Con il Patrocinio di Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano Lunedì, 16 marzo 2015 – ore 21.00 SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2015 «Il Genio è Donna» Pianista ELISSO VIRSALADZE FREDERIC CHOPIN (1810 – 1849) Polonaise in do diesis minore op. 26 n.1 Allegro appassionato Notturno in fa maggiore op.15 n.1 Andante cantabile Notturno in fa diesis maggiore op.15 n.2 Larghetto Barcarola in fa diesis maggiore op. 60 Allegretto Quattro Mazurche op. 30 - n. 1 in do minore: Allegretto non tanto - n. 2 in si minore: Allegretto - n. 3 in re bemolle maggiore: Allegro non troppo - n. 4 in do diesis minore: Allegretto Polonaise in la bemolle maggiore op.53 “Eroica” Maestoso Polonaise Fantasia in la bemolle maggiore op.61 Allegro maestoso Sonata in si minore op.58 Allegro maestoso; Scherzo (molto vivace); Largo; Finale (presto ma non tanto) _______________ Si ringraziano Il Genio è Donna» La Leggenda di ELISSO VIRSALADZE Nata a Tblisi in Georgia, ha ricevuto le sue prime lezioni di pianoforte dalla nonna, Anastasia Virsaladze. Dopo aver concluso gli studi musicali al Conservatorio della sua città natale, si trasferisce a Mosca. Qui vince, ad appena vent’anni, il terzo premio al Concorso Ciaikovski. A Mosca studia sotto la guida di Heinrich Neuhaus e di Yakov Zak. Oggi Elisso Virsaladze è una leggenda anche come didatta erede di Neuhaus. Attualmente insegna al Conservatorio di Mosca e alla Scuola di Fiesole, dopo molti anni a Monaco. Artisti, usciti dalla sua scuola hanno vinto e vincono Concorsi Internazionali di prima grandezza come il Concorso «Geza Anda» e il Concorso di Sydney. La musica del XXVIII e XIX secolo occupa un posto rilevante nel suo repertorio. I suoi concerti storici includono: Mozart, Beethoven, Chopin, Liszt e soprattutto Schumann. A ventiquattro anni, infatti, Elisso vince e onora il Concorso Schumann di Zwickau. Da allora è diventata una leggenda infinitamente classica e aristocratica. Nella sua collaborazione con i grandi complessi sinfonici ha suonato con W. Sawallisch, Rudolf Barshai, Kyril Kondrashin, Kurt Sanderling, Riccardo Muti, Evgeni Svetlanov, Antoni Witt. Ospite regolare della grande storica Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo, Elisso Virsaladze suona con Temirkanov ma anche con Jansons. Numerose sono state le tournées con la San Pietroburgo e Yuri Temirkanov, in U.S.A, Giappone, al Festival di Lucerna, etc. Numerose incisioni storiche sono uscite per «Live Classics» (Germania) come solista e insieme a Sviatoslav Richter, Oleg Kagan e Natalia Gutman. Con quest’ultima Artista forma il duo più leggendario di cello e pianoforte. Elisso Virsaladze per molti anni, accanto alla sua attività concertistica, ha diretto il Festival di Musica da Camera della Città di Telawi in Georgia. Elisso Virsaladze onora il nostro Motto “Il Genio è Donna”. Virsaladze è la più storica Artista russa. Il grande Richter, che La ebbe poi amica e collega, disse di Lei: «É la più grande interprete di Schumann al mondo». Presiede annualmente il Concorso e i Concerti che si tengono in memoria di Richter al Teatro Puskin di Mosca. É indimenticabile protagonista dei “Concerti Storici alla Memoria di Sviatoslav Richter” per le “Serate Musicali”, Milano. Una serie di ininterrotti trionfi le Sue apparizioni con la storica Filarmonica di San Pietroburgo e Temirkanov per le Serate Musicali (ricordiamo l’ultima