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Natura Nascosta
Numero 47
Anno 2013
pp. 1-7
Figure 4
SEDIMENTOLOGIA E IMPRONTE DI GROSSI VERTERBRATI:
UN RAPPORTO CONFLITTUALE
Sandro Venturini
Riassunto – Vengono discusse alcune strutture sedimentarie illustrate in precedenti
pubblicazioni. Queste strutture, riscontrate in depositi pleistocenici dell’Italia centrale,
possono rappresentare delle impronte di grossi vertebrati e fornire un contributo nelle
interpretazioni paleo-ambientali.
Parole chiave: strutture sedimentarie, Pleistocene, Italia centrale.
Introduzione
Per mestiere e per hobby, spesso mi sono imbattuto in lavori sedimentologici
che trattano di strutture legate a deformazioni da carico. Normalmente, tali
deformazioni sono imputate alla fluidificazione di depositi fini saturi d’acqua, con
conseguente sprofondamento dei depositi sovrastanti. Esempi di questo tipo sono
riportati da GALANDINI e SPOSATO (1989), nella successione pleistocenica di
Montalto di Castro (Lazio settentrionale); in questo lavoro vengono illustrate delle
strutture sedimentarie, con forme variabili (“ a fiamma”, da carico, diapiriche, di
collasso, etc.), ma ritenute nel complesso connesse alla paleo-sismicità dell’area,
che avrebbe determinato la liquefazione dei sedimenti, con conseguente collasso e
parziale amalgamazione di alcuni strati.
L’obiettivo non è quello di dare un giudizio definitivo riguardo alcune strutture
in esame, ma di discutere un’ ipotesi di lavoro alternativa ad alcuni stereotipi della
sedimentologia.
Inquadramento stratigrafico e paleoambientale
La successione pleistocenica analizzata da GALANDINI e SPOSATO (1989) è
costituita da sabbie e limi, a forte componente vulcanoclastica e talora con
presenza di gasteropodi e lamellibranchi di ambiente salmastro o palustre. Alcune
peculiari strutture, con forme di collasso a “U” sono localizzate in orizzonti limosi
palustri intercalati a corpi vulcanoclastici e di sabbie fluviali (si vedano ad esempio
le Figg. 4, 8 e 12 del lavoro citato, qui riportate in Fig. 1). Le datazioni assolute
effettuate sulle sezioni stratigrafiche oggetto dello studio indicano età comprese tra
300.000 e 120.000 anni, e sono quindi riferibili a fasi interglaciali pre-wurmiane.
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1m
Fig. 1) Alcune strutture di deformazione nel Pleistocene di Montalto di Castro (da
GALANDINI e SPOSATO, 1989).
2
Caratteristiche di alcune strutture
Le deformazioni dei sedimenti illustrate in Fig. 1 (in alto) sono state osservate
in corrispondenza del contatto tra un’unità vulcanoclastica e dei limi sottostanti.
Nel livello limoso, gli Autori citati descrivono “load-casts e strutture intrusive, con
flusso dal basso verso l’alto di materiale parzialmente liquefatto”.
Risulta particolarmente curiosa la depressione a sinistra, con bordi verticali e
fondo piatto; nei “pilastri” che separano le depressioni sono ben rappresentate delle
pieghe, mentre nelle laminazioni sottostanti sembrano relativamente indisturbate.
Subito al di sotto della fascia deformata, lo strato limoso mostra laminazioni
relativamente indisturbate, che sembrano incompatibili con significativi fenomeni
di liquefazione.
Altre strutture descritte dagli Autori citati si presentano più irregolari, con
collassi di sabbia all’interno del livello limoso sottostante, talora con brandelli di
livelli sabbiosi dispersi nella matrice limosa (Fig. 1, in basso a destra).
Considerazioni e comparazioni
Le geometrie delle deformazioni, oltre al contesto stratigrafico-ambientale,
suggerirebbero un’ipotesi di lavoro alternativa: che si tratti, almeno in parte, di
impronte di grossi vertebrati terrestri?
