©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte ---- 26 --------------------~-------------------- LE A RTI rappresentata, il Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi, alle cui prezio se collezioni ho dedicato , per oltre venti anni, la mia attività di funzionario e di studio so. Ho avuto anche la soddisfazione che il venditore ignorasse assolutamente la speciale importanza della incisione, e la cedesse quindi ad un prezzo irrisorio, mentre oggi il suo valore può salire a migliaia di lire con scarsissime prob abilità di ritrovarla sul mercato antiquario. ODOARDO « H. GIGLIOLI. PEER GYNT» DI W. EGK. Di W enter Egk e dei suoi Baucrnstiick e ahbiamo scritto r ecent em ent e in questa rivi,sta. Il suo Pecr Gynt, rappresentato al « Vittorio Emanuele » di Torlno), dà l'uccasio ne di precisare alcune caratteristiche della sua arte, e sp ecialmente quelle della gustosa descrittività, del brioso tipeggiamento, dell' associazione del tragico e del comico, oltre l'indiscussa maestria nell a composizione e n ell'orchestrazione. La dichiarata sua freie N eugestaltung del Peer Gynt di Ibsen basta a sconsigliare la ricerca d'un'identità dell'opera egkiana col dramma letterario, ricerca del resto io. molti casi superflua e cara solamente ai dilettanti. Non si deve cercare un'interpretazione, una critica del Peer Cynt di Ibsen , bensi il Peer Gynt proprio di Egk, da questi immaginato ed espI'esso, benchè alcune parti della tela, le vicende, perfino ' qualche parola ripetano il mondo, il pensiero, lc azioni, del dramma poetico. Questo è da considerare non più che uno schema scenico e dialogico. Un uomo, che può chiamarsi P eer o altrimenti, è respinto da una giovane, Solveig o d ' altro nome, se n e allontana, è fedelmente atteso, e, tornato , è amorosamente, maternamente riaccolto. Eventi staccati, strambi o realistici, il mondo dei troll, una taverna, un porto , con gente comune, bevitori, donnacce, affaristi, eccetera; càpita quel Peer, assist e o partecipa per caso ai discorsi o ai fatti e sparisce. AJI' idillio Peer-Solveig contrasta la prepotenza di una donna dai capelli ro ssi, che avvince P eer, e di cui l'entità drammatica sfugge alla determinazione. Ciò che il libretto delinea l'opera conferma, e la musica e la mimica fan risaltare, proponendo, come più volte accade n ell 'op era in musica, ptmti di vi sta che il libretto non suggeriva. Qui la musica e la scena conferiscono infatti agli avvenimenti ai quali P eer assiste, u na vi stosità, un'ampiezza, una durata tali da costituire uno spettacolo neno spettacolo, e spostano definitivamente il centro del dramma, sicchè protagonista non è Peer, che risulta un abtùico enfatico , bensi Solveig, un personaggio che ha allima , cuore, consistenza. L'Egk, che nelle altre su e composizioni ha mostrato di prediligere espr essioni sch erzose, un po' ironiche, un po' sentimentali, con uno spirito e un gargo bayuvarisch, anche per quest 'op era ha inventato motivi sen suo si, Ii ha svolti con una dinamica esilarante e inesausta, spinti audacemente in un tripudio orgiastico, variati, modulati, appropriati alle situazioni sceniche e, tutto ciò eon destrezza e buon gusto. La parte che dicemmo dello spettacolo nello spettacolo è amena. Ecco, nel p]'imo atto, la scena della piazza del villaggio. Una vivacità sonora, fresc a, luminosa, sgargiant e, temi e timbri di carattere popolaresco, cori e orchestra, tipi grotteschi, come lo Sposo lasciato fuori della camera nuziale; nella moltitudine variopinta s'insinua, con fugaci accenni, la verginale ser enità di Solveig, e con più labili tratti la presen za di P eer. Si p en serebbe alla rustica gaiezza d'uno Smetana per la coloritura paesana, ma in r ealtà qui la musica prescinde dal folclore e ha toni suoi proprii. Vivace è anche L'intermezzo strument ale che precede la scena dei Troll, dove pullulano le trovate ritmiche e strumentali. Spassosa è poi la musica al principio del secondo atto, quando i commercianti e Peer bevono davant i al caffè del porto, e il Presi dente della repubblica centro americana vien e a spillar danaro, e il battello parte e naufraga. Il terzetto e i monologhi sono spiritosi, e l'accompagnamento, di sapore modernistico e oltranzista, meriterebbe la qualifica di canaille. Il tono lepido continua nella scena della taverna, e s'innesta con quello della trivialità e della lussuria, r ecato dal tango, dalla voluttuosa cantilena del flauto, dalle danz e dei negri, dalla canzone frivola di Peer. Il carattere operettistico si rivolge, p er poco, in tragedia, allorchè un negro accoltella un bianco, e infine trionfa in un entusiastico can can di maschere. L'altra parte dell'opera, quella che s' accentra su Solveig, è abbozzata nel primo atto e s'espande n el terzo. All'apparire di. Solveig, ascoltando la sua prima canzone, p ercepiamo che ella è stata p sicologicamente intesa e ben caratterizzata, anima semplic e di fanciulla che con l'esperienza della