Guido Bertolasointercettato alla vigilia del terremoto in Abruzzo:
“La Grandi Rischi è un’operazione mediatica”. A parte i 300 morti
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Mercoledì 25 gennaio 2012 – Anno 4 – n° 20
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Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)
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IL SINDACO ALEMANNO
C’
E I RAGAZZI PICCHIATORI
Diritto comperato
di Marco Travaglio
Giugno 2009, raid fascista manda all’ospedale un quindicenne
(di destra) che non gradiva i saluti romani. Il figlio del sindaco assiste
Malgrado la denuncia, il fattaccio viene messo a tacere
Peccati tecnici
di Marco Politi
dc
on è solo contro i peccati dei furbetti clericali, evasori dell’Ici, che il cardinale Bagnasco punta il dito. Parlando ai vertici
della Cei il porporato denuncia anche altri peccati, che serpeggiano nella squadra di
Monti e proiettano su alcune misure governative l’ombra di quel pensiero unico che livella
uomini e donne al grado di sudditi-consumatori
e merce-lavoro.
Bagnasco se la prende con chi vuole sacrificare
la domenica alla macchina economica. Non lo
fa (solo) in nome della messa. Contesta l’utilità
di “parcellizzare il tempo del riposo in base alle
leggi di mercato”. È un’analisi puntuale.
Più severo ancora è il suo attacco al “capitalismo
sfrenato” – proprio così – che spezza il proprio
storico legame con il lavoro stabile per propagandare l’immagine di un “lavoro-campeggio”,
in cui la dignità del lavoratore è inesistente. L’analisi del cardinale dovrebbe spingere alla riflessione quanti dentro e fuori il governo giocano
con l’idea che abolire o svigorire l’articolo 18
dello statuto dei lavoratori sia qualcosa di particolarmente moderno e produttivo.
I terminali sociali della Chiesa sembrano qui più
attenti alla realtà di certi ideologismi radicati nel
governo, in Confindustria o nei fan di Marchionne nel Pd. A proposito di Marchionne, l’allarme
di Bagnasco per la perdita di ruolo del lavoratore (parola desueta che il cardinale serenamente rispolvera) esige che prima o poi Monti cancelli la norma vergognosa per cui alla Fiat si hanno diritti sindacali solo se si dice sì all’azienda. I
deputati li elegge l’elettore, non il governo. L’avvocato lo sceglie il cliente, non il giudice. Chi è
sindacalista lo decidono i dipendenti, non la
proprietà. Sarebbe bene che i cattolici al governo fossero sensibili a un tema così cruciale. Fa
effetto un cardinale che – forte della dottrina
sociale della Chiesa – suona l’allarme contro i
poteri sovranazionali che vogliono la politica
sempre più “debole e sottomessa”. Fa effetto
perché a quanti sembrano ipnotizzati e inebriati
dalla parolina “concorrenza”, ricorda che la politica ha il compito di regolare il mercato e che il
guadagno non è l’ultimo metro.
Se poi, tra i nuovi peccati indicati da Bagnasco,
c’è anche la tentazione tecnocratica transnazionale di prevaricare sulle democrazie, urgono
esami di coscienza europei.
N
CATTIVERIE
Il viceministro Michel Martone:
“Chi si laurea dopo i 28 anni è uno
sfigato”. All’inizio mi sono
incazzato, ma poi l’ho visto in foto
(www.spinoza.it)
La madre di uno dei
giovani minacciati
scrive al primo
cittadino, che non
risponde. Da anni a
Roma le squadracce
agiscono indisturbate
di Marco Lillo
e Ferruccio Sansa
a storia che Il Fatto racconta
Lfa eoggi
risale a due anni e mezzo
rischia di finire negli archivi
della Procura di Roma forse per
la scarsa convinzione della Polizia, magari per la paura delle vittime e sicuramente per l’omertà
dei testimoni.
pag. 2 - 3 z
LIBERALIZZAZIONI x Nel decreto solo 4,7 miliardi per le aziende
Lo Stato non paga il conto
50 imprenditori si uccidono
Nel testo finale del documento
spiccioli alle aziende creditrici,
niente trivelle libere né
preventivo per le professioni
ggi Monti cerca il sostegno del Parlamento con
Orecessione
una mozione sulla linea europea. Il Fmi avverte:
-2,2 per cento. E il ministro Fornero precisa: non si tocca la cassa integrazione. Ma pensa di
intervenire sugli stipendi.
pag. 4 - 5 - 6 - 7 z
Supermercati vuoti per il blocco dei tir (FOTO ANSA)
Udi Oliviero Beha
Udi Gian Carlo Caselli
Udi Federico Mello
CASI
DI DEMENZA
SENILE
DIFENDO
INGROIA, PM
PARTIGIANO
IMMIGRATI,
CRITICHE WEB
A GRILLO
rima, alla fuoriuscita speron contro la disoccupaeppe Grillo si schiera conPpremierato,
nacchiata di Berlusconi dal N zione. Non contro l’eva- B tro la cittadinanza ai figli
si è cominciato a sione fiscale. Non contro la degli immigrati nati in Italia e
stigmatizzare il “golpe bianco”,
l’espropriazione “manu quirinali e vaticani” da parte dei tecnici
del potere nei confronti della
politica politicante. pag. 18 z
corruzione. L’unica vera
guerra combattuta dal governo negli ultimi anni è stata
soltanto quella contro la magistratura.
pag. 18 z
scoppia un caso. Il blogger e
comico genovese ha scritto
lunedì un post sul suo blog
intitolato: “La liberalizzazione delle nascite”. pag. 17 z
era un tempo, lontano lontano, in cui le leggi
erano “provvedimenti generali e astratti”.
