SOCIOLOGIA I • I testi che seguono corrispondono a quelli dei lucidi proiettati a lezione, in ordine cronologico. • In questo file sono contenute solamente le presentazioni Powerpoint. Sociologia una disciplina che studia la vita sociale degli individui, dei gruppi e delle intere società. Sociologia Fornisce dei fenomeni sociali rappresentazioni verificabili Si oppone al senso comune Contribuisce, a sua volta, alla formazione di credenze di senso comune. Sociologia • La sociologia studia le interazioni sociali strutturate in istituzioni sociali •Le istituzioni sociali sono sistemi di comportamento strutturati, stabili •I sistemi di comportamento degli individui sono condizionati da fattori sociali esterni alla sua volontà. Sociologia • La sociologia studia infine l’azione umana, dei singoli o dei gruppi, con significato sociale. UNO PER L’ALTRO, CON L’ALTRO E CONTRO L’ALTRO L’azione sociale è comprensibile mettendoci nei panni di chi la compie, ovvero chiarendone il significato per chi le compie. IL PARADIGMA CAUSALE EMILE DURKHEIM (1858-1917) • Il fatto sociale come elemento di scientificità della sociologia. Le istituzioni sociali corrispondono per la sociologia ai fenomeni naturali per la scienza. Fatti sociali=cose. Ovvero la vita sociale può essere analizzata con rigore scientifico. IL PARADIGMA DELL’AZIONE Max Weber (1864-1920) • Rispetto a Durkheim e a Marx, Weber si rifiuta di considerare i fenomeni sociali come FATTI e dati. Ai fenomeni sociali sono attribuiti SIGNIFICATI da parte dei membri delle società, che ne determinano il valore ai loro occhi e che orientano il COMPORTAMENTO dei membri nei loro confronti. IL PARADIGMA DELL’AZIONE Max Weber (1864-1920) L’immaterialità dei rapporti sociali porta ad escludere che lo studio della società possa essere quindi equiparato allo studio degli insetti. Nel nostro caso non vi sono dati certi, ma basi materiali e mondi di significato che non è possibile uniformare. LA MODERNITÀ • Nascita del capitalismo • Lo Stato moderno • Razionalizzazione e disincanto del mondo • Differenziazione ed autonomizzazione delle sfere della vita sociale (Stato, economia, religione, cultura, ecc.) KARL MARX (1818-1883) Il modo di produzione capitalistico • FORZE PRODUTTIVE forme di divisione del lavoro, potenziale tecnico • RAPPORTI SOCIALI DI PRODUZIONE forme di proprietà e rapporti di classe dominanti all’interno del modo di produzione. Le contraddizioni fra forze produttive e rapporti di produzione si incarnano in classi sociali antagonistiche. KARL MARX (1818-1883) Il modo di produzione capitalistico • I modi di produzione si succedono l’uno all’altro sulla base del superamento delle contraddizioni interne fra forze produttive e rapporti sociali di produzione. • LA LOTTA DI CLASSE è quindi il motore della storia. WERNER SOMBART (1863-1941) IL CAPITALISMO MODERNO (1902) • Economia monetaria di scambio tipo dominante di transazione economica. • Non più accumulo di ricchezze, ma profitto e suo reinvestimento nell’impresa. • Organizzazione razionale dell’impresa connessione industria/tecnologia/scienza. MAX WEBER (1864-1929) L’ORIGINE DEL CAPITALISMO • NASCITA DELL’IMPRESA • NASCITA DELLA CONTABILITÀ RAZIONALE • NASCITA DELLA POLITICA ECONOMICA DEGLI STATI MODERNI • ETHOS RAZIONALE NELLA CONDOTTA DI VITA ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ: LA CRISI DELL’AGRICOLTURA FEUDALE • RIVOLUZIONE NELLE CAMPAGNE. • PROVATIZZAZIONE DELLE TERRE COMUNI (ENCLOSURES ACTS, EDITTO DELLE CHIUDENDE, 1830). • “ESPULSIONE” DEI CONTADINI DALLE CAMPAGNE. • UOMINI NUOVI E LAVORO SALARIATO. ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ: MERCANTILISMO E CAPITALISMO • MERCATO MONDIALE DELLE MERCI CAPITALISMO: (tesi di Braudel, Pirenne, Wallerstein) Sfera della circolazione. • NASCITA DELLA FABBRICA E DELLA PRODUZIONE MANIFATTURIERA CAPITALISMO: (tesi di Dobb e Marx) Sfera della produzione. ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ: LO STATO MODERNO • MONOPOLIO DELLA FORZA LEGITTIMA, XVIIXVIII secc. Paesi privi di tradizioni comunali. • MONOPOLIO FISCALE DELLO STATO necessità di finanziare le armate e di un flusso finanziario costante. • MONOPOLIO DEL CONIO. • MONOPOLIO DELL’AMMINISTRAZIONE DELLA GIUSTIZIA nascita del diritto razionale ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ: DALLO STATO ASSOLUTISTA ALLO STATO DI DIRITTO • Ascesa della borghesia. Nascita del mercato e del capitalismo. • Nascita della burocrazia statale. • Riforma protestante. Illuminismo. LE RIVOLUZIONI INGLESE, AMERICANA E FRANCESE TRASFORMANO LO STATO ASSOLUTISTA IN STATO DI DIRITTO Dal potere tradizionale al potere legale-razionale. ALL’ORIGINE DELLA MODERNITÀ: LO STATO DI DIRITTO • Uguaglianza giuridica formale. • NORME OGGETTIVE formali. • Le costituzioni vincolano la sovranità degli Stati, derivante