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Sociologia dei processi
culturali
Sociologia della cultura
Prof. Luca Salmieri
Lezione 10
‘I processi culturali: linguaggio,
comunicazione, socializzazione,
istituzionalizzazione e legittimazione’
Il linguaggio
1)Il linguaggio costituisce la principale forma di oggettivazione delle forme di espressione umana.
Attraverso il linguaggio gli uomini possono staccarsi dalle manifestazioni immediate
dell’esperienza soggettiva.
2)Tra linguaggio e pensiero esistono processi di interazione. Secondo Sapir il linguaggio, come
strumento, rende possibile il prodotto, cioè il pensiero; ma anche il pensiero - il prodotto - serve a
perfezionare lo strumento, cioè il linguaggio.
3)Esistono diversi sistemi di linguaggio: verbale, non verbale (gesti, espressioni facciali).
L’importanza dei linguaggi non verbali è legata non solo agli aspetti psicologici e individuali, ma
anche a quelli culturali.
Principali caratteristiche del linguaggio e rapporto con la cultura
- Il linguaggio è una caratteristica universale: tutte le popolazioni della terra hanno una qualche
forma di sistema linguistico (addirittura secondo Noam Chomsky ritiene che esista una
grammatica universale, comune a tutte le lingue). Secondo la sociolinguistica, invece, è
importante analizzare la variabilità o variazione della lingua: il linguaggio varia in funzione della
struttura sociale all’interno di una data società.
- Il linguaggio non è neutro: il diverso uso dei linguaggi è in relazione al prestigio e alla
reputazione sociale, così come diverse forme di linguaggio possono voler denotare
l’appartenenza a e l’identificazione con gruppi minoritari.
- Dunque il linguaggio serve anche a riconoscersi, ad adattarsi e a differenziarsi ogni qual volta
una o più di queste dinamiche è ritenuta necessaria dall’ambiente sociale.
- Secondo l’ipotesi di Sapir-Whorf la struttura di una lingua condiziona il modo attraverso cui gli
individui di quella cultura comprende e percepisce la realtà, e naturalmente viceversa.
- Per un lungo periodo, caratterizzato dall’imporsi del nazionalismo, il concetto di cultura nazionale
si è legato all’idea della lingua nazionale che in diversi stati europei si è avuta, solo parzialmente,
a seguito della diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e della scolarizzazione di massa.
La comunicazione
Gli elementi che compongono qualsiasi comunicazione sono: (1) emittente, (2) ricevente, (3)
canale, (4) messaggio, (5) codice [dell’emittente e del ricevente], (6) contesto, (7) feedback,
e (8) rumore (disturbo).
L’emittente: è il soggetto (o i soggetti) che comunica il messaggio.
Il ricevente: è il soggetto (o i soggetti) che riceve il messaggio
Il messaggio: è il contenuto di ciò che si comunica: una informazione, un dato, una notizia o una sensazione
Il codice: è il sistema di segni che si usa quando si comunica e senza il quale non avviene la trasmissione del messaggio.
Può essere sia una lingua, che un gesto, un grafico, un disegno.
Il canale: può essere inteso sia come il mezzo tecnico esterno al soggetto con cui il messaggio arriva (telefono, fax, posta
ecc.) sia come il mezzo sensoriale coinvolto nella comunicazione (principalmente udito e vista)
La codifica: è l'attività che svolge l'emittente per trasformare idee, concetti e immagini mentali in un messaggio comunicabile
attraverso il codice
La decodifica: è il percorso contrario svolto dal ricevente che trasforma il messaggio da codice in idee, concetti e immagini
mentali
Il feed-back: è l'interscambio che avviene tra ricevente ed emittente quando l'informazione di ritorno permette all'emittente di
percepire se il messaggio è stato ricevuto, capito ecc.
Il contesto o ambiente: è il "luogo", fisico o sociale, dove avviene lo scambio comunicativo - può incentivare o al contrario
disincentivare la comunicazione
La comunicazione di massa
Per comunicazione di massa l’insieme dei processi comunicativi su vasta scala che
raggiungono un ampio numero di individui simultaneamente in località diverse e distanti
tra loro. I mezzi di comunicazione di massa sono: libri e giornali, radio, cinema,
televisione, media telematici. Una delle caratteristiche della comunicazione di massa è
che si tratta di un tipo di comunicazione prevalentemente unidirezionale.
