Con il Patrocinio di
Sala Verdi del Conservatorio - Via Conservatorio, 12 – Milano
Lunedì, 9 novembre 2015 - ore 21.00
SERIE «A» 2015/2016
«Il Genio è Donna»
Pianista
JUANA ZAYAS
FREDERIC CHOPIN (1810 - 1849)
STUDI NN. 6, 5, 9, 8, 10, 11 OP. 10
n. 6 in mi bemolle minore: Andante
n. 5 in sol bemolle maggiore: Vivace
n. 9 in fa minore: Allegro molto agitato
n. 8 in fa maggiore: Allegro
n. 10 in la bemolle maggiore: Vivace assai
n. 11 in mi bemolle maggiore: Allegretto
DA I 12 STUDI NN. 12, 1, 2, 3, 8, 11 OP.25
n. 12 in do minore: Molto allegro con fuoco
n. 1 in la bemolle maggiore: Allegro sostenuto
n. 2 in fa minore: Presto
n. 3 in fa maggiore: Allegro
n. 8 in re bemolle maggiore: Vivace
n. 11 in la minore: Lento. Allegro con brio
NOTTURNO IN FA MAGGIORE OP.15 N.1
Andante cantabile
(1797 - 1828) FRANZ SCHUBERT/FRANZ LISZT (1811 - 1886)
2 TRASCRIZIONI DA GOETHE: Gretchen am Spinnrade; Erlkönig
ADOLF SCHULTZ-EVLER (1852 - 1905)
ARABESQUES SU „AN DER SCHOENEN BLAUEN DONAU“ di J.Strauss Jr.
«Il Genio è Donna»
La leggenda di
JUANA ZAYAS
Di origine cubana, ha dato il suo primo recital all’età di sette anni e con orchestra a undici. A
quest’età aveva già compiuto i suoi studi a L’Avana, dove ebbe modo di ascoltare grandi pianisti
come Jorge Bolet, Claudio Arrau, Friedrich Gulda e Arthur Rubinstein. Tra i Concorsi
internazionali vinti, quello intitolato a “Teresa Carreno”, la più leggendaria pianista
sudamericana di sempre. (Caracas –Venezuela). Artista nobilmente “contro-corrente”, con il
culto dell’arte “breve e intensa” che tanto piaceva a Edgar Allan Poe, tuttavia inquadrata anche
in programmi non di rado giganteschi, ha attirato l’attenzione di Harold Schoenberg, il più
famoso critico del New York Times (Alice Tully Hall, New York). In modo particolare
l’esecuzione Integrale dei 24 Studi di Chopin (anzi dei 27 comprendendo i Tre Studi postumi),
ha colpito la fantasia di Schonberg, illustratore di Horowitz, di Cherkassky, e dell’epoca d’oro
del pianoforte (Paderevski - Hoffman – Rachmaninov). Apparve chiaro che nessuna versione
Integrale dell’immortale capolavoro che sono i 24 Studi di Chopin a opera di una pianistainterprete poteva avvicinare ciò che era riuscita a realizzare Juana Zayas, nell’intero secolo.