dal popolo. • Suddito cittadino: i diritti di cittadinanza riconosciuti agli individui in quanto membri del popolo. • Il cittadino è sottoposto ai comandi della legge e non di una persona. L’ETHOS RAZIONALE Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905) • Gestione razionale dell’impresa (contabilità razionale, bilancio). • Redditività invece che rendita feudale. • Rottura con lo stile di vita dell’aristocrazia, ostilità verso l’ostentazione e lo spreco. • Ideale di vita sobria, lavoro come preghiera. • Ascesi intramondana: interpretazione puritana della dottrina calvinista della predestinazione. CALVINISMO E BORGHESIA Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905) • La Bibbia di Lutero: mela’kah come Beruf. • Giovanni Calvino (1509-1564): la dottrina della predestinazione. Dio è ineffabile, il suo disegno oscuro, le opere di bontà sono peccato di superbia. • Dottrina della grazia: l’uomo è indegno (peccato originale), la grazia è concessa solo agli eletti, e ab aeterno, a prescindere dalle opere. CALVINISMO E BORGHESIA Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905) • Cristo è morto solo per gli eletti. • Segno della grazia è una vita retta: per i cristiani riformati (calvinisti) è peccato dubitare dell’elezione. • Cento anni dopo Calvino, i calvinisti inglesi (puritani) RADICALIZZANO e ADATTANO il calvinismo. • Memento: il Cristianesimo comprende il Cattolicesimo, l’Ortodossia, le Chiese d’Oriente (Monofisiti Armeni e Siriaci, Nestoriani, Copti egiziani e etiopi) e il PROTESTANTESIMO: i Luterani (Evangelici) vanno distinti dai Calvinisti (Riformati) e dagli Anglicani (Episcopali). I PURITANI Max Weber [pron.: Veber]: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904-1905) • Solitudine e incertezza del calvinista. • La setta puritana: controllo sociale sui comportamenti: finisce la doppia morale. • Non è più la dottrina ma il comportamento a ‘fare’ il cristiano. • Retto comportamento: Lavoro, studio e riflessione sulla Scrittura • La ricchezza: segno della grazia divina. • Effetto di composizione: modelli di comportamento indipendenti dalla matrice religiosa, e legittimati su base utilitaristica e razionale. LA CULTURA DELLA MODERNITÀ: L’INDIVIDUALISMO • Vale l’individuo con le sue capacità e non la persona con le sue appartenenze (status acquisiti > status ascritti). • L’individuo è inteso come padrone delle sue scelte. • Religiosità interiore, privata, slegata dai dogmi (Riforma protestante). • Diritto naturale > gli uomini nascono liberi e uguali (vs. diritti connaturati soprannaturale e positivo). • PROTAGONISTI: l’imprenditore e il cittadino. LA CULTURA DELLA MODERNITÀ: IL RAZIONALISMO • LA RAGIONE: facoltà più nobile dell’uomo. • Usando la ragione si accede alla verità. • La ragione è lo strumento attraverso il quale l’uomo governa la sua vita e il suo destino. • RAZIONALIZZAZIONE degli ordinamenti (strutture sociali) e dei comportamenti (azione sociale). • La razionalità strumentale diventa la forma legittima e superiore di razionalità LA CULTURA DELLA MODERNITÀ: IL DISINCANTO RISPETTO AL MONDO • Le radici dell’Occidente: Atene e Gerusalemme. • Il sacro è totalmente trascendente: si nega la magia. • Il mondo e la natura > realtà oggettiva. • Governare gli eventi: tecnica e previsione. • La vita è immersa nel progresso e nell’infinito, la morte perde significato (Lev Tolstòj, La morte di Ivàn Il’ìč). IL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE O MODERNIZZAZIONE • Relazioni impersonali (“di lavoro”), uso della conoscenza (intellettualizzazione) in contesti sempre più ampi. • L’azione razionale rispetto allo scopo (razionalità strumentale) in ambiti sempre maggiori. • Diffusione di ordinamenti razionali in tutta la società, ma anche in società caratterizzate dal dominio di comportamenti tradizionali. MODERNITÀ vs. TRADIZIONE: I MODELLI DICOTOMICI • Henry James Sumner MAINE: Ancient Law (1861). • Émile DURKHEIM: De la division du travail social (1893). • Ferdinand TÖNNIES: Gemeinschaft und Gesellschaft (1887). • Talcott PARSONS: lo schema delle pattern variables (1951). I MODELLI DICOTOMICI: Henry James Sumner MAINE: Ancient Law (1861). Le leggi di Maine • Le società premoderne: lo STATUS (ascritto) determina privilegi e obblighi della persone appartenenti al gruppo. • Le società moderne: il CONTRATTO liberamente assunto determina i diritti e i doveri degli individui. I MODELLI DICOTOMICI: Émile DURKHEIM: De la division du travail social (1893). Solidarietà meccanica e organica. • Cambia il fondamento della solidarietà (coesione sociale). • Divisione del lavoro e individualismo: crisi di norme e valori condivisi. • La società moderna rimane però un insieme stabile e l’anomia è limitata. I MODELLI DICOTOMICI: Émile DURKHEIM: De la division du travail social (1893). Solidarietà