Orario lezioni. Lunedì, ore 16.00-18.00, aula b14 Mercoledì, ore 16.00-18.00, aula b14 Venerdì, ore 16.00-18.00, aula b14 Sociologia dei processi culturali Sociologia della cultura Prof. Luca Salmieri Lezione 8 ‘I processi culturali: linguaggio, comunicazione, socializzazione, istituzionalizzazione e legittimazione’ Il linguaggio 1)Il linguaggio costituisce la principale forma di oggettivazione delle forme di espressione umana. Attraverso il linguaggio gli uomini possono staccarsi dalle manifestazioni immediate dell’esperienza soggettiva. 2)Tra linguaggio e pensiero esistono processi di interazione. Secondo Sapir il linguaggio, come strumento, rende possibile il prodotto, cioè il pensiero; ma anche il pensiero - il prodotto - serve a perfezionare lo strumento, cioè il linguaggio. 3)Esistono diversi sistemi di linguaggio: verbale, non verbale (gesti, espressioni facciali). L’importanza dei linguaggi non verbali è legata non solo agli aspetti psicologici e individuali, ma anche a quelli culturali. Principali caratteristiche del linguaggio e rapporto con la cultura - Il linguaggio è una caratteristica universale: tutte le popolazioni della terra hanno una qualche forma di sistema linguistico (addirittura secondo Noam Chomsky ritiene che esista una grammatica universale, comune a tutte le lingue). Secondo la sociolinguistica, invece, è importante analizzare la variabilità o variazione della lingua: il linguaggio varia in funzione della struttura sociale all’interno di una data società. - Il linguaggio non è neutro: il diverso uso dei linguaggi è in relazione al prestigio e alla reputazione sociale, così come diverse forme di linguaggio possono voler denotare l’appartenenza a e l’identificazione con gruppi minoritari. - Dunque il linguaggio serve anche a riconoscersi, ad adattarsi e a differenziarsi ogni qual volta una o più di queste dinamiche è ritenuta necessaria dall’ambiente sociale. - Secondo l’ipotesi di Sapir-Whorf la struttura di una lingua condiziona il modo attraverso cui gli individui di quella cultura comprende e percepisce la realtà, e naturalmente viceversa. - Per un lungo periodo, caratterizzato dall’imporsi del nazionalismo, il concetto di cultura nazionale si è legato all’idea della lingua nazionale che in diversi stati europei si è avuta, solo parzialmente, a seguito della diffusione dei mezzi di comunicazione di massa e della scolarizzazione di massa. La comunicazione Gli elementi che compongono qualsiasi comunicazione sono: (1) emittente, (2) ricevente, (3) canale, (4) messaggio, (5) codice [dell’emittente e del ricevente], (6) contesto, (7) feedback, e (8) rumore (disturbo). L’emittente: è il soggetto (o i soggetti) che comunica il messaggio. Il ricevente: è il soggetto (o i soggetti) che riceve il messaggio Il messaggio: è il contenuto di ciò che si comunica: una informazione, un dato, una notizia o una sensazione Il codice: è il sistema di segni che si usa quando si comunica e senza il quale non avviene la trasmissione del messaggio. Può essere sia una lingua, che un gesto, un grafico, un disegno. Il canale: può essere inteso sia come il mezzo tecnico esterno al soggetto con cui il messaggio arriva (telefono, fax, posta ecc.) sia come il mezzo sensoriale coinvolto nella comunicazione (principalmente udito e vista) La codifica: è l'attività che svolge l'emittente per trasformare idee, concetti e immagini mentali in un messaggio comunicabile attraverso il codice La decodifica: è il percorso contrario svolto dal ricevente che trasforma il messaggio da codice in idee, concetti e immagini mentali Il feed-back: è l'interscambio che avviene tra ricevente ed emittente quando l'informazione di ritorno permette all'emittente di percepire se il messaggio è stato ricevuto, capito ecc. Il contesto o ambiente: è il "luogo", fisico o sociale, dove avviene lo scambio comunicativo - può incentivare o al contrario disincentivare la comunicazione La comunicazione di massa Per comunicazione di massa l’insieme dei processi comunicativi su vasta scala che raggiungono un ampio numero di individui simultaneamente in località diverse e distanti tra loro. I mezzi di comunicazione di massa sono: libri e giornali, radio, cinema, televisione, media telematici. Una delle caratteristiche della comunicazione di massa è che si tratta di un tipo di comunicazione prevalentemente unidirezionale. La comunicazione di massa ha parallelamente contribuito a rafforzare tanto la sfera pubblica, attraverso lo sviluppo della cosìddetta opinione pubblica che si rafforza a scapito di quella privata, tanto la sfera privata, soprattutto negli ultimi decenni, grazie alla diffusione della fruizione privata e domestica di informazioni e entertainment precedentemente di tipo pubblico (radio, televisione, homevideo, internet). Trasmissione culturale e comunicazione di massa: 1) il mezzo tecnico della trasmissione culturale 2) l’assetto istituzionale della