UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO-BICOCCA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA AZIENDA OSPEDALIERA DELLA VALTELLINA E DELLA VALCHIAVENNA SEZIONE DI CORSO LAUREA IN INFERMIERISTICA ASSOCIAZIONE INFERMIERISTICA PER LO STUDIO DELLE LESIONI CUTANEE 6° CORSO UNIVERSITARIO DI PERFEZIONAMENTO PER INFERMIERE ESPERTO IN WOUND CARE TESI LA FUNZIONE DELL’O.S.S. NELLA PREVENZIONE E CURA DELLE LESIONI CUTANEE LA SCELTA DELLE MEDICAZIONI ALLIEVA: ROSSI STEFANIA ANNO ACCADEMICO 2005-2006 INDICE: PREMESSA…………………………………………………………………. INTRODUZIONE…………………………………………………………… 4 5 CHI E’ L’O.S.S……………………………………………………………… 6 COLLABORARE ALLA PREVENZIONE E AL TRATTAMENTO DELLE LESIONI DA DECUBITO LESIONI DA DECUBITO………………………………………………… FORMAZIONE……………………………………………………………… LE ZONE DOVE FREQUENTEMENTE SI MANIFESTANO LE LESIONI STADIO E GRADO………………………………………………………… LA PREVENZIONE………………………………………………………… 12 12 12 13 15 INTERVENTI PREVENTIVI IGIENE DELLA PERSONA………………………………………………… LA CUTE…………………………………………………………………….. CONDIZIONI PATOLOGICHE DELLA CUTE…………………………… PROTEZIONE DELLA CUTE……………………………………………… MOBILITA’ E TRASPORTO………………………………………………. ALIMENTAZIONE…………………………………………………………. L’INCONTINENZA…………………………………………………………. PRESIDI PER LA PREVENZIONE………………………………………… 16 16 17 17 18 21 22 23 GUARIGIONE DELLE LESIONI DA DECUBITO LAVAGGIO DELLE MANI………………………………………………… RIPARAZIONE……………………………………………………………… LA SCELTA DELLE MEDICAZIONI……………………………………… LA GUARIGIONE IN AMBIENTE UMIDO……………………………….. MEDICAZIONE AVANZATA……………………………………………… TRATTAMENTI TOPICI…………………………………………………… 25 26 26 26 27 28 -3- PREMESSA L’interesse verso l’argomento nasce durante la mia prima esperienza di docente al corso O.S.S. all’interno dell’ ASL 21, dove da tre anni svolgo la professione di infermiera nel reparto di geriatria. Lo scopo è quello di approfondire le mie conoscenze e capire nello specifico quali interventi può eseguire l’operatore socio sanitario nella prevenzione e cura delle lesioni cutanee, ma soprattutto nell’esecuzione delle medicazioni. Considerato la grande possibilità che mi è stata offerta ovvero quella di prestare docenza al corso O.S.S. per la seconda volta vorrei, quest’anno, sfruttare al meglio il mio arricchimento al corso di Wound Care e dare a loro un “messaggio” in più. Per tale motivo ho deciso di trattare e approfondire l’argomento. -4- INTRODUZIONE La prevenzione ed il trattamento delle lesioni cutanee, costituiscono un'area importante dell'assistenza infermieristica sia in ambito ospedaliero che domiciliare L'utilizzo e la condivisione, da parte di tutti gli operatori sanitari, di linee guida per la prevenzione ed il trattamento delle lesioni da pressione conduce ad una riduzione dell'insorgenza di tale fenomeno, nonché ad un miglioramento delle prestazioni assistenziali. Lo scopo è quello di capire dove l’O.S.S. può collaborare alla prevenzione e al trattamento delle lesioni cutanee anche nella scelta delle medicazioni (quali possono eseguire). Si definisce la lesione da decubito e che la prevenzione si attua attraverso la valutazione di numerosi fattori. Inoltre in presenza di lesioni è altrettanto fondamentale un approccio corretto ed adeguato all'alimentazione, alle cure igieniche, alla mobilizzazione, all’incontinenza e ai presidi. Infine si cerca di capire quale metodica sia ottimale per il trattamento delle lesioni da decubito e dove l’operatore socio sanitario può intervenire nella medicazione. -5- CHI E’ L’OSS La legge regionale del 16 agosto 2001, n° 20 identifica la figura professionale dell’operatore socio sanitario. La figura, il profilo professionale e il relativo ordinamento didattico dell’operatore socio sanitario sono disciplinati in conformità ai contenuti degli articoli da 1 a 13 del decreto del ministro della sanità. ART. 1 L’operatore socio sanitario è l’operatore che, a seguito dell’attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a: - soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario. - Favorire il benessere e l’autonomia dell’utente. ART. 2 La formazione La formazione dell’operatore socio sanitario è di competenza della regione che provvede all’organizzazione dei corsi e delle relative attività didattiche nel rispetto delle disposizioni del presente decreto. ART. 3 contesti operativi L'Operatore socio-sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale che in quello sanitario, in servizi di tipo socio-assistenziale e socio-sanitario, residenziali o semiresidenziali, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell'utente. ART. 4 contesto relazionale L'operatore socio-sanitario svolge la sua attività in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all'assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale. ART. 5 attività Le attività dell'operatore socio-sanitario sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita: a) assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero b) intervento igienico-sanitario e di carattere sociale c) supporto gestionale, organizzativo e formativo; Le attività di cui al comma 1 sono riassunte nell'allegata tabella A che forma parte integrante del presente decreto. ART. 6 competenze Le competenze dell'operatore di assistenza sono contenute nell'allegata tabella B che forma parte integrante del presente decreto. ART. 7 requisiti d’accesso Per l'accesso ai corsi di formazione dell'operatore socio-sanitario è richiesto il diploma di scuola dell'obbligo ed il compimento del 17° anno di età alla data di iscrizione al corso. -6- ART. 8 organizzazione didattica La didattica è strutturata per moduli e per aree disciplinari. Ogni corso comprende i seguenti moduli didattici: a) un modulo di base b) un modulo professionalizzante I corsi di formazione per Operatore socio-sanitario avranno durata annuale, per un numero di ore non inferiore a 1000, articolate secondo i seguenti moduli didattici: MODULO DIDATTICO TIPO DI FORMAZIONE NUMERO MINIMO DI ORE Modulo di base: Motivazione-orientamento e conoscenze di base - Teorica 200 Modulo professionalizzante: - teorica Esercitazioni/stages tirocinio - 250, 100, 450 Le Regioni e Province