CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA
VIII LEGISLATURA
a
66 SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO
venerdì 28 dicembre 2007
Presidenza del Presidente PEPE
indi del Vicepresidente MINEO
indi del Vicepresidente TARQUINIO
INDICE
Presidente
pag.
3
Processo verbale
Congedi
Ordine del giorno
»
»
»
3
3
3
Presidente
Silvestris
»
»
3,4
4
DDL n. 33 del 05/12/2007 “Disposizioni per la formazione
del bilancio di previsione
2008 e bilancio pluriennale
2008-2010 della Regione Puglia”
Presidente
Congedo
Damone
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
pag.
»
»
4,45,47,65
4
7
Atti consiliari della Regione Puglia
– 2 –
SEDUTA N° 66
Tagliente
Marmo Giuseppina
RESOCONTO STENOGRAFICO
pag.
»
12
16
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
Caroppo
Attanasio
Chiarelli
Santaniello
Introna, assessore ai lavori pubblici, alla difesa del suolo e alle risorse naturali
Marmo Nicola
»
»
»
»
18
21
24
27
»
»
29
32,64
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE TARQUINIO
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
Brizio
Potì, relatore
Palese
Tarquinio
Saponaro, assessore al bilancio, alla programmazione, ai
fondi strutturali e alle politiche
comunitarie, alle finanze, all'economato, alla ragioneria, al
controllo interno di gestione e
al patrimonio
Vendola, Presidente della Giunta
regionale
»
»
»
»
28 DICEMBRE 2007
Palese
Ruocco
Sannicandro
Loperfido
Marmo Nicola
Saccomanno
Cera
pag.
»
»
»
»
»
»
66,83,86,90
67,70,71,80,
82,94
68
68,106
72,97
73,80,82,98
74,97,104
»
»
79,93,96,101
83,105
»
87,88,89
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
Santaniello
Cioce, segretario
Saponaro, assessore al bilancio,
alla programmazione, ai fondi
strutturali e alle politiche comunitarie, alle finanze, all'economato, alla ragioneria, al controllo interno di gestione e al
patrimonio
41
45
46
48
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
Zullo
» 88,89,91,95,101
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
»
51
»
58
Esame articolato ddl n. 33 del
05/12/2007 “Disposizioni per la
formazione del bilancio di previsione 2008 e bilancio pluriennale
2008-2010 della Regione Puglia”
Presidente
Potì, relatore
Silvestris
Brizio
VIII Legislatura
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
Surico
Damone
Tedesco, assessore alle politiche
della salute
»
»
94
95,103
»
96,105
»
104,106
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
»
65 e passim
»
65,70
» 65,66,77,91,99
»
66 e passim
Sannicandro
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
Atti consiliari della Regione Puglia
SEDUTA N° 66
– 3 –
VIII Legislatura
RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore
11,17).
Processo verbale
PRESIDENTE. Do lettura del processo
verbale della seduta n. 65 del 27 dicembre
2007:
Presidenza del Presidente Pepe
indi del Vicepresidente Mineo
e del Vicepresidente Tarquinio
La seduta ha inizio alle ore 11.12 con la lettura e l’approvazione dei processi verbali delle
sedute del 4 e 5 dicembre 2007.
Hanno chiesto congedo i consiglieri Cassano, Marino e Stefano.
Viene data lettura delle interrogazioni cui è
pervenuta risposta scritta e delle assegnazioni
alle Commissioni.
Il Presidente comunica che i lavori odierni
saranno sospesi per circa un’ora alle ore 14:00
e si concluderanno alle ore 20:30. Per la presentazione degli emendamenti è stato fissato il
termine ultimo delle 19.00.
L’ordine del giorno reca:
1) ddl del 05/12/2007, n.33 “Disposizione
per la formazione del bilancio di previsione
2008 e bilancio pluriennale 2008-2010 della
Regione Puglia”;
2) ddl del 05/12/2007 “Bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2008 e bilancio
pluriennale 2010”.
Il Presidente della I Commissione, consigliere Poti, svolge la relazione, unica per entrambi i disegni di legge, come unica discussione generale, in cui intervengono i consiglieri Giampaolo, De Santis, Palese (si alternano
alla Presidenza il Presidente Pepe con il Vicepresidente Mineo), Bonasora, Saccomanno,
Maniglio, Surico, Frisullo, De Leonardis.
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Servizi di resocontazione parlamentare
28 DICEMBRE 2007
Alle ore 14.15 il Presidente sospende la seduta.
La seduta riprende alle ore 16.00 con il
prosieguo della discussione generale. Si registrano gli interventi dei consiglieri Romano,
Cera (sostituzione alla Presidenza del Presidente Pepe con il Vicepresidente Tarquinio),
Zullo, Sannicandro (sostituzione alla Presidenza del Vicepresidente Tarquinio con il
Presidente Pepe), Marmo N., Ruocco, Costantino, Bladassarre, Tedesco (si alternano
alla Presidenza il Presidente Pepe con il Vicepresidente Tarquinio), Silvestris.
Alle ore 20.32, il Presidente Pepe propone
di proseguire con i lavori il tempo necessario
per completare la fotocopiatura e distribuzione
dei numerosi emendamenti presentati.
Non essendoci unanimità di consensi, il
Presidente dichiara tolta la seduta.
Il Consiglio è convocato per domani.
La seduta termina alle ore 20.38.
Non essendovi osservazioni, il processo
verbale si intende approvato.
Congedi
PRESIDENTE Hanno chiesto congedo i
consiglieri Cassano, Lospinuso, Marino e
Stefano.
Non essendovi osservazioni, i congedi si intendono concessi.
Ordine del giorno
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca i
seguenti argomenti:
1) DDL n. 33 del 05/12/2007 “Disposizioni
per la formazione del bilancio di previsione
2008 e bilancio pluriennale 2008-2010 della
Regione Puglia” (rel. cons. Potì);
2) DDL n. 34 del 05/12/2007 “Bilancio di
previsione per l’esercizio finanziario 2008 e
Atti consiliari della Regione Puglia
SEDUTA N° 66
– 4 –
RESOCONTO STENOGRAFICO
bilancio pluriennale 2008-2010” (rel. cons.
Potì).
Informo che la Conferenza dei Capigruppo
non ha modificato l’ordine dei lavori fino ad
oggi annunciati, per cui i lavori odierni proseguiranno, con un’ora di sospensione che verrà
stabilita immediatamente dopo la chiusura della discussione generale, fino alle ore 24:00.
Dopo l’interruzione si riprenderà con
l’esame degli emendamenti. Domani il Consiglio proseguirà i lavori ad oltranza.
SILVESTRIS. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVESTRIS. Signor Presidente, se ho capito bene domani si va avanti a oltranza. Esiste
però una convocazione anche per domenica.
PRESIDENTE. Effettivamente tale convocazione viene mantenuta. Se si riterrà opportuno utilizzare anche la giornata di domenica,
lo si farà. Tale è l’orientamento della Presidenza.
Informo altresì i consiglieri che considererò
decaduti gli interventi degli iscritti a parlare
che risultino assenti.
DDL n. 33 del 05/12/2007 “Disposizioni
per la formazione del bilancio di previsione
2008 e bilancio pluriennale 2008-2010 della
Regione Puglia”
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione
generale unificata, iniziata ieri, sul DDL n. 33
del 05/12/2007 “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione 2008 e bilancio
pluriennale 2008-2010 della Regione Puglia” e
sul DDL n. 34 del 05/12/2007 “Bilancio di
previsione per l’esercizio finanziario 2008 e
bilancio pluriennale 2008-2010”.
Dal momento che il consigliere Lonigro ha
fatto richiesta ufficiale – in quanto Presidente
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28 DICEMBRE 2007
del Consiglio comunale di Foggia – di intervenire subito dopo, il primo iscritto a parlare è il
consigliere Congedo. Ne ha facoltà.
CONGEDO. Signor Presidente, colleghi
consiglieri, inizio il mio intervento leggendo
un articolo del Sole 24 ore di ieri che, con riferimento alle manovre fiscali delle Regioni, inizia annunciando una notizia buona e una cattiva per i contribuenti. Come spesso accade, la
notizia buona riguarda il nord, mentre la notizia cattiva riguarda il sud di questo Paese.
Nello specifico, la notizia buona riguarda il
Veneto, che abbassa le aliquote fiscali. La notizia cattiva è per i contribuenti della Puglia,
che aumenta le entrate fiscali.
Sto citando una fonte che ritengo autorevole, per cui questa, assessore Saponaro, non è
una lamentela dell’opposizione, né una litania,
come lei l’ha definita nella sua relazione. Un
chiarimento su alcuni termini utilizzati non
guasterebbe, non tanto per una questione di
correttezza, quanto piuttosto di rispetto in un
rapporto tra colleghi. Sebbene, infatti, gli assessori non siano esattamente equiparabili ai
consiglieri, entrambi – chi più chi meno – rientrano in quel costo della politica che lei, assessore Saponaro, cita molto spesso nella sua relazione. Spesso e volentieri intervengo nel dibattito politico, anche con riferimento a questo
bilancio, ma non credo di recitare litanie.
Lo stesso credo sia avvenuto nella precedente legislatura, quando intervenivano i consiglieri dell’opposizione.
Del resto, non sto citando alcuna novità: purtroppo, siamo spesso chiamati a leggere notizie
buone che riguardano altri territori del nostro
Paese, assieme a notizie cattive che riguardano la
nostra regione.
Potrei citare l’ultimo esempio, risalente a
qualche giorno fa e riguardante il sistema dei trasporti. Accanto alla buona notizia per il nord
dell’inaugurazione da parte di Moretti, amministratore delegato di Rete Ferrovie Italia, della
tratta ad alta velocità Bologna-Milano, lo stesso
Atti consiliari della Regione Puglia
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RESOCONTO STENOGRAFICO
giorno si leggeva la cattiva notizia riguardante
questo territorio e cioè le venti ore di ritardo
dell’eurostar Lecce-Roma. Questa è l’ennesima
notizia cattiva, ma credo che non sarà l’ultima,
né in generale, né con riferimento specifico al bilancio che oggi è in discussione.
Il bilancio non fa prevedere nulla di buono
per la nostra regione. Di questo bilancio non è
condivisibile il metodo. È singolare che si discuta, ancora prima dell’approvazione di un
bilancio di previsione, sia nelle commissioni
(almeno nella VI Commissione, di cui faccio
parte), sia sulla stampa, di variazioni di bilancio o di assestamenti come possibili correzioni
e miglioramenti al bilancio stesso. Obiettivamente, ciò è segno di scarsa programmazione.
Il bilancio non va bene anche perché non è
attendibile. Ieri il collega Ruocco, richiamato
anche dal Presidente Saccomanno e dal collega Silvestris, ha diffusamente spiegato che
questo bilancio si fonda su dati quantomeno
opinabili, se non inattendibili.
Non mi riferisco ai riflessi della finanziaria
nazionale sul bilancio regionale, bensì
all’ammontare del deficit della sanità che, pur
essendo stato in discussione per tutta la giornata di ieri, ancora si fa fatica a comprendere
se sia di 210, 230, 300, oppure di 400 milioni
di euro.
Nel merito, siamo di fronte a un bilancio
tutto tasse, che prevede l’aumento IRPEF per
i redditi maggiori di 20.000 euro, un aumento
in più dell’ IRAP, un aumento di 2,6 centesimi al litro sulla benzina, oltreché aumenti su
gas e rifiuti.
A quanto viene dichiarato – cioè che si tratta di aumenti che incideranno su una fascia ristretta della popolazione, rappresentata dai
ricchi – bisogna pur ribattere che un reddito
lordo di 28.000 euro, in realtà, corrisponde a
un reddito netto fra i 1.300 e i 1.500 euro
mensili. Non mi pare un reddito da nababbo,
bensì quello di un operaio specializzato o di un
impiegato. Tartassarlo ulteriormente, significa
colpire un bilancio familiare sul quale già in-
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combe l’incubo della quarta settimana, come è
stato sottolineato dalle associazioni di categoria e in particolare da quelle dei consumatori.
Anche chi si ferma sotto la soglia dei
28.000 euro dovrà fare i conti con l’aumento
della benzina, del gas e dei rifiuti, e inoltre risentirà dell’incremento del costo complessivo
della vita che conseguirà inevitabilmente alla
crescita dei costi delle imprese.
Queste ultime, d’altra parte, non avvertivano il bisogno di un inasprimento fiscale che
mette a repentaglio una competitività ristretta
e sofferente. L’IRAP incide sulle aziende che
hanno indebitamento e che hanno un numero
di dipendenti alto, cioè un maggior tasso di
occupazione. Si tratta proprio di quelle aziende del settore TAC (tessile, arredamento e
calzaturiero) sul quale tutti quanti, in questo
Consiglio comunale, ci siamo spesi dicendo
che si trattava di un settore da riconvertire e
rilanciare, essendo un asse portante della nostra economia e del nostro PIL.
Riflettendo sulla condizione delle giovani
generazioni – mi riferisco anche al patto fra
maggioranza e opposizione richiamato dal collega Bonasora – vorrei chiedere quale patto
possa essere stipulato con coloro che saranno i
più colpiti dal decremento dello sviluppo economico e che rischiano di essere esclusi dal sistema, grazie al pesante colpo inferto alle prospettive di sviluppo che sono state denunciate
non soltanto dall’opposizione, ma anche dai
sindacati a da Confindustria. Quest’ultima addirittura quantifica una perdita, in termini di
PIL, tra il 2 e il 3 percento.
Se occorreva una prova finale del fallimento delle promesse elettorali in materia di vittoria sulle vecchie e nuove povertà, credo che
essa sia già arrivata con questa operazione, che
tali povertà pugliesi accrescerà e approfondirà.
Osservando la tabella allegata al bilancio
(ammesso che questa sia, a differenza di quello
che dice il “Sole 24 ore”, attendibile) in cui
viene messo a confronto lo stanziamento previsionale dell’anno 2007 con quello del 2008,
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RESOCONTO STENOGRAFICO
sembra di leggere il bollettino meteorologico
con le temperature delle città del nord Europa,
essendo la tabella contrassegnata pressoché
ovunque dal segno “meno”.
Mi riferisco ai settori: industria ed energia,
edilizia residenziale, urbanistica, enti locali,
personale e organizzazione, politiche giovanili
e sport. Tutti conoscono un decremento notevole. Mi domando cosa ne pensino quei giovani che, in maniera molto abile, furono invitati a votare centrosinistra con lo strumento dei
concerti e dei treni dalle sedi universitarie.
Mi riferisco poi al decremento del lavoro
della cooperazione e, anche qui, mi chiedo cosa pensino quei giovani che hanno creduto nel
centrosinistra per la promessa del salario di ingresso e oggi su questo fronte conoscono un
decremento degli stanziamenti.
Non parliamo poi del sistema integrato dei
servizi sociali, di cui ho sentito, nel dibattito,
ventilare un potenziamento. Se questa tabella è
attendibile, invece, si rileva un segno negativo.
Considerazioni analoghe si possono fare
per l’agricoltura, le attività culturali, il mediterraneo, la programmazione, il diritto allo
studio. Su quest’ultimo tema ho personalmente sentito il grido di dolore dell’assessore Lomelo in Commissione, che si aggrappava alla
possibilità che in sede di variazione di bilancio,
o di assestamento, si potessero mettere le cose
a posto. Un grido di dolore che la Commissione intera, guidata dal presidente De Santis, ha
ritenuto di accogliere.
Che dire poi del turismo, o della legge anti
racket e sicurezza che ha caratterizzato nella
scorsa legislatura l’impegno del centrosinistra
– che caratterizza ancora oggi l’impegno del
centrosinistra a livello nazionale – ma che non
vede qui alcun tipo di stanziamento.
In tutto il dibattito di ieri si è evocato
l’arrivo dell’ora dei sacrifici, volti a ottenere
ritorni sociali. Ebbene, penso che ci saranno i
sacrifici, ma non i ritorni sociali, poiché quei
soldi che oggi la Regione spremerà ai cittadini
pugliesi non saranno, a nostro modo di vedere,
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sufficienti per colmare il baratro che in questi
due anni e mezzo si è spalancato nei conti sanitari e sui quali si brancola ancora nel buio.
Né per costruire una sanità pugliese che, priva
di ogni programmazione, sostituisca – nonostante siano passati più di due anni e mezzo –
quella tanto vituperata, attaccata e contestata
della scorsa legislatura.
Stando così le cose, la prospettiva è quella
di continuare a sprofondare in gestioni allegre
che non risolvono i problemi della nostra sanità. Credo, quindi, che continueremo ad assistere ai viaggi della speranza, ad attese sempre
più lunghe, a ospedali che lamentano l’assenza
di coperte (come accade al “Vito Fazzi”di
Lecce, che invita i pazienti a portarsele da casa).
Non può valere, a oltre metà dall’inizio del
mandato di questa amministrazione del Governo Vendola, il vecchio e logoro alibi delle
responsabilità pregresse, ove si consideri che il
centrodestra ha consegnato a questa legislatura un bilancio sano, grazie al quale finora si è
potuto sperperare a volontà, insieme al prelievo fiscale più basso d’Italia – come peraltro
sottolineato nella relazione dell’assessore –
con in più una programmazione sanitaria e ospedaliera finalizzata alla razionalizzazione e
ottimizzazione della spesa sanitaria.
La regione Puglia ha conseguito, negli anni
del Governo di centrodestra, le premialità disponibili per le cosiddette regioni virtuose
(mentre oggi la condizione è ormai prossima a
quella delle “regioni canaglia” condannate ad
elevare al massimo il prelievo fiscale), senza
che la popolazione pugliese abbia ricevuto, per
questo, alcun beneficio.
Ho letto ieri un’intervista molto articolata
del Presidente Vendola, in cui si afferma che in
tutti i settori sono stati segnati punti di svolta
storici. Vengono indicati i settori
dell’approvvigionamento idrico, dei parchi
regionali, della politica integrale del sito
industriale di Brindisi, di un modello di sviluppo ormai orientato verso un sistema ecosostenibile.
Atti consiliari della Regione Puglia
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Nella sanità, viene detto nell’articolo, sono
stati inaugurati tanti servizi nuovi per cittadini;
sono state investite tante nuove risorse per
cominciare la messa a norma degli ospedali,
dalle cucine alle sale operatorie, preservando
criticità troppo a lungo occultate. Viene detto
che il 2008 sarà ancora migliore, perché è
l’anno dedicato alla sanità. Mi sembra una fotografia ritoccata al Photoshop, bel lontana
dalla realtà attuale. Basta fare una passeggiata
negli ospedali, avere a che fare con i pazienti, i
medici e i paramedici, per accorgersi che la situazione non è questa, né negli ospedali, né in
tutta la regione.
Quello che oggi il centrosinistra sottopone
all’attenzione del Consiglio, è un bilancio senza anima, pensato come mero adempimento
contabile, che aumenta le tasse, diminuisce i
servizi, scarica sui successivi governi il debito
di questa regione.
Si tratta di un bilancio che non affronta le
questioni prioritarie di questa regione, che non
guarda allo sviluppo, all’occupazione, alla
modernizzazione e tantomeno alle politiche
sociali. Un bilancio che, a differenza di quello
che viene detto, non risana i conti regionali,
non taglia, non incide sui costi, sugli sprechi e
sugli sperperi, e costituisce un mero rinvio dei
problemi.
Un bilancio che non lascerà traccia, se non
nelle tasche dei pugliesi e delle imprese, in una
regione che ha quanto mai bisogno di essere
governata. Un bilancio che è lo specchio fedele del Governo e della maggioranza di centrosinistra.
Da due anni e mezzo quest’ultima è al governo, ma non governa questa regione. Siamo
di fronte a una maggioranza alla ricerca di
un’identità, adagiata sul “tirare a campare”,
consapevole di aver disatteso le promesse elettorali e di avere deluso i pugliesi; consapevole
della distanza abissale frapposta fra essa stessa
e il territorio; consapevole di aver frenato le
aspettative e le ambizioni di crescita di questo
territorio; consapevole di poter solo rinviare,
Cedat 85
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ma non sfuggire, il giudizio degli elettori, che
sarà tanto spietato, quanto motivato.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Damone. Ne ha facoltà.
DAMONE. Signor Presidente e colleghi
consiglieri,
intendo
premettere
che
l’atteggiamento tenuto da qualcuno nella Conferenza dei Capigruppo non può coinvolgere
la responsabilità di tutti. Pregherei il Presidente, al quale va il mio affettuoso ringraziamento, che in una delle prossime sedute si abbia
l’amabilità di ascoltare anche i pareri degli altri
Capigruppo perché, complessivamente parlando, con questa forma di prevaricazione e di
presa di posizione si mortifica una classe dirigente, complessivamente intesa. L’intero Consiglio regionale, sul piano dell’immagine esterna, ne esce indebolito.
La politica è servizio ai cittadini, non uno
spettacolo indegno da offrire alla pubblica opinione. Io sono dell’avviso che, ormai, la
gente ci guarda e si allontana sempre di più
dalla politica perché non facciamo interventi e
richieste a loro favore, bensì capricci – e molte
volte proteste – che non hanno né capo, né coda.
La gente, cose del genere, non le capisce.
Potrò forse essere ritenuto bravo, oppure
asino, e comunque faccio queste affermazioni
perché mi ritengo un uomo libero e senza condizionamenti.
Vengo al tema che oggi affrontiamo in
Consiglio regionale. Da quando faccio politica
– e come mi risulta dalle cognizioni che posseggo – il bilancio è un documento di programmazione complessiva dell’attività politica
che si deve svolgere nell’arco dell’anno nonché, in prospettiva, nel triennio. Ebbene, questo bilancio non ha previsto alcunché sul piano
dello sviluppo e della programmazione. Un bilancio che, invece, può prevedere iniziative
politiche settoriali che non comportano oneri
eccessivi per la comunità pugliese. Mi riferisco
ai settori dell’agricoltura e dell’artigianato.
Atti consiliari della Regione Puglia
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RESOCONTO STENOGRAFICO
L’agricoltura è il settore portante della regione Puglia: produciamo olio, vino, grano e
ortaggi, ma ogni coltivatore diretto e ogni imprenditore agisce autonomamente, lontano
dalla realtà politica.
La politica, in questi casi, dovrebbe intervenire per determinare una filiera agroalimentare e impostare la valorizzazione dei prodotti
agricoli pugliesi. Non è più concepibile che gli
olivicoltori debbano soltanto produrre le olive,
con oneri enormi sul piano dei lavori e della
produzione, per poi trasferire il nostro prodotto in altre sedi, dalle quali ci torna ridenominato come olio della Toscana, del Piemonte, o
quant’ altro.
C’è, in questo senso, da costruire una politica. L’assessore all’agricoltura potrebbe impegnarsi, poiché i costi non sarebbero enormi.
Per quanto riguarda il vino, abbiamo prodotti meravigliosi e le aziende acquisiscono
meriti di qualità per attività individuali e di impresa, mentre la regione è lontana da queste
situazioni. L’assessore mi deve spiegare perché le calamità si pagano a Brindisi, Lecce e
Taranto, mentre le calamità del 2002-2003 in
provincia di Foggia non sono state pagate, fino a questo momento. Si privilegiano soltanto
situazioni di campanile.
L’assessore all’agricoltura deve avere
l’amabilità di qualificare e promuovere i prodotti della terra di Puglia, attraverso una filiera
agroalimentare, che dalla Puglia parte con la
coltivazione, e prosegue con la raccolta, la trasformazione dei prodotti e dei sottoprodotti.
Si pensi che in Puglia non vi è una distilleria
alla quale conferire tutto il residuo dell’uva,
che viene disperso, gratis, in altre regioni. Invece, dalla vinaccia potremmo ricavare l’alcol,
la grappa, l’acido citrico. Potremmo valorizzare al massimo i nostri prodotti agricoli. Analoghe considerazioni valgono per la sansa
d’oliva. Quando si organizzano i POR (Piani
operativi regionali), o si fanno gli interventi
politici più grossi, dobbiamo cominciare a
pensare che le possibilità di crescita le abbia-
Cedat 85
Servizi di resocontazione parlamentare
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28 DICEMBRE 2007
mo in re ipsa, cioè nella nostra terra e non le
possiamo più regalare agli altri. Occorre una
presa di coscienza forte, per quanto riguarda
non soltanto l’agricoltura, ma anche
l’artigianato. Abbiamo degli artigiani che sono
vanto e gloria della Puglia, ma che agiscono in
maniera improvvisata, autonoma, senza il calore e il supporto di una politica che promuova
il prodotto artigiano di natura pugliese.
Dobbiamo dirci queste cose, se vogliamo
evitare che si parli sempre di disoccupazione,
sottoccupazione o emigrazione. Abbiamo il
sole, la terra, il turismo, cioè beni dai quali
possiamo ricavare tantissimo, ma nessuno che
si occupa e si preoccupa. Se avessimo promosso queste iniziative, non avremmo aumentato le tasse.
Le tasse si possono anche evitare. Abbiamo, ad esempio, il patrimonio demaniale e regionale. Esiste una legge del 2003, che riguarda il “Parco dei tratturi”, in cui si intravede
l’istituzione, in linea teorica, di un parco che
consegni alla storia il tracciato dei tratturi,
dall’Abruzzo a Santa Maria di Leuca. Alcuni
tratturi, però, sono invasi dalle costruzioni e la
legge prevede che, una volta istituito il Parco,
quei terreni si possano vendere.
Dicevo stamattina all’assessore Minervini
che ci sono 1.500 ettari di terreni dell’Opera
Nazionale Combattenti (ONC), che detiene
quei terreni dagli anni ’60. Vi è disparità di
trattamento fra coloro che hanno avuto i beni
dagli enti di sviluppo e che hanno avuto
l’assegnazione nel 1974, i quali pagano il
prezzo di mercato di quel tempo, mentre
oggi l’ONC, dopo avere preceduto gli enti
di sviluppo, può vendere questi terreni al
prezzo di mercato attuale, salvo la diminuzione del 30%.
Nella Foresta umbra abbiamo caserme abbandonate, che potrebbero essere utilizzate in
un’ipotesi di turismo mare/monti, organizzando trenini elettrici che dalla Foresta umbra
portino la gente fino a Vieste; abbiamo la colonia Postiglione e altri beni notevolissimi, dai
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RESOCONTO STENOGRAFICO
quali e intorno ai quali potremmo ricavare
molti soldi.
Sono stati dati in comodato al comune di
Foggia cinque ettari di tratturo. Dico soltanto
– dal momento che ero funzionario dirigente
del demanio e patrimonio – che per 1.400 metri di tratturo, nel 2002, la regione Puglia, grazie a noi, ha incassato 1.500 milioni di lire.
Questa Giunta, invece, ha regalato, per un
piano di sviluppo urbanistico a Foggia, cinque
ettari di tratturo senza prendere un soldo.
Grazie a quei cinque ettari, un imprenditore
privato, ovviamente con l’edilizia convenzionata, costruisce 850 appartamenti.
Abbiamo l’opportunità di ricavare risorse,
ma dobbiamo essere più attenti.
Vengo a parlare dell’avvocatura dello Stato
e di quella regionale: una battaglia per la quale
il Presidente Vendola si è speso in prima persona. Gli diamo atto di avere intrapreso una
battaglia che sembrava dovesse porre termine
agli incarichi esterni.
Ho fatto un’interrogazione in ordine a questo problema, perché la coordinatrice
dell’avvocatura dello Stato sta creando uno
stato di confusione e di grande mortificazione
di professionalità che, da vent’anni a questa
parte, hanno esercitato il mandato di avvocati
per conto della Regione.
Quanti soldi abbiamo speso per pagare parcelle e indennità! Quanti soldi abbiamo speso
per la formazione professionale, per aver abolito e ignorato i centri provinciali, i famosi
ATVC, che facevano le ispezioni per i rendiconti dei costi professionali.
L’assessore Marco Barbieri ha dato 1,5 milioni di euro, dichiarando che io sono un fantasioso quando faccio le interrogazioni, avendo
scambiato il suo settore per quello di un certo
dottor Celi. Io non sogno, anzi sto con gli occhi ben aperti e vigilo, perché la regione Puglia
deve essere tutelata da tutti.Non possiamo affidare somme alla Film Puglia e, attraverso di
essa, fare clientela, dal momento che le selezioni e le assunzioni avvengono con la comu-
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nicazione di nomi a chi di competenza. Non
nascondiamoci dietro un dito, dobbiamo essere seri fino in fondo: se vogliamo praticare la
trasparenza, questa va perseguita con impegni
seri, con gli avvisi pubblici e non con le manovre di bottega.
La Regione Puglia poteva evitare le tasse e
io sono dell’avviso che il debito non si limita a
230-240 milioni, prima di tutto perché la
somma si riferisce al terzo trimestre e dobbiamo ancora verificare, in quest’ultimo trimestre, quanti altri debiti le aziende sanitarie hanno accumulato. Lo potremo sapere solo ad aprile. Non nascondiamo, poi, le centinaia di
fatture che sono abbandonate – non protocollate – negli scatoloni delle vecchie aziende sanitarie. Qui, la responsabilità non si può addebitare ai direttori generali. Io non temo di essere smentito, nel momento in cui mi assumo
la responsabilità di affermare che ho conosciuto due direttori generali. Il primo è quello di
Taranto: mi sembra una persona corretta e onesta, che sta tentando di risanare il disastro
della sanità consumata anche dal centrodestra
(nella vita bisogna essere seri fino in fondo).
Sto poi conoscendo il direttore sanitario di
Foggia, il quale è aggredito da tutti i consiglieri di maggioranza perché deve compiere alcuni
atti. Parlo del dottor Troiano, che sta dalla
mattina alla sera al suo posto di lavoro e, a differenza di quello di Lecce, si sposta per servizio sulla sua piccola Libra personale.
Dico queste cose con estrema onestà e serietà, ma non posso – di fronte a questa trasparenza comportamentale – assistere alla collaborazione di un direttore amministrativo che,
prima di decidere e dare risposte, deve sentirsi
con un consigliere regionale della maggioranza e che blocca le attività all’interno di
quella azienda.
Parlando seriamente della salute della gente, vi voglio descrivere il percorso di un povero cittadino che ha bisogno della sanità. Porto
l’esempio dell’ospedale che chiamo “mio”,
giacchè per nove anni ho fatto il presidente
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dell’ASL e sono orgoglioso di aver operato
nella sanità. Al pronto soccorso di un ospedale
di eccellenza che ha un bacino di utenza del
subappennino-nord, del Gargano e della Piana
nord, vi sono tre medici: il primario e due assistenti. Si assiste a scene da Terzo Mondo, con
pazienti che rimangono sulla barella per ore
perché manca il personale sanitario, mentre
abbiamo personale sanitario che sta nei poliambulatori o ospedali di comunità. Si tratta
di strutture che non servono: le case della
salute e gli ospedali di comunità sono soltanto
strumenti per l’arricchimento di medici furbi.
È vero che la sanità non funziona, ma la responsabilità non è soltanto politica, bensì anche degli operatori, di coloro che sono transumati, sono passati dal centrodestra al centrosinistra, si sono candidati nel Partito Democratico e hanno avuto primariati, pur non avendo le capacità. Si parla di mobilità che va
all’esterno, ma Cerignola non può avere il
primario di chirurgia, perché vi sono in lotta
due fazioni della maggioranza e la gente,
quando non trova rispondenza nel proprio ospedale, va via dalla provincia di Foggia e dalla regione Puglia.
Presidente, mi deve dare atto che l’ipotesi
che ho fatto è rispondente pienamente alla verità. Mi sforzo di dire la verità e di portare un
contributo onesto.
A San Severo abbiamo un concorso a pediatria. Il direttore ha bandito il concorso e la
commissione non può andare avanti perché c’è
qualche consigliere di maggioranza che protegge l’attuale incaricato primario. Quest’ ultimo, da oltre otto mesi, dirige il reparto contro la legge (in quanto, al massimo, potrebbe
gestirlo per sei mesi). Si rileva una diminuzione di ricoveri e un allungamento della lista
d’attesa, ma questo primario, che aveva un
ecografo con il quale sottoponeva a ecografia
tutti i bambini, percepiva, oltre allo stipendio,
tremila euro al mese. Si tratta di fatti documentati. Verifichiamo il problema delle file che
ci sono all’interno dei CUP (Centro unico pre-
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notazioni sanitarie). Oggi, per fare una mammografia o un’endoscopia, bisogna aspettare
quattro o cinque mesi, salvo che il cittadino
vada dal medico perché ha bisogno, e il medico si fa pagare per una visita immediata, in ospedale.
Abbiamo uno strumento, il plus orario (o
compartecipazione), ma quanta gente lavora
negli ospedali in ore contrastanti con l’orario
di lavoro, mentre non c’è un solo medico che
rilasci fattura! Sono stato a Torino, per questioni familiari, dal Prof. Salizzoni. Ebbene, a
prescindere dal fatto che già dieci giorni prima
conoscevo l’ora in cui il professore avrebbe
visitato i miei fratelli, cinque minuti prima
dell’orario stabilito il professore mi ha convocato, ha visitato i miei fratelli e ha detto di recarsi a pagare, di farsi rilasciare la ricevuta e di
portargliela a far vedere.
Negli ospedali di Puglia questo discorso
non vale. Il plus orario si esercita, ma non si
paga alle ASL perché l’80% va finire nelle tasche del professionista e il 20% va a finire nelle casse regionali. Se vogliamo limitare
l’ospedalizzazione, dobbiamo andare verso il
day hospital, che è la migliore medicina possibile per limitare la degenza in ospedale. Nella
provincia di Foggia – mi dispiace che non sia
presente il collega Cera, che protegge i tecnici
di laboratorio e i radiologi dell’ospedale che
sto per citare – abbiamo la reperibilità per i
medici che fanno il turno in radiologia e per i
tecnici di laboratorio, mentre all’ospedale di
San Marco in Lamis ci sono ben sei tecnici di
laboratorio che non vogliono venire a San Severo, senza rendersi conto che San Marco in
Lamis si trova tra San Giovanni Rotondo e
San Severo. Il campanile non qualifica la sanità, bensì la uccide.
Occorre individuare le situazioni di sperpero: da noi vi sono anestesisti che prestano servizio in rianimazione, la notte, percependo 800
euro a notte. È un fatto scandaloso. Tutto
questo dobbiamo dire al Professor Fiore, al
quale va la mia stima come professionista, che
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non può conoscere la frontiera e la quotidianità. I suoi amici e colleghi di università non conoscono la realtà della povera gente bistrattata, maltrattata e non curata. Il dottor Troiano
aveva mandato a Cerignola, dove c’è un radiologo che non vuole lavorare, i radiologi di San
Severo. Costui li ha cacciati e non abbiamo risolto niente. La gente che aveva bisogno della
radiografia è andata via. Abbiamo ortopedici
che vorrebbero andare sul territorio e non riescono ad andare. Vi sono unità coronariche,
come quelle di Manfredonia, che abbiamo soltanto inaugurato, ma che non funzionano. Abbiamo bisogno di strutture che lavorano!
Voglio aggiungere due ulteriori argomenti.
Il primo riguarda lo scandalo della deliberazione del 20 nobembre, n. 3690, fatta dal subcommissario dell’ASL di Foggia. Con una
lettera del 17 gennaio, non protocollata, viene
recapitata la diffida a un operaio interno che
eseguiva la manutenzione agli apparecchi elettromedicali di radiologia. Si diffida l’operaio
interno a non fare più quel lavoro e si fa una
deliberazione di liquidazione, con decorrenza
dal primo gennaio fino al 31 dicembre, pagando un arretrato di 6 mila 150 euro al mese.
Appena avvertito, il Commissario straordinario ha immediatamente revocato la
deliberazione.
Il secondo argomento riguarda un appalto
per il trasporto delle medicine, per il quale si
doveva pagare 27 mila euro al mese. Questo
mese, la ditta ha riscosso 100 mila euro e ha
impiegato, per portare medicine da San Severo a Torremaggiore (cioè quattro chilometri e
mezzo), quattro ore. Razionalizzando la spesa,
andando a verificare le situazioni cancrenose
che preesistevano e che esistono – non è colpa
del collega Tedesco, nè di alcun altro – dobbiamo cominciare a mettere negli enti gente
onesta, non i saltimbanchi che stavano bene
con il centrodestra e meglio con il centrosinistra. Lo avete fatto anche voi, con i concorsi.
Caro Presidente, lei ha gli occhi di un bambino
che guarda il mondo ancora con ingenuità, ma
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alle sue spalle avvengono fatti macroscopici
che dobbiamo denunciare con tutta la nostra
forza. Abbiamo bisogno di qualità, di gente
che si impegna, che ama la passione, la vita, la
professione, il malato, perché il sofferente non
può subire l’ulteriore mortificazione della burocrazia, anzi, della lentocrazia italiana.
Mi accaloro perché la salute è un bene primario, il bene prezioso per antonomasia. Mi
arrabbio nel momento in cui mi accorgo che si
svolgono giochi di parte. La gente ha bisogno
di risposte, di sentire il calore della politica e
non deve avvertire un distacco dalle forze
politiche.
Vengo al tema dell’ambiente e dei trasporti.
Voglio informare gli assessori Losappio e
Loizzo che oggi, al Lido del Sole, stanno per
realizzare l’isola ecologica in cui verranno
conferite le ecoballe dei comuni del Gargano.
Queste, attraverso la Garganica, dovranno essere trasferite a Sannicandro Garganico da dove, previo un ulterore convogliamento di ecoballe, avverrà il trasferimento a Manfredonia.
Vi è tutta una situazione oscura ed opaca che
va chiarita.
Va chiarito anche perché la VIA e
l’autorizzazione ai pali eolici debbano ancora
essere concessi dalla Regione Puglia, dal momento che avevamo approvato una legge di
delega alla Provincia.
Mi chiedo che fine faranno i comuni che
fanno i PF, se rimarranno senza strutture. Mi
domando che decentramento sia mai questo e
se, per caso, non vogliamo invece mantenere il
potere, per poterlo gestire. È l’ora della chiarezza, poiché la gente ci apprezza non solo per
quello che diciamo, ma anche per quello che
facciamo. La nostra vita e la nostra attività politica devono avere un solo indirizzo, un solo
sentimento e una sola passione: andare incontro ai bisogni veri della povera gente, che nella
nostra regione è numerosa.
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
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PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Tagliente. Ne ha facoltà.
TAGLIENTE. Signor presidente e colleghi
consiglieri, mi sforzerò di non ripetere le cose
che, in maniera molto opportuna e con cognizione di causa, hanno esposto nella giornata di
ieri i colleghi Palese e Baldassarre, altri colleghi dell’opposizione e – per la verità – anche
alcuni colleghi di maggioranza, che avevano,
in qualche modo, criticato le conseguenze che
la legge di bilancio che stiamo esaminando poteva avere sui cittadini pugliesi.
Credo che abbia ragione il collega Maniglio
quando, nel suo intervento, ha rappresentato
queste giornate di Consiglio regionale come il
vero snodo della legislatura. Così egli ha detto
e io sono della stessa opinione, ma in termini
diversi rispetto a quelli da lui rappresentati.
Le giornate che stiamo vivendo rappresentano uno snodo della legislatura, ma in negativo.
Al disastro delle imposizioni fiscali di Romano Prodi si aggiunge, in queste giornate, il
disastro delle imposizioni fiscali di Nicola
Vendola e della sua maggioranza. Questo è lo
snodo vero della presente legislatura. Ho partecipato con molta attenzione – anche se mi
ero riservato di intervenire in Aula esprimendo
solo parere contrario – ai lavori della mia
Commissione, la VI, durante i quali avevamo
esaminato il disegno di legge composto da 20
articoli. Ebbene, in Aula è arrivato un disegno
di legge composto da 53 articoli e non so,
quando completeremo l’esame dell’articolato,
se questi 53 articoli rimarranno tali, o se questa legge di bilancio sarà ulteriormente amplificata. Come accade ormai comunemente, per
un malvezzo, il bilancio si occupa di tutto e non
bastano le similitudini con la legge di bilancio nazionale sulla quale, per la verità, anche il Presidente della Repubblica Napolitano ha espresso
fortissime critiche, in riferimento ai maxiemendamenti composti da migliaia di commi.
Continuiamo a ragionare in questi termini,
mentre, probabilmente, bisogna in qualche
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modo regolamentare questo evento. Ritengo
che l’Ufficio di Presidenza debba sobbarcarsi
l’onere di valutare e verificare se è possibile che
le leggi di bilancio si possano comporre soltanto
degli elementi essenziali all’approvazione del bilancio stesso.
Diversamente, discuteremo di tutto e, soprattutto, di una serie di possibilità, opinioni,
questioni e articoli – che abbiamo esaminato in
queste giornate e che continueremo ad analizzare nelle giornate successive – per poi approvare esclusivamente, o quasi, norme che riguardano le politiche della salute. È pur vero
che queste ultime rappresentano l’80 percento
del bilancio regionale, ma – per fortuna – come ha fatto rilevare qualche altro collega, esiste tutta una serie di segmenti dell’attività regionale, meritevole di qualche approfondimento e attenzione.
Nutro una grave preoccupazione rispetto ai
fatti denunciati nella giornata di ieri dal collega
Ruocco, che, sostanzialmente, ha affermato
che la sola ASL di Foggia, secondo le notizie
in suo possesso, mette insieme oltre 100 milioni di disavanzo. Dal momento che sono a
conoscenza che, orientativamente, il disavanzo
dell’ASL della mia provincia oscilla tra 90 e
100 milioni di euro, mi chiedo, signor assessore, come sia possibile determinare lo splafonamento rispetto al fondo sanitario, chiudendolo a 210-230 milioni di euro.
A questi dati vanno aggiunte le notizie sulle
situazioni consolidate delle altre ASL – che
conosco non in termini specifici, bensì per
quello che leggiamo – nonché gli istituti di ricerca, Castellana, San Giovanni Rotondo, Acquaviva, con un progetto di finanza che si vorrebbe replicare anche a Taranto e che porta
sostanzialmente a compimento una operazione
di indebitamento che fa aumentare annualmente, sempre di più, i disavanzi.
Voglio raccontare l’esperienza che ho fatto
quando sono stato eletto consigliere regionale,
nella mia prima legislatura, poiché la mia preoccupazione è che essa – seppure in misura
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diversa – possa ripetersi anche in questa legislatura. Sono dunque arrivato in questo Consiglio regionale nel 1990 e, alla prima valutazione della Giunta regionale, si parlava di un
avanzo di amministrazione degli esercizi precedenti valutato intorno ai 400 miliardi di lire
dell’epoca. In seguito, abbiamo scoperto che
la situazione presentava in realtà migliaia di
miliardi di lire di disavanzo, determinato negli
anni precedenti da un “partito della spesa” – al
quale, in quel Consiglio regionale, erano tutti
iscritti – attraverso l’utilizzazione di leggi
sportello sulle calamità naturali e sulle passività pregresse del mondo dell’agricoltura, di cui
i colleghi Tedesco, Godelli e Tarquinio si ricorderanno.
Abbiamo inoltre scoperto risorse pluriennali
inserite in un unico esercizio, senza copertura
delle rate di mutuo per gli anni a venire. Cito
ancora l’edilizia residenziale (anche se è pur
vero che abbiamo costruito 30 mila alloggi), la
legge sui lavori pubblici, le cooperative, il credito agrario. Insomma, quando siamo arrivati
nel 1990 abbiamo trovato la situazione che vi
ho descritto, oltre agli splafonamenti della sanità, che erano già una costante.
La sanità, tuttavia, allora aveva risorse per
6 mila miliardi, a fronte dei 12 mila di oggi e
per la verità il servizio, forse, non era molto
peggiore di quello odierno. Abbiamo dovuto
fare tutta una serie di operazioni, anche contabili, attraverso le quali abbiamo determinato
quello che il collega Palese chiama “l’entità del
dissesto”. Questa operazione fu conclusa –
all’approvazione dell’esercizio 1994, con
l’ottimo Presidente Savino – da una relazione
dell’assessore al bilancio, Pugliese, altrettanto
severa di quella resa ieri dall’assessore Saponaro. All’epoca non avevamo le risorse provenienti dai ministeri, in quanto era in carica il
Governo Amato-Ciampi, con tutta la vicenda
relativa alla finanziaria “lacrime e sangue” da
90 mila miliardi.
La situazione impediva l’arrivo di tutte le
risorse che oggi invece affluiscono, permet-
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tendo la realizzazione, in questi due anni, di
quelle opere di cui una serie di consiglieri di
maggioranza si sono dichiarati soddisfatti. I
fondi strutturali erano alla prima esperienza e
conseguentemente noi eravamo in ritardo anche su questi. La ciliegina sulla torta di quel
periodo furono gli avvisi di garanzia alle giunte, i cui assessori, compreso chi vi parla, furono assolti in sede di istruttoria, ma i cui presidenti e assessori al bilancio hanno dovuto fare
i processi e qualcuno è stato anche condannato.
Dico ciò non tanto per creare un sospetto
che una cosa simile possa nuovamente accadere, quanto per affermare che su questi argomenti, cioè sulla certezza dei disavanzi e degli
eventuali avanzi in sede di assestamento, dobbiamo essere rigorosi, poiché il pericolo incombe non appena si cominciano a tralasciare i
controlli e i monitoraggi di cui abbiamo parlato lungamente.
Trascurando per un momento la sanità, la
verifica sul bilancio autonomo presentato in
Commissione prevede, per l’anno 2008, una
decurtazione di 5 milioni di euro sui servizi
sociali, di 5 milioni di euro sulla programmazione, di 4 milioni di euro sulle foreste, di 2
milioni di euro sulle attività culturali, di 6 milioni di euro sul diritto allo studio, di 7 milioni
di euro sull’università e ricerca, di un milione
di euro sui beni culturali, di 1,5 milioni di euro
sul turismo. Sostanzialmente, si opera una decurtazione del bilancio autonomo di 81 miliardi di euro.
Sotto l’aspetto tecnico, credo abbia ragione
il collega Palese, quando dice che si tratta degli 81 miliardi che erano stati dichiarati avanzi
di amministrazione e che non sono stati utilizzati, quasi che fossero parte del bilancio autonomo. Mi sembra di essere tornato al 1993,
quando venivamo in Aula e, ad ogni approvazione di bilancio, i segmenti delle attività che
si sviluppano con il bilancio autonomo diventavano ogni anno sempre più ridotti, con
l’aggravante di non avere risorse dallo Stato
per poter in qualche modo bilanciare le esi-
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genze e le necessità dei cittadini pugliesi. Io
ricordo che non avevamo la carta e le penne,
che non si potevano utilizzare le automobili.
Ricordo tutto questo e nella presente sessione
di bilancio nutro la stessa preoccupazione.
Senza esagerare, si può però dire che si è cominciato a tagliare.
La cosa strana, signor assessore, è che nella
VI Commissione – credo anche in tutte le altre
– a queste obiezioni è stato risposto che i tagli
in tutti i settori sarebbero stati integrati
all’assestamento di bilancio. Chiedo allora
all’assessore e al Presidente se essi siano sicuri
che, all’atto dell’assestamento, ci saranno avanzi di amministrazione.
La seconda domanda, rispondere alla quale
è forse ancora più difficile, è se essi siano sicuri che ci sarà un avanzo di amministrazione
utilizzabile per integrare i capitoli dei settori
del bilancio autonomo o se piuttosto essi non
saranno costretti a utilizzare quell’avanzo di
amministrazione – non so se sarà sufficiente –
per coprire gli ulteriori disavanzi della sanità.
Si tratta di risposte importanti, che il Consiglio regionale e l’opposizione attendono per
capire se riusciremo a integrare, con le risorse
degli eventuali avanzi di amministrazione, i
segmenti dell’attività ordinaria, ovvero se non
saremo costretti – qui vi riporto al 1993 – a
rivedere ogni anno la situazione dei tagli che
è stata rappresentata in questo esercizio
finanziario.
Ci è stato detto che si può attingere alle risorse del FAS (Fondo aree sottoutilizzate),
che però sono ridotte. Esistono anche le risorse del CIPE (Comitato interministeriale per la
programmazione economica), sulle quali questa maggioranza e questa Giunta si sono caratterizzate per avere fatto promesse nella mia
città, che non so fino a che punto potranno essere mantenute. La rimodulazione delle delibere CIPE prevedeva un recupero di 25 milioni
di euro per la bonifica del Mar Piccolo e 49,6
milioni di euro per interventi di recupero dei
disastri ambientali della città. Questo, per la
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verità, i vostri referenti provinciali hanno raccontato alla città. Attendiamo di vedere se,
con la rimodulazione del CIPE, riusciremo ad
ottenere per Taranto questi piccoli segnali, che
fanno giustizia di revoche e tagli che sono stati
compiuti nel recentissimo passato.
Sussiste poi la questione relativa ai fondi
POR, cioè ai fondi strutturali prossimi a venire. Dice il collega Palese che avete messo in
bilancio 10 milioni di euro. Quando sapete di
dover coprire il 15 percento delle risorse che
andremo ad ottenere dall’Unione Europea, mi
domando dove sia la quota di cofinanziamento.
Mi dispiace che non sia presente l’assessore
allo sviluppo economico.
Chiedo inoltre a che punto sia la rendicontazione dei fondi di strutturali 2000-2006, e se
risponda al vero la notizia che perderemo una
parte delle risorse. Chiedo se sia vero che
stiamo lavorando alacremente per far fronte
alla rendicontazione attraverso le leggi-sponda
e progetti coerenti, che non sappiamo se la
Commissione europea, poi, approverà.
Sono tutte domande che devono essere poste e che attendono risposte. Se oggi ci si dice
che tutto è a posto, provvederemo a verificare
l’attendibilità di tale risposta, ma a questo riguardo è necessaria comunque una presa di
posizione chiara da parte del Governo
regionale.
Voglio brevemente rispondere, anche se è
assente, al collega Frisullo, che ha fornito dati
relativi alla crescita del PIL e all’occupazione.
Egli sa bene, occupandosi di sviluppo, che si
tratta di effetti riconducibili a scelte precedenti, che poi nel tempo si maturano. Non si fa
oggi un finanziamento per ottenere domani un
risultato. Credo che sia a conoscenza di tutti
che i meriti per quanto realizzato nel distretto
dell’avionica non sono da attribuire né
all’assessore Frisullo, né a questa maggioranza, bensì alla battaglia fatta dal precedente
Governo regionale, con la campagna relativa
all’atterraggio di ALENIA a Grottaglie (contro il parere dei sindacati).