meccanica e organica. • Società premoderna • Società moderna • Piccoli gruppi: scarsa densità di scambi. • Scarsa divisione del lavoro. • Unità sociali simili: famiglia, clan, tribù. • Unità di valori e norme condivisi (CULTURA). • SOLIDARIETÀ • Grandi gruppi: grande densità di scambi. • Divisione del lavoro: funzioni differenziate. • Differenziazione, interdipendenza, INDIVIDUALIZZAZIONE. • “La legge è uguale per tutti”. • SOLIDARIETÀ ORGANICA MECCANICA I MODELLI DICOTOMICI: Ferdinand TÖNNIES: Gemeinschaft und Gesellschaft (1887). Comunità e società • Comunità • Rapporti tipici: Vincoli di sangue, vicinato, amicizia. • Intimità, riconoscenza e esperienze comuni. • La disuguaglianza non si può sviluppare oltre un certo limite. • Società • Rapporti di scambio. • Si entra in rapporto reciproco non con la totalità del proprio essere ma per prestazioni specifiche. • Individui separati, isolati, in continua tensione fra di loro. • La coesione sociale è superficiale. I MODELLI DICOTOMICI: Talcott PARSONS: lo schema delle pattern variables (1951). Le variabili modello. • Gli orientamenti di valore e normativi tipici della modernità: essenziali per comprenderla. • ORIENTAMENTI DI VALORE: orientano l’azione. • ORIENTAMENTI NORMATIVI: regolano l’azione. I MODELLI DICOTOMICI: Talcott PARSONS: lo schema delle variabili modello. • Società premoderne: • 1. Affettività. • 2. Orientamento all’interesse privato. • 3. Particolarismo • 4. Diffusione (ruoli) • 5. Ascrizione • Società moderne: • 1. Neutralità affettiva • 2. Orientamento all’interesse collettivo • 3. Universalismo • 4. Specificità (ruoli) • 5. Acquisizione LA DUALITÀ DELLA STRUTTURA • “è l’uomo a fare la storia, ma in condizioni non scelte da lui” K. Marx. • Il peso delle strutture sociali condiziona l’azione sociale degli attori. • Le scelte e l’intenzionalità degli attori producono il mutamento. • Effetti di composizione / Sistemi di interdipendenze. L’AZIONE SOCIALE Uno per l’altro, con l’altro, contro l’altro • L’azione sociale è un agire riferito al senso. • Senso dell’agente/attore (individui o gruppi). • Senso come significato intenzionale attribuito all’azione. • Senso come definizione della situazione. TIPOLOGIA DELL’AZIONE SOCIALE Uno per l’altro, con l’altro, contro l’altro • • • • • AZIONI RAZIONALI Rispetto allo scopo: scopo, mezzi, conseguenze. Rispetto al valore: scopo, mezzi, valori interiorizzati, imperativi AZIONI DETERMINATE AFFETTIVAMENTE AZIONI TRADIZIONALI RAZIONALITÀ E DEFINIZIONE DELLA SITUAZIONE • • • La razionalità relativa alla situazione in cui ci si trova. La situazione è quella definita tale dagli attori coinvolti. TEOREMA DI THOMAS “una situazione definita reale dagli attori coinvolti, è reale nelle sue conseguenze” RELAZIONE SOCIALE • QUADRO DELLE AZIONI SOCIALI: Due • • forme. Tipi: cooperative e conflittuali. Durata: stabili o transitorie. o più individui che orientano reciprocamente le loro azioni • ASSOCIAZIONE E DISTANZA: le due INTERAZIONE SOCIALE • • • AGIRE REAGENDO ALL’AZIONE: la “storia”, il “contenuto” della relazione sociale. Interazione diretta: compresenza, faccia a faccia. Interazione indiretta: senza compresenza (dal telefono in poi). IL GRUPPO SOCIALE • • • • • INSIEME DI PERSONE CHE INTERAGISCE CON CONTINUITÀ SCHEMI DI INTERAZIONE STABILI SI DEFINISCONO MEMBRI DEL GRUPPO SONO DEFINITI TALI DA ALTRI • Gruppo Aggregato Categoria soc. IL GRUPPO SOCIALE: i caratteri dimensionali (Georg Simmel) • • • • DIADI: Due persone Fragilità, personalizzazione, emotività. TRIADI: Tre persone Figure tipiche del conflitto interno: il mediatore e il tertium gaudens. > 3 Gruppi di numero pari: più conflittuali dei dispari. Gruppo più stabile: 5 membri. IL GRUPPO SOCIALE: il lavoro continuo di demarcazione • Definizione continua dei confini e definizione della situazione. • Grado di completezza rispetto a una popolazione data. • Alto grado di completezza = alto grado di influenza sociale. IL GRUPPO SOCIALE: la tipologia dei non membri di R.K. Merton • STATUS DI NON MEMBRO DEFINITO DAL GRUPPO ATTEGGIAMENTO DEI NON MEMBRI Con i requisiti per l’appartenenza “Aspira a far Candidato parte del gruppo” all’appartenenza “Indifferente” Senza i requisiti per l’appartenenza Uomo marginale Membro Non membro potenziale (strategie neutrale (sfondo di inclusione) sociale) “Deciso a non far Non membro Non membro parte del gruppo autonomo antagonista (outgroup) I RUOLI SOCIALI • Descrivere un gruppo significa descriverne i ruoli differenziati. • RUOLO: insieme di comportamenti che ci si aspetta da chi occupa una data posizione sociale. • Punto di incontro fra le vite individuali e le strutture sociali. I RUOLI SOCIALI • RUOLI SPECIFICI: comportamenti limitati e specifici. • RUOLI DIFFUSI: insieme ampio e non definito di comportamenti. • Il gruppo totalitario impegna tutti i ruoli dei partecipanti. • OGNI PERSONA HA TANTI RUOLI QUANTE SONO LE SUE APPARTENENZE I RUOLI SOCIALI: SCHEMI DI COMPORTAMENTO ATTESI E FORMALIZZAZIONE • SCHEMI DI COMPORTAMENTO ATTESI: 1. Gruppi primari: interazione faccia a faccia, ruoli diffusi, contenuti affettivi. 