Le orme di grossi mammiferi descritte da LAPORTE & BEHRENSMEYER (1980),
impresse nel fango di rive lacustri e a prima vista del tutto simili in sezione
verticale a strutture di carico, sono talora delle depressioni circolari informi (Fig.
2).
Fig. 2) Impronte di ippopotamo in sezione verticale, in depositi di margine lacustre del
Pleistocene del Kenia (da LAPORTE & BEHRENSMEYER, 1980). Il segmento in alto a sinistra
rappresenta una lunghezza di circa 15 cm.
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Un’analisi di dettaglio delle depressioni di Montalto di Castro, eventualmente
anche in pianta oltre che in sezione verticale, potrebbe consentire una più
dettagliata verifica ambientale (palustre, lacustre, lagunare, etc.), l’esistenza di
eventuali bordi d’espulsione, la deformazione dei sedimenti sottostanti, le
caratteristiche e l’assetto dei riempimenti (breccioline, laminazioni, etc.), e
conseguentemente dirimere i dubbi. Le difficoltà di interpretazione aumentano
significativamente quando, come in questi casi, le depressioni si presentano in
sezione verticale, senza la possibilità di una visione tridimensionale delle singole
strutture e del riconoscimento dell’eventuale organizzazione in piste. In ogni caso,
il rinvenimento di impronte in sezione ha una valenza icnologica relativamente
modesta, ma può aprire la strada a studi stratigrafici, sedimentologici,
paleoambientali e paleogeografici di importanza non trascurabile; in particolare
può consentire valide indagini tafonomiche, non sempre possibili nei siti con ampie
esposizioni suborizzontali.
Nelle rive lacustri investigate da LAPORTE & BEHRENSMEYER (1980) e
frequentate da grossi vertebrati terrestri, il fango viene spesso completamente
calpestato, rimescolato e omogeneizzato dagli animali, formando strati quasi privi
di strutture. Orizzonti “improntati” o “bioturbati” sono stati talora trascurati o
confusi con deformazioni di origine non biologica, perdendo così rilevanti
informazioni paleoecologiche e sedimentologiche; significative analisi,
considerazioni ed immagini (Fig. 3) a riguardo sono esposte da LOOPE (1986).
Fig. 3) Impronte in sezione verticale. Sabbie eoliche oloceniche del Nebraska (da LOOPE,
1986).
Alcune interessanti morfo-strutture sedimentarie sono visibili in alcune
immagini di un lavoro a carattere paletnologico, riguardante un sito del Pleistocene
medio, rinvenuto nella periferia nord-orientale di Roma, tra le vie Nomentana e
4
Tiburtina (AMIDEI e RUFFO, 1996). In questo sito, alcune depressioni di pochi
decimetri di profondità tagliano della clino-stratificazioni in depositi sabbiosoghiaiosi, di ambiente fluviale. Lo scavo è stato effettuato in corrispondenza di un
meandro, eroso in un banco tufaceo; l’alveo è riempito da ghiaie, sabbie e limo di
origine piroclastica, che inglobano resti faunistici ed industria litica. La morfostruttura di Fig. 4, incisa in depositi sabbioso-limosi e riempita da ghiaietto,
richiama nettamente sia le strutture illustrate da GALANDINI e SPOSATO (1989), sia
le descrizioni e le immagini di impronte di grossi vertebrati, in sezione verticale,
riportate in letteratura. Tale interpretazione è supportata dal reperimento di zanne
di elefanti nell’area.
Fig. 4) Possibile impronta di grosso vertebrato in sezione verticale, nel Pleistocene della
periferia NE di Roma (da AMIDEI e RUFFO, 1996). Il segmento in alto a sinistra rappresenta
una lunghezza di circa 50 cm.
Ulteriori affinità con la successione di Montalto di Castro sono rappresentate sia
dall’analoga posizione stratigrafica, sia dalla presenza e rielaborazione di depositi
piroclastici. Un’eventuale verifica sedimentologica e tafonomica di dettaglio su
queste strutture sedimentarie potrebbe fornire significative informazioni per
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l’interpretazione ecologico-ambientale dell’area, e forse anche per i rapporti tra le
popolazioni ed industrie umane e le popolazioni animali che, in più fasi,
frequentavano la zona a nord-est di Roma.