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Per quanto riguarda la sanità, non ripeterò
le cose dette dai colleghi, ma credo necessario
che l’assessore debba essere presente per consentirci di raccontare alcuni fatti, sui quali credo che l’assessore stesso debba rispondere o,
comunque, tentare di raccogliere notizie.
Il dibattito, come ho detto prima, mi è sembrato monotematico, come se riguardasse solo
le politiche della salute. Di questo, in buona
sostanza, si è trattato. Il collega Palese ha esposto i dati tecnici, è seguita la replica
dell’assessore Tedesco, che non mi ha convinto molto.
Nelle dichiarazioni di voto, sarà ancora compito del collega Palese – che dell’argomento è
maestro – farci capire meglio quali siano i dati
reali.
Per quanto riguarda il 2005 io rilevo, al di
là del dato dei 300 milioni di euro citati dal
collega Tedesco, che questa maggioranza si è
insediata ad aprile di quello stesso anno. Conseguentemente, almeno una parte di quel disavanzo potrebbe ricadere sull’attuale maggioranza, anche tenuto conto che – conoscendo le
debolezze degli uomini – mi risulta che i direttori generali, sanitari e amministrativi, nella
speranza vana (e un po’sciocca) di essere confermati, avevano aperto i cordoni della borsa a
chiunque andasse, della nuova maggioranza, a
chiedere qualcosa.
Dobbiamo risanare i conti. Abbiamo fatto
negli esercizi precedenti una serie di proposte
per il controllo e il monitoraggio – che sono
state sempre e costantemente respinte – e si è
verificato quello che mi aspettavo, cioè
“l’assalto alla diligenza”, talvolta da parte degli stessi protagonisti che avevano fatto altrettanto durante il Governo del centrodestra. I
nomi sono sotto gli occhi di tutti ed è possibile
verificarli.
Venendo al punto del monitoraggio e controllo della spesa, il collega Maniglio propone di esternalizzare anche questa necessaria attività,
mentre a me pare che abbiamo gli strumenti e le
condizioni per creare un monitoraggio interno.
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Del resto, avevamo approvato una norma con
la quale si obbligavano le ASL a mettere in rete
le deliberazioni che assumevano. L’avevamo già
approvata nel mese di agosto, ma non abbiamo
notizie di deliberazioni immesse in rete, ad esempio, dalle ASL della mia provincia.
Sempre nella mia provincia – ma ritengo sia
una situazione generalizzata – le ASL hanno
spartito tutto in funzione dei partiti politici
dell’attuale maggioranza. Faccio l’esempio del
nucleo di valutazione di Taranto: attualmente
è spartito fra tutti i partiti di maggioranza, e
tutti i membri – dal presidente del nucleo di
valutazione fino all’ultimo componente – sono, in realtà, uomini politici appartenenti a
quei partiti. Uno per partito.
Se poi dobbiamo ridurre le consulenze, allora io fornisco un’informazione che credo
debba far riflettere l’assessore. A Taranto è
stata stipulata una consulenza di sei mesi
dall’ARES (Agenzia regionale sanitaria), con
una spesa di 50 mila euro per 12 ore al mese.
Si danno 3.600 euro a un funzionario e 2.400
euro a un assistente amministrativo, come se a
Taranto non esistessero assistenti amministrativi già appartenenti alla stessa ARES. Lascio
giudicare al Consiglio se questi sono dati che
possono essere sopportati, così come quelli
secondo cui si assegnano consulenze, anche
estranee, a capitani della Guardia di Finanza a
cui si conferisce il mandato di direttore amministrativo e che costano 5 mila euro al mese, pur
non avendo essi i titoli per poter fare i direttori
amministrativi e i dirigenti di unità complessa.
Credo che gli atteggiamenti collusivi, denunziati dal collega Frisullo, probabilmente
c’erano prima e continuano ad esserci ora, tenuto conto che a Taranto molti degli incarichi
legali vengono affidati a segretari di partiti della maggioranza.
Per ultimo, abbiamo bisogno di rimodulare
la normativa dei concorsi. Quanto è stato denunziato dal direttore del dipartimento oncologico della Liguria, credo avvenga in misura
molto maggiore in Puglia. I concorsi per pri-
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mario vengono espletati sulla base di attività di
copertura e protezione politica.
In conclusione, le mie preoccupazioni derivano dalla constatazione che in questa legge di
bilancio mi sembra manchi una strategia complessiva, in grado di portarci fuori dalla situazione di indebitamento che stiamo vivendo.
In essa non esiste, secondo me, una prospettiva certa per ridurre l’indebitamento ed
evitare il ritorno alle imposizioni fiscali anche
per gli anni a venire. Le tasse non risolveranno
i problemi e causeranno, invece, un danno ulteriore ai cittadini pugliesi e meridionali che,
tenendo conto di quello che è avvenuto nella
finanziaria con i tagli agli interventi nel mezzogiorno, già sono oberati dai danni provocati
quotidianamente dal Governo Prodi.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la consigliera Giuseppina Marmo. Ne ha facoltà.
MARMO Giuseppina. Signor Presidente e
colleghi consiglieri, il mio intervento non è
frutto di ritagli di giornali, bensì di una meditazione e di un impegno politico serio come
consigliere regionale. Approvare la legge sulla
formazione di un bilancio che contiene un sia
pur lieve aumento dell’imposizione fiscale,
rappresenta una decisione sofferta. La serietà e
la correttezza di amministratori responsabili,
tuttavia, ci impone il varo del provvedimento.
Non siamo degli estortori o, come scriveva
Svetonio in Vita dei Cesari, non intendiamo
“scorticare le nostre pecore”. Il filo conduttore
sotteso al presente disegno di legge, infatti, è il
bene comune e mira, a fronte di aumentati introiti, a erogare servizi migliori e di eccellenza
nonché a fronteggiare un bubbone che viene
da lontano.
Non possiamo fare come le tre scimmiette:
“Non vedo, non sento, non parlo”. Come
nell’esemplare pagina del Vangelo in cui è
tratteggiata la figura dell’esattore Zaccheo,
per ruolo istituzionale noi siamo chiamati a
chiedere, ma siamo anche obbligati, per lo
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stesso ruolo, a rendere il quadruplo. So che il
Presidente Vendola è d’accordo su questo e
infatti ci confortano e rendono sereni i propositi di quest’ultimo, che si è detto pronto ad
assumersi personalmente l’impegno di verificare l’andamento delle spese, per evitare un’altra
dolorosa manovra finanziaria non positiva.
Ho bisogno di dire chiaramente – perché
dobbiamo dirci la verità – che, grazie alla presidenza Vendola, anche in Europa l’immagine
della nostra Italia è molto apprezzata e amata,
checché se ne dica. Abbiamo recuperato un
ruolo e un’immagine non solo in Italia, ma anche in Europa e oltre. Al Consiglio è demandata una funzione di controllo, affinché sia attivata una serie di nuovi servizi, siano evitati
sprechi ed eliminate perdite, si eserciti un continuo monitoraggio degli obiettivi, le risorse
siano destinate effettivamente ad elevare la
qualità della spesa. Ciò, tuttavia, può essere
fatto se ciascuno di noi si depura dai propri
desiderata. Questo è il punto.
Credo che gli ultimi esercizi finanziari, pur
tra mille difficoltà, abbiano hanno raggiunto
l’effetto sperato, se è vero – come è vero –
che la qualità della vita nella nostra regione
migliora. Testimonianza ne sia la classifica stilata da Il Sole 24 Ore, e pubblicata recentemente sulla stampa. Apprezzo quando qualcuno colleziona ritagli, ma rilevo una certa mania
di cogliere sempre gli aspetti negativi. Prendiamo anche la positività che si può cogliere
sulla stampa.
Le maggiori risorse sono assorbite, come
tanti di noi hanno ripetuto, dal servizio sanitario regionale che, indubbiamente, ha ancora
bisogno di tempo per riassettarsi, dopo i primi
provvedimenti necessari che sono stati assunti.
Tra l’altro, il consigliere Damone è stato
molto chiaro. Ha detto la verità. Ebbene, siccome ogni consigliere, nel proprio intervento,
ha detto una verità, è opportuno che la Giunta
e tutti noi consiglieri possiamo verificare i
punti di debolezza, rafforzando i quali si può
sostenere il conseguimento di quel patto al
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RESOCONTO STENOGRAFICO
quale, negli ultimi tempi, il Presidente Vendola
ha fatto riferimento.
“Datemi una mano”, non significa perdere
la propria identità politica, bensì aggredire insieme quei bubboni, quei tumori che sconfiggere da soli, anche cambiando maggioranza, è
impossibile.
Il nostro dovere è capire, tutti insieme, le
cause che hanno fatto lievitare le spese nel settore sanitario, acquisirne consapevolezza, fornire soluzioni e non fare demagogia.
Siamo tutti chiamati al nostro più pieno
senso di responsabilità, a mettere in comune la
nostra esperienza e le nostre più proficue idee,
per mutare, in segno positivo, ciò che è di segno negativo. Dobbiamo moltiplicare i modelli
sicuri, seri, affidabili, cioè le good practices di
cui si è molto parlato.
Tali buone pratiche dobbiamo trasferirle
nella realtà. Occorre fare in modo che ogni parola che diciamo abbia una conseguenza, altrimenti non serve.
Per esempio, l’accorpamento delle ASL –
di per sé assolutamente positivo – ha messo in
evidenza una disparità di trattamento economico tra dipendenti con stessi incarichi, qualifiche, funzioni e stessa anzianità di servizio
che, prima della riforma, lavorando in ASL diverse, percepivano stipendi diversi. Per di più,
si trovavano nel rispetto della legge solo quelli
che guadagnavano di meno!
È difficile accorpare, unire, ma noi dobbiamo tendere all’unità, non alle divisioni.
L’accorpamento serve anche a capire, nel
magma della sanità, tutto ciò che in maniera
incontrollata ciascuno si attribuisce.
Occorre ridurre maggiormente la mobilità
passiva, proprio nell’ambito della sanità, per
contenere i costi e per fornire servizi migliori.
Cari colleghi, è notizia di qualche giorno fa,
apparsa sulla stampa, che un giovanissimo ricercatore andriese, Antonio Porro, biologo, ha
contribuito a scoprire, insieme ai suoi colleghi
dell’Università di Bologna, il meccanismo finora sconosciuto dello sviluppo di due perico-
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losissimi tumori. Le sperimentazioni eseguite
gettano una luce di grande speranza per la cura di tali tumori. Ebbene, questo nostro conterraneo ha ricevuto l’invito dall’ISREC
(Swiss Institute for Experimental Cancer Research) di Losanna, in Svizzera, per continuare
le ricerche con mezzi adeguati.
Non dobbiamo lasciarci sfuggire occasioni
come queste per elevare la qualità della nostra
sanità. Oltre a questo biologo, ci sono molti
primari in giro per l’Italia che dobbiamo riportare nella nostra Puglia. Su questo argomento
faccio riferimento a ciò che dice sempre il Presidente Vendola: non conta la patente politica,
o la tessera partitica.
In questo, a cominciare dai membri della
maggioranza, fino all’ultimo membro
dell’opposizione, dobbiamo compiere un
salto di qualità, altrimenti non si va da nessuna parte. Non possiamo fare i moralisti qui
dentro, per poi, fuori, presentare la lista della
spesa. Lo ripeto: queste sono occasioni che
non dobbiamo farci sfuggire.
Le variazioni di bilancio a favore del servizio sanitario regionale mirano, quindi, al miglioramento di molte situazioni, per cui non vi
è alcun motivo per opporsi.
Non dobbiamo fuggire. Le emergenze non
vanno affrontate certamente a sirene spiegate,
bensì con l’autorevolezza, il contegno,
l’impegno e la riflessione che, con onestà intellettuale e alto senso morale, ognuno di noi è
invitato ad accordare.
Questo bilancio, inoltre, ha indubbiamente
effetti positivi sulla rimozione delle cause del
precariato: una questione di grande interesse
sociale, che non può essere oggetto di distinguo politico. Il futuro di serenità che perviene
alle famiglie in conseguenza della stabilizzazione dei posti di lavoro, è fondamentale per
continuare sulle direttrici della crescita e dello
sviluppo.
Se io sto bene, non posso non guardare e non
“farmi prossimo” di chi bene non sta: non c’entra
l’appartenenza alla destra o alla sinistra.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Serve tuttavia un impegno, alla ripresa dei
nostri lavori dopo le prossime festività natalizie, di una legge che armonizzi ancor di più
tutte le situazioni di precariato.
Mi avvio alla conclusione, perché non voglio oltrepassare il tempo stabilito. Rimango
nella norma, perché è giusto che il regolamento sia rispettato seriamente da tutti. Siamo noi
stessi ad abilitare quanti non si attengono alla
legge, se non diamo loro il buon esempio.
Il bilancio, dunque, contiene norme interessanti, che rispondono ad esigenze oggettive
della nostra Regione. Cito ad esempio le norme sull’edilizia residenziale pubblica, sulla
mobilità dei lavoratori, sull’assegnazione delle
sedi delle farmacie, sulla liquidazione di Finpuglia per realizzare altre opere, meno costose
e più interessanti.
La proposta di legge che discutiamo impone certamente sacrifici, ma allo stesso tempo
getta le basi per un rilancio sociale, civile ed
economico della Puglia, tenendo alti i valori
della solidarietà e del diritto.
Voglio, tuttavia, avanzare tre richieste. La
prima è rivolta al Presidente Vendola: dobbiamo affrontare il problema della sede, poiché
quella in cui ci troviamo non va più bene.
Questa sede rappresenta un costo molto alto
della politica; non soddisfa ai tre requisiti fondamentali di economia, efficienza ed efficacia;
in più, questa sede rischia di farci ammalare.
In secondo luogo chiedo al Presidente Pepe
di istituire un ufficio legislativo, perché non
possiamo rimanere orfani di un organo che
ci deve aiutare anche nella stesura degli emendamenti.
Infine, chiedo a tutti i colleghi un maggiore
rispetto e ascolto reciproco. So di avere colleghi che vengono da tre, quattro o due amministrazioni e che, magari, possono darmi
dell’ingenua. Del resto, il collega Damone ha
detto al Presidente Vendola che pare un bambino con gli occhi dolci. Stranamente, però, ci
hanno votato.
Non sono per i clamori, anche perché i cit-
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tadini che si fermano a pensare sono
d’accordo su quello che dice, sull’ingenuità,
Montesquieu. Vi lascio con questa riflessione,
perché subito dopo ci sarà un’attenzione puntuale e precisa su quello che faremo e non ci
saranno sconti. L’ingenuità, dice Montesquieu,
è una grandezza d’animo. Forse bisogna cambiare un sostantivo e, sulla scia del significato
latino originario, parlare piuttosto di sincerità,
schiettezza, innocenza. Queste sono, infatti,
doti e non carenze e rivelano una nobiltà
d’animo, una dignità spirituale, una coerenza
che non ha nulla a che fare e spartire con la
sventatezza, la sprovvedutezza e la dabbenaggine. Per questo, ritrovare la naturalezza sincera in un mondo così artefatto come è il nostro, è una scelta di moralità e di autenticità.
Certo, si può correre il rischio di essere penalizzati, ma è ben più alta, come ricompensa,
la serenità della coscienza, la coerenza e la
limpidezza interiore. Il vero ingenuo non è un
sempliciotto, ma una persona in cui non c’è
falsità.
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Caroppo. Ne ha facoltà.
CAROPPO. Signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della Giunta regionale,
colleghi consiglieri, dopo quello che abbiamo
sentito ieri, da parte di alcuni colleghi della
maggioranza estremamente critici sull’attività
amministrativa in generale e sul bilancio in
particolare, sarebbe stato forse inutile qualsiasi
intervento da parte nostra.
Ma quello che a me preoccupa, non è la
presenza o meno di “piedi di argilla”, così come qualcuno dei presenti li ha definiti ieri,
bensì il quadro pugliese in generale e le sue
gravi conseguenze per gli oltre quattro milioni
di cittadini. Mi preoccupa l’incapacità amministrativa dimostrata da questa maggioranza nel
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RESOCONTO STENOGRAFICO
governare la Puglia, tanto più che sono ormai
trascorsi trenta mesi dall’insediamento e il periodo di apprendistato può considerarsi da
tempo concluso. Mi preoccupano soprattutto
l’ottimismo dell’assessore Tedesco e le acrobazie compiute, da lui e dagli altri consiglieri
della maggioranza, per sforzarsi di trovarne
giustificazione.
Nella primavera del 2005, l’allora candidato
alla presidenza della Giunta regionale, Nicola
Vendola, in compagnia di numerosi altri esponenti del centrosinistra regionale, si affannava
a garantire, in cambio del consenso elettorale,
una Puglia migliore rispetto a quella che i governi regionali erano riusciti ad offrire sino a
quel momento.
Nonostante siano trascorsi due anni e mezzo, cioè un tempo più che sufficiente per tramutare in realtà quelle visioni, abbiamo ancora
nelle orecchie l’eco di quelle promesse che a
noi sembravano irrealizzabili, poiché consapevoli
della impossibilità di coniugare sogni e realtà.
Inutilmente ci sforzammo nel mettere in
guardia non solo gli elettori pugliesi della
trappola subdolamente tesa loro da dispensatori di sogni immaginifici, ma anche molti avversari politici, invitandoli a non trascinare sul
terreno dello scontro politico settori che, altrimenti, avrebbero corso il rischio di essere
delegittimati. Ad esempio, sostenemmo vanamente che la sanità non poteva, né doveva, divenire argomento di scontro, bensì, al massimo, terreno di confronto programmatico e metodologico.
Quell’invito restò, purtroppo, inascoltato.
Anzi, i toni polemici furono ulteriormente accentuati e, di ogni disservizio generato dal delicato sistema logistico-organizzativo del servizio sanitario regionale – a partire dai banali
guasti meccanici delle autoambulanze – fu attribuita la responsabilità in generale a una ben
individuata componente politica, cioè al Governo di centrodestra e, in particolare, alla politica sociosanitaria sostenuta dal Presidente
Fitto.
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Fu questa operazione di delegittimazione
della sanità regionale, unitamente a errori tattici di cui politicamente ammettiamo
l’esistenza, a determinare la vittoria del centrosinistra con la promessa (anzi, il miraggio)
di una Puglia migliore.
Una visione, la vostra, certamente utopistica: una regione capace di garantire servizi
qualitativamente e quantitativamente al top,
valorizzando contestualmente le molteplici risorse umane, intellettuali, imprenditoriali e naturali di cui la Puglia dispone, ma che non può
pienamente sfruttare. Una visione, però, francamente insostenibile dal punto di vista dei costi finanziari.
Io mi domando se il Presidente Vendola,
avanzando questa promessa (ormai poco più
di uno slogan privo di appeal) pensasse di essere più lungimirante dei suoi predecessori e
se fosse davvero convinto che, se solo fosse
stato possibile e le risorse finanziarie lo avessero consentito, gli uomini che prima di lui
hanno guidato la Puglia non avrebbero percorso le stesse strade su cui egli e la sua maggioranza si si sono avventurati così imprudentemente, causando danni tanto gravi alla Puglia
e ai pugliesi.
Avete sempre sostenuto e ritenuto che la
scelta di chiudere reparti ospedalieri sottoutilizzati, o la riconversione dei vecchi ospedali
(cioè la “fase uno” del piano di riordino della
rete ospedaliera attualmente in vigore, proposto dalla precedente amministrazione), sia stata operata solo per penalizzare una comunità a
vantaggio di un’altra.
Non avete, invece, considerato il vero obiettivo e cioè che si trattava di un’operazione
messa a punto per razionalizzare le risorse finanziarie e professionali disponibili, eliminare i
doppioni inutili, adeguare gli standard, mettere
un freno agli sprechi, migliorare i servizi. In
sintesi, per avviare una politica sociosanitaria
sostenibile per la Puglia e per i pugliesi, ai
quali, è vero, anche noi abbiamo chiesto e imposto in passato sacrifici supplementari, di cui
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però abbiamo pienamente e analiticamente reso conto.
Oggi, nonostante che tutti – e sottolineo
“tutti” – gli organismi di verifica e controllo
abbiano certificato la corretta gestione della
finanza regionale, cercate di elaborare fantasiose teorie finanziarie pur di accreditare la tesi che il vostro clamoroso fallimento soffre di
un peccato originale che risiede nel bilancio
2005, a noi riconducibile. Ma se le cose stanno
così come voi asserite, allora dovreste denunciare la Corte dei conti che ha, invece, certificato la correttezza dei nostri bilanci.
La realtà è un’altra. Alla sanità sostenibile,
che stavamo costruendo e che avrebbe richiesto il tempo necessario per affermarsi, superando le antiche guerre di campanile, voi avete
sostituito la sanità delle clientele, degli sperperi, dei conflitti, dell’assistenzialismo allo stato
puro. Vi avevamo scongiurato di fermarvi, ma
non ci avete dato ascolto. Ripetutamente vi
abbiamo offerto il contributo delle nostre esperienze, affinché evitaste ai pugliesi quanto
oggi vi accingete ad imporre loro: incremento
fiscale sulle spalle delle famiglie e delle imprese, aumento dell’Irap e costi sempre maggiori
per l’acquisto di gasolio e benzina. Misura,
quest’ultima, che colpisce indiscriminatamente
redditi bassi e alti.
Abbiate il coraggio di confessare ai pugliesi, soprattutto a quanti hanno votato per voi e
che mai avrebbero creduto poteste giungere a
tanto, che il vostro grado di improvvisazione è
tale dall’esservi presentati in quest’aula con
proposte di contenimento della spesa sanitaria
talmente blande che non impediranno,
nell’immediato futuro, addirittura un ulteriore
inasprimento della pressione fiscale, oltre il livello da voi proposto.
Per vostra stessa ammissione e responsabilità avete trasformato il debito della spesa sanitaria in un debito ormai strutturale. Ciò che è
ancora più grave, inoltre, è la non conoscenza
dell’entità del buco che avete generato.
Per questo sono convinto – d’accordo an-
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che con quanto affermava ieri l’amico e Capogruppo Angelo Cera – della vostra iscrizione
d’ufficio al partito del “tassa e spendi”, quello
che a livello nazionale vede iscritta tutta la sinistra radicale, il Presidente del Consiglio Prodi e il suo Governo. Infatti, con questo bilancio che voi sicuramente andrete ad approvare,
non fate altro che aumentare la fiscalità regionale, chiedere ai pugliesi e al sistema delle imprese sacrifici aggiuntivi. Mi domando a fronte
di quali servizi e in cambio di quali innovazioni.
Forse a me è sfuggito qualcosa e magari invece ci sono ospedali di nuova costruzione, o
una nuova autostrada che collega Lecce a Bari, o un aeroporto in Capitanata, o nuovi convogli ferroviari per i nostri pendolari. Forse è
avvenuta la riforma dell’ACP, o dei consorzi
di bonifica. Forse avete reso finalmente efficiente l’acquedotto pugliese e privatizzato la
Fiera del Levante. Purtroppo, di tutto ciò a me
non risulta alcunché.
Ebbene, ora avete l’obbligo di spiegare ai
pugliesi cosa avete fatto dei loro soldi. Noi lo
intuiamo: avete alimentato solo ed esclusivamente una lunga rete di clientele; avete riaperto inutili e costosi reparti ospedalieri; avete dispensato a piene mani prebende; avete concesso dirigenze iper retribuite a improbabili
manager, che in qualche caso avete reclutato
al di fuori della Puglia, disconoscendo anche il
vostro obiettivo di valorizzare le risorse professionali presenti sul territorio.
La vostra rete di assistenzialismo politico
ha raggiunto un costo che i pugliesi non possono più consentirvi di mantenere. Avete tarpato le ali della Puglia e per queste ragioni avete anche sottratto decine e decine di milioni
dal bilancio autonomo, bloccando quel meccanismo virtuoso che l’investimento produce.
Avete depennato interventi nei servizi sociali;
avete raffreddato i bollenti spiriti giovanili,
privandoli dei finanziamenti; avete ridimensionato il cofinanziamento di numerosi altri interventi nel settore delle attività produttive, oltremodo penalizzate da quanto il vostro Go-
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verno nazionale con la finanziaria del 2008 ha
sottratto loro e che sottrarrà ancor più con il
disegno di legge delega sul federalismo fiscale,
già varato e all’esame del Parlamento.
Intendo il disegno di legge sul federalismo
fiscale che vedrebbe, secondo la SVIMEZ
(Associazione per lo sviluppo dell'industria nel
Mezzogiorno), un’enorme migrazione di risorse, dal sud al nord, per quasi un miliardo di
euro e, per la Puglia, 169 milioni di euro di
trasferimenti in meno.
Ciò comporterà un ulteriore inasprimento
fiscale e una maggiore inefficienza gestionale a
livello regionale.
Purtroppo questa è la realtà. Questa è la
politica della sinistra, a livello sia nazionale
che regionale. Alla luce di tutto ciò, non vi rimane altro che prendere atto del vostro fallimento e trarre le dovute conseguenze, ma
sappiamo che nulla e nessuno riuscirà a convincervi del contrario.
Già tremiamo al pensiero dei danni che
causerà la vostra prossima creatura legislativa,
il Piano della salute, che attendiamo da 30 mesi e che, secondo la vostra visione sognante,
avrebbe dovuto generare una Puglia migliore,
ahinoi, sempre più chimera.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Attanasio. Ne ha facoltà.
ATTANASIO. Signor Presidente e colleghi
consiglieri, è abbastanza semplice – o meno
difficile – prendere la parola dopo tanti interventi che ci hanno preceduto, nella giornata di
ieri e nella mattinata di oggi.
Vorrei svolgere alcune riflessioni, partendo
da quell’aprile 2005 quando anch’io – non ho
difficoltà a dirlo, pur non avendo votato il Presidente Vendola – fui quasi persuaso dall’idea
che forse ci potesse essere una nuova classe
dirigente e un Presidente, unico in tutta Italia,
“rosso” o definito tale (lo dico senza alcun tipo, neppure lontanissimo, di ironia), che potesse veramente dare alla Puglia un rinnovato
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entusiasmo e la possibilità di fare una nuova
politica.
Due anni e mezzo sono trascorsi e, a novembre scorso, abbiamo fatto “il giro di boa”.
Ci avviamo verso la parte finale della legislatura, ma tutto questo non è successo.
Credo allora che stamattina sia, in due anni
e mezzo, la giornata più triste per la Puglia. Il
problema delle tasse è fortemente sentito e mi
fa specie ascoltare la collega Marmo oggi,
nonché il collega Sannicandro ieri, mentre mitigano una manovra finanziaria che, calcolando
in vecchie lire, supera i 400 miliardi.
Miliardi di lire che saranno rastrellati ai pugliesi per una fiscalità di cui non si conosce
ancora la destinazione. Stamattina la Gazzetta
del Mezzogiorno parlava dell’impatto sulle
famiglie monoreddito, cioè quelle meno agiate,
e personalmente l’ho stimato in non meno di
100-150 euro all’anno, considerato che ciò,
come puntualizzavano altri colleghi, si va a
sommare ad altre tasse che sono state aumentate negli enti locali e rilanciate dal Governo
Prodi.
Oggi è una brutta giornata, perché quello
che noi pensavamo non dovesse accadere è
accaduto, ma ancor più perché nessuno di noi
è convinto e persuaso dell’idea che il disavanzo ammonti ai soli 200 milioni di euro annunciati. Credo di immaginare – anzi, sfido chiunque a immaginare il contrario – che il prossimo giugno ci troveremo di fronte a conti che
saranno infinitamente più preoccupanti.
Tutto ciò è triste per il semplice motivo che
non vorremmo mai che tornassero quelle pagine tristi del 1993/1994, quando la regione Puglia, se fosse stata una S.p.A, avrebbe dovuto
portare i propri registri in tribunale, denunciando il dissesto finanziario.
Se ci chiediamo chi danneggi maggiormente
questa situazione, dobbiamo individuare quella
categoria, definiamola tale, di cui nessuno ha
parlato né stamattina (probabilmente per distrazione), né ieri, cioè i giovani, i ragazzi che ormai,
per via dei grandi temi sulla globalizzazione,
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l’economia di mercato, l’immigrazione, vivono
un momento di disagio e di insicurezza.
Chi ha già gestito questa regione ha lasciato
un pesante fardello di 380 milioni di euro di
mutuo all’anno, per chissà quanti altri anni.
Non vorremmo giammai che la spesa fuori
controllo potesse nuovamente pesare sulle future generazioni.
Quando leggiamo sui giornali economici, a
partire dal Il Sole 24 ore, di tasso di occupazione, talvolta ho l’impressione – probabilmente mi
sbaglio e chiedo conforto ai colleghi consiglieri –
che si stia parlando di un altro Paese.
Ricordo che, non più tardi di un anno fa,
l’AQP (Acquedotto pugliese S.p.A.) ha eseguito, per il tramite di una società di lavoro interinale, una selezione per 200 assunzioni. Pare abbiano risposto 45.000 ragazzi e non passa
giorno – credo di interpretare anche il sentimento degli altri colleghi – in cui non meno di
10-15 telefonate arrivano ad ogni singolo consigliere regionale per una richiesta di posto di
lavoro, per avere informazioni su alcune procedure che potrebbero, più o meno, essere
portate avanti dalla Regione Puglia e da enti
strumentali.
Io percepisco questo Paese, il Paese di chi
non entra più in negozi più o meno adeguati,
per comprare invece i regali natalizi dai cinesi,
ormai si usa questo, perché hanno la possibilità di immaginare una busta pingue ancor
quando essa sia pagata pochi euro.
Occorrono serietà e sobrietà, nel momento
in cui, anche per un solo euro, si deve applicare ulteriore fiscalità.
Avviandomi a fare un discorso un po’ più
politico, ancora maggiore serietà mi induce la
percezione che questa Giunta non riesca a
controllare la spesa. Il problema sanitario, di
cui è stato pregnato il dibattito di ieri e di oggi, è pericolosissimo: non è soltanto un’arteria
recisa che va suturata, si tratta di centinaia e
centinaia di rivoli. Chiuso uno, se ne aprono
altri. Chiusi anche questi ultimi, se ne aprono
altri ancora.
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Con la panacea vista nell’articolato della finanziaria che ci accingiamo a votare, è quasi
come se volessimo curare un brutto male con
un’aspirina.
Questi sono gli argomenti che mi preoccupano e mi inducono a rivolgere un invito. Presidente Vendola, nello statuto passato abbiamo immaginato l’elezione diretta a suffragio
universale del governatore. Talvolta, come
consiglieri, ci dilettiamo a pensare quanti poteri vengono conferiti ad un Presidente di Regione, oggi. Talmente tanti, addirittura, da
farmi arrivare al punto di pensare che siano
superiori a quelli di un ministro. Ciò implica
una responsabilità incredibile. I cittadini hanno
conferito a lei la massima rappresentanza e la
massima responsabilità. Non c’è alcun altro, a
partire dall’assessore o dalla Giunta, che come
lei possa sintetizzare nella propria persona
la responsabilità del buon governo o del mal
governo.
Quindi lei ha anche il potere e
l’autorevolezza per dire ai partiti e ai consiglieri regionali di girare al largo, così come
scriveva Portaluri ieri su La Repubblica, dai
corridoi delle ASL.
Che i consiglieri regionali tutti – a partire
da chi vi parla – siano più presenti nei Consigli
e nei corridoi della Regione Puglia, a fare il
proprio dovere, a svolgere i compiti per i quali
siamo lautamente e molte volte, forse, esageratamente pagati.
Questa non è demagogia, bensì un modo di
vedere le cose per come sono. Chi mi conosce
sa che non fa parte del mio DNA l’essere
fazioso.
Proprio per la responsabilità che circa 1 milione e 200 mila cittadini le hanno conferito,
Presidente Vendola, io voglio farle una domanda, giacché il centrosinistra ha rilanciato
una nuova fase (quando le si decreta il de profundis, è classico della sinistra rilanciare una
nuova fase, così come è successo a Caserta
con Prodi; per dire poi che cosa, o per cambiare poi che cosa, non saprei). Vorrei sapere se
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lei e il centrosinistra volete rilanciare nuovamente il vostro percorso e la vostra azione politica con le stesse persone. Vorrei sapere se
lei vuole imbrigliare lo splafonamento della
spesa sanitaria con le stesse persone e con le
stesse brutte prassi. Vorrei chiederle se vuole
farsi imbrigliare dai segretari regionali dei partiti stessi che sostengono la sua maggioranza.
Presidente Vendola, lei è potentissimo dal
punto di vista politico e nessuno mai alzerebbe
la mano per decretare il de profundis alla
Giunta Vendola, perché andremmo tutti a casa. Le posso assicurare che alcuni arriverebbero fino al penultimo minuto, ma all’ultimo minuto non alzerebbero mai quella mano. Infatti,
alcuni amici e colleghi del centrosinistra pare
che non abbiano assolutamente gradito questo
bilancio, ma le posso assicurare che lo voteranno, perché molte volte, ancor prima del
cuore, prevale la pancia.
Se questo è vero, tutti quanti voi, avendo
assunto la responsabilità di governare la Puglia
– lo dico con affetto e sobrietà – dovete parlare di meno e agire di più, a partire da questa
finanziaria.
Dovete imbrigliare i direttori generali, i
quali non rispondono soltanto al Presidente,
ma anche a chi li ha nominati. Non rispondono
alla buona politica e alle buone prassi, ma devono rispondere al consigliere o ai consiglieri
regionali che li hanno voluti lì.
Ebbene, questo rappresenta un salto di qualità incredibile, di cui io non ho in alcun modo
contezza che si possa realizzare, poiché, al di
là dei numeri, sapete molto bene che il bilancio
è la sintesi di un’attività politica. Al netto delle
apoteosi di un ospedale per ogni condominio –
faccio per dire – o di un reparto di ginecologia
in ogni quartiere, dovrete fare le riforme.
A me giunge voce che in ARES il piano sanitario giace nei cassetti da ben oltre un anno.
Mi domando perché non lo si tiri fuori e non
lo si porti in Consiglio regionale. I consiglieri
la smettano, una volta per tutte, di fare i consiglieri comunali quando si parla di sanità e
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comincino ad anteporre gli interessi generali
agli interessi particolari!
Io sono consigliere quanto voi e mi rendo
ben conto di quanto sia defatigante il mantenimento del consenso. Quante telefonate,
quante pressioni! Siamo chiamati ad essere
rinnovati, in quanto consiglieri regionali, con
la preferenza.
Si deve scrivere il cognome sulla scheda e,
quindi, dobbiamo avere un’interazione immediata, diretta e molto forte con i nostri elettori.
Ebbene siamo di fronte a un baratro: il non
contenimento della spesa sanitaria lascerà alle
future generazioni l’impossibilità di creare sviluppo. Domando a voi che cosa diremo ai bollenti spiriti, a tutti i ragazzi che adesso abbiamo formato in modo ancora migliore di prima,
i quali avranno la necessità, il diritto e il dovere di chiedere un posto di lavoro all’interno
della propria regione. Dopo averli fatti bollire,
non possiamo dirgli che abbiamo formato
4.000 di loro, ma che non c’è la possibilità di
lavorare; oppure che non basta più andare a
Milano, ma bisogna andare a New York oppure a Londra per guadagnare 1.500 euro al mese.
Mi chiedo, una volta per tutte, quando ci
dovremo interessare di questi temi e di questi
problemi.
Noi, come centrodestra, faremo la nostra
parte e – lo dico veramente con accorato affetto – il vostro riecheggiamento del malgoverno
degli anni passati ci sta bene al primo bilancio;
passa un po’ più difficilmente al secondo; al
terzo, non siete più credibili.
È già stato detto che sono passati due anni
e mezzo, ma il problema – qualcuno me lo faceva presente proprio l’altro giorno – è che in
presenza di un accenno di miglioramento del
sistema sanitario, forse avreste trovato i pugliesi più disponibili di fronte alla richiesta di
200 milioni di euro di tasse.
Vi domando se vi rendete conto che la sanità è ulteriormente peggiorata; che il modello di
sanità che talvolta, giustamente, in comizio o
sui palchi è stato esaltato, nell’aprile del 2005,
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non è praticabile; che i modelli anglosassoni e
statunitensi sono ormai collaudati e non bisogna far altro che prendere un aereo, andare lì e
capire come funzionano; che c’è bisogno solo
di ospedali ad alta specializzazione e di un po’
di medicina territoriale.
Vi prego, non per noi, ma per le future generazioni: dite che vi siete sbagliati e chiudete
i reparti che non servono. Non potete immaginare una sanità che è soltanto nella vostra fantasia e che io avrei auspicato, ma al netto delle
risorse economiche.
Il collega Palese ha detto una gran bella cosa: il patto di stabilità è un atto di amore nei
confronti delle future generazioni. Se tuttavia
– di cuore lo diciamo noi di Alleanza Nazionale – le parole di Ruocco dovessero mai corrispondere a verità e ci dovessimo trovare di
fronte a un disavanzo sanitario di 400-600 milioni di euro, allora non più voi, bensì noi stessi dovremmo dire ai giovani pugliesi che non
c’è proprio partita e che non esiste alcuna possibilità di poter avere un futuro, una casa, dei
figli, un lavoro decente, cioè quello che la gente effettivamente chiede.
Occorre quindi un atto di consapevolezza e
di orgoglio, a costo, noi tutti, di non essere
rieletti e di andare a casa. Prima di essere esigenti con i propri elettori e chiedere le tasse,
dobbiamo superare noi stessi e mettere in conto il fatto che la vita politica, per ognuno di
noi, può occupare un arco temporale di due
mesi, qualche anno, o anche dieci anni, ma che
ciò è, comunque, assolutamente ininfluente! E
invece, per ognuno di noi, la prima preoccupazione è quella di perpetuarsi, a qualunque
costo.
Ecco perché c’è tanta demagogia: la politica cerca di autocelebrarsi e autoconservarsi.
Ebbene, io prego voi, che adesso avete la
responsabilità di governare assieme al Presidente Vendola: non per noi, non a dispetto
degli dei o dei santi, bensì per quelle persone
che vi hanno votato e anche per quelle che non
vi hanno votato – poiché il Presidente della
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Giunta diventa il Presidente di tutti e lei, Presidente Vendola, è anche il mio Presidente in
quanto credo profondamente nelle istituzioni –
fate in modo di cambiare squadra e di tirare
fuori norme più cogenti. La collega Marmo,
quando interviene, veramente mi tocca il cuore; tuttavia, affettuosamente e sinceramente
dico anche a lei che ciò non basta! Fuori, il
mondo è altra cosa, è cattivo e, quindi, con i
buoni propositi non andiamo avanti.
Cercate di fare un codice di regolamentazione etico, affinché i consiglieri non vadano
in giro per uffici a causare più danni di quanto
comunemente non ne facciano facendo leggi.
Le leggi che sono state applicate da poco
non hanno ancora efficacia ed efficienza. Non
ci sono risorse adeguate, ad esempio, per
quella legge dell’8 marzo voluta dall’assessore
Gentile. Ricordo benissimo anche la banca del
tempo, le donne, gli orari, gli asili nido: tutto
ciò va bene, ma mi chiedo dove, in concreto,
sia poi cambiata la vita dei pugliesi. Non è
cambiata in alcun modo.
Basta annunci! Vi do un piccolo, umilissimo consiglio: operate, portate a regime e, dopo, annunciate. Saremo tutti più credibili, poiché quando si verifica una sconfitta della
politica, purtroppo, non si tratta della sconfitta del centrodestra o del centrosinistra,
bensì di tutti noi.
Auspico veramente – le poche ore che rimangono sono sufficienti – che possano essere
presentate quelle due o tre norme in grado di
mettere la Giunta, a partire dal suo Presidente,
nelle condizioni di imbrigliare il mostro della
spesa sanitaria. Se questo non dovesse avvenire, le future generazioni non ve lo perdoneranno mai.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Chiarelli. Ne ha facoltà.
CHIARELLI. Signor Presidente e colleghi
consiglieri, è difficile intervenire dopo quasi
due giorni di dibattito, perché si finisce per ri-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
petersi su problematiche già sviscerate attraverso gli interventi svolti da chi mi ha
preceduto. È evidente, però, il grande senso di
responsabilità che ognuno di noi, in questo
momento, sente di avere e di voler esprimere
nei confronti del voto che, su questo bilancio,
sicuramente la maggioranza si appresta a dare.
Non nascondo che mi sarei aspettato un atteggiamento più collaborativo con l’opposizione,
in ordine a quella che era una traccia di programma da realizzare assieme per poter addivenire a una soluzione ed evitare, sostanzialmente, l’aumento di tasse.
Invece, quello che mi duole è che ci siamo
trovati di fronte a una maggioranza che, ancora una volta, pone in essere il disperato tentativo di scaricare sul precedente Governo il disastro assoluto della gestione dei conti della
regione.
Dispiace, infatti, che si cerchi – i vari interventi, quello del Presidente Frisullo e anche
altri, sono stati quasi provocatori e comunque
mortificanti – addirittura di addebitare la crisi
di questo Governo regionale all’esistenza di un
mutuo che persiste dal 1990.
Credo che questi dati fossero, per tanti di
voi che sono stati in precedenza in questo
Consiglio regionale, ben noti. Eppure, si tratta
di dati che non sono mai stati sbandierati durante la campagna elettorale.
Ho sentito anche qualcuno affermare che è
solo la sanità a non funzionare, mentre gli altri
assessorati vanno tutti a gonfie vele. Ciò è falso: la sanità è il settore a cui si dà il maggior
rilievo e su cui si esercita la maggiore pressione, ma non per questo gli altri assessorati si
salvano. Mi riferisco, chiaramente, alla sanità
della campagna elettorale, dei proclami, della
vittoria da stadio seguita all’elezione del Presidente Vendola.
Si persiste, ripeto, nel voler addebitare al
vecchio Governo le responsabilità che oggi
sono sotto gli occhi di tutti. Oggi le tasse vengono aumentate solo ed esclusivamente per
una scelta politica del Governo regionale che
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tende, di fronte al disastro della sanità e ad una
spesa ormai fuori controllo, a porre rimedio
all’imminente pericolo di un fallimento
finanziario.
Non mi dilungo su quelle che sono le grandi lacune che questo Governo ha aperto sottraendo 900 milioni di euro destinati alle infrastrutture; perdendo 50 milioni di euro per il
risanamento del rione Tamburi di Taranto;
causando disastri con l’apertura di un ospedale
come quello di Castellaneta. Mi aspettavo di
venire in Aula e trovare un dibattito costruttivo, da parte di tutti, per trovare una soluzione
definitiva ed evitare di mortificare ancora di
più i pugliesi.
Mi chiedo quali siano gli ulteriori servizi
che la Regione sta offrendo e come possano
mai i cittadini pugliesi interpretare l’iniquo
aumento delle tasse come proporzionale a un
aumento o miglioramento dei servizi offerti.
In realtà, basta leggere la relazione di accompagnamento al bilancio di previsione
2008, per capire che la Giunta è ormai arrivata
al capolinea.
Si tratta di una relazione che certifica,
senza dubbio alcuno, le colpe dell’attuale
maggioranza di Governo e che, ritenendo
indifferibile un aumento delle tasse, rappresenta il segnale importante di un Governo
allo sbando.
Il guaio più grande non è quello di trovarsi
di fronte a una manovra tributaria “lacrime e
sangue” predisposta per i pugliesi, bensì il fatto che il bilancio non contempli una seria politica di razionalizzazione della spesa e di programmazione dei nuovi servizi.
Siamo di fronte ad una manovra autenticamente ragionieristica, che prevede l’aumento
delle tasse senza alcuna garanzia di servizi aggiuntivi per i cittadini e che è il frutto di una
programmazione superficiale, non puntuale,
soprattutto quando auspica variazioni di bilancio in corso di esercizio per garantire il mantenimento dei livelli minimi di servizi offerti.
All’aumento delle tasse si aggiunge una co-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
stante e generalizzata diminuzione degli stanziamenti delle spese correnti in tutti i settori:
dall’industria all’edilizia sanitaria, ai servizi
sociali, all’ambiente, al personale, ai giovani,
alle politiche, all’immigrazione, al lavoro, alla
formazione professionale, al diritto allo studio,
allo spettacolo e alla cultura, con rinuncia esplicita a perseguire l’obiettivo di uno sviluppo
del turismo qualificato, legato a un settore
strategico e importantissimo.
Sono previsti persino tagli al personale, che
lasciano presupporre che, anche per il prossimo
anno, non si procederà alla stabilizzazione di tanti lavoratori forestali, irrigui e quanti altri, da anni
assunti a tempo determinato, ai quali
bisognerebbe, finalmente, riconoscere la
stabilità lavorativa.
Anche in questa vicenda siamo di fronte ad
un Governo che, teoricamente, combatte la
precarietà, ma che, praticamente, la incentiva.
Siamo di fronte a un bilancio sul quale non
si può non avere un parere negativo, in quanto
è privo di qualsiasi misura di contenimento
della spesa, in generale, e di monitoraggio, soprattutto della spesa sanitaria, in particolare.
Un bilancio che non è piaciuto a nessuno e che
ha ricevuto critiche non solo dalle opposizioni,
ma anche e soprattutto dalle parti sociali: sindacati, organizzazioni di categoria, Confindustria e persino da esponenti della stessa maggioranza di Governo.
Tutti hanno denunziato come questa manovra di sacrifici, in realtà, non attivi seri controlli e non dia sicurezze sugli esiti della manovra stessa. Tutti hanno rimarcato la necessità di un monitoraggio costante della spesa sanitaria e hanno sollecitato misure di contenimento efficaci, capaci di evitare il taglio indiscriminato di servizi.
Questa finanziaria regionale mette in ginocchio il nostro sistema economico-produttivo e
rischia di compromettere ulteriormente e definitivamente la competitività complessiva della
nostra regione, infliggendo un definitivo colpo
di grazia alle proprie aspettative di sviluppo.
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Prima abbiamo avuto la finanziaria di Prodi,
che, anziché mettere il Mezzogiorno, come
promesso, al centro delle politiche di sviluppo, così da rendere il sud protagonista delle
politiche del Governo, ha previsto, invece, solo un aumento delle tasse e un ridimensionamento delle risorse destinate al Mezzogiorno.
Ora arriva la finanziaria del Presidente Vendola, che aggiunge le tasse del Governo regionale sulla famiglia e sull’impresa.
In conclusione, Presidente Vendola, mi rivolgo a lei ricordandole che in quest’aula venne a dire testualmente, in sede di dichiarazione
programmatica, di sentire “un grande senso di
responsabilità nei confronti del popolo pugliese, che oggi vive i riflessi pesantissimi di una
crisi e di una situazione recessiva che stanno
incupendo l’Italia intera”.
Lei disse che la Puglia “è appesantita da
un’eredità politica e gestionale che ha progressivamente smaltito la sua missione
nell’analisi ragionieristica del risanamento
del bilancio, che ha accettato supinamente il
dimagrimento della spesa sociale e sanitaria,
che non è intervenuta sulla radice dei fenomeni endemici di spreco del denaro pubblico
e di corruzione”.
Ci aveva promesso che avrebbe puntato
sulla valorizzazione e qualificazione dei servizi
pubblici, dei quali avrebbe promosso la qualità e
l’efficienza; che avrebbe garantito l’universalità
dei diritti alle prestazioni sociali e all’uso dei
beni pubblici quali la salute, l’acqua e
l’ambiente.
Presidente, è proprio in questo momento
difficile che ritengo di rinnovarle tutta la mia
stima personale. Capisco il suo imbarazzo e
per questo le chiedo di sottrarsi a questo gioco
al massacro e di compiere un gesto forte, che
restituisca dignità a lei ed ai nostri cittadini.
Anziché rimanere al timone di una nave che
affonda inesorabilmente, riconsideri i concetti
dell’ascolto, del dialogo e della trasparenza
che, ci aveva detto, avrebbero caratterizzato la
sua azione di Governo.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Coerentemente con gli stessi, riconsegni la
nostra regione ai cittadini. Vedrà, i pugliesi
gliene saranno tutti grati.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Santaniello. Ne ha facoltà
SANTANIELLO. Signor Presidente e colleghi consiglieri, ancora una volta questa sessione di bilancio vuole passare come una contrapposizione – per alcuni fisiologica, per molti sterile – tra una maggioranza e
un’opposizione che sta qui a discutere da ieri,
quasi in maniera fastidiosa.
Da molti questa seduta è vissuta con stizza,
come perdita di tempo, come un qualcosa di
non sentito. Non vedo neanche nella maggioranza l’entusiasmo di presentare un bilancio, di
credere nelle cose che si fanno, di proporre
qualcosa di utile a cambiare un passato che,
secondo voi, è da condannare.
Ebbene, io credo non sia questa la maniera
di discutere di un bilancio. Un bilancio dovrebbe appassionare, dovrebbe regalare emozioni
e illusioni, dovrebbe dare speranze concrete, fatte con i numeri e confrontate sui numeri.
Invece, questo bilancio ha dato adito a contestazioni persino sui numeri. Ne sono uscite
verità contraddittorie, anche all’interno della
vostra stessa maggioranza. Riferendomi alla
relazione dell’assessore al bilancio, forse la più
seria fra le cose che ho sentito, consiglierei a
quest’ultimo di farla riscrivere al collega Frisullo e al collega Tedesco. Avrebbero dato di
questo bilancio un’idea sicuramente diversa:
da una parte i dati della Banca d’Italia che
promuovono la Puglia e dall’altra un’azione
del Governo in campo sanitario che avrebbe
fatto ridurre la spesa.
Ritengo che siamo tutti lontani dalla verità.
Non voglio speculare sulle cose dette da colleghi della maggioranza; non penso sia questo
il momento. Penso, però, che debba essere
sottolineato un disagio che appare, fortissimo,
nella maggioranza stessa.
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Ebbene, io credo che il bilancio sia
l’occasione per parlare di Politica con la “p”
maiuscola. Ieri, l’articolo di fondo del Corriere del Mezzogiorno si chiedeva a cosa serva la
politica, cercava cioè di porre un problema serio. Se nella gestione del bilancio della sanità
la politica non fa il proprio dovere e non interviene nelle misure a monte, allora è giusto
chiedersi a cosa essa serva.
Io credo che la politica serva solo se riusciamo a interpretarla, tutti, nella maniera giusta; non tanto nei propositi e nelle chiacchiere, ma soprattutto quando andiamo a tramutare in atti legislativi le cose che andiamo
propagandando.