autonome, attesa l'ampia possibilità di utilizzo dell'operatore sociosanitario, possono prevedere, per un più congruo inserimento nei servizi, moduli didattici riferiti a tematiche specifiche sia mirate all'utenza (ospedalizzata, anziana, portatrice di handicap, psichiatrica, con dipendenze patologiche ecc..), sia alla struttura di riferimento (Residenza assistita, domicilio, casa di riposo, comunità, ecc.) Oltre al corso di qualificazione di base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di 200 ore di cui 100 di tirocinio; i moduli sono mirati a specifiche utenze e specifici contesti operativi, quali utenti anziani, portatori di handicap, utenti psichiatrici, malati terminali, contesto residenziale, ospedaliero, casa alloggio, RSA, centro diurno, domicilio, ecc. modulo tematico: teoria 50, tematiche professionali esercitazioni/stages 50, specifiche tirocinio 100 ART. 9 Moduli didattici integrativi post-base Sono previste misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti insufficiente, per la parte sanitaria o per quella sociale. ART. 10 materie d’insegnamento Le materie di insegnamento, relative ai moduli didattici di cui all'articolo 8,sono articolate nelle seguenti aree disciplinari: a) area socio culturale, istituzionale e legislativa b) area psicologica e sociale c) area igienico sanitaria d) area tecnico operativa. Le materie di insegnamento sono riassunte nell'allegata tabella C, che forma parte integrante del presente decreto. ART. 11(Tirocinio) Tutti i corsi comprendono un tirocinio guidato, presso le strutture ed i servizi nel cui ambito la figura professionale dell'operatore socio-sanitario è prevista. ART. 12 esame finale e rilascio dell’attestato La frequenza ai corsi è obbligatoria e non possono essere ammessi alle prove di valutazione finale coloro che abbiano superato il tetto massimo di assenze indicato dalla Regione o Provincia autonoma nel provvedimento istitutivo dei corsi, e comunque non superiore al 10% delle ore complessive. -7- Al termine del corso gli allievi sono sottoposti ad una prova teorica e ad una prova pratica da parte di una apposita commissione d'esame, la cui composizione è individuata dal citato provvedimento regionale e della quale fa parte un esperto designato dall'assessorato regionale alla sanità ed uno dall'assessorato regionale alle politiche sociali. In caso di assenze superiori al 10% delle ore complessive, il corso si considera interrotto e la sua eventuale ripresa nel corso successivo avverrà secondo modalità stabilite dalla struttura didattica. All'allievo che supera le prove, è rilasciato dalle Regioni e Province autonome un attestato di qualifica valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture, attività e servizi sanitari, socio sanitari e socio assistenziali. ART. 13 titoli pregressi Spetta alle Regioni e Province autonome, nel contesto del proprio sistema della formazione, quantificare il credito formativo da attribuirsi a titoli e servizi pregressi, in relazione all'acquisizione dell'attestato di qualifica relativo alla figura professionale di operatore sociosanitario, prevedendo misure compensative in tutti i casi in cui la formazione pregressa risulti insufficiente, per la parte sanitaria o per quella sociale, rispetto a quella prevista dal presente decreto. Allegato A: specifica in tre punti l’elenco delle principali attività previste per l’operatore socio sanitario: 1) Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero - Assiste la persona, in particolare non autosufficiente o allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personale - realizza attività semplici di supporto diagnostico e terapeutico - collabora ad attività finalizzate al mantenimento delle capacità psico-fisiche residue, alla rieducazione, riattivazione, recupero funzionale - realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e gruppi - coadiuva il personale sanitario e sociale nell'assistenza al malato anche terminale e morente - aiuta la gestione dell'utente nel suo ambito di vita - cura la pulizia e l'igiene ambientale. 2) Intervento igienico sanitario e di carattere sociale - osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio-danno dell'utente - collabora alla attuazione degli interventi assistenziali - valuta, per quanto di competenza, gli interventi più appropriati da proporre - collabora alla attuazione di sistemi di verifica degli interventi - riconosce ed utilizza linguaggi e sistemi di comunicazione-relazione appropriati in relazione alle condizioni operative - mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l'utente e la famiglia, per l'integrazione sociale ed il mantenimento e recupero della identità personale. -8- 3) Supporto gestionale, organizzativo e formativo - utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio - collabora alla verifica della qualità del servizio - concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo, alla realizzazione dei tirocini ed alla loro valutazione - collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequenta corsi di aggiornamento - collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero, alla realizzazione di attività semplici . Allegato B: specifica le competenze dell’operatore socio sanitario sia tecniche che relazionali. COMPETENZE TECNICHE In base alle proprie competenze ed in collaborazione con altre figure professionali, sa attuare i piani di lavoro. E' in grado di utilizzare metodologie di lavoro comuni (schede, protocolli ecc...). E' in grado di collaborare con l'utente e la sua famiglia: - nel governo della casa e dell'ambiente di vita, nell'igiene e cambio biancheria; - nella preparazione e/o aiuto all'assunzione dei pasti; - quando necessario, e a domicilio, per l'effettuazione degli acquisti; - nella sanificazione e sanitizzazione ambientale. E' in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi e il riordino del materiale dopo l'assunzione dei pasti. Sa curare il lavaggio, l'asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare. Sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il trasporto del materiale biologico