse il braccio destro. Contrammiraglio, a bordo del Vanguard,
annientò, nel 1798, la flotta
francese nella baia di Abukir
(ferito nuovamente alla testa). Nel
1799 intervenne con mano ferma
provocando la capitolazione della
Repubblica Partenopea (durante
questi fatti fu aspramente criticato
per la cruente esecuzione dell’ammiraglio Caracciolo, ex-comandante della flotta partenopea,
accusato di tradimento). Nel 1801
ebbe modo di distinguersi ancora
una volta nel corso del
bombardamento di Copenaghen
(che condusse alla vittoria inglese
sulla lega dei neutri). Comandante
Sul Reno, da sempre considerato il
punto di forza delle offensive di Parigi,
l’arciduca
austriaco
Carlo
inflisse
pesanti sconfitte al generale Jourdan e
lo costrinse una volta per tutte ad
abbandonare
qualsiasi
sogno
di
avanzate. Ad aggravare ulteriormente
la situazione giunse l’armata anglorussa al comando del duca di York, la
quale, a seguito di una campagna
supremo
della
flotta
del
Mediterraneo guidò dal ponte
della Victory (nave ammiraglia
della flotta) in modo esemplare la
squadra navale durante la battaglia
a largo di capo Trafalgar (1805)
durante la quale trovò la morte.
Fonte Robert Southey,The Life of
Nelson, Londra 1813.
l’Olanda
russi sulle Alpi49. Al nord, il generale
settentrionale. A questo punto il perno
Brune riuscì a respingere il duca di
dell’offensiva
York a Bergen50.
brillante,
occupò
alleata
fu
spostato
contro il generale Massena in Svizzera,
culminando
nell’occupazione
di
Se la situazione militare, in questo
momento, poteva dirsi se non altro
48
Zurigo . Il disastro militare, unito alla
cronica crisi economica e ora anche
alla scarsezza di materiale da inviare
alle armate in difficoltà, non segnò
però la fine dell’incapace Direttorio, la
cui incompetenza aveva trascinato la
Francia sull’orlo del baratro. Massena,
approfittando di una sostituzione ai
stabilizzata, altrettanto non poteva
certamente affermarsi per quel che
concerne l’assetto costituzionale della
Repubblica. Napoleone Bonaparte, che
durante il periodo difficile appena
trascorso si trovava in Egitto al
comando di un’armata, allarmato dalle
notizie che gli giungevano in qualche
vertici dell’esercito alleato in Italia,
attaccò e sconfisse pesantemente i
48
Il generale Massena, al
comando dell’armata francese
delle Alpi, si trovava in questo
momento in una situazione
drammatica. Accerchiato da tre
fronti (Nord – Est – Sud) aveva il
compito di mantenere il controllo
francese
dei
passi
alpini
comunicanti con l’Italia, a sud, e
la Baviera, a nord. Fonte
Chandler, op. cit.
49
La seconda battaglia di Zurigo,
e la vittoria ottenuta da Massena,
generarono profondi risentimenti
fra i governi di Pietroburgo e
Vienna, tali da provocare, la
primavera successiva, il ritiro
russo dalla Coalizione
50
A seguito di questa battaglia, il
Duca di York ritirò le sue forze
dal continente.
modo dall’Europa, decise di fare
prepararsi
ritorno in Francia51.
Napoleone capì che l’unico modo per
Con il colpo di stato del 18 brumaio, il
generale
Napoleone
Bonaparte
fu
nominato primo console di Francia. I
cambiamenti impressi al Paese dal
per
l’assedio
austriaco.
garantire la sopravvivenza del suo
Paese era quello di affrontare le
restanti armate alleate e dettare, da
vincitore, la pace. “lo scopo della
consolato non riguardarono, per il
Repubblica nel fare la guerra è quello
momento la sorte dell’Italia. Torino fu
di ottenere la pace”52, scrisse il primo
raggiunta dalle truppe austro-russe e il
console
governo sabaudo, guidato dal re Carlo
comandante dell’esercito sul Reno.
Emanuele IV, fu ripristinato. Massena,
Affidato il compito dell’offensiva sul
posto al comando delle superstiti forze
Reno al generale Moreau, Bonaparte
francesi, dovette ritirarsi a Genova e
assunse direttamente il compito di
al
generale
Moreau,
restaurare l’egemonia francese sulla
51
Napoleone era sbarcato con
l’Armata d’Egitto il 3 luglio 1798
a Marabut. Isolato dal suo Paese, a
seguito della disastrosa sconfitta
che l’ammiraglio Nelson aveva
inflitto alla sua flotta nella rada di
Abukir, il generale francese si
trovava nella difficile situazione
di difendere il Paese contro
Inglesi, Turchi e Mamelucchi.