Conclusioni
Le impronte di vertebrati possono rappresentare un valido strumento per
interpretazioni paleobiologiche e paleoambientali, e più in generale nella
comprensione delle successioni stratigrafiche, anche in assenza di reperti ossei.
Risulta quindi di particolare importanza il riconoscimento e lo studio di impronte e
piste in depositi antichi e recenti, l’analisi dei relativi processi tafonomici (si veda
ad esempio COHEN et al., 1991) e la discriminazione da strutture di diversa origine.
Ciò vale in particolare per contesti stratigrafici antichi, in cui le ricostruzioni
paleogeografiche e paleoambientali risultano incerte (tra i vari lavori, mi si perdoni
la citazione di DALLA VECCHIA e VENTURINI, 1996).
L’ipotesi di lavoro esposta in questa sede, riguardante la genesi di parte delle
strutture descritte da GALANDINI e SPOSATO (1989), non ha lo scopo di contestare o
smentire collegamenti tra deformazioni dei sedimenti ed eventi sismici, ma
rappresenta uno spunto di discussione su certe, talora dominati, impostazioni degli
studi sedimentologici. La sedimentologia classica predilige ovviamente e
giustamente i meccanismi inorganici nell’interpretazione delle strutture
sedimentarie, ma spesso sottovaluta l’intervento degli organismi viventi,
fondamentali nell’interpretazione paleoambientale. In sintesi, “i meccanismi stanno
dappertutto, gli organismi no”. Mode, conformismi o scarso utilizzo di altre
discipline hanno portato in alcuni casi ad interpretare come sistemi torbiditici
relativamente profondi dei depositi con impronte di dinosauri o con molluschi ed
ostracodi dulcicoli.
Bibliografia
AMIDEI P.A. e RUFFO M. (1996) – Rebibbia-Casal de’ Pazzi (Roma)- Scheda 3. In:
Guide Archeol. Preist. e Protostoria in Italia – n. 10. Lazio e Abruzzo, pp. 33-40; a
cura di A. Bietti ed R. Grifoni Cremonesi. Congr. Int. delle Sc. Preistoriche e
Protostoriche. Abaco Ed., Forlì.
COHEN A., LOCKLEY M, HALFPENNY J. & MICHEL A.E. (1991) – Modern
vertebrate track taphonomy at Lake Manyara, Tanzania. Palaios, v. 6, pp. 371-389,
Tulsa.
DALLA VECCHIA F.M. e VENTURINI S. (1996) – Le possibili impronte di dinosauro
del M. Bernadia e le potenzialità paleoicnologiche delle sezioni stratigrafiche.
Natura Nascosta, n 12, pp. 34-44, Monfalcone.
6
GALANDINI F. e SPOSATO A. (1989) – Interpretazione preliminare di alcune
strutture sedimentarie nei dintorni di Montalto di Castro (Italia centrale). Boll.
Soc. Geol. It., v. 108, pp. 269-278, Roma.
LAPORTE L.F. & BEHRENSMEYER A.K. (1980) – Tracks and substrate reworking by
terrestrial vertebrates in Quaternary sediments of Kenya. Journ. Sedim. Petr., v.
50, n. 4, pp. 1337-1346, Tulsa.
LOOPE D.B. (1986) – Recognizing ad utilizing vertebrate tracks in cross section:
Cenozoic hoof prints from Nebraska. Palaios, v. 1, pp. 141-151, Tulsa.
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Natura Nascosta
Numero 46
Anno 2013
pp. 8-40
Figure 9
II° DIARIO DI CAMPO GUERRA ITALO–AUSTRIACA
Luglio 1915 - notes 1
Trascrizione a cura di Riccardo D'Ambrosi
Nel numero 46 di Natura Nascosta è stato presentato un diario-memoria del
soldato Ugo Zanardi che racconta della guerra e della sua volontà di arruolarsi. La
chiamata avvenne, per lui, nel maggio del 1915 solo con il 2 giugno inizia la sua
partecipazione alla guerra con il 115° Reggimento Fanteria (Brigata Treviso).
