Con il Patrocinio di Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Lunedì, 9 marzo 2015 – ore 21.00 SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2015 ABBIAMO IL PIACERE DI FARVI ASCOLTARE UNA DELLE GRANDI PROMESSE DEL PIANOFORTE NEL MONDO, IL GIOVANISSIMO CROATO DAL NOME DOSTOIEVSKJIANO, ALYOSHA JURINIC, CHE HA GIÀ COLLEZIONATO PREMI INTERNAZIONALI E MONDIALI COME IL LEGGENDARIO PREMIO ROBERT SCHUMANN (ZWICKAU), IL “NOSTRO” PREMIO IN MEMORIA DEL “NOSTRO” SHURA CHERKASSKI, IL PREMIO SPECIALE DELLA FILARMONICA DI ZAGABRIA, IL PREMIO SPECIALE SAMOBOR, IL PREMIO COSENZA, IL PREMIO MASSAROSA, I QUATTRO PREMI DELLE QUATRO FONDAZIONI ARGERICH, ETC… È STATO DEFINITO, TRA L’ALTRO, INCOMPARABILE INTERPRETE CHOPINIANO. A LUI DI DIMOSTRARLO NEL MERAVIGLIOSO RECITAL CHOPIANIANO CHE CI OFFRE! ALYOSHA JURINIC Pianista ______________________________________ FREDERIC CHOPIN (1810 – 1849) Notturno in re bemolle maggiore op. 27 n. 2 Studio op. 25 n. 2 in fa minore Sonata n. 3 in si minore op. 58 Studio op. 25 n. 6 in sol diesis minore ***** Barcarola in fa diesis maggiore op. 60 Allegretto Studio op. 25 n. 7 in do diesis minore Lento Studio op. 25 n. 11 in la minore Lento, sostenuto Studio op. 25 n.12 in do minore Allegro maestoso; Scherzo: Molto vivace (mi bemolle maggiore) Largo (si maggiore); Finale: Presto, non tanto. Agitato Notturno in mi bemolle maggiore op. 55 n. 2 Presto Allegro Lento Studio op. 10 n. 8 in fa maggiore Allegro _______________ Si ringraziano Allegro molto con fuoco ALYOSHA JURINIC Nato nel 1989 a Zagabria, definito come "giovane pianista di eccezionale temperamento" dal quotidiano croato Nacional, studia attualmente presso la Hochschule fur Musik Franz Liszt di Weimar, nella classe di Grigory Gruzman, dopo aver frequentato la Scuola di Musica di Fiesole con Elisso Virsaladze, l'Università di Musica e arti drammatiche di Vienna e l'Università di Zagabria, città dove ha iniziato i suoi studi musicali con Ruben Dalibaltayan. Ha partecipato con successo a concorsi sia in Patria che all'estero. In Croazia, ha vinto il primo premio dello Stato per ben quattro anni, sia come solista sia per la musica da camera, oltre al primo premio al Concorso Internazionale per Giovani Pianisti “Zlatko Grgošević” nel 2000, 2002 e 2006, ai Concorsi Internazionali di Gorizia (2001) e di Vienna (2002). Nel 2010 gli è stato assegnato inoltre il Premio della gioventù musicale croata “Ivo Vuljević” per la migliore giovane carriera. Nel 2012 ha vinto il primo premio al 3° Concorso Pianistico Internazionale “Encore! Shura Cherkassky” di Milano e il primo premio al 16° Concorso internazionale "Robert Schumann" di Zwickau. Nel 2014 ha vinto il Ferdo Livadic award a Samobor, il “Luciano Luciani” di Cosenza e il Concorso di Massarosa, tutti appartenenti alla Fondazione “Alink-Argerich”. Dopo il suo debutto a Londra nel 2007, ha tenuto recitals e concerti con orchestra in vari Paesi europei (Croazia, Slovenia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca , Polonia, Ucraina, Russia, Austria, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito). A febbraio 2015 ha debuttato in recital alla Carnegie Hall. É ospite per la seconda volta di Serate Musicali - Milano. FREDERIC CHOPIN Notturno in re bemolle maggiore op. 27 n. 2 I due Notturni dell’op. 27 furono pubblicati nel 1836, ma composti, forse, due anni prima. Essi costituiscono una sorta di «dittico» nel quale l'uno è come l'antitesi dell'altro (già la tonalità di do diesis minore