Juana Zayas ha studiato a Parigi, ha vinto una medaglia al Concorso di Ginevra e si è trasferita a
Ginevra e a New York dove ha studiato anche con Adele Marcus Per 15 anni fu costretta a
rallentare la sua attività concertistica a causa della nascita dei suoi figli, periodo che Le servì
molto per ampliare il suo repertorio. Nell’ottobre del 1977 debuttò al Lincoln Center di New
York, dove venne entusiasticamente scoperta da H. Schoenberg, il più famoso critico del New
York Times. Da allora ha continuato a suonare in tutti gli Stati Uniti, in Sud America e in
Europa, senza mai ritornare a Cuba. Le Serate Musicali invitarono Juana Zayas dal 1998. Ciò
nel quadro della loro attività “PRO VERITATE”, per la riscoperta di artisti mossi da una
superiore verità e che non si riconoscono nelle leggi del commercio imperante, né tanto meno
nella folle corsa alla commercialità. Chopin fu il Leitmotiv (non il solo). Il triangolo Serate
Musicali – Schonberg - Zayas in qualche modo funzionò. Con la Zayas, di Chopin in questi
dieci anni furono eseguiti soprattutto: i 24 Studi, i 24 Preludi, le 2 Grandi Sonate in si bemolle
minore (“Funebre”) e in si minore, i 4 Scherzi, la Barcarola, i Valzer (Integrale). Anche per la
Zayas le Serate Musicali coniarono il Motto “IL GENIO É DONNA”. La Zayas, che ha
suonato per grandi Orchestre, come la Chicago Symphony, è tuttavia un’Artista largamente
misconosciuta. Di qui la difesa delle Serate Musicali. Le sue esecuzioni in questo decennio sono
andate a patrimonio di Milano (patrimonio ideale). Uno sforzo alla fine non inutile per chi creda
che l’Età dell’Oro di Chopin, di Paderevski – Hoffman – Rachmaninov, possa tornare e che
non le si debbano chiudere le nostre porte. E che una difesa della Verità sia quanto meno tra i
compiti di un Paese che vuol dirsi Mecenate. Juana Zayas ha inciso due cd tutto Schumann, uno
tutto Schubert e tre cd “Zayas Masterworks” (opere di Bach-Busoni, Mozart, Beethoven, Liszt,
Debussy e Chopin).
INFORMIAMO CHE ALLA BIGLIETTERIA SERALE DEL CONSERVATORIO SONO
DISPONIBILI, PER IL PUBBLICO DI “SERATE MUSICALI”, I BUONI SOSTA PER IL
PARCHEGGIO DI VIA MASCAGNI A € 5,00 CON VALIDITÀ DI 3 ORE (20.00 - 24.00).
SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI
Si ricorda che è vietato registrare senza l’autorizzazione dell’Artista e dell’organizzazione
FREDERIC CHOPIN - Studi nn. 6, 5, 9, 8, 10, 11 op. 10
Quando Chopin giunse a Parigi, alla fine del settembre 1831, aveva probabilmente già quasi
completato una serie di studi pianistici che sarebbero poi stati presto pubblicati (per
Schlesinger, nel 1833) come Studi per pianoforte op. 10: aveva poco più di vent'anni, ma l'entità
dell'opera testimoniava del valore ormai acclarato di un nuovo astro nascente, di un artista
completo. L'intenzione - perfettamente realizzata - era quella di ottenere un'ideale fusione tra
virtuosismo ed espressività poetica, tra tecnica e arte. Emblematicamente gli Studi vennero
dedicati a Franz Liszt, amico di Chopin e autore a sua volta di altre importanti serie pianistiche.
Un ulteriore termine di confronto veniva dal «divino Paganini», che al tempo andava
infiammando le platee di mezza Europa con le sue funamboliche esibizioni violinistiche. L'idea
era quella di trasferire, di travasare le scoperte tecniche di uno strumento duttile quanto il
violino al pianoforte ricercandone le infinite possibilità, le intrinseche capacità tecniche e
musicali. L'esito dell'uscita dell'op. 10 fu un successo, tanto che il cronista del giornale parigino
«Le pianiste» scriveva entusiasta nel novembre del 1833 alla sua immaginaria lettrice: «Quando
avrà letto questi Studi, quando li avrà lavorati, commentati, se avrà la fortuna di sentirli eseguiti dal suo autore
le capiterà di riconoscerli appena. Cerchi il senso vero, scopra il canto, mirabile sempre, ma spesso celato