Viene presentato, in questo numero, un secondo articolo con il secondo diario da
campo. Questo è scritto su due “notes” diversi che ho voluto comunque tenere
separati. Si noterà che alcune date, tra le due parti, andrebbero intersecate in quanto
si sovrappongono. Nelle prime due pagine si trova un “nota bene” con le
disposizioni dove inviare il diario in caso di suo decesso. Alla fine ci sono anche
alcune note che si trovano nelle pagine centrali del diario.
NB. (Fig. 1)
In caso dovessi cadere sul campo raccomando, anzi prego la persona che
raccoglierà le mie carte, spedirle alla mia famiglia. tutte sono unite nel portafoglio:
Indirizzo:
Dottor Ugo Zanardi
Direttore Ospedale li Vile (Venezia) Pellestrina.
Ringraziando la persona pietosa, la mia famiglia sarà gratissima se unirà i pochi
indumenti ed i piccoli ricordi, tutte queste sono nello zaino.
Soldato Allievo Ufficiale U. Zanardi
Iscritto distretto: Sacile
N° Matricola 3069
Luglio 1915
Matricola fucile – baionetta N° A.G. 7383
Il I diario è scritto su carta da lettera e posta in busta
13 [luglio 1915]. Oggi riposo dovendo dopo più di mezzo mese ripartire per il
fronte.
14. Ore 3½ sveglia. Preparate le nostre cose, noi allievi ufficiali ci avviammo ai
nostri plotoni.
dopo un’ora circa tutto il battaglione (2°) partimmo da Ratzo per Camporosa a dare
il cambio al 116° Regg. Fant.
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Fig. 1 – Nota in testa al diario.
La marcia si fa faticosa non lunga però (15 – 20 Km) fu eseguita facilmente. Giunti
verso le 10 alla posizione cominciano tuonare le artiglierie.
Messi in posizione ed avute le raccomandazioni dal capitano Gennari ognuno
stabilì il posto per accamparsi.
Io con diversi allievi (Serg. Brusoni, Vidoni, caporale Finizio, e soldato Corazzin
Celio) facemmo le tende assieme in posizione riparata.
Compita con le comodità possibili la notte passò bene verso le 4 di mattina le
nostre artiglierie tuonavano per qualche tempo.
La nostra Compagnia (5ª) e la 6ª siamo per ore in terza linea di fuoco.
15. sveglia a piacere.
Bevuto il caffè si parte per l’istruzione in una valletta dinanzi la trincea a poca
distanza dal muretto di confine austriaco (antico).
Lezione introduzione, tenuta dal Serg. Brusoni (laureando d’ingegneria) in nozioni
pratiche ed elementari di topografia e cartografia.
16. N.N
17. Guardia coi piccoli posti e vedette; sono capoposto dalle 9 alla 1 di notte, nulla
d’anormale sebbene la linea del bosco occupato non vi siano ancora reticolati (4)
alle 5 ant.
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18. Granate e simili tedesche (4) cadono abbondanti attorno al nostro
accampamento.
Questa notte causa qualche fucilata austriaca la 6ª compagnia di fianco a noi apre
un fuoco d’inferno senza risultati apparenti.
Le artiglierie nemiche sparano una trentina di colpi e granate coprendoci di
schegge (verso la fanteria); pare vi siano alcuni morti e feriti in altre compagnie
vicine.
19. – 20. – 21. – 21. – 22. 23. – 24. – 25. N.N
26. – 27. N.N
28. Si da il cambio al 3° Battaglione e si va direttamente in prima linea a pochi
passi del forte nemico Luserna. Il mio plotone (2°) e di vedetta ed io sono
capoposto al N°3, presso trincee coperte e blindate con tronchi d’albero. Pare si
rimanga su queste posizioni sette od otto giorni facendo il turno 1 plotone di
vedetta 1 di rincalzo e 2 in tenda, e sembra poi prossimo il cambio con la 35ª
Divisione noi apparteniamo alla 34ª ten. Gen. Zoppi.