2. Gruppi secondari: ruoli specifici, interazioni indirette, impersonali. • GRUPPI FORMALI • GRUPPI INFORMALI ERVING GOFFMAN (1922-1982) La sociologia della vita quotidiana • Il Sé è frutto del rituale dell’interazione sociale. • La meccanica più intima dell’interazione è la VITA QUOTIDIANA. • Il nostro comportamento nella VQ è determinato dal ruolo sociale ERVING GOFFMAN (1922-1982) Il modello drammaturgico • Esecuzione di un ruolo > pubblico rilevante (altri di ruolo). • Situazioni di ribalta e situazioni di retroscena. • Interazione focalizzata (es.: l’incontro). • Interazione non focalizzata (es.: la disattenzione civile). ERVING GOFFMAN (1922-1982) NOI E I NOSTRI RUOLI • Controllare le impressioni di sé (base dell’immagine di sé). • Esecuzione regolare di un ruolo. • Attaccamento/ Distanza/ Assorbimento rispetto ai ns. ruoli. • Aspettative reciproche inespresse. • Salvarsi la faccia: il tatto. I COMPORTAMENTI COLLETTIVI • Un insieme di individui agisce SENZA RIFERIRSI A RUOLI DEFINITI (come nei gruppi). 1. IL PANICO: reazione circolare, perdita di controllo. 2. LA FOLLA: reazione circolare, sviluppo di atteggiamenti comuni: a): folla espressiva; b): folla attiva. 3. IL PUBBLICO: interazione interpretativa, risposte con contenuto diverso rispetto ai messaggi di altri partecipanti (spesso: polarizzazione delle opinioni). I GRUPPI ORGANIZZATI: Le ASSOCIAZIONI • Insieme di persone che perseguono interessi/ideali comuni • Gruppo secondario formale • Aspetto volontario • Condizioni di sviluppo: libertà politiche, livello di reddito e istruzione, debolezza dei ceti. • Cfr. Alexis de Tocqueville, De la démocratie en Amérique, 1835-40 I GRUPPI ORGANIZZATI: Le ORGANIZZAZIONI • Uffici costituiti per raggiungere fini. • Gruppo secondario formale • Aspetto non volontario • Personale specializzato, retribuito, inquadrato gerarchicamente. • Ordinamento razionale. IL TIPO IDEALE WEBERIANO DI BUROCRAZIA • • • • Divisione dei compiti Gerarchia di comandi Regole scritte Specializzazione > credenziali educative; fine del ‘dilettante di talento’; concorsi/selezioni. • Retribuzione da parte dell’organizzazione WEBER: BUROCRAZIA COME ORGANIZZAZIONE EFFICIENTE • COMPETENZA CERTIFICATA • RIDUZIONE DELL’ANSIA SOCIALE • RIDUZIONE DELLA CORRUZIONE (NEPOTISMO/FAMILISMO). • QUADRO CHE GARANTISCE RELAZIONI IMPERSONALI DI LAVORO INEFFICIENZA DELLA BUROCRAZIA: IL PARADOSSO DI MERTON • MANSIONI SEMPLICI E STRANDARDIZZATE: efficiente. • MANSIONI COMPLESSE: le stesse condizioni che la rendono efficiente in condizioni normali, la rendono qui inefficiente (impersonalità, gerarchia, regole scritte, ecc.) INEFFICIENZA DELLA BUROCRAZIA: I GIOCHI DI POTERE DI CROZIER • RUOLI PREVEDIBILI E IMPREVEDIBILI. • REGOLAMENTAZIONE DEI RUOLI NON SEMPRE ESISTENTE. • CONFLITTO: regolamentare i ruoli altrui, rendere incerti i propri. IL MODELLO DI MINTZBERG TIPI DI BUROCRAZIE • Rispondere alla certezza o • • • • • incertezza ambientale 1. A STRUTTURA SEMPLICE 2. MECCANICA (weberiana) 3. BUROCRAZIA PROFESSIONALE 4. A STRUTTURA DIVISIONALE 5. ADHOCRAZIA I VALORI • ORIENTAMENTI DI FONDO DELL’AGIRE: DOVER ESSERE • SFONDO DELLE INTERAZIONI • FATTI SOCIALI ADOTTATI MEDIANTE PROCESSI COMPLESSI DI SCELTA E DI RIGETTO • SOGGETTIVI/OGGETTIVI I VALORI • VALORI UNIVERSALI • GRADO DI INTEGRAZIONE DEI SISTEMI DI VALORE • CONFLITTI VALORIALI NELLE SOCIETÀ MODERNE L’ORIGINE DEI VALORI • MARX: I VALORI DELLA CLASSE DOMINANTE COME VALORI DOMINANTI • BASE MATERIALE E INTERESSI DI CLASSE NELLA LORO GENERAZIONE • ALIENAZIONE DELLA CLASSE OPERAIA LA MORTE DEI VALORI • FRIEDRICH NIETZSCHE (1844-1900): SECOLARIZZAZIONE, CRISI DELLE GRANDI NARRAZIONI IDEOLOGICHE, CRISI DEI VALORI TRADIZIONALI. • MA NUOVI VALORI HANNO SOSTITUITO I VECCHI IL DIFFERIMENTO DELLE GRATIFICAZIONI • FORMA ESCATOLOGICA DELLA SFERA VALORIALE • TEMPO-LUOGO: IL REMOTO FUTURO • ESALTAZIONE DEL SACRIFICIO • RADICE RELIGIOSA EBRAICOCRISTIANA IL DIFFERIMENTO DELLE GRATIFICAZIONI • RELIGIONE: LE RELIGIONI DI REDENZIONE • POLITICA: NARRAZIONI POLITICOUTOPICHE • ECONOMIA: IL CAPITALISTA • FAMIGLIA E SCUOLA: I VALORI DEL CETO MEDIO IN ASCESA MUTAMENTI ODIERNI NELLA SFERA VALORIALE • INCREMENTO DEI VALORI UNIVERSALI • FRAMMENTAZIONE DEI SISTEMI DI VALORE • PRESENTIFICAZIONE VALORIALE, DIFFUSIONE DEI VALORI HIC ET NUNC. PLURALISMO DEI VALORI • UN UNICO SISTEMA (SOCIETÀ ARCAICHE) • DUE SISTEMI IN CONFLITTO (RIVOLUZIONI) • DUE SISTEMI COESISTENTI • IL “SUPERMARKET” DEI VALORI E SISTEMI VALORIALI POCO COESI LE NORME SOCIALI • MODELLI ELEMENTARI DI COMPORTAMENTO • CARATTERE PRESCRITTIVO • SEMPRE ACCOMPAGNATE DA SANZIONI • CAMBIANO NEL TEMPO E NELLO SPAZIO (relatività delle norme) LE NORME SOCIALI • NORME SOCIALI E NORME GIURIDICHE • NORME FORMALI E NORME INFORMALI (NORME ESPLICITE E NORME IMPLICITE) • REGOLE COSTITUTIVE E REGOLE REGOLATIVE PERCHÉ SI UBBIDISCE? • STRATEGIE DI UNIVERSALIZZAZIONE: CONVENIENZA PRATICA PER L’ATTEGGIAMENTO CONFORME. • INDUZIONE DI SISTEMI STABILI DI ASPETTATIVE RECIPROCHE • PREVEDIBILITÀ RELATIVA DEI COMPORTAMENTI SOCIALI LE SANZIONI SANZIONI Formali Informali POSITIVE Premio, onoreficenza, riconoscimento pubblico Successo, carriera, autorevolezza nel gruppo di riferimento NEGATIVE Arresto, multa, altre Esclusione da un gruppo, punizioni, esclusione da emarginaz.ne, insulto, istituzioni, licenziamento derisione, isolamento LE NORME SOCIALI • SENSIBILITÀ UMANA PRECOCE ALL’ADEGUAMENTO NORMATIVO • ORIGINE STORICA DETERMINABILE DEI SISTEMI NORMATIVI (ES.: LE BUONE MANIERE ORIGINATE DELLA SOCIÉTÉ DE COUR) • AMBITO DI VALIDITÀ DEI SET DI NORME I SISTEMI NORMATIVI: COERENZA ED INCOERENZA ANOMIA • ECCESSO DI NORME • NORME CONTRADDITTORIE (NORME E CONTRO-NORME): DILEMMI ETICI • CARENZA DI NORME ISTINTO E “APERTURA”: L’UOMO INDETERMINATO • Impulsi non specializzati. • Istinti umani adattabili ed elastici (alimentazione, sessualità), influenzati da sistemi culturali e struttura sociale • Continua coesistenza fra animalità e socialità dell’uomo. Carattere ibrido dell’esperienza pratica. • L’uomo si forma interagendo col suo ambiente che è insieme naturale e culturale • L’uomo nasce con una predisposizione alla socialità, ma diventa membro della società. La determinatezza delle istituzioni sociali • “Le istituzioni [sociali] che sono state cristallizzate… si presentano all’esperienza come esistenti al di sopra e al di là degli individui che ‘per caso’ le incarnano in quel momento” p. 89 • Il mondo istituzionale appare all’esperienza come una realtà oggettiva, inalterabile, autoevidente. • Esso si oggettivizza nei significati istituzionali, nelle azioni istituzionalizzate e nei ruoli. Le sanzioni colpiscono chi non accetta l’oggettivizzazione. • I fenomeni umani sono visti come “cose”: l’uomo come prodotto, la sua attività come epifenomeno di processi non umani: è la reificazione. LA SEDIMENTAZIONE INTERSOGGETTIVA • L’esperienza si oggettiva nel linguaggio, cioè si trasforma in un oggetto di conoscenza accessibile a tutti. • Solo quando viene tradotta e oggettivata in un sistema di simboli, l’esperienza può sedimentarsi ed essere condivisa (sedimentazione intersoggettiva). • Chi ha potere ha interesse che le definizioni tradizionali della realtà siano mantenute. LA TRADIZIONE SEDIMENTATA • Ogni oggettivazione sedimentata nel linguaggio può essere rimessa in discussione a causa o di un incidente biografico (domanda chi sono io?) o perché due risposte in conflitto sono socialmente disponibili. • Il dominio delle definizioni tradizionali inibisce il mutamento sociale; il conflitto sulle definizioni ( società pluralistiche) lo accelera. La “logica del mondo”: il linguaggio • La conoscenza oggettiva questo mondo usando il linguaggio e gli apparati conoscitivi (scienza, senso comune…) fondati sul linguaggio. Il mondo assume una logica ed è formato da ‘oggetti’ visti come ‘la realtà’. L’esperienza diventa parole, concetti. • Esso è il deposito della tradizione, coerente al suo interno (‘logico’), ma spesso dimentico dell’origine concreta delle istituzioni tradizionali cui dà forma. • La logica si sovrappone al mondo sociale e lo rende coerente, integrato, ai nostri occhi. I sistemi culturali • I sistemi culturali sono universi simbolici che si strutturano sulla base di ciò che vale per tutti e di ciò che è pertinente solo a ruoli specifici. • Nascono da riflessioni soggettive, e si determinano come insiemi coerenti. Hanno una natura teoretica ed hanno una storia, ma la gente li vive in modo ingenuo e li naturalizza come ovvietà. • Creano un ordine alla percezione soggettiva dell’esperienza biografica, del mondo sociale in cui si è nati e del mondo in genere. Gli universi simbolici • Determinano i limiti di ciò che è pertinente nell’interazione sociale > delimitano la realtà. • Assegnano un rango a ogni fenomeno in una gerarchia dell’esistente > fanno coincidere questa gerarchia con i confini del mondo sociale. • Creano un’unità coerente fra presente, passato e futuro. • Tale ordine è minacciato da realtà incomprensibili per le sue determinazioni, viste come caos da cui difendersi. • Non esistono al di fuori di gruppi o comunità che se ne fanno portatori. Interpretare e valutare • Ogni punto di vista è connesso a concreti interessi sociali: è un prodotto sociale ma è anche un fattore di cambiamento o di conservazione. La base della loro esistenza sta nella vita di individui