all'evidenza. Questo giovane già all'esordio è al livello dei grandi maestri, e lei sa quanti pochi siano». La
novità che si sprigionava da questa raccolta conquistò perciò subito i favori del pubblico e degli
esperti. Lo stesso Liszt, onorato per la dedica attribuitagli, si ritirò per qualche tempo in modo
da studiarli a fondo; quando ricomparve in pubblico dimostrò di padroneggiare così bene la
raccolta da strappare a Chopin l'ammirata affermazione: «Vorrei proprio rubargli il modo di eseguire i
miei Studi». La struttura di questi brani brevi, concisi, ripercorre il classico schema tripartito: a un
primo spunto tematico che propone un determinato problema tecnico-pianistico fa seguito una
zona di elaborazione delle idee precedenti o anche un vero e proprio secondo motivo; il ritorno
della prima idea conclude il brano, spesso esteso a una sezione di coda. La scelta dello Studio è
originata dall'intento di risoluzione di una determinata finalità didattica: la figurazione difficile di
cui il pianista deve impadronirsi viene ripetuta, sottoposta a eventuali varianti, trasportata in
varie tonalità così da farla divenire cangiante all'ascolto e a un tempo permettere l'uso di tutta
una serie di tattiche e accorgimenti tecnici della mano. Lo Studio n. 5 in sol bemolle maggiore è
molto veloce tanto che Liszt, nella sua seconda edizione del libro dedicato a Chopin, lo cita
come «fantasia burlesca scoppiettante di brio» e ancora «improvvisazione piccante». Senso del gioco,
ironia, leggerezza dunque lo dominano: nelle brillanti figurazioni pensate per i tasti neri del
pianoforte, negli agili accordi della mano sinistra, nella ricerca di una scorrevolezza leggera e
naturale. Lo Studio n. 6 in mi bemolle minore abbandona il virtuosismo e passa ad aspetti
squisitamente interpretativi: la necessità di sostenere con continuità una melodia lenta e
rarefatta, l'ottenimento di un giusto equilibrio polifonico, un'adeguata restituzione del fraseggio.
Lo domina un tema lirico, elegiaco che prosegue poi nella parte centrale sviluppato con
accentuata espressività. Nel n. 8 in fa maggiore si torna invece alla tecnica dell'arpeggio (già
affrontata nello Studio n. 1) con lo scopo di rendere il polso elastico e le dita agili su continui
movimenti laterali della mano; questa volta l'arpeggio è uno scintillante baluginìo sonoro e si
presenta arricchito dall'inserzione di note di passaggio. Dello stesso problema si occupa anche
lo Studio n. 9 in fa minore, anche se le difficoltà passano ora alla mano sinistra: qui un tema triste e
nostalgico è accompagnato dal fremente ribollire del basso; un motivo interrogante a note
ribattute prende forma nella parte centrale e per un attimo interrompe l'ansia del tema
principale che infine torna nella sezione di Ripresa ampliato da una dolcissima frase di coda.
Lo Studio n. 10 in la bemolle maggiore è un moto perpetuo di notevole difficoltà che richiede al
pianista la difficile alternanza nella mano destra di nota singola suonata dal pollice con bicordo
affidato alle dita indice-mignolo. L'effetto è di delicata leggiadria, ma l'esecuzione, estenuante,
fece dire al grande pianista Hans von Bülow: «Chi riuscirà a suonare questo Studio in modo
veramente perfetto, potrà felicitarsi per essere riuscito a raggiungere le più alte vette del Parnaso
pianistico, perché esso è forse il più difficile della raccolta. Tutto il repertorio della musica
pianistica, tranne Feux Follets di Liszt non contiene un esercizio di questo genere
di perpetuum mobile così pieno di estro e di originalità». Il penultimo della serie, lo Studio n. 11
in mi bemolle maggiore tratta ancora gli arpeggi, affidati contemporaneamente al gioco delle due
mani in un'esecuzione di ardua asperità; proprio da essi, nella loro nota più alta, magicamente
scaturisce una tenera melodia assai difficile da rendere se non si pratica un corretto fraseggio.