29. Tempo nebbioso che continua favorendo i lavori all’aperto di copertura e
reticolati che mancano quasi su tutta questa linea.
Le sentinelle rimangono appaiate come di notte contro eventuali attacchi nemici.
30. – 31. – 1. – 2. – 3. – 4. Agosto
5 Agosto. Camporosà attendati
6. – 7. – 8. – 9. – 10. – 11. – 12. – 13 Attendati Costesin.
14. Arrivo Mandrielle attendati nel bosco.
15. Si fa piccola tattica circola voce d’avanzata ordine di levare la tenda prima del
2° rancio per far posto ad un battaglione di Finanza, tornammo al posto primo
quando venni da Rotzo attendandoci in una valletta oltre i reticolati. Sin dalla
mattina comincia duello d’artiglieria con batterie da 149 e 75 unite le voci dei
grossi pezzi di fortezza (Campo Molon, Corbin ecc.) contro fortezze nemiche
(Austri) Luserna, Vezzena, Busa di Verle (Basson) Belvedere ecc (Fig. 2).
16. La voce del cannone si e fatta udire tutta la notte e continua ad intervalli
insistenti il nemico risponde, una all’impazzata come il solito; sempre più ci si
convince di un’avanzata se il fuoco delle nostre artiglierie pare efficace. Nel
pomeriggio mentre il Sot. Ten. Vizio teneva lezione di tattica a noi allievi ufficiali
sotto un pino comincia intensa fucileria e colpi mitragliatrice; si tratta di una nostra
pattuglia (Ten. De Sol e vari soldati) Compagnia del nostro 115° reggimento
Fanteria che esplorava in vicinanze del nemico (sotto forte Luserna).
Il tenente e 4 soldati furono feriti da una bomba lanciata col lanciabombe e dal
fuoco che i nemici in trincea fecero sopra di loro.
Alla sera il Sig. Capitano ci raduna per dare alcuni avvertimenti utili in caso di
avanzata. Il duello continua anche aumenta nella notte; piove.
17. metodico ed intenso il fuoco delle nostre batterie continuano, sfasciando le
opere nemiche; pare che il forte Basson o Bus di Verle sia stato sconquassato, sul
Luserna che e di fronte a noi mostra segni evidenti di rovina.
Attendiamo impazienti l’effetto finale, per poter avanzare.
Riunitici il capitano dà altre istruzioni fra cui quella di tener pronte le scarpe da
riposo che calzeremo per avanzare sul Luserna.
10
Fig. 2 – Mappa della zona delle operazioni.
Vengono quindi distribuite altre vanghette, ed ancora 3 caricatori per uno di
cartucce (18). Sono in distribuzione occhiali che con le maschere (già distribuite)
servono contro i gas asfissianti.
Io preparo il tascapane con entro cartucce (90) scatolette carne, maschera contro i
gas, salvo aggiungere al momento dell’allarme le gallette e i due sacchi a terra già
pronti).
Ed ora viene ora di emozione e di esultanza, mentre il cannone nostro romba con
suono d’augurio a noi ed all’Italia tutta.
Faccio una disgressione dello scritto (sotto la tenda ore 12 ant. piove da un’ora).
Dalle istruzioni del Capo supremo Ten. Gen. Cadorna era giunto l’ordine di riunire
gli uomini delle compagnie di tutti i reggimenti in gruppi di 3 – 4 dei più uniti
secondo le simpatie e le passate fatiche; il nostro gruppo è questo (Allievi ufficiali
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Serg. Vidoni Lucio Povoletto Soldato Corazzin Celio Arcade soldato U. Zanardi
Lossato e Vizzarsi soldato della squadra).