concreti. • I significati tendono a generare universi simbolici coerenti, mentre le pratiche sociali e le “aree di condotta” sono spessissimo incoerenti e ibride. • La coerenza delle rappresentazioni costringe a valutare positivamente o negativamente le pratiche sociali: le cose si fanno non perché funzionano, ma perché sono “giuste”. La legittimazione • La legittimazione strumenti attraverso cui possa essere ‘spiegato’ e giustificato il mondo istituzionale • Ogni istituzione sociale ha una serie di conoscenze che forniscono regole di condotta e norme alla condotta istituzionalizzata degli attori sociali. • La legittimazione indica all’individuo (a) il perché del suo comportamento e (b) il perché le cose stanno come stanno. • È sempre necessario legittimare l’esistente quando si deve insegnare alle nuove generazioni o ai neofiti com’è fatto il mondo in cui stanno entrando. Definizioni istituzionali delle situazioni • Le definizioni istituzionali delle situazioni (DIS) si impongono coercitivamente sugli individui: nella società pluralista è difficile legittimare in modo assoluto le singole aree di condotta differenziate. • Le DIS si attribuiscono validità conoscitiva, e prescrivono comportamenti, indicano norme. • La “ricetta di base” del funzionamento delle DIS conferire loro un’essenza indipendente dall’attività e dalla comprensione umana (reificazione). Ideologia come legittimazione • Nella società pluralista diverse forme di legittimazione coesistono e entrano in conflitto. • Lo stesso universo viene interpretato in modi diversi a seconda di concreti interessi i cui portatori sono gruppi sociali diversi: la condivisione di una ideologia rafforza la solidarietà dei gruppi. • Dopo che un’ideologia è stata adottata da un gruppo sociale, essa viene modificata in relazione agli interessi che deve ora legittimare. • L’ideologia non richiede riscontri empirici. I quattro livelli della legittimazione 1. La legittimazione è incipiente non appena un sistema di legittimazioni linguistiche viene trasmesso (“le cose qui da noi si fanno così…”) 2. Forme rudimentali di astrazione teorica, relative a gruppi di significati (proverbi, leggende, massime e morali). 3. Teorie esplicite che legittimano come corpo di conoscenze differenziate un intero settore istituzionale. Può già richiedere un corpo di esperti. 4. Universi simbolici interi, che riguardano l’intero ordine istituzionale. Legittimazione e identità • Gli universi simbolici interpretano, ognuno secondo la sua logica, anche la realtà individuale. • Le teorie sull’identità sono sempre inserite in più estese teorie sulla realtà: la psicologia presuppone sempre una cosmologia particolare. • Le teorie psicologiche, come elementi della definizione sociale della realtà, hanno la tendenza a realizzare se stesse con forza negli stessi fenomeni che tentano di spiegare: gli individui le rendono reali nell’atto stesso di interiorizzarle, e costruiscono così un’immagine di sé legittima e, spesso, ideologica, che interpretano però come “autentica”. ISTITUZIONALIZZAZIONE • Si ha istituzionalizzazione di un’attività umana quando si produca una tipizzazione reciproca di azioni consuetudinarie da parte di un gruppo di esecutori. • Tutta l’attività umana è soggetta alla consuetudinarietà, e quindi all’istituzionalizzazione. • Significato di un’istituzione suo riconoscimento sociale come soluzione “permanente” a un problema “permanente”. Abitualizzazione e tipizzazione reciproca • Abitualizzazione ogni azione ripetuta spesso viene cristallizzata secondo uno schema fisso, che può essere riprodotto risparmiando la necessità di ri-definire la situazione. • Tipizzazione ogni modello di condotta condiviso con l’Altro. Ognuno si appropria di modelli di condotta altrui facendoli propri: la vita sociale può definirsi come sfere crescenti di routine che si considerano ovvie. Azione istituzionalizzata e interiorizzazione • La forza dell’ordine istituzionale è massiccia e irresistibile per ogni persona. • Interiorizzarla significa instaurare un alto grado di simmetria fra realtà interna ed esterna alla persona dialettica incessante • Noi non solo comprendiamo le definizioni delle situazioni degli altri, ma le definiamo reciprocamente, partecipiamo di un mondo Azione istituzionalizzata e ruolo sociale • L’azione istituzionalizzata si concretizza in un ruolo: in quanto oggettive sono ripetibili da ognuno. • Ricoprendo dei ruoli, l’individuo partecipa di un mondo sociale; interiorizzandoli, fa sì che lo stesso mondo diventi reale per lui. • L’attore si identifica con le tipizzazioni oggettivate, ma nella sua riflessione può distaccarsene, attribuendo la loro esecuzione a un segmento ‘sociale’ del proprio Sé. L’ordine sociale • Le diverse istituzioni sociali hanno la tendenza ad “associarsi” in insiemi più