Siamo di fronte al vostro primo bilancio.
Infatti, è ben vero che si tratta del terzo, ma è
il primo che proviene da un anno interamente
gestito da voi, il 2007. Un anno ormai lontano
da scomode eredità cui appigliarsi e tutto fatto
da voi, alla fine del quale, con un consuntivo
che non mi sembra dei migliori, vi apprestate a
configurare il futuro del 2008.
Non me ne voglia la collega Marmo, farò
anch’io una citazione giornalistica. Forse la
più ingenerosa che, in questi ultimi tempi, ha
descritto l’operato del vostro Governo e, in
particolare, del Presidente Vendola. Il Corriere dell’Economia del 10 settembre 2007 descrive la Puglia: «Il rosso fisso del bilancio regionale, gli scandali della sanità con le morti
all’ospedale di Castellaneta, l’emergenza rifiuti
con Taranto ridotta a pattumiera del leccese, il
disastro degli incendi boschivi nel Gargano, i
rubinetti rimasti a secco in piena estate nel tarantino hanno restituito l’immagine di
un’amministrazione in costante affanno, sprecona, vittima di una coalizione rissosa e non
insensibile a logiche spartitorie».
Questo è il 2007, a fronte delle promesse
fatte che, come ha detto il collega Attanasio,
avevano indotto a sperare perfino lui. Voglio
ricordare queste promesse: distribuire acqua e
farmaci gratuitamente, garantire l’accesso al
credito a costo zero, assicurare a tutti gli indi-
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genti un reddito di cittadinanza. Erano apparse
subito promesse sovradimensionate, rispetto
alle risorse delle regioni, ma se questo è quello
che è accaduto nel 2007, nel documento programmatico e nel bilancio 2008 ci aspetteremmo, fortemente, di ritrovare queste scelte.
Invece qui di scelte non se ne fa neanche una,
neppure quella delle tasse, nonostante il tentativo disperato, compiuto dal collega Sannicandro e richiamato dalla collega Marmo, di dare
a queste ultime un valore nobile.
Ebbene, noi tutti sappiamo che le tasse e i
tributi hanno permesso alle società di crescere,
di costruire nazioni, di garantire la democrazia. Sicuramente non siamo tra quelli che non
comprendono il valore, la necessità e, soprattutto, la nobiltà delle tasse. Ma nel nostro caso
non si tratta di tasse di scopo, o di solidarietà;
si tratta di tasse istituite per ripianare debiti
che voi, nel 2007, avete creato. Questo cambia
i termini del problema.
Avete mancato pure di fantasia, in quanto
di fronte a un disavanzo – che non credo sia,
di per sé, un problema o un peccato per un
Governo – si dovrebbero fare delle scelte, che
invece qui non si vedono.
Tutti i capitoli risultano tagliati in maniera
indistinta, senza criterio, senza significato,
senz’anima: dai servizi sociali, al diritto allo
studio, al turismo. Ciò dimostra una scarsissima voglia di applicarsi, di ricercare, di tentare
di conferire un significato politico a questo bilancio.
Rimane un significato ragionieristico, per
cui anche le tasse non sono più una scelta,
bensì un obbligo contabile che – speriamo abbiate fatto bene i conti – ci apprestiamo ad
approvare.
Io credo che vada fatta chiarezza su questo,
non sui diverbi, sulla contestazione dei numeri
o sull’esaltazione della complicità ipocrita che
sento serpeggiare fra questi banchi, sul falso
moralismo riguardante una sanità che viene ad
occupare sempre il 90 percento dello spazio
dei pochi Consigli regionali che teniamo e, si-
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curamente, il 100 percento delle pagine dei
giornali.
Eppure, tutti sappiamo com’è la realtà.
Sebbene continuiamo a raccontarcela in maniera più o meno velata, la conosciamo bene
tutti.
Senza ombra di dubbio, se si trattasse solo
di un calcolo economico, con questi risultati di
bilancio a fine anno, credo che in qualsiasi azienda, con un’impostazione economica che si
rispetti, i vertici sarebbero cacciati a calci nel
sedere. Eppure ciò non accadrà, per il semplice motivo che questi vertici hanno fatto quello
che gli avete chiesto di fare.
Questa è la verità, perché non ce la diciamo? È inutile cercare di fare norme per il contenimento delle spese. La prima norma che va
fatta deve riguardare il senso di responsabilità
– qualcosa che, forse, tutti noi abbiamo dimenticato – rispetto al quale, se si sbaglia, si va a casa.
È l’unica maniera per poter ottenere qualcosa.
Non serve affermare che i controlli vanno
bene. Certo, va soprattutto bene la ricerca e
l’individuazione, che finora non sono avvenuti,
di un modello organizzativo della sanità. Speriamo che nel 2008 avverranno, e su tale modello saremo pronti a discutere.
Non c’è norma, tuttavia, che possa veramente mutare i comportamenti umani. Questi
ultimi vanno sicuramente seguiti, affrontati,
controllati, premiati e anche puniti quando si
sbaglia, altrimenti non ce la faremo mai. Possiamo fare tutti i patti e le dichiarazioni che
vogliamo; possiamo fare gli ipocriti: non ci arriveremo mai.
Io mi auguro che nel nuovo anno si discutano norme per il risanamento e per
l’organizzazione di una sanità capace di rispondere alle esigenze dei cittadini e impostata
sul governo delle prestazioni. Intendo una sanità organizzata da chi possa essere in grado
di dare risposte alla richiesta di prestazioni,
fornendole in proprio, oppure comprandole.
Chi, meglio del distretto sanitario, potrà
fare ciò?
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Si teorizza un intervento di quest’ultimo
organismo, ma non gli si concede mai la possibilità di intervenire seriamente nel governo
delle prestazioni.
Occorre anche stabilire, una volta per tutte,
il ruolo del privato. Non si riesce a comprendere il senso della diminuzione delle prestazioni del privato, in termini assoluti, del due percento. Si vuole forse intendere che si trattava
di prestazioni non necessarie? Mi domando se
sia possibile cercare di attribuire un significato
alla presenza del privato, invece di assalire
quest’ultimo per motivi ideologici. Un significato può essere trovato cercando forme di integrazione, di complementarietà, di supplenza
o altro. Diversamente, se il privato si può aggiungere o togliere a piacimento, allora tanto
vale qualificarlo come inutile ed evitare di occuparsene ulteriormente.
Mi auguro che queste considerazioni possano farci riflettere, tutti insieme, rispetto alle
verità che abbiamo ricercato, compresa quella
sul Consiglio regionale, che sicuramente merita maggiore attenzione e rispetto. Suscitano
meraviglia, infatti, le proposte di tagli al Consiglio regionale, cioè proprio all’ente che ha
più bisogno e che molto di più di ogni altro
potrà dare a questa regione – come è stato
detto – in termini di dignità, di assistenza e di
uffici legislativi. Mi meraviglio anche che la
maggioranza delle aziende, avendo interesse
alla piena funzionalità di una Giunta, possa accettare tagli di questa portata.
Auspico che, su questo punto, tutti noi
siamo pronti a un ripensamento e ad assicurare
non privilegi, bensì maggiore dignità, efficienza ed efficacia, come è stato giustamente richiamato.
Come dicevo, ognuno se ne andrà con la
propria verità: quella sognata di Frisullo, quella percepita di De Santis, quella dei numeri di
Tedesco. Purtroppo, però, accadrà quello che
è sempre accaduto in questi due anni e mezzo:
tutti accetteranno la verità del “cantore” Vendola. Alla fine, lui parlerà, declamerà questa
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sua verità e, a questo punto, il piffero magico
porterà via tutti, con un voto sicuramente favorevole per voi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare
l’assessore Introna, in sostituzione del consigliere Lonigro.
INTRONA, assessore ai lavori pubblici,
alla difesa del suolo e alle risorse naturali.
Signor Presidente e colleghi consiglieri, mi sono deciso a prendere la parola perché ritengo
che possa verificarsi una lettura sbagliata del
dibattito all’interno di questo Consiglio regionale che – lo ricordo a tutti – è chiamato ad
approvare il bilancio della Regione Puglia e
non a tenere una sessione monotematica sulla
sanità.
Senza nulla togliere alla sanità e alle sue
importanti e pesanti ripercussioni sul bilancio
della Regione Puglia, ritengo che sia responsabilità di quest’Aula preoccuparsi degli altri
aspetti, non meno significativi e non meno importanti, del governo e della politica riguardanti i vari settori di questa regione, attraverso
i quali è possibile e necessario avviare un diverso sviluppo, un diverso ruolo e una diversa
attenzione della politica nei confronti della nostra comunità.
Prenderò spunto dalle considerazioni svolte
dai colleghi dell’opposizione, alcune delle quali interessanti. Nel momento in cui il Consiglio
regionale si accinge ad approvare il bilancio
del 2008, ritengo che non ci si possa esimere
dal fare riferimento all’importante fatto che
questa Regione, finalmente, è in dirittura
d’arrivo per la realizzazione della nuova sede.
Nella Giunta, credo, del 21 dicembre sono
stati validati i progetti relativi alla realizzazione della nuova sede del Consiglio e degli uffici
regionali nell’area dell’ex campo militare di
San Marco a Iapigia.
A proposito della realizzazione della nuova
sede – ormai imminente, poiché siamo sul punto di far partire le gare di appalto – io ritengo
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RESOCONTO STENOGRAFICO
che il Governo regionale debba prestare particolare attenzione alle riflessioni e ai suggerimenti che sono venuti dal collega Palese, circa
la copertura finanziaria di queste opere.
Come è noto, quando fu avviato il percorso
per la realizzazione della nuova sede regionale,
la Regione contrasse un mutuo con la Cassa
depositi e prestiti, che è stato parzialmente già
utilizzato per acquisire la disponibilità dei suoli
e delle sedi, nonché per pagare il progetto, in
seguito all’appalto/concorso. Esiste un residuo
di mutuo che ammonta a circa 64 milioni di
euro e io stesso mi ero preoccupato, nei mesi
scorsi, di sollecitare il collega Saponaro a
chiedere un’integrazione del mutuo a copertura dell’appalto delle due opere. Servono circa
ulteriori 45 milioni di euro.
Ieri è stata avanzata dal collega Palese
un’ipotesi interessante. In una regione come la
nostra, che si trova in uno stato di emergenza
finanziaria, le proposte interessanti e intelligenti non possono essere scartate anche se –
ciò rappresenterebbe soltanto un’idiozia politica – avanzate dalle opposizioni.
La proposta, sulla quale il Governo regionale si impegna a fare una riflessione, è di
chiedere alla Cassa depositi e prestiti di devolvere il residuo del mutuo verso altri impegni
del Governo regionale (ad esempio quelli per il
cofinanziamento dei progetti cofinanziati dai
fondi comunitari, oppure quelli relativi
all’integrazione del 5% per il cofinanziamento
dell’edilizia sanitaria) e ricorrere a bandi per
progetti di finanza. Si tratterebbe di pubblicare
due bandi, per la sede degli uffici regionali e
per la nuova sede del Consiglio, cosicché si
possa mettere il patrimonio, rappresentato dai
progetti (che sono ormai progetti esecutivi) e
dalla proprietà dei suoli, a disposizione di imprese pronte a dichiarare di poter rateizzare
nei quindici o venti anni, facendo partire,
quindi, gli impegni del Governo regionale e il
pagamento delle rate dal momento della consegna delle opere “chiavi in mano”.
È stato già ricordato che la Regione Emilia-
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Romagna ha realizzato le proprie sedi con un
impegno finanziario di 120 milioni di euro.
L’altra risposta che ritengo di dover anticipare è quella relativa alle osservazioni del collega Saccomanno. In effetti, la legge finanziaria, all’articolo 20, introduce modifiche alla
legge regionale n. 14 del 1986. Con tale articolo, gli uffici chiedevano di sopprimere e abrogare quanto previsto dagli articoli 2 e 24
della legge regionale n. 14 del 1986, in ragione
delle difficoltà derivanti dal considerevole assottigliamento del numero dei dipendenti degli
uffici del genio civile e delle opere pubbliche,
mantenendo soltanto la presa d’atto in sede di
controllo e verifica dei progetti e degli appalti
eseguiti per conto delle opere pubbliche, o degli altri assessorati.
Io ritengo che la Regione non possa rinunciare – sia pure chiedendo ai tecnici
dell’Ufficio lavori pubblici un sacrificio e un
impegno in più – al ruolo di controllore. Pertanto anticipo che il suggerimento del collega
Saccomanno rappresenta una richiesta che
faccio mia e, dunque, l’articolo 20 sarà ritirato
in fase di discussione.
La nostra discussione sul bilancio regionale
della Puglia non può esimersi dal fornire
un’informazione corretta sulle opere importanti che da anni questa regione attende e che sono quasi in fase di avvio. Mi riferisco, per esempio, alla strada statale n. 275, che porta da
Maglie a Leuca, il cui progetto finanziato è fermo da qualche mese al Ministero dell’ambiente.
Ottenuta la VIA, l’Anas sarebbe già pronta
a pubblicare l’appalto. Ritengo che questa sia
una di quelle risposte positive che i pugliesi
attendono. Soprattutto l’attende il Salento,
che ha voglia di crescita e si apre a mercati
sempre più importanti sul piano della vocazione turistica.
Analoga situazione si rileva per la strada regionale n. 6, la Canosa-Minervino-Spinazzola.
Come voi sapete, si tratta di una strada che
è stata appaltata più di venti anni fa e oggi è
bloccata. Il primo tratto Spinazzola-Minervino
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fu realizzato ed è stato completamente abbandonato. Abbiamo finanziato la provincia di Bari con un contributo di 4 milioni di euro per
ripristinarla e poterla aprire al traffico. La stessa cosa stiamo facendo per il tratto che da Canosa porta a Minervino, in quanto abbiamo in
corso intese con la società dell’autostrada per
aprire la rampa che collegherà direttamente
Minervino a Canosa e all’autostrada stessa.
I lavori, però, sono bloccati e stiamo rescindendo il contratto, perché nei pressi di Minervino è stato individuato un insediamento
dell’età del rame e quindi, fino a quando la sovrintendenza non eseguirà i suoi rilievi, quella
strada non potrà essere completata. Chiedo
che almeno siano aperti al traffico i due tratti
che sono importanti per le due comunità.
Stessa situazione rileviamo per la strada regionale n. 8, il cui progetto abbiamo fatto partire molti anni fa e che ha veduto il blocco
dell’appalto. Oggi finalmente, quel progetto è
stato aggiornato, ma esso risulta fermo
all’assessorato del collega Losappio per la
concessione della VIA Anche questo appalto,
che dovrebbe collegare Lecce, Lizzanello,
Vernole e, finalmente, consentire al collega
Potì di arrivare a casa con mezz’ora di anticipo, in realtà è pronto.
Ma perché non parlare anche dei circa 210
progetti finanziati per la messa in sicurezza del
suolo, dei quali ben 92, per 288 milioni di euro, finanziati soltanto negli ultimi 30 mesi? Si
tratta di progetti regolarmente finanziati, tutti
in corso di appalto, che certamente daranno
una risposta positiva, soprattutto alle comunità
del Gargano che, ad ogni pioggia, sprofondano o scendono a valle. Le stesse comunità che
sono state, in questa torrida estate, aggredite
dal fuoco.
Fra questi progetti mi preme ricordarne due
di particolare rilievo. Il primo nasce
dall’accordo per il ripristino dell’efficienza idraulica lungo l’asta principale del fiume Fortore, a valle della diga di Occhitto. Ricorderete
che, per la laminazione della diga di Occhitto,
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nel 2005 si verificò un allagamento che interessò e mise in difficoltà strada e ferrovia. Il
secondo progetto è quello relativo alla manutenzione ordinaria e alla sistemazione selvicolturale, finalizzata alla messa in sicurezza delle
aree boscate.
Ho voluto fare questo intervento, cari colleghi, per riportare il Consiglio regionale a riflettere sul futuro che dobbiamo, insieme, costruire per questa regione. Le preoccupazioni
sulla sanità, amici e colleghi della maggioranza
e dell’opposizione, sono tutte condivisibili.
Quindi le critiche – anche quelle strumentali –
hanno motivo di essere e sono pertinenti. Io
non amo, però, iscrivermi al partito di chi ritiene di avere le soluzioni in tasca. In politica
sono un laico e, quindi, non ho soluzioni predeterminate.
Tento, nella modestia della mia esperienza,
di farmi guidare un po’ dal buon senso e cerco
di sollecitare quindi tutti, colleghi di maggioranza e di opposizione, così come ha fatto il
collega Tagliente, del cui intervento ho particolarmente apprezzato la pacatezza e concretezza. Occorre essere critici ma bisogna avere,
alla fine, la capacità di avanzare proposte, diversamente rischiamo di non essere credibili e
di essere considerati soltanto ciarlatani che
giocano a rimpiattino sulla pelle dei propri
cittadini.
Ritengo che sulla sanità sia necessario un
momento di riflessione, un punto e a capo. Lo
suggerisco innanzitutto, come ho già avuto
occasione di fare, al mio Presidente Vendola.
Nella primavera del 1993, in quest’aula fu
compiuta una rivoluzione. L’allora assessore
alla sanità - era Presidente della Giunta Copertino – propose al Governo regionale e al Consiglio, di ridurre le USL da 55 a 12 e di istituire, altra rivoluzione, le aziende sanitarie.
Non fu una cosa semplice, perché 55 USL
che si riducono a 12 significa mandare a casa
ben 43 direttori generali, molti dei quali erano
socialisti, democristiani o del partito dei DS.
Molti di quei direttori generali lo sono ancora.
Atti consiliari della Regione Puglia
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Ce ne sono stati di Alleanza Nazionale, di
Forza Italia e del Ccd e quant’altro.
Si pensava – e si continua a pensarlo – che
al di là delle casacche del momento, la sanità
era affidata alle mani di tecnici i quali, però,
così come i politici, non hanno nella loro disponibilità le bacchette magiche. Dal 1993 in
poi non sono stati fatti molti passi in avanti,
nonostante gli sforzi coraggiosi degli assessori
alla sanità che si sono succeduti, da ultimo il
collega Tedesco. Anzi, per la verità, nel 1993,
quando io fui destituito – ironia della vita – fu
il collega Tedesco a sostituirmi.
Chi vi parla, assieme al Presidente Copertino, ai compagni Dipietrangelo e al compagno
Angiuli, fu tra le persone che fecero emergere
la voragine finanziaria della Regione Puglia.
Non si trattava, però, di una voragine prodotta
soltanto dalla sanità, ma anche da altre malversazioni. Sto parlando prima del collega Potì
proprio per togliergli la tribuna, in quanto egli
avrebbe detto queste stesse cose! Fummo
mandati a casa, caro Presidente Vendola, in un
conclave di agosto tenuto nella Selva di Fasano, perché avevamo osato toccare i santuari
della sanità privata. L’assessore regionale per
la sanità modificò le condizioni per le quali si
potevano fare i ricoveri impropri senza controllo e senza misura. Questa è la storia della
sanità!
Da allora in poi, nonostante i coraggiosi
tentativi, la sanità non è di molto cambiata, né
ha smesso, caro collega Saponaro, di accumulare deficit sempre crescenti. Ebbene, ritengo
che la mia sollecitazione ai colleghi della maggioranza, a quelli dell’opposizione e soprattutto ai colleghi del Governo regionale, è che sulla sanità si proceda con un “punto e a capo” e
che si abbia il coraggio, qui, in Puglia, di avviare una vera e propria rivoluzione culturale.
È il sistema sanitario italiano a non funzionare!
Esso non funziona nelle cosiddette “regioni
canaglia” e neppure nelle regioni che non producono debiti. Mi riferisco a quelle regioni che
hanno goduto (e continuano a godere) di ri-
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sorse finanziarie tali da avere consentito la realizzazione di strutture di eccellenza, cioè di
quelle strutture che attraggono i migranti della
salute.
Cari colleghi, come possiamo pensare che,
nell’epoca in cui un computer si cambia ogni
sei mesi, la TAC ad Andria si cambi dopo
vent’anni? Non è possibile, questa non è sanità! La sanità ospedalocentrica è finita, non
possiamo più affidarci al modello della sanità
organizzata sugli ospedali. Dobbiamo puntare
su una sanità che valorizzi e realizzi, sul territorio, le strutture.
Ho il coraggio di assumermi le responsabilità, di tentare di fare analisi e di indicare soluzioni anche a coloro i quali – come il collega
Surico – troveranno sicuramente una modalità
per la valorizzazione della propria professionalità, che io rispetto. Essa potrà essere veramente utilizzata nel momento in cui la Regione
Puglia avvierà sul territorio, con la comunità,
un confronto a tutto campo su un nuovo modello di organizzazione in grado di avvicinare i
cittadini alle istituzioni. Questo dobbiamo fare,
non abbiamo più tempo da perdere!
Il 2008 deve segnare, per la regione Puglia,
l’anno della rivoluzione della sanità, cambiando metodo. So bene di essere riuscito a liberarvi, cari colleghi, dal fantasma che aleggiava
su di voi, giacché in dieci anni non avete avuto
il coraggio di affrontare la questione. L’avete
lasciata marcire e ora portate la responsabilità
di averla fatta marcire!
Oggi le condizioni sono modificate e anche
le vostre responsabilità potranno essere superate se, insieme, riusciremo a parlare e a dialogare con i pugliesi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Nicola Marmo. Ne ha facoltà.
MARMO Nicola. Signor Presidente e colleghi consiglieri, credo che l’intervento
dell’assessore Introna, più che pacare gli animi, abbia gettato benzina sul fuoco.
Atti consiliari della Regione Puglia
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Con gli incrementi per le addizionali della
Regione, la benzina costerà ancora di più e allora credo che egli abbia commesso una cattiva azione: la benzina costa cara e non si può
utilizzarla per incendiare le aule del Consiglio
regionale.
L’assessore Introna ha voluto fare riferimento ad una rivoluzione e io ribatto che, certo, parleremo ancora di questa rivoluzione e
vedremo se il 2008 sarà l’anno della svolta.
L’assessore Introna ha fatto l’elenco delle
opere realizzate e di quelle in cantiere. Ebbene, ritengo che il lavoro svolto per quelle opere rappresenti un atto dovuto per qualunque
amministrazione, regionale o di altro tipo.
Ad un elenco positivo di opere partorite in
passato e completate in questa fase, ritengo se
ne possano aggiungere altrettante che segnano
in negativo il comportamento di questo Governo regionale. Mi riferisco ad altre localizzazioni che aspettano soluzioni: per esempio la
Bari-Matera, o la Bari-Canosa, che è interrotta
a Bitonto e che tra Corato e Canosa causa incidenti mortali. Si possono ricordare anche la
Andria-Trani, anch’essa teatro di giovani morti, o la Andria-Bisceglie, che è una strada interna che non viene regolarizzata.
Quindi, in mezzo alle tante cose positive,
va segnalato sicuramente l’errore di non sorvegliare le attività delegate alla provincia di
Bari. Infatti sia la Corato-Canosa, sia l’AndriaTrani, sia la Andria-Bisceglie sono gestite dalla provincia di Bari.
Noto con dispiacere che chi ha parlato se
ne va in giro e si distrae, mentre noi abbiamo
diligentemente ascoltato quasi tutti gli interventi in aula.
L’ultimo intervento ci ha fatto, per così dire, un po’ riscaldare, ma in fondo si tratta
dell’Introna che conosciamo. Il collega ha fatto una carrellata sul passato, sul buco che
hanno trovato, ma che altri avevano già pensato di sanare (non mi riferisco a persone del
mio schieramento).
So perfettamente che, prima che voi lo sco-
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vaste attraverso l’operazione congiunta di un
governo di unità nazionale e regionale, qui a
Bari, quel disavanzo nel bilancio della Regione
lo conosceva bene chi aveva governato. Ciò
va certamente a disdoro di quell’epoca di cattiva amministrazione. Tuttavia, va dato a Cesare quel che è di Cesare: fu Bellomo a chiedere alla Democrazia Cristiana di introdurre la
legge per il ripianamento delle passività delle
Regioni.
Quindi, altro che governo di unità nazionale! Richiamando soprattutto l’attenzione del
collega Sannicandro, che spesso – probabilmente in virtù del nome – pontifica, ma non
sempre ci convince, riconosco che quello che
ha detto il collega Introna è vero: questo è un
bilancio di emergenza. La Puglia, cioè, torna
all’emergenza degli anni 1993-94. Cercheremo
di dimostrarlo con i numeri.
La collega Marmo, mia concittadina, ha esposto le difficoltà con cui si combatte la battaglia politica in quest’Aula: gli spazi sono
quelli che sono e c’è più pubblico che consiglieri regionali.
Credo che la proporzione debba essere invertita, che si debbano fornire anche al pubblico locali più salubri per seguire, magari in numero maggiore e anche attraverso monitor, il
lavoro del Consiglio regionale. Dovrebbe essere ripristinata la diretta, anche via Internet, cosicché i cittadini, ovunque, possano seguire
quello che diciamo.
Il Consiglio regionale dovrebbe essere
strutturato in modo civile, per consentirci di
votare, di parlare con microfoni meno desueti
e di avere – il Consiglio dovrebbe sentirlo assolutamente come un obbligo – un ufficio di
bilancio e di ragioneria proprio. Costringendoci a presentare, fino a ieri alle ore 19,30, gli
emendamenti per sottoporli all’esame della ragioneria, cioè di un organo dipendente dal
Governo, sottoponete gli emendamenti stessi a
un controllo unilaterale e non obiettivo.
Il Parlamento chiede che ci sia l’Ufficio ragioneria e bilancio del Consiglio.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Ugualmente, noi consiglieri non abbiamo
un ufficio legislativo: improvvisiamo articoli
ed emendamenti carenti di quella qualità legislativa che dovrebbe caratterizzare un’assemblea
appunto legislativa, come è quella del Consiglio regionale.
Ebbene, credo che tutte queste cose debbano essere fatte subito, per innalzare la qualità
del lavoro del Consiglio regionale. Se è vero
che appalterete tra qualche mese i nuovi edifici
per la nuova sede della Regione, nutro qualche
dubbio che essa possa essere completata in un
anno. Probabilmente la prossima legislatura
vedrà realizzate quelle opere necessarie al decoro della Puglia, alla dignità di chi vi deve
svolgere un lavoro serio al servizio dei cittadini e della Puglia.
Altro che elencare opere! Molte vengono
dal passato, lo sanno bene tutti e quindi è la
continuità amministrativa che vi porta ad essere responsabili e magari meritevoli di applauso, nel caso in cui completiate un’opera. Ma
ce ne sono altre – le ho citate, assessore Introna – che devono essere monitorate. Le strade
che ho elencato sono strade di morte, che devono essere visionate affinché si possa mettere
in condizione le province che ne detengono la
manutenzione a ripristinarle e adeguarle ai fini
della sicurezza. Diversamente, aumenteranno i
morti sulle nostre strade.
Il bilancio preventivo del 2008 non è altro,
in realtà, che il bilancio politico della “rivoluzione Vendola” messa alla prova del Governo.
È il bilancio di quasi tre anni di Governo Vendola, ed è assolutamente negativo.
La sintesi di queste cifre è la incapacità di
leggere e di governare i fenomeni di spesa nella nostra Regione. Ancor più dell’opposizione,
cari consiglieri, ha segnato il passo della critica
a questo bilancio il segretario regionale del
Partito democratico, Emiliano, contestando le
tasse contenute nel bilancio 2008 di questo
Governo regionale; annunciando alla vigilia di
Natale di voler rivedere il programma di Governo; successivamente contestando gli asses-
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sori del Partito democratico e, infine – da sceriffo egocentrico qual è – non assumendo la
responsabilità di quanto fatto sinora dai suoi
assessori e denunciando che, prima della nascita del Partito democratico, cioè prima del suo
avvento, essi hanno agito senza avere un riferimento politico.
Emiliano vi dice che negli ultimi due anni
siete stati degli sbandati. Da quale pulpito arriva la predica! Ha parlato proprio colui che è
il burattino nelle mani di personaggi che guidano enti strumentali come se fossero casa
propria. Anzi, come se fossero la sede di un
partito.
Emiliano dovrebbe spiegarci se il regalo alla
Marcegaglia sulla raccolta differenziata l’ha
fatto lui stesso, per il tramite del sindaco di
Melpignano, oppure se l’ha fatto Vendola.
Il dato politico – perché c’è una lettura politica di questa situazione – è che il centrosinistra pugliese vive in una situazione di confusione nel travagliato parto di questo Partito
Democratico che in Regione vede il Gruppo
non chiaramente amalgamato e il Presidente
Vendola ingabbiato nella sua Giunta che egli
stesso ha scelto e che vuole perpetuare. È ingabbiato poi in un bilancio che contraddice
tutte le sue battaglie, tutte le battaglie della
sua storia: del buon Governo e di quant’altro
una sana Amministrazione debba poter generare. Allora, veniamo al bilancio. Il 22 dicembre,
nella pausa che vi abbiamo concesso e per la
quale non ci avete ancora ringraziato,
l’assessore Saponaro attacca le AASSLL per
le troppe spese, per la poca programmazione e
per i debiti che salgono a 330 milioni di euro.
Nello stesso giorno un altro giornale annuncia
il Piano della salute della ASL di Bari: 300 posti letto in più e 600 assunzioni tra cardiologi,
anestesisti, radiologi e infermieri. In pratica, il
futuro Piano della salute sarà quello che ci
proporranno i direttori generali e non quello
che scaturirà in base all’analisi oggettiva del
fabbisogno di salute.
Il giorno 23 i manager rispondono su un al-
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tro giornale che le spese erano inevitabili, ma
qualcuno, è evidente, non ha controllato.
Quindi veniamo al documento che
l’assessore Saponaro ha scritto in accompagnamento al bilancio, che tutti quanti hanno
letto, ma che non è stato letto in Aula. È un
documento importante, che ha dei riferimenti
importanti e che è il sintomo della situazione
confusionale in cui ci troviamo.
L’assessore Saponaro esordisce nel documento con queste parole: «Nella relazione al
bilancio di previsione per il 2007 si dava conto
dei positivi risultati conseguiti nel mantenimento degli equilibri complessivi di gestione
del bilancio e nella gestione delle spese: completo smaltimento di carte contabili, separazioni di residui passivi, incremento della percentuale sino ad arrivare ad un punto importante, crescita esponenziale degli investimenti
che ha contribuito in misura significativa alla
crescita economica della Regione. Nel 2006, la
crescita del prodotto interno lordo dell’1,7%
ha collocato la Puglia al primo posto del Mezzogiorno continentale».
Ritengo, da modesto osservatore, che il riferimento al 2006, a distanza di un anno e
mezzo dall’insediamento di questo Governo,
non possa essere stato, oggettivamente, serenamente, ma anche pacatamente il risultato
della gestione di questo Governo. È evidente,
signori consiglieri e signori del Governo, che
gli effetti moltiplicatori degli investimenti – da
Keynes in poi c’è una letteratura vasta – si
hanno nel momento in cui questi investimenti
vanno a regime.
Questa citazione doveva essere accompagnata dal merito al Governo precedente – pur
imperfetto – di aver fatto gli investimenti che
hanno portato la nostra Regione ad essere la
prima tra le Regioni continentali. Non può essere stato, infatti, l’anno e mezzo della gestione Vendola ad aver portato questo risultato
così positivo, che verrà vanificato nel 2008,
come dicono i sindacati, Confindustria e gli
imprenditori.
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Questo bilancio provocherà una diminuzione dello 0,2 del PIL. Torneremo, quindi, nel
2008, a non essere più la prima Regione di
quelle continentali meridionali, ma forse la seconda se non la terza.
Il documento dell’assessore Saponaro insiste – questa doveva diventare la convinzione
comune di tutti quanti e infatti tutti i consiglieri di maggioranza sono intervenuti – nel sostenere che il deficit contabile, non ancora coperto per l’anno 2005, risulta pari a 181 milioni di
euro. Questo è quello che sostiene l’assessore
Saponaro e che sostengono tutti, salvo citare,
ma senza definirle, nella pagina successiva, a
pagina 4, le sopravvenienze attive del settore sanitario integrate dal ricavato della vendita degli immobili di proprietà delle aziende
sanitarie.
Le sopravvenienze sono altre e ve lo dimostrerò. Vorrei precisare che non vi appartengono, ma sono il tesoretto che vi ha lasciato la
Giunta Fitto. Non si possono mettere nel bilancio economico le sopravvenienze per la
vendita degli immobili che non sono avvenute.
Noi lo facemmo per legge, voi lo avete fatto
per delibera. Il bilancio patrimoniale – lei assessore lo sa meglio di me – è un’altra cosa
rispetto al conto economico. Non possono essere mischiati i due bilanci.
L’assessore continua dicendo, come paravento per far scrivere a qualche intellettuale di
sinistra il corsivo sul Corriere del Mezzogiorno, che la classe politica ha fatto uno sbaglio a
non accedere alla diminuzione dei costi della
politica. Abbiamo un sistema in Consiglio regionale che non funziona, che non è a regime e
che non produce come dovrebbe per la mancanza di strumentazione e per la mancanza di
competenze specifiche che accompagnino. Cita, inoltre, i costi della politica, i costi
dell’Amministrazione, i costi del personale, i
costi associati alla vecchia legislazione erogatoria prima del ’95, i costi dei mutui e così via.
Tutte cose più o meno condivisibili che possono essere citate.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Poi si arriva – questa parte la leggerò per
intero poiché, insieme al Sindaco Emiliano, egli ha criticato l’attività del Governo ancor
più della opposizione – al blocco delle assunzioni fatto dal precedente Governo, al piano di
riordino ospedaliero, al di là del giudizio politico negativo che è tutto da dimostrare. Se
questo è l’ordine dei fatti non manipolati dalla
corrida mediatica quotidiana e se a monte grava su di lui da tanti anni un oggettivo sottodimensionamento del fondo sanitario, non toccherò questo tema che è stato ampiamente
toccato da altri colleghi.
«I dati – insiste l’assessore – del deficit
2006 sono stati probabilmente sottovalutati,
forse perché interpretati come frutto prevalente della dinamica fuori controllo della spesa
farmaceutica. Questa sottovalutazione ha condotto sia la Giunta che il Consiglio regionale,
con il concorso decisionale attivo – come se
fossimo stati determinanti noi, come minoranza e come opposizione – ad adottare normative e provvedimenti in materia di personale, di
accreditamento delle strutture private e di tariffe che oggi, a differenza della farmaceutica,
la cui dinamica è stata nel frattempo bloccata
con una norma restrittiva, incidono pesantemente sui risultati dell’esercizio 2007».
Per non parlare di alcune decisioni, sempre
del Consiglio regionale, come l’approvazione
dell’articolo 33 della legge n. 10 del 16/4/2007
che prevede l’aumento delle tariffe dei laboratori di analisi del 20% rispetto alle tariffe nazionali. Tale norma, approvata senza il referto
della Ragioneria, rischia oggi di provocare un
debito fuori bilancio superiore ai 20 milioni di
euro.
Sto sommando le cifre che l’assessore Saponaro elenca nella sua relazione. È necessaria, quindi, una svolta profonda nelle modalità
di presa delle decisioni. Chi prende le decisioni
è il Governo, deponendo ogni atteggiamento
di fastidio e insofferenza nei confronti della
normativa contabile di chi è chiamato a farla
rispettare, ma che l’assessore Saponaro non è
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stato in grado, contraddicendosi palesemente,
di controllare e di comprimere.
Il bilancio consuntivo delle aziende sanitarie, al terzo trimestre 2007, risente negativamente di questo andamento decisionale, a prescindere dai singoli risultati, anche positivi,
che i provvedimenti prima elencati hanno potuto avere sul Servizio sanitario regionale.
In principio sono stati criticati perché adottati dal Consiglio regionale, in seguito, poi,
pare che abbiano avuto dei risvolti positivi.
Dalle elaborazioni effettuate dall’ARES è possibile evidenziare i dati più allarmanti del 2007
rispetto al 2006: i costi del personale lievitano
di circa il 5%, più 71 milioni, da aggiungere ai
venti di prima; i costi per l’assistenza ospedaliera tramite gli enti ecclesiastici, gli IRCCS
privati e le Case di cura hanno subito un incremento di 77 milioni, da aggiungere a quelli
di prima. Solo per metà giustificabile dagli incrementi dei tetti di spesa degli enti ecclesiastici e dalla riduzione della spesa per assistenza indiretta. I costi dei presidi chirurgici e materiali sanitari sono aumentati di circa il 21% –
19 milioni – così come i materiali protesici per
emodialisi del 12% (9 milioni di euro). Aggiungete quindi prima i 19 e poi i 9 milioni di euro.
I costi per l’assistenza riabilitativa sono
cresciuti del 6%, 12 milioni. Il DIEF dispone
la riduzione del 2% per l’assistenza ambulatoriale. Questi sono dati sempre forniti
dall’assessore, ma quel 2% in meno non è riuscito a farlo rispettare, quindi aggiungete altri
12 milioni; i costi per l’acquisto di servizi non
sanitari sono cresciuti del 12% (30 milioni), di
cui il 3,4% per le pulizie, il 3% per il servizio
mensa, il 3% per servizi informatici, il 4,3%
per utenze varie e l’1% per utenze telefoniche.
Vorrei precisare che nell’1% c’è una bolletta
di 300 mila euro di un dirigente della ASL di
Bari.
Questo non significa niente, caro Presidente. La Telecom ha rinunciato perché avete
chiesto, in cambio dei tanti vantaggi che la Telecom ha, di ristornarvi un bonus per far ritor-
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nare quella bolletta a 21 mila euro. Comunque
io che pago una bolletta di 200 euro a bimestre, voglio capire a che cosa sono serviti 21
mila euro in quattro mesi!
I costi di noleggio di tecnologie sanitarie
sono aumentati del 30% pari a 4 milioni circa,
più i relativi oneri finanziari. Tra l’altro i sistemi contabili e gestionali delle aziende sanitarie, dopo due anni e mezzo di gestione del
Governo Vendola, sono così lacunosi che
hanno indotto il direttore dell’ARES ad inviare
di recente una lettera allarmata ai commissari e
ai direttori generali per richiamare l’attenzione
su alcuni fenomeni critici. Sorvolo, poi, su altri
aspetti.
In questa stessa nota si formula un severo
giudizio di cattiva gestione delle rilevazioni
contabili e di inefficiente sistema di previsione.
Ho letto queste parti perché andavano rassegnate al verbale di questa riunione del Consiglio regionale. Sono cause di autoanalisi che
l’assessore Saponaro fa, mostrando, al tempo
stesso, l’incapacità di governarle.
L’assessore conclude dicendo: «A differenza dell’esercizio 2006, ripianato grazie a sopravvenienze attive e ad un fatto straordinario
come la vendita degli immobili». Sappiate che
ancora non è stato venduto alcun immobile,
anzi le AASSLL stanno redigendo progetti su
terreni propri senza venderli e senza cederli
alla Regione, proprio per evitare di essere espropriati di quei terreni e poter realizzare
nuove strutture. «L’obbligo del riequilibrio
delle entrate impone una scelta diversa come
quella dell’aumento delle addizionali fiscali regionali».
Quindi è l’assessore che dice a tutti che
quello che è successo impone una scelta diversa dalle addizionali regionali. Una scelta diversa, nuova, con maggiore fantasia, più di quella
che ha avuto l’assessore Introna con la sua
nuova finanza creativa. Spero poi che i soldi
non finiscano per fare la nuova sede della Regione. In questo quadro, ci sono solo due settori che, nel riepilogo degli stanziamenti di bi-
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lancio, accrescono di poco la propria dotazione: l’assessorato all’artigianato e quello al
commercio.
Questa, signori miei, è la situazione illustrata non da me, ma dall’assessore Saponaro.
La verità sui conti non è data neanche da
quella strombazzata relazione fatta dall’assessore
Tedesco al vertice di maggioranza del Partito
Democratico e degli altri partiti del Governo.
La verità sulla sanità pugliese e sui relativi costi non è emersa nemmeno in quell’occasione.
La verità è un’altra e ve la dirò, analizzando
gli stessi dati forniti dall’assessore Tedesco.
La perdita del sistema sanitario dell’esercizio
2001, quindi durante il Governo Fitto, ammonta
a 175 milioni di euro, mentre per gli anni 2002
e 2003 la situazione è di equilibrio. Per l’anno
2004 la perdita è di 17 milioni di euro, mentre
per il 2005 è di 309 milioni di euro.
La perdita riportata per il 2006 è di 211 milioni di euro. Tale sbilancio economico, assessore
Saponaro, è stato calmierato dall’iscrizione suggerita alle aziende da una nota dell’ARES delle sopravvenienze attive. Queste sopravvenienze attive hanno annullato il debito che avrebbe lasciato il centrodestra, ammontante a
181 milioni di euro. Il tesoretto era costituito
dai debiti che le AASSLL avevano nei confronti del personale per ferie non godute. La
legge impone di non pagarlo più; il Governo
regionale dell’epoca impose l’accantonamento
per non si sa quale altra evenienza.
Queste somme ammontano – mi mancano
solo i dati della ASL Foggia 3, della ASL di
Lecce e degli Ospedali riuniti di Foggia – per
l’ASL di Brindisi a 11 milioni, per la ASL di
Bari a 55 milioni Avete proposto ai direttori
generali di versare quelle somme per coprire la
debitoria complessiva della ASL; per la ASL
BAT ammontano a 9 milioni, per il Policlinico
a 13 milioni, per la ASL di Taranto a 10 milioni. In totale parliamo di 98 milioni di euro.
Mancano, però, le AASSLL di Foggia, di
Lecce e gli Ospedali riuniti, quindi parliamo di
oltre 170 milioni di euro.
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Questi soldi, questo tesoretto che il centrodestra vi ha lasciato nei bilanci delle AASSLL,
è servito ad azzerare quello che ancora una
volta voi dite essere i debiti lasciati dal centrodestra. Questo non è assolutamente vero. Se a
questi 180 milioni aggiungiamo i 170 e i 214
che avete ricevuto a ripiano dal Governo per
un totale di 384 milioni di euro, è evidente che
lo sbilancio si attesta sui 560 milioni di euro.
Questo sbilancio vi appartiene tutto per
intero.
Allora, cari amici, questa è la verità. I 181
milioni sono un parto della vostra fantasia per
coprire le vostre colpe, la vostra incapacità di
gestione e la vostra forsennata cupidigia di occupare posti di potere politico all’interno delle
AASSLL La rivoluzione non c’è stata, ma la
sfiducia ha pervaso tutti i cittadini pugliesi. Ci
sono stati morti a Castellaneta, morti a Barletta perché non funzionava la Tac – e non ad
Andria, assessore Introna – e donne morte ad
Altamura durante il parto.
Noi non abbiamo utilizzato propagandisticamente questi fatti, anche se, da speculatori,
avremmo potuto farlo. Se, però, ad Altamura
accade questo e non si indaga sul sintomo per
cui accade questo, vuol dire che voi avete solo
una volontà: l’affermazione di risolvere i problemi sociali. Ad Altamura il 60% delle nascite
migra verso Matera, verso il Miulli, verso il
Policlinico, migra altrove. Un amministratore
deve essere coerente, saggio e sereno. E mi
riferisco alla collega Marmo Giuseppina che fa
il richiamo all’unità, alla tensione unitiva che
spingeva i cattolici come Igino Giordani ad essere tutti uniti per il bene.
Io non posso unirmi a voi nella cattiva gestione, posso essere unito per il bene di questa
Regione, ma per il bene della Regione tocca
anche a chi ascolta convenire su quello che si
dice. Se in una ASL il 60% delle donne migra
perché non si sente sicura – e questo accadeva
già nel 2006 con la gestione commissariale del
direttore generale che oggi è commissario di
questa ASL – dobbiamo mettere una lente di
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ingrandimento per verificare le varie situazioni, per dare sicurezza e tranquillità ai nostri
cittadini. L’attuale commissario della ASL di
Bari ammette che ci sono tentativi di intromissione. Il problema è la politica; il problema
siamo tutti noi. Facciamoci un esame di coscienza. Al punto nel quale siamo arrivati oggi, credo che la situazione sia degenerata.
Un direttore generale commissario, la cui
ASL è sotto accusa per un buco finanziario,
non può dire che si tratta di debiti ereditati
dalle precedenti gestioni. Non è così che funziona. La sua ASL ha ereditato situazioni dalle
altre AASSLL della Provincia di Bari, ma questo è un altro errore clamoroso, assessore Introna, perché ridurre da 54 a 12 le AASSLL
della Puglia è stata azione buona e giusta, ma
mantenerne 12 è stata un’operazione altrettanto buona e giusta di manutenzione
dell’esistente.
Quello che manca, infatti, come cultura politica a questa classe politica e, ancora più in
generale, alla classe politica in genere, è la capacità di manutenzione dell’esistente. Ogni
scioglimento provoca gestioni commissariali,
gestioni separate e confusione. Questo è quello che avete provocato voi credendo di risparmiare con i direttori generali, anche se poi
li avete moltiplicati per tre creando ovunque le
AASSLL provinciali.
Questo se lo poteva permettere la Lombardia, che ha pochi ospedali e ha le AASSLL
che pensano solo al territorio.
Le AASSLL della Lombardia se lo potevano permettere perché hanno pochi ospedali e
hanno la funzione, che voi declamate, di territorialità. Gli ospedali sono vere e proprie aziende ospedaliere.
Al contrario, nei programmi del commissario Lea Cosentino, c’è addirittura la creazione
di nuovi ospedali a Molfetta, a Terlizzi, a Corato, a Conversano, a Monopoli, a Triggiano,
a Putignano. Una Regione non può resistere
con migliaia di chirurgie, non può creare un
nuovo reparto di ginecologia e ostetricia
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RESOCONTO STENOGRAFICO
quando già ne esiste uno a Corato, al San Paolo, a Molfetta, o al Policlinico.
Questa è la controrivoluzione imperfetta di
chi governa questa Regione. Ieri il mio collega
ha sbandierato con molta enfasi gli auguri che
ha ricevuto da qualche commissario, ma io
non voglio sollevare lo stesso clamore, perché
ritengo che non sia giusto che un commissario
e i suoi subcommissari, nominati da questo
Governo, debbano inondare le case dei medici
e dei politici di auguri e riempire le città addirittura con i manifesti di auguri. Siamo noi che
dobbiamo augurare ai cittadini che non abbiano la sventura di essere curati in AASSLL governate da chi fa dispendio di soldi pubblici.
Chi compie un dovere d’ufficio non deve ricevere, a mio avviso, nessun biglietto di auguri,
perché non ha clienti verso i quali deve essere
simpatico. In caso contrario, gli auguri andrebbero mandati a tutti i pazienti che hanno
avuto la sventura di passare da quella ASL.
Questo credo che sia una cattivo costume.
Dicevo, le perdite riportate – ci sono riferimenti anche sulla stampa – nella ASL di Bari, al consuntivo 2006, al 30 giugno 2007, e in
tutte le AASSLL della ex provincia di Bari
ammontano a circa 78 milioni di euro. Come si
fa a dire che sulla ASL di Bari pesano i debiti
passati, quando, al 30 di settembre, – questi
dati emergono dal report – per la ASL di Bari
i debiti ammontano a circa 140 milioni di euro,
cioè il doppio di quanto ricevuto in eredità
dalle altre AASSLL della Provincia di Bari,
con una progressione che dovrebbe portare a
chiudere i conti, alla fine dell’anno, a 200 milioni di euro? E voi ci riportate la storiella del
2001-2005, ma vergognatevi!
Vorrei sapere poi se la Giunta regionale
andrà a fare delle verifiche dato che questi direttori avrebbero dovuto proporre alla Giunta
il ripianamento dei debiti al 30 giugno, entro il
30 settembre. Qual è stata la proposta? Si sono attenuti al Documento di programmazione
finanziaria o non si sono attenuti? Forse sarebbe meglio far cambiare aria a tutti questi
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direttori che non hanno adempiuto alle vostre
richieste, ai vostri dettati.
Signor Presidente, un responsabile c’è di
tutta questa storia, e non è l’assessore Saponaro e nemmeno l’assessore Tedesco, dato che
ritengo che essi abbiano svolto il proprio lavoro in piena collegialità. È il Presidente Vendola
che, l’11 dicembre, parlando al termine del
vertice di maggioranza che si è tenuto in serata
nella Regione, ha detto di “funzionare un po’
così”.
«Quando ci sono cittadini che propongono
un tema urgente – dice il Presidente Vendola –
che chiedono una risposta in termini di offerta
specialistica in un determinato settore, bisogna
correre».
«È difficile, poi – aggiunge – valutare
l’impatto economico di questa scelta». Possiamo tagliare tutto, ma non possiamo tagliare
il diritto alla salute, il diritto ad avere
un’offerta sanitaria.
Il Presidente Vendola ha il dovere di offrire
salute, ma allo stesso tempo ha il dovere di
non dilapidare quel poco di equilibrio finanziario di questa Regione. L’equilibrio finanziario,
infatti, serve a generare altra salute; serve a
rendere efficienti i servizi sanitari; serve a fare
in modo che ci siano quelli che una volta venivano chiamati bacini di riferimento. Mi riferisco al numero di TAC, di risonanze magnetiche che devono esserci in un determinato luogo, in proporzione al numero di abitanti. Non
possono nascere ovunque reparti di chirurgia,
reparti di anestesia, di rianimazione, perché il
costo sarebbe insostenibile, ma non per questo
il Presidente Vendola è migliore di noi che sosteniamo questo.
Allora, cari amici, la risposta – diceva
l’assessore Saponaro nella sua relazione – non
può essere la strada delle addizionali. Eppure è
la strada delle addizionali!
Oggi i giornali pubblicano i rincari previsti
dalla finanziaria del Governo. Tutti quanti dicevano che se quella finanziaria non fosse stata
approvata avremmo avuto meno sbilancio,
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RESOCONTO STENOGRAFICO
meno tensioni finanziarie. Il carico della finanziaria del Governo Prodi, che è vostro omologo, è di 1.520-1.715 per ogni cittadino.
Immaginate cosa succederà ai pugliesi che
avranno i rincari per il gas. Tutti hanno dimenticato, ma giustamente i miei colleghi l’hanno
ricordato, che anche sul gas ci sarà l’aumento
e l’addizionale.