sanitario, e dei campioni per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti. Sa svolgere attività finalizzate all'igiene personale, al cambio della biancheria, all'espletamento delle funzioni fisiologiche, all'aiuto nella deambulazione, all'uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all'apprendimento e mantenimento di posture corrette. In sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del Personale preposto é in grado di: - aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso; - aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie; - osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l'utente può presentare (pallore, sudorazione ecc.); - attuare interventi di primo soccorso; - effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse; - controllare e assistere la somministrazione delle diete; -9- - aiutare nelle attività di animazione e che favoriscono la socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità cognitive e manuali; - collaborare ad educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi. - provvedere al trasporto di utenti, anche allettati, in barella-carrozzella. - collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento. - utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell'utente, riducendo al massimo il rischio. - svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il disbrigo di pratiche burocratiche. - accompagnare l'utente per l'accesso ai servizi. COMPETENZE RELATIVE ALLE CONOSCENZE RICHIESTE Conosce le principali tipologie di utenti e le problematiche connesse. Conosce le diverse fasi di elaborazione dei progetti di intervento personalizzati. Riconosce per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appropriate per rapportarsi all'utente sofferente, disorientato, agitato, demente o handicappato mentale ecc. E' in grado di riconoscere le situazioni ambientali e le condizioni dell'utente per le quali é necessario mettere in atto le differenti competenze tecniche. Conosce le modalità di rilevazione, segnalazione e comunicazione dei problemi generali e specifici relativi all'utente. Conosce le condizioni di rischio e le più comuni sindromi da prolungato allettamento e immobilizzazione. Conosce i principali interventi semplici di educazione alla salute, rivolti agli utenti e ai loro famigliari. Conosce l'organizzazione dei servizi sociali e sanitari e quella delle reti informali. COMPETENZE RELAZIONALI Sa lavorare in équipe. Si avvicina e si rapporta con l'utente e con la famiglia, comunicando in modo partecipativo in tutte le attività quotidiane di assistenza; sa rispondere esaurientemente, coinvolgendo e stimolando al dialogo. E' in grado di interagire, in collaborazione con il personale sanitario, con il malato morente. Sa coinvolgere le reti informali, sa rapportarsi con le strutture sociali, ricreative, culturali dei territori. Sa sollecitare ed organizzare momenti di socializzazione, fornendo sostegno alla partecipazione ad iniziative culturali e ricreative sia sul territorio che in ambito residenziale. E' in grado di partecipare all'accoglimento dell'utente per assicurare una puntuale informazione sul Servizio e sulle risorse. E' in grado di gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità. Affiancandosi ai tirocinanti, sa trasmettere i propri contenuti operativi - 10 - Allegato B (bis): competenze specifiche e attività nel settore curativo per l’operatore socio sanitario specializzato in assistenza sanitaria. “ mobilizzare i pazienti per la prevenzione delle lesioni da decubito” Per far fronte alle crescenti esigenze di assistenza sanitaria nelle strutture, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano possono provvedere alla organizzazione di moduli di formazione complementare di assistenza sanitaria. L’operatore socio sanitario che ha seguito con profitto il modulo di formazione complementare in assistenza sanitaria, oltre a svolgere i compiti del proprio profilo, coadiuva l’infermiere in tutte le attività assistenziali e in base all’organizzazione dell’unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive del personale infermieristico provvede a eseguire un vero e proprio mansionario relativo alle attività tecniche. Quest’ultimo possiede numerose somiglianze al mansionario dell’infermiere generico. 1 1 Il manuale per l’operatore socio sanitario. Principi e tecniche. II edizione con integrazioni necessarie all’operatore socio sanitario specializzato. Andrea Cavicchioli;Paola Casson; Mario Morello; Angelo Pomes; Giorgio Zanella. - 11 - COLLABORARE ALLA PREVENZIONE E AL TRATTAMENTO DELLE LESIONI DA DECUBITO LESIONI DA DECUBITO Per lesione da pressione s’intende una zona di danneggiamento localizzato della pelle e del tessuto di fondo, con evoluzione necrotica, che interessa la cute, il derma e gli strati sottocutanei, fino a raggiungere la muscolatura e le ossa. Essa è causata da fattori locali quali pressione, forze di stiramento, attrito, aumento della temperatura corporea o da fattori organici quali l’età, l’immobilità, malattie croniche (diabete), alimentazione e idratazione inadeguata, malattie arteriose o da una combinazione di questi2. Le lesioni da decubito risultano essere frequenti specialmente nei soggetti anziani: oltre il 70% del totale si manifesta negli ultrasettantenni; secondo diversi studi, percentuali comprese tra il 4-9% e il 10-25% di anziani ricoverati in ospedale, in strutture di lungodegenza e a domicilio vanno incontro a tale patologia. FORMAZIONE Se si esercita sui tessuti una compressione che occluda parzialmente o totalmente i capillari si ostacolano i processi di scambio. Quando la compressione viene esercitata per periodi prolungati si verificano ischemia e ipossia tessutale. La compressione forma un cuneo tra piano osseo e superficie cutanea sottostante, con vertice sulla cute. LE ZONE DOVE FREQUENTEMENTE SI MANIFESTANO LE LESIONI Indicativamente , in qualsiasi zona del corpo a contatto con una superficie d’appoggio si possono manifestare lesioni da decubito. Ogni postura del paziente ha, comunque, caratteristicamente delle aree sottoposte a maggior