coerenti condivisi da tutti. • La legittimazione tende ad attribuire una “logica” unica all’insieme dei processi istituzionalizzati. • L’ordine sociale in ogni sua fase è un prodotto umano. • I ruoli più rappresentativi dell’ordine istituzionale politica e religione. L’ordine sociale e il caos • L’apertura di fronte al mondo deve trasformarsi in chiusura di fronte al mondo l’uomo ricerca un ambiente stabile, al cui interno dirigere e specializzare i suoi istinti. • L’organismo umano è instabile, e l’uomo non solo è un corpo, ma ha un corpo, cioè ne fa esperienza e deve trovare un equilibrio. • L’ordine istituzionale precario e minacciato da realtà per esso prive di significato. Tutte le società sono costruite a dispetto del caos. Conformità e devianza • Ogni istituzione sociale contiene regole di condotta appropriate. • Ogni deviazione dall’ordine istituzionale è considerata deviante. • La condotta deviante sfida l’ordine sociale, in quanto mette in discussione le definizioni istituzionali della realtà e il loro valore (anche conoscitivo). Controllare e punire • Tutte le società tendono a mantenere i devianti reali o potenziali all’interno delle definizioni istituzionalizzate della realtà, che comprendono modelli di comportamento. • Terapia: risocializza il deviante nella realtà “oggettiva” dell’universo simbolico della società. Ha successo se l’individuo fa proprio l’ordine simbolico generale. • Annichilazione: nega la possibilità di universi diversi dal proprio ed elimina chi ne fa parte. Gli “esperti” dell’ordine sociale • Le conoscenze prescrittive istituzionalizzate generano gruppi di conoscitori esclusivi che rivendicano una giurisdizione totale sulle conoscenze. • L’inaccessibilità del loro sapere è garantita dal linguaggio esoterico. • L’intellettuale è un ‘contro-esperto’ che propone definizioni di realtà alternative. • Egli si organizza in gruppi settari o in partiti rivoluzionari al cui interno dà una base oggettivizzata alle definizioni alternative, che spera di proiettare sulla società intera. Il mondo sociale • Le aree di condotta omogenea (o comunità di pratiche) esistono sulla base di sfere di attività separate: non hanno bisogno di essere integrate in un unico sistema. • La logica unitaria non risiede nelle pratiche, ma negli Universi Simbolici che i membri generano. • Gli US assegnano un ruolo a ogni fenomeno, generando una gerarchia coincidente con i confini del proprio mondo sociale. • Tali US sono in relazione con gli interessi sociali concreti del gruppo che li possiede. Il ruolo sociale • Le istituzioni si incorporano nell’esperienza individuale attraverso i ruoli. • Con il loro complesso di azioni programmate, essi determinano l’istituzionalizzazione delle condotte. • L’individuo partecipa ai mondi sociali eseguendo i ruoli; interiorizzandoli, fa sì che il mondo sociale diventi soggettivamente reale per lui. Il ruolo sociale e l’istituzionalizzazione • I ruoli l’oggettivazione della struttura della società. • Le istituzioni sociali non esistono empiricamente al di fuori della loro realizzazione nei ruoli. • I ruoli rappresentano le istituzioni come reale presenza nell’esperienza degli individui viventi • La coscienza individuale è socialmente determinata soprattutto dall’insieme di conoscenze necessarie per eseguire i ruoli. Conversazione e routine • La conversazione continua ‘realizza’ il mondo sociale, creando una struttura di plausibilità condivisa da tutti. Ne permette l’incarnazione in routine. • La gran parte della conversazione noncurante, per il suo carattere massiccio e coerente, preserva la realtà esistente rendendola plausibile. • Allo stesso tempo, la modifica incessantemente, arricchendola o impoverendola di alcuni elementi. • L’interruzione o l’isolamento dalla conversazione rendono meno plausibile la realtà per gli attori. L’identità e il Sé • L’identità personale nasce dalla dialettica tra coscienza individuale, organismo e società. • È l’elemento chiave della realtà soggettiva, ma è in rapporto costante con la società. • Il Sé, entità riflessa dialettica fra identificazione da parte degli altri e autoidentificazione. • L’appropriazione del Sé e del mondo sociale d’appartenenza due aspetti dello stesso processo, mediato dalle stesse “persone importanti”, attraverso cui ognuno trova il proprio posto specifico nel mondo. Le “persone importanti” e l’Altro generalizzato • Non si sceglie il mondo sociale in cui si nasce, e con esso le persone per noi importanti. • Man mano che si passa a un’identità adulta si attua una progressiva astrazione dei ruoli e dei comportamenti dalle persone concrete a noi vicine. • Le norme e i ruoli vengono riferiti a una generalità che include la società, nei limiti in cui è significativa per la persona concreta. • Si forma nella coscienza la figura dell’Altro