Affidato il comando dell’armata al
generale Kleber, il 22 agosto 1799
eluse il blocco inglese e salpò
verso la Francia. Fonte Gerosa,
op. cit.
penisola italiana. Per la realizzazione
di questo scopo fu creata nella Francia
meridionale l’Armée de Riserve53,
52
CORRESPONDANCE vol. VI
n. 4432 pag. 30
53
L’Armata di Riserva, al
comando diretto del Primo
Console, poteva contare su 47745
fanti, 1232 appartenenti alla
Guardia Consolare, 7026 cavalieri
e 2018 fra artiglieri e zappatori.
forte di 58.021 uomini. Fu inoltre
Bernardo al fine di prendere alle spalle
rafforzata
generale
le forze austriache che fronteggiavano
Massena, che difendeva ancora il porto
Massena55. Superata Aosta, l’armata
di Genova54.
francese puntò direttamente su Ivrea
l’armata
del
Marengo. Il ritorno della Cisalpina.
ma sulla sua strada doveva ancora
affrontare
l’ostacolo
rappresentato
Il 10 maggio 1800 l’Armée de Riserve
dalla fortezza di Bard. Di fronte a più
si mise in marcia verso Aosta. Il
di 40.000 francesi, la guarnigione del
disegno
strategico
di
Napoleone
forte
poteva
fare
assegnamento
prevedeva una calata del suo esercito
unicamente
su
alcune
decine
di
attraverso il passo del Gran San
uomini.
Notizie tratte dal Journal del
capitano Brossier, Archivi di
guerra A II, d. 147.
54
Al fine di difendere Genova e di
mantenere il suo porto a
disposizione della Francia, le
forze sotto il comando del
generale Massena furono portate a
40.000 uomini. Il compito
assegnato a questo comandante
era
quello
di
trattenere,
sopportando l’assedio della città,
le forze austriache a sud del
Piemonte il più a lungo possibile.
Questo avrebbe consentito al
Primo Console di poter preparare
al meglio l’Armata di Riserva e di
entrare nella Pianura Padana da
Nord quasi indisturbato. Fonte
Chandler, op. cit.
“ Si trattava della 5° compagnia del
47°
reggimento
Franz,
Kinsky
costituita da circa 150 reclute; inoltre
55
Il passaggio delle Alpi , impresa
che sarebbe stata accostata
durante il periodo del Romanticismo all’omologa realizzazione
di
Annibale,
avvenne
per
Napoleone in un clima differente
rispetto a quello tinteggiato dal
pittore David all’inizio del XIX
secolo. Esso non avvenne su uno
scalpitante destriero bianco ma a
dorso di un mulo, mezzo senza
dubbio adatto alle asperità dei
sentieri alpini, nei reparti di
retroguardia dell’armata.
si contavano 50 invalidi dell’esercito
generale Marmont avesse qualche
sabaudo, 8 artiglieri austriaci e 35
speranza di attraversare la vallata. Il
piemontesi.
anche
suo assedio, tuttavia, avrebbe richiesto
tamburini,
un tempo che l’armata di riserva non
Aggiungendo
magazzinieri,
vivandiere
cuochi,
e
lavandaie,
si
raggiungevano a stento le 400 unità.”56
poteva permettersi di sprecare57.
“Il generale Marmont, comandante
La presenza di questa munita fortezza
dell’artiglieria,
per
lungo la vallata che conduce ad Ivrea
passaggio ai 60 cannoni dell’armata,
rappresentò per le truppe di Bonaparte
fece
un ostacolo quasi insormontabile. Già
collocando le pesanti volate dei pezzi
il 21 maggio gli austriaci erano stati
in tronchi di abete opportunamente
scacciati quasi interamente dall’abitato
incavati.
ma gli assalti dei granatieri del
scivolamento
generale Lannes furono facilmente
appiattiti
respinti dal fuoco dei cannoni della
smussati all’estremità anteriore per
fortezza. La porta verso le pianure
impedire
piemontesi era saldamente serrata da
terreno. Il traino, effettuato a forza di
smontare
Al
nella
che
ruote
fine
i
consentire
di
ed
zona
affusti
favorire
contenitori
il
lo
furono
inferiore
s’impuntassero
e
nel
questo apparentemente invulnerabile
baluardo.
Il
suo
controllo
era
essenziale affinché l’artiglieria del
56
D. Gariglio, , Le sentinelle di
pietra, Edizione L’Arciere, Cuneo
1997, pag.26.