pressione e quindi più a rischio di decubito: • Decubito supino: talloni, polpacci, sacro, gomiti, vertebre, scapole, nuca. • Decubito laterale: malleolo, spalla, trocantere , orecchio • Decubito prono: dorso del piede, ginocchia, guance, orecchie. • Decubito seduto: talloni, pianta del piede, cavo popliteo, osso ischiatico, sacro, coccige.3 Le lesioni da decubito compaiono più frequentemente sulla parte più bassa del corpo; sacro: 36-43% trocantere: 12-17% tallone: 11-12% tuberosità ischiatiche: 5-15% malleoli laterali: 6-7% 2 3 Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione e il trattamento delle lesioni da decubito. A.Calosso,E.Zanetti HESS C.T. guida clinica alla cura delle lesioni cutanee, Masson, 1999 Milano - 12 - STADIO E GRADO La stadiazione di una lesione da decubito è un’attività tipicamente infermieristica e medica; l’operatore socio-sanitario, tuttavia, incontrando il problema deve conoscerne il significato. Esistono varie proposte di classificazione in stadi o gradi delle lesioni da decubito, ma quella più conosciuta e utilizzata in Italia e all’estero risulta E.P.U.A.P (European Pressure Ulcer Advisory Panel), edita nel 2000 La classificazione prevede quattro stadi di progressiva gravità della lesione: • Ulcera di pressione del grado 1°: iperemia di pelle intatta che non scompare dopo scarico della pressione. La discromia della pelle, del calore, dell'edema, dell'indurimento o della durezza possono essere usati come indicatori, specialmente sugli individui con pelle più scura. Qui non si parla di “eritema della pelle” poiché è già considerata di per sé una patologia, ma di iperemia cutanea • Ulcera di pressione del grado 2°( Bolla): perdita parziale della pelle, a spessore parziale, che coinvolge epidermide, derma, o entrambi. L'ulcera è superficiale e si presenta clinicamente come un'abrasione o bolla. - 13 - • Ulcera di pressione del grado 3°: (Ulcera superficiale) : perdita completa della pelle, a tutto spessore, con degenerazione o necrosi del tessuto sottocutaneo e con possibile estensione fino alla fascia muscolare, ma non oltre. • Ulcera di pressione del grado 4°: (Ulcera profonda): Vasta distruzione, necrosi del tessuto, o danneggiamento del muscolo, dell'osso, o delle strutture portanti con o senza lesione cutanea a tutto spessore.4 Le lesioni da decubito aumentano la durata delle cure e i costi complessivi dell’assistenza; provocano dolore, infezioni,setticemia,osteomielite, perdita di proteine, anemia e alterazioni del tono dell’umore. Le lesioni da decubito possono essere la causa di morte del malato anziano 4 EPUAP. :European Pressure Ulcer Advisory Panel. www.epuap.com. - 14 - LA PREVENZIONE La probabilità che un paziente riceva un intervento sanitario efficace ancora oggi dipende più spesso dalla singola realtà ospedaliera in cui viene ricoverato (o addirittura dai singoli professionisti), piuttosto che dalle condizioni di salute che manifesta.5 La prevenzione si realizza dopo un’attenta valutazione del paziente rispetto al livello di rischio, con interventi mirati sui fattori che favoriscono l’insorgenza delle lesioni da decubito. L’infermiere ha un ruolo importante nell’individuazione delle azioni di prevenzione e delle azioni di cura, ma è indispensabile un lavoro di équipe. INTERVENTI PREVENTIVI - Effettuare una corretta igiene della cute; - la mobilizzazione: è la principale modalità di prevenzione delle conseguenze da compressione quindi eseguire un sistematico e corretto cambio di postura; - alimentazione e idratazione: l’apporto equilibrato di nutrienti è fondamentale; - controllare l’incontinenza: utile al mantenimento dell’integrità della cute; - utilizzare correttamente gli ausili antidecubito; 5 Motta P. Linee guida, clinical pathway e procedure per la pratica infermieristica: un inquadramento concettuale e metodologico. Nursing oggi 2001 - 15 - IGIENE DELLA PERSONA CARATTERISTICHE DELLA CUTE SANA: STRUTTURA E FUNZIONI La cute è il più grande organo del nostro corpo, è quello che si vede per primo, ed è anche di grande importanza nella difesa dell’organismo. L’epidermide è il primo strato della cute partendo dall’esterno, non è vascolarizzato ed è pluristratificato ovvero formato da cinque strati: - Lo strato corneo:formato da uno strato superficiale di cellule morte, che squamano continuamente dalla superficie cutanea. 80-90% della polvere che si trova nelle camere da letto o nelle lenzuola è formata da cellule morte. - Lo strato lucido:è il limite tra lo strato di epitelio vivo e quello formato da cellule morte; si nota bene nella cute spessa. - Lo strato granuloso: strato dove avviene la degenerazione cellulare e viene liberata molta cheratina. - Lo strato spinoso: strato formato da particolari cellule dette desmosomi: impediscono la separazione cellulare che potrebbe avvenire in seguito a stiramento o pressioni superficiali. - Lo strato basale: cellule e si profondano nel derma per circondare le ghiandole sudoripare e i follicoli piliferi. Il derma è formato da tessuto connettivo lasso; costituito essenzialmente da un letto di fibre elastiche che fornisce sostegno e nutrimento all’epidermide, agli altri tessuti di collegamento e alle strutture connesse: peli, ghiandole sudoripare, vasi sanguigni, vasi linfatici e terminazioni nervose. Il derma varia in spessore: 0,5 mm nelle palpebre, nel pene e nello scroto, fino a oltre 4 mm sulle palme delle mani e sulle piante dei piedi. Istologicamente il derma è formato da due strati : lo strato papillare e lo strato reticolare. Le funzioni: PROTEZIONE: la cute protegge l’organismo da eccessiva perdita o introduzione di acqua; da insulti di tipo meccanico prodotti dall’ambiente ad esempio compressioni e frizioni; da alcuni agenti chimici e da molti gas; da danni di tipo fisico quali alcune radiazioni, e la melanina prodotta nella cute protegge dai raggi ultravioletti. TERMOREGOLAZIONE: la perdita di calore può essere influenzata dalla dilatazione o costrizione dei vasi cutanei, che aumentano o diminuiscono il flusso sanguigno della cute. ESCREZIONE: la cute elimina una piccola quantità di urea e cloruro