Nave Vittorio Veneto nel porto di Taranto – Olio su tela di Carlo Guidoni Calendario 2012 L’infanzia e la gioventù da “La mia vita in Marina” di Carlo Guidoni La mia vita in Marina è praticamente cominciata dall’infanzia, essendo mio padre ufficiale di Marina, e quindi destinato o a bordo di navi o in basi navali. Sono sempre stato a contatto, essenzialmente visivo, con le navi da guerra. La prima volta che misi piede su una nave fu quando la mia famiglia, mio padre era allora imbarcato sulla Regia Nave Cavour che era sede del Comando della Squadra na-vale, ebbe un invito a colazione dal comandante della nave stessa. Io avevo allora 7 o 8 anni e, a parte lo sbalordimento provato passando vicini agli enormi, almeno per me, cannoni da 305 mm e nel mettere piede sul ponte di una grande nave (le corazzate della classe Cavour, Cesare, Doria e Duilio erano le più grandi navi della Marina Italiana), non ero in grado di fare altre valutazioni. A Spezia (allora di chiamava così) si vedevano dalla passeggiata a mare le sempre nuove navi che entravano a fare parte della Marina Italiana, e io imparavo fin da allora a riconoscerle (cosa nella quale sono sempre stato abilissimo). Un grosso dispiacere lo ebbi nell’aprile del 1930 (a 9 anni) quando a Spezia, ai Cantieri del Muggiano, fu varata una delle più belle navi della nostra Marina, l’incrociatore pesante “Zara” (poi affondata nella tragica notte di Capo Matapan il 29 marzo 1941) ed io non potei andarci perché i biglietti di invito erano limitati e fu preferita mia sorella. Nell’ottobre 1934 mio padre, allora Colonnello Commissario, fu trasferito a Taranto come Direttore di Commissariato di quella importante base navale, ed ebbe diritto ad un appartamento nel palazzo dell’Ammiragliato, situato proprio all’uscita del canale che unisce il Mar Grande al Mar Piccolo, ed io ebbi per la prima volta una camera “mia”, con la finestra che dava sul canale. Il famoso ponte girevole di Taranto veniva aperto due volte al giorno, e ad ogni apertura entravano e uscivano alcune navi, che passavano praticamente a poche metri dal mio naso. E così la mia conoscenza delle nostre navi si approfondiva ogni giorno di più, e sempre più si formava in me il convincimento di cosa avrei voluto fare “da grande”… R. N. San Giorgio (Italia – 1910. Rimodernato nel 1930). Incrociatore corazzato da 9200 t. Ha partecipato attivamente alla prima e seconda guerra mondiale, in questa ultima come nave contraerea nella difesa della base navale di Tobruk, dove fu autoaffondata dal proprio equipaggio nel gennaio 1941 a seguito dell’avanzata delle truppe inglesi che occuparono la base stessa. R. N. Conte di Cavour (Italia – 1913. Rimodernata nel 1936). Nave da battaglia da 24 000 t, della stessa classe del Caio Duilio dopo il rimodernamento che ne allungò la prua di circa 12 metri e aumentò il dislocamento a 28 000 t. Partecipò ai primi scontri navali della seconda guerra mondiale. Fu colpita da aerosiluranti inglesi nel golfo di Taranto la notte dell’11 novembre 1940 e danneggiata gravemente tanto da non poter più rientrare in servizio. H. M. S. (His Majesty Ship) Dreadnought (Gran Bretagna – 1906) Nave da battaglia di 23 000 t. Fu il primo esemplare di nave detta “monocalibra” perché tutto il suo armamento principale era dello stesso calibro, a differenza delle costruzioni precedenti che presentavano una varietà di cannoni di calibri diversi, con conseguenti problemi di munizionamento. Tutte le navi maggiori delle varie Nazioni si uniformarono a questo principio, e da allora il nome Dreadnought restò a indicare le navi da battaglia. H. M. S. Barham (Gran Bretagna – 1915. Rimodernata nel 1934) Corazzata da 35 000 t. Ha partecipato alla prima e seconda guerra mondiale, operando in quest’ultima nel Mediterraneo. Fu