Da quando si parti da Rotzo 14/7 sotto la tenda uniti si era i primi tre più Finizio
Guido di Napoli caporale Brusini Arturo di Treviso sergente tutti Allievi Ufficiali;
dal Costesin se ne andò Finizio e fin’ora siamo sempre in quattro. I nostri colpi
vanno esatti e disastrosi a colpire le fortificazioni e le altre difese nemiche.
Questa notte alle 11½ circa vivo fuoco di fucileria da ambo le parti causa
avvicinamento di pattuglie austriache.
Diverse compagnie del nostro battaglione sono chiamate dall’all’armi, però le
pattuglie si allontanano inseguite dal fuoco di fucili.
18. La tensione nostra è grande, e si attende con ansia il momento auguriamolo,
certamente glorioso per le nostre armi Vittoriose.
Riunitisi stamattina sappiamo che il II° Battaglione e in prima linea, ciò che mi fa
tanto piacere, e se Dio vorrà spero superare i momenti terribili dell’assalto, facendo
il mio dovere con risolutezza e coraggio.
Stasera ci riuniremo come prova, equipaggiati come nel momento solenne, anche
oggi abbiamo assistito al tiro nostro sul Luserna che presenta delle profonde ferite,
ma che risponde sempre.
Vediamo passare il M. Gen. Villa che comanda la brigata (Treviso) col nostro
colonello Riveri di ritorno da una visita ai danni fatti dalle nostre artiglierie.
19. Solita musica del cannone; quando si avanzerà….
20. le posizioni nemiche sono dure da battere e l’avanzata e posposta.
21. Idem
22. Idem. Si levano le tende avendo finito il turno degli otto giorni ritorniamo al
Costesin alla sera si monta di guardia (II plotone); mancando due uomini al numero
a me assegnato N°1 dobbiamo [col leponce?] Cavagnero fare turno di vedetta.
Durante il servizio il Serg. Vidoni mi avvisa che si avanzerà domani sera.
Durante la notte un colpo nostro da 305 asporta una cupola al Luserna qualche
colpo di fucile austriaco echeggia vicino al nostro posto.
23. Smonto di guardia alle 5 anti e torno alla tenda aspettando la serata. L’avanzata
e sospesa a domani sera. Oggi il fuoco è stato intensissimo e continuo.
24. – 25. Come ieri le artiglierie rombano, e si attende per stasera la tanto sospirata
avanzata.
Verso le 4 pom. il capitano ci raduna e ci riferisce in proposito poi legge pure
l’ordine del giorno del Colonello che ci indica la posizione del Battaglione e
Compagnia (5ª); quindi fatto il discorso di circostanza stringata e persuasiva che
molto ci commosse, inneggiò alla Vittoria ed alle giornate chiamò tutti al suo grido
rispondemmo concordi ed entusiasti. Stasera ci si avvia e domani se Dio mi ama
[voto?] fortuna sarò con tutti sul Basson al suono degli inni patri ed al grido di
Savoia! Allora continuerò le mie impressioni………..? 7½ pom. Continuo: alle 8½
circa ci si distribuito brodo caldo carne e vino; alle 9 si parte per la marcia
d’avvicinamento al forte; splendidamente illuminato dalla luna di grande effetto;
lentamente seguiti dall’artiglieria da campagna si avvia tutto il 2° battaglione del
115°.
12
Nelle tre fermate fatte nel prato e nel bosco le nostre artiglierie cominciarono a
sparare.
Risponde anche il nemico ed allora il fuoco si fa intenso gradatamente in aumento,
con pause brevi; terribile.
Giunta la Vª Compagnia al margine del bosco, il capitano ordinò lo stendimento in
ordine sparso delle squadre (3 – 4 – 5 – 6 ).