FREDERIC CHOPIN - Studi nn. 12, 1, 2, 3, 8, 11 op.25
La seconda serie degli Studi chopiniani è stata compiuta nel 1837: la maggior parte di essi erano
peraltro già stati composti nel '33. Si tratta di dodici brani, dedicati a sviluppare ciascuno un
prevalente tecnicismo. Il primo (l'«arpa eolia» di una celeberrima recensione schumanniana) si
potrebbe definire, alla Debussy, «per le piccole note», il secondo «per il jeu perlé», il quarto «per
gli accordi», il sesto «per le terze», il settimo «per il cantabile» o «per la mano sinistra», l'ottavo
«per le seste», il decimo «per le ottave», l'undicesimo «per l'agilità sul forte», il dodicesimo «per
gli arpeggi». Il terzo - così come il quinto e il nono - si presentano come dei movimenti
continuati («perpetuum mobile» avrebbe indicato Ravel), col carattere di uno «scherzando»,
capriccio o, come propone Alfredo Casella, badinage, insistendo su sottili tecniche di écartement,
rispettivamente su un disegno ad appoggiature, infine, ancora (ma con leggerezza) su risonanze
di ottave. La raccolta è dedicata alla contessa Marie d'Agoult. È affatto inutile ripetere come
essa rappresenti, con il Clavicembalo bachiano, l'esempio massimo di una didattica interamente
trasfigurata in valori musicali assoluti.
FREDERIC CHOPIN - Notturno in fa maggiore per pianoforte op. 15 n. 1
I tre Notturni op. 15 sono dedicati a Ferdinand Hiller. Il n. 1, in fa maggiore, possiede una
melodia iniziale molto particolare, con forti richiami a canti popolari polacchi, molto semplice,
priva di abbellimenti, di sentimentalismi e sostenuta da un accompagnamento di terzine. La
struttura è quella classica ABA’ che Chopin utilizzerà per gran parte di queste opere: al tema
lineare iniziale fa seguito un episodio violento in cui la mano sinistra, partendo da un gruppetto,
scende velocemente per poi risalire altrettanto rapidamente fino alla tonica, ribattuta due volte;
la destra, dal canto suo, accentua questa situazione di profonda inquietudine eseguendo tremoli
di quarte, di quinte e di seste. La ripresa ripete il tema d’apertura con qualche leggera variante.
SCHUBERT/LISZT - 2 Trascrizioni da Goethe
Gretchen am Spinnrade (“Margherita all’arcolaio”), geniale Lied composto da Schubert a soli 17
anni su testo dal Faust di Goethe. Liszt ricrea l’inquietudine di Gretchen (“la mia pace è perduta, il
mio cuore è infranto”) con un leggero rubato sul canto, abbinato, nella stessa mano destra, al ritmo
ineluttabile della ruota dell’arcolaio. La perorazione finale assume in questa versione pianistica
un chiaro tratto virtuosistico, per via del raddoppio del canto in ottave e dei continui salti in
entrambe le mani tra linea del canto, linea del basso e accompagnamento.
Erlkönig (“Il re degli Elfi”), è un Lied di Schubert (D 328) sui versi dell'omonima ballata di
Johann Wolfgang von Goethe, musicato nel 1815. Fu eseguito per la prima volta in pubblico da
Johann Michael Vogl il 7 marzo 1821 al Theater am Kärntnertor di Vienna. Il Lied contiene
diversi temi cari al romanticismo: il soprannaturale, la notte e la natura, i sentimenti più intimi,
la morte. I versi narrano di un padre che, galoppando nella notte, cerca di portare in salvo il
figlio malato. Delirante e spaventato, il bambino è convinto di vedere e sentire il Re degli Elfi
che vuole rapirlo. Questi dapprima cerca di convincere il bimbo a seguirlo con le promesse più
disparate, poi vista l’inutilità dei suoi tentativi, decide di ricorrere alla forza. Il padre,
estremamente in ansia per suo figlio, cerca di rassicurarlo, dando una spiegazione più concreta
alle sue visioni (la nebbia, il fruscio del vento tra le foglie degli alberi, dei vecchi salici) Giunto a
casa, il padre si accorge che il piccolo è morto tra le sue braccia. Secondo la mitologia del Nord
Europa, il Re degli Elfi era una figura malvagia che appariva danzando con i suoi sudditi nelle
foreste nordiche durante la notte, e simboleggiava la morte. Nella scrittura pianistica, Schubert
riesce a rendere perfettamente l'idea del galoppo incessante e disperato. L’esecuzione richiede
impegno sia al pianista, che durante tutto il brano deve imitare incessantemente la folle
cavalcata, mantenendo il tempo, sia al cantante, a cui spetta il non facile compito di
impersonare quattro personaggi diversi (il padre, il Re degli Elfi, il figlio e un narratore che
descrive l'ambientazione) con le relative emozioni.