generalizzato corrisponde all’accettazione della società come realtà e di una propria identità coerente e situata in quella società. LA SOCIALIZZAZIONE • PROCESSO attraverso cui un individuo si insedia nel mondo oggettivo di una società o di un suo settore di attività, e lo include nella propria identità personale. • VARIA in base alla distribuzione delle conoscenze • SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA: quella che un individuo intraprende nell’infanzia, e che lo porta a diventare membro di una società. • SOCIALIZZAZIONE SECONDARIA: ogni processo successivo che introduce un individuo già socializzato in nuovi settori specifici di attività. • La S. primaria è la matrice tenendo in conto la quale ogni S. secondaria può sperare di aver successo. Socializzazione primaria • I significati istituzionali devono essere impressi con forza e indelebilmente nella coscienza dell’individuo: per questo vengono semplificati e resi assertivi. • Il mondo viene oggettivato per mezzo del linguaggio; ordinato in oggetti che sono considerati la realtà; interiorizzato in forme logiche come verità oggettiva. • Per il bambino il mondo è poco comprensibile, in quanto estraneo alla sua esperienza: non distingue la ‘realtà’ della natura da quella dei fenomeni sociali. • Tutte le istituzioni gli appaiono fatti innegabili, che hanno potere su di lui per la loro fattualità e per le sanzioni che ne colpiscono l’infrazione. Effetti e condizioni della socializzazione primaria • Contrariamente ad altri apprendimenti, la S. primaria avviene in un’atmosfera di grande emotività e dipendenza dalle ‘persone importanti’: l’interiorizzazione avviene solo quando il bambino interiorizza i loro ruoli e atteggiamenti. • Le ‘persone importanti’ modificano i significati istituzionali nella trasmissione al bambino, autoconvincendosi delle proprie scelte e determinando in modo più forte il loro senso di realtà • Si rende ‘stabile’ ciò che è precario (per la sua struttura di fatto costruito e sempre negoziabile): gli universi simbolici, le identità, i ruoli, la socializzazione Socializzazione riuscita o fallita • Processo che determina, insieme a conoscenze sul mondo, anche le identità personali, e fallisce quando non riesce a creare nel bambino la ‘fede’ nell’inevitabilità della realtà e del proprio ruolo. • Può accadere anche a causa del fatto che diverse ‘persone importanti’ gli mèdino diverse ‘realtà’, mettendolo dinnanzi a una scelta asimmetrica di identità. • È riuscita quando si ottiene simmetria fra realtà ‘oggettiva’ e realtà soggettiva (e identità). • TERMINA quando si interiorizza nella coscienza l’Altro generalizzato. La socializzazione secondaria • Processo che determina l’interiorizzazione di conoscenze legate a ruoli specifici connessi alla divisione del lavoro, situati in sotto-mondi istituzionali, spesso in contrasto con il mondobase della socializzazione primaria. • I ruoli sono impersonali, il loro contenuto specifico è spesso standardizzato e facilmente apprendibile: si tratta di vocabolari, campi semantici particolari, “tacite intese”. Condizioni della socializzazione secondaria • Il presente viene, in questo processo, interpretato in modo da minimizzare la sua opposizione al mondo-base, e le trasformazioni avvenute. • Soggettivamente, si dovrà accettare che il mondo-base non è il solo, e che ha una collocazione sociale precisa. • La plausibilità della S secondaria è minore della primaria, ed è più vulnerabile. Esteriorizzazione come produzione della società • Nel processo di esteriorizzazione i prodotti dell’attività dei gruppi si oggettivano in significati che vengono proiettati sulla realtà, producendola in forme determinate e nuove. • Esso è conseguenza della riflessione nelle coscienze rispetto alle azioni compiute (anche istituzionali), dalle quali in questo modo si distanzia. La risocializzazione • Processo di ristrutturazione del Sé simile alla S. primaria, ma vissuta da adulti: atmosfera affettivamente carica e nuove “persone importanti”. • L’individuo è socializzato a definizioni della realtà nuove o eretiche e la sua realtà soggettiva trasformata. • Il prototipo è la conversione religiosa. Condizioni della risocializzazione • È necessario creare nuove strutture di plausibilità permanenti. • I neofiti devono segregarsi e/o staccarsi dal vecchio ambiente, fisicamente o anche mentalmente. Il vecchio mondo va reinterpretato o anche annichilito. • La setta religiosa, i lager e la psicoterapia i campi tipici. La setta • La comunità di risocializzati è la base sociale per l’oggettivazione delle definizioni ‘nuove’ della realtà • Anche le concezioni più aberranti diventano plausibili in comunità. I compagni mantengono insieme la realtà oggettiva dell’ideologia settaria. • Forme secolarizzate di settarismo: il gruppo rivoluzionario.