trasmissione culturale 3) distanziamento spaziotemporale della trasmissione. Le tecnologie della trasmissione culturale: stampa, film e registrazioni sonore consentono di fissare e conservare i materiali della cultura e quindi ciò rende enorme lo spettro delle possibili scelte degli elementi da trasmettere e al tempo stesso costituisce un elemento di più efficace di archiviazione, diffusione, accessibilità e riproducibilità. Nella trasmissione culturale ciascuno dei mezzi di comunicazione presume un grado diverso di partecipazione e di coinvolgimento del pubblico. Il medium tecnico tuttavia va anche contestualizzato rispetto l’ambito sociale e culturale in cui è impiegato. Non a caso nel corso del tempo ha assunto sempre maggiore spazio l’analisi del contesto della recezione dei messaggi a scapito dell’analisi del mero mezzo di comunicazione, così come ha assunto rilievo l’analisi dei contenuti e dei codici dei messaggi, a scapito dell’analisi della produzione dei messaggi. La comunicazione di massa Gli apparati istituzionali della trasmissione culturale: nelle società contemporanee non tutta la trasmissione culturale passa attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Tuttavia, il peso che essi giocano nelle dinamiche di trasmissione e circolazione della cultura, soprattutto del suo versante legato ai sistemi simbolici, è sempre più evidente. Anche per questo motivo si parla di apparato istituzionale dei mass media: cioè una sistema con una struttura gerarchica, regole, risorse e organizzazione. Hirsch, analizzando il sistema culturale della moda, ha individuato una serie di sottosistemi su cui si fonda l’industria culturale di massa. In questa descrizione i media costituiscono uno snodo tra diversi altri: il mondo degli artisti, quello degli esperti di marketing, quello dei consumatori, e così via. I media sono quindi canali di diffusione che non sempre corrispondono anche ai centri di produzione culturale. Inoltre, la diffusione è di tipo selettivo ed è in questa funzione che è manifesto il potere dei media. Il distanziamento spazio-temporale: Thompson e più in generale Giddens, hanno sottolineato che i mass media, rispetto agli altri mezzi di comunicazione si basano su distanziamento e decontestualizzazione. Distanziamento perché le forme simboliche che vengono ‘trasmesse’ si staccano dal contesto di produzione e decontestualizzazione perché vengono poi fruite in contesti eterogenei e tempi diversi. Mentre la comunicazione dell’interazione faccia a faccia è dialogica perché consente una replica contestuale del ricevente nei confronti dell’emittente, con i mezzi di comunicazione di massa i riceventi non ha possibilità di replica immediata (flusso unidirezionale). Socializzazione La socializzazione è il processo attraverso cui gli individui entrano a far parte della società integrandosi in modo più o meno completo in uno o più gruppi e in una comunità. Mentre nella comunicazione mediatica le rappresentazioni culturali vengono diffuse in modo selettivo e sulla scorta di scelte di marketing, di economia, di spettacolo e così via, nei processi di socializzazione la cultura è trasmessa da una generazione all’altra non solo attraverso la comunicazione, ma anche grazie all’imitazione, all’identificazione all’adattamento, le emozioni. La socializzazione si fonda dunque sull’apprendimento e l’appropriazione interiore dei significati e delle regole generali di una società. Ma è anche un adattamento alle strutture e alle relazioni sociali che via via nel corso della vita caratterizzano lo sviluppo: infanzia, adolescenza, giovinezza, ma anche diverse fasi della vita adulta. In sociologia si distingue tra socializzazione primaria e secondaria: la prima concerne come agenzie di socializzazione soprattutto la famiglia, mentre quella secondaria vede accrescersi il ruolo di agenzie quali il gruppo dei pari, la scuola, il mondo del lavoro e altri ambiti in cui si apprendono ruoli più specializzati. Recentemente hanno assunto un ruolo importante anche i mezzi di comunicazione di massa e l’allungamento della transizione nella vita adulta ha portato a parlare di moratoria psicosociale. Infine, nelle società contemporanee è possibile parlare anche di socializzazione terziaria (in relazione al prolungarsi della transizione alla vita adulta) o addirittura di socializzazione continua (in relazione all’estensione delle fonti e dei contesti di informazione) e ri-socializzazione (per quanto riguarda i ruoli nella terza età). Istituzionalizzazione e legittimazione La socializzazione non può però essere vista soltanto come il passaggio di consegne da una generazione all’altra, in quanto consente anche, in modo indiretto, la persistenza e il mantenimento di aspetti centrali di una data cultura. Essa è però diversa dalla istituzionalizzazione che rappresenta il processo in base al quale all’interno di una società alcune relazioni e azioni