di sodio attraverso il sudore. SOMESTESIA: la cute forma il più grande organo sensoriale. Percepisce la variabilità delle condizioni fisiche esterne freddo, caldo, dolore, tatto, pressione. PRODUZIONE DI VITAMINA D36 6 “La cute, difese innate” capitolo 6.1 SusanM.Hincliff :lezione 1°modulo corso Wound Care aa ‘o5 –‘o6 - 16 - CONDIZIONI PATOLOGICHE DELLA CUTE Le alterazioni della cute e le conseguenti manifestazioni sono numerose: - Organiche quali tumori cutanei, dermatiti di diversi origini, dermatosi pruriginose di diversa natura, micosi, infezioni cutanee, dermatiti di origine immuno-allergica, dermatosi da contatto (es.con il lattice),ulcere da perdita di sostanza cutanea riconducibili a problematiche diverse etc. - Traumatiche - alimentari: da carenze vitaminiche, proteiche, da intolleranze o allergie agli alimenti o ai componenti stessi. - Prodotti impiegati per la pulizia degli indumenti: è importante che la biancheria venga ben risciacquata per evitare che rimangano residui dei prodotti utilizzati, con conseguenti reazioni allergiche; teli reazioni sono scatenati da detersivi , ammorbidenti, sostanze smacchianti, sostanze sbiancanti. - Da carenze igieniche. Le manifestazioni cutanee che emergono da tutte le cause sopra citate variano dal semplice prurito o arrossamento, alle eruzioni cutanee, all’ulcerazione o a lesioni ancora più gravi e problematiche e la loro estensione ed estensibilità sono il risultato dell’azione protratta nel tempo dell’agente causale o della sensibilità e reazione allo stesso da parte dell’organismo. PROTEZIONE DELLA CUTE I principali interventi per la prevenzione della cute devono garantire: - controllo sistematico della cute nelle “zone a rischio” - effettuare accuratamente la pulizia della cute: vanno preferiti i saponi neutri perché hanno un pH che si avvicina molto a quello naturale e contribuiscono a mantenerlo in equilibrio. Il pH della cute è un importante meccanismo di difesa: esso oscilla da 5-6 e può essere modificato se si usano saponi troppo acidi o alcalini. - non utilizzare dunque agenti irritanti: sostanze chimiche e/o acqua troppo calda. - utilizzare creme emollienti o lubrificanti o film protettiti per la protezione della cute e in particolare delle zone a rischio7. 7 Linee guida dell’HARQ (Agency for Healthcare Research and Qualità) ex AHCPR (Agency for Health Care Policy and Research) - 17 - MOBILITA’ E TRASPORTO Per mobilità s’intende la capacità degli organi di compiere spostamenti: mobilità articolare e la forza di gravità agisce sulle parti del corpo interessate. Vi sono alcuni fattori che influenzano la capacità e la possibilità di movimento e la conseguente autonomia. Traumi, malattie acute e cronico-degenerative, handicap, possono impedire temporaneamente o permanentemente la mobilizzazione e influenzare l’integrità e la funzionalità delle strutture. Si dice mobilizzazione attiva quando è svolta dal paziente sotto guida di un operatore. La mobilizzazione passiva, invece, consiste nel movimento di parti del corpo del paziente senza che quest’ultimo contragga volontariamente i muscoli. Lo scopo è quello di mantenere l’articolarità e l’elasticità delle parti molli al fine di prevenire l’irrigidità muscolare. Dalla mobilizzazione passiva fanno parte anche i posizionamenti ovvero fare assumere al paziente una determinata postura. Il posizionamento è uno strumento di prevenzione adottato per tutti quei malati che sono incapaci di muoversi e/o di fare piccoli movimenti a letto. Le conseguenze di un prolungato allettamento comporta: - una riduzione della funzionalità di organi e apparati - la comparsa di lesioni da decubito dovuto ad una riduzione dell’afflusso sanguigno nelle zone soggette a compressione (sacro, talloni…) Le principali posture impiegate per il posizionamento della persona allettata sono le seguenti: Posizione supina: E' una posizione di mantenimento del riposo che trova indicazione in diverse condizioni cliniche. Se il paziente è collaborante occorrerà sollecitarlo a muoversi il più possibile, poiché il movimento consente una migliore funzionalità articolare ed un buon trofismo muscolare. I metodi per porre un utente in postura supina sono molti e dipendenti dalla posizione di provenienza. Evitare le frizioni dovute all'attrito fra la cute del paziente ed il letto. IL LETTO DEVE ESSERE IN POSIZIONE ORIZZONTALE. PREDISPORRE TUTTO IL MATERIALE (cuscini, rotoli, alzacoperte, supporti antiequinismo…..) Posizione di fowler o decubito ortopnoico: Questa postura viene realizzata quando la testata del letto è sollevata di 45°-50° e le ginocchia flesse. E' la postura che determina la maggiore compressione a livello sacrale ischiatico; è quindi opportuno che durante gli spostamenti queste zone non subiscano frizioni (utilizzare traversa o telo). Con la testata del letto sollevata di 45°-50° si ha un miglioramento della ventilazione, possono essere usati cuscini per sostenere braccia e mani se il paziente non li controlla volontariamente. Dovrà essere utilizzata un'adeguata protezione del piede e del tallone. Posizionare un cuscino sotto le cosce per avere la flessione delle ginocchia, ciò previene gli effetti della prolungata iperestensione, quindi una ridotta mobilità articolare. - 18 - PREDISPORRE TUTTO IL MATERIALE (cuscini, rotoli trocanterici, alzacoperte, tavola antiequinismo…..) Posizione prona: Questa posizione trova indicazioni nella prevenzione delle contratture e dell'equinismo del piede. Informare il paziente delle necessità del cambio della postura. Evitare le frizioni fra la cute del paziente e il letto. Voltare il capo da un lato e porlo su di un cuscino sottile per evitare il soffocamento, la flessione e l'iperestensione delle vertebre cervicali. IL LETTO DEVE ESSERE IN POSIZIONE ORIZZONTALE. PREDISPORRE TUTTO IL MATERIALE (cuscini, rotoli per le mani , alzacoperte…..) Posizione laterale: postura viene utilizzata per garantire un periodo di riposo alle zone cutanee sottoposte a pressione mantenendo il decubito supino. Se il paziente è collaborante occorrerà informarlo della necessità del cambio di postura, che serve a decomprimere la zona sacrale alternando il decubito sui due fianchi. Tale postura permette inoltre una migliore espansione della parte superiore dell'emitorace. Per posizionare un paziente sul fianco sinistro o destro utilizzare un lenzuolo di trazione posto sotto il paziente per evitare lesioni da frizione. E' importante prestare attenzione all'allineamento delle spalle, del bacino e della gamba sottostante. Il cuscino posto sotto la testa del paziente non deve ostacolare gli atti respiratori. IL LETTO DEVE ESSERE IN POSIZIONE ORIZZONTALE. PREDISPORRE TUTTO IL MATERIALE (cuscini, rotoli, alzacoperte, supporti antiequinismo…..).