I rincari sul gas incideranno sugli anziani
che sono in casa, che vivono dalla pensione e
il cui reddito non supera nemmeno i 28 mila
euro. Tale reddito riguarda anche le famiglie
che hanno due, tre, quattro figli e che sono le
nuove povertà di oggi.
Voi toccate i più deboli con la benzina e
con il gas. Questi rincari non vanno divisi tra
4,1 milioni pugliesi come dice il collega Sannicandro, ma su 2,3 milioni. Solo questi ultimi
infatti hanno reddito, gli altri sono bambini,
studenti, giovani che non lavorano, anziani e
pensionati.
Questi rincari vanno divisi su 2,3 milioni di
pugliesi! Dovete applicare l’IRAP su 600 mila
aziende pugliesi!
Voi siete il Governo della retromarcia, del
tornare indietro. Siete dei grandi conservatori,
caro collega Sannicandro. Non siete comunisti, siete conservatori! Volete mantenere
l’esistente, mantenere la spesa pubblica dopo
che l’economista Rossi vi ha detto che è la cosa più facile. Solo gli imbecilli – praticamente
vi ha detto – sanno imporre le tasse.
Non c’è fantasia, non c’è capacità di governo per andare ad individuare i tagli. Vi abbiamo sfidato su questo, vi abbiamo detto che
i tagli sono possibili a cominciare da noi. Sono
possibili!
Nella precedente legislatura – come sa il
collega Rocco Palese – abbiamo speso zero
per la cultura, voi invece spendete milioni di
euro. Come ci ha insegnato Carlo Marx: «Prima la pancia e poi la cultura». Prima è necessario mantenere il popolo e poi si può pensare
alla cultura e agli incontri transfrontalieri.
Anche in merito all’IRPEF la situazione è
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quella che vi ho detto. La vostra è una sconfitta. La vera rivoluzione – cari colleghi della
maggioranza, non so se avrete il coraggio di
ascoltare quello che vi ha detto l’assessore Introna – può venire da un patto bipartisan, da
una nuova morale, da un nuovo stile delle Istituzioni e della politica. È necessario un accordo che decida di allontanare l’intromissione
asfissiante della politica nella sanità.
Ieri ascoltavo una trasmissione su Radio 24
che riguardava la Liguria. Un medico primario, presidente di una società scientifica, dibatteva con Burlando, il Presidente della Regione
Liguria, sul fatto che molti medici protestano
perché non riescono a veder riconosciute le
proprie capacità professionali, mentre altri
vanno in Germania a studiare.
Questa è politica complessiva. Gli stagisti
italiani che vanno in Germania e hanno sale in
zucca prendono uno stipendio di 2.500 euro al
mese per fare ricerca; in Italia invece gli stagisti percepiscono 800 euro, quando li prendono! I “Bollenti spiriti” sono stati la testimonianza di un aspetto fallimentare di questa Regione. Altro che “Bollenti spiriti”, si sono già
evaporati!
In Liguria – che non è dissimile dalla Puglia, dalla Lombardia e dalle altre Regioni – il
90% dei primari è assegnato all’incarico politicamente.
Dobbiamo fare marcia indietro tutti, tutti!
Prima i primari erano schiavi dei baroni universitari, oggi sono schiavi della politica.
Bisogna individuare altri strumenti di misurazione della capacità e dell’efficienza dei servizi di questi primari per far sì che ascendano a
quelli che sono gli incarichi che meritano per
capacità e non perché sono amici di qualcuno.
Discutevo con un dirigente, più volte tartassato da questa Giunta perché non omologo,
sul fatto che la sfida culturale deve consistere
nell’affidare la gestione delle nostre AASSLL
a dirigenti gestionali puri, che non devono essere assolutamente presi nell’orbita delle
chiacchiere del Presidente Vendola.
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Noi facciamo bene al popolo se rendiamo
efficienti i nostri servizi, non se portiamo servizi a tutti. Se un cittadino viaggia, va fuori
dell’Italia, fuori dalla Puglia, fuori alla provincia e va a San Giovanni Rotondo, per esempio, vuol dire che si può spostare anche a dieci
chilometri dal suo paese.
Allora bisogna rendere efficienti i nostri
servizi. La sfida è questa, cari consiglieri. Mi
riferisco alla necessità di fare un patto che valga per oggi e per domani; un patto che non
venga infranto da una politica e dalla voracità
della politica. Ci vogliono dirigenti asettici gestionali puri, che abbiano in fondo, ma molto
in fondo, anche l’orientamento politico, perché
questo gli deve essere garantito dalla libertà di
pensare. Nel 2008, quindi, fate questa rivoluzione! Ma, insieme a questa, fate la rivoluzione della qualità, perché è di questo che ha bisogno la Puglia: di una qualità che sia innovatrice rispetto all’attuale contro rivoluzione che
abbiamo vissuto e che stiamo vivendo in questi
anni per questa Giunta conservatrice di vizi e
di privilegi.
Se prenderete questa strada noi saremo al
vostro fianco, abbandoneremo gli schemi
dell’ideologia, dell’uno contro l’altro, di una
parte politica che vince contro l’altra.
Sappiamo bene di essere oggi nella condizione perdente, ma nella società non c’è più
questo spirito. Oggi c’è un altro animo, c’è
un’altra considerazione dell’insuccesso di questo Governo.
Vi sfidiamo a far sì che questa unità sia
per il bene della Puglia e non per il bene della politica.
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE TARQUINIO
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Brizio. Ne ha facoltà.
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BRIZIO. Signor Presidente, il collega Potì
interverrà dopo di me così avremo la bontà di
ascoltare i componenti di questa maggioranza
che, evidentemente, all’ora di pranzo è distratta e assente da una discussione fondamentale
per il nostro territorio e per la nostra collettività.
Più colleghi hanno ricordato momenti diversi di questa esperienza regionale, quando
nei primi Consigli regionali, dove si discuteva
il bilancio di previsione, c’era quell’entusiasmo
che contraddistingue sempre le nuove categorie, i nuovi componenti, ma anche coloro che
hanno una esperienza maggiore all’interno di
questo Consiglio regionale. A quel tempo si
pensava di poter rivoluzionare, di poter portare innovazione e benessere alla nostra Regione.
Ahimè, a distanza di tre anni, ci accorgiamo
che quel sogno viene a morire, che quello che
si vive in prima linea non corrisponde mai alla
realtà dei fatti, che quell’azione e quella volontà rivoluzionaria in alcuni settori, in alcune
materie particolari della nostra vita regionale
difficilmente distoglie dalle vecchie abitudini.
Il progetto di una Puglia diversa, quindi,
muore; lentamente, ma muore. Quella che è
stata la campagna elettorale di un centrosinistra che ha trovato la sua unità in maniera particolare contro la gestione dell’allora Presidente della Giunta regionale, viene a svanire.
Quali sono le considerazioni di un avvilimento così eclatante della maggioranza?
Principalmente il fatto di vedere che le cose
in Puglia non vanno più bene; che abbiamo
una sanità identica, o meglio, una brutta copia
di quella che esisteva nel 2001. Non c’è stata
nessuna innovazione, nessuna riforma se non
un’attesa spasmodica di un Piano della salute
che dovrebbe arrivare da un mese all’altro e
intanto, sono passati tre anni, e ancora nulla è
arrivato in Consiglio regionale.
Questa attesa fa sì che si facciano delle leggi e delle norme, proposte anche in questo bilancio, con una premessa inevitabile: «In attesa
dell’approvazione del Piano alla salute, si applicano questo, questo, questo e quest’altro».
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Parliamo di date che ancora non si avvicinano
e non abbiamo la certezza di avere un così tanto acclamato Piano della salute che la sinistra
più volte ha evocato.
Ci troviamo oggi di fronte ad un provvedimento di emergenza. Lo stesso identico provvedimento di emergenza che fu adottato
l’anno scorso, ma con la differenza evidente
che oggi aumentiamo le tasse a carico di tutti i
cittadini pugliesi. Vorrei ricordare a tutti noi,
ma soprattutto alla stampa che quando si dice
che verranno colpiti solo i cittadini che superano una determinata fascia di reddito non è
poi così vero. Come ha ricordato il collega
Marmo, e lo voglio ribadire a me stesso e a
tutti, stiamo aumentando l’addizionale sul
gas!
Assessore, se si tratta di adeguamento ha
ragione il mio collega Silvestris a far riferimento ai ritocchi dell’assessore Saponaro.
L’adeguamento delle bollette contribuisce così
all’aumento dell’IRAP.
Assessore, chiamiamolo come vogliamo,
ma la verità è che a fine mese il cittadino pugliese non riuscirà più ad arrivare alle solite tre
settimane. In campagna elettorale nazionale –
ve lo ricordo – avete scritto sui manifesti: “Arrivate a fine mese?”. Questa era la propaganda
contro il Governo di centrodestra. Oggi i cittadini non arriveranno nemmeno alla fine delle
due settimane con tutti questi aumenti. La Regione sta portando la pressione fiscale tra le
più ampie delle Regioni italiane per ripagare i
debiti della sanità che fino al 2005 – voglio ricordarlo – non sono stati messi a carico dei
cittadini pugliesi.
L’assessore Tedesco ci ha ricordato, con i
dati, che lo splafonamento della sanità c’è
sempre stato. Con una differenza, però, caro
assessore: il Governo di centrodestra ogni volta è riuscito a ripianare quei debiti. Le tasse
sicuramente non sono state di questo livello e
poi noi ci siamo impegnati a diminuirle man
mano.
Tempo fa si prese un impegno: facciamo il
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riordino della sanità e abbasseremo le tasse. Il
riordino della sanità è stato fatto, è stato ostacolato, ci ha fatto perdere le elezioni e, inevitabilmente, il Governo di centrosinistra è stato
costretto ad aumentare le tasse.
Tuttavia, non è questo il ragionamento
che voglio fare perché lo hanno fatto in maniera egregia e abbastanza approfondita i
miei colleghi.
Vorrei fare un’analisi di carattere prettamente politico, scorrendo una serie di dichiarazioni fatte da diversi esponenti della maggioranza, tra cui anche il Presidente della Giunta
regionale.
Si chiede una collaborazione massima alla
politica in generale dato che oggi è in discussione anche la salvaguardia dell’Istituzione regionale. È giusto, quindi, che alla partecipazione di momenti difficili come questo ci sia
anche l’opposizione.
Viene gridato questo allarme di collaborazione all’opposizione da una parte, e mi riferisco al Presidente Vendola, e dall’altra ci sono
interventi come quello dell’assessore Tedesco
che sostiene di non vedere nessuna cosa anormale, che è l’opposizione che sta gridando
ad un buco enorme, che i debiti ci sono sempre stati, che il Governo può andare avanti con
le proprie forze e che se vogliamo possiamo
anche votare, ma in caso contrario si potrà
procedere ad una rivisitazione del sistema sanitario che avrà il suo apice e il suo successo
nel 2008.
Le cose poi restano invariate dando addirittura la sensazione che si vuole superare lo
scoglio del Consiglio regionale perché, in un
momento festivo come quello che va dal 26 al
30 dicembre, queste sedute evidentemente non
sono gradite e quindi se si possono evitare,
magari evitando anche un dibattito e portando
poca attenzione nei mass media regionali per
questo aumento di tasse che si sta avendo per
il buco sulla sanità, tanto meglio.
Questo appello all’opposizione è un appello
che mira ad ammorbidire per questi giorni la
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RESOCONTO STENOGRAFICO
contrapposizione, per poi dal primo gennaio
del 2008 riprendere la gestione così com’è stata portata avanti in questi tre anni.
È stata una gestione che francamente ci ha
messo di fronte ad una serie di dati abbastanza
allarmanti e scandalosi. Se fosse successo
qualcosa del genere durate la gestione del centrodestra, avremmo visto già le barricate e
magari anche le azioni di altri istituti. Chiedo
attenzione all’assessore e al Presidente Vendola. Ho fatto un’analisi, che approfondiremo nei
prossimi giorni, rispetto ad alcune gare
d’appalto avvenute nelle AASSLL Francamente, ho avuto dei dati che, se dovessero trovare
una reale conferma, sono spaventosi.
Mi riferisco, ad esempio, ad un appalto della ASL Bari 5 per il servizio di portierato e ausiliarato. I contratti precedenti prevedevano
una spesa di 2,7 milioni di euro annui. C’è stata poi una gara vinta dalla Lega delle cooperative, nello specifico dal CNS, che ha portato
per lo stesso identico servizio, fatto ormai da
anni, ad un aumento della spesa annua a 3,6
milioni di euro.
Ci si aspetta che una gara porti ad un
abbattimento dei costi e invece, colleghi consiglieri della maggioranza, i costi sono lievitati.
Del resto, alcuni consiglieri conoscono molto
bene queste situazioni.
Nella ASL Lecce 2 per il servizio di pulizie
si è sempre pagato 2, 4 milioni di euro; si bandisce una gara e anche questa volta si pensa
che ci possa essere un risparmio per l’Ente
pubblico, ma il costo lievita a 3,2 milioni di
euro. Guarda caso, Collega Sannicandro, anche questa volta vince la Lega delle cooperative, nello specifico il CNS.
Per non parlare, poi, dell’appalto alla ASL
Lecce 1 dove da 9 milioni di euro in tre anni –
ma credo che ci sia un errore – si andranno a
consumare quasi 18 milioni di euro!
Assessore Tedesco, anche questo è un aumento dovuto alle annualità pregresse? Complementi a questa Giunta e complementi
all’assessorato!
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Mi sembrava pleonastico dirvelo, ma è
chiaro che anche in questo caso ha vinto la
Lega delle cooperative. Collega Sannicandro,
come meglio lei vuol precisare, ha vinto il
CNS.
Può essere fiorita o non fiorita, ma la verità
è che c’è un aumento dei costi spaventoso e
vergognoso.
Oggi chiedete collaborazione al centrodestra per riparare queste porcherie. Francamente non ce la sentiamo di avallare discorsi di
questo genere.
Vi assicuriamo che da gennaio queste cose
verranno chieste puntualmente da tutta
l’opposizione. Vogliamo capire molto bene,
ad esempio, cosa è successo nelle gare che sono state avviate per addirittura 55 milioni di
euro in merito alla gestione del calore alla
ASL Brindisi 1. Queste sono reali situazioni
della sanità di oggi.
Queste cose, collega Sannicandro, sono
successe dal 2005 in poi. Altro che Santissima
Annunziata, collega, questa è una cosa vergognosa! Dobbiamo ricordare che cosa è successo con precisione. L’assessore Tedesco ribadiva che nel 2005 siamo arrivati a splafonare di
340 milioni di euro. In tre mesi sono state fatte
una serie di gare con nomi e cognomi, che poi,
stranamente, dalla gestione del centrodestra si
sono trovati anche a gestire la sanità per il
centrosinistra. Vorrei ricordarne alcuni: il direttore amministrativo della ASL di Taranto,
collega Tedesco, è stato promosso, proprio
per essere il più spendaccione, a direttore generale della Brindisi 1.
Poi c’è, ad esempio, il responsabile di una
di queste gare che vi ho citato, il dottor Lovecchio, che, stranamente, da dirigente è diventato direttore amministrativo di una delle
tante AASSLL.
Poi c’è il dottor Moretti che è stato riconfermato, dopo una gestione di centrodestra,
dal centrosinistra. Lo stesso destino è toccato
al dottor Michele Petroli. Adesso arriviamo
alla lottizzazione, Presidente.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Questo per dire che le responsabilità, ahimè, non possono essere solamente attribuite al
centrodestra per l’annualità del 2005, ma sicuramente anche ad una gestione del potere politico, che ha fatto sì che alcuni elementi cardine
di alcune situazioni transitassero dalle file del
centrodestra a quelle del centrosinistra, pur
portando un contributo di carattere elettorale
che le ha permesso, Presidente, di vincere le
elezioni.
Così come è apparsa francamente abbastanza
scandalosa la dichiarazione dell’assessore Introna. Non so se mi sarei permesso di farmi
scivolare la questione. L’assessore Introna,
infatti, nel suo articolato e lungo ragionamento
ha tentato di portare un po’ di serenità nel
confronto politico, ma, per agevolare quello
che avverrà nelle prossime ore, le ha fatto,
assessore Tedesco, un’accusa di quelle
clamorose. Nel 1993 l’assessore Introna perse
il posto di assessore alla sanità perché era andato
contro gli interessi delle cliniche private.
A sostituirlo, è stato l’assessore Tedesco che,
dal ragionamento si può ipotizzare, ha assunto
un ruolo di protettore di questi interessi.
Questo è quello che ha detto il collega Introna, non l’ho detto io. Volevo solo ribadire
questa denuncia che mi pare alquanto eclatante.
Ritornando ai buchi della sanità che avete
prodotto e che continuerete a produrre, nella
relazione dell’assessore Saponaro è chiaro che
emergono una serie di incrementi di spesa, tra
cui quello che abbiamo citato per gli appalti
dei servizi non sanitari oltre a quello per la
mobilità. Allora mi sarei aspettato, così come
fece l’onorevole Vendola all’epoca, in piena
campagna elettorale, un’azione di forza. Mi
spiego meglio. Quando il Presidente Vendola
fu designato come candidato alla Presidenza
della Regione cominciò a fare i blitz negli ospedali pugliesi e partì proprio dai due ospedali che in qualche maniera, in termini di territorialità, sono più a portata di mano di chi vi
parla. Visitò, infatti, l’ospedale di Mottola e
quello di Castellaneta. Come è suo modo di
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fare, fu cordialissimo e apprezzò anche quello
che era stato fatto in quelle due strutture dove
erano state investite diverse decine di milioni
di lire dell’epoca.
Si trattava di due strutture nuovissime, inaugurate da pochi mesi allora, e adesso da
pochi anni. Sono due strutture che si trovano
al confine di altri territori regionali – in particolare vicino alla Basilicata –, ma anche vicino
a strutture di gestione privata come il Miulli, o
di gestione non totalmente pubblica. All’epoca
fu preso un impegno, quello di potenziare queste due strutture perché furono definite, come
in realtà sono, strutture di frontiera.
«Se riusciamo, in qualche maniera, a far sì
che questi ospedali diventino ospedali di quasi
eccellenza – per non dire di eccellenza, che sarebbe stata una parola molto grossa – la gente
non percorrerà più quei quindici chilometri di
distanza per andarsi a curare nel vicino ospedale di Matera o nel vicino ospedale Miulli. La
gente troverà una cura adeguata e quasi eccellente anche in ospedali che producono un costo di non poche decine di milioni l’anno in
termini di gestione». Questo si disse al tempo.
Dopo le famose morti di Castellaneta, però,
quell’ospedale è rimasto abbandonato a se
stesso e ad un destino che ormai porterà una
struttura così importante ad una quasi e certa
chiusura.
Mi riferisco, signor Presidente, ad una serie di servizi che i diversi direttori generali e
commissari, che sono passati dalla ASL Taranto 1, hanno garantito nel tempo: l’acquisto di
una nuova TAC e di una nuova risonanza magnetica di cui, ahimè, a distanza di tre anni,
ancora non si parla. Così come non si parla di
potenziamento dei tanti reparti che sono pieni
di personale, ma che non riescono ad avere il
minimo del materiale necessario per poter
intervenire.
A questo, poi, si aggiungono una serie di
azioni politiche che ci fanno vivere dei momenti e delle situazioni francamente strane.
Tempo fa ebbi a condurre una battaglia,
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come al solito civile e silenziosa, rispetto a una
situazione che si venne a creare. Il mormorio
dei corridoi ci disse che le cucine dell’ospedale
di Castellaneta sarebbero state chiuse perché
ritenute non più adeguate.
Allarmato, andai dal direttore generale a
chiedere spiegazioni, il quale mi disse che le
avrebbero chiuse perché i NAS sarebbero intervenuti a breve. Feci il mio dovere di consigliere regionale: chiesi gli atti alla direzione
generale, che mi vennero rilasciati, e notai che
quella chiusura sarebbe costata alla struttura
sanitaria quasi 150 mila euro.
Chiesi quindi dove avrebbero spostato la
cucina e mi fu risposto che sarebbe stata trasferita al vicino ospedale di Massafra. Dissi
che, a mio avviso, quella soluzione sarebbe
stata inopportuna dato che tra i due ospedali ci
sono 35 chilometri di distanza e per percorrerli
ci sarebbero voluti 55 minuti. Mi fu detto che
non c’era altra alternativa perché i NAS
l’avrebbero sicuramente chiusa.
Dopo una serie di polemiche, che non porto
avanti in questa discussione, finalmente arrivarono i NAS a verificare la situazione della
struttura che stava per essere chiusa. Dopo un
attento controllo attestarono che l’idoneità
della cucina. Quindi, dopo un’azione frenetica
della direzione generale per chiudere una
struttura idonea e consumare 180 mila euro,
grazie ai NAS questo non è avvenuto. Vi ho
raccontato questa vicenda per dimostrarvi che
con il controllo – quando c’è la possibilità di
controllare – è possibile anche risparmiare. Tra
gli emendamenti presentati dall’assessore Tedesco ce n’è uno che condivido in pieno e che
voterò favorevolmente: finalmente anche gli
enti strumentali possono e devono pubblicare
le proprie delibere e determine sul sito internet
che molto spesso è privo di atti formali.
Signor Presidente, non obbligo nessuno a
ascoltarmi, però vorrei un po’ di silenzio
quanto meno per concludere il mio ragionamento che è un ragionamento, dopo tante polemiche e discussioni che appartengono anche
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al ruolo dell’opposizione, che darà la possibilità al partito dell’UDC di manifestare
un’apertura. Quando nei momenti di sofferenza e prevalentemente difficili qualcuno tende la
mano, noi cattolici abbiamo l’abitudine e il dovere di porgere il nostro aiuto.
La Giunta regionale, la maggioranza, devono portare all’attenzione della minoranza una
azione chiara, ma forte che non può essere ridotta solamente a quattro o cinque articoli e a
una decina di emendamenti per la riduzione
della spesa. Questa non è una valida motivazione per ipotizzare che nel 2008 avremo un
risparmio della spesa sanitaria. Nel 2008 avremo questo e altro.
Ci troveremo sicuramente a rivivere in
quella data un film già visto con le solite lacrime, con le solite richieste di aiuto. La verità è che i cittadini pugliesi sono chiamati
quest’anno a pagare delle nuove tasse, ma
l’anno prossimo a pagarne ancora altre. È una
situazione insostenibile. Chiediamo chiarezza
alla Giunta e al Presidente della Regione perché si possa andare tutti quanti insieme verso
un momento di alta responsabilità ad individuare forme nuove che tutelino soprattutto il
cittadino pugliese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Potì. Ne ha facoltà.
POTI’, relatore. Signor Presidente, prendo
la parola anche se lei ha tentato più volte subdolamente di invitarmi a non prenderla.
PRESIDENTE. Collega Potì, prima aveva
detto amabilmente, adesso dice subdolamente.
POTI’, relatore. Ho detto subdolamente
perché ogni tanto lei dice: «Si è fatto tardi,
forse è meglio dopo». Comunque, con tutto
un procedere tortuoso siamo arrivati a discutere del bilancio in quattro giorni, quando avevamo già pattuito di discuterne in due giorni, il
20 e 21 dicembre.
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La Commissione bilancio aveva ultimato e
sviscerato la situazione già dal giorno 18.
Vi vorrei far notare che fra il 18 e il 20 intercorrono 48 ore. Quando abbiamo fissato il
calendario degli incontri già sapevamo che tra
il 18 e il 20 avremmo avuto 48 ore di tempo.
Un nostro amabile collega, però, – mi pare
che sia stato il collega Ruocco – ha dichiarato
che non avrebbe avuto il tempo di leggere gli
atti in 48 ore pur sapendo all’inizio dell’intesa
che comunque quello sarebbe stato il tempo a
nostra disposizione. Abbiamo assecondato la
richiesta del consigliere Ruocco e per premiarlo abbiamo acconsentito a spostare la data del
Consiglio. In questo modo, avremo a disposizione quattro giorni per dibattere. Dobbiamo
procedere senza interruzioni perché dobbiamo
necessariamente approvare questo bilancio.
Quando abbiamo chiesto la collaborazione,
qualcuno ha interpretato le nostre parole come
una sorta di resa.
Vi spiegherò tutto a breve, se ne avrò la possibilità e se avrò l’amabilità di essere ascoltato.
Se qualcuno fosse passato da queste parti
avrebbe pensato che tra questi banchi ci sono
persone che sono in Consiglio da maggio del
2005.
Sto parlando prima del Presidente Vendola,
che dirà cose migliori e le illustrerà meglio di
me, e dell’assessore al bilancio, proprio perché
ho un po’ di memoria storica. Come me, gli
assessori Frisullo, Loizzo, Tedesco e i colleghi
Tarquinio e Tagliente sanno che di questa sanità stiamo parlando da tanto, tanto tempo.
Il collega Brizio nella parte finale del suo
intervento ha parlato di gare e di cooperative.
Finalmente parliamo di gare, ma vorrei precisare che quelle gare erano state bandite prima
del maggio 2005. Per fortuna sono state vinte
da entità e da cooperative diverse che hanno
vinto perché le altre si sono dovute ritirare.
Quindi le accuse che ci fate le rispediamo al
mittente. Finalmente si fanno le gare e si procede in modo pulito e certo.
Da certi pulpiti, quando si parla di forma-
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zione professionale, quando si parla di gare, di
sanità bisognerebbe evitare di fare prediche.
Mi fermo qui perché sono un garantista per
tutti. Certe prediche, quindi, lasciamole da
parte.
Il collega Attanasio si domanda cosa dirà ai
“suoi”ragazzi circa il bilancio sconquassato.
Vorrei dire al collega Attanasio che il bilancio
della Regione era già sconquassato dal 1993.
Nel 1992 non avevamo neanche i soldi
per pagare gli stipendi ed è da lì che cominciò il risanamento. Per quel bilancio sconquassato ogni parte politica ha una quota di
responsabilità.
Noi paghiamo una rata di 300 milioni
all’anno – 600 miliardi di vecchie lire – quindi
il bilancio già risente di un terzo di decurtazione delle proprie possibilità. Se non ci fosse
questa rata, la maggiore spesa per la sanità sarebbe coperta dai fondi di bilancio che, invece,
non possono essere utilizzati. Quando accusate, non dimenticate questo aspetto.
Quale era la sanità del binomio FittoPalese? L’ex assessore Mazzaracchio non
c’entra niente perché doveva ascoltare solo le
esigenze e magari far finta di intervenire. La
sanità era gestita dall’ex Presidente Fitto e dal
collega Palese i quali, dal loro punto di vista,
hanno impostato la sanità in un certo modo,
riducendo e annullando tutte le assunzioni. È
vero o non è vero? C’erano delle leggi che annullavano le assunzioni e non si poteva più
assumere.
All’inizio di questa legislatura, infatti, noi
abbiamo sbloccato le assunzioni.
PALESE. Collega Potì, tiri fuori la legge!
POTI’, relatore. La tirerò, adesso non ce
l’ho in tasca. Certamente non mi minaccia se
mi chiede di tirar fuori la legge. Ci sono
articoli ed emendamenti che al tempo lei
presentò per bloccare le assunzioni.
Signor Presidente, posso parlare o comanda il collega Palese?
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RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENTE. Collega Palese, la prego di
far concludere il consigliere Potì.
POTI’, relatore. Collega Palese, ha finito di
comandare in questo Consiglio? I lavori del
Consiglio sono gestiti dal Presidente. Se vuole, dopo le fornirò la legge in oggetto. Di fatto, avete bloccato le assunzioni! È vero o non
è vero?
Signor Presidente, quando qualcosa di gradito all’opposizione è stata detta anche da
questi banchi gli elogi si sono sprecati, adesso
che sto dicendo qualcosa che forse non collima con quello che intende il collega Palese o
altri, si procede con le interruzioni. Non è un
comportamento sportivo.
Le assunzioni di fatto erano bloccate e si è ricorso alla esternalizzazione dei servizi che ha avuto un costo elevato: oltre a pagare i servizi di
guardiania, si è dovuto pagare il profitto di impresa e l’IVA. È vero o non è vero? Anche per i
servizi sanitari. Questa era l’impostazione.
Poi si sono chiusi gli ospedali, i reparti,
perché l’impostazione era quella e io la rispetto perché era un modo per contenere la spesa.
Collega Palese, lei si altera, ma io sto dicendo
che forse, dal suo punto di vista, in buona fede, pensava che quello fosse il percorso migliore per contenere la spesa, per entrare nei
canoni della funzionalità della sanità e cercava
sempre in buona fede di evitare la realizzazione di spese improprie. Di questo gliene do atto, ma ha fatto degli errori clamorosi ai quali
noi stiamo cercando di rimediare con una diversa impostazione. Due sono i modelli a confronto e due sono i modelli che dovete permetterci di realizzare.
Voi avete realizzato il vostro modello che
io rispetto, come rispetto la passione che ci
avete messo a realizzarlo anche se la ritengo
un po’ eccessiva, per la verità. Su quel modello, poi, si è espressa anche l’opinione pubblica.
Signor Presidente, vorrei chiarire quanto
detto dal collega Giampaolo che è stato strumentalizzato ed equivocato.
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Non faccio l’interprete di nessuno, ma voi
avete strumentalizzato le sue parole e non gli
avete dato la possibilità di chiarire il discorso.
Il vostro modello era quello e su quel modello vi siete confrontati con l’elettorato. Non
ve la dovete prendere con il Presidente
Vendola che ha denunciato quel modello e ha
vinto. Su quel modello avete perso le elezioni
perché di fatto quel modello non è piaciuto ai
pugliesi.
Questa psicosi della sconfitta non vi passa e
date sempre la colpa al Presidente Vendola. Il
Presidente Vendola ha spiegato che quel
modello non funzionava e voi avete perso le
elezioni.
Adesso ci consentite di utilizzare un altro
modello? Non dico che sarà perfetto e funzionerà, ma è comunque un altro modello.
Stabilizzare tutti i precari, vuol dire adottare un altro modello. Ci sono di fatto 1.500
precari da stabilizzare e questo vuol dire che
qualcuno li ha mantenuti in una situazione di
precariato. Sicuramente ci costerà qualcosa,
ma ci sono centinaia e centinaia di precari. Il
vostro modello ha creato chiusura di reparti e
precariato. Lasciateci ora sperimentare il nostro modello che capovolge il vostro. Costerà
forse di più, ma sarà un modello che darà sicurezza ai lavoratori, darà garanzia alla sanità,
aprirà nuovi spazi dove andare a curarsi. Ci
sarà quindi una sanità in Puglia all’altezza dei
tempi e ci saranno nuove tecnologie attraverso
le quali si daranno puntuali risposte alle esigenze di salute dei pugliesi.
È questo il punto dal quale bisogna partire:
non dalle tasse alla sanità, ma dalla sanità di
qualità alle tasse. C’è la necessità di un’azione
di solidarietà mirata. Come ceto dirigente,
come classe politica ci dobbiamo assumere le
nostra responsabilità; cosa che voi non faceste
nel 2001 quando metteste le tasse per quel
modello che noi consideriamo insufficiente.
Ecco la diversità della situazione. Non c’è
né da partire dall’anno zero, né da fare critiche. Certo, qualcuno di noi pensava che fosse
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RESOCONTO STENOGRAFICO
più facile, ma la sanità è quella che ha descritto il collega Damone. La sanità è proprio quella. Chi vive le situazioni sa quali sono le sacche di resistenza, le corporazioni, le inefficienze, le sollecitazioni, le collusioni. La sanità non
è una vacca da cui attingere perché poi c’è
sempre un “fesso” che paga a piè di lista.
È la cultura sul modello di sanità che deve
cambiare in tutti noi e nei cittadini. La sanità è
un bene che non può essere sottoposto a queste continue sollecitazioni.
Qualcuno ha detto che i primari sono nominati dalla politica. Da quale pulpito viene la
predica, collega Marmo! Se ha fatto autocritica sono d’accordo, ma se fa il moralista senza
macchia non lo condivido. Noi abbiamo tentato con la legge n. 25 di ridurre a tre i primari
che possono essere selezionati. Prima i primari
da selezionare erano decine e decine. Su quelli si
poteva espandere la “Vandea” dell’intervento
politico.
Qualche cosa l’abbiamo già fatta. Stiamo
introducendo delle leggi di contenimento. Certo, di qualche manager non siamo molto soddisfatti e lo dichiariamo tranquillamente. È
questa l’insoddisfazione a cui facevano riferimento i collega Giampaolo e De Santis o
l’assessore Introna. Dire che siamo insoddisfatti perché credevamo che fosse più semplice
è diverso dal dire che stiamo tentando, attraverso sacrifici, attraverso la ricerca, attraverso
l’impegno, di dare alla Puglia una sanità migliore e questo bilancio ci dà delle buone opportunità.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il consigliere Tarquinio. Ne ha facoltà.
TARQUINIO. Signor Presidente, non sono
mai intervenuto e non volevo neanche intervenire. L’esempio che stiamo dando tutti, senza
distinzione di parte, non è certo edificante e
non ci rendiamo conto che non serve a niente.
Caro collega Potì, mi aspettavo da lei un
intervento un po’ diverso. È caduto anche lei
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nella trappola, come sono caduti tanti altri, di
cercare di giustificare problemi che c’erano, ci
sono, e dobbiamo augurarci non ci saranno
più, se continuiamo ad addebitare le responsabilità ad altri.
Ognuno si assuma le proprie responsabilità
per il periodo nel quale ha governato e anche
per il periodo in cui era all’opposizione, perché si è responsabili anche quando si è
all’opposizione. Sarebbe troppo facile il contrario. È una stagione che deve cambiare e che
non può assolutamente cambiare con
quest’Aula. Pensate di essere sintonizzati con i
cittadini con quello che abbiamo detto in
quest’Aula?Assolutamente no.
Non possiamo andarcene, perché i cittadini
ci hanno votato e abbiamo il dovere – maggioranza e opposizione – di trovare le soluzioni,
di capire che viviamo in Europa, di capire che
abbiamo leggi e che ogni tanto, mi dispiace
contraddire anche il Presidente Vendola, sempre con serenità, dobbiamo essere anche ragionieri. Ci sono cose che non possiamo permetterci e purtroppo dobbiamo prenderne atto. A meno che non abbiamo la capacità vera
di individuare gli sperperi.
Non condivido l’affermazione “fuori la
politica da tutto” perché non siamo alieni, ma
siamo l’espressione della comunità che ci ha
votato e se siamo l’espressione di quella comunità, la politica ci deve essere.
A chi dovremmo affidare il compito di scegliere i primari? A quei potentati, a quelle baronie, al marciume che molto più della politica
c’è negli enti e nelle AASSLL?
La stampa non ha minimamente indicato
mesi fa le parole di Petrocelli, Rettore del Università di Bari, che alla domanda specifica
sullo scandalo dei professori associati titolari
di cattedra, ha risposto: «La società civile è
forse peggiore di quella politica». Su questo
non c’è stato alcun dibattito perché forse non
faceva comodo all’informazione. È nostro dovere essere consapevoli del momento che vive
questa Regione e il Paese nell’insieme.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Non è una rampogna, ma è quello che ho
dentro. Il Paese si avvia a vivere esperienze
drammatiche. Speriamo di non arrivare a livelli
drammatici come quando Aldo Moro dovette
fare scelte politiche coraggiose.
Ce l’abbiamo questa capacità? L’unico
problema che ha questa Regione, che è collocata in una nazione in profonda crisi – e a
maggior ragione noi al Mezzogiorno che abbiamo mille problemi in più – è attribuirsi le
colpe a vicenda.
Con naturalezza si dice che ieri abbiamo
preso i soldi dal bilancio autonomo e oggi faremo altrettanto. Non ci domandiamo mai nulla, non ci domandiamo quanti settori abbiamo
abbandonato da decenni per correre dietro alla
sanità.
La sanità è importante, ma c’è tutto il resto
di una società che si muove e che viene depauperata di risorse e di ricchezze. Ci autoelogiamo delle cose che abbiamo fatto, ma dobbiamo ancora fare tanto, tutti insieme, nel rispetto dei ruoli.
Nessuno sta proponendo inciuci, anche se
l’inciucio, se produce, è valido. Qualcuno ha
usato il termine “rivoluzione culturale”. Bene, se in questo Paese, in questa Regione
non si cambia mentalità si avrà una rivoluzione culturale.
Una classe dirigente politica, quale dovremmo essere noi perché siamo dei legislatori
fino a prova contraria, deve avere la capacità
di cambiare tutto e far accettare alla gente il
modo di cambiare. Spesso ognuno di noi è vittima anche di quello che c’è fuori perché c’è
l’abitudine di dire sì a tutto e a tutti.
C’è un insieme di cose che non vanno. Non
abbiamo il coraggio di denunciare che non
siamo solo noi i colpevoli di questo e lo dico
con la massima serenità.
L’informazione è vera? Mi dispiace per
l’informazione, ma non è così, perché risente
di incrostazioni. L’informazione in questa nazione non è mai stata vera anche se il primo controllore dovrebbe essere proprio l’informatore.
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È antipatico dire queste cose perché potremmo essere massacrati, ma se siamo tutti
compatti non ci massacrerà nessuno.
I luoghi comuni e i costi della politica sono
i veri problemi. Non credo che in questa Regione il problema sia quello che percepisco io
o il collega Lomelo? I problemi sono ben altri
anche se non sono tutte colpe nostre.
Dobbiamo avere la capacità di dire no alle
tante persone, ai tanti mondi che ruotano attorno alla politica e ai cosiddetti partiti.
Ho tendenze completamente opposte. Se ci
fossero partiti veri, carichi di valori e di ideali
forti, non credo che la società italiana e quella
pugliese vivrebbero la crisi che vivono oggi.
La penso in maniera completamente opposta
perché cerco di vivere le situazioni.
Mi sembra quasi di rivivere l’incubo, collega Potì e collega Tedesco, del 1993 e del
1994.
Mi sembra una corsa a chi fa vedere che è
più bravo, a chi propone l’emendamento più
demagogico, che è quello che la gente vuol
sentire. La gente vera è quella che non sa come fare, è quella che subisce il ritardo anche
nella sanità. Il ritardo nella sanità non è addebitabile solo a noi consiglieri, ma anche agli
operatori.
Come mai le liste d’attesa, se facciamo i
premi incentivanti, improvvisamente si abbattono? È solo una questione di soldi? È solo
perché il politico raccomanda qualcuno che si
ha la TAC prima di altri o basta anche la raccomandazione di un infermiere? Il problema è
culturale.
La rivoluzione culturale parte da qui, nella
misura in cui ognuno sa fare non un passo avanti, ma un passo indietro. Non è possibile
vedere gli assessori che sorridono sempre con
saccenza su ciò che dice un altro. Oltre ad essere un segno di cattiva educazione è anche un
segno di ignoranza e di mancanza di sensibilità.
Quello che vedo in quest’Aula non l’ho mai
visto negli anni precedenti. Sono qui dal 1990
e assisto a cose incredibili: non si ascolta più
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RESOCONTO STENOGRAFICO
nessuno, vedo i miei amici trasformati, pronti
a reagire e pronti ad inveire. Non dobbiamo
dare spettacolo, dobbiamo recitare la parte vera della vita, e dare risposte alla gente che ci
aspetta fuori.
Alla fine non resta nulla se non le nostre parole di difesa. Io dico una cosa, l’assessore
Saponaro ne dice un’altra, parliamo di problemi strutturali e parliamo di bilancio autonomo, ma pensate che il cittadino sappia tutto
questo? Il cittadino sa quel che pagherà di più,
che può essere anche giustificato.
Noi dobbiamo cercare di trovare le strade
migliori almeno per dare un segnale vero.
Siamo capaci di ragionare senza pensare a chi
ha ragione o a chi ha torto? In alcuni momenti,
infatti, è necessario saper ragionare senza pensare di essere infallibili. Può aver sbagliato in
buona fede chi c’era prima, può aver sbagliato
chi c’è oggi. Chi governa non può sempre dire
che ha sbagliato chi c’era prima. È una storia
che non finisce mai e nessuno prende coscienza della realtà. Il buco nella sanità c’è, fa paura
e non può essere solamente dovuto a problemi
– e in questo caso non sono d’accordo con
l’assessore Tedesco – dettati dalla spesa.
Non è pensabile avere dieci TAC nuove
ogni due anni, perché non abbiamo le risorse.
Forse le avremmo se riuscissimo a sfoltire
quella che è una spesa paurosa ed enorme.
Non bisogna ridere sugli aumenti degli appalti
che ci sono stati e che ci sono. Sono contrario
ad ogni ipotesi di rivolgersi alla magistratura
perché toccano a noi le valutazioni. Secondo
voi, abbiamo veri manager in Italia? La legge
nazionale è un mostro. Quali manager abbiamo? Secondo voi, il vero manager viene ad
amministrare una ASL quando c’è la FIAT,
per esempio, che è disposta a dargli 5 miliardi
all’anno? È un sogno! Bisogna premere a livello nazionale affinché ci sia una legge nuova.
Le strutture sanitarie funzionavano meglio
quando c’erano i comitati di gestione, quando
c’era un controllo, quando non c’era un dominus, quando non c’era uno solo a gestire il tut-
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to e quando gli eletti dovevano rispondere ai
partiti veri che c’erano ieri. Le schifezze erano
nettamente minori ed i più anziani sanno a cosa mi riferisco. Il buco non era di questa entità. Non voglio con questo mio dire riproporre
i comitati di gestione, ma a mio avviso l’idea
dei manager è improponibile. Ci prendiamo in
giro? Siamo tutti degli ipocriti. Dove sono i
direttori amministrativi o di direttori sanitari
che reputate essere dei geni? Ci stiamo prendendo in giro?
Il manager vero non verrà mai in una ASL
per la retribuzione, per le responsabilità e per
le complicanze. Il manager vero va oltre: va in
alta Italia, va in aziende grandi, va all’estero,
ma non verrà mai in una ASL. Quindi la scelta
adottata da quella legge nazionale tanti anni fa,
alla quale tutti hanno battuto le mani, è il suicidio di oggi. Siamo capaci di proporre cose
diverse? Siamo capaci di poter dire anche allo
Stato italiano che il modello per gestire la sanità pugliese, visto che ormai tutto ci pesa, lo
scegliamo noi come possono sceglierlo altre
Regioni?
Detto modello dobbiamo sceglierlo insieme, affinché, alla fine, non si scarichi tutto su
una classe politica che deve dimostrare solamente di essere tale nel momento del bisogno.
Noi siamo ad una svolta pericolosa e non
bisogna ridere, caro collega Potì, su quello che
le dice il collega Attanasio quando fa riferimento ai propri figli, ai propri nipoti. Le scelte
coraggiose le facciamo noi per gli altri e non
possiamo continuare a sbagliare. Anche se è
un’ipotesi assurda, dobbiamo cercare di costruire mentalità, culture diverse per rimettere
i conti a posto, per quello che possiamo fare e
per quello che siamo capaci di fare. Su questo
ci misureremo.
Questa è un’occasione. Sono stati presentati tanti emendamenti demagogici da una parte
e dall’altra. L’emendamento per prendere
l’applauso fine a se stesso, per rispondere a chi
sta fuori e che vive di odio, alimentato da una
certa informazione, verso la cosiddetta “ca-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
sta”, non risolve nessun problema. Se in questo Paese fosse casta solo la politica, sarebbe
un Paese felice. Purtroppo di caste ce ne sono
troppe e in Italia si pensa, addirittura, di trasformare la Costituzione. Noi ci fermiamo a
cose di poco conto e, forse, non ci rendiamo
conto che andiamo verso un’epoca in cui sarà
riscritto tutto, forse anche la stessa Costituzione dei padri fondatori che avevano stabilito
dei paletti. Gli uomini, nel contempo, questi
paletti li hanno distrutti. Si dice che ci sono
tanti poteri autonomi, ma non è vero.
Oggi il Parlamento è sottoposto a tutti e il
primato è del popolo italiano.
È il popolo italiano che rappresenta il Parlamento nazionale come noi dovremmo rappresentare il Parlamento dei pugliesi. Bisogna
riequilibrare tutto. Qui abbiamo la cosiddetta
casta che è sottoposta a tutto e a tutti. La casta deve essere al fianco di tutti, ma non può
essere sottoposta a nessuno, ove sia casta. Noi
siamo eletti da una società civile e siamo espressione di quella società. Per dimostrare di
essere migliori, dobbiamo cercare di far vedere
a questa società che sappiamo fare tante cose
al di là degli schieramenti di parte. Siamo
sempre fieri di appartenere ad un parte, ma nel
momento del bisogno o passa la nostra posizione o non se ne parla più.
Questa è la cultura della negazione, una
cultura di regimi di altri tempi e di altra natura.
Con il dialogo si arriva sempre alla soluzione
purché ognuno sappia abbandonare le proprie
posizioni. Su questo avrei tanto da dire tanto
anche sul centrodestra e sulle risposte che ho
sentito, arroccate e spesso arroganti. Ho detto
che chi sorride spesso mi fa pena, perché chi
sorridere spesso è un uomo senza amore, senza sentimenti e senza rispetto.
Ci vorrebbe un salto di qualità da parte di
tutti per verificare cosa siamo capaci di fare. A
cosa serve proseguire il Consiglio fino a lunedì? A beccarci? A fare ostruzionismo?
Se l’obiettivo è fare cose serie possiamo restare anche fino a martedì, mercoledì o giove-
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dì. Vediamo se siamo capaci di costruire, vediamo se siamo capaci tutti di fare cose diverse, di fare un passo indietro, non in avanti, avendo un solo obiettivo: il bene comune.
Non dobbiamo pensare che quello che diciamo noi è sempre giusto e quello che dice un
nostro collega è sempre sbagliato. Forse stiamo sbagliando tutti. Probabilmente, confrontandoci riusciremo a trovare la soluzione giusta per non sbagliare nei confronti della comunità pugliese.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare
l’assessore Saponaro.
SAPONARO, assessore al bilancio, alla
programmazione, ai fondi strutturali e alle
politiche comunitarie, alle finanze, all'economato, alla ragioneria, al controllo interno
di gestione e al patrimonio. Signor Presidente,
vorrei innanzitutto ringraziare tutti coloro che
sono intervenuti nel dibattito sul bilancio e, in
particolare, coloro che hanno approfondito,
anche in modo critico, l’insieme dei dati e dei
problemi legati al bilancio di previsione del
2008.
Mi limito, su questa dimensione più complessiva del bilancio, a richiamare alcuni aspetti anche alla luce delle domande che sono state
poste nel dibattito. È, infatti, dalle domande
precise che mi sono state rivolte che voglio
partire. Mi riferisco all’intervento del collega
Tagliente che ha svolto delle considerazioni
che derivavano da un approfondimento notevole ed anche acuto della tematica del bilancio. Vorrei partire, inoltre, da una domanda
rivolta a me non in termini polemici, ma che
io, francamente, giudico molto capziosa. Mi
riferisco alla domanda sulla possibilità di ritornare alla situazione del 1993.
Perché giudico questa domanda, dopo essermi complimentato per l’intervento approfondito del collega Tagliente, molto capziosa?
Il collega sa bene – credo di essere stato forse
il primo a denunciare il pericolo di un collasso
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RESOCONTO STENOGRAFICO
finanziario della Regione Puglia nel 1988 e poi
i colleghi Tagliente e Tarquinio sono venuti
nella legislatura successiva quando è stato inevitabile dichiarare la bancarotta – che i due ingredienti di quel collasso finanziario furono,
da un lato, i meccanismi di spesa completamente a sportello e non controllati (egli stesso
ha citato il credito agrario, l’edilizia residenziale
pubblica) e dall’altro una sovrastima delle entrate. Persistevano, infatti, in bilancio residui attivi,
come si dice nel gergo tecnico, cioè crediti non
corrispondenti alla realtà.
Oggi la situazione è tanto diversa che, per
quanto riguarda i cosiddetti debiti fuori bilancio già l’anno scorso siamo arrivati al completo smaltimento delle carte contabili. Questo,
per fortuna, rappresenta una delle poche, se
non l’unica, criticità, presente in tutti gli enti
della Pubblica Amministrazione, a destare
qualche preoccupazione.
Qualche altra preoccupazione, ma di diversa natura, credo che il legislatore se la sia
creata attraverso tutta la vicenda, che non voglio approfondire in questa sede, dei consorzi
di bonifica. A mio avviso, sostanzialmente, da
questo punto di vista non vi sono problemi
come quelli della fine degli anni ‘80.
Per quanto riguarda i residui attivi, il collega Tagliente avrà ascoltato l’intervento sempre informato e puntuale del collega Palese, il
quale rilevava, addirittura, che siamo in una
situazione diversa rispetto a quella della fine
degli anni ’80. Infatti, come diceva il consigliere Palese, forse avremo delle entrate superiori
a quelle iscritte in bilancio. Egli forse faceva
riferimento alla differenza tra il decreto n. 56 –
su cui erano state fatte le stime quando il collega Palese era assessore al bilancio – e le modifiche introdotte con l’intesa di Santa Trada.
Quindi, se il problema dei residui attivi addirittura sta all’inverso rispetto alla fine degli anni
‘80 e se non vi sono meccanismi come quelli
che abbiamo citato, credo che sia veramente
da dimenticare, anche se recuperato in termini
polemici, questo riferimento.
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Di quell’epoca – come ricordava il collega
Frisullo –, l’unica cosa che non possiamo dimenticare, ma non lo poteva dimenticare anche chi ha amministrato la legislatura prima di
questa o ancora la precedente, è l’eredità molto pesante dei debiti che, per definizione, non
erano debiti per investimenti, ma per ripiano.
In questi debiti sono compresi anche i ripiani
della sanità, quando si potevano fare, cioè
prima dell’approvazione, nel 2001, del Titolo
V della Costituzione che fa divieto di contrarre mutui per spesa corrente e, quindi, anche
per il ripiano di spesa corrente.
Questo ci porta immediatamente al tema di
fondo del bilancio autonomo extrasanitario e
cioè all’elemento che le entrate ordinarie, al
netto della sanità e dei mutui, permettono –
come in una famiglia che ha scarse entrate – di
finanziarie in misura molto, troppo limitata
tutti gli altri settori dell’amministrazione che
non siano la sanità il cui fondo è legato, invece, ad altri parametri.