una delle navi inglesi che, nella notte del 29 marzo 1941, partecipò alla battaglia di Capo Matapan nel corso della quale vennero affondati tre incrociatori pesanti e due cacciatorpediniere italiani. Fu affondata pochi mesi dopo, il 25 novembre 1941, dal sommergibile tedesco U 331. K. K. S. (Kaiserlich und Koniglich Schiffe) Derfflinger (Germania 1911). Incrociatore da battaglia di 31 000 t e 26 nodi, velocità superiore a quella delle navi da battaglia. Durante la prima guerra mondiale partecipò alla battaglia dello Jutland, nel corso della quale affondò due grandi navi inglesi (Nave da battaglia Queen Mary e incrociatore da battaglia Invincibile), subendo a sua volta gravissimi danni (incassò ben 21 colpi di grosso calibro). Terminò la sua carriera autoaffondato a Scapa Flow dove, dopo la vittoria finale, gli inglesi avevano concentrato la residua flotta tedesca. K. K. S. Kreuzer Konisberg (Germania – 1930). Incrociatore leggero da 6000 t. Durante la seconda guerra mondiale, impegnato nelle operazioni per l’occupazione della Norvegia, fu affondato da aerei inglesi in prossimità del porto di Bergen. R. N. Nazario Sauro (Italia – 1924). Cacciatorpediniere da 1200 t, con caratteristiche ancora simili ai caccia della prima guerra mondiale. R. N. Niccoloso da Recco (Italia – 1930). Cacciatorpediniere da 2500 t. Apparteneva ad una classe di 12 unità, costruite tra il 1927 e il 1931, caratterizzate da un buon armamento e alta velocità (39/40 nodi). Tutta la classe fu fortemente impegnata, durante la seconda guerra mondiale, in particolare nella scorta di convogli tra l’Italia e il Nord Africa (prima con la Libia e poi con la Tunisia). Prova dell’impegno di queste navi è che 11 di esse furono affondate nel conflitto. Il “da Recco” si distinse in particolare nello scontro notturno di banco Sherki, presso la costa tunisina, la notte del 2 dicembre 1942, durante il quale fu colpito e subì gravi danni e incendi a bordo, e il suo comandante fu seriamente ferito. Questi, per il suo comportamento anche dopo le gravi ferite riportate, meritò la medaglia d’oro. R. N. Caio Duilio (Italia - 1914. Rimodernata nel 1939). Nave da battaglia da 24 000 t, portate a 28 000 t nel 1939. Partecipò alla prima e seconda guerra mondiale. Il modello la riproduce nella sua configurazione del 1914. R. N. Eugenio di Savoia ((Italia 1936) . Incrociatore da 7200 t. Apparteneva, con altri cinque simili, che portavano i nomi di grandi condottieri italiani, alla classe di più moderni ed efficienti incrociatori della Marina Italiana. Furono tutti attivamente impegnati nel corso della seconda guerra mondiale partecipando a numerose azioni belliche. Uno di essi, il Muzio Attendolo, fu affondato il 4 dicembre 1942 da bombe di aerei americani. Il Duca d’Aosta, gemello dell’Eugenio di Savoia, fu ceduto all’URSS in conto riparazioni di guerra, mentre il Garibaldi, negli anni 60, fu sottoposto a grandi lavori per la trasformazione in nave missilistica, la prima della Marina Italiana. Dunkerque (Francia – 1931). Nave da battaglia da 26 500 t caratterizzata dall’avere tutto l’armamento principale concentrato nella parte prodiera, in due torri quadruple. Durante la seconda guerra mondiale fu danneggiata a Mers el Kebir in Algeria da bombardamento navale inglese che la mise fuori servizio per il resto della guerra. U. S. S. (United States Ship) Missouri (USA - 1941). Nave da battaglia da 55 000 t, la più grande nave da battaglia del tempo, dopo le giapponesi Yamato e Musashi che erano da 70 000 t. Partecipò alle ultime fasi della guerra nel Pacifico, inclusi gli sbarchi a Ivo Jima e Okinawa. Sulla Missouri, ancorata nella baia di Tokio, il 2 settembre 1945 venne firmata la resa del Giappone. R. N. Aviere (Italia – 1938). Cacciatorpediniere da 2400 t della