• Evitare il decubito laterale ad angolo retto sul trocantere; • Fare assumere una postura obliqua di 30°; • Distendere la gamba che appoggia direttamente sul materasso; • Il braccio corrispondente alla gamba sarà flesso con il palmo della mano rivolto verso l'alto; • Flettere leggermente la gamba controlaterale e farla appoggiare su un piccolo cuscino; • Flettere il braccio corrispondente e fare appoggiare il palmo della mano su un piccolo cuscino. Il paziente emiplegico non dovrebbe mai essere posto sul lato plegico in quanto tale posizione diminuisce la già scarsa ventilazione dell'emitorace e soprattutto perché tale lato è più suscettibile a sviluppare lesioni8 8 AISLeC “ Profilassi delle lesioni da decubito e cambio posturale : ricerca multicentrica linee guida” - Ed. ANIN Pavia,1995 - 19 - La scelta delle posture dipende dalle condizioni del paziente, anche il tempo è condizionato dalla situazione specifica dell’ammalato. In ogni caso non deve superare le due ore. I trasferimenti posturali della persona letto- poltrona, letto- carrozzina devono garantire una risposta di bisogno di movimento del paziente evitandogli la comparsa di lesioni da decubito, abrasioni da sfregamento sulla biancheria. La frequenza dipende sempre dalle condizioni generali del paziente, può comunque essere modificata. - 20 - ALIMENTAZIONE Per nutrizione significa che l’organismo assume dall’esterno sostanze indispensabili alla vita. Il bisogno di alimentarsi e idratarsi è una caratteristica fondamentale degli esseri viventi. L’organismo ha bisogno di energia e di poter riparare i possibili danni a carico dei tessuti provvedendo, se opportuno, anche alla loro ricostruzione e di costruire i nuovi tessuti. E’ importante un’alimentazione sana ed equilibrata perché favorisce il benessere dell’individuo e promuove il buon funzionamento dell’intero sistema. Vi sono alcuni fattori che influenzano lo stile alimentare (ambientali, sociali, culturali, economici, psicologici, religiosi). Inoltre il fabbisogno energetico dipende dal metabolismo basale il quale varia in relazione ad alcuni fattore: età, malattia, sesso, stile alimentare, ambiente e dall’attività fisica. La malnutrizione è una malattia, una condizione di alterazione funzionale e strutturale con squilibrio tra fabbisogni, introiti ed utilizzazione dei nutrienti.9 SITUAZIONI FISIOLOGICHE E PATOLOGICHE Nella persona anziana, fisiologicamente si manifesta un rallentamento delle funzioni che si ripercuote in tutto l’organismo con riduzione della sete, del senso del gusto, alterazione della masticazione, e ancora una riduzione della massa muscolare e del processo di decalcificazione dell’apparato scheletrico. La presenza di lesioni richiede un’attenta valutazione dello stato e dei fabbisogni nutrizionali dei pazienti; un non adeguato stato nutrizionale può ritardare la guarigione della ferita comprese le ulcere da pressione. Una terapia che trova indicazioni in quei pazienti che, a causa della loro malattia, non riescono a mantenere un corretto stato nutrizionale con una normale alimentazione e la nutrizione artificiale. Quest’ultima comprende due differenti tipi di metodiche: - la nutrizione parenterale: prevede la somministrazione di sostanze nutritive, in forma liquida e sterile, nel circolo sanguigno per mezzo di un catetere posizionato in una vena di grosso calibro. - La nutrizione enterale: prevede la somministrazione di sostanze nutritive direttamente nel tratto gastrointestinale per mezzo di un sondino nasogastrico. PEG: gastrostomia percutanea permette l’alimentazione diretta attraverso lo stomaco con l’uso di una sonda che deve essere posizionata in ambito ospedaliero. La cute attorno alla sonda va controllata almeno due volte a settimana e non necessita di particolari medicazioni, basta pulire attorno alla sonda con fisiologica 0,9% o acqua tiepida. Importante che la cute non sia arrossata o irritata nel caso avvertire l’infermiere. 9 Rivista Italiana di Nutrizione Parenterale ed Entrale. - 21 - L'INCONTINENZA Per l'azione macerante ed irritante di urina e feci, l'incontinenza richiede moltissima attenzione da parte del personale sanitario: - controllare frequentemente il soggetto incontinente (al fine di evitare il prolungato contatto con feci e urine); - eseguire accurate cure igieniche con acqua tiepida e saponi idonei, evitare l'uso di strumenti e manovre abrasive; - asciugare bene la sede; - controllare l'integrità della cute: - idratare (meglio se con prodotti riassorbibili); - avvalersi di presidi per l'incontinenza: pannoloni scelti in base al peso, circonferenza vita, grado di incontinenza (leggera - media - grave), forma (a mutandine o anatomici), grado di dipendenza (utenti allettati, deambulanti o parzialmente deambulanti). - mutandine a rete, o normali sagomati o rettangolari, facendo attenzione che non siano compressive e non determinino sfregamenti o stati irritativi. - proteggere il letto con traverse salvamaterasso, se l'incontinenza è grave o doppia, (possibilmente non cerate); - utilizzare nell'uomo il condom (drenaggio urinario esterno); - in presenza di lesioni valutare l'opportunità di posizionare un catetere vescicale a permanenza. - 22 - PRESIDI PER LA PREVENZIONE Oltre a quelli utilizzabili per il mantenimento del corretto posizionamento, come cuscini, archetti ecc…sono molto utili alla riduzione della pressione: MATERASSI E SOVRAMATERASSI: - in poliuretano a densità diversificata: possono essere in un solo segmento o a