messa a fronte a quella di re bemolle maggiore richiama l'attenzione). Il Notturno op. 27 n. 2 è limpido e quieto e suscita nell'ascoltatore un senso di calma e di serenità. Basato su una serie di lunghi arpeggi il tema si dispone suggerendo una dimensione armonica che richiama l'arcaico carattere dell'antica modalità greca. Sonata n. 3 in si minore op. 58 Non è difficile determinare l’anno di nascita della Sonata op. 58. «Non ho più scritto nulla, dalla vostra partenza» scrive Chopin al cognato e alla sorella, nell’agosto '45. Ma una settimana prima del Natale ‘44 la Sonata era già stata offerta sia a Schlesinger che a Breitkopf. Dunque il periodo si riduce tra inizio settembre (data di partenza della sorella), e il 28 Novembre, (data del rientro di Chopin a Parigi da Nohant, l’unico luogo ove gli riusciva di comporre con tranquillità). Dedicata all’allieva contessa de Perthuis, moglie dell’aiutante di campo di Luigi Filippo, la Sonata ebbe grandi riconoscimenti. Schumann la lodò e Kalkbrenner il terribile (che aveva minacciato di prendere Chopin come allievo ... ma questi si era difeso con le unghie e coi denti) gli chiese addirittura di insegnarla a suo figlio (!). Ma non basta. Le parrucche sapienti del Conservatorio di Parigi ne proposero il I Movimento come pezzo imposto per la loro sezione femminile. Ma ciò nel 1848. Poi la stessa Sonata fu bersaglio di altre parrucche e parrucconi e ne seppe qualcosa il nostro Alfredo Casella che nel 1896 aveva 12 anni e voleva iscriversi al Conservatorio di Parigi. Allo scopo aveva dunque preparata questa immensa e meravigliosa ultima Sonata di Chopin, ma il saggio suo maestro Diémer (Louis), d’imperio gliela fece sostituire, per qualcosa di «meno arido» (tra Mendelssohn, Bach e Sgambati). Per non dir degli strali del teorico e terribilissimo V. D'Indy. Ma l’op. 58 ha tutt’altra classicità di forme comparata alla precedente op. 35 (la «Funebre»). Si direbbe che Chopin avesse avuto fretta di concludere l’op. 35. Tanto che il Finale ne risultò telegrafico: quel «borbottio SI RACCOMANDA DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE tra 2 voci» all’unisono (com’egli lo descrisse), della durata inferiore a un telegramma (70-80 secondi). I Tempi dei virtuosi erano destinati ad accorciarsi (e a succedersi i primati di velocità in mancanza di meglio). Ma già il Tempo eseguito «di Chopin» non poteva superare il minuto e mezzo. E ilverso del Carducci, non è forse un involontario commento: «Come un corteo nero/che, brontolando in fretta in fretta va»? Altra fatica, altro il lavoro prestato per fornire la sua III Sonata di un vero Finale. Di fronte alla precedente Sonata «funebre» (fondata su 2 soli veri Tempi), alla III non manca alcuno dei 4 Tempi. Ma qui lo stesso Liszt obietta che l’op. 58 è più costruita che ispirata (e certo pensava alla «Funebre», che proprio nel suo instabile equilibrio, nel suo intuirsi autobiografia dell’incompiuto, nei finali messaggi al vento e al silenzio, si rivela più carica di fato). Delle tre Sonate (1828, 1839, 1844), a parte la prima opera giovanile, l’op. 4 e in parte scolastica, le altre due, op. 35 e op. 58, appaiono come due monumenti graniticamente contrapposti. Scritta poco avanti la rottura con la Sand, la Sonata op. 58, in si minore, non pare in questo senso affatto biografia, anzi una reazione imprevista al destino e alla malattia imminente e progressiva. Sembra un progetto affermativo, ne tradisce un «cupio dissolvi», in alcuno dei suoi Tempi