Allora, se la situazione è questa almeno dal
1995 e poi dal 1998 – data di una delle penultime riforme della finanza regionale – credo
che, e speravo di averlo fatto attraverso la relazione al bilancio, una lettura approfondita e
equanime di queste cifre debba portare a considerare che, dati i limiti strutturali delle entrate, noi possiamo dare un euro in più per le
borse di studio degli studenti universitari, come abbiamo fatto in questi due anni; possiamo
stanziare un euro in più per i servizi sociali,
per il trasporto pubblico locale o altre attività
di grande rilievo ed utilità sociale, nella misura
in cui riusciamo a ridurre le spese rigide.
Non ho fatto nella mia relazione riferimenti,
e lo dico al collega De Santis, che potevano
richiamare un clima di antipolitica, ma ho sobriamente considerato che, dati i limiti delle
entrate – non mi interessano, in questo discorso, i paragoni con altre Regioni –, tutte le spese di carattere amministrativo rigido e ricorrenti devono essere contenute se vogliamo, in
alternativa ad altre modalità di entrate che non
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RESOCONTO STENOGRAFICO
abbiamo, migliorare la composizione della
spesa.
Mi sembra una considerazione pacifica che
sfiora la banalità. In questo senso, però, mi
permetto di dire che è totalmente contraddittorio, ed è solo un polemica strumentale fine a
se stessa, ammettere che è questa la situazione
da tanti anni e poi sostenere contemporaneamente – chiedo scusa al collega Congedo se,
forse, il termine litania non è molto elegante –
che ci sono i tagli alla spesa extrasanitaria.
Tutti noi sappiamo che da tanti anni per il finanziamento di queste spese c’è una dotazione
limitata su base annua che può crescere in misura molto limitata a seconda di due eventi: i
risparmi degli anni precedenti, ovvero l’avanzo
di amministrazione, o il governo degli obblighi
quali quelli legati ai residui perenti del bilancio
vincolato che ovviamente, non sono risorse disponibili per spesa corrente in linea generale,
ma che si possono, avendo una dinamica lenta
nel tempo, governare con molta prudenza.
Questo tipo di contraddizione è veramente
una violenza alla logica. Naturalmente, provenendo dalle file dell’opposizione, stigmatizzo
questo tipo di approccio, ma se io volessi non
mettere l’accento sui dati strutturali e ingigantire la polemica, direi al collega Tagliente – mi
rivolgo a lui perché ha approfondito le cifre –
che c’è un altro modo per intervenire. Mi riferisco a quanto successe per il bilancio di previsione del 2005 approvato nel dicembre del
2004 quando, per un errore tecnico, così come
fu definito, 150 milioni andarono a finanziare
altri settori e non la sanità.
Da questo punto di vista il software della
contabilità è neutro e tecnico, come auspica il
collega Marmo per la dirigenza della sanità.
Nello stesso tempo il finanziamento dei residui perenti fu portato complessivamente al
34 %.
Se vogliamo affrontare così il problema,
per me va bene, ma credo che invece sia più
saggio, più semplice – e le forze sociali lo
hanno capito e condiviso – aspettare
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l’assestamento di bilancio, avere una precisa
nozione dell’avanzo di amministrazione definitivo per poi convogliare queste risorse verso le
priorità socialmente condivise, individuate anche attraverso un dibattito in Consiglio regionale, quali il diritto allo studio o l’attenzione
verso i servizi sociali.
Non dimenticando, però, quando lo faremo
– l’anno scorso l’abbiamo fatto più agevolmente perché il bilancio fu approvato a marzo
quando si conosceva l’avanzo, quasi definitivo, di amministrazione – il punto dal quale
siamo partiti. Naturalmente, dati i limiti delle
risorse, se noi non conteniamo le altre spese
rigide, non potremo spostare un euro verso gli
obiettivi qualificati.
Non so se è il caso su questo di fare una
questione perché è semplicissimo e ineludibile
per chiunque governi. L’opzione politica diversa, fornita dalla nostra Giunta, l’abbiamo
sobriamente rappresentata attraverso quelle
tabelle allegate alla mia relazione, laddove si
evince che nel mutare la composizione della
spesa abbiamo puntato sui servizi sociali, sul
trasporto pubblico sociale e sul diritto allo
studio.
Si può condividere o non condividere, ma
la politica è innanzitutto una selezione tra alternative diverse sempre considerando i limiti
delle risorse. Lo è se parliamo dell’acqua, della
terra, dell’ambiente e anche delle risorse finanziarie. Tutto il resto, che noi giornalisticamente chiamiamo politica, attiene agli strumenti:
Parlamenti, maggioranze, opposizioni, sistemi
elettorali. La politica con la P maiuscola è, innanzitutto, decisione sulle scelte in presenza di
risorse scarse e non mi riferisco solo alle risorse finanziarie, ma anche all’acqua, alla terra e
all’ambiente.
In questo senso, credo di aver fatto – chiedo scuso se la autodefinisco – una sintesi politica nella relazione di accompagnamento al bilancio. Per quanto riguarda, invece, molti approfondimenti tecnici che sono stati richiesti
già in Commissione, ho mobilitato gli Uffici
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per ottenere ulteriori tabelle ed approfondimenti. Sulla spesa delle AASSLL ho consegnato agli atti – visto che a differenza del consuntivo la relazione non è un elemento obbligatorio da pubblicare sul BURP – una relazione integrativa con altri dati che mi sono stati
giustamente richiesti e che poi la Presidenza
del Consiglio, volendo, potrà mettere a disposizione di tutti.
Malgrado queste considerazioni, siamo dal
punto di vista del bilancio autonomo in una
situazione di ristrettezze, ma di equilibrio, come dimostra anche la scelta, che abbiamo fatto, di copertura al 50% dei residui del bilancio
vincolato, in una situazione che vede un bilancio con enormi potenzialità dal punto di vista
del bilancio vincolato.
Nel dibattito non ne abbiamo parlato, però
avere un miliardo e mezzo di risorse, più o
meno, come stima media annua di qui al 2013,
sia di fonte europea che di fonte FAS, rappresenta – qualche giorno fa è stato approvato il
programma operativo sia del Fondo sociale
che del Fondo di sviluppo regionale e sta per
essere approvato anche il Piano di sviluppo rurale – un’enorme potenzialità. Quella sì che
inciderà in modo strutturale. Dobbiamo lavorare su questo affinché incida sul futuro di
questa Regione, cioè sull’obiettivo numero 1
che è quello di portare questa Regione al di
sopra del 75% medio delle Regioni europee
che in realtà è il vero motivo per cui l’Unione
Europea elargisce questi fondi.
Non so come abbia ragionato il collega
Marmo quando ha fatto riferimento all’aumento
del Prodotto interno lordo del 2006. Quel dato
io l’ho preso dalla Banca d’Italia e dalla Svimez. Per il 2007 ancora non è disponibile una
elaborazione corrispondente né da parte della
Banca d’Italia, né da parte della Svimez. Mi
creda, collega Marmo, non lo dico per vivacizzare una dialettica o una polemica, ma non
è come lei ha sostenuto.
Se lei intendeva che per la spesa di investimento c’è bisogno di un precedente accumulo
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di progetti, io posso anche comprendere il
senso, non a caso – come diceva l’assessore
Introna – la continuità amministrativa è un valore, ma poi è un valore anche l’efficienza realizzativa che caratterizza una determinata
Giunta. I dati che incidono sul PIL però non
sono quelli dei progetti intesi come progetti di
carta, sono quelli della spesa, e la spesa media
– riferisco dati certificati – nella precedente legislatura, per quanto riguarda i POR, era di
340 milioni di euro l’anno. La spesa nel 2006
ha sfiorato il miliardo di euro.
Lei mi potrebbe dire che è fisiologico in
quei programmi che la spesa si accumuli, ma
questo è un altro discorso. Se vogliamo fare
un’analisi sobria e non polemica, di fatto una
differenza di 600 milioni ha sicuramente concorso, almeno per un delta significativo, a far
sì che la Puglia nel 2006 abbia aumentato il
proprio PIL del 1,7%, mentre l’Abruzzo, che
non ha più contributi dall’Unione Europea,
almeno tra le Regioni dell’Obiettivo convergenza, abbia invece arrancato. In questo caso
–abbia ragione Keynes o Einaudi – incide sicuramente almeno sul numero di cantieri che si
aprono e sull’occupazione che si crea.
Su questo chiudo, chiedendo a tutti, maggioranza ed opposizione, una concentrazione.
Questo non è un lavoro che può essere appannaggio solo dell’organo amministrativo
Giunta regionale, ma è un lavoro di confronto,
di approfondimento per finalizzare al meglio la
spesa nella fase attuativa che si aprirà dal 1
gennaio. Le Commissioni consiliari, le mozioni
di indirizzo da parte del Consiglio regionale, il
partenariato sociale ed istituzionale, come
stiamo cercando di fare nei territori, sono tutte
azioni benvenute.
Solo così potremo creare un clima che definirei culturale – come hanno dimostrato le
analisi retrospettive sui difetti del POR
2000/2006 un po’ in tutte le Regioni del Mezzogiorno – per suscitare energie imprenditoriali e
richiamare l’attenzione degli attori sociali ed
istituzionali.
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Questo sarebbe un bel lavoro per raccogliere anche l’appello, da ultimo, del collega Tarquinio ad una valorizzazione dei nostri strumenti di democrazia.
Per il resto, vorrei fare qualche veloce riferimento prima di concludere alle principali
domande che sono state poste per quanto riguarda il tema del deficit della sanità e le decisioni in materia fiscale. Su questo, insieme ai
tanti spunti di analisi critici e propositivi, ed
insieme a delle vere e proprie proposte che ora
ci accingiamo ad approfondire discutendo gli
emendamenti, devo premettere che ci sono
stati alcuni interventi, per esempio quelli dei
consiglieri Silvestris e Ruocco, dei quali forse
non ho colto l’essenza.
Il collega Ruocco ha parlato addirittura di
falso in bilancio intendendo un problema di
stima del deficit. Bisogna veramente avere una
dubbia considerazione delle parole – una volta
si diceva che le parole sono come pietre – per
accostare un elemento quale la simulazione del
deficit al 31 gennaio, con il termine “falso in
bilancio”.
Sia l’intervento del collega Silvestris che
quello del collega Ruocco, in particolare, sembravano usciti non dal pennello di un pittore a
cui il collega Silvestris ha regalato la tavolozza, ma sembravano usciti dalla penna del celebre vignettista Altan, che io considero un genio della società contemporanea.
Quest’ultimo, qualche mese fa, ha fatto dire, in termini riflessivi ad un suo personaggio:
«Sono l’italiano ultimo modello e dimentico i
fatti prima ancora di conoscerli».
Ora, mentre il collega si affannava a regalarmi la tavolozza, mi è venuta in mente questa
vignetta di Altan.
Dico questo, perché le risposte che darò
non hanno alcun obiettivo di rinfocolare la polemica, ma hanno il preciso scopo di voler
condividere un’analisi che qualcuno ha definito strutturale. Può esserci, infatti, la condivisione di un’analisi al di là del tema della
responsabilità.
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È necessario verificare se la Giunta precedente ha lasciato il bilancio in attivo. Nel
2002, 2003 e 2004 sono stati prelevati, attraverso l’addizionale regionale IRPEF su tutti i
redditi, circa 200 milioni di euro, oltre a 120
milioni di euro attraverso maggiori entrate per
ticket farmaceutici rispetto al periodo che si è
aperto – poi puntualizzerò meglio, caro collega Tagliente – ad ottobre del 2005, data di entrata in vigore della nuova normativa sui ticket
farmaceutici.
Tutto questo con un anticipo di 11 milioni
di euro di entrate in meno sul 2005 (ottobre/dicembre).
In merito all’espressione “dimentico i fatti
prima di conoscerli”, io credo che i pugliesi
non abbiano dimenticato che negli anni 2002,
2003 e 2004, anche chi aveva un reddito al di
sotto dei 28.000 euro ha pagato queste tasse e
questi ticket.
Nel 2005 l’andamento del deficit sanitario
ha imposto alla Giunta, oltre alla riassegnazione dei famosi 150 milioni dell’errore tecnico,
l’aggiunta di altri 58 milioni dal bilancio autonomo. Il collega Palese mi darà atto del fatto
che nessuno di noi ha dichiarato che i 58 milioni servono a sanare il buco fatto dalla precedente legislatura. Abbiamo, per continuità
amministrativa, affrontato la situazione, prima
con i 150 milioni e poi con il concorso al bilancio autonomo, che tutti sapete essere un
povero bilancio autonomo.
Malgrado tutto ciò, fino al 2005 – poi leggerò l’intervento, per evitare di allungare il
mio, del collega Marmo che ha fatto
un’elaborazione che io ho giudicato troppo originale, ma a volte le cose troppo originali
con i numeri non si incrociano bene – la certificazione degli Uffici evidenzia un deficit contabile di 181 milioni di euro.
Non voglio fare riferimento a questi dati
per rinfocolare la polemica sul passato, dato
che la gente non ama questo tipo di approccio,
ma ci sarà una ragione in chi sostiene che un
problema di squilibrio tra entrate ed uscite è
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un problema strutturale di questa Regione che
si trascina da anni. Questi numeri confermano
semplicemente che la situazione si trascina da
anni.
Ho un sacro rispetto della politica e ancora
di più della logica. Mi volete giustificare perché è stata aumentata l’addizionale IRPEF nel
2002, 2003, 2004 se tutti i conti erano in ordine?
Forse è stata aumentata per un altro motivo
e allora, in questo caso, dovremmo, visto che
stiamo facendo un dibattito appassionato, aprire una nuova parentesi e cercare di capire insieme perché in quei tre anni – questa è una
prova logica, ma non manipolabile – si è fatto
ricorso all’addizionale anche per i redditi di
15.000, 18.000 o di 12.000 euro. Dico questo
solo per dimostrare che il problema esiste da
tempo.
In merito alla domanda se si poteva evitare
il deficit della sanità nel 2007, rispondo molto
chiaramente e schematicamente che, purtroppo, era praticamente impossibile evitarlo dopo
un deficit di 309 milioni di euro – è il dato ripulito dei calcoli – nel 2005, e un deficit nel
2006 di 211 milioni di euro.
Il basso grado di elasticità della spesa sanitaria rende improbabili piani di rientro rapidissimi. Questa è la verità. La spesa sanitaria non
è una spesa molto elastica, anzi, gli economisti
sanitari hanno coniato addirittura una legge in
controtendenza con la legge dell’innovazione
tecnologica nelle aziende manifatturiere che
dice che solo nella sanità ed in alcuni servizi
come i beni culturali, l’introduzione di tecnologie non porta ad una riduzione di costi perché questi non modificano la caratteristica labour intensive dei servizi sanitari.
Le stime 2007 riportano più o meno gli
stessi importi del 2006 e purtroppo anche una
maggiorazione, come dimostrano le tabelle
che ho allegato alla mia relazione e che provengono dalla stima fatta dall’ARES che non
si basa unicamente sui fondi non ancora attribuiti alle AASSLL.
È chiaro che il totale del deficit contabile
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deve considerare il fatto che ancora non sono
stati attribuiti ulteriori fondi, ma anche i criteri
ministeriali del calcolo. Il collega Saccomanno
ha dichiarato un mese fa che mi sarei dovuto
dimettere perché abbiamo perso i 500 milioni
dei POR. Ora vedo la sua espressione di soddisfazione perché, addirittura, per il Fondo regionale di sviluppo abbiamo rendicontato 130
milioni in più dell’obiettivo. I numeri si prestano ad una facile manipolazione, anche mediatica, quindi dobbiamo essere molto precisi.
Ho voluto, nella mia relazione, richiamare
l’attenzione sulla necessità, dalla parte di tutti,
di ponderare le decisioni di spesa per prevedere tutte le implicazioni finanziarie. Ringrazio i
colleghi Sannicandro, De Santis e Tedesco che
mi hanno fatto un complimento gradito, quello
della sincerità e dell’onestà di intenti. In alcune
riunioni con il management sanitario ho constatato che proprio nello schema culturale
c’era una specie di fatalismo, di ineluttabilità
di esistenza di sproporzione tra entrate e spese, quasi fosse un fatto fisiologico al quale poi,
alla fine, qualcuno avrebbe pensato.
È uno schema culturale inveterato. Il collega Palese aveva la fama, nella precedente legislatura, di essere nemico delle AASSLL per
alcune espressioni molto più forti che utilizzava, ma se c’è una caratteristica degli operatori
sanitari dura a modificarsi è proprio quella della
indifferenza rispetto al tema dell’equilibrio delle
risorse. Addirittura, c’è anche chi le teorizza.
Ho pensato che fosse venuto il momento di
usare qualche parola più drastica per suscitare
una discussione, ma non solo in quest’Aula, o
all’interno della Giunta o all’interno del Consiglio regionale. La sanità è come un’azienda
pubblica dove ci sono 6 mila operatori che
hanno un libretto degli assegni in bianco. La
qualità, ma anche l’equilibrio della spesa sanitaria è determinato dal senso di responsabilità e di abnegazione o meno di migliaia di
operatori.
A mio avviso bisogna combattere questo
fatalismo.
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Capisco l’ironia e la polemica, ma trovare
una dialettica, e ringrazio nuovamente Alberto
Tedesco per aver chiarito questo aspetto, una
critica ed autocritica rispetto allo svolgimento
di un ruolo che è quello dell’assessore al bilancio che, per definizione, non può non avere
questo compito, credo sia esagerato.
Tempo fa – lo dico al collega De Santis che
ama le letture – ci fu una ricerca internazionale
sui bilanci pubblici finanziata da un’università
americana che arrivò alla conclusione che gli
Stati del centro Africa erano quelli più deboli
in materia di amministrazione perché non avevano la funzione che questi studiosi americani
chiamavano “del custode della spesa” e ogni
anno ripartivano da zero.
Come ho già detto credo che si tratti di una
dialettica fisiologica. Io non ho, nella mia relazione, per chiudere la parentesi sulle polemiche, negato la positività di molti risultati sostanziali ottenuti attraverso le politiche di contenuto della sanità.
Questo vale anche per la fase che si aprirà a
breve con la presentazione degli emendamenti.
Per far produrre un minimo di risultato anche
nell’immediato a questa relazione che è stata
molto letta e molto criticata, potremmo cominciare a non approvare più emendamenti
che non hanno la copertura finanziaria, e dovremmo pensarci due volte prima di neutralizzare il ruolo della Ragioneria – questo è accaduto anche nella precedente legislatura –, prima di scrivere “il tutto sarà coperto dal Fondo
sanitario nazionale”. Dovremmo, infatti, studiare meglio e preventivamente l’impatto di
quello che viene deciso.
Per questa ragione noi siamo ora costretti
ad applicare, seppure in misura limitata per
quanto riguarda l’IRPEF, al 10% dei contribuenti la leva fiscale addizionale. Vi ricordo
che stiamo parlando del 2007 e non del 2008.
Dobbiamo fare di tutto, anche considerando la
parte più costruttiva del clima che si è creato
nel dibattito sul bilancio, per arrivare ad una
situazione diversa alla fine del 2008.
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Da ultimo, qualcuno mi ha chiesto quanta
responsabilità ricade sulle AASSLL. Un giornale tra i suoi titoli diceva: «Attacco alle AASSLL da parte dell’assessore al bilancio».
Credo di aver chiarito, nella stessa relazione,
che molte decisioni di spesa (contratti, tariffe
ed accreditamenti) sono adottate all’esterno
dell’autonoma sfera gestionale delle aziende.
Ovviamente, non è semplice rispondere di risultati avendo una autonomia decisionale limitata. Anche se chiedeste a me che sono un incompetente della materia o al collega Tagliente o a chiunque, anche più esperto di me, non
potrebbe rispondere di questa sfera che non
vede delle prerogative decisionali.
Questo la dice lunga sull’incerto processo
di aziendalizzazione, che abbiamo definito così
dai primi anni ’90 in poi. Forse abbiamo abusato di questo termine, confezionando un mix
un po’ troppo ibrido.
Tuttavia, credo che rimangano aperte delle
questioni cruciali che riguardano il management
in tutta Italia ed anche in Puglia. La prima riguarda l’autonomia culturale e psicologica rispetto al potere politico che non è il male, ma
si basa sul corretto svolgimento della funzione politica di indirizzo e l’altrettanto corretto svolgimento della funzione autonoma
di gestione.
Parlo di autonomia culturale perché questo, a
mio avviso, dovrebbe indurre il management, in
modo più esplicito rispetto ad oggi e una volta
conosciute le risorse disponibili – per questo
bisogna fare il DIEF all’inizio dell’anno, come
ci siamo impegnati a farlo con la legge –, a
meglio caratterizzarsi con proposte di assetto
ed utilizzo dei servizi finanziariamente sostenibili rispetto al budget assegnato, abbandonando la riserva secondo la quale poi qualcuno,
alla fine, penserà a trovare i soldi.
Anche perché noi parliamo di aziendalizzazione, ma solo in questo modo la dimensione
di pianificazione operativa del budget potrà
essere presa sul serio, anche in una dialettica
esplicita con la dimensione regionale o locale
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dato che il sistema politico è molto ampio ed
articolato.
La seconda questione riguarda più da vicino l’efficienza dei sistemi di gestione e controllo. Anche qui abbandoniamo gli slogan.
Tutti sanno che anche i sistemi informativi efficienti, se non possono supportare decisioni
efficaci di modifica degli andamenti, sortiscono al massimo la nota esclamazione: “buono a
sapersi!”. Quindi un qualcosa tipico del senno
di poi.
Al di là dei sistemi contabili ufficiali, però,
vi è un’ampia messe di dati sulla farmaceutica,
sulla diagnostica, sulla produttività del personale,
sull’appropriatezza dei ricoveri, sull’utilizzo del
materiale di consumo che, se ben utilizzati –
questo è il controllo di cui abbiamo bisogno –,
permettono di intervenire tempestivamente e
con efficacia. A questo bisogna indurre le nostre aziende sanitarie.
Ovviamente questa situazione, dati i limiti
delle entrate, esalta la necessità di un’opera
diuturna per recuperare risorse mediante la riduzione del costo unitario delle prestazioni
fornite. L’intervento del collega Romano, prima di quello del collega Marmo, lo rileggerò
attentamente perché mi è sembrato che
l’approccio del suo intervento rappresentasse
proprio la chiave propositiva fondamentale,
una sorta di bussola. Mi riferisco – se non ho
capito male – alla possibilità di recuperare risorse mediante la riduzione del costo unitario
delle prestazioni fornite aumentando i ricavi e
riducendo il numero di prestazioni non appropriate al caso trattato come unica bussola per
ridurre la spesa ospedaliera.
Credo che questa sia la strada giusta e credo che anche i colleghi dell’opposizione, al di
là della polemica, concordino con me sul fatto
che questo è il tema di fondo della Puglia, lo
era nella precedente legislatura e continua ad
esserlo adesso. Questo richiede uno sforzo
maggiore da parte dei dirigenti sanitari apicali
e intermedi, oltre ad un’etica professionale diffusa di tutti gli operatori, senza dei quali non è
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facile, nemmeno con una legge o con un editto, realizzare quello che Giuseppe Romano ha
proposto nel suo intervento.
Per questo motivo credo che sia necessario
creare un clima politico e culturale diverso; far
capire a tutti, ed anche agli operatori, che non
è più tempo di opportunismi e gattopardismi.
Quando passeremo alla fase propositiva,
dovremo fare in modo che anche la polemica
che c’è stata diventi una concentrazione critica
per migliorare ed intensificare le norme per il
controllo della spesa. Inoltre, dato che non
tutto si risolve con le norme, se daremo un
messaggio, partendo anche da posizioni diverse, alla società pugliese ed agli operatori sanitari, manifestando un clima diverso, un paradigma cognitivo di lettura della realtà che deve
necessariamente cambiare, avremo fatto sicuramente un ottimo lavoro.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Presidente della Giunta regionale, Nichi Vendola.
VENDOLA, Presidente della Giunta regionale. Signor Presidente, colleghi consiglieri, anch’io ringrazio tutti i colleghi per i contributi che hanno portato a questa discussione.
È stato, come tutti avete potuto apprezzare,
un dibattito eminentemente politico, di bilancio su metà della legislatura in corso.
Un dibattito che ha oscillato da momenti di
approfondimento critico, a mio avviso molto
importanti, a momenti, invece, di esplosioni
propagandistiche fino a quell’intervento che ha
rappresentato una sorta di cesura rispetto a
quel tanto di fiction che c’è dentro la nostra
contesa in quest’Aula.
Mi riferisco all’intervento del collega Tarquinio. Non è questa la sede per approfondire.
È stato un intervento per molti versi stimolante, anche se monco e discutibile in alcuni aspetti che possono prospettare una sorta di
nostalgia per il passato.
Noi abbiamo il dovere di guardare alla crisi
della politica e della società italiana oggi e di
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leggere gli ingredienti fondamentali di questa
crisi.
Credo che egli individui un elemento, quello della evaporazione del sistema dei partiti,
della democrazia organizzata per come
l’abbiamo conosciuto nella famosa o famigerata Prima Repubblica. Penso che la crisi dei
partiti, questo importante pezzo di analisi, vada intrecciata alla crisi del mondo del lavoro.
La democrazia organizzata nei partiti, infatti, è
nata e si è sviluppata sulla civiltà del lavoro e
non soltanto dalle parti mie, non soltanto
nell’ambito della sinistra.
Spesso mi capita di ricordare che a Santeramo in Colle c’è su un locale ancora oggi
un’epigrafe del 1919, fatta scolpire da padre
Serafino Germinario, fondatore del Partito
Popolare, che dice: «Proletari di tutti i Paesi,
unitevi in Cristo». Il tema del lavoro come civiltà, del lavoro come elemento di coesione
sociale e processo di unificazione ha attraversato tutto il ‘900. Quella è la civiltà che è entrata in crisi. In qualche maniera, la crisi dei
partiti è anche la crisi della civiltà del lavoro.
C’è anche la crisi della condizione urbana che
è un altro argomento di straordinario interesse
su cui noi dobbiamo intervenire. L’esplosione
delle periferie non è più l’esplosione di un
margine, ma è l’esplosione di una condizione
generale dell’abitare e del vivere che è una
condizione che ha introiettato la fine del legame sociale: una tragedia!
Un altro tema su cui spesso ci richiama la
Chiesa cattolica è la crisi della famiglia che,
dal mio punto di vista, è fondamentalmente la
rottura dei rapporti transgenerazionali. Le tre
generazioni che si erano sempre concentrate
nel microcosmo familiare sono saltate. Non ci
sono più gli anziani nelle famiglie e negli ultimi
30 anni la famiglia come l’abbiamo conosciuta
è cambiata radicalmente. Emerge quella che
De Rita, nella sua ricognizione della società
italiana, fotografa come la società della mucillagine. Quando c’è la bassa marea resta sulla
battigia un cumulo di detriti, di alghe rinsec-
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chite, di plastica: questa è l’immagine di una
società che fa fatica a ritrovare il proprio collante, la propria idea generale. In che cosa ci
riconosciamo al di là dell’universo dei propri
interessi particolari o particolaristici? La politica tende a diventare sempre di più il negoziato tra interessi particolaristici, di tipo lobbistico, corporativo e localistico. Questa è la crisi
di cui parliamo e che va affrontata.
Se l’argomento – lo dico al collega Tarquinio – come ha scritto, con sottile malizia, un
commentatore che mi segue con accanimento
terapeutico, viene inteso come un argomento
utile a scantonare i problemi, mettiamolo da
parte, archiviamolo. Tuttavia, credo che la sollecitazione del collega Tarquinio, purché non
diventi mai una reazione di casta,
un’autodifesa, sia un argomento che merita un
approfondimento.
Per esempio, quando il collega Tarquinio
ha parlato del mondo dell’informazione, avrebbe dovuto dire la parte più importante:
anche in quel settore i processi di precarizzazione del lavoro giornalistico, a fronte del fatto che i sistemi formativi sono commisti con i
grandi sistemi economico-imprenditoriali, finanziari, bancari, immobiliari, mettono a rischio la libertà di informazione. Se un grande
gruppo editoriale ha interessi stratosferici nel
ciclo energetico, nel ciclo dei rifiuti, è chiaro
che tante polemiche possono scaturire da interessi di un certo tipo.
Tuttavia, quegli interessi possono essere, se
non si ha una visione puramente velleitaria,
contenuti se si ribadisce che il mestiere del
giornalista è particolarmente prezioso. È il
cuore della libertà e della democrazia in una
società complessa come la nostra. Dobbiamo
essere tutti quanti solidali affinché si proceda
al rinnovo contrattuale della categoria e non
penetri anche in quel settore il virus della precarizzazione che ha serpeggiato in tutto il
mercato del lavoro.
Ebbene, questo dibattito ha presentato, in
alcuni suoi aspetti, un’immagine della Puglia
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che è, a mio avviso, caricaturale. Non lo dico
non per autodifesa, dato che sono confortato
da questa propensione ad offrire una immagine
caricaturale della Puglia di oggi, perché quella
diventa la mia polizza di assicurazione. Se la
contesa politica parte da una narrazione della
realtà della Puglia di oggi, inclusa la Puglia
della sanità che ha il profilo apocalittico, catastrofico che ho sentito in alcuni interventi, il
gioco, per quello che mi riguarda, è fin troppo
facile.
Invece, lo sforzo di tutti quanti dovrebbe
essere quello di concentrarsi sul serio sulle criticità, sui punti problematici e poi anche sulla
individuazione delle responsabilità.
Collega Palese, noi abbiamo vissuto per
mezza legislatura con un convitato di pietra: lo
sconfitto, il perdente; ora rischiamo di vivere
l’altra metà della legislatura con un altro convitato di pietra: lo sfidante o la sfidante. Sono
due elementi che possono mortificare la capacità dell’opposizione di guadagnare autorevolezza ed anche di sfidarci dal punto di vista
programmatico. Dato che molti dei vostri suggerimenti e delle vostre critiche riguardano la
tenuta della mia maggioranza, della coalizione
e delle promesse elettorali, mi permetto con
gentilezza e garbo di sottolineare questo punto.
Collega Palese, lei ha citato Abramo Lincoln dicendo che non si possono imbrogliare
tutti per sempre. Ringrazio i colleghi che fanno delle affermazioni fin troppo generose nei
miei confronti, sulla mia storia, sulla mia vita e
sulla mia persona, ma potrò sbagliare tutto ed
ho fatto tanti errori nella mia vita, però non
sono capace di imbrogliare. Non penso di aver
mai imbrogliato nessuno né nei miei rapporti
personali, né nella contesa politica.
Vorrei ricordare che questa legislatura è
cominciata con l’imbroglio del broglio elettorale, che è stato smentito non soltanto da un
articolo in prima pagina nazionale sul Corriere
della Sera, ma da una sentenza del Consiglio
di Stato. Quello è stato un errore tragico. Non
accettare la sconfitta, e attribuirla, di volta in
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volta, al broglio o alla febbre demagogica, è
un modo sbagliato. Nella politica bisogna rimanere freddi sia quando si vince che quando
si perde; non bisogna ubriacarsi quando si vince, tanto più per chi, come me,
prevalentemente ha sempre perso nella sua
vita, e bisogna evitare di vivere la sconfitta
come una ingiustizia, come qualcosa legato a
sortilegi, senza analizzare qual è stata la
destrutturazione di un blocco di potere.
A volte, sento richiamare il passato
dell’opposizione. Ho passato quattro legislature in Parlamento, ho vissuto tutti i dieci anni
del Governo di centrodestra da parlamentare,
vi sfido ad andare a sfogliare gli atti parlamentari e a verificare – ero uno di quelli che interveniva molto in Parlamento e avevo un’attività
abbastanza intensa – se dalla mia bocca è mai
uscito il nome di Raffaele Fitto; se ho mai usato la leva di quella istituzione per surrogare,
in qualche maniera, o per commissariare le
funzioni dell’opposizione di allora.
Ho letto dei resoconti stampa, invece, che
raccontavano di una Puglia nella quale tir carichi di immondizia giravano da una parte
all’altra in preda ad una crisi campana. Della
Puglia si è detto in Parlamento quello che non
si è detto della Campania.
Questo non ha fatto bene al centrodestra e,
purtroppo, secondo me, non ha fatto bene neanche alla Puglia. Ho apprezzato, però, il fatto
che, ad un certo punto, è cambiato il tenore
della interlocuzione e abbiamo potuto fare una
contesa politica in quest’Aula. Questo è un
Consiglio regionale e non abbiamo bisogno di
una protesi più in alto, di un luogo che ci dia
una legittimazione maggiore. Forse avrei dovuto chiedere al Presidente Prodi di fare un intervento a mia difesa!
Credo che questo sia un luogo che deve riguadagnare autorevolezza – ha ragione il collega Tarquinio – e può farlo solo con
l’esercizio pieno delle funzioni dirigenti, della
responsabilità di classe dirigente, ovunque si
sia collocati.
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Comunque, io penso che l’immagine della
Puglia sia differente da quella che è stata rappresentata in questo Consesso.
Sono molto colpito dalla passione di alcuni
colleghi, e penso al collega Marmo, per il tema
del Prodotto interno lordo. È una passione curiosa: si esercita sul futuro e rimuove il presente. Si è detto che nel futuro il PIL potrebbe
diminuire. Dal 2000 al 2005 la Puglia ha avuto
il più basso PIL di tutto il Mezzogiorno
d’Italia; la media è stata - 0,1%. Nel 2006
chiudiamo, per la prima volta, non solo con +
1,7%, ma il collega Saponaro ha dimenticato
di dire che andiamo in testa a tutte le Regioni
meridionali. Poi vedremo che cosa succederà.
Intanto, possiamo apprezzare l’inversione di
tendenza.
Sulla sanità ci sono terribili ombre e ci sono
delle luci, però delle luci non si deve parlare!
La settimana scorsa, la famigerata ASL di Taranto ha gestito il caso di meningite in maniera
encomiabile. Mi hanno detto al Ministero della
salute che è stata la struttura più pronta e la
più capace d’Italia. In tre ore hanno individuato tutti coloro i quali erano entrati in contatto
con la commessa di Auchan dalla quale era
partito il virus. Hanno messo in campo un protocollo di sicurezza eccezionale.
Nella famigerata ASL di Foggia, il professor Paolo Sardelli ha fatto un intervento di
chirurgia oncologica primo in Italia per il livello di raffinatezza. Questi sono fatti, ma nessuno li narra.
Si selezionano solo alcuni fatti. Un collega
ha usato l’esempio dell’albero che cade e che
non consente di vedere la foresta; io aggiungo
non solo di vedere la foresta dei fatti eventualmente positivi, ma anche di vedere la foresta delle criticità.
Il fatto che una signora al quarto parto cesareo muoia durante l’intervento può essere
ascritto in varie storie. Può essere ascritto, per
esempio, al fatto che nella Regione Puglia il
55% dei parti avviene con parto cesareo.
Nel Friuli Venezia Giulia – ho chiesto in-
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formazioni al Presidente della Regione – la
percentuale dei parti cesarei è al 36%. Nella
Provincia di Trento e di Bolzano, invece, solo
il 12% dei parti avviene con parto cesareo.
Che differenza c’è tra le donne pugliesi e le
donne del Friuli Venezia Giulia? Forse la differenza è in un modello sanitario che ha pensato
di privatizzare il corpo e la salute delle donne,
perché un parto cesareo è economicamente meglio remunerato rispetto ad un parto naturale e
praticare un parto naturale significa dedicare più
tempo alla centralità della persona.
Cambiare questo aspetto è un problema gigantesco. Cari colleghi, poi c’è anche
l’argomento degli aborti. Perché la Puglia è
una delle Regioni più abortiste d’Italia? Perché
gli aborti riguardano, nella grande maggioranza, donne sposate recidive? Perché si va per
due, tre volte di seguito a fare gli aborti? Qual
è il rapporto che esiste tra una donna, il suo
desiderio o meno di maternità e la struttura pubblica? Una donna in difficoltà lungo la strada incontra il consultorio o una clinica privata dove si
pratica l’85% degli aborti in Puglia?
I problemi della sanità sono giganteschi. Il
collega Tarquinio ha parlato del tema della selezione dei manager ed ha parlato del tipo, del
modello di managerialità esistente. Ne abbiamo parlato altre volte, però dovremmo prenderci un po’ più sul serio. Qual è la managerialità? Dove sono i manager? Come si costruisce una scuola di management? Come si costruisce una cultura manageriale in sanità?
Come te la devi cavare di fronte al fatto che
vorresti, naturalmente, come è ovvio, scegliere
il fior fiore e scegliere il meglio?
C’è una polemica un po’ contraddittoria:
pensate che io sia colui che ha iperlottizzato –
avevo tredici partiti nella mia coalizione e dodici AASSLL e avevo interesse ad accorpare
ed a farne saltare addirittura sei – e poi, nonostante tutto questo, dite che ho preso una discreta quantità di professionalità che venivano
dall’ancient regime. Dove stanno queste professionalità?
Atti consiliari della Regione Puglia
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Come si costruiscono le professionalità in
sanità?
Cari colleghi, domani voi potreste far
partire una polemica sugli uffici tecnici delle
AASSLL o sugli uffici tecnici degli ospedali,
ma ne conoscete uno nel quale siano in grado
di sottoscrivere un contratto di global service?
Questo è un problema mio o nostro? In merito al
nuovo oncologico, collega Marmo, sa cosa significa avere due stazioni appaltanti, due direzioni
dei lavori, due ingegneri capi? Sa quanti garbugli
amministrativo-burocratici ci sono?
Noi siamo di fronte ad un sistema lungamente compromesso, lungamente opaco, lungamente inabissato. Quando finisce la campagna elettorale, cari colleghi, e si diventa Presidente della Regione, se sei irresponsabile,
prendi una scimitarra e tagli le teste, prendi i
provvedimenti, le leggi e le cose del passato e
le stracci, ma se sei un po’ più responsabile
devi provare ad attraversare il deserto, che significa conoscere i problemi, conoscere le
strutture, conoscere i sistemi, e provare a fidarti, a volte fai bene e a volte fai male. Dio
solo sa come si possa vivere senza fidarsi in un
mondo così complesso! Bisogna conoscere le
situazioni.
Il Piano della salute – lo dico al collega
Congedo perché forse non lo sa, e lo dico per
il garbo con cui si esprime – noi potevamo
portarlo all’attenzione del Consiglio prima del
bilancio, ma ci è stato chiesto un tempo ulteriore per poterlo condividere al massimo grado. Modesta che sia stata l’attività di ascolto,
è stata in realtà intensa e strutturata nel territorio, essa richiede tempo. Ben 875 sono i
contributi scritti che ci sono arrivati e dei quali
abbiamo voluto tenere conto. Il comitato che
si occupa della redazione del Piano ha studiato
ed approfondito tutti i contributi scritti; ha gestito oltre 70 incontri pubblici ed ha ascoltato
alcune migliaia di persone prima di arrivare
qui, in Consiglio regionale e non nel chiuso
della Giunta.
È giusto che su questo, sulla radiografia del
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Sistema sanitario e sull’idea che dobbiamo
mettere in campo ci sia il massimo grado di
trasparenza e di coinvolgimento. Badate, io
sono stato frainteso: non ho piatito un aiuto
dall’opposizione. Penso che l’opposizione debba
fare il proprio mestiere, cioè quello di configurarsi come un’alternativa politico-programmatica
e quello di entrare costruttivamente sul terreno
dell’analisi dei problemi, delle proposte, dei suggerimenti e degli arricchimenti. Se mi sono sbagliato, parola indietro, ma lo penso per questo
come per qualunque altro settore.
Il collega Attanasio ha fatto riferimento al
modello americano.
Forse ha fatto questo riferimento perché
non è malato di provincialismo e si accorge
che le criticità, che ci sono nel sistema sanitario pugliese, sono le stesse di tutti i sistemi
sanitari.
Se fate un week-end a Milano, infatti, e
comperate i giornali locali, vi accorgerete che
le cronache sono piene di polemiche analoghe.
Lo stesso accade a Torino, a Bologna, a Firenze, dappertutto. C’è la percezione, dovunque, di un sistema sanitario sfuggente rispetto
alla consapevolezza che i cittadini hanno dei
propri diritti.
La Puglia gestisce 800 mila ricoveri
all’anno. Naturalmente, non sono i 799.999
ricoveri a fare notizia, ma è quel ricovero che
produce una esibizione di mala sanità a fare
scalpore.
Il sistema americano è il più sciagurato che
io conosca al mondo, collega Attanasio. E lo
conosco per motivi personali. Lei non sa che
cosa significa passare dalla ricchezza alla povertà quando si è ammalati di tumore; non sa
che cosa significa una sanità gestita con le polizze di assicurazione e con le carte di credito.
Credo che il sistema sanitario italiano, con
tutte le sue pecche ed i suoi difetti, sia un punto di riferimento della civiltà, perché considera
la salute come diritto universale e non come
merce nel mercato generale delle relazioni tra
gli essere umani.
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Io penso questo e ed è quello che pensava
anche la Democrazia Cristiana.
Non voglio aggiungere nulla a quello che
ha detto il collega Saponaro sul problema delle
tasse, se non il dato macroscopico che le tasse
furono aumentate al 100% dei contribuenti,
oltre ai ticket e a fronte, colleghi di Alleanza
Nazionale, di un Acquedotto pugliese che non
faceva investimenti e aumentava del 7% le tariffe. Per questo motivo l’Acquedotto è stato citato in giudizio dall’associazione dei
consumatori.
Noi stiamo facendo gli investimenti ed abbiamo congelato le tariffe. Per due anni e mezzo abbiamo fatto della Puglia la Regione a più
bassa pressione fiscale d’Italia. Mi dite che se
aumenta l’IRAP rischiamo di perdere il potere
competitivo, ma nelle altre Regioni meridionali, anche in quelle ricche, l’IRAP è già aumentata da tanto tempo. Mentre i giornali sono
pieni della polemica sull’aumento delle tasse,
io ho incontrato i rappresentanti della FIAT
che intendono fare di Foggia il più grande stabilimento al mondo nel settore della componentistica; ho incontrato i rappresentanti di
Aermacchi, per un grossissimo investimento a
Brindisi; quelli i Bridgestone, per un grandissimo investimento a Bari; di Alenia per il raddoppio a Grottaglie.
Questa mattina abbiamo firmato la riconversione della SFIR a Foggia per non perdere
neanche un posto di lavoro, mentre partono 90
milioni di euro di investimenti su Brindisi. La
Bosch ha firmato i contratti di localizzazione
per un centro di competenze con 100 milioni
di investimenti; ho incontrato tanti altri gruppi
del settore dell’energia. All’indomani della mia
firma con il premio Nobel Carlo Rubbia sul solare termodinamico tanti gruppi sono venuti da
noi ed hanno messo sul tavolo proposte di investimenti per 250 milioni di euro.
Collega Tarquinio, i miei colleghi assessori
possono essere testimoni di una cosa che ho
ripetuto tante volte. Non dobbiamo impiccarci
all’albero della polemica e non possiamo vive-
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re rivelando le pecche o le magagne che troviamo. Due settimane fa, avrei potuto convocare la stampa e dire: «Ho avuto ottantacinque
contestazioni di infrazioni comunitarie per inadempienze dal 2000 al 2004 su altrettanti depuratori», ma ho preso la mia struttura, che,
come sapete, è ridotta al lumicino, e abbiamo
lavorato, oltre che sui lavori ordinari, che già
sono straordinari, per provare a mettere una
pezza su questo buco.
Altro che le tasse, se dovesse arrivare a
perfezionamento la procedura di infrazione!
Ottantacinque sono le contestazioni. Abbiamo
appaltato le bonifiche a Manfredonia che erano un’altra infrazione comunitaria. Cari colleghi, che mi guardate con i fucili puntati, negli
anni 2001, 2002, 2003, vorrei sapere chi aveva
la stessa passione per questi argomenti. Collega Silvestris, mi creda, non c’è alcuna intenzione polemica perché nella mia cultura c’è
l’idea che chi governa si deve assumere le sue
responsabilità, e non può vivere facendo campagna elettorale mentre governa, ma deve affrontare anche il peso di alcune eredità, come
questa.
Abbiamo affrontato problemi strutturali
come quelli di una Regione, a petto nudo, di
fronte a problematiche drammatiche come la
devastazione ambientale e l’inquinamento, con
una logica rivoluzionaria. L’accordo di programma su Brindisi è o non è rivoluzionario?
Per la prima volta abbiamo fatto un intervento
di bonifica su 120 chilometri quadrati e abbiamo liberato investimenti. Abbiamo avuto
l’impegno dal Ministro, entro poche settimane,
di clonare lo stesso accordo per Taranto.
Noi avevamo tre aree di grandissima pregnanza per l’inquinamento industriale: Manfredonia, Brindisi e Taranto.
Non voglio dire le cose che sapete bene e
che riguardano le leggi di avanguardia
sull’inquinamento elettromagnetico e sull’aria,
ma si può dare una rappresentazione così di
una Puglia sfasciata? Parlate con i Sindaci di
centrodestra, chiedete loro che rivoluzione è
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stata per loro il DRAG, la fine della stagione
di un monumento al vincolo, quale era il vecchio piano regolatore con le varianti, le deroghe, l’abusivismo.
Siccome cercate di parlare, a volte, a nome
di soggetti che possono parlare in prima persona, parlate con l’ANCE e chiedete che cosa
è il PIRP e quante risorse sta liberando su un
argomento decisivo com’è la riqualificazione
delle periferie.
MARMO Nicola. Speculazione edilizia!
VENDOLA, Presidente della Giunta regionale. Quella appartiene ad un’altra stagione, caro collega Marmo. Noi siamo quelli che
hanno messo il tritolo dove c’erano i simboli
dell’abusivismo e della speculazione edilizia.
Questa è un’altra stagione. Facciamoci un giro
per alcuni quartieri, per alcune periferie. Abbiamo tentato di mettere un punto ad una storia come quella della crescita ipertrofica delle
città. Abbiamo cercato di dire ai costruttori
che c’è un’altra possibile frontiera del business
che non è quella della lievitazione. A Bari
cos’altro voleva costruire? Una città che aveva
come previsione, nel piano regolatore degli
anni ‘60, 800 mila abitanti e al 2000 ne ha 300
mila. Ha un costruito larghissimo e degradato
che merita di essere riqualificato, riconvertito
e riusato. Quello è il tentativo che stiamo
facendo.
Non abbiamo risolto i problemi di tutte le
platee di precarietà, ma abbiamo cominciato a
rispondere. Le più belle lettere di Natale le ho
ricevute da molti precari, prevalentemente dalla Provincia del collega Palese. Abbiamo dato
qualche segnale di inversione di tendenza. In
questa rappresentazione caricaturale non rendete merito neanche a ciò che sta nella parte
vostra. Appena eletto ho fatto fatica a mettere
piede in una città di questa Regione, Brindisi,
perché era un cumulo di processioni di platee
di disperati. È o non è una città che si sta rimettendo in piedi? Che è orgogliosa del teatro
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che ha inaugurato, come lo è Taranto del museo archeologico? Sono comunità che stanno
cercando un’identità, stanno cercando di ridarsi fiducia, di ridarsi forza.
È stato un anno in cui, per tre mesi, sono
stato inchiodato da polemiche di centrodestra
e di centrosinistra sugli aeroporti. L’aeroporto
di Bari, nel 2007, ha registrato il 22% in più di
traffico passeggeri, e l’aeroporto di Brindisi il
12% in più. La media nazionale è del 6%, noi
rispondiamo con il 22% e il 12%.
È calato il silenzio su questo, ma non lo dico perché voglio fare una gara alla gazzarra,
non mi interessa. Lo dico perché dobbiamo individuare con precisione i punti di criticità, e
non dobbiamo trattare la nostra Regione come
l’Albania di cinquant’anni fa. Mi rifaccio proprio al sottotitolo di un libello che è stato pubblicato su di me: «L’unica Regione comunista
del mondo libero!» Questa enfasi propagandistica fa male a chi la mette in campo.
Quello della imposizione fiscale è sempre
un momento di dolore, però c’è un dato che
l’ISTAT ci ha dato e che riguarda il penultimo
trimestre del 2007, circa la disoccupazione.
A mio avviso, possiamo darci un obiettivo.
Non volevo soltanto vantare il fatto che, in
due anni e mezzo, è diminuita del 30% la disoccupazione in Puglia. Forse sarà un merito
congiunto. Essendo usciti da un quinquennio
in cui, purtroppo, tutti gli indicatori economici
ci vedevano in cima alle negatività del Mezzogiorno d’Italia, siamo in un anno nel quale tutti gli indicatori economici riportano in cima alle positività.
A mio avviso, possiamo darci l’obiettivo di
portare la disoccupazione allineata con la media nazionale. Dobbiamo alzare la nostre ambizioni, proprio perché, come dice il collega
Tarquinio, non bisogna sorridere quando si
parla dei nostri giovani.
Non so se abbiamo dato tutte le risposte,
ma ci abbiamo provato, collega Marmo. Con i
Bollenti spiriti, ci abbiamo provato; con le politiche dell’occupazione, ci abbiamo provato.
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Colleghi, se vince un certo paradigma di
contesa politica, per me, lo ripeto, è una polizza di assicurazione, ma se, al contrario, la contesa diventa nel merito dei problemi più vicina
ai sentimenti, alle ansie, ai bisogni ed anche alle tragedie della popolazione pugliese, penso
che ne guadagneranno le coalizioni, incluso il
centrodestra, e ne guadagnerà tutta la Puglia.
PRESIDENTE. Come preannunciato, sospendiamo la seduta.
Comunico al Consiglio che alla riapertura
dei lavori procederemo con l’esame
dell’articolato.
(La seduta, sospesa alle ore 17,20, riprende alle ore 18,48).
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
Esame articolato ddl n. 33 del 05/12/2007
“Disposizioni per la formazione del bilancio di
previsione 2008 e bilancio pluriennale 20082010 della Regione Puglia”
PRESIDENTE.
Passiamo
dell’articolato.
Do lettura dell’articolo 1:
all’esame
TITOLO I
DISPOSIZIONI DI CARATTERE
FINANZIARIO E TRIBUTARIO
art. 1
(Spesa a carattere pluriennale)
1. Gli importi da iscrivere in bilancio in relazione alle autorizzazioni di spesa recate da
leggi regionali a carattere pluriennale restano
determinati, per ciascuno degli anni 2008,
2009 e 2010, nelle misure indicate nella tabella
“A” allegata alla presente legge.