sociali vengono oggettivate e quindi date per scontate e basilari per un determinato gruppo di individui. Alla base dell’istituzionalizzazione vi è la consuetudinarietà che produce schemi fissi. L’istituzionalizzazione contribuisce a garantire la persistenza e la conservazione culturale indipendentemente dall’interiorizzazione, mentre abbiamo visto che l’interiorizzazione è un processo importante della socializzazione. Una volta che alcune relazioni e azioni sociali sono state istituzionalizzate esse esistono sottoforma di sapere sociale che può essere trasmesso in quanto tale, anche senza dover mettere per forza in gioco l’interiorizzazione. Tuttavia vi sono alcune forme di persistenza culturale che per essere istituzionalizzate hanno anche bisogno di essere legittimate. Esistono infatti diversi gradi di istituzionalizzazione e quando il grado di istituzionalizzazione è basso o quel sistema di regole e azioni sociali è poco persistente dal punto di vista culturale oppure necessita di essere legittimato. Il processo di legittimazione fornisce giustificazioni e spiegazioni che rendono soggettivamente plausibili le regole e le azioni sociali che sono state istituzionalizzate. È un processo che ha funzioni cognitive e valutative: spiega l’ordine istituzionale e al tempo stesso lo giustifica. Istituzionalizzazione e legittimazione Se la legittimazione è un processo di giustificazione che integra in un ordine simbolico e concettuale più elevato alcuni aspetti culturali esso è più fragile dell’istituzionalizzazione: questo perché la legittimazione fa riferimento ad elementi culturali particolari da far accettare come coerenti rispetto ad elementi culturali universali e preesistenti. Ad esempio rientra nella legittimazione un’eventuale cambiamento dell’ordine di organizzazione politica basato sul passaggio da una forma democratica all’altra. In questo caso il processo di legittimazione produce una serie di tentativi di giustificare il nuovo assetto alla luce di valori condivisi di ordine culturale di tipo più ampio. L’istituzionalizzazione invece riguarda strutture sociali e culturali che grazie ad essa si sedimentano divenendo elementi dati per scontati e quindi indiscutibili. I processi di istituzionalizzazione e di legittimazione mettono in campo il complesso discorso dell’analisi del cambiamento culturale. È stato più volte ribadito che le culture non sono mai identificabili come un tutto perfettamente omogeneo, unitario, coeso e coerente. Esse piuttosto si presentano come un insieme differenziato e complesso, con diverse articolazioni, non tutte integrate allo stesso modo tra loro e magari, come è tipico delle culture delle società contemporanee, con dinamiche di contraddizione e incoerenza tra vari ambiti culturali. È da queste incoerenze e contraddizioni interne che si può produrre una dinamica di cambiamento culturale generale. Tuttavia, esistono anche altri meccanismi di cambiamento culturale. Modelli di spiegazione del cambiamento culturale 2) Spiegazioni esogene a livello macrosociale: questo tipo di analisi puntano a mettere in risalto come il cambiamento culturale possa derivare da sviluppi esterni alla cultura oggetto di riflessione. Sono tantissimi gli studi che rientrano in questo modello: quello di Marx secondo cui la trasformazione dell’ideologia della borghesia durante lo sviluppo del suo predominio rispetto alle classi precedentemente al potere (nobiltà e aristocrazia terriera) è dettata dai mutamenti nei rapporti di produzione della nuova società capitalista; l’influenza del protestantesimo sul tipo di sviluppi che ha seguito la scienza moderna (Merton); il ruolo della crescente divisione del lavoro sociale che Durkheim individua come fattore di spinta per l’affermarsi della cultura dell’individualismo o ancora lo sviluppo di strutture burocratiche di accentramento del potere e del controllo sociale che si verifica con lo sviluppo dello statonazione in Europa produce, secondo Elias, cambiamenti nei costumi e nella normativa di comportamento sociale facendo gradualmente estendere le buone maniera della civiltà di corte a strati sempre più ampi della popolazione. 3) Spiegazioni endogene a livello microsciale: sono poco numerose quelle teorie e analisi che puntano sui meccanismi individuali a partire dai quali alcuni gruppi sociali modificano le proprie credenze. In particolare rientrano in questo modello esplicativo tutte quelle teorie che si basano su meccanismi di imitazione culturale e di contagio sociale delle idee, dei costumi, delle credenze e dei consumi. 4) Spiegazioni esogene a livello microsociale: anche in questo modello rientrano non moltissime teorie e analisi di cambiamento culturale. In questo caso l’attenzione è rivolta a fenomeni che interessano la scala micro dei rapporti sociali e che però al tempo stesso sono capaci di produrre cambiamenti, anche minimi, nell’ambito culturale della società.