e neppure nel Finale, che non rifiuta nemmeno il virtuosismo ad hoc: joie de jouer, joie de vivre. Il primo tempo, (Allegro maestoso, in 4/4), crogiolo, o miniera di Temi, sovrasta tutti gli altri (come già il Primo Tempo dell’op. 35). L’incipit è orchestrale. Il II Tema è del sublime italianista che sappiamo. La riesposizione del Tema di inizio è omessa, come già nell’op. 35. Così l’interesse è spostato sul secondo tema, trasposto in si maggiore. Lo Scherzo (Molto vivace, in 3/4) è in mi bemolle, non ha il carattere demoniaco dello Scherzo dell’op. 35. Meravigliosamente fluido, anzi liquido, ha il Trio in si; modello di scrittura à la Chopin, potrebbe fare da pezzo imposto, per un concorso di virtuosismo poetico. Il Finale (quasi Rondò), dà alibi a molti d’esser considerato alla stregua di una pagina «politica», a glorificazione della Patria. Andrebbe dunque ad allinearsi alle grandi Polacche «politiche» e in ispecie alla Coda della Polacca op. 61. Uno degli elementi «di prova» sarebbero le otto fatali battute di apertura, marziali, a mo’ d’Introduzione. «Presto, non tanto» è indicazione forse sibillina, se si considera la velocità un fatto anti-matematico, come la Poesia, o la Verità, in ogni caso più vicina all’illusionismo che alle cifre. Qui poi è in gioco la sacra Maestà della Polonia. Il II Tema ne è uno dei fondamenti e il secondo, con la vertigine dei suoi arabeschi, ha molte e grandi libertà, ma non quella di «smentire l’Eroe». Barcarola in fa diesis maggiore op. 60 Forma normalmente utilizzata come aria vocale, avente il generico intento di rievocare il canto dei gondolieri veneziani, la Barcarola venne rivisitata in forma pianistica da Chopin nella sua op. 60. In essa Chopin usa i toni soffusi e la dolcezza melodica tipica dei Notturni, con alcuni impasti armonici che appaiono come delle chiazze sonore, quasi una sorta di impressionismo ante litteram, tanto che Ravel ebbe a scrivere, in un suo articolo, parole di profonda ammirazione per questa pagina straordinaria. Ne è un esempio la pennellata di colore delle tre battute introduttive, dalla quale prende il via il cullante accompagnamento di barcarola della mano sinistra che sostiene il dolce e frastagliato disegno melodico a terze parallele della prima parte (sezione A). Il tema evolve quindi in un libero fluire di nuove invenzioni melodiche arricchite di trilli e rapide fioriture a seste parallele. Un breve episodio interlocutorio di collegamento, nel quale riecheggiano elementi già ascoltati nel tema, riporta al tema principale riesposto con consistenti varianti armonico-melodiche. Un delicato filo di crome introduce quindi la sezione centrale (B): un'ipnotica ripetizione di un frammento melodico sostenuto dall'ostinato «dondolio» del basso. Dopo un'intensificazione della dinamica l'episodio B si scioglie in un delicato e cullante motivo a terze parallele. Ampia coda conclusiva ricca di fantasia, nella quale riecheggiano, tra l'altro, le fioriture a seste parallele della prima parte. Notturno in mi bemolle maggiore op. 55 n. 2 Composti probabilmente nell'estate del 1843, i due Notturni op. 55 furono pubblicati nel 1844 - da Breitkopf & Härtel a Lipsia e da Schlesinger a Parigi e nel 1845 da Wessel a Londra - con dedica a Jane Wilhelmine Stirling, l'allieva scozzese che negli ultimi anni aiutò molto Chopin, anche a livello economico, e che poi svolse un ruolo importante nella diffusione della sua opera. Il Notturno mi bemolle maggiore op. 55 n. 2 è il primo