Edvard Grieg Peer Gynt La vita Grieg nacque nel 1843 in Norvegia, paese in cui si trovava allora il padre in qualità di console britannico. Ricevette le prime lezioni di pianoforte dalla madre, proseguendo poi gli studi musicali prima a Lipsia e poi a Copenaghen. Fondò l’associazione Euterpe insieme ad altri musicisti norvegesi, con lo scopo di diffondere la musica scandinava. Conobbe il drammaturgo Henrik Ibsen e scrisse le musiche per alcuni suoi lavori. In patria fondò e incentivò molte associazioni musicali e per questo diventò un’importante personalità. Quando morì nel 1907 gli vennero tributati funerali di Stato. Peer Gynt Composto nel 1875, è tratto da un omonimo dramma di Ibsen. La prima rappresentazione avvenne a Oslo il 24 febbraio 1876. In seguito Grieg decise di scriverne una riduzione, ricavandone due suite sinfoniche di quattro episodi ognuna. La trama Peer Gynt è un ragazzo che vive in povertà con la mamma Åse; il padre, una volta ricchissimo, ha perso tutto. Così Peer è intenzionato a riacquistare l’agiatezza perduta, ma passa tutto il suo tempo a non far nulla perché sogna a occhi aperti e confonde la realtà con la fantasia. È stato molto tempo fidanzato con Ingrid, ma poi l’ha lasciata. Si presenta però lo stesso alla festa delle nozze della ragazza e qui incontra la giovane Solveig, di cui si innamora. Per dispetto però rapisce Ingrid e la porta sulle montagne, dove l’abbandona perché la famiglia della donna gli è già alle calcagna. Durante il cammino, Peer incontra una donna vestita di verde, la seduce e promette di sposarla. Lei dichiara di essere la figlia del vecchio Dovre, capo dei troll, spiriti della montagna. Il vecchio re è disposto a perdonare Peer, purché si trasformi anche lui in troll. Ma il ragazzo rifiuta e tutti i troll si scatenano contro di lui. Peer si salva perché la campana annuncia l’arrivo del giorno e i troll fuggono via. Il ragazzo poi deve tornare a casa, perché la madre Åse sta morendo. Peer racconta alla madre che la porterà a una festa in un gran castello, dove c’è San Pietro alla porta che rifiuta di farli entrare. Mentre continua a fantasticare, si accorge che la madre è morta. Peer scappa dal suo paese per andare a cercare la fortuna per il mondo. Diventato ricco, mentre si trova sulle coste del Marocco viene imbrogliato da quattro bricconi, che lo derubano di tutto e scappano. Tutto sembra perduto, ma una mattina Peer trova nel deserto dell’Arabia gli abiti, i gioielli e il cavallo bianco dell’Imperatore turco. Indossati i nobili panni, Peer finisce nella tenda di un capo arabo, accolto con tutti gli onori perché scambiato per il Profeta. La figlia del capo, Anìtra, e un gruppo di fanciulle cantano e danzano per lui. Anìtra corteggia Peer, che non è insensibile al suo fascino. Tuttavia la ragazza mira di più alle sue ricchezze: quando Peer gliele dona, lei lo abbandona. Intanto nel suo paese Solveig ancora aspetta Peer Gynt, ancora lo ama. Nel frattempo Peer capisce che i panni del Profeta non fanno per lui e decide di ritornare se stesso. Si dirige in Egitto e si getta in nuove e bizzarre avventure. Gli anni passano, Peer è ormai vecchio: è ora di tornare a casa. La nave che lo riporta a casa naufraga, ma lui si salva. Nel suo cammino, Peer incontra un Fonditore di bottoni, che vorrebbe fonderlo insieme alla massa degli altri perché in vita non è stato mai se stesso, non è stato cioè né una persona disonesta né onesta. Ma a salvarlo dalla triste sorte ci pensa Solveig: lo ha atteso per tutta la vita e Peer ha capito finalmente che per essere se stessi basta l’amore e la speranza che la donna ha avuto per lui.