POTI’, relatore. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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POTI’, relatore. Signor Presidente, in I
Commissione per un errore materiale un emendamento al tabulato non è stato aggiunto
alla collazione. Bisogna semplicemente inserirlo, trattandosi di un emendamento approvato
in Commissione.
PRESIDENTE. Ce lo consegni e noi provvederemo a fotocopiarlo e a distribuirlo a tutti
i consiglieri.
SILVESTRIS. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVESTRIS. Signor Presidente, ho seguito con attenzione le fasi che ci hanno portato a
questa discussione in Aula. Ritengo altresì doveroso darle atto, Presidente, della precisa e
attenta osservanza delle regole che, a tutela di
questo Consiglio regionale, lei ha tenuto acché
fossero rispettate, sui tempi e sui modi di convocazione e discussione di questo bilancio.
Ricordo con grande attenzione e con grande precisione che in I Commissione, e successivamente ieri in sede di Conferenza dei Capigruppo, da parte sua c’è stata molta attenzione
nel definire date e orari anche in relazione al
termine per la presentazione degli emendamenti,
onde poter far sì che ogni emendamento fosse
corredato in Aula del parere della Ragioneria.
L’assessore Saponaro, giustamente, nella
sua relazione ha evidenziato come spesso le
litanie dell’opposizione – con questo bilancio
più che litanie diventeranno un de profundis –,
che vengono a seguito delle richieste di emendamenti senza i visti della Ragioneria, provocano una situazione di difficoltà sul bilancio e
sulla spesa corrente. Ebbene, siccome non vogliamo aggiungere litanie a litanie e non vogliamo neanche rischiare inconsapevolmente di
aggiungere altre declamazioni ad una litania
che l’assessore Saponaro, bontà sua, ha detto
essere lunga, copiosa e già sufficientemente
dannosa per le casse regionali, vogliamo pre-
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giudizialmente sapere se il parere contabile
della Ragioneria è stato apposto su tutti gli
emendamenti.
Magari non su quelli fotocopiati, perché le
copie sono state prodotte subito per poterle
fornire a noi consiglieri e averne contezza e
copia, ma è chiaro che abbiamo bisogno di capire su ciascun emendamento qual è il parere
espresso dalla Ragioneria, onde poter discutere più serenamente degli stessi emendamenti e
poterli votare. Pregiudizialmente, signor Presidente, le chiediamo questo e le chiediamo di
avere contezza e copia dei pareri espressi dalla
Ragioneria per ciascun emendamento.
litiche. Queste parole non mi appartengono;
appartengono al dibattito che abbiamo chiuso.
Vi sto semplicemente informando su quanto mi è stato chiesto, cioè sul fatto che accanto all’emendamento presentato o dal Governo,
o dalla maggioranza, o dalla minoranza ci fosse un parere tecnico. Questo l’ho sollecitato e
devo ringraziare gentilmente i collaboratori
della struttura – il dottor Spinelli e gli altri –
che ci consentono di svolgere un buon lavoro.
La procedura prevede che io chiami
l’emendamento per poi fare riferimento alla
certificazione. Qui ci sono le carte e dobbiamo
rispettare le procedure.
PRESIDENTE. È stato presentato un certo
numero di emendamenti. Nel corso della serata di ieri ho pregato la Ragioneria di prenderne
visione e di esprimere il parere di natura tecnica. A mio avviso, sono importanti i pareri per
quanto riguarda la ricevibilità degli stessi emendamenti, così come sono importanti i pareri circa gli emendamenti che possono, ad esempio, prevedere una diminuzione senza definire una destinazione.
La Ragioneria, attraverso l’assessorato
competente, mi ha fornito in questo momento
una sintesi dei pareri riferiti agli emendamenti
presentati in Consiglio e che, in questo momento, sono nelle mie mani. Ora cercheremo
di capire come organizzarci. Come sapete,
volta per volta, su ogni singolo emendamento
vi leggerò il parere, come da prassi. Non devo
distribuire nulla, ma devo semplicemente riferire che su tale emendamento, presentato dal
tale consigliere, c’è il tale parere.
Questa è la prima volta che mi chiedete una
cosa del genere.
BRIZIO. Domando di parlare sull’ordine
dei lavori.
SILVESTRIS. È la prima volta che il Governo ha parlato di litanie!
PRESIDENTE. Non si tratta di litanie: vi
prego di non confondere la funzione formale
che chi vi parla esercita, con le valutazioni po-
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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRIZIO. Signor Presidente, come lei ben
sa questa procedura è stata adottata per la
prima volta nella seduta di ieri. Noi abbiamo la
necessità di disporre di tutti i referti per ogni
singolo emendamento. Questo ci dà la possibilità di avere un quadro preciso e di discutere in
maniera ampia.
Io chiederei qualcosa di più: una pausa di
sospensione per poter realmente verificare ogni singolo emendamento e capire la posizione
della Ragioneria, del Governo e dell’intera minoranza rispetto alla discussione in Consiglio
regionale. In caso contrario, non possiamo andare avanti con una discussione che pone una
questione emendamento per emendamento. Le
ripeto che è intenzione del mio Gruppo presentare una serie di subemendamenti, per cui,
a maggior ragione, sentiamo impellente questa
necessità.
PALESE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PALESE. Signor Presidente, in Conferenza
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dei Capigruppo, alla presenza del Governo,
avevamo deciso che aveva un senso organizzare i lavori determinando il termine per la
presentazione degli emendamenti alle ore
19,00 di ieri sera, e non per la mattinata di oggi, in modo da dare la possibilità a tutti i consiglieri di avere già nella serata il testo di tutti
gli emendamenti. Inoltre, c’era stata la richiesta del Governo, personalmente da me ultracondivisa, di far vagliare dalla Ragioneria
l’impatto finanziario che i singoli emendamenti
potevano avere.
Se ci atteniamo al Regolamento, esso dice
un’altra cosa, ovvero che dovremmo sospendere il Consiglio, riunire la I Commissione ed
esaminare tutti gli emendamenti con il parere
tecnico della Ragioneria. Suggerisco con urgenza di seguire questa strada perché il Regolamento potrebbe essere richiamato. Quindi,
sospendiamo il Consiglio, andiamo in I Commissione, esaminiamo tutti gli emendamenti,
come dice il Regolamento della legge sulla
contabilità e ritorniamo in Consiglio.
La sua proposta di distribuire i pareri volta
per volta si rifà alla prassi. Penso, quindi, che
sia utile attenersi al Regolamento e far riunire
la I Commissione. Del resto, i pareri sono
scritti rispetto a quello che è stato formulato,
per cui penso che la via migliore sia quella di
attenersi al Regolamento. La determinazione,
a mio avviso, non può che essere questa.
RUOCCO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUOCCO. Signor Presidente, vorrei in parte ripercorrere quello che ha detto il consigliere Palese, che le ha ricordato che quel suo richiamo al Regolamento – il suo, non quello
del collega Palese – appartiene ad un Regolamento che in realtà non c’è. Il Regolamento
esistente, invece, stabilisce cose ben diverse.
Se me lo permette, faccio notare che è la
prima volta che in sede di dibattito di bilancio
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l’assessore del buco finanziario di questa Regione fa il Quintino Sella della Regione e viene
a dirci che gli emendamenti che non hanno il
parere della Ragioneria non passano. Allora,
se vogliamo fare la faccia feroce, siamo tutti
capaci di farla, richiamo al Regolamento o
meno.
«Fare la faccia feroce» non è il suo caso,
Presidente, né dell’assessore Saponaro. Si
tratta semplicemente di un modo di dire napoletano quando, non avendo le armi, si fa la
«faccia feroce» per spaventare l’avversario
ben sapendo di non poterlo spaventare con i
contenuti, ma solo con la forma e
l’atteggiamento del viso. Credo che l’avrete
visto tante volte nelle gag o nei film che si
ambientano nell’area napoletana.
Noto dal dimagrito pacchetto che le è stato
trasferito, che probabilmente non è in possesso
di tutti i pareri. Ieri mattina sono venuto a dirle che i pareri della Ragioneria, senza togliere
merito e rispetto a nessun funzionario, a me
consigliere regionale, eletto dal popolo, possono interessarmi fino a un certo punto perché
è l’Assise che decide, non è certamente un
ufficio.
Pertanto, o con la faccia feroce facciamo in
modo che tutti gli emendamenti abbiano il parere dell’ufficio della Ragioneria e che questi
pareri siano da noi verificabili – abbiamo bisogno di leggerli e non di sentircelo dire
all’ultimo momento da lei – oppure, applichiamo il Regolamento esistente, non quello
che non esiste, andiamo in I Commissione a
fare l’istruttoria sugli emendamenti e poi, con
tale istruttoria, ritorniamo in Aula. Questo è il
mio richiamo al Regolamento.
Dobbiamo trovare una strada di percorribilità che non consenta di fare – vorrei rimarcare
e sottolineare un’espressione che non mi è
piaciuta stamattina – «a ciascuno il suo mestiere». Questo per me non è un mestiere, ma ben
altro, tanto fatto dall’opposizione, quanto fatto dalla maggioranza. Ciascuno deve svolgere
la propria funzione rispettando le esigenze del-
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le funzioni degli altri, perché «mettere i puntiti» su tutto ci porterà ad incominciare nel
modo peggiore la discussione nel merito degli
articoli.
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missione competente perché esprima il proprio
parere. Questo può essere dato anche verbalmente nel corso della seduta».
SANNICANDRO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Faccio una dichiarazione di
ordine generale: tutte le mie funzioni sono rivolte a trovare un percorso condiviso e rispettoso di tutti. Questa era, è e rimane la mia
convinzione.
In merito alla novità della serata a cui ha
fatto riferimento, vorrei precisare che in sede
di discussione di bilancio la prassi non ha mai
previsto nulla.
Tuttavia, nel momento in cui alcuni colleghi
del Consiglio mi pongono la questione e mi
invitano ad applicare il Regolamento, quando
non ci sono altre vie, non posso ignorare queste richieste. Vorrei, però, che perlomeno i
Capigruppo non dimenticassero quello che ho
detto questa mattina, allorquando mi sono
permesso di individuare un tavolo tecnicopolitico che consentisse non solo l’esame degli
emendamenti, ma anche e soprattutto la copertura tecnico-finanziaria.
Questa tesi è stata ritenuta non possibile.
Pur non permettendomi mai di sfidare nessuno, ho il dovere di ricordarlo a tutti voi. In
questo momento, per concludere questa prima
pregiudiziale, sono dell’avviso che questa
massa di emendamenti con i pareri della Ragioneria, e quindi dell’assessore, venga esaminata in I Commissione.
Sospendiamo quindi il Consiglio per permettere alla I Commissione di esaminare gli
emendamenti per un’ora e mezza di tempo. Se
il Presidente Potì è dello stesso mio avviso,
procediamo in questo modo.
Per evitare equivoci, leggo quanto è riportato all’articolo 46, pagina 32 del Regolamento: «Gli emendamenti che comportino aumento di spesa o che comunque incidano sul Programma regionale di sviluppo o sul bilancio
della Regione sono trasmessi dal Presidente,
subito dopo la loro presentazione, alla Com-
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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANNICANDRO. Signor Presidente, vorrei solo sottolineare che in Commissione
vanno esclusivamente gli emendamenti che
comportano una modifica o un aumento della
spesa.
Rinunciamo all’intervento proprio perché i
Gruppi qui presenti sono disponibili a questa
soluzione. Il Presidente Pepe ha detto che dovranno andare in Commissione soltanto gli articoli che hanno un’incidenza sulla spesa.
Colgo l’occasione per dire che sono soddisfatto del fatto che quello che non è stato mai
consentito nella passata legislatura è consentito nell’attuale.
LOPERFIDO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOPERFIDO. Signor Presidente, mi affido
alla sua intelligenza e alla sua capacità di gestire questo Consiglio regionale, avendola io votato e ritenendomi sempre più soddisfatto di lei.
La sua intelligenza impone di non dare un
tempo alla visione degli emendamenti. Non so
quanto tempo occorra, ma sicuramente
dev’essere svolto un lavoro tranquillo e sereno.
Quando la I Commissione avrà ultimato,
rientreremo in Aula. Vorrei che lei fosse così
cortese da consentire uno studio attento di
questi emendamenti.
PRESIDENTE. Avendo io affidato al Presidente della I Commissione la gestione degli
emendamenti come da Regolamento, sarà lui a
comunicarmi il tempo utile e necessario.
La seduta è sospesa.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
(La seduta, sospesa alle ore 19,13, riprende alle ore 20,16).
PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
È stato presentato un emendamento a firma
dei consiglieri Marmo N., Ruocco, Saccomanno ed altri del quale do lettura: «L’articolo 1
del DDL 33/2007, che conseguentemente assume il titolo “Norme relative all’esercizio
provvisorio del bilancio di previsione per
l’anno finanziario 2008”, è così sostituito: Articolo unico “Norme relative all’Esercizio
provvisorio del bilancio di previsione per
l’anno finanziario 2007”. 1. Sino alla data di
entrata in vigore della legge regionale di approvazione del bilancio di previsione per
l’anno 2008, che dovrà essere approvato solo
previa ricognizione e certificazione dei disavanzi consolidati al 31 dicembre 2007 delle
ASL provinciali e delle Aziende ospedaliere, e
comunque non oltre il 30 Aprile 2008, è autorizzato, ai sensi dell’art. 66, comma 4 della vigente Legge di contabilità regionale n.
28/2001, l’esercizio provvisorio del bilancio
regionale per l’anno 2008 sulla base degli stati
di previsione delle entrate e delle spese per
l’anno 2007, come approvati con la legge regionale 16 aprile 2007, n. 11 e successive
modificazioni.
2. L’autorizzazione di cui al comma 1 è limitata ad un dodicesimo dello stanziamento di
ogni capitolo di spesa obbligatoria e inderogabile, di cui all’elenco allegato “A” alla presente
legge, per ogni mese di esercizio provvisorio
del bilancio autonomo regionale, ovvero alla
maggiore spesa necessaria laddove si tratti di
spesa obbligatoria tassativamente regolata dalla legge e non suscettibile di impegno o di pagamento frazionabile in dodicesimi.
3. In applicazione del comma 3 dell’art. 66
della Legge regionale 16 novembre 2001, n.
28 e successive modificazioni ed integrazioni è
sospesa, dal 1 gennaio 2008 e per la durata
dell’esercizio provvisorio, l’esecuzione delle
spese non obbligatorie e derogabili.
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Servizi di resocontazione parlamentare
VIII Legislatura
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4. Le spese finanziate con fondi a destinazione vincolata, assegnate alla Regione
per l’anno 2008, possono essere impegnate
a condizione che i relativi fondi siano stati
accertati dalla Ragioneria della Regione a
termine dell’art. 69 della L.R. 16 novembre
2001, n. 28 e successive modificazioni ed
integrazioni.
5. Al fine di consentire la tempestiva attuazione dei programmi comunitari, è autorizzata
l’esecuzione delle spese relative alle quote di
cofinanziamento regionale sui pertinenti capitoli di bilancio ivi comprese quelle iscritte tra i
residui di stanziamento ed economie vincolate.
6. Dalla data di entrata in vigore della presente legge e fino al 31 dicembre 2008, le Aziende ed Istituti del SSR che intendono procedere all’acquisizione di beni o servizi con
valore di stima complessivo pari o superiore ai
200.000 Euro, IVA esclusa, richiedono preventiva autorizzazione all’Assessorato alle Politiche della Salute. L’Assessorato alle Politiche della salute di concerto con l’Assessorato
al Bilancio e Programmazione, entro 30 giorni
dalla data della richiesta di autorizzazione, esprime il proprio parere alla luce delle previsioni programmatorie contenute nel Bilancio
Economico di Previsione di ciascuna Azienda
Sanitaria. Eventuali richieste di chiarimenti ed
integrazioni interrompono il computo del predetto termine. Il mancato riscontro entro il
termine di cui sopra costituisce manifestazione
di assenso.
7. In deroga all’art. 17 della L.R. 38/94, la
Giunta regionale, nelle more dell’adozione del
documento di indirizzo economico funzionale,
comunica alle Aziende Sanitarie, all’Agenzia
regionale sanitaria pugliese (ARES) e
all’Agenzia regionale per la protezione ambientale (ARPA) gli importi assegnati in via
provvisoria quale quota del fondo sanitario regionale ai fini dell’adozione del bilancio preventivo entro il 31 gennaio 2008».
Si tratta, in sostanza, della proposta di sostituzione di tutto il progetto di bilancio, con
Atti consiliari della Regione Puglia
SEDUTA N° 66
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RESOCONTO STENOGRAFICO
la proposta di trasformare il tutto attraverso
l’esercizio provvisorio di bilancio.
Mi permetto di rappresentare una mia opinione al riguardo: noi stiamo discutendo il bilancio che è organizzato e armonizzato con
una serie di proposte di entrata e di uscita, più
l’articolato.
In questa fase appare irricevibile questa sostituzione. Di cosa dovremmo parlare se c’è
una proposta di legge? Si tratta di una valutazione di ordine politico, di una proposta sostitutiva che non può essere ritenuta ammissibile,
perché di fatto stiamo discutendo una proposta organica e complessiva. Capisco la preoccupazione, ma la Presidenza è di questo avviso.
Ha chiesto di parlare il consigliere Ruocco.
Ne ha facoltà.
RUOCCO. Signor Presidente, mi sembrava
opportuno che la ripresa dei lavori, a prescindere dall’orario, avvenisse con una relazione
della Presidenza o della Presidenza della I
Commissione, per rendere edotti tutti i consiglieri regionali su cosa è successo nelle more.
Credo che questo sia un aspetto fondamentale.
Ci siamo lasciati dicendo che la I Commissione
avrebbe dovuto esprimere il parere sugli emendamenti, visionando i pareri dell’Ufficio
Ragioneria, ma ora torniamo senza sapere cosa è successo.
In secondo luogo, mi sembrava altresì opportuno, come le ho chiesto durante la pausa,
che ciascuno di noi fosse messo nelle condizioni di conoscere i pareri tecnici espressi
dall’Ufficio Ragioneria. Lei ha dato disposizione di fotocopiarli e di distribuirli anche a
noi, ma io non ho ancora avuto nulla.
PRESIDENTE. Collega Ruocco, lei ha ragione sulla prima parte, ma non sulla seconda
perché mi hanno detto che detta documentazione è stata fotocopiata.
RUOCCO. Signor Presidente, chiedo scusa.
Mi è appena pervenuto il materiale in questione.
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PRESIDENTE. Bene. Pensavo che il Presidente della Commissione avesse informato
dell’esito della riunione di Commissione.
Vi chiedo scusa. Invito il Presidente della
Commissione a dare contezza al Consiglio dei
contenuti della riunione appena svoltasi.
POTI’, relatore. Signor Presidente, pensavo che i componenti della I Commissione, che
hanno dei riferimenti nei vari Gruppi, avessero
già informato i colleghi.
La I Commissione ha iniziato i lavori, ma
dopo una serie di scaramucce sulla necessità di
detta riunione rispetto ai lavori del Consiglio,
abbiamo all’unanimità deciso di interrompere i
nostri lavori e di avere come ausilio, per le nostre attività di questa sera, il referto della Ragioneria che il Presidente del Consiglio si riserverà di volta in volta di leggere, prima della
discussione degli emendamenti.
BRIZIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRIZIO. Signor Presidente, vorrei solo ricordarle che aveva aggiornato la seduta ad
un’ora e mezza. Solo casualmente, trovandoci
vicino all’Aula, abbiamo ascoltato il vociare
del Consiglio regionale. Questo è un fatto che
reputo gravissimo.
Abbiamo sospeso i lavori alle ore 19,20:
un’ora e mezza significa un’ora e mezza.
PRESIDENTE. In prima battuta avevo detto che avremmo sospeso i lavori per un’ora;
poi, qualche collega ha chiesto una sospensione di un’ora e mezza. Inoltre, il collega che le
siede accanto, il consigliere Loperfido, ha detto che una sospensione di un’ora e mezza poteva essere eccessiva, come eccessivamente
esigua.
Ho quindi trasformato la proposta finale –
cerchiamo di rispettarci almeno su queste cose
– e ho detto che avremmo sospeso per un
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SEDUTA N° 66
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RESOCONTO STENOGRAFICO
tempo utile, affidando al collega Potì la responsabilità della gestione del tempo. Non
createmi problemi di questo tipo.
Questa è verità, e quando c’è la verità si va
avanti.
Ora, collega Ruocco, lei ha presentato un
emendamento che io ho valutato nella mia responsabilità. Un momento fa mi sono permesso di dire che non è apprezzabile, in termini
di ricevibilità, in quanto sostituisce le carte
che abbiamo e quindi non posso metterlo in
discussione.
Noi abbiamo già un punto all’ordine del
giorno nella discussione di oggi. Qualora poi il
bilancio non dovesse essere approvato – come
suggeriva qualcuno – la sua proposta potrebbe
essere presa in considerazione.
Io ho una legge di bilancio distribuita, che
stiamo discutendo da un po’. Se mi si propone
un’altra legge, in questo momento devo ritenerla irricevibile.
RUOCCO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUOCCO. Signor Presidente, se al posto
della discussione della legge sulla disposizione
per la formazione del bilancio di previsione
2008 e bilancio pluriennale 2008-2010 oggi le
avessi sottoposto un emendamento-articolo
unico «Disposizione per sparare (o non sparare) i fischietti», avrei compreso la sua dichiarazione di irricevibilità. Se però lei riflette un
attimo, l’articolo unico sostitutivo che ho presentato rappresenta una norma per la formazione del bilancio di previsione 2008 e pluriennale 2008-2010. L’articolato, signor Presidente, è una sintesi dell’esercizio provvisorio
dell’anno scorso depurato di tutte le norme
che non c’entravano niente con l’esercizio
provvisorio.
PRESIDENTE. Ritengo l’atto irricevibile e
vi motivo questa mia affermazione.
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Per poter accedere a quanto lei sta per dire,
che ha un senso, dovremmo bocciare l’articolo
1. Una volta bocciato questo articolo, se il
Consiglio ritiene di farlo, può richiamare in vita la sua proposta di sostituzione. La legge c’è
già. Le sue sono opinioni e, nel rispetto delle
opinioni, ho risposto.
RUOCCO. Signor Presidente, con tutto il
rispetto, nei tempi concessi, vorrei farle notare
che in confronto con la sintesi dell’esercizio
provvisorio 2007, presentato dalla Giunta e
approvato l’anno scorso, al comma 1 c’è una
norma che attiene alla formazione del bilancio
2008 e pluriennale 2008-2010.
Rispetto al comma 1 del disegno di legge
della Giunta in merito allo scorso anno, c’è un
inciso di rilevante importanza per la formazione del bilancio. Infatti, il bilancio 2008 «dovrà
essere approvato solo previa ricognizione e
certificazione dei disavanzi consolidati al 31
dicembre 2007 dalle ASL provinciali e delle
aziende ospedaliere». Norma, questa, propedeutica e procedurale rispetto alla formazione
del bilancio, quindi è attinente, perché è un articolo che detta le condizioni di procedura per
poter addivenire all’approvazione del bilancio
che non è questo. Signor Presidente, noi con
questa legge non stiamo approvando il bilancio, dato che il bilancio 2008 e il bilancio pluriennale 2008-2010 riguardano il punto successivo all’ordine del giorno.
Se avessi apportato questo emendamento al
punto successivo all’ordine del giorno lei avrebbe potuto benissimo dirmi che riguardava
una cosa diversa. Io sto dettando invece, con
questo articolo, se viene approvato, i modi e i
termini preliminari per l’approvazione del bilancio 2008 e del bilancio pluriennale 20082010.
Lei comprenderà benissimo che questo emendamento non ha soltanto un aspetto di carattere formale e procedurale, ma ha una valenza di carattere politico di fronte alla quale,
ovviamente, la maggioranza non può tirarsi in-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
dietro, perché è il frutto della discussione fatta in
Consiglio regionale, dove l’opposizione ha dichiarato – sono stato io ad annunciare che avremmo prospettato una soluzione di questo
genere – di non disporre dei dati per poter addivenire al bilancio 2008 e al bilancio pluriennale 2008-2010.
Questo è il primo atto propedeutico, la
prima disposizione per la formazione del bilancio 2008 e del bilancio pluriennale 20082010. Sancisce, infatti, la prima e indefettibile
regola che noi ci siamo dati per l’approvazione
del documento di bilancio: avere a disposizione i disavanzi accertati e consolidati al 31 dicembre 2007 delle AASSLL provinciali e delle
AASSLL ospedaliere.
Non è una cosa estranea all’oggetto in discussione. Infatti, ne modifica il titolo rendendolo consequenziale e dicendo che si approva
l’esercizio provvisorio, come conseguenza di
questa prima regola che il Consiglio regionale
detta a sé stesso per arrivare al documento
contabile dell’anno prossimo. È perfettamente
in linea con l’oggetto del primo punto
all’ordine del giorno.
Mi permetta, signor Presidente, può anche
essere un problema di economia di tempi, ma
rispetto a questo punto, politicamente qualificante, la sua dichiarazione di inammissibilità è
una fuga dalle responsabilità, è una fuga dagli
obblighi politici che la maggioranza ha nei
confronti di questo Consiglio regionale.
Allora, molto amabilmente e sommessamente, signor Presidente, mi permetto di far
sottoporre all’Ufficio di Presidenza la valutazione sull’ammissibilità di questo articolo unico sostitutivo.
PRESIDENTE. Solo per onestà intellettuale, le dico che non condivido le sue affermazioni. Detto questo, nel rispetto della sua proposta, pongo in votazione l’articolo sostitutivo
ed eliminiamo ogni problema. Collega Ruocco, qui ci dobbiamo intendere.
Ricambio la sua amabilità, ma lei mi dice
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che non c’è nessuna volontà ostruzionistica,
anche se io so che non è così. Lei mi pone la
questione sotto il profilo strettamente politico,
e io lo recepisco. A questo punto, correttezza
vuole che io lo metta in votazione. Non è una
formalità, ma è un pronunciamento utile.
MARMO Nicola. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARMO Nicola. Signor Presidente, colleghi consiglieri, prendo la parola, che avevo
chiesto anche in precedenza, innanzitutto per
intervenire sulla paventata inammissibilità di
questo emendamento sostitutivo e, in secondo
luogo, perché ho sentito urlare dai banchi della
maggioranza: «basta intervenire, votiamo!».
Credo che ci debba essere un minimo di attenzione. Quest’oggi, signor Presidente, le do atto di aver fatto tutto il possibile e anche di più.
Di questo la ringraziamo.
Mi sembrava assurdo che alla fine lei esordisse con una proposta di inammissibilità che
non può essere da noi accolta, come non può
essere da noi accolto il fatto che non si debba
discutere di questo emendamento che riteniamo essere la base sulla quale abbiamo svolto i
nostri interventi per tutta la giornata di ieri e
per quella di oggi.
Noi riteniamo che il bilancio sia attualmente
inattendibile, non solo per le considerazioni
svolte ieri dal collega Ruocco, ma anche per
quelle che mi sono permesso di aggiungere
quest’oggi in merito ai paventati aumenti di
tasse ai pugliesi, che provocheranno delle entrate che probabilmente non saranno sufficienti
a coprire i tagli che bisogna invece fare e a coprire le esposizioni di questa Regione. Se è vero che una ASL della nostra Regione raggiunge a fine anno i 200 milioni di euro di splafonamento, noi riteniamo che le altre cinque
AASSLL non possano che fare lo stesso in
proporzione.
Il deficit della sanità, quindi, si aggirerebbe
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RESOCONTO STENOGRAFICO
intorno ai 7-800 milioni di euro. Siccome riteniamo che questo sia un fatto grave e pesante,
questo articolo ci sovviene, e sovviene soprattutto a voi, nel momento in cui dice di appurare con precisione le esposizioni reali delle
AASSLL al 31 dicembre 2007, e quindi approvare successivamente il bilancio 2008.
Questo è accaduto lo scorso anno ed è accaduto, credo, per gli stessi motivi.
Riteniamo, quindi, non peregrina la nostra
tesi di intervenire subito, di chiudere questa
discussione sul bilancio, e di aprirla su questo
articolo, perché oggi questo bilancio è inattendibile e non ci mette nelle condizioni di approvare serenamente, ovvero di bocciare altrettanto serenamente, quelle addizionali IRPEF,
IRAP, su benzina ed altro, che il Governo regionale ha inteso sottoporre all’approvazione
di questo Consiglio.
Riteniamo, pertanto, che questo emendamento sostitutivo sia basilare per la riapertura
di un dialogo che prenda atto degli impegni
del Governo, assunti un anno fa: tra gli altri,
quello di monitorare la spesa sanitaria con un
comitato paritetico del Consiglio regionale con
i tecnici. Riteniamo che questo sia l’elemento
più importante per ottenere un equilibrio di bilancio nella nostra Regione. Riteniamo, inoltre, che questo emendamento sostitutivo vada
approvato nell’interesse di tutti.
SACCOMANNO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCOMANNO. Signor Presidente, lo
scorso aprile, in occasione dell’approvazione
del bilancio provvisorio, il Presidente Vendola
disse che era stata lungamente dibattuta la necessità o meno di imporre delle tasse.
Il dubbio amletico dello scorso anno era incentrato quindi sulla necessità o meno di imporre nuove tasse. Il Presidente Vendola ci
raccontò, in quel dibattito, di aver valutato
una serie di sondaggi, di aver ascoltato il Mi-
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nistero, e di essersi reso conto che non si potevano prendere dei soldi dalle tasche già vuote dei cittadini pugliesi. Essendo inutile questa
strada, quindi, si era costruito un bilancio che,
attraverso meccanismi diversi, avrebbe evitato
l’imposizione di tasse.
Il consigliere Ruocco ci offre ancora una
volta l’opportunità – lo ha fatto già nei giorni
scorsi – di riflettere su questo argomento.
Vorrei dire ai cittadini, alla stampa, a noi consiglieri che non è casuale che questa sera, nella
replica dell’assessore al bilancio e nella replica
del Presidente Vendola, di tutto si sia parlato,
tranne che delle tasse. Discuteremo in seguito
se sono state dette verità, o mezze verità;
discuteremo su come è stato visto il bicchiere,
su come sono stati visti i fatti e su come siano
stati attribuiti i meriti.
Lo valuteremo lentamente nel dibattito dei
giorni avvenire. Certamente, però, nessuno dei
due ci ha parlato di tasse. A sentire le dichiarazioni dell’assessore Saponaro, e soprattutto
del Presidente Vendola per quanto attiene
all’imposizione fiscale, per usare un termine
meno duro, in mezzo al romanticismo di cui
circonfonde lo storico del suo lavoro, non si
evince con chiarezza che si stanno, di fatto,
predisponendo nuove tasse.
Il consigliere Ruocco ci dice che non conosciamo il debito reale, l’assessore al bilancio
dice di non sapere, la maggioranza dice di non
conoscere i dati: siccome non sappiamo a
quanto ammonta il debito della sanità, abbiamo la necessità di trovare un ulteriore momento di riflessione e di capire se queste tasse le
dobbiamo imporre o meno. L’esercizio provvisorio, quindi, diventava una opportunità,
come successe lo scorso anno, per tentare, eventualmente altre strade.
Al di là dello sforzo del collega Ruocco,
però, non c’è neppure l’impegno di ricercare
la possibilità di non imporre le tasse. Manca la
volontà di ridurre le spese che riguardano la
nuova tangentopoli, che non è quella delle
tangenti che danno i soldi direttamente con
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appalti, o altro, ma servono al politico, il quale
ha bisogno, per mantenersi, di una tangentopoli
surrettizia, di rapporti.
Tutta questa struttura, quindi, viene mantenuta attraverso le prebende indirette di appalti,
sotto appalti, assunzioni, sotto assunzioni e
consulenze, le più variegate, per poter andare
avanti e mantenere il proprio elettorato. Nulla
può cambiare, perché questa struttura va mantenuta. Noi abbiamo pregato il Governo regionale, fino ad un minuto fa – e continueremo
a farlo – affinché trovasse un momento per
spulciare punto per punto i conti e decidere se
può essere più utile un calendario
dell’assessore Ostillio, o apportare una minima
diminuzione; se può essere più utile un’agenda
dell’assessore Russo, o un centesimo in più
nelle tasche dei cittadini.
Noi vogliamo sapere se riducendo il numero di tutti quei convegni meravigliosi, spesso
frequentati da dieci persone – ma per carità, la
qualità della cultura non si vede dalla frequentazione – sia possibile una riduzione delle tasse
con certezza.
Il Governo, però – rimanga agli atti –, non
è intenzionato ad eliminare nulla. I dodicitredici partiti che sostengono il Presidente
Vendola, infatti, hanno la necessità di mantenere una implementazione costante di spese
per garantirsi il voto. Diversamente protesterebbero, come ci ricordava ieri il collega Silvestris, quando il collega Valente protestava di
non aver potuto nominare un commissario o
un direttore di ASL.
Vorrei chiedere al Governo regionale di riflettere su questo, di scegliere una via per dare
un segnale ai cittadini affinché il percorso scelto della tassazione possa essere ridotto sia pure minimamente. Tutto questo per dimostrare
ai cittadini che abbiamo ridotto le tasse perché
abbiamo trovato altri 1000 euro che si possono caricare non più sui cittadini, ma sulle spese del Consiglio, che rimangono comunque
irriguardose della dignità del consigliere regionale.
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Annuncio in questa sede che anche su un
emendamento molto dibattuto, da me presentato, che ritirerò, illustrerò le ragioni che mi
hanno indotto a presentarlo e la ragione per la
quale, spesso, sui giornali, il Presidente Vendola interviene sui costi della politica in modo
sbagliato e inappropriato, accusando il Consiglio regionale di fatti di cui forse la Giunta dovrebbe farsi carico e fare un conseguente esame di coscienza. Il Presidente Vendola, devoto di Sant’Agostino quanto e più di me, non
dovrebbe andare a letto senza farsi un esame
di coscienza. Dovrebbe guardare, in termini di
imposizione fiscale, se realmente, nell’ambito
dell’impegno del Governo e della Giunta regionale, sia stato fatto di tutto per ridurre le
spese, prima di mettere la tassazione: questo
per non dover dire con animo leggero che non
si poteva far altro che imporre le tasse.
Il consigliere Ruocco ha tentato ancora una
volta di farci ragionare, di darci una ulteriore
opportunità, ma nessuno ha voluto ascoltarlo.
CERA. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CERA. Signor Presidente, colleghi, il mio
intervento è rivolto soprattutto al Presidente
Vendola.
Inizialmente pensavo che la discussione
preliminare da parte dell’amico Rocco Palese e
dei successivi interventi dei colleghi
dell’opposizione dovesse riguardare, per quello che il bilancio sta portando nelle casse dei
pugliesi, un discorso di rottura, un discorso ad
alta voce, teso a cercare in tutti i modi di distogliere la maggioranza dal cattivo proponimento di imporre le tasse ai pugliesi.
Ora, questo ulteriore emendamento a firma
dell’amico Rocco Palese ed altri, continua ad
insistere sul tema, per indurci a riflettere, prima di inoltrarci nell’esame dell’articolato e dei
vari emendamenti.
Signor Presidente – questa volta parlerò
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con molta tranquillità –, ho ascoltato con molta attenzione e continuo ad insistere sul fatto
che mi trovo davanti ad un Presidente perbene, una persona che parla al cuore delle gente
e nasconde nelle parole insidie che la gente
non capisce, e in merito alle quali noi, in qualche maniera, cerchiamo di allargare il discorso.
Signor Presidente, lei ha parlato, nel suo intervento, di una Puglia che corre veloce, di aziende che arrivano in Puglia a flotte per aprire
grandi stabilimenti e offrire tante opportunità.
La verità, però, signor Presidente, è un’altra.
La invito a venire il lunedì mattina dalle nostre
parti a visitare le Ferrovie del Gargano, la SITA e le Ferrovie dello Stato. Vedrà quante
piccole imprese ci sono.
Signor Presidente, noi ci accontenteremmo
di tenere dalle parti nostre i nostri giovani, le
nostre piccole aziende, i nostri piccoli artigiani
che invece vanno via, che partono il lunedì
mattina e ritornano il venerdì sera. Pendolarismo, questo, che può durare due settimane o
tre, prima che queste persone vadano via
definitivamente.
Questa è la Puglia che evidentemente lei
non vede. Il suo tavolo, quello ampio, quello
grosso, probabilmente la spinge a parlare con
le grandi imprese, e parla di una Puglia che
verrà, mentre i nostri giovani stanno andando
via. C’è sempre più tra i residenti – parlo, per
quanto mi riguarda, del Gargano e della Capitanata – un forte decremento della popolazione. Per fortuna dalle nostre parti ci sono famiglie rumene, albanesi, polacche, e chi più ne ha
più ne metta, che ci danno la possibilità di
contenere la popolazione residente entro cifre
stabili.
Signor Presidente, lei ha parlato delle luci,
della luce bellissima di Taranto, dove si è riusciti ad individuare il ceppo in tre ore – ora
sappiamo che il meccanismo sanitario tarantino è partito ed è una luce della quale siamo
assai contenti –, ma non ha parlato, signor
Presidente, delle «terribili ombre», che pure ha
citato; espressione che ancora rimbomba in
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quest’Aula, ma su cui non ha speso una sola
parola. Quali sono le terribili ombre visto e
considerato che lei è una persona aperta alla
discussione? Prima di imporre tasse ai pugliesi,
vuol vedere che quelle terribili ombre sono esattamente i soldi che i pugliesi continueranno
a pagare per ottenere in vita proprio il meccanismo di tali terribili ombre?
Vuol vedere che i braccianti agricoli, Presidente, che dalle mie parti si spingono verso
Termoli e che la mattina si alzano alle 5, dovranno pagare un pieno di benzina o di nafta
un euro in più? Vogliamo parlare di queste
terribili ombre? Vuole spiegare alla gente cosa
sono queste terribili ombre? Glielo dico io
quali sono: i vari sodalizi di potere che si sono
incuneati nella sanità regionale; le tante cooperative – e insisto a denunciare questo sistema
malavitoso – che fatturano centinaia e centinaia di milioni di euro senza nessun controllo,
che ogni mese i direttori amministrativi passano all’incasso.
Vuol vedere che sono queste le terribili
ombre che lei tiene nascoste ai pugliesi? Prima
di mettere le mani della Regione nelle tasche
dei pugliesi, vogliamo cominciare a capire come mettere a freno questo meccanismo? Vogliamo parlare, signor Presidente, delle varie
esternalizzazioni? Perché non si informa su chi
viene assunto in quel sistema di esternalizzazioni? Perché non chiede chi svolge il servizio di cucina, chi lavora nelle guardianie,
chi viene assunto al 118? Perché non si informa? Perché non parla di queste ombre,
signor Presidente?
Signor Presidente, a Natale le luci sono tante, ne appaiono a migliaia, ma non può parlare
solo di luci, e scordarsi quello che è successo a
Castellaneta. Perché non chiede un parere ai
tanti malati che quando si ricoverano la prima
cosa che vedono, in rappresentanza della sanità pugliese, è l’infermiere ineducato frutto di
un meccanismo sistematico viziato?
Se volete posso entrare nel concreto e dimostrarvi come il Presidente di una cooperati-
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va, eletto in un partito, riesce a fatturare con
nove persone novantamila euro al mese!
Questo è il buco che voi fate pagare ai pugliesi. I documenti di cui disponiamo sono a
vostra disposizione.
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
BRIZIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRIZIO. Signor Presidente, io me la prendo con i segretari dell’Ufficio di Presidenza,
tra i quali il collega Attanasio. Non posso che
condividere l’intervento del collega Cera. Evidentemente, quello che questa Giunta e questa
maggioranza vuole fare è lasciare le cose così
come stanno, perché nella bambagia di interessi vari è più facile aumentare le tasse ai cittadini pugliesi che non tagliare i privilegi di qualche società.
Preannunciamo che da gennaio cominceremo a presentare interrogazioni.
Mi auguro che l’attenzione dell’assessore
Tedesco – così come preannunciata – sarà veloce e attenta nel rispondere alle interrogazioni, perché parlando del buco della sanità sono
emerse una serie di situazioni al limite del sopportabile.
Quando il centrosinistra puntualmente annunciava alcune situazioni, dopo qualche settimana accadeva quello che era stato già preannunciato, ma noi dobbiamo avere il diritto e
il dovere di denunciare. In seguito, altri istituti
e altre autorità valuteranno il da farsi. Tuttavia, noi abbiamo l’obbligo di denunciare alla
gente quanto accade, così come abbiamo fatto
per alcune situazioni e continueremo a farlo
con i dati alla mano.
Vorrei tornare all’emendamento proposto
dai colleghi di Alleanza Nazionale.
Presidente del Consiglio e Presidente della
Giunta, la confusione che sta regnando in que-
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ste giornate in questo Consiglio regionale credo sia evidente e sotto gli occhi di tutti. Mi riferisco anche a questa strana situazione di dare
fretta ai componenti del Consiglio regionale
nella presentazione degli emendamenti, per
avere il referto della Ragioneria: autorevole
solo e soltanto per i componenti della Giunta
regionale e meno per il Consiglio regionale.
Non mi vorrei ritrovare ad affrontare un
problema che appare ridicolo leggendo queste
carte. Difatti, quando si parla degli emendamenti da pagina 68 a pagina 85 del DDL, il
settore Ragioneria dichiara quanto il collega
Marmo aveva preannunciato: come fa il settore
Ragioneria, che è dipendente dell’assessorato e
del Governo regionale, a tutelare il Consiglio regionale? È un assurdo e l’assurdo è scritto in
questi termini: «Per questi emendamenti presentati alle pagine […] non esprime parere, atteso l’emendamento dell’assessore Gentile di
sopprimere gli articoli 25 e 26».
Caro collega Marmo, siccome l’assessore
Gentile ha deciso di sopprimere alcuni emendamenti, la Ragioneria giustamente lo dà già
per approvato, ritenendo inutile esprimersi, dal
momento che esiste un emendamento soppressivo dell’assessore regionale. Pertanto, gli altri
non vengono presi in considerazione. Questo è
scorrettamente proponibile ad un Aula di Consiglio regionale.
È ancora più aberrante il parere della Ragioneria quando si esprime sugli emendamenti
da pagina 86 a pagina 203. L’Ufficio Ragioneria dice: «Attesa la specifica competenza della
materia sanitaria e delle connesse implicazioni
di natura finanziaria affidate alla esclusiva gestione dei settori Ragioneria dell’assessorato
alle politiche della salute, rappresenta
l’esigenza che i relativi referti tecnici vengano
redatti e sottoscritti, per quanto di rispettiva
competenza, dai dirigenti dei settori assistenza
ospedaliera e specialistica, assistenza territoriale
e prevenzione, e programmazione e gestione sanitaria, nonché dal direttore ARES». Noi stiamo
parlando da due giorni del buco che questa mag-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
gioranza ha contribuito a formare nell’ambito
della sanità. L’Ufficio Ragioneria dichiara di non
essere competente, in quanto la competenza è
dell’assessorato alla salute.
Quindi, mi affido alla bontà dell’Ufficio di
Presidenza, Presidente Mineo: non teniamo
più conto di questo, perché stiamo parlando
realmente del nulla. Non è corretto esprimersi
solo quando ci conviene e, in caso contrario,
delegare ad altri.
Detto ciò, ritorniamo all’emendamento in
questione. Noi, pur avendo assunto una posizione abbastanza critica, nel 2006 ritenemmo
che l’esercizio provvisorio avrebbe aiutato tutti quanti a comprendere meglio quanto stava
accadendo. Abbiamo contestato – perché era
giusto farlo –, ma abbiamo dato fiducia, liberando di fatto i lavori del Consiglio regionale
anche in tempi brevi. La stampa ne ha parlato
più o meno in maniera dettagliata, ma a mio
avviso abbiamo portato il nostro contributo, in
quanto l’azione governativa era tesa a scoprire
nel dettaglio quanto stava accadendo nella sanità.
Tra l’altro, non si mettevano le mani nelle
tasche dei pugliesi, e per noi questo era già più
che sufficiente. Oggi vi apprestate ad aumentare le tasse, per non tagliare tutte quelle situazioni che si stanno creando di vitalizi e di
grandi speculazioni di società che, una volta,
erano presenti solo ed esclusivamente in terre
prevalentemente rosse, come l’EmiliaRomagna, mentre oggi, proprio dall’EmiliaRomagna, in massa arrivano in Puglia. Invece
di analizzare con attenzione quello che sta accadendo, si preferisce aumentare le tasse.
A parer mio – potrei anche sbagliarmi, ma
lo vedremo nel mese di giugno del prossimo
anno – si tratta di un aumento di tasse che non
è stato neanche analizzato. Allo stesso modo,
non è stato analizzata la reale situazione debitoria della sanità. Nel mese di giugno, quindi,
ci ritroveremo a discutere della stessa identica
materia, con un aggravio della pressione fiscale e sicuramente con un aumento della spesa
sanitaria.
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28 DICEMBRE 2007
Quindi, accettate il consiglio dell’opposizione.
Dagli interventi dell’assessore Saponaro e del
Presidente Vendola risulta che la collaborazione della minoranza non è gradita, come ci avete confessato. Ci siamo illusi, abbiamo letto
pagine di giornali diverse dal vero intendimento della Giunta regionale.
Noi dobbiamo fare il nostro lavoro. Abbiamo il compito di allarmare tutti i pugliesi in
merito a quanto sta accadendo e lo faremo fino all’ultimo giorno utile, ma non per fare ostruzionismo becero. Un aumento così elevato
della pressione fiscale in Puglia non può certamente passare come un articoletto che esce
alla vigilia del primo dell’anno. Tutta una serie
di situazioni, che ancora non sono chiare, non
sono emerse. Si parlava poc’anzi della cultura:
il collega Marmo ricordava la frase «prima la
pancia e poi la cultura».
Mi sono casualmente trovato ad un convegno finanziato dalla Regione Puglia: ho visto
un assembramento di poche decine di persone,
mi sono affacciato e ho visto un cartellone che
preannunciava una manifestazione culturale
organizzata dalla fondazione Gramsci.
Per curiosità personale, l’indomani ho chiesto quanto quella manifestazione – cui avevano partecipato circa venti persone – fosse costata alle casse regionali.
Bene, per quella manifestazione le nostre
casse regionali hanno pagato alla fondazione
Gramsci di Roma, ben 56 mila euro.
SILVESTRIS. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVESTRIS. Presidente Mineo, penso
che chiamarla in causa in questo momento non
sia fuori luogo, per cercare di affrontare un
ragionamento sul quale chiedo alla maggioranza e al Governo un minimo di attenzione.
Sono già partite – in maniera velata ed esplicita – le accuse rivolte a questi banchi di
voler svolgere solo un becero ostruzionismo: è
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RESOCONTO STENOGRAFICO
la cosa più facile da affermare rivolgendosi ad
una legittima e chiara battaglia di questa minoranza volta non ad impedire l’approvazione
della legge di bilancio (perché questo sarebbe
un non senso), non a fare un ostruzionismo fine a se stesso (perché anche questo sarebbe un
non senso), ma volta a ridurre l’impatto negativo che questa manovra di bilancio, attraverso
l’imposizione degli aumenti sulla benzina,
sull’IRPEF e sull’IRAP, avrebbe sulla popolazione pugliese. Se questa accusa di strumentalità nell’azione della minoranza poteva, più o
meno velatamente, esser mossa fino a questo
momento, io penso che l’azione responsabile,
ponderata e, come sempre, competente del
collega Ruocco abbia fugato questa accusa.
Con questo emendamento sostitutivo noi
andiamo di fatto a far cadere tutti gli emendamenti e l’intera discussione della legge oggi
iscritta all’ordine del giorno non con un fine
ostruzionistico, ma svolgendo fino in fondo
una battaglia di rinvio della legge per avere la
possibilità di un’ulteriore riflessione sul reperimento di risorse, che potrebbero ridurre o
evitare l’imposizione di tasse.
Io ho riletto i verbali, colleghi consiglieri, di
quello che il 22 dicembre dello scorso anno si
celebrò in questo Consiglio regionale, quando
a parti invertite questa opposizione contestava
il ricorso all’esercizio provvisorio, mentre la
maggioranza e il Governo lo sostenevano.
Da quei verbali si evince che voi volevate
un’ulteriore possibilità di riflessione, per addivenire a un reperimento di risorse utile ad evitare, già dall’anno scorso, l’imposizione di tasse.
Addirittura l’anno scorso fu avviata, come
quest’anno, la concertazione sulla bozza di
legge di bilancio. All’inizio di tale concertazione era prevista l’imposizione di tasse, tanto
che i sindacati alzarono le barricate e dichiararono il loro parere negativo.
Si svolse un dibattito pubblico, in cui tutti i
corpi sociali intermedi, i soggetti rappresentativi di aggregazioni sociali, i soggetti chiamati
in audizione, ma anche quelli non consultati
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istituzionalmente, ma rappresentativi, espressero il loro parere contrario.
Il Governo, preso atto di questo fronte ampio, cercò soluzioni alternative. Non potendole ragionevolmente trovare in poche ore, o in
pochi giorni, il 22 dicembre ci propinò
l’esercizio provvisorio per poi approvare nel
mese di gennaio la manovra di bilancio, evitando l’imposizione di nuove tasse e l’inasprimento
fiscale.
Cosa proponiamo quest’anno? Stiamo proponendo lo stesso percorso che voi avete votato lo scorso anno: il percorso di un rinvio di
qualche giorno, di un rinvio a dopo le festività,
per addivenire in un clima più sereno, attraverso momenti di maggiore riflessione e attraverso ulteriori approfondimenti, alla possibilità di
eliminare o ridurre imposizioni di nuove tasse
o aumenti di tasse che con questa legge di bilancio vorreste imporre ai cittadini pugliesi.
Si tratta di azione ostruzionistica? Si tratta
di un’azione finalizzata solo ad una iniziativa
politica a sfondo demagogico aver presentato
un emendamento, averlo posto in capo alla discussione, averne chiesto la discussione in apertura di questo disegno di legge, aver detto
alla maggioranza che avremmo fornito noi, anche
sotto forma di redazione, l’emendamento in
grado di darci un esercizio provvisorio, ma
anche 20 giorni o un mese per realizzare
quell’opera che l’anno scorso faceste voi,
evitando l’inasprimento fiscale? Questo è
l’emendamento Ruocco, condiviso da molti colleghi del mio partito, ma anche della minoranza.