classe “Soldati”. Durante la seconda guerra mondiale fu costantemente impegnato, come d’altra parte tutto il naviglio sottile, inizialmente in missioni di scorta delle Forze Navali, e poi in scorta convogli, per un totale di 57 missioni. Il 17 dicembre del 1942 fu silurato e affondato da un sommergibile inglese. R. N. Scipione l’Africano (Italia – 1939). Incrociatore leggero da 4000 t. Apparteneva ad una classe di 12 incrociatori intitolati ai grandi condottieri romani, dei quali solo tre furono completati ed entrarono in servizio durante la guerra. Caratterizzati da alta velocità (oltre 40 nodi) che permise allo Scipione, in trasferimento da La Spezia a Taranto nella notte del 17 luglio 1943, di battere in velocità quattro motosiluranti inglesi, affondandone tre. Terminata la guerra fu ceduto alla Francia in conto riparazioni di guerra. R. N. Vittorio Veneto (Italia – 1940). Nave da battaglia da 35 000 t. Costruita poco prima della seconda guerra mondiale, assieme ad altre due simili, costituiva il nucleo principale della flotta italiana, e rappresentava quanto di meglio esisteva nel quadro mondiale. Attiva in vari scontri con le forze navali inglesi, fu gravemente danneggiata in tre occasioni, per due siluramenti e un pesante bombardamento aereo, ma fu sempre rimessa in efficienza. Sopravvissuta alla guerra, fu demolita in ottemperanza alle clausole dell’armistizio. R. N. Ardimentoso (Italia – 1942). Torpediniera di scorte da 1600 t. Apparteneva a una classe di 16 unità la costruzione delle quali ebbe inizio a metà del 1941. L’Ardimentoso, entrato in servizio nell’aprile del 1943, nei pochi mesi prima dell’armistizio effettuò ben 43 missioni di guerra. Nel periodo successivo di cobelligeranza con gli Alleati fu impiegata in attività di trasporto di materiali e personale e in scorta convogli. Nel 1949 fu ceduta all’URSS in conto riparazioni di guerra. R. N. Urania (Italia – 1943). Corvetta caccia-sommergibili da 700 t. Apparteneva a una classe di 60 unità, la costruzione delle quali iniziò ai primi del 1942. Ventotto unità furono varate prima dell’armistizio e delle rimanenti, allora in costruzione, molte furono completate dai tedeschi. Man mano che entravano in servizio le corvette partecipavano alle operazioni belliche, sia per ri-cerca e caccia a sommergibili nemici, sia per scorta convogli. Al termine della guerra, solo 18 corvette erano ancora in servizio nella Marina Italiana e trovarono largo impiego nei primi anni del dopoguerra nelle acque meridionali per le operazioni di dragaggio dalle migliaia di mine lasciate dal conflitto. Successivamente, sottoposte a lavori di trasformazione e ammodernamento, furono impiegate nelle varie attività della Marina, in particolare dalla Scuola Comando per la preparazione dei giovani ufficiali. R. N. Persefone (Italia – 1942). Corvetta antisommergibili. Apparteneva alla stessa classe della R. N. Urania. R. N. Ciclone (Italia – 1942). Torpediniera di scorta. Apparteneva alla stessa classe della R. N. Ardimentoso. R.N. Margottini (Italia – 1943). Cacciatorpediniere da 3000 t. Era il primo di una nuova classe di caccia di notevole tonnellaggio ed armamento, in effetti piccoli incrociatori, ai quali veniva dato il nome di comandanti della Marina Italiana che avevano meritato la medaglia d’oro. Nave Ardito (Italia – 1972). Cacciatorpediniere da 3600 t gemella dell’Audace. Erano unità che un dosato compromesso di caratteristiche collocava tra i tipi “tutto fare”, possedendo quella duttilità di impiego che è fondamentale caratteristica dei cacciatorpediniere, avendo capacità di assolvere compiti numerosi e diversi nell’arco completo dell’azione offensiva e difensiva. Nave Vittorio Veneto (Italia – 1968) . Incrociatore portaelicotteri da 7500 t. Era una delle ultime navi della