più segmenti in modo da adeguarsi ai letti articolati. Essi consentono di ridurre la pressione poiché la distribuiscono su più parti d’appoggio del corpo. - termosensibili: questi materassi in poliuretano hanno la matrice che a contatto del calore del corpo tende ad adattarsi diventando morbido ed elastico distribuendo il carico più perifericamente, favorendo un buona eliminazione delle pressioni da contatto sulle prominenze ossee. Sono idonei se hanno uno spessore di almeno 14 cm. Visto che la sanificazione di tali materassi è difficoltosa è preferibile usare foderine impermeabili e traspiranti. - ad acqua: oramai prodotti di gran parte in disuso per problemi di gestione e di inconvenienti. Sono composti da un involucro in PVC che viene riempito d’acqua; è molto importante che l’acqua sia ad una temperatura di circa 37°C poiché se troppo fredda potrebbe portare a ipotermia il paziente, se troppo calda a ustioni. La quantità d’acqua necessaria al riempimento del materasso deve essere proporzionale al peso del paziente. Un accorgimento, quando il paziente viene alzato, coprire il materasso poiché si raffredda. - ad aria: lo spessore può variare; se seno alti da 7 a 10 cm vanno impiegati come sovramaterassi, mentre se sono oltre i 14 cm possono sostituire il materasso tradizionale (i più efficaci sono quelli a spessore maggiore, perché riescono a tener sollevato il paziente dalla superficie d’appoggio con ridotta pressione delle celle). Tali ausili sono di diverso tipo: a pressione alternata: materasso composto da molteplici celle che si gonfiano e si sgonfiano completamente o parzialmente. All’interno spesso c’è un sensore che regola le pressioni di contatto. Molti materassi hanno due modalità di funzionamento: DINAMICO: le celle si sgonfiano alternativamente ed esclusione delle zone su cui poggia la testa del paziente. L’andamento dinamico migliora l’ossigenazione dei tessuti. STATICO: la pressione di contatto è sempre costante, tutte le celle sono permanentemente gonfie. Questa funzione deve essere attivata quando: le condizioni del paziente non consentono l’alternanza delle celle ( lesioni spinali, fratture scomposte), mentre si eseguono interventi di nursing, il paziente non tollera il massaggio dinamico. a cessione d’aria: sono composti da cuscini intercollegati tra loro, i quali tramite microfoni emettono continuamente aria tiepida filtrata (esclusi quelli su cui poggia la testa del malato). Ciò impedisce la formazione dell’umidità tra la cute del paziente e la superficie d’appoggio evitando così la macerazione e consentire una miglior per fusione tessutale. - 23 - - fluidizzato:è un letto a microsfere calcio-sodiche che vengono costantemente mantenute in movimento da un flusso d’aria termostatato che consente di sostenere il paziente mantenendo la pressione di contatto a bassi valori. E’ indicato per i pazienti con piaghe essudative e grandi ustionati: fluidi ed altri liquidi corporei vengono assorbiti dalle microsfere e decontaminati. - cuscini per carrozzine: distribuiscono la pressione in modo uniforme a seconda del tipo di cuscino sulle parti del corpo che supportano il peso della persona. Le tipologie più comuni dei cuscini antidecubito: ad acqua, ad aria, con supporto in gel, in gomma piuma e in fibra10 Gli ausili antidecubito non sostituiscono l’intervento umano nell’attuazione di una corretta mobilizzazione e cambi di postura anche se sono molto efficaci nell’azione di riduzione delle pressioni. 10 Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione e il trattamento delle lesioni da decubito III edizione e appunti del corso Wound Care aa 05-06 - 24 - LA GUARIGIONE DELLE LESIONI DA DECUBITO LAVAGGIO DELLE MANI Nell’eseguire le medicazioni bisogna evitare la contaminazione ed essere più asettici possibile pertanto vanno ricordate alcune manovre di igiene. Il lavaggio delle mani è una procedura di grande importanza per la prevenzione delle infezioni, essendo le mani stesse uno dei maggiori veicoli di contaminazioni. Le mani degli operatori sono la principale via di trasmissione delle infezioni alle persone che vengono assistite. La flora microbica che si può trovare sulla cute generalmente non patogena, ma questi microrganismi potrebbero causare problemi di infezione se arrivassero in distretti corporei normalmente sterili o all’interno di una ferita. Tale procedura se correttamente attuata, agisce sulla trasmissione dei microrganismi interrompendo la catena epidemiologica. Le circostanze che richiedono sempre il lavaggio delle mani (lavaggio sociale o di routine) sono le seguenti: all’entrata in servizio; all’inizio e alla fine di ogni contatto o procedura sul malato; prima e dopo aver maneggiato presidi utilizzati sul malato: sacche per la raccolta della diuresi…; dopo aver manipolato la biancheria sporca; prima di mettere e dopo aver tolto i guanti; alla fine del servizio. A determinare la correttezza e quindi l’efficacia di questa procedura sono tre elementi: l’acqua, il sapone e lo strofinamento. Nel caso di rubinetti a manopola si deve porre attenzione ad aprirli e chiuderli facendo uso dell’apposita salvietta di carta e non con le mani. Si consigliano comportamenti diversificanti nelle procedure di lavaggio in base a situazioni specifiche: - il lavaggio sociale : si esegue utilizzando un sapone liquido semplice, da frizionare per circa un minuto. - Il lavaggio antisettico: si usa un sapone antibatterico e si estende il lavaggio anche agli avambracci per almeno due minuti. - Il lavaggio chirurgico: si usa una soluzione disinfettante per lavare mani e avambracci per almeno cinque - otto minuti. Tale lavaggio precede un intervento chirurgico. L’USO DEI GUANTI L’uso dei guanti non riduce la necessità e la frequenza del lavaggio delle mani. I guanti sono una barriera fisica e cannolo scopo di separare la cute delle mani dell’operatore dall’ambiente esterno. Inoltre sono presidi utili alla prevenzione delle infezioni (tutela dell’ammalato) e dispositivi di protezione individuale (tutela dell’operatore). Esistono diversi tipologie di guanti in relazione all’utilizzo che s’intende fare