dell'intera serie (e l'unico, insieme al successivo op. 62 n. 1) ad aprirsi sonoramente con un forte. Inizialmente sembrerebbe non essere cambiato troppo dalla scrittura adottata da Chopin sedici anni prima nel suo Notturno di esordio: un'intensa melodia affidata alla mano destra sostenuta incessantemente dalla sinistra con un oscillante tappeto di crome. Ma già alla quarta battuta fa la sua comparsa una terza voce intermedia che d'ora in avanti si farà sentire frequentemente, con un discreto commento alle altre due che spesso si serve di leggeri gruppi irregolari di tre, quattro, sette e otto note e che, poco prima della fine del brano, mentre la melodia rimane confinata alle dita estreme della mano destra, si trasforma in una vibrazione indistinta con un lungo trillo; nel frattempo il regolare sostegno offerto dalla mano sinistra si colora di sfumature armoniche sempre nuove, mentre anche la melodia subisce talvolta un'intensificazione espressiva mediante la sostituzione delle figurazioni ritmiche originali. Questo fantastico distillato di sapienza polifonica, sensibilità armonica, fantasia ritmica e ricerca timbrica tocca il suo vertice nelle ultime dieci battute, che introducono direttamente al mondo sonoro dell'imminente Berceuse. Il brano si conclude serenamente con una serie di placidi accordi, interrotti solo per un attimo da un'estrema, lievissima comparsa delle terzine che attraversano leggere la tastiera dal grave all'acuto. Studio op. 10 n. 8 in fa maggiore Quando Chopin giunse a Parigi, alla fine del settembre 1831, aveva probabilmente già quasi completato una serie di studi pianistici che sarebbero poi stati presto pubblicati (per Schlesinger, nel 1833) come Studi per pianoforte op. 10. L'intenzione -perfettamente realizzata- era quella di ottenere un'ideale fusione tra virtuosismo ed espressività poetica, tra tecnica e arte. Emblematicamente gli Studi vennero dedicati a Franz Liszt, amico di Chopin e autore a sua volta di altre importanti serie pianistiche. Un ulteriore termine di confronto veniva dal «divino Paganini», che al tempo andava infiammando le platee di mezza Europa con le sue funamboliche esibizioni violinistiche. L'idea era quella di trasferire, di travasare le scoperte tecniche di uno strumento duttile quanto il violino al pianoforte ricercandone le infinite possibilità, le intrinseche capacità tecniche e musicali. L'esito dell'uscita dell'op. 10 fu un successo, tanto che il cronista del giornale parigino «Le pianiste» scriveva entusiasta nel novembre del 1833 alla sua immaginaria lettrice: «Quando avrà letto questi Studi, quando li avrà lavorati, commentati, se avrà la fortuna di sentirli eseguiti dal suo autore le capiterà di riconoscerli appena. Cerchi il senso vero, scopra il canto, mirabile sempre, ma spesso celato all'evidenza. Questo giovane già all'esordio è al livello dei grandi maestri, e lei sa quanti pochi siano». La novità che si sprigionava da questa raccolta conquistò perciò subito i favori del pubblico e degli esperti. Lo stesso Liszt, onorato per la dedica attribuitagli, si ritirò per qualche tempo in modo da studiarli a fondo; quando ricomparve in pubblico dimostrò di padroneggiare così bene la raccolta da strappare a Chopin l'ammirata affermazione: «Vorrei proprio rubargli il modo di eseguire i miei Studi». La struttura di questi brani brevi, concisi, ripercorre il classico schema tripartito: a un primo spunto tematico che propone un determinato problema tecnico-pianistico fa seguito