di queste apparizioni, al Teatro alla Scala l’11 dicembre 2006 e l’incredibile trionfo registrato). Elisso Virsaladze è ospite storica e memorabile di Serate Musicali dal 1992. SI RACCOMANDA DI SPEGNERE I TELEFONI CELLULARI É VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE FREDERIC CHOPIN Polonaise in do diesis minore op. 26 n.1 Le Polacche op. 26 furono composte fra il 1834 e il 1835, dopo l'insurrezione del 1830-31 e cantano in modo drammatico la «patria oppressa». Nella prima Polacca il ritmo caratteristico viene appena citato: non più danza, ma Poema su una nazione di cui il ritmo della danza è simbolo. La costruzione è ancora squadrata come quella della danza tradizionale, con netta separazione tra i diversi episodi, ripetizioni, simmetrie prevedibili. Ma lo spirito è nuovo: drammaticamente teso e dolorante nella prima parte e nella terza (ripetizione della prima), nostalgicamente dolce, fino allo spasimo, nella parte centrale. La difficoltà non è elevata, la scrittura pianistica non è quella del Primo Scherzo e della Prima Ballata, composizioni in cui la dimensione epica dei contenuti si sposa alla monumentalità della forma. Nel campo della Polacca Chopin raggiungerà questo traguardo supremo solo alla fine, solo nella Polacca-Fantasia op. 61; però il cammino che conduce all'op. 61 si apre appunto con l'op. 26 n. 1. Notturno in fa maggiore per pianoforte op. 15 n. 1 I tre Notturni op. 15 sono dedicati a Ferdinand Hiller. Il n. 1, in fa maggiore, possiede una melodia iniziale molto particolare, con forti richiami a canti popolari polacchi, molto semplice, priva di abbellimenti, di sentimentalismi e sostenuta da un accompagnamento di terzine. La struttura è quella classica ABA’ che Chopin utilizzerà per gran parte di queste opere: al tema lineare iniziale fa seguito un episodio violento in cui la mano sinistra, partendo da un gruppetto, scende velocemente per poi risalire altrettanto rapidamente fino alla tonica, ribattuta due volte; la destra, dal canto suo, accentua questa situazione di profonda inquietudine eseguendo tremoli di quarte, di quinte e di seste. La ripresa ripete il tema d’apertura con qualche leggera variante. Notturno in fa diesis maggiore per pianoforte op. 15 n. 2 Ricco di grazia raffinata, questo Notturno è, con il Notturno op. 9 n. 2, uno dei più conosciuti. Tutta la sua prima parte nuota in un’atmosfera di lirismo e di intimità avvolgente. Il Tema si alza per ricadere su tre note ripetute ed espressive. É ricco di fioriture, ornamentazioni e varianti decorative, che sembrano ondulare sulla melodia e che Chopin usa con grande abilità. Il passaggio centrale, Doppio Movimento, è dolcemente appassionato: la trama melodica è ricca di ricami espressivi dei suoi due motivi paralleli al ritmo disuguale: uno intimo e introverso, l’altro ardente e animato. la ripresa della parte iniziale è accompagnata da un’ornamentazione sempre più densa che, fino alla conclusione sembra sfiorare le note chiave della melodia. Barcarola in fa diesis maggiore op. 60 La stupita ammirazione che provavano Ravel e Debussy di fronte alla Barcarola op. 60 potrebbe da sola spiegare molte delle novità formali di tale pagina. Vedasi la coesione fra la nuovissima ispirazione armonica e la linea melodica, tinta di italianismo. Il termine “Barcarola” indica i canti dei gondolieri veneziani: in seguito il termine fu attribuito a composizioni