57
L’armata di Massena era ancora
assediata a Genova, senza possibilità di poter essere rifornita,
mentre il forte di Bard aveva
riserve alimentari tali da poter
garantire
l’efficienza
della
fortezza e la sopravvivenza della
sua guarnigione per altri 2 mesi.
braccia tramite corde, permise alle
fu un’impresa disperata. Il ghiaccio
rudimentali
di
segava le scarpe come avrebbe fatto in
assolvere il compito di trasferire il
Russia, i cannoni slittavano e cade-
materiale senza danni a fondovalle.”58
vano, un silenzio tragico avvolgeva i
slitte
improvvisate
Guido Gerosa fornisce altri particolari
disperati delle cime59”.
di quest’impresa, la quale merita, per
Scavalcato il forte di Bard con il
la sua spettacolarità, ancora un po’ di
grosso
attenzione.
procedette
“Fu
epico
il
trasporti
artiglierie lungo i sentieri
delle
innevati. I
pezzi vennero smontati a uno a uno e
le bocche da fuoco sistemate dentro
culle di legno realizzate scavando
grossi tronchi a mo’ di truogolo. A
ogni cannone il comandante aveva
assegnato quaranta granatieri. Venti
trainavano la bocca da fuoco con corde
fissate alla culla di legno. Venti
trasportavano le ruote, l’affusto, il
cassone e i fucili degli altri compagni.
Quando si arrivò alle nevi alte, passare
pianura
D. Gariglio op. cit. pag. 26.
forze,
direttamente
piemontese
e
Bonaparte
verso
le
la
forze
austriache del generale Melas. Questi,
galvanizzato dall’evacuazione delle
forze di Massena da Genova, non si
aspettava certamente la comparsa di
un’armata francese scendere costeggiando
la
evidentemente
Dora
alla
Baltea.
Preso
sprovvista
da
questa novità ordinò il ritiro delle sue
forze entro la cittadella di Alessandria.
L’armata di riserva, nel frattempo,
dilagò nell’alto Piemonte. Il 27 maggio
il generale Murat prese Vercelli e, due
59
58
delle
G. Gerosa, Napoleone cit. pag.
256.
giorni più tardi, entrò a Novara. Il 30
concluso fra i contendenti vide gli
maggio l’armata francese giunse sul
Ticino. Il 2 giugno Bonaparte entrò
nuovamente in Milano. La situazione
indusse Melas ad accettare battaglia e,
il 14 giugno 1800, a Marengo venne
sconfitto pesantemente60. L’armistizio
60
Il 16 giugno 1800, nella pianura
di fronte ad Alessandria, nei pressi
del paese di Marengo, 28.000
francesi (sostenuti da 29 cannoni)
si scontrarono con 31.000
austriaci (con 100 cannoni). La
battaglia durò tutto il giorno.
L’armata francese, al comando di
Napoleone in persona, rischiò
seriamente, durante le prime ore,
di venir sopraffatta ma il
provvidenziale arrivo del generale
Desaix con la sua divisione
permise di ribaltare la situazione.
Al termine della giornata l’armata
austriaca del generale Melas, dopo
aver subito perdite per 14.000
uomini, si ritirò entro la cittadella
di Alessandria e chiese l’armistizio. La vittoria di Marengo,
seguita il 3 dicembre da quella di
Hohenlinden, segnò la fine delle
speranze per le forze antifrancesi
della
Seconda
Coalizione.
Marengo rappresentò, per il Primo
Console, la sua più gloriosa
vittoria. “Ipnotizzato da essa,
Napoleone usò il nome di
Marengo per molte occasioni.
Chiamò Marengo un grande
vascello da guerra, il salonesacrario di Versailles e soprattutto
il suo bel cavallo bianco. E a
Waterloo griderà, nel tentativo di
rincuorare le sue truppe sfiancate
dall’avversa battaglia: <Soldati, è
questo il giorno anniversario di
Marengo e di Friedland. In quei
campi si decise il destino del
mondo. Marciamo forti e valorosi
ancora una volta. Ricordatevi di
quella vittoria >. Ma anche lui per
una volta aveva commesso un
errore. La battaglia di Marengo
era stata vinta il 14 giugno 1800,
quella di Friedland era stata vinta
il 14 giugno 1807. Ma Waterloo si
combatté il 18 (!) giugno 1815. E
forse per questo fu persa…Ma
Napoleone sapeva benissimo che
il suo giorno buono era il 14 e a
Waterloo volle barare con i suoi
soldati. Quando a Sant’Elena si
trovò in punto di morte,
Napoleone chiese di essere
avvolto, nella bara, nel mantello
blu che aveva indossato nella
piana piemontese il 14 giungo
1800 e che gli fosse posta a fianco
la sua epica sciabola. Marengo per
lui fu sempre un segno, un
simbolo di vittoria”. G. Gerosa,
Napoleone cit., pag. 271.
interessi
austriaci
in
Italia
quasi
interamente dissolversi. Le truppe di
Vienna avrebbero dovuto evacuare
immediatamente
tutta
l’Italia
Settentrionale e ritirarsi oltre il Mincio.
Le sole terre che sarebbero loro
rimaste erano costituite da Ancona e
dalla Toscana.
Scarica

Libretto 1 - Storia di Novara ai tempi di Bonaparte