La comunicazione di massa ha parallelamente contribuito a rafforzare tanto la sfera
pubblica, attraverso lo sviluppo della cosìddetta opinione pubblica che si rafforza a
scapito di quella privata, tanto la sfera privata, soprattutto negli ultimi decenni, grazie
alla diffusione della fruizione privata e domestica di informazioni e entertainment
precedentemente di tipo pubblico (radio, televisione, homevideo, internet).
Trasmissione culturale e comunicazione di massa: 1) il mezzo tecnico della
trasmissione culturale 2) l’assetto istituzionale della trasmissione culturale 3)
distanziamento spazio-temporale della trasmissione.
Le tecnologie della trasmissione culturale: stampa, film e registrazioni sonore
consentono di fissare e conservare i materiali della cultura e quindi ciò rende enorme lo
spettro delle possibili scelte degli elementi da trasmettere e al tempo stesso costituisce
un elemento di più efficace di archiviazione, diffusione, accessibilità e riproducibilità.
Nella trasmissione culturale ciascuno dei mezzi di comunicazione presume un grado
diverso di partecipazione e di coinvolgimento del pubblico. Il medium tecnico tuttavia va
anche contestualizzato rispetto l’ambito sociale e culturale in cui è impiegato. Non a
caso nel corso del tempo ha assunto sempre maggiore spazio l’analisi del contesto della
recezione dei messaggi a scapito dell’analisi del mero mezzo di comunicazione, così
come ha assunto rilievo l’analisi dei contenuti e dei codici dei messaggi, a scapito
La comunicazione di massa
Gli apparati istituzionali della trasmissione culturale: nelle società contemporanee
non tutta la trasmissione culturale passa attraverso i mezzi di comunicazione di massa.
Tuttavia, il peso che essi giocano nelle dinamiche di trasmissione e circolazione della
cultura, soprattutto del suo versante legato ai sistemi simbolici, è sempre più evidente.
Anche per questo motivo si parla di apparato istituzionale dei mass media: cioè una
sistema con una struttura gerarchica, regole, risorse e organizzazione.
Hirsch, analizzando il sistema culturale della moda, ha individuato una serie di
sottosistemi su cui si fonda l’industria culturale di massa. In questa descrizione i
media costituiscono uno snodo tra diversi altri: il mondo degli artisti, quello degli esperti
di marketing, quello dei consumatori, e così via.
I media sono quindi canali di diffusione che non sempre corrispondono anche ai
centri di produzione culturale. Inoltre, la diffusione è di tipo selettivo ed è in questa
funzione che è manifesto il potere dei media.
Il distanziamento spazio-temporale: Thompson e più in generale Giddens, hanno
sottolineato che i mass media, rispetto agli altri mezzi di comunicazione si basano su
distanziamento e decontestualizzazione.
Distanziamento perché le forme simboliche che vengono ‘trasmesse’ si staccano dal
contesto di produzione e decontestualizzazione perché vengono poi fruite in contesti
eterogenei e tempi diversi. Mentre la comunicazione dell’interazione faccia a faccia è
dialogica perché consente una replica contestuale del ricevente nei confronti
dell’emittente, con i mezzi di comunicazione di massa i riceventi non ha possibilità di
replica immediata (flusso unidirezionale).
Socializzazione
La socializzazione è il processo attraverso cui gli individui entrano a far parte della
società integrandosi in modo più o meno completo in uno o più gruppi e in una
comunità.
Mentre nella comunicazione mediatica le rappresentazioni culturali vengono diffuse in
modo selettivo e sulla scorta di scelte di marketing, di economia, di spettacolo e così via,
nei processi di socializzazione la cultura è trasmessa da una generazione all’altra non
solo attraverso la comunicazione, ma anche grazie all’imitazione, all’identificazione
all’adattamento, le emozioni.