musicali con ritmi in 6/8 o in 12/8; Chopin indica un tempo in 12/8, ma la forma è tripartita così come nei Notturni. Pensiamo alle tre brevi Barcarole nei «Lieder ohne Worte» di Mendelssohn. Ma la distanza è anni luce. L’idea che si ha all’ascolto è quella di un incedere in forma improvvisatoria, ma dove ogni elemento trova la sua perfetta collocazione, come per miracolo: si ascolti la sezione centrale, il fa maggiore, dove agili terzine conducono verso un Poco più mosso appassionato, per poi ritrovare la frase iniziale nella tonalità di fa diesis maggiore, ma modificata leggermente sia nel ritmo, sia nella melodia, come se il passato fosse già lontano e la riproposizione tout court del “già detto” fosse esteticamente impossibile. Il già udito, la memoria sono elementi importantissimi nella poesia di Chopin, elementi che affascineranno anche Proust quando, in alcune centrali pagine della sua Recherche, sarà il primo a comparare l’opera del Polacco con quella dell’astro nascente: Claude Debussy. Quattro Mazurche op. 30 Composte tra il 1836 e il 1837, le quattro Mazurche vennero pubblicate lo stesso anno a Londra e successivamente a Lipsia e a Parigi chez Schlesinger l’anno seguente. Chopin le dedicò alla Principessa di Württemberg. La prima, in do minore, è veramente una danza popolare nella quale il tema folklorico si addolcisce attraverso pittoresche sincopi “con anima”. La seconda, in si minore, contiene una grande varietà di ritmi che si oppongono conferendole un carattere vivo e rapido. Il primo motivo, sul quale Chopin gioca con effetti d’opposizione e di ripetizione, non riapparirà più. C’è poi il secondo motivo che diventa qui l’elemento essenziale. La terza, in re bemolle maggiore: Wilhelm von Lenz disse a Chopin che questa Mazurca aveva “Un qualcosa di una Polacca destinata alle feste di incoronazione”. Le otto misure di introduzione ci portano immediatamente nella gioia della danza. Tutto è contrasto in questo brano, anche le opposizioni, eco di sfumature del primo motivo “risoluto” che si impone su un ritmo allegro, sostenuto da una base immutabile. La quarta, in do diesis minore, è tra le più importanti per il suo significato musicale “completamente permeata di poesia mazovienne”, secondo Alfred Cortot. È uno tra i brani più polacchi di Chopin: attraverso i suoi contorni melodici, il trio “con anima” si rivela fortemente tinteggiato di colori nazionali... Quattro misure di introduzione annunciano la lunga frase misteriosa e sinuosa del motivo principale, sostenuto da larghi e tonanti arpeggi della base. In tutta questa Mazurca, Chopin sembra volersi liberare di qualsiasi costrutto rigido e formale. Polacca in la bemolle maggiore op. 53 «Eroica» Tra le grandi Polacche «politiche» di Chopin, viventi monumenti alla grande e adorata Polonia, le più vaste sono l'op. 44, in fa diesis, (1841) e l'op. 53, in la bemolle «Eroica» (1842). È quest'ultima la più leggendaria, la più ascoltata, la più eseguita, forse la più «tradita», se dobbiamo dar retta a un concetto all’André Gide. Come è noto, Gide partiva dall'idea che nessuno potesse essere mal capito e rovinato da cattivi pianisti, come il sensitivo genio di Chopin. In questo caso, la Polacca «Eroica», dotata di tutti gli ingredienti per diventare una leggenda «per pianisti», non mancò di diventarla. È implicito che Chopin non aveva neppure una parte dei mezzi fisici per eseguirla