ADOLF SCHULTZ-EVLER - Arabesques su „An der schoenen blauen Donau“
Adolf Schulz-Evler è stato un compositore di origine polacca. Nato a Radom, Polonia (a quel
tempo parte dell'impero russo), ha studiato al Conservatorio di Varsavia e successivamente, con
Carl Tausig, a Berlino. Dal 1884 al 1904 ha insegnato presso la Scuola di Musica di Kharkov.
Ha composto circa 52 brani, molti dei quali ora dimenticati. Egli è meglio conosciuto per la sua
trascrizione per pianoforte di Johann Strauss: Arabeschi su “An der schönen blauen Donau”,
che potrete ascoltare questa sera.
PROSSIMI CONCERTI
Lunedì 16 novembre 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; A; COMBINATA 1; ORFEO 1; A1)
QUINTETTO D’ARCHI DELL’OSN RAI: Violinista Roberto Ranfaldi, Violinista Paolo Giolo,
Violista Geri Brown, Viloncellista Pierpaolo Toso, Contrabbassista Silvio Albesiano Pianista ANDREA BACCHETTI
W. A. MOZART Fantasia in re minore K 397 per pianoforte solo; Rondò in re maggiore K 485 per pianoforte solo; Concerto
in mi bemolle maggiore K 271 (trascr. Lachner); Concerto in sol maggiore K 453 (trascr. Lachner)
Biglietti: Intero € 30,00 - Ridotto € 25,00
Lunedì 23 novembre 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano)
(Valido per A+F; A; COMBINATA 1; ORFEO 1; A1) Pianista JAN LIESIECKI
W. A. MOZART Sonata n. 1 in la maggiore K 331 - F. LISZT 3 Etudes de Concert op. 144 - F. MENDELSSOHN
Variations sérieuses op.54 - F. CHOPIN Dodici Studi op. 25
Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00
«… GLI AMICI PROPONGONO …»
* Martedì 10 novembre 2015 ore 18.00 (Istituto dei Ciechi - via Vivaio, 7 - Milano)
«In collaborazione con l’Associazione Amici di Edoardo»
Lezione/concerto a cura di Luca Schieppati
“De la musique avant toute chose...” Impressionismo? Simbolismo? Debussysmo!
* Martedì 17 novembre 2015 ore 21.00 (Teatro Edi del Barrio’s - Via Barona ang. Boffalora - Milano)
«In collaborazione con l’Associazione Amici di Edoardo Onlus»
QUINTETTO DI FIATI HERMES - DUO L'ORIGINALE E LA COPIA: MS.Külli Tomingas;
Pf. LUCA SCHIEPPATI
W. A. MOZART Ouverture dal Flauto magico (trasc. J. Linckelmann) - F. LISZT Le Rossignol - L. BERIO Opus number Zoo F. SCHUBERT Die Forelle - G. MAHLER Da Des Knaben Wunderhorn: Des Antonius von Padua Fischpredigt ; Lob des hohen
Verstandes - SAINT-SAENS/GODOWSKY Le Cygne - F. POULENC Bestiario, o il corteggio di Orfeo, 6 Canti su poesie di
Apollinaire; Sestetto per pf. e fiati
Biglietti: Intero € 10,00 - Ridotto € 5,00
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
2014/2015201 2022001122013/2014ICALI»
Presidente Onorario Camilla Guarneri
Piera Cattaneo
Nicoletta Colombo
***
Egle Da Prat
Soci Fondatori
Piero De Martini
Carla Biancardi
Maya Eisner
Franco Cesa Bianchi
Federico ed Elisabetta
Giuseppe Ferreri
Falck
Emilia Lodigiani
Silvana Fassati
Enrico Lodigiani
Donatella Fava
Luisa Longhi