Si tratta di un emendamento che suggerisce
una pausa di riflessione e che va in linea non solo
con quello che in questi due giorni di dibattito
abbiamo detto dai banchi dell’opposizione, non
solo con quello che – siamo convinti – è il sentire
e il ragionare della stragrande maggioranza dei
cittadini pugliesi.
Questo emendamento è in linea anche con
quello che i vostri autorevolissimi rappresentanti parlamentari, che i vostri autorevolissimi
esponenti – anche autorevolmente ascoltati
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RESOCONTO STENOGRAFICO
nelle alte sfere della politica del centrosinistra
– hanno detto di questo Governo e di questa
manovra di bilancio.
Si tratta della stessa cosa che dice il professor Nicola Rossi, deputato del Partito Democratico, chiamato nel novero dei più stretti e
ascoltati consiglieri del Segretario del Partito
Democratico, Massimo D’Alema. Il professor
Rossi in un’intervista su Repubblica – che,
come è noto, non è l’organo di stampa di Alleanza Nazionale – ha affermato che i conti
della sanità in Puglia sono quelli che sono. Alla domanda relativa alle cifre della salute che si
rivelano disastrose e alla ragione per cui la
Giunta Vendola decide di aumentare le tasse,
compresa l’addizionale sui carburanti, risponde candidamente che la strada delle imposte è
facile da percorrere e che sarebbe un’altra discontinuità vera rispetto al passato.
Il cuore della riflessione del professor Rossi
è quando afferma che tagliare le spese sarebbe
un buon segnale.
Alla domanda in merito al fatto che questo
modo di procedere tuttavia potrebbe non essere sufficiente ad uscire dai guai finanziari, la
sua risposta è stata che, per quanto difficile,
hanno il dovere di provarci.
Il dovere di provarci è quello a cui ci appelliamo: un dovere che non appartiene solo al
Governo, ma all’intero Consiglio regionale,
della maggioranza, della minoranza. Gli appelli, più volte richiamati e precisati al confronto,
alla collaborazione, alla mediazione istituzionale
utile, li raccogliamo se espressi in una logica
che ci metta nelle condizioni di svolgere, anche politicamente, queste funzioni.
L’emendamento Ruocco, da un lato è la
dimostrazione che non vi è la voglia di andare
all’ostruzionismo, perché altrimenti una soluzione del genere non l’avremmo neanche prospettata, e dall’altro lato è la testimonianza di
come da parte nostra vi sia la volontà di sederci,
di discutere e di trovare quelle risorse necessarie
e utili a ridurre l’impatto dell’inasprimento fiscale
sulla popolazione pugliese.
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SANTANIELLO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANTANIELLO. Signor Presidente, in
maniera molto mesta e umile, mi permetto di
rivolgere un appello alla maggioranza, non più
al Governo, perché credo che quest’ultimo sia
totalmente disattento a quello che sta accadendo in quest’Aula, convinto di aver fatto le
proprie scelte e di andare avanti fino
all’esaurimento di questa seduta.
Forse neanche la maggioranza mi sta ascoltando, ma cercherò comunque di fare uno
sforzo affinché mi ascoltino. Badate, non si
tratta di un appello accorato. Consigliere Borraccino se mi ascoltasse, forse servirebbe a
qualcosa, anche perché mi sembra che sui
giornali la stiano accusando di imporre le tasse. Ebbene, io non voglio speculare sulle differenze, sulle contrarietà e sulle contraddizioni,
ma credo che – al di là delle parti che ognuno
di noi è costretto a recitare in questo momento
in questo Consiglio – forse questo emendamento può trovare una sponda per tutti.
Nessuno deve uscirne vincitore o sconfitto:
non è quello che noi cerchiamo. Cerchiamo
solo di impostare un ragionamento che possa
far riflettere tutti, rispetto alle posizioni e alle
difficoltà della Regione, in merito ad un bilancio che, forse, molti di noi non condividono.
Assessore Saponaro, vorrei fare un discorso diverso. So che a voi non interessa, ma datemi la soddisfazione di poter parlare. Credo
che in questo momento una riflessione vera,
rispetto a quello che stiamo tentando di fare –
potete anche bocciare le nostre opinioni – andrebbe svolta. Tuttavia, leggendo i giornali,
dovreste rendervi conto della situazione, perché siete voi che dovrete fornire risposte ed
assumervi responsabilità.
Io non voglio vittorie politiche, non mi interessano, però, forse questo emendamento ci
dà l’opportunità di riflettere rispetto a quello
che state facendo. Come ho già detto, questo
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RESOCONTO STENOGRAFICO
bilancio non mi sembra teso a compiere delle
scelte, ma mi sembra un compromesso in basso, rispetto a una maggioranza contraddittoria
che ha tutto il mio rispetto in merito alle idee e
a quello che rappresenta.
Tuttavia, si tratta di un compromesso in
basso, che non ha scelto niente. Cercate di approfittare di questo emendamento per accettare questo bilancio provvisorio, per poter poi
riflettere su cosa fare. Dobbiamo tassare, ma
tassiamo di più: diamo un senso rispetto agli
obiettivi, ma non con un bilancio così basso,
che non serve a nessuno, se non a sopravvivere e a trovare nuovi equilibri tra PD, Cosa rossa e nuova Giunta.
Tutto questo a cosa serve per la Puglia? A
nulla. Allora, approfittiamo – lo dico con tutta
sincerità – senza voler speculare su vittorie
politiche. Votiamolo, prendete tempo e trovate la possibilità di scegliere e di dare una vera
prospettiva a questa Regione.
SACCOMANNO. Domando di parlare per
richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCOMANNO. Signor Presidente, il
Regolamento all’articolo 42 recita: «Nessuno
può parlare più di due volte nella discussione
di uno stesso argomento». All’articolo 45 indica la durata degli interventi, ma non il numero di volte degli stessi. Su un argomento è
possibile intervenire due volte, e non si può
intervenire, quando si tratta di un emendamento, per più di dieci minuti.
PRESIDENTE. Collega Saccomanno, per
argomento dobbiamo intendere la discussione
generale.
SACCOMANNO. Quindi, noi su tutto il bilancio possiamo intervenire solo due volte?
PRESIDENTE. No, su un emendamento.
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SACCOMANNO. Mi scusi, signor Presidente, un emendamento non rappresenta un
argomento? Stiamo parlando di un emendamento che parla di bilancio provvisorio, o esiste una gradualità di importanza?
PRESIDENTE. Consigliere Saccomanno,
non offendiamo la nostra reciproca intelligenza. È prassi, e non possiamo pensare che sugli
emendamenti si possa addirittura intervenire
due volte.
SACCOMANNO. Io faccio richiamo al
Regolamento e chiedo che, in base
all’interpretazione dello stesso, si pronunci,
come prevede l’articolo 5, l’Ufficio di
Presidenza.
RUOCCO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RUOCCO. Signor Presidente, converrà che
una cosa è un emendamento che sostituisce
una virgola, altra cosa è un emendamento sostitutivo non di un articolo, ma di una intera
legge.
PRESIDENTE. Consigliere Ruocco, proprio per questo motivo l’emendamento avrebbe dovuto essere dichiarato inammissibile. A
tal proposito, il Presidente Pepe ha concesso
la discussione.
RUOCCO. Signor Presidente, era perfettamente ammissibile e lo stesso effetto lo avremmo potuto ottenere con l’articolo soppressivo dell’articolo 1. Dal punto di vista pratico, avremmo sortito lo stesso effetto con
l’aggiunta di far riconvocare il Consiglio regionale, sempre se aveste avuto la bontà di
approvarlo.
Sono convinto che anche nelle fasi più delicate e più politicamente significative dei dibattiti bisogna rispettare le funzioni e i ruoli di
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RESOCONTO STENOGRAFICO
tutti quanti. Si tratta di un compito che dovrebbe essere svolto dall’Ufficio di Presidenza
e dai consiglieri, avendo l’intelligenza e la contezza di rispettare gli altri. Vorrei dimostrarvi
per quale motivo è giusto l’articolo sostitutivo
dell’articolo 1, partendo dal parere tecnico
fornito dall’Ufficio Ragioneria in merito
all’articolo 2.
Signor Presidente – mi rivolgo all’intero
Ufficio di Presidenza, affinché questo non si
ripeta più – converrà, leggendo a pagina 2
l’ultimo parere espresso, su quanto sto per dire. Vorrei che leggessimo e riflettessimo un
attimo, per oggi e per il futuro, sull’ultimo parere espresso dall’Ufficio Ragioneria a pagina
2, che è assai significativo e che riguarda
l’articolo 2.
Il parere della Ragioneria recita: «Esprime
parere negativo, in quanto compromette il
mantenimento dell’equilibrio di bilancio».
Signor Presidente, nel redigere il testo
dell’articolo sostitutivo ho operato in fondo la
valutazione prevista per l’articolo 2 dagli Uffici Ragioneria: è compromesso l’equilibrio di
bilancio, ergo il parere non può che essere negativo. Consequenzialmente la Ragioneria e la
Presidenza di questo Consiglio dovevano dare
il parere negativo alla discussione dell’intero
bilancio di esercizio 2008 e pluriennale 20082010. Se mi permettete, questa mattina mi è
parso di capire che l’assessore Saponaro abbia
capito molto poco di quanto ho riferito: probabilmente non ho avuto la capacità di spiegarmi con le parole.
Signor Presidente, se mi permette, vorrei
spiegarmi utilizzando degli schemi in modo da
far comprendere a tutti cosa intendevo dire.
Un bilancio è in pareggio quando la colonna
delle entrate e la colonna delle uscite hanno lo
stesso livello. Quando, per un motivo o per un
altro, non esiste una parte delle entrate, la corrispondente parte della colonna delle uscite
rappresenta una perdita. Se le uscite sono superiori alle entrate quel differenziale costituisce una perdita.
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Detto questo, torniamo all’articolo 1 e cerchiamo di capire se, come per l’articolo 2, è
compromesso l’equilibrio di bilancio. Abbiamo letto nelle carte di questi giorni che il disavanzo in sanità è di 200 milioni di euro. Abbiamo letto dalle dichiarazioni dell’assessore,
che si tratta di 240 milioni di euro. Abbiamo
letto dalle dichiarazioni di un altro assessore
che, invece, detto disavanzo si attesta in 330
milioni di euro.
Ebbene, trasformando lo schema che io vi
ho illustrato, se si tratta di 200 milioni di euro
siamo in pareggio; se parliamo di 240 milioni
di euro questa parte che le indico rappresenta
una perdita e, come dice la Ragioneria, compromette il mantenimento dell’equilibrio di bilancio; ma se il disavanzo fosse effettivamente
di 330 milioni di euro, questa somma comprometterebbe l’equilibrio di bilancio. Se, come pensiamo noi, sono oltre 600 i milioni di
perdita, è l’intera stecca disegnata che rappresenta perdita e non contribuisce al mantenimento dell’equilibrio di bilancio.
Pertanto, è essenziale – ed è ciò che specifichiamo nell’inciso dell’emendamento sostitutivo dell’articolo 1 – definire a quanto corrisponde l’uscita, perché l’entrata è stata costruita in funzione dell’uscita. Per la verità, in
genere, in tutti gli esercizi normali si costruisce prima l’entità dell’entrata sulla quale, poi,
si costruisce l’entità dell’uscita. Noi, invece,
costruiamo prima l’entità dell’uscita e poi
quella dell’entrata: è possibile, ma è sempre
una situazione di evidente emergenza.
Ebbene, signor Presidente, la motivazione
di arrivare all’esercizio provvisorio è riscontrabile, come è giusto che sia, nell’incertezza.
Vorrei ricordarvi un piccolo particolare. Non
parlo per deformazione professionale, visto
che raramente gli avvocati parlano di bilancio:
per loro parlare di bilancio è una variabile indipendente. Tuttavia, fra i tanti «pruriti» della
mia vita, ho voluto frequentare anche i corsi di
specializzazione in bilancio, e mi sono rovinato ulteriormente.
Atti consiliari della Regione Puglia
SEDUTA N° 66
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RESOCONTO STENOGRAFICO
In un bilancio privatistico, una entrata incerta o una uscita prevedibile vanno appostate
a parte. Una entrata dubbia non può essere
appostata come certa; una uscita probabile,
anche se non certa, per le regole sulla redazione dei bilanci, va individuata come uscita possibile, salvo la verifica e la sopravvenienza
successiva.
In questo Consiglio regionale noi abbiamo
parlato di bilancio avendo incerto l’ammontare
del deficit.
PRESIDENTE. Consigliere Ruocco, lei ha
ancora un minuto di tempo a disposizione, poi
ne avrà altri cinque per dichiarazione di voto,
se lo vorrà.
Ricordo a tutti che, secondo la Presidenza,
sugli argomenti, ossia nelle discussioni generali che riguardano leggi, bilancio, e via elencando, è possibile intervenire due volte, mentre
sugli emendamenti si interviene una volta sola.
RUOCCO. Signor Presidente, in questa incertezza sulle uscite, la valutazione della congruità delle entrate è totalmente arbitraria. Il
parere dell’Ufficio avrebbe dovuto essere negativo, perché non è garantito il mantenimento
dell’equilibrio di bilancio. Questa è la valutazione che noi abbiamo fatto presentando
l’articolo sostitutivo dell’articolo 1 del bilancio
di previsione.
Vorrei anche comprendere la misura o la risposta che questa Giunta o questa maggioranza hanno fornito, rispetto a questo dubbio, al
Consiglio regionale. Vorrei capire, signor Presidente del Consiglio, signor Presidente della
Giunta, assessori, qual è la risposta fornita al
problema posto.
Capisco che non si possa andare
all’esercizio provvisorio se prima non si impongono le tasse ai cittadini pugliesi, perché
in questo caso non sarebbe possibile rientrare.
Tuttavia, sono convinto che non rientrerete
nemmeno con queste tasse, perché non affrontate il problema. Posso capire che la risposta
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sia il non voler dare la soddisfazione politica di
accettare e di certificare il fallimento della azione politica, ma vorrei solo capire qual è la
risposta che date a questo Consiglio regionale
circa il metodo che intenderete adottare,
quando si procederà all’assestamento e quando ci metteremo le mani nei capelli perché il
disastro sarà grande, per calcolare con certezza la spesa consolidata in sanità e per determinare con esattezza l’ammontare del buco esistente.
Mi dicono che questa mattina – e concludo
annunciando il voto favorevole all’emendamento
“articolo sostitutivo all’articolo 1” – sia il Presidente che l’assessore al bilancio hanno detto che
ci sono tutti gli altri aumenti, tranne quello del
gas.
Probabilmente né l’assessore né il Presidente
hanno capito granché del documento di bilancio:
se il parere all’abrogazione dell’articolo 2 è negativo non si tratta di una posizione di equilibrio,
ma vuol dire che rispetto all’anno scorso c’è un
aumento; abrogato o non abrogato non c’è nessun nocumento al mantenimento dell’equilibrio
di bilancio. Penso che nessuno abbia mentito, ma
queste affermazioni lasciano pensare al Consiglio
regionale che la stessa Giunta, nelle sue massime
espressioni, di questo bilancio non abbia capito
ancora nulla.
PRESIDENTE. Pongo ai voti l’emendamento
sostitutivo dell’articolo 1.
SACCOMANNO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCOMANNO. Chiedo di procedere alla
votazione per appello nominale.
PRESIDENTE. Indìco la votazione per appello nominale dell’emendamento n. 1.
I consiglieri favorevoli risponderanno «sì»,
i consiglieri contrari risponderanno «no», gli
astenuti si comporteranno di conseguenza.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Invito il segretario a procedere all’appello
nominale, iniziando dal consigliere Potì, nominativo estratto a sorte a norma di Regolamento.
CIOCE, segretario, fa la chiama.
Hanno votato «sì» i consiglieri:
Attanasio,
Baldassarre, Brizio,
Cera, Copertino,
Damone,
Laurora, Loperfido,
Marmo N.,
Palese,
Ruocco,
Saccomanno, Santaniello, Scalera, Silvestris, Surico,
Tarquinio,
Zullo.
Hanno votato «no» i consiglieri:
Bonasora, Borraccino, Buccoliero,
Cappellini, Cioce, Costantino,
De Leonardis, De Santis, Dicorato,
Frisullo,
Gentile, Giampaolo,
Introna,
Loizzo, Lomelo, Lonigro, Losappio,
Maniglio, Manni, Marmo G., Minervini,
Mita, Montanaro,
Ognissanti, Olivieri,
Pelillo, Pellegrino, Pentassuglia, Potì, Povia,
Riccardi, Romano, Russo,
Sannicandro,
Taurino, Tedesco,
Vendola, Ventricelli, Visaggio.
Si è astenuto:
il Presidente Mineo.
Sono in congedo i consiglieri:
Cassano,
Lospinuso,
Marino,
Stefàno.
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Risultano assenti i consiglieri:
Canonico, Caroppo, Chiarelli, Congedo,
Pepe,
Rollo,
Tagliente,
Vadrucci.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della
votazione:
Consiglieri presenti
Consiglieri votanti
Hanno votato «sì»
Hanno votato «no»
Astenuti
58
57
18
39
1
L’emendamento non è approvato.
Passiamo alla discussione dell’articolo 1.
PALESE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PALESE. Signor Presidente, interverrò sugli emendamenti in maniera non difforme rispetto al mio intervento svolto nel corso della
discussione generale. Ho ascoltato tutti con
molta attenzione, e ognuno ha fornito il proprio contributo. Ho ascoltato anche le repliche. Debbo dire, senza mezzi termini, che molti colleghi probabilmente non si stanno rendendo conto del delicato momento che l’Ente
sta attraversando.
Non penso che questo Consiglio regionale
debba esulare dall’organizzazione dei lavori,
dal rispetto del Regolamento del Consiglio,
dalla legge di contabilità nostra e dello Stato:
in altre parole, da tutto quello che bisogna rispettare in Europa. Avevo posto un problema
centrale rispetto al quale non ho ricevuto alcuna risposta. È un problema che riguarda tutti.
Dato che eravamo, e siamo tutt’oggi, una
Regione che non ha rispettato il patto di stabilità interno per l’anno 2006, volevamo capire
Atti consiliari della Regione Puglia
SEDUTA N° 66
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RESOCONTO STENOGRAFICO
che cosa è successo per il 2007 riferendoci ad
una delle tante leggi, l’ultima, ma anche alla
modifica che è stata fatta con l’introduzione
dell’articolo 7-bis del decreto legge n. 159,
convertito in legge n. 222 e già pubblicato.
Questo, infatti, è dirimente su qualsiasi discorso, sia per il Governo regionale, sia per gli
emendamenti della maggioranza, sia per gli
emendamenti dell’opposizione. Questo è il
punto centrale della discussione che noi non
abbiamo affrontato. Ho preso la parola perché
ho sentito questo forte dovere istituzionale.
L’assessore al bilancio non ha risposto in
questo senso. Stiamo parlando del 2007 al di
fuori delle leggi. Peraltro, vorremmo capire
come fare rispetto a quelle che sono le proposte. Noi abbiamo di fronte il 2008. Vorremmo
una risposta sul patto di stabilità interno rispetto anche a tutte le risorse che dobbiamo
avere come integrazione dal Fondo sanitario
nazionale.
La verifica del 2006 è per questo motivo
bloccata come integrazione del Fondo sanitario nazionale, viene confermata la sanzione e
viene anche detta una cosa importante
nell’ultima modifica: chi è fuori – c’è un segnale forte da parte del Governo e del Parlamento in questo senso – può farcela a condizione che rispetti il patto di stabilità interno
per il 2008. Noi siamo in questa condizione?
Questa è la prima domanda che rivolgo a
maggioranza, Governo e opposizione. Esigo
una risposta chiara da questo punto di vista,
perché questo è dirimente, anche rispetto alle
nostre posizioni per quel che riguarda il mio
Gruppo.
Permettetemi, e concludo, di dare lettura
testuale dell’articolo 7-bis: «Nei casi in cui una
Regione o una Provincia autonoma non consegua per l’anno 2007 l’obiettivo di spesa determinato in applicazione del patto di stabilità
interno e lo scostamento registrato rispetto
all’obiettivo non sia superiore alle spese in
conto capitale per interventi cofinanziati correlati ai finanziamenti dell’Unione Europea, con
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VIII Legislatura
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esclusione delle quote di finanziamento nazionale, non si applicano le sanzioni previste per
il mancato rispetto del patto di stabilità, a
condizione che lo scostamento venga recuperato nel 2008».
Noi abbiamo bisogno di questa risposta;
una risposta tecnica e istituzionale, perché è
dirimente rispetto al prosieguo e alla proposta
precedente, su cui appositamente non ho preso
la parola.
BRIZIO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRIZIO. Signor Presidente, avrei preferito
intervenire dopo la replica dell’assessore. Diversamente, mi vedrò costretto a parlare una
seconda volta. Quindi, in attesa perdiamo un
po’ di tempo, ma non possiamo andare oltre la
discussione.
PRESIDENTE. Consigliere Brizio, non le
consento di parlare in questi termini al Consiglio. Non siamo in questa sede a perdere tempo. E se lei è qui per perdere tempo, ne faccia
a meno.
BRIZIO. Signor Presidente, stiamo perdendo tempo…
PRESIDENTE. Rispetti il Consiglio. Se ha
qualcosa da dire, la dica. Altrimenti taccia.
BRIZIO. Mi faccia terminare.
PRESIDENTE. Altrimenti taccia.
BRIZIO. Presidente, non le consento di rivolgersi in questo modo nei miei confronti.
PRESIDENTE. La nostra è un’Assemblea
seria.
BRIZIO. Non può permettersi di rivolgersi
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RESOCONTO STENOGRAFICO
così. Lei mi deve far finire di parlare, dopodiché interviene. Non può intromettersi nella mia
dialettica. Lei continua a togliermi la parola.
PRESIDENTE. Qui non abbiamo tempo da
perdere.
BRIZIO. Sta continuando a togliermi la
parola.
PRESIDENTE. Allora parli e dica quel che
deve dire. Comunque, non abbiamo tempo da
perdere.
BRIZIO. Allora non mi interrompa e mi
faccia finire il ragionamento.
È chiaro che estrapolare due parole iniziali
non dà il senso di ciò che voglio dire. La mia
perdita di tempo si riferiva alla risposta del
Governo regionale ad un quesito rivolto
dall’intera opposizione al Governo stesso. Lei,
evidentemente, pensando di affrettare i tempi,
non vuole neanche sentire queste parole, ma –
ahimè – sono costretto ad attendere la risposta
del Governo per esprimermi in merito anche
alla posizione del mio Gruppo.
Detto tutto ciò, se con un occhiolino, un
movimento di mano, un movimento di piedi,
una carezza sui capelli il Governo ci farà intendere se vuole rispondere o meno al quesito
posto dal collega Palese, saremo tutti quanti
più contenti.
Diversamente, se il Governo non intende rispondere, non ci siamo detti niente, e la perdita di tempo del mio intervento va nel merito
della questione.
Torniamo, dunque, al ragionamento
sull’articolo 1. Non possiamo che tornare al
referto della Ragioneria. Mentre c’è stata
un’azione da parte dell’Ufficio Ragioneria per
spulciare gli emendamenti presentati dai consiglieri regionali, si è perso il tempo a dare risposte su un quesito di un’importanza assoluta
per le questioni di cui stiamo trattando. Vorrei
ricordarvi che stiamo parlando delle tasse che,
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nel 2008, i cittadini pugliesi andranno a pagare; tasse che, a parer nostro, possono essere
evitate adottando sistemi diversi, adottando
sistemi che vanno incontro alle necessità di
questo momento.
Vi vorrei ricordare che la Puglia è una delle
regioni meridionali che più soffre. I cittadini
pugliesi sono ormai giunti alla disperazione.
Incuranti di tutto ciò, presentate una legge di
bilancio in maniera irresponsabile, fatta in modo tale che non ci sia un minimo di discussione, con una distrazione collettiva dei colleghi,
con pochissimi emendamenti.
È una legge che già nel suo articolo 1 si
presenta in maniera maldestra agli occhi di
quest’Aula e agli occhi di tutti i cittadini pugliesi. Tutto questo lo abbiamo detto e ripetuto, e lo ripeteremo nel corso di questa giornata, nella giornata di domani e, se sarà necessario, anche nella giornata di dopodomani, o forse addirittura saremo costretti, sinceramente
cosa mai accaduta in questa Regione, a festeggiare l’arrivo del nuovo anno con i colleghi che hanno condiviso con noi questo percorso di tre anni di legislatura. Tre anni che,
come volevo ricordare, hanno portato ad un
disastro nelle casse regionali, hanno portato
alla smentita di una maggioranza che si è presentata con obiettivi diversi, obiettivi che hanno fatto sognare alcune persone, alcuni elettori, obiettivi di un Governo migliore, diverso,
come è stato citato più volte.
Oggi, ci troviamo innanzi ad una sanità che,
di fatto, non ha prodotto nulla di nuovo, ad
una sanità che si trova in uno stato di stallo e
che ha difficoltà a trovare una guida per arrivare ad una sua perfetta definizione. In questo
stallo, in attesa di un riordino della sanità pugliese, il Governo regionale e questa maggioranza che cosa fanno? Aumentano in maniera
indiscriminata le tasse con strategie diverse,
dicendo che il debito è strutturale, accusando
l’opposizione di aver contribuito a questa catastrofe e, magari, dicendo che le tasse sono
state distribuite per i più poveri, dimenticando
Atti consiliari della Regione Puglia
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RESOCONTO STENOGRAFICO
però che c’è l’accisa sulla benzina che colpisce
indistintamente tutti, e magari dimenticando –
e ne parleremo quando analizzeremo il successivo articolo – come l’ha definito l’assessore
alle politiche della salute, l’adeguamento sulle
addizionali del gas.
Queste sono situazioni che non possono
andare de plano, non possono essere coperte,
non possono essere lasciate nel silenzio di
un’attenzione che almeno la popolazione pugliese meriterebbe di conoscere.
Il nostro ruolo è chiaro fin dal primo momento. Ci siamo battuti e ci batteremo affinché
le tasse vengano evitate, affinché finalmente
questa Regione possa intraprendere un cammino diverso nel quale la Regione non occupi
le proprie risorse solo ed esclusivamente a pagare debiti di altri o una gestione maldestra
della Cosa pubblica. Avremmo immaginato
una Regione che investe a fianco delle imprese, che investe ulteriormente nel campo sociale
e nel campo turistico, nelle risorse naturali e
geografiche proprie della vocazione della nostra Regione. Questo – ahimè – non è accaduto e non accadrà. Continuiamo a prenderci in
giro, continuiamo a dire che l’anno del decollo
di questa Regione sarà il 2008, così come già
si diceva nel 2006 per il 2007.
Tutto questo non è avvenuto e non avverrà
sicuramente nei prossimi anni, perché la maniera schizofrenica di gestire la politica di questa Regione ci conduce a rassegnarci e pensare
che la vera rivoluzione di questa Regione avverrà sicuramente nel 2010, quando finalmente
la gente potrà andare nuovamente alle urne e
dare una risposta che vada nel senso che tutti
quanti auspichiamo.
Oggi, invece, ci si nasconde in quello che si
vive in quest’Aula, senza pensare a tutto quello che i pugliesi stanno vivendo. Molti pugliesi
stanno vivendo situazioni drammatiche, tant’è
che, come ho ribadito nel mio intervento, alcune famiglie con le risorse a disposizione non
arrivano neanche alla seconda settimana, aggravati da una pressione fiscale nazionale, co-
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28 DICEMBRE 2007
munale e, adesso, anche regionale. A tutto
questo contribuisce anche l’aumento delle energie e purtroppo, al di là della pressione fiscale, anche l’aumento dei tassi di interesse dei
mutui, che sappiamo essere un problema annoso che colpisce tutti quanti. Quindi, evitate
di aumentare le tasse.
PALESE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PALESE. Signor Presidente, ritengo importante e dirimente la questione posta, perché la
stessa norma, all’articolo, 4 parla di commissari
ad acta per le Regioni inadempienti, rafforzando
quello che la norma già prevedeva, con
l’aggravante che il commissario nominato eventualmente per le Regioni inadempienti dal Consiglio dei Ministri non è più individuato nella figura
del Presidente della Regione, come si è verificato
l’anno scorso, ma in una figura esterna che dovremmo anche pagare.
Le responsabilità sono precise, anche perché qui non stiamo parlando di tutto ciò che
abbiamo detto in questi giorni. La legge limita
le cose da fare rispetto al 2007 con le responsabilità precise di che cosa è successo nel
2007, senza ripetere le mille cose, con il disavanzo presunto individuato, e non definitivo.
Vorremmo sapere cosa bisogna fare nel 2008
per evitare quello che – vedo in giro Il Sole 24
Ore – sta succedendo per la Regione Lazio e
che potrebbe accadere a noi in merito al patto
di stabilità.
Vi siete assunti la responsabilità, come Governo e come maggioranza, di procedere e neanche lontanamente di andare a pensare a
quelle che potevano essere idee, proposte e
quant’altro illustrate anche nella giornata di
ieri (privatizzazioni, patrimonio e quant’altro)
nel mio intervento. Voi rispondete solo con le
tasse.
Ebbene, rispetto a questa situazione a cascata vogliamo sapere se per il primo punto,
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RESOCONTO STENOGRAFICO
che è dirimente rispetto anche al recupero delle risorse come cassa dell’integrazione del
Fondo sanitario 2006 che non abbiamo preso,
siamo nelle condizioni con la proposta
presentata, ma non condivisa da noi perché, a
nostro avviso, c’erano altre strade da esplorare
e da perseguire, di avere questa possibilità.
Pur essendo all’opposizione non auguro a
questa Regione e a questo Consiglio di essere
commissariato, perché sarebbe la cosa peggiore che ci possa capitare.
Dopodiché ognuno si assuma le proprie responsabilità come maggioranza e come opposizione, ma io lotterò qui dentro, come ho già
fatto in altri anni per cose diverse, affinché
questo non avvenga.
Abbiamo lottato un anno intero, nel
2007, per evitare alcune scelte che poi purtroppo si sono rivelate sbagliate, e mi riferisco ai 400 milioni di euro di disavanzo per
la sanità. In tal caso, mi sono riscoperto una
facile Cassandra.
Dobbiamo evitare, e ognuno si assuma le
proprie responsabilità, di essere una Regione
commissariata con un commissario esterno. In
questo senso abbiamo preso, come opposizione, impegni sulla conclusione del percorso del
disegno di legge del bilancio, pur non condividendo nulla rispetto a questo, anche con la
presentazione di alcuni emendamenti.
Altro elemento, e concludo, riguarda il fatto che nessuno ha risposto alle considerazioni
espresse da me personalmente, dal consigliere
Tagliente e, ad onor del vero, dal consigliere
Baldassarre, ma forse anche da qualche altro,
per sapere se le norme di contenimento saranno sufficienti per rispettare il patto di stabilità
interno, vista la situazione del Fondo della sanità e parte del bilancio della Regione – anni fa
hanno perso il vincolo di destinazione – in merito a quello che sancisce questa norma pesantissima imposta dall’Europa e fatta propria dal
Parlamento rispetto al 2008.
Tenete presente che dobbiamo compiere
uno sforzo già per recuperare il 2007 e sul
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2008 siamo nelle condizioni che tutti conoscete. Questo è il grande interrogativo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare
l’assessore Saponaro.
SAPONARO, assessore al bilancio, alla
programmazione, ai fondi strutturali e alle politiche comunitarie, alle finanze, all’economato,
alla ragioneria, al controllo interno di gestione
e al patrimonio. Signor Presidente, ringrazio il
consigliere Palese perché fornisce l’occasione
di chiarire due aspetti importanti.
Il primo non è stato da me affrontato nella
replica dal momento che ne avevo parlato per
iscritto nella relazione. La normativa attuale è
così rigida in materia di piani di rientro della
sanità che, anche al di là dell’ipotesi del commissariamento che si verifica in determinate
fattispecie, sicuramente prevede l’aumento automatico delle addizionali regionali, tutte al
massimo livello in assenza di piani di rientro.
Quindi, questa è sicuramente un’ipotesi che
noi, proprio presentando il bilancio e chiedendo al Consiglio di approvarlo entro la fine
dell’anno, e prevedendo norme fiscali di contenimento della spesa, che, al di là delle critiche, non sono generalizzate, ma salvaguardano una grande maggioranza della popolazione
pugliese, riteniamo di assoluta e fondamentale
importanza. Chiediamo l’approvazione del bilancio di previsione 2008 entro la fine
dell’anno in corso onde evitare uno scenario
peggiore.
Non credo che in Consiglio regionale ci sia
qualcuno che auspichi, magari partendo da
buone intenzioni, uno scenario come quello or
ora puntualizzato. L’avevo tradotto per iscritto motivando che le nostre decisioni servivano
anche a prevenire uno scenario peggiore, e il
collega Palese ora mi dà l’occasione di chiarirlo ulteriormente.
Sulla prima questione, in effetti, ho svolto
un intervento molto lungo, ma non ho risposto
ai consiglieri Baldassarre e Palese che avevano
Atti consiliari della Regione Puglia
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RESOCONTO STENOGRAFICO
posto questa domanda. Ebbene, la norma letta
dal consigliere Palese è frutto di un’iniziativa
della I Commissione regionale e della Conferenza dei Presidenti finalizzata a rendere meno
rigide le norme del patto di stabilità interno e,
per esempio, a defalcare dal calcolo le voci relative ai finanziamenti comunitari. Questo è
accaduto. Il testo letto poc’anzi dal consigliere
Palese è molto chiaro ed è un’innovazione rispetto al passato. Però, anch’esso conferma la
crucialità del 2008 e, quindi, dell’esistenza del
bilancio di previsione, non dell’esercizio provvisorio, per poter governare l’equilibrio nel
2008 relativo al mantenimento del patto di
stabilità. Quindi, credo di aver risposto sostenendo che, proprio per quelle ragioni, la risposta rafforza la nostra impostazione, anche al di
là del dibattito sui contenuti, dell’assoluta necessità, per senso di responsabilità, di approvare il bilancio di previsione 2008.
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
ZULLO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZULLO. Signor Presidente, sono un consigliere che deve votare una legge di bilancio.
Essendo un medico, non comprendo bene le
norme di bilancio. Ebbene, il collega Palese ha
posto in evidenza un problema di legge e sostiene una cosa molto semplice. Il testo citato
dal collega Palese dice: «Nei casi in cui la Regione o la Provincia autonoma non consegue
nell’anno 2007 l’obiettivo di spese determinate
in applicazione del patto di stabilità interno
[…]». Il consigliere Palese asserisce che il patto non è stato rispettato. Lei, assessore, mi
conferma che il patto non è stato rispettato per
l’anno 2007?
SAPONARO, assessore al bilancio, alla
programmazione, ai fondi strutturali e alle poli-
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tiche comunitarie, alle finanze, all’economato,
alla ragioneria, al controllo interno di gestione
e al patrimonio. Il patto di stabilità non è stato
rispettato da molte Regioni. Questa iniziativa,
tradotta in legge, permette di rispettarlo in un
biennio.
ZULLO. Mi scusi, assessore, ma mi faccia
andare avanti.
Siamo in questa prima fattispecie. Inoltre,
la legge stabilisce che «In caso di scostamento
registrato rispetto all’obiettivo che non sia superiore alle spese in conto capitale per interventi cofinanziati correlati ai finanziamenti
dell’Unione Europea, con l’esclusione delle
quote di finanziamento, non si applicano le
sanzioni previste per il mancato rispetto del
patto di stabilità interno». Quindi, non applicheremo le sanzioni previste solo se sussiste
questa condizione, vale a dire che lo scostamento venga recuperato nell’anno 2008. Ebbene, lei mi deve dire se questo scostamento
nell’anno 2008 viene recuperato o meno.
Dov’è certificato, dov’è verificato? Come viene detto? Non c’è una verifica?
Assessore, noi dobbiamo pensare di essere
innanzi ad una qualche figura che sta al di sopra di noi e credere per fede? Se lei ci chiede
di credere per fede, mi farò un esame di coscienza e capirò se crederle per fede, oppure
se a seguito di un qualcosa che sia certificato.
Noi siamo qui per comportarci con alto senso
di responsabilità. Voi stessi ci avete richiamati
ad una responsabilità rispetto a questo.
Anch’io voglio approvare dei bilanci che vadano a sistemare, però devo dare un voto che
rispetti una norma, e pretendo che mi sia dimostrato il rispetto della norma stessa. Se
questo non accade, mi mettete in difficoltà, e
mettete in difficoltà l’intera Assemblea.
Lei è un assessore tecnico, oltre che politico. Ho sviscerato la norma, ragion per cui
vorrei che mi metteste nelle condizioni di esprimere un voto favorevole compiuto, un voto di astensione compiuto, un voto contrario
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compiuto, anche nei confronti del rispetto di
quella norma che per me è fondamentale, anche per gli sviluppi che ha sostenuto il consigliere Palese, ovverosia di questo commissario
ad acta che dovrebbe venire a fare quello che
non siamo riusciti a fare noi. Con quale senso
di responsabilità ci mostriamo a questa Puglia?
Non solo avete creato uno sfascio, non solo
rimediate allo sfascio con l’imposizione di tasse, ma non ci dite neanche se rispettiamo o
meno una norma nazionale. Signor Presidente,
penso che in questo modo non si possa andare
avanti.
PRESIDENTE. Che cosa propone?
ZULLO. Che ci sia una certificazione.
PRESIDENTE. Intervenga in maniera seria.
ZULLO. È un intervento serio, il mio. Non
sminuisca la serietà delle mie parole.
PRESIDENTE. Mi perdoni, ma non ha colto il senso del mio intervento.
Quando si pongono delle domande, c’è una
risposta, che può soddisfare, come può non
soddisfare. Nessuno, però, può avere la pretesa che quanto dichiara vale e quanto controdichiara non vale.
Siamo in presenza di una dichiarazione resa
dall’assessore che ha comunicato che
l’operazione è essenziale proprio per evitare
quel pericolo. Questo è quello che ho capito
io. Se è sbagliato, pazienza. Siccome stiamo
parlando di cose serie, una volta che il problema è stato posto e che l’assessore ha fatto
la sua dichiarazione credo che sia sufficiente.
Quale certificazione vuole? Questa è una
parola che viene usata sempre. Gli atti sono a
disposizione di tutti. Per voi la situazione non
sarà mai chiara. Questa è la vostra opinione, e
io la rispetto, ma non ho altro da dire, perché
ci sono altre opinione che dicono esattamente
il contrario.
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Questa è una partita: da una parte ci sono
le vostre convinzioni, dall’altra ce ne sono delle altre. C’è un tempo per tutto.
ZULLO. Non è una questione di convinzione, bensì di capire se quella norma è rispettata o meno. Noi siamo andati a vedere se un
emendamento ha o meno la copertura di spesa.
PRESIDENTE. Consigliere Zullo, lei è una
persona mite, per cui la prego di ascoltarmi.
Lei sta ripetendo quello che ho poc’anzi affermato. La sua è un’opinione. Poi, tutti i tentativi affinché questa opinione possa suscitare
comprensione sono inutili, perché questa
comprensione non è stata manifestata. Ora,
qual è la soluzione? È per questo che le ho rivolto questa domanda. Lei continua a dire che
non c’è il rispetto, l’assessore afferma che il
rispetto c’è, mi dite voi che cosa posso fare?
Io non sto difendendo nessuno.
Signori consiglieri, quando svolgete interventi su argomenti seri, come nella fattispecie,
c’è attenzione ed interesse. Quando fate altro,
ci si regola di conseguenza.
Ha facoltà di parlare l’assessore Saponaro.
SAPONARO, assessore al bilancio, alla
programmazione, ai fondi strutturali e alle politiche comunitarie, alle finanze, all’economato,
alla ragioneria, al controllo interno di gestione
e al patrimonio. Quando ho chiesto al collega
Zullo se la sua fosse una domanda, mi riferivo
alle considerazioni successive, alle ipotesi interpretative che lui ha avanzato.
Per quanto riguarda la prima parte del suo
intervento, vale a dire la pertinente vera e propria domanda, vorrei solo ricordare che il termine “certificazione” relativo al patto di stabilità interno esiste, ed è un documento che gli
organi tecnici devono predisporre entro il 31
gennaio dell’anno successivo, ragion per cui
c’è il monitoraggio del patto di stabilità. Quindi, a fine gennaio la Ragioneria certificherà
questo aspetto relativo al bilancio 2007.
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Il collega Palese ha letto la norma della
nuova legge in materia di rispetto di patto di
stabilità. Io ho già dichiarato che, qualora la
certificazione determinasse un mancato rispetto del patto di stabilità, come accaduto in molte Regioni, per il 2007, proprio quella norma
prevede di assorbire il mancato rispetto
nell’esercizio 2008, dove per la stessa natura
tecnica del monitoraggio del patto di stabilità,
e cioè degli andamenti degli impegni, non può
esserci una certificazione preventiva, ma una
vigilanza.
Naturalmente, una vigilanza non è un atto
di fede che si chiede al consigliere Zullo, come
a nessun altro collega del Consiglio regionale.
Monitorando gli andamenti bisogna, eventualmente, contenere gli impegni di spesa
nell’esercizio 2008 per fare in modo che al 31
gennaio 2009 la certificazione corrisponda alla
norma che è stata approvata, anche su proposta delle Regioni.
Vorrei solo aggiungere che la positività del
mancato calcolo dei fondi comunitari, nella verifica del patto di stabilità, è un’opportunità. Si
è arrivati a quella norma perché le Regioni
meridionali,
soprattutto
le
Regioni
dell’Obiettivo convergenza si sono trovate in
passato di fronte al seguente dilemma: perdo i
fondi dell’Unione Europea per rispettare il
patto di stabilità oppure, onde evitare il disimpegno automatico, forzo i limiti del patto di
stabilità? Ebbene, da questo punto di vista è
stata fatta una cosa positiva dal Governo attraverso la predisposizione di questa norma.
Noi vigileremo perché si faccia di tutto
nell’esercizio 2008 per ottemperare alle previsioni di questa norma. Credo sia abbastanza
chiara la situazione: bisogna approvare il bilancio di previsione del 2008.
PALESE. Domando di parlare.
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di un dato preventivo preciso, considerato che
in passato approvavamo in previsione un articolo del patto di stabilità interno con tanto di
tabella allegata e visto che siamo nella certezza
del mancato rispetto del patto per l’anno
2007, non sarebbe male se la responsabilità ricadesse in capo a qualcuno.
La responsabilità del mancato rispetto del
patto di stabilità interno e delle eventuali correzioni e accostamenti, lo ripeto, deve necessariamente ricadere su qualcuno. Non possiamo limitarci ad un monitoraggio trimestrale.
Non facendolo a monte con norme e tabelle, penso che prudenzialmente sia il caso di
approvare un articolo aggiuntivo di questo tenore: «In attuazione di quanto previsto
dall’articolo 7-bis del decreto-legge n. 159
dell’1 ottobre 2007, convertito in legge n. 222
del 29 novembre 2007, la Giunta regionale è
tenuta ad adottare atti finalizzati al recupero
degli scostamenti del 2007 per il rispetto dei
vincoli e dei parametri del patto di stabilità
interno nel corso dell’esercizio finanziario
2008.
Tali atti vengono trasmessi per conoscenza
al Consiglio regionale e alla Commissione
competente». Il mio – badate – è un intervento
istituzionale, non politico.
PRESIDENTE. Ho capito il senso, ma adesso il problema è valutarlo nella sua portata.
Occorre, dunque, intanto mettere questo testo
a disposizione di tutti i consiglieri. Sospendiamo, quindi, i nostri lavori per pochi minuti
in maniera tale da capire la portata di questo
argomento.
(La seduta, sospesa alle ore 22,25, riprende alle ore 22,32).
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PALESE. Signor Presidente, in mancanza
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PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori.
Comunico al Consiglio che è stato formaliz-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
zato un emendamento aggiuntivo dell’articolo
1/bis a firma del consigliere Palese del quale darò
lettura successivamente in sede di discussione.
Vorrei precisare che su questo emendamento
c’è l’intesa del Governo.
Passiamo alla votazione dell’articolo 1.
ZULLO. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZULLO. Signor Presidente, colleghi consiglieri, già l’anno scorso, come ho detto nel
mio commento alla relazione generale su questo disegno di legge, non ero favorevole
all’introduzione di questa elevazione della tassazione nella nostra Regione. Lo sono tuttora
anche perché – ed è questa la motivazione che
mi porta a votare contro l’articolo 1 – dalla
tabella “A” allegata si evince come le poste in
bilancio per l’anno 2008, sono di circa 80 milioni di euro in meno rispetto a quelle poste in
bilancio per l’anno 2007.
Questo significa che non solo questa Regione patisce nella sanità una sofferenza nei
servizi, non solo questa Regione sopporterà
un aumento di tassazione per quanto riguarda
le aliquote IRPEF, IRAP e soprattutto subirà
l’elevazione del costo della benzina, ma anche
rispetto alle attività dipendenti dal bilancio autonomo della Regione ci sarà una forte penalizzazione in termini di servizi e di crescita di
questa Regione. Considerato tutto questo credo che non si possa che esprimere responsabilmente un voto di contrarietà.
PRESIDENTE. Vi ricordo che siamo in fase di dichiarazione di voto.
Consigliere Cera, il Regolamento stabilisce che in sede di dichiarazione di voto può
intervenire un rappresentante per Gruppo.
Se il suo Gruppo non è ancora intervenuto
lei può chiedere la parola per dichiarazione
di voto.
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SILVESTRIS. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVESTRIS. Signor Presidente, colleghi
consiglieri, condivido l’intervento del collega
Zullo, anche in riferimento alla tabella, ma alcune considerazioni a questo riguardo vanno
fatte.
È chiaro che l’articolo 1 è un articolo estremamente tecnico che riguarda la spesa a
carattere pluriennale, ma il voto all’articolo
non può essere un voto tecnico.
L’articolo 1, infatti, apre una legge che, per
l’impostazione data dal Governo, è una legge
rispetto alla quale abbiamo espresso un voto
contrario, motivandolo già in discussione generale. Approvando l’articolo 1 dobbiamo
considerare due elementi. Il primo è
l’incardinamento della discussione della legge,
il secondo è quello di accantonare completamente l’ipotesi che il nostro Gruppo, la minoranza ha caldeggiato.
Mi riferisco alla possibilità di un rinvio
all’esercizio provvisorio, per favorire quel ripensamento rispetto all’imposizione fiscale che
dall’inizio di questo dibattito in Aula, ma anche nel corso del dibattito pubblico che sui
giornali e sulla stampa si è animato nei giorni
precedenti, ha caratterizzato la nostra impostazione politica.
Per questo, già all’articolo 1, il nostro sarà
un voto politico fortemente contrario.
L’articolo 1, di fatto, apre l’incardinamento di
un disegno di legge, come dicevo prima, che
nel suo complesso noi giudichiamo con estremo sfavore e che porterà consequenzialmente,
nel corso dei successivi articoli che essenzialmente sono l’articolo 7, l’articolo 8 e
l’articolo 9, ad introdurre e ad imporre le famigerate tasse al territorio regionale.
Per questo già da ora il nostro sarà un voto
motivatamente e fortemente contrario. Vi è
anche un supplemento di valutazione tecnica
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RESOCONTO STENOGRAFICO
scaturita dalle osservazioni che ho già richiamato in precedenza, del collega Zullo, che
condividiamo e che non ci danno neppure la
serenità per procedere ad una possibile valutazione differente rispetto all’articolo. Mi fa
specie che un irrigidimento nelle reciproche
posizioni abbia impedito una sintesi che era
non solo auspicabile, ma anche possibile. E
non una sintesi di mediazione politica, ma una
sintesi politico-istituzionale che avrebbe visto
questo Governo prendere atto di un ruolo
propositivo e partecipe della minoranza e, al
tempo stesso, avrebbe anche potuto riconoscere alla minoranza la possibilità di addivenire
ad un ripensamento, sia pur parziale e lieve,
sulla questione relativa alle imposte e
all’inasprimento fiscale. Ci si poteva e ci si doveva provare: è questo il motto che avrebbe dovuto
animare questa seduta di Consiglio regionale.
Non c’è neppure stata la volontà di provarci e di cimentarsi in quest’opera che pure, in
altri tempi, come l’anno scorso, ha visto la
maggioranza affannarsi in una ricerca di soluzioni alternative alla pressione fiscale e che,
invece in questo caso ha visto un irrigidimento
assoluto che nulla ha a che vedere con quella
che poteva e doveva essere una serena dialettica di confronto e di condivisione di percorsi
possibili.
Questo bilancio risente quindi fortemente di
questa impostazione. Mi consenta un’altra riflessione, signor Presidente. Negli anni passati,
non solo nella precedente legislatura, ma anche nel primo bilancio che questo Governo ha
approvato – il bilancio previsionale del 2006 –
vi è stata una sorta di braccio di ferro. C’è chi
ha coerentemente seguito, all’interno dell’attuale
maggioranza, una impostazione – lo ricorderà
bene il consigliere Saccomanno – per cui
quando era all’opposizione quella parte che
oggi è maggioranza, pedissequamente, in maniera quasi ridondante, continuava a proporre.
Mi riferisco all’impostazione secondo la quale nella legge di bilancio vi sono solo articoli e
norme che riguardano la spesa e il bilancio.
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VIII Legislatura
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Invece, in questo bilancio nel quale con
l’articolo 1 iniziamo ad entrare nel vivo della
discussione, abbiamo tutt’altro: abbiamo una
riforma sanitaria, tutta compresa in numerosi
articoli di questo bilancio, abbiamo un articolo-record, l’articolo 27 con 19 commi, che è
una riforma nella riforma e abbiamo poi un
Capo VII, relativo alle politiche per la salute,
che è un’autentica riforma del sistema sanitario, che inopinatamente viene proposta a questo Consiglio regionale in maniera surrettizia
all’interno dalla legge di bilancio.
Vorrei anche evidenziare, Presidente Mineo
– a lei che condivide con me e con noi, non essendo Presidente, ma Vicepresidente del Consiglio, anche la dinamica delle Commissioni –
come, per una tempistica accelerata dettata
dalla necessità di economizzare i tempi, e non
dalle scelte di alcuno in particolare, questa
legge di bilancio è stata sostanzialmente discussa solo dalla I Commissione. È stata presentata infatti in un testo asciutto, che poi, attraverso un mega-emendamento approvato
dalla Giunta, è arrivato più corposo in I
Commissione.