La socializzazione si fonda dunque sull’apprendimento e l’appropriazione interiore
dei significati e delle regole generali di una società. Ma è anche un adattamento alle
strutture e alle relazioni sociali che via via nel corso della vita caratterizzano lo sviluppo:
infanzia, adolescenza, giovinezza, ma anche diverse fasi della vita adulta.
In sociologia si distingue tra socializzazione primaria e secondaria: la prima concerne
come agenzie di socializzazione soprattutto la famiglia, mentre quella secondaria vede
accrescersi il ruolo di agenzie quali il gruppo dei pari, la scuola, il mondo del lavoro e
altri ambiti in cui si apprendono ruoli più specializzati. Recentemente hanno assunto
un ruolo importante anche i mezzi di comunicazione di massa e l’allungamento della
transizione nella vita adulta ha portato a parlare di moratoria psicosociale.
Infine, nelle società contemporanee è possibile parlare anche di socializzazione
terziaria (in relazione al prolungarsi della transizione alla vita adulta) o addirittura di
socializzazione continua (in relazione all’estensione delle fonti e dei contesti di
informazione) e ri-socializzazione (per quanto riguarda i ruoli nella terza età).
Istituzionalizzazione e legittimazione
La socializzazione non può però essere vista soltanto come il passaggio di consegne
da una generazione all’altra, in quanto consente anche, in modo indiretto, la
persistenza e il mantenimento di aspetti centrali di una data cultura.
Essa è però diversa dalla istituzionalizzazione che rappresenta il processo in base al
quale all’interno di una società alcune relazioni e azioni sociali vengono oggettivate e
quindi date per scontate e basilari per un determinato gruppo di individui.
Alla base dell’istituzionalizzazione vi è la consuetudinarietà che produce schemi fissi.
L’istituzionalizzazione contribuisce a garantire la persistenza e la conservazione
culturale indipendentemente dall’interiorizzazione, mentre abbiamo visto che
l’interiorizzazione è un processo importante della socializzazione.
Una volta che alcune relazioni e azioni sociali sono state istituzionalizzate esse
esistono sottoforma di sapere sociale che può essere trasmesso in quanto tale, anche
senza dover mettere per forza in gioco l’interiorizzazione.
Tuttavia vi sono alcune forme di persistenza culturale che per essere istituzionalizzate
hanno anche bisogno di essere legittimate. Esistono infatti diversi gradi di
istituzionalizzazione e quando il grado di istituzionalizzazione è basso o quel sistema
di regole e azioni sociali è poco persistente dal punto di vista culturale oppure necessita
di essere legittimato. Il processo di legittimazione fornisce giustificazioni e spiegazioni
che rendono soggettivamente plausibili le regole e le azioni sociali che sono state
istituzionalizzate. È un processo che ha funzioni cognitive e valutative: spiega l’ordine
istituzionale e al tempo stesso lo giustifica.
Istituzionalizzazione e legittimazione
Se la legittimazione è un processo di giustificazione che integra in un ordine
simbolico e concettuale più elevato alcuni aspetti culturali esso è più fragile
dell’istituzionalizzazione: questo perché la legittimazione fa riferimento ad
elementi culturali particolari da far accettare come coerenti rispetto ad
elementi culturali universali e preesistenti. Ad esempio rientra nella
legittimazione un’eventuale cambiamento dell’ordine di organizzazione politica
basato sul passaggio da una forma democratica all’altra. In questo caso il
processo di legittimazione produce una serie di tentativi di giustificare il nuovo
assetto alla luce di valori condivisi di ordine culturale di tipo più ampio.
L’istituzionalizzazione invece riguarda strutture sociali e culturali che grazie ad
essa si sedimentano divenendo elementi dati per scontati e quindi indiscutibili.
I processi di istituzionalizzazione e di legittimazione mettono in campo il
complesso discorso dell’analisi del cambiamento culturale.
È stato più volte ribadito che le culture non sono mai identificabili come un
tutto perfettamente omogeneo, unitario, coeso e coerente. Esse piuttosto si
presentano come un insieme differenziato e complesso, con diverse
articolazioni, non tutte integrate allo stesso modo tra loro e magari, come è
tipico delle culture delle società contemporanee, con dinamiche di
contraddizione e incoerenza tra vari ambiti culturali. È da queste incoerenze e
contraddizioni interne che si può produrre una dinamica di cambiamento
culturale generale. Tuttavia, esistono anche altri meccanismi di
cambiamento culturale.