una zona di elaborazione delle idee precedenti o anche un vero e proprio secondo motivo; il ritorno della prima idea conclude il brano, spesso esteso a una sezione di coda. La scelta dello Studio è originata dall'intento di risoluzione di una determinata finalità didattica: la figurazione difficile di cui il pianista deve impadronirsi viene ripetuta, sottoposta a eventuali varianti, trasportata in varie tonalità così da farla divenire cangiante all'ascolto e a un tempo permettere l'uso di tutta una serie di tattiche e accorgimenti tecnici della mano. Il n. 8 in fa maggiore verte sulla tecnica dell'arpeggio con lo scopo di rendere il polso elastico e le dita agili su continui movimenti laterali della mano: l'arpeggio è uno scintillante baluginìo sonoro e si presenta arricchito dall'inserzione di note di passaggio. Studi op. 25 Pubblicati nel 1837 come op. 25 questi Studi sono dedicati «A Madame la Comtesse d'Agoult», che di Liszt era la compagna. Nell'op. 25 ogni Studio sembra sgorgare direttamente dal precedente; la tonalità di ciascuno è strettamente connessa a quella del seguente, con l'eccezione degli ultimi due in cui questo disegno si disgrega. In alcune occasioni, è impressionante il modo in cui la conclusione di uno Studio dà l'impressione di preparare l'attacco del successivo. Questi Studi si rivelano, anche grazie a diteggiature spesso ardite e sempre originali, straordinari saggi di ricerca sul timbro (massime l'op. 25 n. 1 e n. 6), sul tocco (op. 25 n. 4 e n. 5), sull'indipendenza ritmica (op. 25 n. 2)... La struttura tipica di questi Studi è quella basata su un'unica idea tematica o figurazione musicale e quindi su un'unica difficoltà tecnica (arpeggi, op. 25 n. 1; terze, op. 25 n. 6; seste, op. 25 n. 8...), che viene esposta inizialmente nella tonalità principale, poi trasportata in altre tonalità e infine ripresa nella tonalità d'impianto, ma in forma abbreviata e con un'eventuale coda. Nell'op. 25 Chopin abbandona questa struttura solamente in due casi, costruiti nella tipica forma tripartita di canzone A-B-A', in cui nella parte centrale si assiste alla comparsa di nuovo materiale tematico e a un cambiamento di tempo: ciò avviene nello Studio n. 5 in mi minore e nello Studio n. 10 in si minore che, non a caso, sono i due brani più ampi della raccolta, gli unici a superare le 100 battute. Comunque tutti e dodici sono pezzi brevi e talvolta brevissimi, con delle durate oscillanti fra il minuto circa dello Studio n. 8 in re bemolle maggiore, che conta appena 36 battute, e i quattro minuti e mezzo-cinque dello Studio n. 7 in do diesis minore. PROSSIMI CONCERTI Lunedì 16 marzo 2015– ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; F; Combinata 1; Orfeo 2; F1) Pianista ELISSO VIRSALADZE F. CHOPIN Polonaise in do diesis min. op. 26 n.1; Notturno in fa magg. op.15 n.1; Notturno in fa diesis maggiore op.15 n.2; Barcarola in fa diesis maggiore op. 60; Mazurka op. 30 – n.1 (do min.), n.2 (si min.), n.3 (re bem. magg.), n.4 (do diesis min.); Polonaise in la bemolle maggiore op.53; Polonaise Fantasia in la bemolle maggiore op.61; Sonata in si minore op.58 Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 Lunedì 23 marzo 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; F; Combinata 2; Orfeo 1; F2) Violinista HILARY HAHN – Pianista CORY SMYTHE R. SCHUMANN Sonata n.1 - C. DEBUSSY Sonata - J. S. BACH Partita n.3 “In 27 Pieces: The Hilary Hahn Encores” Selezione di brani Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 