La mia squadra (6ª) si stende la terza, di corsa allo scoperto facendo diverse
fermate a terra (la squadra era comandata da Corazzin Celio di Roncade (Treviso)
mio compagno soldato nel plotone allievi ufficiali, invece di essere comandata dal
Serg. Allievo Ufficiale Vidoni Lucio di Povoletto (Udine) ch’era con diversi
esploratori nella fermata prima del reticolato nemico, il Luserna (Fig. 3) al fianco
sinistro ci batteva furiosamente a Shrapnel, e molte pallette mi caddero sulla
schiena, mentre un spoletta cadde fra me ed il mio compagno di destra, in un balzo
s’avanzò sino al reticolato già in parte tagliato; qui essendo l’erba alta e dovendo
stare colla testa bene a terra, i miei compagni senza che m’accorgessi
s’avanzarono; venne subito avanti il resto della compagnia ed allora avanzai con
loro, prendendo parte all’assalto ed espugnazione di 2 trincee nemiche. Qui allora
cominciò una terribile sinfonia di fucileria e mitragliatrici. Io nell’avanzata dopo il
reticolato, feci due fermate però dovetti avanzare poi sin dietro la IIª trincea, non
volendo entrare essendo già troppo piena di soldati. Stetti cosi tutta la notte dalla ½
notte passata sin alla mattina disteso fronte al nemico.
Fig. 3 – Forte Luserna.
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Nella notte fra i lamenti dei feriti e moribondi udii trasportare grave il Serg.
Allievo Ufficiale e compagno mio Zamperoni.
Quando fu chiaro un ufficiale ch’era fra noi ci consigliò di scavare un riparo con la
vanghetta.
Col strumento leggero (vanghetta), di un compagno addormentato pacifico di
sinistra addossai e sovrapposi terra al tascapane e mantellina coperta che avevo
levato d’indosso.
Attesi cosi, ma nella mattina il Luserna a sinistra batterie dietro il Basson, e lo
Spitz Verle a destra cominciarono un fuoco infernale contro noi tutti.
Ormai mi avevo votato alla morte ed attendevo tranquillo per vendere cara la mia
pelle. A poco a poco usando anche gas asfissianti e palle (dum – dum) gli austriaci
cominciano a circondarci.
Venne allora dato il segnale di ritirarsi; io appena ebbi il tempo di afferrare il fucile
e ritirarmi sempre calmo passando entro buche piene di morti, e le trincee: battute
dall’artiglieria nemica, e da un coro d’armi minori.
La nostra artiglieria ci proteggeva la ritirata sparando a granate sulle opere
nemiche.
Giunto al reticolato trovai un varco, ma passando mi presi coi panni nel reticolato;
la fermata minima bastò perché una pallottola mi sfiorasse il dito medio della mano
sinistra. Non badai a questo e con corsa rapidissima mi portai in Val Morta facendo
due o tre riposi a terra per riprendere fiato. Però la mitragliatrici nemiche e qualche
fucile isolato per quasi un’ora mi bersagliarono mentre ero steso in fossetto
fingendomi morto.
Quando cessarono parte strisciando parte correndo curvo giunsi in salvo ad un
posto di guardia del 116° Reggimento Fanteria; insegnatami la strada mi recai
all’accampamento nostro. La trovai primo T. Sartor di Montebelluna A. U. dal
quale seppi la morte del nostro capitano Gennari e d’altri ufficiali e del T. C.
Marchetti del I° Battaglione.
Trovai ancora Revellant, Tomadoni U. di Cormons il Serg. D’Alberto Serg.
Albuzio tutti A. U. miei superstiti con me del plotone All. Ufficiali della Brigata
Treviso.
L’unico ufficiale incolume S. T Salto ci tenne commosso un piccolo discorso
lodando altamente il valore del 115° e del plotone Allievi Ufficiali.
26. Nella mattinata dopo aver dormito in una tenda larga; messi in riga andammo al
comando di reggimento ove il generale Oro comandante la Divisione tenne un
discorso facendo l’encomio solenne.
Nel pomeriggio si prepara lo zaino e verso sera si parte per Campolongo. Giunti a
notte fatta in quattro si fece un magro spuntino e poi avvoltisi io e Sartor in coperte
e teli tenda si dormi sotto un albero.
27. Alla mattina ci fanno spostare ancora, quindi ci attendiamo.
28. – 29. – 30. – N. N.