vita e dell' amore s'evol verà, affeI'merà forza, decisione, fedeltà, virtù precIari, e all' affetto congiungerà il entimento del dovere, raggi,u ngendo infine una complessità ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte 27 - - - LE ARTI di coscienza e uno stato di poesia e di grazia. n terzo atto è improntato appunto della sentimentalità di Solveig. Esso è languido, no stalgico, doloroso, so ave. Consta di cinque episodi , la cui varietà si armonizza in una Huenza di espressioni malinconiche. Qui emerge la melodia vocale. Il vigore ritmico e la policromia armonistico-contrappuntistico-orchestrale le lasciano il pa so. L'ambiente è inizialmente permeato di cupi presentimenti. Il canto dei Tre uccelli neri vagamente s'accorda con i loro misterio si concetti. La mesta melodia è affidata alla voce più acuta, e accompagnata ora con imitazioni, ora con omofonie, sorretta e armonizzata da gravi legni e ottoni; vagamente s'accorda, dicevamo, e tuttavia è addicevole. È un cantilenare da Liul, romantico indubbiamente, che fa ripensare alla toccante delicatezza di Peter Cornelius nella sua prima maniera. Nelle loro risposte a Peer, che invano cerca la strada della salvezza, (egli interroga in modo recitativo, spesso senza accompagnamento), gli Uccelli mutano modo, e la più elevata voce tenta quasi il verso d'un uccello e accenta ritmi briosi, mentrc l'orchestra la sostiene lieve, con trilli dei flauti. Anche il secondo episodio, cioè il dialogo dello Sconosciuto con Peer, un dialogo massimamente recitativo, è di color fosco nella declamazione, con marcati intervalli o con la monotonia di alcuni tocchi strumentali. Il terzo consta dell'elaborazione strumentale del canto dell'uccello al principio dell'atto, elaborazione non sinfonica, ma « intermezzo » nel sen so delle opere pucciniane o mascagnane, che è utile soltanto al cambiamento della scena. E si torna alla sala del vecchio nel mondo dei T"oll. Anche in questo punto la musica è malinconica. Una cantilena pur essa lideristica passa da Mads a Ingrid, ad Aase, e serpeggia nel seguente concertato. Il quinto e ultimo episodio, il nono quadro, è romanticissimo nella qualità e nell'accento. Comincia con una canzone di Solveig, che rammemora la sua attesa, la fiducia nel ritorno di Peer, e invoca su lui benedizione e pace. Canzone bipartita, melodia spianata, con ripetizione di frasi, appoggiature e giuoco di cadenze carezzose, rievocanti la romanza e il Lied ottocenteschi, fra Catalani e Brahms, cosÌ per un sommru:io esempio. Il motivo di tale canzone primeggia anche nel duplice coro, che commenta la crisi spirituale di Peer, e cede poi a un altro canto, malinconico e soave, della stessa Solveig, allorchè Peer s'inginocchia davanti alla fanciulla e stanco poggia il capo nelle mani di lei. È, ques.t'ultimo canto, come u.na ninna nanna, delicata, affettuosa nell'andamen5. to, ora sospiroso ora ardente, e nell' armonia. Con il frequente unisono dei violini e della voce, con un intervallo d'ottava e un lungo si bemolle filato, nuovamente fa sovvenire dei modi frequenti di alcune romanzc operistiche dell'Ottocento italiano e di qualche arioso di Riccardo Strauss. Questo terzo atto è il migliore dell'opera, in quanto è fondamentalmente drammatico. A. DELLA CORTE. AUTARCHIA MUSICALE ITALIANA. Riproduciamo il discorso pronunciato dall'A ccademico Ildebrando Pizzetti di fronte al Ministro Bottai, in occasione della riunione plenaria delle Commissioni per lo studio dei testi per la autarchia della Scuola italiana nei metodi dell'insegnamento della musica. 1. Eccellenza, quando, or son circa sei mesi, tutti noi qui presenti ci trovammo dinanzi a Voi che ci avevate chiamato per affidarci il còmpito, alto e sommamente onorifico ma difficilissimo, di studiare i provvedimenti più opportuni a poter conseguire, secondo la volontà del Duce, la totale autarchia della Scuola italiana nei metodi d'insegnamento della musica, io terminavo il discorso col quale, a nome di tutti, avevo voluto ringraziarVi della fiducia da Voi dimostrataci, dicendo che avremmo fatto, ognuno nel campo della propria competenza specifica, del nostro meglio, e che speravamo il nostro meglio avesse ad essere buono. Credo poter Vi dire oggi, con tranquilla coscienza, che ognuno del suo meglio ha fatto, e credo che i risultati del nostro lavoro, che ora sommariamente Vi esporrò, siano infatti buoni, e direi anche superiori a quelli che molti di noi, me compreso, potevano aver sperato. Ricomposte, secondo l'affinità fra certe discipline dell'insegnamento della musica, in dodici Commissioni le diciannove che erano state dapprima formate, esse dodici sono state una dopo l'altra convocate per studiare e discutere la materia a ognuna assegnata. Prima di esporVi le conclusioni e proposte delle varie Commissioni che io, sccondo l'incarico del quale voleste onorarmi, ho successivamente presieduto, credo mio dovere dirVi - e, da artista italianissimo quale mi sento e so di