pubblicamente e solennemente. Il leggendario «fortissimo» che diede in seguito gloria a «fortissimi» (tra questi Busoni), fu trasformato in «pianissimo» da Chopin esecutore di se stesso. Paradosso (di «sopravvivenza»), fatalmente e altrove esperimentato da C. che divenne esso stesso leggenda. Da un «fortissimo» trasformato in «pianissimo» Andrè Gide non poteva che meglio alimentare la sua idea (o idea fissa), della fatale vulnerabilità di Chopin. Alla «trasformazione», solo a lui consentita di «Forte» in «Piano» era da sommare la riduzione della velocità per le stesse ragioni di «sopravvivenza» sulla tastiera, necessaria a C. pianista. In direzione contraria viaggiavano (e viaggiano tuttora) i virtuosi, in cerca di primati da omologare. In altri termini il «passo delle ottave» contenuto nella Polacca «Eroica» è esattamente quello che André Gide cercava per dimostrare il vulnus inferto a Chopin vivente e trapassato, dai velocisti e dai velocizzanti, su un alibi offerto (beninteso) dallo stesso compositore, cosciente o meno. Uguale e contrario alibi fornì Chopin, (probabilmente a propria insaputa) nel Finale della Sonata «Funebre», destinato a velocità possibilmente inumane, cui mai C. avrebbe dato la sua approvazione. Ma il pubblico non avrebbe oggi la pazienza di ascoltare chi ricostruisse la diminutio di velocità e di sonorità praticata da Chopin pianista. Uno dei rari esempi di «ralenti» fu quello di Paderewski (che noi amiamo chiamare «Presidente»), il quale però non si sa per quale contrappasso fu tentato di fare il «fortissimista» specie una volta assaporato fu immenso successo USA e dopo essersi installato nel cuore degli americani come l'erede di Anton Rubinstein. L’op. 53 è considerata la struttura più conclusa e perfetta tra le Polacche. Superba è la vasta Introduzione (16 battute), non tematica, uno dei più grandiosi prolegomena a un proprio Tema, nell'opera di Chopin. Essa ha le sue radici e il suo centro nel reiterato mi bemolle (dominante della tonalità di la bemolle), così come il Tema principale, della Polacca. L’effetto di grandioso «apocalittico», è ottenuto con la semplicità del genio, atterrito di andar fuor di misura quanto il suo amico Liszt. Chopin non era un Liszt né un Victor Hugo. Il Tema, marziale (o militare) come quello della Polacca «militare» in la maggiore, è (per le ragioni insondabili del genio) alibi a un vasto e tragico affresco, rispetto alla breve e relativamente laconica «Militare». Il Tema per sé si aggira e stringe intorno alle due note mi bemolle e fa. Il Trio, racchiude quelle quattro fatali discendenti ottave, ripetute e intensificate da una mano sinistra ossessiva, (ma «nobile» quella di Chopin!) mentre dalla destra si leva un Corale (Fanfara per taluno), per eterno e immortale contrasto. Rulli di tamburi? Galoppo di cavalli? Quando Chopin sfiorava le intoccabili ottave, la stanza si riempiva di visioni: fantasmi di guerrieri trapassati? Un sacro brivido, coglieva qui l'ospite segreto. Inconfessate memorie? Larve di giorni perduti? Chopin non piangeva sulla sua musica. Piangeva la Polonia! Polonaise-Fantasia in la bemolle maggiore op.61 La Polonaise-Fantasie appartiene all'ultimo periodo della creatività di Chopin (1846-'47) e costituisce uno degli esiti più ambiziosi di quel pianismo dalla forma "aperta", proiettata verso esperienze artistiche del futuro. Per la prima volta spariscono completamente