I guanti sono monouso, non vanno mai lavati ad eccezione dei guanti di gomma. - 25 - RIPARAZIONE La guarigione avviene attraverso processi di rigenerazione, cicatrizzazione o entrambi. E’ importante ricordare che nelle persone anziane la capacità di riparazione del tessuto leso è molto ritardata. Si parla di guarigione di prima intenzione quando i margini di una lesione sono molto ravvicinati e non si sviluppa un processo infettivo, mentre nella guarigione di seconda intenzione i margini sono distanziati a causa di un’estesa perdita di sostanza, può esserci infezione e la riparazione avviene attraverso la formazione di connettivo cicatriziale il quale viene rivestito da cellule in continua moltiplicazione e migrazione. SCELTA DELLA MEDICAZIONE La gestione di un soggetto che rischia una lesione da decubito o nel quale essa è da trattare perché già presente è un’attività complessa e richiede un approccio multidisciplinare. E’ necessario coordinare l’attività di medici, infermieri e operatori in tutte le fasi essenziali della prevenzione e del trattamento. Non esiste una metodica ottimale per la lesione da decubito. Il trattamento varia in base alle condizioni del soggetto e della lesione: esistono però alcuni principi generali di cui si deve tenere conto per scegliere il metodo più idoneo. La guarigione in ambiente umido Il concetto di guarigione in ambiente umido è un’acquisizione delle ricerche sulla guarigione delle ferite. Nel 1969, il dott. G. Winter eseguì uno studio, pubblicato poi nel 1971 sulla “guarigione delle ferite cutanee e l’influenza della medicazione nel processo di riparazione” e si concluse che una ferita coperta da una pellicola impermeabile al vapore acqueo ha accelerato la rigenerazione tessutale favorendo la migrazione cellulare dell’epidermide sulla ferita stessa. Sono dunque utili e consigliabili tutte le medicazioni che mantengono la lesione in ambiente umido. La medicazione non determina l’azione in sé, ma determina la qualità. - 26 - MEDICAZIONE AVANZATA Con il termine medicazione avanzata si definisce un materiale di copertura che abbia caratteristiche di biocompatibilità, qualità che si identifica nell’interazione del materiale con un tessuto e nella evocazione di una risposta specifica. Presupposti teorici delle medicazioni avanzate: - creazione di un ambiente umido - stabilità termica - protezione dell’infezione esogene - atraumaticità Appartertengono alle medicazioni avanzate: - film in poliuretano: pellicole semiocclusive, rivestite con adesivo acrilico. Possono essere usate su lesioni superficiali come medicazione primaria o come medicazione secondaria nel fissaggio di altri prodotti. Vengono impiegati anche come protezione di aree a rischio. - schiume in poliuretano: medicazioni semiocclusive, utili per trattenimento di lesioni con essudato medio/abbondante. - Idrocolloidi: occlusivi o semiocclusivi, assorbono in modo lento e controllato l’essudato per cui sono indicati in lesioni con scarso-medio essudato. - arginato di calcio: non sono medicazioni occlusive, sono prodotti fibrosi derivati da alghe marine; quando entra in contatto con l’essudato della lesione l’alginato cede ioni calcio trasformandosi in gel e si mentiene un ambiente umido. - Idrogel: contengono fino 85% di acqua perciò non hanno la funzione di assorbimento di grandi quantità di essudato, ma provocano l’autolisi del tessuto necrotico con contemporanea attivazione dei processi di granulazione. - 27 - TRATTAMENTI TOPICI Esiste un processo di selezione delle medicazioni, spesso l’operatore si focalizza sull’utilizzo di prodotti a livello locale. Ad esempio gli agenti antimicrobici sono ancora molto utilizzati nella pratica comune, ma risultano altamente citotossici ed istiolesivi anche a concentrazioni molto basse. Inoltre la colorazione residua che lasciano sulla cute (fucsina; mercurio cromo; eusina), ne impedisce la valutazione. Pertanto gli antisettici non vanno usati per detergere le lesioni croniche; la terapia topica fa riferimento all’applicazione locale di sostanze atte, per la loro proprietà a recare benefico alle diverse lesioni o irritazioni della pelle. L’OSS è in grado di eseguire solamente medicazioni semplici ed eventualmente applicare pomate o paste all’ossido di zinco per alleviare l’eritema della cute dovuto a pressione. In questo caso si deve sempre avvisare il personale infermieristico di ciò che si è visto ed eseguito. L’OSS può inoltre collaborare efficacemente con l’infermiere nell’effettuazione delle diverse tipologie di medicazione seguendo le procedure o i protocolli presenti nelle diverse unità operative. - 28 - BIBLOGRAFIA: Il manuale per l’operatore socio sanitario. Principi e tecniche. II edizione con integrazioni necessarie all’operatore socio sanitario specializzato. Andrea Cavicchioli; Paola Casson; Mario Morello; Angelo Pomes; Giorgio Zanella. Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione e il trattamento delle lesioni da decubito. A.Calosso, E.Zanetti HESS C.T. guida clinica alla cura delle lesioni cutanee, Masson, 1999 Milano EPUAP. :European Pressure Ulcer Advisory Panel. www.epuap.com. Motta P. Linee guida, clinical pathway e procedure per la pratica infermieristica: un inquadramento concettuale e metodologico. Nursing oggi 2001 “La cute, difese innate” capitolo 6.1 SusanM.Hincliff : lezione 1°modulo corso Wound Care aa ‘o5 –‘o6 Linee guida dell’HARQ (Agency for Healthcare Research and Qualità) ex AHCPR (Agency for Health Care Policy and Research) AISLeC “ Profilassi delle lesioni da decubito e cambio posturale : ricerca multicentrica linee guida” - Ed. ANIN - Pavia, 1995 Rivista Italiana di Nutrizione Parenterale ed Entrale. Linee guida integrali dell’AHRQ per la prevenzione e il trattamento delle lesioni da decubito III edizione e appunti del corso Wound Care aa 05-06 CT Hess (ed.italiana a cura di A. Bellingeri) guida clinica alla cura delle lesioni cutanee. Ed. Masson Agency for Health Care Policy and Research: skin care and early trattament in Pressure Ulcers in Adults: prediction and prevention. Clinical Practice Guidline, number 3, 1992 - 29 -