Modelli di spiegazione del cambiamento culturale
Il cambiamento culturale è un aspetto non solo difficile da misurare e
valutare, ma anche da spiegare in termini dei fattori che lo determinano.
Non a caso non esiste una teoria completa, generale e omnicomprensiva dei
meccanismi di cambiamento culturale. Piuttosto la sociologia e in particolare la
sociologia della cultura hanno prodotto spiegazioni riferite a diversi tipi di
cambiamento culturale. Le analisi, le ricerche e le teorie in questo campo sono
davvero molto numerose. È possibile suddividerle secondo il tipo di
spiegazione che offrono e il tipo di fattori che vengono tirati in ballo per
spiegare il cambiamento culturale.
Spiegazioni endogene a livello macrosociale: il cambiamento culturale è spiegato sulla
scorta di evoluzioni e trasformazioni interne ad una data società. La portata delle cause di
cambiamento si riferisce ad elementi che riguardano l’intera società. Esempi tipici sono la
legge dei tre stadi di Auguste Comte (1798-1857) scondo cui tutte le società tendono ad
evolversi passando per una fase teologica, una metafisica e una terza ed ultima positiva. Altro
esempio, relativo a quando ormai la sociologia ha raggiunto una sua maturità, è quello relativo
alla teoria dello sviluppo del razionalismo nelle società occidentali. Formulata da Max
Weber, questa teoria è endogena in quanto riposa sull’ipotesi che il cambiamento sia dettato
da necessità interne alla stessa ideologia del razionalismo scientifico occidentale: una prima
fase di disincantamento religioso produce un distacco da parte del senso comune dalle
influenze della visione religiosa del mondo e un processo di modernizzazione è sia causa
che ed effetto di uno sviluppo ulteriore dell’approccio razionale alla lettura del mondo: scienza,
economia, politica e religione si distinguono e diventano sfere culturalmente autonome,
tuttavia vi è un minimo di influenza dell’una sulle altre, ma è soprattutto quella scientifica ad
incunearsi nelle altre.
Modelli di spiegazione del cambiamento culturale
Spiegazioni esogene a livello macrosociale: questo tipo di analisi puntano a mettere in
risalto come il cambiamento culturale possa derivare da sviluppi esterni alla cultura
oggetto di riflessione. Sono tantissimi gli studi che rientrano in questo modello: quello di
Marx secondo cui la trasformazione dell’ideologia della borghesia durante lo sviluppo del suo
predominio rispetto alle classi precedentemente al potere (nobiltà e aristocrazia terriera) è
dettata dai mutamenti nei rapporti di produzione della nuova società capitalista; l’influenza del
protestantesimo sul tipo di sviluppi che ha seguito la scienza moderna (Merton); il ruolo della
crescente divisione del lavoro sociale che Durkheim individua come fattore di spinta per
l’affermarsi della cultura dell’individualismo o ancora lo sviluppo di strutture burocratiche di
accentramento del potere e del controllo sociale che si verifica con lo sviluppo dello statonazione in Europa produce, secondo Elias, cambiamenti nei costumi e nella normativa di
comportamento sociale facendo gradualmente estendere le buone maniera della civiltà di
corte a strati sempre più ampi della popolazione.
Spiegazioni endogene a livello microsciale: sono poco numerose quelle teorie e analisi che
puntano sui meccanismi individuali a partire dai quali alcuni gruppi sociali modificano le
proprie credenze. In particolare rientrano in questo modello esplicativo tutte quelle teorie che
si basano su meccanismi di imitazione culturale e di contagio sociale delle idee, dei costumi,
delle credenze e dei consumi.
Spiegazioni esogene a livello microsociale: anche in questo modello rientrano non
moltissime teorie e analisi di cambiamento culturale. In questo caso l’attenzione è rivolta a
fenomeni che interessano la scala micro dei rapporti sociali e che però al tempo stesso
sono capaci di produrre cambiamenti, anche minimi, nell’ambito culturale della società.
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