i tradizionali segni dei "ritornelli" e le conseguenti ripetizioni testuali. Infatti per Chopin la Polacca non è più soltanto una danza, ma un poema di complessa articolazione, in cui le nostalgie dell'esule volontario non si appagano di rievocazioni, ora struggenti, ora pittorescamente fastose, pur sempre improntate ad un geloso intimismo. Il virtuosismo della scrittura, sotto l'influsso delle parallele conquiste lisztiane, si fa più eloquente e vigoroso, così da sostenere l'empito di una nuova espressività, di maggiore risonanza epica. Dal punto di vista tecnico la Polonaise-Fantasie presenta il seguente scheletro compositivo: Introduzione in la bemolle maggiore; primo gruppo tematico in la bemolle maggiore; secondo gruppo tematico in la bemolle maggiore e in mi maggiore; sviluppo del primo gruppo tematico; terzo gruppo tematico in si bemolle maggiore e si maggiore; Intermezzo con due episodi con il quarto gruppo tematico in si maggiore e il quinto gruppo tematico in sol diesis minore, si maggiore e fa minore; ricapitolazione del primo gruppo tematico in la bemolle maggiore e ricapitolazione del quarto gruppo tematico in la bemolle maggiore. Di fronte a questa struttura è facile immaginare come niente sia affidato al caso, anche se si avverte una estrema variabilità di situazioni psicologiche e sentimentali, indicative della fragile personalità di Chopin. Bisogna aggiungere che i contemporanei non capirono a fondo la novità del linguaggio di questa Polacca, pur apprezzandone le intuizioni armoniche e timbriche. Sonata n. 3 in si minore op. 58 Non è difficile determinare l'anno di nascita della Sonata op. 58. «Non ho più scritto nulla, dalla vostra partenza» scrive Chopin al cognato e alla sorella, nell'agosto '45. Ma una settimana prima del Natale '44 la Sonata era già stata offerta sia a Schlesinger che a Breitkopf. Dunque il periodo si riduce tra inizio settembre (data di partenza della sorella), e il 28 Novembre, (data del rientro di Chopin a Parigi da Nohant, l'unico luogo ove gli riusciva di comporre con tranquillità). Dedicata all'allieva contessa de Perthuis, moglie dell'aiutante di campo di Luigi Filippo, la Sonata ebbe grandi riconoscimenti. Schumann la lodò, e Kalkbrenner il terribile (che aveva minacciato di prendere Chopin come allievo ... ma questi si era difeso con l'unghie e coi denti) gli chiese addirittura di insegnarla a suo figlio (!). Ma non basta. Le parrucche sapienti del Conservatorio di Parigi ne proposero il I Movimento come pezzo imposto per la loro sezione femminile. Ma ciò nel 1848. Poi la stessa Sonata fu bersaglio di altre parrucche e parrucconi, e ne seppe qualcosa il nostro Alfredo Casella che nel 1896 aveva 12 anni e voleva iscriversi al Conservatorio di Parigi. Allo scopo aveva dunque preparata quest'immensa e meravigliosa ultima Sonata di Chopin, ma il saggio suo maestro Diémer (Louis), d'imperio gliela fece sostituire, per qualcosa di «meno arido» (tra Mendelssohn, Bach e Sgambati). Per non dir degli strali del teorico e terribilissimo V. D'Indy (del quale, tra parentesi, Casella fece la caricatura, nei suoi «A la maniére de ...» accanto a quelle di Ravel, Debussy, Brahms, Wagner etc.). Ma l’op. 58 ha tutt'altra classicità di forme comparata alla precedente op. 35 (la «Funebre»). Si direbbe che Chopin avesse avuto fretta di concludere l'op. 35. Tanto che il Finale ne risultò telegrafico: quel «borbottio tra 2 voci» all'unisono (com'egli lo descrisse), della durata inferiore a un telegramma (70-80 secondi). I Tempi dei virtuosi erano destinati ad accorciarsi (e a succedersi i primati di velocità in mancanza di meglio). Ma già il Tempo eseguito «di Chopin» non poteva superare il minuto e mezzo. E il verso del Carducci, non è forse un involontario commento: «Come un corteo nero / che, brontolando in fretta in fretta va»? Altra fatica, altro il lavoro prestato per fornire la sua III Sonata di un vero Finale. Di fronte alla precedente Sonata(«funebre» fondata su 2 soli veri Tempi), alla III non manca alcuno dei 4 Tempi. Ma qui lo stesso Liszt obietta che l'op. 58 è più costruita che ispirata (e certo pensava alla «Funebre», che proprio nel suo instabile equilibrio, nel suo intuirsi autobiografia dell'incompiuto, nei finali messaggi al vento e al silenzio, si rivela più carica di fato). Delle tre Sonate (1828, 1839, 1844), a parte la prima opera giovanile, l'op. 4 e in parte scolastica, le altre due, op. 35 e op. 58, appaiono come due monumenti graniticamente contrapposti. Scritta poco avanti la rottura con la Sand, la Sonata op. 58, in si minore, non pare in questo senso affatto biografia, anzi una reazione imprevista al destino e alla malattia imminente e progressiva. Sembra un progetto affermativo, ne tradisce un «cupio dissolvi», in alcuno dei suoi Tempi, e neppure nel Finale, che non rifiuta nemmeno il virtuosismo ad hoc: joie de jouer, joie de vivre. Il primo tempo, (Allegro maestoso, in 4/4), crogiolo, o miniera di Temi, sovrasta tutti gli altri (come già il Primo Tempo dell'op. 35). L'incipit è orchestrale. Il II Tema è del sublime italianista che sappiamo. La riesposizione del Tema di inizio è omessa, come già nell'op. 35. Così l'interesse è spostato sul secondo tema, trasposto in si maggiore. Lo Scherzo («Molto vivace», in 3/4) è in mi bemolle, non ha il carattere demoniaco dello Scherzo dell'op. 35. Meravigliosamente fluido, anzi liquido, ha il Trio in si; modello di scrittura à la Chopin, potrebbe fare da pezzo imposto, per un concorso di virtuosismo poetico. Il Finale (quasi Rondò), dà alibi a molti d'esser considerato alla stregua di una pagina «politica», a glorificazione della Patria. Andrebbe dunque ad allinearsi alle grandi Polacche «politiche» e in ispecie alla Coda della Polacca op. 61. Uno degli elementi «di prova» sarebbero le otto fatali battute di apertura, marziali, a mo' d'Introduzione. «Presto, non tanto» è indicazione forse sibillina, se si considera la velocità un fatto anti-matematico, come la Poesia, o la Verità, in ogni caso più vicina all'illusionismo che alle cifre. Qui poi è in gioco la sacra Maestà della Polonia. Il II Tema ne è uno dei fondamenti e il secondo, con la vertigine dei suoi arabeschi, ha molte e grandi libertà, ma non quella di «smentire l'Eroe». PROSSIMI CONCERTI Lunedì 23 marzo 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; F; Combinata 2; Orfeo 1; F2) Violinista HILARY HAHN – Pianista CORY SMYTHE J. CAGE Six Melodies - D. LANG Light Moving - J. S. BACH Partita n.3 in la minore BWV 827 - C. DEBUSSY Sonata - L. AUERBACH Speak, Memory - R. SCHUMANN Sonata n.1 in fa diesis minore op. 11 Biglietti: Intero € 25,00 - Ridotto € 20,00 Giovedì 19 marzo 2015 – ore 18.00 (Gam - Galleria d’Arte Moderna – Via Palestro, 16 – Milano) (CONCERTO FUORI ABBONAMENTO) Violinista SABRINA VIVIAN HÖPCKER – Pianista FABIO BIDINI F. KREISLER Recitativo e Scherzo-Caprice per vl. solo – F. MENDELSSOHN Sonata in fa maggiore per vl. e pf. – C. SAINT-SÄENS Havanaise per vl. e pf. op. 83 – H. WIENIAWSKI Legend per vl. e pf. op. 17; Polonaise de Concert in re magg. op.4 * INGRESSO LIBERO SU PRENOTAZIONE (SMS +39 335 125 7347 – EMAIL [email protected]) Lunedì 30 marzo 2015 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio – Via Conservatorio, 12 – Milano) (Valido per A+F; F; Combinata 1; Orfeo 1; F1) Violinista UTO UGHI - Pianista BRUNO CANINO J. M. LECLAIR Sonata Tambourin - C. FRANK Sonata in la maggiore - S. PROKOFIEV Sonata n 2 in re maggioreP. DE SARASATE Carmen Fantasy Biglietti: Intero € 35,00 - Ridotto € 30,00 ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI» 2022001122013/2014ICALI» Presidente Onorario Valeria Bonfante Hans Fazzari Isabella Bossi Fedrigotti *** Roberto Fedi Soci Fondatori Ugo Friedmann Carla Biancardi Camilla Guarneri Franco Cesa Bianchi Vincenzo Jorio Giuseppe Ferreri Lucia Lodigiani Emilia Lodigiani Mario Lodigiani Enrico Lodigiani Paolo Lodigiani Luisa Longhi Maria Candida Morosini Stefania Montani Rainera e Mario Morpurgo Gianfelice Rocca G.B. Origoni Della Croce Luca Valtolina Adriana Ragazzi Ferrari Amici Benemeriti Giovanna e Antonio Riva Alvise Braga Illa Alessandro Silva Fondazione Rocca Maria Giacinta Tolluto Ulla Gass Maria Luisa Vaccari Thierry le Tourneur d’Ison Marco Valtolina Erika Rottensteiner Beatrice Wehrlin Società del Giardino Soci Amici Antonio Belloni Giovanni Astrua Testori Carla Beretta Ricci Umberto Bertelè Elisabetta Biancardi Mimma Bianchi Maria Brambilla Marmont Carlo e Angela Candiani Giancarlo Cason Nicoletta Colombo Egle Da Prat Piero De Martini Maya Eisner Federico ed Elisabetta Falck Silvana Fassati Carlo e Anna Ferrari Giuliana File Finzi Bianca e Roberto Gabei Matilde Garelli Felicia Giagnotti Giuseppe Gislon Maria Clotilde Gislon Eugenia Godani Ferruccio Hurle Giuliana e Vittorio Leoni Maurizia Leto di Priolo Giuseppe Lipari Gabriella Magistretti Eva Malchiodi Giuseppina Maternini Lucia ed Enrico Morbelli Stefano Pessina Francesca Peterlongo Denise Petriccione Giuseppe Pezzoli Gian Pietro Pini Giustiniana Schweinberger Antonietta Scroce Paola e Angelo Sganzerla Maria Luisa Sotgiu Giuseppe Tedone Adelia Torti Graziella Villa Giuseppe Volonterio «SERATE MUSICALI» AMICI STORICI Fedele Confalonieri Paolo Pillitteri Fulvio Pravadelli Mediaset Quirino Principe Giuseppe Barbiano di Gianfelice Rocca Belgiojoso Fondazione Rocca Ugo Carnevali Carlo Sangalli Roberto De Silva Fondazione Cariplo Roberto Formigoni Luigi Venegoni Gaetano Galeone Giuseppe Ferreri Società del Giardino Banca Popolare di Milano Gianni Letta Camera di Commercio di Mario Lodigiani Milano Roberto Mazzotta Publitalia Francesco Micheli ***** Arnoldo Mosca Mondadori Diana Bracco Silvio Garattini Robert Parienti Martha Argerich Marina Berlusconi ***** Carlo Maria Badini Cecilia Falck Alberto Falck Vera e Fernanda Giulini Oscar Luigi Scalfaro Emilia Lodigiani Giovanni Spadolini Maria Grazia Mazzocchi Leonardo Mondadori Conservatorio G. Verdi - Giuseppe Lodigiani Milano Giancarlo Dal Verme Francesca Colombo Tino Buazzelli Stefania Montani Peter Ustinov Cristina Muti Franco Ferrara Simonetta Puccini Franco Mannino Rosanna Sangalli Carlo Zecchi Elisso Virsaladze Shura Cherkassky Juana Zayas Flavia De Zigno Bianca Hoepli