Cioè valevano per tutti. Un giorno, negli
anni 80, il ministro dell’Interno Scalfaro che
rappresentava il governo alla Camera dovette
sciropparsi l’interminabile catilinaria di un
avvocato-deputato meridionale che argomentava
dottamente come e qualmente si dovesse riformare un
articolo del Codice di procedura penale. Esausto,
Scalfaro lo interruppe: “Avvocato, abbia pazienza, se
mi dice quale processo vuole sistemare, facciamo
prima”. Non si usava, allora, approvare leggi su misura.
Almeno per una sola persona. Poi arrivò B. e le leggi ad
personam divennero la regola: ne furono approvate 42
per la sua personam, più 70 per altre personas,
aziendas, mafias, castas. Il conflitto d’interessi diventò
Costituzione materiale, tant’è che oggi ciascuno ha il
suo e non ne parla più nessuno. Per dire, il viceprefetto
di Torino, Roberto Dosio, è sott’inchiesta per essersi
cancellato una multa da solo: i vigili l’avevano beccato
in auto senza libretto né assicurazione, ma lui aveva
fatto ricorso contro la doppia contravvenzione, poi
aveva attentamente esaminato il suo ricorso e alla fine
aveva deciso a malincuore di accoglierlo. Ma – precisa
ora – “la mia è stata una scelta di trasparenza, coerenza
e responsabilità che manca sempre più spesso nella
Pubblica amministrazione”. Averne, di viceprefetti così
trasparenti, coerenti e responsabili. Ora però al
governo ci sono i tecnici, notoriamente buoni, sobri e
sempre tesi al bene comune, tra un Salva-Italia e un
Cresci-Italia. Anche quando la fanno fuori dal vaso,
come lo spensierato ministro Michel Martone che dà
degli “sfigati” agli studenti fuori corso (mica tutti
possono permettersi un padre amico di Previti e della
P3), si scusano “perché non sono stato sobrio”. Mai
presenterebbero una legge che favorisca qualcuno. È
dunque con somma incredulità che ieri abbiamo
pubblicato l’articolo di Vittorio Malagutti su un
emendamento sobriamente presentato dal
sottosegretario alla Giustizia, il prof. avv. Andrea
Zoppini, 46 anni, ordinario di Diritto comparato a
Roma Tre, già consigliere giuridico di Palazzo Chigi
con Prodi e poi con B., amico e coautore del figlio di
Napolitano, così giovane e già così consulente un po’
di tutti, approdato alla corte della ministra Severino
grazie alla doppia vicinanza a Gianni e a Enrico Letta
(più che un sottosegretario, un ricongiungimento
familiare). Sì, eravamo increduli anche noi nel
raccontare che l’emendamento Zoppini modificava le
regole sulle azioni proprie, ma solo per le società non
quotate e solo per le assemblee tenute entro il 30
giugno 2012. Al posto di Monti, uno Scalfaro avrebbe
detto al giovine prof. avv. sottosegr. che cesellava
fischiettando il suo codicillo: “Scusa, caro, se mi dici
quale assemblea vuoi sistemare, facciamo prima”.
Invece nessuno gli ha detto nulla. Eppure sull’orbe
terracqueo c’era una sola azienda interessata
all’emendamento: la Salini Costruzioni. E neanche
tutta: solo il ramo dell’amministratore delegato Pietro,
che controlla il 47% di azioni, ma è in guerra con l’altro
ramo (quello dei figli dello zio Franco, che detengono
l’altro 43) e vuol mettere le mani sul 10% di azioni
proprie dell’azienda familiare per conquistare la
maggioranza assoluta e nominare amministratori di sua
fiducia nella prossima assemblea, prevista
naturalmente entro e non oltre il 30 giugno. Con le
vecchie regole era un sogno proibito, ma col sobrio
emendamento Zoppini (9 righe appena) diventava
miracolosamente realtà. Più che un emendamento,
una siringa monouso. Fortuna che ce ne siamo accorti
noi, così ieri il governo dei buoni e dei sobri l’ha
frettolosamente ritirato. Ora naturalmente Monti
convocherà il giovine Zoppini, in arte Salini, colto col
sorcio in bocca, e lo rispedirà da dove era venuto.
Soltanto domenica, ospite di Lucia Annunziata, il
premier aveva solennemente promesso: “Se qualcuno
dei miei ministri porta un conflitto di interesse sarò io
a chiedergli di dimettersi”. Vale anche per i
sottosegretari?
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Lo Stato non paga il conto 50 imprenditori si uccidono