Carlo e Anna Ferrari
Stefania Montani
Luisa Ferrario
Gianfelice Rocca
Giuliana File Finzi
Luca Valtolina
Maria Teresa Fontana
Amici Benemeriti
Bianca e Roberto Gabei
Alvise Braga Illa
Matilde Garelli
Pepi Cima
Felicia Giagnotti
Fondazione Rocca
Giuseppe Gislon
Thierry le Tourneur d’Ison Soci
Maria Clotilde Gislon
Erika Rottensteiner
Antonio Belloni
Fernanda Giulini
Società del Giardino
Carla Beretta Ricci
Eugenia Godani
Amici
Beatrice Bergamasco
Ferruccio Hurle
Giovanni Astrua Testori Umberto Bertelè
Giovanni Iachino
Maria Enrica Bonatti
Elisabetta Biancardi
Vincenzo Jorio
Luigi Bordoni
Mimma Bianchi
Giuliana e Vittorio Leoni
Luigi Crosti
Valeria Bonfante
Maurizia Leto di Priolo
Roberto Fedi
Isabella Bossi Fedrigotti
Giuseppe Lipari
Anna Ferelli
Maria Brambilla Marmont Maria Giovanna Lodigiani
Ugo Friedmann
Giuliana Carabelli
Gabriella Magistretti
Jacopo Gardella
Giancarlo Cason
Eva Malchiodi
Hans Fazzari
Fedele Confalonieri
Mediaset
Giuseppe Barbiano di
Belgiojoso
Ugo Carnevali
Roberto De Silva
Roberto Formigoni
Gaetano Galeone
Società del Giardino
Gianni Letta
Mario Lodigiani
Roberto Mazzotta
Francesco Micheli
Arnoldo Mosca Mondadori
Silvio Garattini
Robert Parienti
Miriam Lanzani
Mario Lodigiani
Paolo Lodigiani
Maria Candida Morosini
Rainera e Mario Morpurgo
G.B. Origoni Della Croce
Adriana Ragazzi Ferrari
Giovanna e Antonio Riva
Elisabetta Riva
Luisa Robba
Giovanni Rossi
Alessandro Silva
Maria Giacinta Tolluto
Maria Luisa Vaccari
Marco Valtolina
Beatrice Wehrlin
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Paolo Pillitteri
Marina Berlusconi
Fulvio Pravadelli
Cecilia Falck
Quirino Principe
Vera e Fernanda Giulini
Gianfelice Rocca
Emilia Lodigiani
Fondazione Rocca
Maria Grazia Mazzocchi
Carlo Sangalli
Conservatorio G. Verdi Fondazione Cariplo
Milano
Luigi Venegoni
Francesca Colombo
Giuseppe Ferreri
Stefania Montani
Banca Popolare di Milano
Cristina Muti
Camera di Commercio di
Simonetta Puccini
Milano
Rosanna Sangalli
Publitalia
Elisso Virsaladze
Juana Zayas
*****
Flavia De Zigno
Diana Bracco
Bianca Hoepli
Martha Argerich
*****
Giuseppina Maternini
Luisa Migliavacca
Guya Mina
Filippo Monti
Lucia ed Enrico Morbelli
Luisa Consuelo Motolese
Anna Chiara Nalli
Lilli Nardella
Maria Vittoria Negri
Josepf Oskar
Mirella Pallotti
Stefano Pessina
Francesca Peterlongo
Denise Petriccione
Giuseppe Pezzoli
Rosemarie Pfaffli
Gian Pietro Pini
Raffaella Quadri
Giorgio Rocco
Gabriella Sala
Noris Sanchini
Giustiniana Schweinberger
Paola e Angelo Sganzerla
Franca Soavi
Andrea Susmel
Giuseppe Tedone
Adelia Torti
Graziella Villa
Giuseppe Volonterio
Carlo Maria Badini
Alberto Falck
Oscar Luigi Scalfaro
Giovanni Spadolini
Leonardo Mondadori
Giuseppe Lodigiani
Giancarlo Dal Verme
Tino Buazzelli
Peter Ustinov
Franco Ferrara
Franco Mannino
Carlo Zecchi
Shura Cherkassky
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Pianista JUANA ZAYAS