Per queste ragioni, tutte le norme di settore, che abbondano in questa legge, sono state
discusse non nelle Commissioni di merito. Lo
screzio, quindi, è doppio. In primo luogo, Presidente Mineo, non c’è stata una riforma di
settore condotta secondo il percorso ordinario, ma inserita nella legge di bilancio. In secondo luogo, questa riforma surrettizia inserita
nella legge di bilancio non è neppure passata
nelle Commissioni di merito, ma è stata solo
discussa dalla I Commissione.
Tutto questo dimostra un’autentica espropriazione delle prerogative che ciascun consigliere nelle Commissioni avrebbe potuto esercitare. Di esempi ne potremmo citare in successione, ma questo è il motivo per il quale il
nostro è un voto ovviamente contrario.
SANTANIELLO. Domando di parlare per
dichiarazione di voto.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANTANIELLO. Signor Presidente, colleghi consiglieri, io purtroppo non posso nascondere il mio grado di confusione in questo
momento, perché dalla discussione politica
siamo andati a finire ad una discussione tecnica di difficile comprensione.
Non solo: la facilità con la quale è stato accettata la formulazione dell’emendamento aggiuntivo dell’articolo 1/bis, proposto dal collega Palese, che detta un presupposto totale
alla formazione di questo bilancio, mi lascia
perplesso.
Sono confuso perché l’articolo 1 (Spese a
carattere pluriennale), parla di tutto e fa riferimento ad una tabella “A”, che forse impropriamente è stata letta da qualche collega e
che stabilisce tutt’altro. Nel corso della discussione sull’articolo 1, ci siamo fermati per raccogliere il presupposto del collega Palese, che
mette totalmente in dubbio l’impostazione del
bilancio. Questo emendamento è stato accettato anche a nome del Governo, ancor prima
della discussione, il che mi lascia veramente
perplesso.
Io non so più, a questo punto, a chi devo
fare opposizione e cosa altro devo dire. Tra
poco dovrò fare opposizione al collega Palese.
Qui è stato richiamato il pressappochismo, la
sciatteria: qui siamo davvero al di là di ogni
possibile immaginazione. Ha ragione il collega
Sannicandro, che è andato via perché non ce la
fa più a sopportare scene del genere. Come è
possibile che veniate in quest’Aula a presentare un bilancio che già dal primo articolo si
mette totalmente in dubbio con un emendamento e che, ancor prima di essere presentato,
è già accettato dal Governo? Vergognatevi!
Approviamo questo bilancio provvisorio e riflettete su tutto quello che è possibile fare
prima di imporre nuove tasse.
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
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28 DICEMBRE 2007
PRESIDENTE. Consigliere Santaniello,
prendo la parola perché io posso capire tutto e
il contrario di tutto, ma consideri che ho i capelli bianchi per una ragione ben precisa.
Vorrei capire a che gioco giochiamo. Se un
consigliere avanza una proposta seria, come
ho sempre detto e continuo a dire, ad adiuvandum, e un Governo o una maggioranza dichiarano la loro disponibilità ad accogliere tale
proposta perché è uno strumento valido lei
non ha il diritto di dire «vi dovete vergognare!». C’è un limite a tutto.
Gli emendamenti non è che si possono presentare quando si vuole. Sul piano del merito
politico, ognuno ha le sue convinzioni. Non si
può dire «vergogna!» a chi lavora per fare
qualcosa di buono.
SANTANIELLO. Signor Presidente, io
non penso di appartenere alla categoria di
quelli che parlano a vanvera, o fanno accuse
strane. Signor Presidente, non ho detto niente
contro questa Presidenza. Il mio incitamento
alla vergogna era rivolto al Governo, che ha
accettato l’emendamento.
PRESIDENTE. Collega Santaniello, visto
che siamo in argomento, io non sto discutendo
il fatto che lei abbia detto «vergogna!» alla
Presidenza. Mi segua: il collega Palese ad un
certo punto ha ritenuto di sollevare una questione. Io l’ho accreditata, dicendo che era una
questione seria e delicata; ho chiesto cinque
minuti di sospensione, c’è stato un confronto,
c’è stata la partecipazione dell’intero Consiglio. L’assessore si è dichiarato favorevole insieme al Governo.
In qualche modo sono implicato per aver
dato forza ad un ragionamento che poteva non
essere accolto. Ora, non dobbiamo continuare
questa conversazione io e lei. Ho solo chiarito
il senso del mio intervento. Nella mia veste di
Presidente ho una funzione specifica. Se poi
volete una mazza di scopa, vi farò anche questo regalo.
Atti consiliari della Regione Puglia
SEDUTA N° 66
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RESOCONTO STENOGRAFICO
L’emendamento in questione, tra l’altro,
deve ancora essere messo ai voti.
SURICO. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SURICO. Signor Presidente, colleghi consiglieri, intanto vorrei ribadire la mia contrarietà all’intera manovra finanziaria, quindi
all’articolo 1. Naturalmente, poi c’è la coscienza di ciascuno di noi. Vorrei quindi rivolgere un plauso al consigliere Palese e al Governo che ha ritenuto, con umiltà, di recepire
un articolo aggiuntivo, di così importante
valenza.
Anche su questo, però, debbo sottolineare
che di fronte ad una così importante manovra
finanziaria, forse la dimenticanza di un argomento del genere sottopone l’intera manovra
ad ulteriori critiche.
Allo stesso tempo, però, ribadisco che continueremo a proporre emendamenti nell’interesse
di tutta la Regione e nel rispetto delle opinioni
personali.
PRESIDENTE. Pongo ai voti l’articolo 1.
È approvato.
È stato presentato un emendamento aggiuntivo dell’articolo 1/bis a firma del consigliere Palese, del quale do lettura: «Art. 1 bis
(Disposizioni per il rispetto del patto di stabilità). 1. In attuazione di quanto previsto dall’art.
7-bis del DL n. 159 del 1° ottobre 2007, convertito nella legge n. 222 del 29 novembre
2007, la Giunta regionale è tenuta ad adottare
atti finalizzati al recupero degli scostamenti
dell’anno 2007 per il rispetto dei vincoli e dei
parametri del patto di stabilità interno nel corso dell’esercizio finanziario 2008. 2. Gli atti di
cui al comma precedente saranno inviati per
conoscenza al Consiglio regionale».
A questo emendamento è stato presentato
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un subemendamento a firma del consigliere
Ruocco del quale do lettura: «Dopo il comma
2, è aggiunto il seguente: “3. La Giunta riferisce ogni trimestre al Consiglio regionale
sull’andamento e sui risultati prodotti dagli atti
adottati, ai sensi dei commi che precedono e al
fine del recupero il rientro degli scostamenti
2007 al patto di stabilità”».
Comunico al Consiglio che la Giunta esprime
parere contrario, in quanto il contenuto di questo
comma è già previsto nell’emendamento aggiuntivo dell’articolo 1/bis.
Ha chiesto di parlare il consigliere Ruocco.
Ne ha facoltà.
RUOCCO. Signor Presidente, il terzo
comma, che introduco con questo subemendamento, arricchisce la già ricca interpretazione data dal Capogruppo di Forza Italia, il consigliere Palese.
Il comma 1 ribadisce quanto già previsto da
una legge dello Stato, che bisogna rientrare
negli scostamenti nell’ambito dell’anno successivo, altrimenti si sfora definitivamente il
patto di stabilità. Il comma 2 stabilisce che la
Giunta riferisce al Consiglio anche se degli atti
adottati ci riferisce il Bollettino Ufficiale della
Regione Puglia. Il tutto ha un senso se analizziamo l’andamento e gli effetti degli atti e non
l’atto in sé.
Se mi si dice che l’atto produce un effetto e
il Consiglio non ha la possibilità di verificare
se l’effetto è di fatto prodotto, non so cosa
abbiano introdotto i commi 1 e 2. I commi 1 e
2, aggiunti nella nostra legislazione, hanno un
senso se c’è anche il comma 3, che stabilisce
che il Consiglio controlla gli effetti – o almeno
è a conoscenza degli effetti – di rientro degli
scostamenti 2007, nell’ambito del 2008. Altrimenti, avremmo fatto qualcosa di completamente inutile.
Ora io non conosco il motivo per il quale
una Giunta si possa sentire defraudata, o limitata, se, insieme al Consiglio conosce gli effetti
degli atti prodotti. Colleghi, se quest’anno
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RESOCONTO STENOGRAFICO
siamo arrivati a metà dicembre per scoprire
che c’è una voragine finanziaria, dato che la
prossima volta di termini non ne abbiamo più,
gli effetti degli atti prodotti è bene che li conoscano la Giunta e il Consiglio per tempo. Diversamente, gli altri due commi non servono a
niente se non a prenderci in giro.
L’approvazione dei due commi precedenti
senza il terzo, non è altro che la certificazione
di una figuraccia del Governo, che poteva benissimo dire che questo emendamento è inutile, in quanto c’è già una legge dello Stato che
prevede il suo disposto.
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ZULLO. È diverso. A me fa piacere interloquire, non ha disturbato il mio intervento,
ma io resto di quell’idea. Il Consiglio chiede di
essere coinvolto in questo tipo di dinamica
della spesa, proprio perché abbiamo preso atto, quest’anno, che questa spesa è andata a
briglie sciolte.
Questo coinvolgimento non potete
negarcelo limitandovi semplicemente a dire
che il Governo non è d’accordo.
DAMONE. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZULLO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZULLO. Signor Presidente, colleghi consiglieri, se il Governo respinge questo subemendamento commette un grave errore. Il consigliere Ruocco, con questo subemendamento
non vuol far altro che coinvolgerci nella responsabilità di un processo che ritiene importante ai fini di una stabilità economica di questa Regione.
Ci vuole coinvolgere in un processo di responsabilizzazione, vuole che anche il Consiglio sia responsabilizzato ai fini di un monitoraggio teso a rendere stabile la situazione economica di questo Ente.
Il Governo regionale, invece, sembra quasi
voler escludere il Consiglio dalla conoscenza
di ciò che succede in Giunta. Allora ha ragione
il consigliere Ruocco. Un conto è che ci arrivi
la trasmissione di un atto, altra cosa è che il
Consiglio esamini l’andamento di un discorso.
PRESIDENTE. Ci sono tanti momenti per
queste verifiche, collega, abbia pazienza.
Nell’emendamento aggiuntivo dell’articolo
1/bis si dice che sono inviati per conoscenza,
poi ci sono le variazioni, gli assestamenti e
quant’altro. È in quella circostanza che il Consiglio è chiamato a svolgere quel monitoraggio.
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DAMONE. Signor Presidente, colleghi
consiglieri, intanto vorrei rendere onore al
consigliere Palese, al quale va il mio ringraziamento a nome del Consiglio regionale. Il
collega ha testimoniato all’intera Puglia con il
suo intervento che quando vi sono argomenti
importanti tesi alla salvaguardia degli interessi
dei pugliesi si possono dare suggerimenti giusti ed opportuni.
Di questo va dato atto al collega Palese,
che ha il senso delle istituzioni e ha il senso
dell’appartenenza al popolo pugliese.
Per quanto riguarda l’emendamento in oggetto, io sono d’accordo per un motivo molto
semplice: in questa Regione approviamo i
provvedimenti e dopo ce ne dimentichiamo e,
casomai, li riscopriamo nel momento in cui i
nodi vengono al pettine.
Ha ragione il collega Ruocco a chiedere la
verifica trimestrale. Il problema, infatti, non è
tanto quello della conoscenza e della trasparenza della gestione complessiva, ma è uno
stimolo alla politica e, soprattutto, alla struttura, preoccupata dal fatto che ogni tre mesi deve rendere conto al Consiglio regionale
dell’andamento della spesa.
Credo che sia un fatto estremamente positivo. Il Governo non può a cuor leggero, rigettare questo emendamento.
Badate, è importante che il Consiglio re-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
gionale e il popolo pugliese sappiano che la
spesa sanitaria sta assumendo caratteristiche e
binari diversi.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare
l’assessore Tedesco.
TEDESCO, assessore alle politiche della
salute. Signor Presidente, colleghi consiglieri,
tutto questo non c’entra niente con la spesa
sanitaria. Il patto di stabilità riguarda il bilancio complessivo della Regione. Lo scostamento rispetto al patto di stabilità viene sanzionato
con una norma capestro per tutte le Regioni,
che guarda caso viene derogata esclusivamente per le Regioni canaglia, ovvero per quelle
Regioni che avendo splafonato, ed essendo in
affiancamento, sono esonerate dal rispetto del
patto di stabilità.
Mi spiego meglio: queste Regioni, se non
rispettano il patto, non perdono il diritto
all’accesso alla quota integrativa del Fondo
sanitario nazionale. Quindi, non è una norma
che ha effetto sulla spesa sanitaria.
Poiché la spesa sanitaria è diventata lo sfogatoio di tutte le situazioni, una volta tanto
che la spesa sanitaria è vittima dell’infrazione
al patto di stabilità è bene dirlo.
PRESIDENTE. Pongo ai voti il subemendamento.
SANTANIELLO. Domando di parlare per
dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANTANIELLO. Signor Presidente, desidero esprimere il mio voto favorevole al subemendamento e contemporaneamente ricordare all’assessore Tedesco, che bene ha fatto a
rendere le sue dichiarazioni rispetto
all’influenza di questo articolo al bilancio della
sanità perché da quando sono note le norme di
contenimento della spesa sanitaria, i direttori
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sanitari, i direttori generali e le equipe delle
AASSLL di questa Regione stanno provvedendo a modificare le date delle consulenze
che lei sta per abolire, stanno per modificare e
adattare ai propri sistemi a quello che lei oggi
tenterà, in caso di approvazione, di fare: mantenere queste spese.
Rifacendomi al mio intervento in discussione generale, ricordo che nessuno di noi può
pensare di cambiare la testa delle persone con
una semplice delibera. Purtroppo, occorre ben
altro: occorrono senso di responsabilità e regole ben precise.
BRIZIO. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRIZIO. Signor Presidente, il mio voto favorevole al subemendamento viene espresso in
virtù del fatto che in un momento così delicato
non potete coinvolgerci solo nelle sessioni di
bilancio. Noi abbiamo la necessità di seguire
passo per passo una fase così importante.
Avete detto che ci siamo appellati alla politica e alle Istituzioni. Bene, quello che sta accadendo nelle AASSLL, è proprio questo. Tra
le altre cose, abbiamo visto i direttori delle
AASSLL sfilare in questi giorni in quest’Aula,
magari anche per dare gli auguri all’assessore
alla sanità. Non vorrei che questo emendamento non fosse approvato dalla maggioranza perché, ahimè, lo sfogo del collega Santaniello ha
fatto sì che il sentimento rivoluzionario di una
maggioranza di centrosinistra venisse fuori e
portasse a pensare che l’accusiamo di approvare emendamenti nostri e di creare questa
confusione.
Vorrei ricordare a tutti quanti che
l’emendamento a firma del collega Palese, che
noi dell’UDC voteremo contro, non è un favore che ci state concedendo, ma è una cortesia
che noi abbiamo fatto a voi e che, quindi, va
ad agevolare questo percorso.
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Pertanto, invito il consigliere Santaniello ad
essere più calmo e faccio presente al centrosinistra che, a prescindere dal confronto politico
e dalla dialettica, c’è una collaborazione che
abbiamo dimostrato di darvi anche se con voto
contrario.
CERA. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CERA. Mi rivolgo al Presidente del Consiglio, perché se mi rivolgo al Presidente Vendola
si alza e va via. Signor Presidente, a fare la figura
del “cavolo” – mi perdoni – siamo in due: maggioranza e opposizione.
Nel riconoscere la bontà dell’emendamento
del consigliere Palese, la maggioranza non fa
altro che riconoscere a se stessa che probabilmente quelle torri di certezza e di sicurezza,
nelle quali si è arroccata anche di fronte a sacrosante affermazioni che vengono fatte da
questa parte, quando si tratta di evitare un
commissario ad acta, potrebbero essere maggiormente infangate.
Per quale motivo la bontà di questo emendamento dev’essere riconosciuta e invece
quando parliamo di consorteria, di sanità che
non va bene e di porcherie varie non dobbiamo
fare nulla?
Questo è il problema reale: noi non diciamo
la verità!
Personalmente riferirò in tutti gli interventi
che voi non predisponete i giusti atti per evitare che il prossimo anno la gente pugliese non
paghi le tasse, ma continuate a tenere in vita
consorterie da quattro soldi, mariulizie varie,
ladruncoli e quant’altro. Questo è il vero
problema!
MARMO Nicola. Domando di parlare per
dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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MARMO Nicola. Collega Sannicandro, se
continuate con questo tono lei non riuscirà più
a partire il 2 gennaio, dato che saremo ancora
qui a discutere. Vi invito quindi a calmarvi.
Personalmente non ho nulla contro
l’emendamento proposto dal collega Palese,
ma di fatto, come dice un giurista, il consigliere Ruocco, l’emendamento è ultroneo, in
quanto già contenuto in una disposizione di
legge. Evidentemente è la vostra insicurezza a
spingervi ad accettare subito un emendamento
che è una precisazione di una puntuale norma
di legge.
Pertanto, se da un lato non ci opporremo
qualora riteniate necessario introdurre nella
legge di bilancio questo articolo, dall’altro lato
il subemendamento proposto dal collega
Ruocco credo che debba portare tutti ad un
attimo di riflessione per il semplice motivo che
abbiamo dibattuto per due giorni sui conti della sanità, sul fatto che noi riteniamo maggiore
lo splafonamento della sanità e voi ritenete che
non sia così.
Tuttavia, la circostanza che dovrebbe indurre tutto il Consiglio a riflettere, e non solo
noi dell’opposizione, è la considerazione del
fatto che più volte è stata assicurata
l’istituzione di un gruppo di monitoraggio sulla spesa pubblica e sulla spesa sanitaria in
particolare.
Allora, credo che il subemendamento del
collega Ruocco vada nella direzione già praticata in molte società che hanno un volume
d’affari non quanto quello della Regione, ma
molto inferiore, che è il cosiddetto controllo di
gestione e la verifica trimestrale di cassa. Tutte
le società quotate in borsa, anche le più piccole, sono tenute a dare ai propri associati il rendiconto trimestrale dell’andamento della cassa
e delle spese per gli investimenti.
Richiamo ancora una volta l’attenzione dei
colleghi sul fatto che il subemendamento del
collega Ruocco è il completamento ideale
dell’emendamento proposto dal collega Palese.
Credo che sia per tutti necessario continua-
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RESOCONTO STENOGRAFICO
re a fare in modo che il Consiglio da
quest’anno sia partecipe di un monitoraggio
sulla spesa sanitaria. A mio avviso, questo non
deve essere vietato a nessuno perché si tratta
di una comunicazione che va alla I Commissione, competente per il bilancio e, se volete,
anche alla Commissione sanità.
Non capiamo per quale motivo vi ostiniate
a non voler rendere questo palazzo di vetro,
così come dovrebbe essere, per tutti i cittadini.
Fatelo almeno per il Consiglio, per
l’opposizione e soprattutto per voi della maggioranza.
SACCOMANNO. Domando di parlare per
dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SACCOMANNO. «La mia premessa è politica, vorrei dire morale, perché ad ogni occasione di bilancio dobbiamo fotografare la realtà e verificare se tra il bilancio dell’anno precedente e quello dell’anno in corso si è fatto
qualche passo in avanti, se qualche problema è
stato risolto e se, finalmente, le politiche annunciate nei programmi elettorali hanno trovato un’applicazione concreta».
«Non si può approfittare di una legge di bilancio per inserire modifiche sostanziali in tutti
i settori. Delle due l’una: o gli amici assessori
che non producono nulla sono tutti inetti, incapaci e improduttivi – ma non posso crederlo
–, oppure la condizione di soggezione in cui
vivono è tale che non riescono a presentare
una sola proposta di legge nel corso dell’anno.
O si tratta di inefficienza, dunque, o di altro.
Quando dico “altro” si tratta di guardare con
attenzione a quello che accade nella legge di
bilancio in discussione».
Queste sono le parole pronunciate dal
Presidente Pepe a metà mandato
dell’Amministrazione Fitto.
Non mi pare che la situazione sia migliorata rispetto a quanto sopra riportato.
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Mi sembra che ci sia qualcosa di peggio in
tutto questo. Il Presidente Pepe è un ottimo
maestro, motivo per il quale mi sono permesso
di citarlo, dato che noi a questo Governo
stiamo dicendo esattamente le stesse cose. Signor Presidente, lei ci rimane male quando i
colleghi Zullo o Santaniello glielo fanno osservare, ma è proprio questo che stiamo dicendo.
Nello stesso dibattito mi riservo di riportarvi successivamente quanto diceva l’attuale assessore Frisullo che si dilungava sulle tasse,
sulla loro iniquità, sull’IRAP e sull’IRPEF.
Assessore Losappio, se vuole posso leggere
adesso le sue riflessioni di allora. Poi vi riferirò
anche quello che dicevo io.
Ieri od oggi – non ricordo – si diceva per
scherzare che il collega Sannicandro è un comunista conservatore. Può anche essere così,
ma vorrei ricordare a tutti che nel corso della
discussione ci avete invitato a non contare i
minuti dei vostri interventi, ma di badare alla
sostanza. Il collega Manni, però, costantemente ci richiama sul minutaggio dei nostri
interventi.
Citerò anche gli interventi del Presidente
Mineo non appena tornerà a presiedere. Come
ricordavamo questa mattina, «Crispi, nel momento in cui va al Governo, cambia totalmente
dimenticandosi quello che era prima e affermando che dalla sua parte il mondo si vede diversamente». Allora, siccome voi il mondo lo
vedete diversamente e siccome io voglio utilizzare pienamente tutto quello che voi in quel
tempo avete provato ad insinuare circa un Governo che vi sembrava rigido, noi continueremo a ripetere che quanto il collega Ruocco
quest’oggi ci suggerisce è un elemento di trasparenza nei rapporti con il Consiglio regionale. È una norma che, come dimostrava chiaramente il consigliere Marmo, poteva essere ultroneo, ma non lo è. Quando si dice “spediamola al Consiglio” non significa mandarla al
segretario Guaccero in modo che rimanga agli
atti, ma vuol dire dare una visione più ampia
delle cose.
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Questo è quanto stiamo suggerendo. Ho
fatto gli altri richiami affinché nessuno possa
arrabbiarsi quando di fronte si trova delle forme, anche severe, di contrasto ad un bilancio
di questo tipo. Noi riteniamo che la vostra severità di allora abbia delle giustificazioni. Bene, noi vogliamo la stessa credibilità!
La nostra severità deriva dal fatto che con
questo Governo regionale sulle tasse, contrariamente a quanto ci è stato detto, non si è aperto nessun dibattito, non si è aperta nessuna
porta, non ci si è voluti incontrare.
Presidente Pepe, lei che cerca in modo ecumenico di affrontare le questioni per poterle
portare a buon fine, la chiamo come testimone, perché so che non può intervenire: noi abbiamo avanzato la proposta reale di discutere
sul dato politico di questo bilancio che sta
scegliendo la via della tassazione chiudendo
ogni porta al controllo della spesa. Questa
chiusura sta avvenendo solo per una affermazione di principio. Ci state dicendo: «non
possiamo essere umiliati da un’opposizione
che ci chiede un minimo passo indietro».
Se questo passo indietro si compisse, signor Presidente, andrebbe a totale onore
dell’intero Consiglio regionale e, soprattutto
di chi ha la capacità di interloquire con
l’opposizione e di trovare un percorso giusto
affinché anche solo di un decimo si potesse ridurre quella pressione fiscale che è stata richiamata quasi sottovoce dal Governo quando
ha risposto, ma così fortemente gridata
dall’opposizione per cercare di limitarla in
qualche modo.
SILVESTRIS. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SILVESTRIS. Signor Presidente, non so se
siamo in fase di discussione sull’articolo o di
dichiarazione di voto. Ne approfitto comunque
per dichiarare il voto al subemendamento
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all’emendamento aggiuntivo dell’articolo 1/bis
a firma del consigliere Palese.
È curioso il dato per cui il Governo ha espresso – lo diceva prima il collega Santaniello
in modo colorito e pertinente – un parere favorevole all’emendamento, quando eravamo
ancora alla discussione sull’articolo 1, mentre
ha espresso un parere contrario al subemendamento. La cosa è curiosa, perché il subemendamento non fa che andare nella direzione
di rafforzare il senso dell’emendamento
aggiuntivo.
L’emendamento del consigliere Palese recita come segue: «La Giunta regionale è tenuta
ad adottare atti finalizzati al recupero dagli
scostamenti del 2007 per il rispetto dei vincoli
e dei parametri del Patto di stabilità interno nel
corso dell’esercizio finanziario 2008. Gli atti
saranno trasmessi per conoscenza al Consiglio
Regionale».
Il collega Ruocco con il suo subemendamento opportunamente vuole introdurre il
principio in base al quale le trasmissioni al
Consiglio siano accompagnate da una relazione trimestrale sull’andamento dei risultati prodotti dagli atti adottati.
Vogliamo coinvolgere il Consiglio non su
un monitoraggio, perché questo può essere
fatto in una Commissione ad hoc, ma su una
informazione puntuale circa il raggiungimento
di questi obiettivi? Vogliamo mettere il Consiglio nelle condizioni di sapere se la Giunta si è
impegnata, rispetto agli obiettivi di legge, a
raggiungerli adottando atti specifici? Vogliamo fare in modo che il Consiglio sia informato? Vogliamo far sì che quello che, richiamando un antico intervento del Presidente Pepe,
ricordava il collega Saccomanno, avvenga,
cioè che non torniamo tra un anno a parlare
delle stesse questioni? Vogliamo far in modo
che nel corso di quest’anno ogni tre mesi il
Consiglio venga informato?
«Riferisce al Consiglio», dice il subemendamento Ruocco; questo non vuol dire che il
Governo riferisce al Consiglio e quest’ultimo
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RESOCONTO STENOGRAFICO
prende atto con qualsivoglia votazione. Si
tratta solo di trasmettere una relazione accompagnatoria agli eventuali atti da adottarsi
ai sensi dell’articolo 1/bis.
Il Governo, allora, acconsente al principio
dell’adozione degli atti che diventano obbligatori per la Giunta regionale, mentre nega
l’informazione trimestrale al Consiglio regionale. È curioso questo atteggiamento che è favorevole nel dare maggiore certezza a questo
bilancio rispetto al raggiungimento degli obiettivi imposti dal patto di stabilità interno, mentre è contrario a coinvolgere il Consiglio su
una informativa puntuale, periodica e trimestrale. La cosa fa davvero specie. Verrebbe da
chiedersi il perché di tale diniego. Forse per
una posizione preconcetta di chiusura e di veto rispetto a quello che il Consiglio ha voluto
introdurre, poiché si vuole evitare che il Consiglio venga coinvolto, anche solo a titolo
informativo, in questo tipo di attenzione e di
attività.
Con la legge di bilancio di oggi si compie
un’operazione che il collega Tagliente aveva
evidenziato e come già la norma aveva stabilito in precedenza. L’atteggiamento che porta a
dire di “no” al subemendamento è curioso
proprio a seguito del favore che il Governo ha
già espresso rispetto all’emendamento aggiuntivo. Ritengo che l’attenzione del Governo
debba essere un attimo più ponderata rispetto
ad emendamenti che chiedono relazioni trimestrali. Se fosse possibile chiederei all’assessore
Saponaro di spiegarci il motivo del diniego a
riferire trimestralmente sui risultati prodotti
dagli atti adottati. Sarei curioso di capire quali
sono le motivazioni tecniche o politiche che
portano a dire di «no».
Concludo ricordando all’assessore Saponaro che nella discussione generale gli avevo rivolto due domande alle quali mi sarei aspettato una sua specifica risposta, che le ho richiesto, a conclusione del dibattito. Risposta che,
però, non ho ricevuto né in maniera diretta, né
in maniera indiretta.
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Assessore, non glielo ricordo perché voglio
che lei intervenga nuovamente. Magari, prendiamo il resoconto del suo intervento e mi sottolinei le risposte alle mie due domande, cioè
se questa manovra, così com’è, è sufficiente a
coprire il deficit; se il deficit è di 192 milioni o
è destinato a rivelarsi superiore quando tra
qualche mese sarà, per le informazioni oggi in
suo possesso, definito in sede di Conferenza
Stato-Regioni e se le tasse sono una misura
straordinaria per quest’anno e lei si impegna a
dire che l’anno prossimo non ve ne sarà assolutamente necessità.
Su queste due questioni mi aspettavo un
suo cenno con una motivazione, ma non c’è
stata neanche la possibilità di sfiorare questi
due argomenti, almeno per come ho ascoltato
io il suo intervento finale e posso assicurarle di
averlo ascoltato con una discreta attenzione e
un’assoluta continuità.
Mi risulta veramente strano l’atteggiamento
del Governo che dice «sì» all’emendamento
aggiuntivo e «no» al subemendamento sulla
relazione trimestrale che permetterebbe al
Consiglio di verificare, attraverso la relazione
del Governo, l’efficacia dei provvedimenti adottati rispetto ad un obiettivo che viene dato
alla Giunta con l’articolo 1/bis.
Ovviamente voteremo a favore del subemendamento del consigliere Ruocco e a favore
del successivo emendamento Palese. Siamo
comunque rammaricati di questo atteggiamento del Governo.
PRESIDENTE. Pongo ai voti il subemendamento all’emendamento aggiuntivo dell’articolo
1/bis a firma del consigliere Ruocco.
Non è approvato.
Passiamo alla votazione dell’emendamento.
ZULLO. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
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SEDUTA N° 66
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RESOCONTO STENOGRAFICO
ZULLO. Signor Presidente, non pensi che
il mio intervento sia mirato solo a far perdere
del tempo. Non prendo per fede quello che voi
dite, quindi non pretenderò che mi crediate per
fede.
Voglio tracciare un segno di distinzione rispetto al pensiero che qualcuno della mia parte
politica in questo Consiglio ha preannunciato
in merito a questo emendamento. Sono il primo a ringraziare il collega Palese perché ritengo che il suo emendamento abbia una duplice
valenza. In primo luogo ha una valenza tecnica, in quanto permette di irrigimentare una
norma monca e critica all’interno di un parametro che può darci una maggiore fiducia rispetto al mantenimento della stabilità economica di questo Ente.
Ancor più pregnante, a mio avviso, è la valenza politica che forse sfugge a qualche mio
collega di questa parte del Consiglio. La valenza politica consiste nel fatto che questa
norma, cari colleghi, inchioda la Giunta su un
processo di responsabilizzazione. Noi saremo
pronti a vigilare affinché la Giunta ottemperi a
questa norma.
Infatti, un conto è ottemperare ad una norma dello Stato, un conto è ottemperare ad una
norma che lo stesso Consiglio si dà.
Non vorrei che tra qualche tempo ritornassimo a prendere atto di una Giunta che non ottempera una norma che questo stesso Consiglio si è dato. Ecco perché, caro collega Palese, condivido il tuo emendamento che ha una
valenza politica e tecnica e per questo motivo
lo sosterrò.
SANTANIELLO. Domando di parlare per
dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANTANIELLO. Signor Presidente, vorrei
che il consigliere Potì mi desse ascolto.
PRESIDENTE. Si rivolga all’Assemblea.
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SANTANIELLO. Se non mi ascolta nessuno, a chi parlo?
PRESIDENTE. Io la sto ascoltando da ieri.
Non vi consento di svilire l’Assemblea, non ne
avete titolo! Svolga il suo intervento!
SANTANIELLO. Signor Presidente, le
chiedo scusa, ma io ho difficoltà a farmi ascoltare da questo Governo che mi sembra molto
attento a quello che dice il collega Palese, ma
non ascolta quello che diciamo noi.
PRESIDENTE. Vi prego di ascoltare il collega Santaniello. Vi faccio notare che state esulando da ogni limite. Che cosa pretendete?
Che impazzisca? Fate una cosa: alzatevi in
piedi e recitate il Rosario, altro che litania!
Scusatemi, ma io sono fatto così, prendetemi
per quello che sono, altrimenti vado via!
SANTANIELLO. Signor Presidente, in riferimento all’emendamento del consigliere Palese vorrei leggere gli articoli 56 e 57 del nostro Statuto. Vi risparmio la lettura
dell’articolo 56, perché riguarda l’argomento
dibattuto finora, ovverossia la legge finanziaria. Il mio intervento continua ad essere inascoltato. Se il consigliere Sannicandro mi ascoltasse, vorrei dire una cosa. Non voglio
fare la macchietta, ma vorrei dire qualcosa
di serio.
PRESIDENTE. Il Consiglio non è obbligato ad ascoltarla. Lei si diverta come vuole, ma
non può pretendere che il consigliere Sannicandro stia attento.
SANTANIELLO. Non credo che ci sia
qualcosa di cui divertirsi.
Vorrei fare un’ennesima proposta sul bilancio. Lo scorso anno, quando si andò in esercizio provvisorio, il Presidente Vendola insistette per imporre le tasse. Voi riusciste a bloccare
questa iniziativa acconsentendo alle AASSLL
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SEDUTA N° 66
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RESOCONTO STENOGRAFICO
provinciali di intervenire. Propongo, quindi, di
bloccare le tasse e fare una ASL regionale unica. In questo modo, forse, riusciremo a bloccare le tasse.
Tornando all’emendamento, l’articolo 57
dice che «la Regione ha autonomia finanziaria
di entrata e di spesa in coerenza con i principi
costituzionali e con le norme di coordinamento della finanza pubblica».
Rispetto all’emendamento, che io condivido, del consigliere Palese e sul quale mi riservo nella dichiarazione di voto di esprimere il
mio voto, chiedo fin da ora la votazione per
appello nominale per conoscere il voto del
giurista Sannicandro e del Presidente Potì.
BRIZIO. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRIZIO. Signor Presidente, questo divertimento, che può apparire un insulto al Consiglio regionale, è dovuto anche al fatto che
quasi ininterrottamente questo Consiglio sta
discutendo della materia da quasi nove ore.
Dopo nove ore di dibattito, a un quarto d’ora
dalla chiusura e dalla mezzanotte, tutti avvertiamo un momento di stanchezza che, evidentemente, si sprigiona anche con delle manifestazioni di allegria.
Meglio così, anche se vorrei ricordare a tutti quanti che il momento per i pugliesi, come
ben sapete, è un momento drammatico.
L’emendamento Palese è stato condiviso ed è
condiviso da noi, ma non nel merito dato che,
come abbiamo più volte detto, il Governo ha
di fatto rifiutato una collaborazione del centrodestra e della minoranza nella discussione
di questa legge di bilancio.
Vorrei ricordare anche lo sforzo fatto in
maniera particolare dal collega Saccomanno
che ha ribadito più volte la necessità di trovare
una sintesi cercando di trovare una soluzione
meno gravosa per le tasche dei cittadini; per
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esempio, in riferimento – se non mi sbaglio –
all’eliminazione dell’accisa sulla benzina. È
chiaro che questo emendamento proposto dal
collega Palese è venuto incontro ad una necessità del Governo. Ricordo che non è una necessità voluta dall’opposizione, ma è una necessità dell’Istituzione che ha voluto monitorare in maniera più attenta e più severa quello
che sta accadendo.
Di fatto, l’allarme è scaturito dal fatto che il
referto della Ragioneria, inviato alla Presidenza del Consiglio regionale, su tanti temi dice
sostanzialmente che non è competenza del
settore in questione, ma è competenza di altre
strutture. Quindi, in alcuni casi, se la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra poi si arriva alle sessioni di bilancio con voragini di questa entità. C’è quindi la necessità di coinvolgere un intero Consiglio regionale anche se io
andrei oltre, proponendo un gruppo di lavoro
o, addirittura, una Commissione che possa essere al fianco e quindi collaborare in maniera
ferrea con il Governo regionale. Evidentemente il Governo regionale ha ritenuto che
l’aumento delle tasse risolve tutti i problemi di
questa Regione.
Noi siamo certi che a giugno riproporremo
gli stessi temi e ci diremo ancora una volta che
il rischio del commissariamento, anche alla luce di tutti questi sforzi che stiamo facendo in
questa legge regionale, è imminente. Addirittura ho appreso da alcuni colleghi che il commissario, che dovrà occuparsi di liquidare e
aumentare le tasse, dovrà essere pagato dalla
Regione.
PRESIDENZA DEL
VICEPRESIDENTE MINEO
PRESIDENTE. Collega Brizio, la invito a
concludere.
BRIZIO. Signor Presidente, ho a disposizione dieci minuti dato che sto parlando
dell’emendamento.
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PRESIDENTE. Per la verità abbiamo messo insieme emendamento e subemendamento.
Abbiamo già abbondantemente sviluppato il
dibattito.
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BRIZIO. Ho perso il filo del discorso.
Collega Saccomanno, mi riferisco a lei in
maniera particolare. So che c’è in uno dei suoi
libri una citazione al collega Luciano Mineo
nella sua veste di Presidente.
BRIZIO. Sto parlando dell’emendamento.
PRESIDENTE. Il dibattito, in qualche modo, possiamo considerarlo unificato.
DAMONE. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BRIZIO. Chi lo dice?
BRIZIO. Signor Presidente, lei era assente
qualche minuto fa. Abbiamo sancito che in
questo Consesso c’è la «Mineite». Mi riferisco
alla necessità di abbreviare i termini in maniera
radicale.
DAMONE. Signor Presidente, giudico gli
uomini non rispetto agli altri, ma rispetto a
me. Il comportamento di Rocco Palese è stato
un comportamento altamente responsabile.
C’è una certa incoerenza in chi oggi sostiene
che il Governo sta perseguendo le tasse e non
voleva che il collega Palese presentasse questo
emendamento per rispettare il patto di stabilità.
Se non dovesse verificarsi il patto di stabilità quelle tasse, che noi oggi contestiamo a
questo Governo, si andrebbero ad aggravare.
Allora, l’intervento del collega Palese va nella
direzione politica della scelta che abbiamo operato nel contestare la tassazione a questo
Governo regionale.
Non capisco l’atteggiamento del collega
Cera, e lo dico con molta onestà e molta linearità. Quando il collega Cera ha votato per il
Governo, contro la minoranza, noi abbiamo
accettato quello che lui diceva.
Dobbiamo dire con estrema franchezza
che gli atti di responsabilità non si possono
strumentalizzare. Collega, le tasse le sta approvando lei con il suo atteggiamento irresponsabile.
Ho detto prima e lo dico nuovamente –
probabilmente lei non ha capito – che se il patto di stabilità non viene attuato le tasse aumenteranno. La nostra battaglia, quindi, è in
coerenza e in continuità con i principi espressi
dal collega Palese.
PRESIDENTE. Si sbaglia, c’è la necessità
di rispettare il Regolamento.
CERA. Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Si tratta dello stesso argomento. Il subemendamento è stato presentato
per integrare l’emendamento. Quindi gli interventi si sono soffermati sull’emendamento e
sul subemendamento.
BRIZIO. Non so se gli altri miei colleghi
hanno parlato di questo, io onestamente no.
Ho parlato della necessità che il Consiglio
regionale fosse informato costantemente.
PRESIDENTE. In relazione all’emendamento
oltre che al subemendamento.
Collega, vada avanti e concluda.
BRIZIO. Concluderò dopo i dieci minuti
a mia disposizione e mi iscrivo nuovamente
a parlare. La prego di non riprendere la polemica dell’altra volta. Signor Presidente, ho
perso il filo del discorso. Ha avuto questa
abilità.
PRESIDENTE. Il filo per perderlo bisogna
prima averlo, consigliere Brizio.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CERA. Signor Presidente, intervengo per
dichiarare il voto dell’UDC. Ho parlato qualche istante fa in maniera molto accalorata di
un problema. Il collega Palese, e lo dico
all’Assemblea, è abituato ogni tanto a scordarsi di essere un uomo di coalizione e, per la sua
mania di essere o di ritenersi ancora il primo
della classe, fa fuga in avanti e spiazza tutti
con i suoi comportamenti.
Non si può essere collaborazionisti con chi
impone – oggi, domani o aspetta il 31 dicembre 2007 – le tasse ai pugliesi e anche a coloro
i quali non hanno fatto nulla affinché le AASSLL si indebitassero. Mi riferisco a quella
gente che in silenzio, solo perché indifesa, deve andare a pagare il proprio obolo ad una
sciagurata gestione della Cosa pubblica di
lor signori.
Questo è quello di cui mi lamentavo e non
della bontà, perché la bontà sta nel riconoscimento del fatto che voi stessi avete riconosciuto le vostre difficoltà nel momento in cui avete
accettato la bontà del discorso del collega
Palese.
Il problema è sapere – e lo dico al collega
Palese – se noi siamo doubleface per questa
maggioranza. Noi parliamo, e non siamo credibili, delle cose che succedono in periferia,
delle tantissime delibere, delle nuove gare e
delle nuove assunzioni fatte in queste ore. Voi
parlate di stabilizzazione del personale, ma
quale personale stabilizzerete con il vostro bilancio? Ci sono i direttori che riempiono le
AASSLL di immobilità esterne perché la stabilizzazione appartiene ad un passato che evidentemente non vi appartiene. Voi state affollando di nuova gente le AASSLL Con la stabilizzazione avete solo preso in giro i giovani e
la gente che, in qualche maniera, vi ha creduto
per un solo istante in un momento particolare
di difficoltà che questa maggioranza stava vivendo in Consiglio.
Mi dispiace, assessore Tedesco, ricordarlo,
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ma quello fu uno sciagurato momento in cui
questa maggioranza drammaticamente ha lavorato sulla stabilizzazione del lavoro dei tanti
giovani. Mi dispiace, lo ripeto, riaprire questo
discorso. Il collega Palese deve smetterla di
essere il primo della classe: o rientra nel circuito della coalizione o altrimenti in questa sede
ognuno se ne andrà per conto proprio.
Naturalmente
voteremo
a
favore
dell’emendamento a firma del collega Palese.
SANNICANDRO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANNICANDRO. Signor Presidente, vorrei solo avanzare una proposta a nome di tutti.
Dato che il dibattito sta andando così bene
non si dica mai che vogliamo comprimere il
diritto di parola di chicchessia. Noi non siamo
da meno della libertà e generosità che dimostrano il Presidente Pepe e il Vicepresidente
Luciano Mineo: proponiamo quindi di continuare dopo mezzanotte. Nella passata legislatura – lo ricordo ai giovani – si concordava la
chiusura dei lavori per una certa ora poi si alzava il collega Loperfido dieci minuti prima
della scadenza del tempo e diceva: «Cari signori, è vero che i Presidenti dei Gruppi ha
deciso quello che hanno deciso con il Presidente del Consiglio – ricordo che il Presidente
si chiamava Aloisi – ma propongo di continuare oltre la mezzanotte».
Dico questo perché è storia. Il Presidente
Aloisi aveva una stella polare: l’Assemblea.
Diceva: «l’Assemblea è sovrana» e noi subivamo la stella polare del Presidente Aloisi.
Una volta finimmo i lavori alle cinque del mattino seguente. Noi, invece, oggi non vogliamo
finire alle cinque del mattino, ma vogliamo finire il 31 dicembre a mezzanotte. Quindi, caro
Presidente, tra il serio e il faceto, a nome di
tutti questi signori , dato che c’è molto da dire
e non si può avere «la botte piena e la moglie
ubriaca», dato che non possiamo comprimere
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RESOCONTO STENOGRAFICO
il dibattito, dato che abbiamo fatto merenda,
vorrei sapere qual è la ragione seria che ci impedisce di continuare.
L’Assemblea è sovrana, ma siamo ancora
all’articolo 1. La mia è una proposta formale,
non negoziabile e deve essere soggetta al voto. Non vorremmo che per garantire le minoranze si calpestassero i principi. Chiediamo
formalmente che si voti. Invoco non soltanto il
diritto dell’Assemblea, ma invoco la prassi e i
precedenti luminosi che provengono dalle file
della gestione del centrodestra.
PRESIDENZA DEL
PRESIDENTE PEPE
PRESIDENTE. Indìco la votazione per appello nominale dell’emendamento aggiuntivo
dell’articolo 1/bis a firma del consigliere Palese.
I consiglieri favorevoli risponderanno «sì»,
i consiglieri contrari risponderanno «no», gli
astenuti si comporteranno di conseguenza.
Invito il segretario a procedere all’appello
nominale, iniziando dal consigliere Bonasora, nominativo estratto a sorte a norma di
Regolamento.
CIOCE, segretario, fa la chiama.
Hanno votato «sì» i consiglieri:
Attanasio,
Baldassarre, Bonasora, Borraccino, Brizio,
Buccoliero,
Cappellini, Cera, Cioce, Copertino,
Damone, De Leonardis, De Santis, Dicorato,
Frisullo,
Gentile,
Introna,
Laurora, Loizzo, Lomelo, Lonigro, Loperfido, Losappio,
Maniglio, Manni, Marmo G., Marmo N.,
Mineo, Minervini, Mita, Montanaro,
Olivieri,
Palese, Pelillo, Pellegrino, Pentassuglia,
Potì, Povia,
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Riccardi, Romano, Ruocco, Russo,
Saccomanno, Sannicandro, Santaniello,
Silvestris, Surico,
Taurino, Tedesco,
Vendola, Ventricelli, Visaggio,
Zullo.
Si è astenuto:
il Presidente Pepe.
Sono in congedo i consiglieri:
Cassano,
Lospinuso,
Marino,
Stefàno.
Risultano assenti i consiglieri:
Canonico, Caroppo, Chiarelli, Congedo,
Costantino,
Giampaolo,
Ognissanti,
Rollo,
Scalera,
Tagliente, Tarquinio,
Vadrucci.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della
votazione:
Consiglieri presenti
Consiglieri votanti
Hanno votato «sì»
Astenuti
53
52
52
1
L’emendamento è approvato.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare
l’assessore Tedesco.
TEDESCO, assessore alle politiche della
salute. Signor Presidente, credo che dovremmo necessariamente acquisire un minimo di
serietà reciproca dal momento che stiamo per
accingerci ad adottare una decisione quale è
quella che lei tra qualche istante sarà chiamato
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RESOCONTO STENOGRAFICO
ad adottare. Per tutta la serata, pur all’interno
di un atteggiamento chiaramente ostruzionistico, i colleghi dell’opposizione ci hanno ricordato, credo legittimamente, una serie di
interventi e di prese di posizione dell’allora
minoranza.
Questo è il momento di ricordare la loro
presa di posizione nei confronti di un’analoga
richiesta dell’allora collega Loperfido, che
questa sera si richiama e si rimette alla saggezza del Presidente del Consiglio, che fu protagonista di una analoga richiesta, come quella
che ha testé fatto il collega Sannicandro, che
spazzò via in un solo secondo un accordo unanime della Conferenza dei Capigruppo sancito e sottoscritto dall’allora Presidente della
Giunta regionale. Siccome in tutte le Assemblee di questo mondo i precedenti fanno stato,
non ci sarebbe nulla di scandaloso se noi insistessimo nella richiesta avanzata dal collega
Sannicandro di chiedere al Presidente del Consiglio di porre ai voti dell’Assemblea la richiesta di superare la mezzanotte, così come era
stato convenuto. Siccome noi abbiamo alto il
senso delle Istituzioni e sappiamo che quando
un Presidente del Consiglio assume un impegno nei confronti di un Consesso che è autorevole (la Conferenza dei Capigruppo) non
deve essere messo in condizione di rimangiarsi
la parola o peggio, come avvenne in quella
circostanza, di cedere la Presidenza ad un suo
vice per far venir meno un accordo generale,
noi questa sera chiediamo – lo chiedo io a nome del Governo regionale – al collega Sannicandro di ritirare la richiesta di andare al di là
delle ore 24 in modo da non mettere il Presidente del Consiglio nella obbligata condizione
di dare la parola all’Aula.
Di fronte ad un precedente, infatti, vi sarebbe questa volta la scelta tra l’onorare un
impegno dinanzi ad una Conferenza dei Capigruppo e l’onorare, invece, una prassi che si è
instaurata in questo Consiglio con un precedente importante; un precedente, peraltro, fortemente contestato dall’opposizione rispetto
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alle cui contestazioni il Consiglio decise di andare avanti lo stesso. Quindi è inutile che fate i
paladini della giustizia. Rispetto molto il fatto
che si venga in questa sede con i resoconti
dell’Aula, ma i resoconti devono valere a 360
gradi.
Chiedo al collega Sannicandro di ritirare la
sua richiesta proprio per non mettere in condizione l’Aula di esprimersi su quella richiesta,
come legittimamente avrebbe diritto di fare.
LOPERFIDO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LOPERFIDO. Signor Presidente, apprezzo
molto quello che ha detto l’assessore Tedesco,
ma sono qui a fare una sola considerazione:
questa minoranza non si sarebbe comportata
come vi comportaste voi. Forse lei dimentica,
assessore Tedesco – se dobbiamo sciorinare i
panni in piazza –, che fummo aggrediti fisicamente. Non lo dimentichi!
SANNICANDRO. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SANNICANDRO. Signor Presidente, vorrei stimolare solo una riflessione su quello che
sta succedendo. Quello citato dal collega Tedesco è solo un caso eclatante, ma era prassi
che si decideva una cosa e se ne faceva
un’altra.
Accetto l’invito dell’assessore Tedesco e ritiro la mia richiesta.
PRESIDENTE. Abituato ad onorare gli
impegni che assumo, sospendo la seduta e la
aggiorno a domani mattina alle ore 10,30 così
come annunciato. Vi ricordo che la seduta andrà avanti ad oltranza. Naturalmente, in base
all’andamento delle cose, valuterò il da farsi.
Si possono avere opinioni diverse, si può
chiedere la parola, si può fare di tutto, ma
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RESOCONTO STENOGRAFICO
quello che non consento è lo svilimento
dell’Assemblea, la presa in giro e il mancato
rispetto tra di noi.
Quando vengono meno queste regole
quest’Assise diventa un’orchestra dove ognuno suona la sua musica.
Questo non fa bene né alle nostre persone, tanto meno all’Istituzione. Lo dico in
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maniera seria perché mi aspetto e auspico
per domani un comportamento diverso da
quello di oggi.
Il Consiglio tornerà a riunirsi domani alle
ore 10,30.
La seduta è tolta (ore 00,15 del 29 dicembre 2007).
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Resoconto stenografico - Consiglio Regionale della Puglia