Marina Italiana con propulsione a vapore. E’ stata recentemente ritirata dal servizio. Aveva un armamento in cannoni e missilistica di tutto rispetto accoppiato a una componente elicotteristica che consentiva alla nave una elevata duttilità di impiego nei molteplici compiti che le potevano venire assegnati, quali protezione antiaerea, antisommergibile a antinave di forze navali o convogli. Nave Libeccio (Italia – 1980). Fregata da 2700 t. Fa parte di una classe di 8 unità con i nomi degli otto venti principali. E’ da rilevare che, con gli straordinari sviluppi tecnologici dell’ultimo mezzo secolo, si è assistito a una profonda modificazione della costituzione delle flotte delle varie nazioni. Sono stati creati nuovi tipi di navi, i molteplici tipi di anfibi e da sbarco, le fregate, i pattugliatori, i natanti a cuscino d’aria, le navi multiscafo ecc., altre sono scomparse. La propulsione a vapore è stata sostituita da quella con turbine a gas e motori Diesel. I cambiamenti stanno modificando la configurazione delle navi per ridurre al massimo la “segnatura” Radar. Nave Garibaldi (Italia - 1984). Incrociatore porta aeromobili da 10 000 t concepito per soddisfare l’esigenza di una unità di comando e controllo, in grado di costituire una piattaforma di ridotto dislocamento, potentemente armata e con caratteristiche adeguate per l’utilizzazione ottimale del sistema missilistico “antinave e antiaereo”: può imbarcare elicotteri e aerei a decollo verticale il che ne fa una unità estremamente versatile e dotata dei più aggiornati sistemi d’arma attivi. E’ attualmente la nave ammiraglia della Marina Italiana, in attesa dell’entrata in servizio, ormai prossima, della portaerei Cavour. Nave Com.te Cigala Fulgosi (Italia – 2001). Pattugliatore da 1500 t. Appartiene a una classe di 4 unità, che portano il nome di Comandanti medaglie d’oro. Hanno, pur nel limitato dislocamento, caratteristiche di navi più grandi per quanto riguarda l’impiego di nuove tecnologie. Ci si riferisce a nuovi sistemi d’arma, alla nuova configurazione delle sovrastrutture (intesa a minimizzare la segnatura Radar), alla elevatissima automazione. Queste navi operano anche in mari lontani, come per esempio la “Foscari” recentemente impegnata nel Golfo Persico. Dornier Do-X (Germania – 1929). I Dornier Do-X furono i più grandi velivoli al mondo degli anni ’30, infatti avevano una apertura alare di 48 m ed una lunghezza di 40 m ed erano provvisti di 12 motori Curtisa V 12 da 640 HP. L’intento era quello di realizzare un aereo per voli intercontinentali per oltre 100 passeggeri e dotato dei conforts delle navi da crociera. Fecero una crociera dimostrativa dall’Europa agli Stati Uniti e all’America del Sud. Questo progetto, al fine di aggirare le limitazioni imposte alla Germania dal Trattato di Versailles, fu realizzato in Svizzera (un esemplare) e in Italia (due esemplari); a questi ultimi furono dati i nomi di due prestigiosi personaggi dell’aviazione italiana: Alessandro Guidoni e Umberto Maddalena. Calendario 2012 MODELLINI NAVI DA GUERRA I modelli presentati in questo librettocalendario sono stati rea-lizzati tutti in scala 1:360 dall’ing. Carlo Guidoni che è stato molto legato alla Marina Militare in quanto ha trascorso la sua infanzia a stretto contatto con navi da guerra e la sua giovinezza prima nell’Accademia Navale poi imbarcato su diverse unità nel corso della guerra. La Marina Italiana aveva raggiunto il suo massimo splendore negli anni che hanno preceduto la seconda guerra mondiale, attestandosi fra le maggiori potenze marinare del mondo. Essa era così composta: - 6 Corazzate - 7 Incrociatori pesanti - 14 Incrociatori leggeri - 59 Cacciatorpediniere - 69 Torpediniere - 117 Sommergibili ________________________ A cura di Antonio Salmeri - Roma