Lunedì 30 marzo 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; F; Combinata 1; Orfeo 1; F1) Violinista UTO UGHI - Pianista BRUNO CANINO J. M. LECLAIR Sonata Tambourin - C. FRANK Sonata in la maggiore - S. PROKOFIEV Sonata n 2 in re maggiore - P. DE SARASATE Carmen Fantasy Biglietti: Intero € 35,00 - Ridotto € 30,00 «GLI AMICI PROPONGONO …» * Mercoledì 11 marzo, ore 18, GAM- Villa Reale, via Palestro, 16 – Milano Nel centenario della nascita di SVIATOSLAV RICHTER (1915- 1997) Ricordo e omaggio al grande Pianista, innumerevole volte ospite di Milano e di Serate Musicali. Ascolti, filmati, ricordi e testimonianze, a cura di Andrea Ottonello. Introduce Angelo Foletto. Duo LUOGHI IMMAGINARI: Soprano Elena Bakanova - Pianista Raffaele Mascolo ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» 2022001122013/2014ICALI» Presidente Onorario Valeria Bonfante Hans Fazzari Isabella Bossi Fedrigotti *** Roberto Fedi Soci Fondatori Ugo Friedmann Carla Biancardi Camilla Guarneri Franco Cesa Bianchi Vincenzo Jorio Giuseppe Ferreri Lucia Lodigiani Emilia Lodigiani Mario Lodigiani Enrico Lodigiani Paolo Lodigiani Luisa Longhi Maria Candida Morosini Stefania Montani Rainera e Mario Morpurgo Gianfelice Rocca G.B. Origoni Della Croce Luca Valtolina Adriana Ragazzi Ferrari Amici Benemeriti Giovanna e Antonio Riva Alvise Braga Illa Alessandro Silva Fondazione Rocca Maria Giacinta Tolluto Ulla Gass Maria Luisa Vaccari Thierry le Tourneur d’Ison Marco Valtolina Erika Rottensteiner Beatrice Wehrlin Società del Giardino Soci Amici Antonio Belloni Giovanni Astrua Testori Carla Beretta Ricci Umberto Bertelè Elisabetta Biancardi Mimma Bianchi Maria Brambilla Marmont Carlo e Angela Candiani Giancarlo Cason Nicoletta Colombo Egle Da Prat Piero De Martini Maya Eisner Federico ed Elisabetta Falck Silvana Fassati Carlo e Anna Ferrari Giuliana File Finzi Bianca e Roberto Gabei Matilde Garelli Felicia Giagnotti Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Eugenia Godani Ferruccio Hurle Giuliana e Vittorio Leoni Maurizia Leto di Priolo Giuseppe Lipari Gabriella Magistretti Eva Malchiodi Giuseppina Maternini Lucia ed Enrico Morbelli Stefano Pessina Francesca Peterlongo Denise Petriccione Giuseppe Pezzoli Gian Pietro Pini Giustiniana Schweinberger Antonietta Scroce Paola e Angelo Sganzerla Maria Luisa Sotgiu Giuseppe Tedone Adelia Torti Graziella Villa Giuseppe Volonterio «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Fedele Confalonieri Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Mediaset Quirino Principe Giuseppe Barbiano di Gianfelice Rocca Belgiojoso Fondazione Rocca Ugo Carnevali Carlo Sangalli Roberto De Silva Fondazione Cariplo Roberto Formigoni Luigi Venegoni Gaetano Galeone Giuseppe Ferreri Società del Giardino Banca Popolare di Milano Gianni Letta Camera di Commercio di Mario Lodigiani Milano Roberto Mazzotta Publitalia Francesco Micheli ***** Arnoldo Mosca Mondadori Diana Bracco Silvio Garattini Robert Parienti Martha Argerich Marina Berlusconi ***** Carlo Maria Badini Cecilia Falck Alberto Falck Vera e Fernanda Giulini Oscar Luigi Scalfaro Emilia Lodigiani Giovanni Spadolini Maria Grazia Mazzocchi Leonardo Mondadori Conservatorio G. Verdi - Giuseppe Lodigiani Milano Giancarlo Dal Verme Francesca Colombo Tino Buazzelli Stefania Montani Peter Ustinov Cristina Muti Franco Ferrara Simonetta Puccini Franco Mannino Rosanna Sangalli Carlo Zecchi Elisso Virsaladze Shura Cherkassky Juana Zayas Flavia De Zigno Bianca Hoepli