31. Ogni compagnia è un po’ rissanguate con circa 50 nuovi componenti fra cui
molti volontari di cui parecchi già sessantenni che avevano fatto altre campagne e
diversi studenti. Sono addetto in fureria con Revellant per il controllo e cambio di
indirizzo della corrispondenza e pacchi dei dispersi e feriti.
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1 Settembre. Giunge notizia che i superstiti allievi ufficiali dovranno cambiare
sede entro oggi. finisco lo spoglio pacchi ed affido a due soldati complementi il
rimanente della corrispondenza.
Nel pomeriggio dall’ordine del giorno si apprende che passiamo effettivi al 161°
Reggimento Fanteria (Brigata Ivrea) per finire il corso con quelli allievi.
Alla sera con Tomadoni ed altri accompagnati da un caporale d’artiglieria redattore
del Lavoro di Firenze ci richiamò all’osservatorio di Monte Erio e di là con ottimo
binocolo osserviamo diverse posizioni Austriache fra cui il Basson di doloroso
ricordo.
Ritornati torniamo alla tenda dovendo all’indomani alle 5 partire per raggiungere il
161°.
2 Settembre .. [….] delle cinque (dopo aver bevuto il caffè e fatte altre piccolezze)
partimmo alle 8 diretti verso il termine.
Il tempo già nuvoloso si cambia in pioggia sottile ma insistente. Alle Mandrielle
presa una scorciatoia raggiungemmo il termine. Fermatisi c’informammo dov’è il
161° quindi riprendiamo la via. Dopo un po’ sostiamo presso il vivandiere del 162°
e mangiammo (scatolette tonno al pomodoro biscotti vino con la pagnotta).
Ristoratici sotto la pioggia già insistente passiamo anche oltre la Crocetta (Croce di
Vezzena) dove fu la 6ª Comp. del 115° che vi fece la prima trincea e c’inoltriamo
per la strada verso Marcai di Sopra.
Chieste nuovamente informazioni, ci si dirige verso il Comando di Reggimento.
Presentatoci un maresciallo prese nota, e ci fece accompagnare da un ciclista alla
10ª Compagnia ove era aggregata il plotone allievi Ufficiali. Il Maggiore Malvano
ci accolse molto cortesemente e ci presento al Sergente maggiore degli Alpini
Cavalli da allievo comanda il plotone.
Accompagnatoci ci presento al plotone (J1). Quasi tutti piemontesi fra cui molti
comprovinciali (Novara).
Io Revellant e Tomadoni si fece la tenda con il Serg. Gadda allievo.
3. Siamo in prima linea nel bosco di Varagno ove giungono schegge dei nostri 305,
che battono il Basson distante 300 metri.
4. N.N.
5. Verso la una del pomeriggio si leva la tenda e si parte per Marcai di Sotto.
Siamo di nuovo noi quattro Sartor, Revellant, Tomadoni, ed io e facciamo la tenda
sotto una roccia, in un vallone, in fondo del quale sul margine della strada vi sono
appostati obici da 280. Durante quasi tutta le notti duello intenso d’artiglieria.
6. Stamattina durante l’istruzione di plotone un Taube ci a scorti ed è rapidamente
disceso verso il comando delle batterie nemiche che cominciarono a battere la zona
a shrapnel.
Per un miracolo uno dei proiettili scoppiando a pochi metri non ci colpisce.
7. – N.N.
8. Nella serata si sparge la voce di un possibile atto dimostrativo fatto dalle nostre
truppe per distogliere l’attenzione da altro punto; si parla che si dovrebbe occupare
il forte austriaco Panarotta.
15
Nella notte sotto le tende siamo sempre all’erta, e udiamo passare diverse batterie
someggiate d’artiglieria da montagna; nulla turba la calma dell’accampamento.
Piove
9. Si sa da ordine del comando supremo che gli esami si faranno dal 15 al 25 c.m..
Dietro ordine si affardella lo zaino e verso la una levata la tenda c’incamminiamo
verso la IIª linea zona Marcai di Sopra e Bosco di Varagno. Si attenda presso la
trincea e si blinda un poco.
10. Si trascorre l’uggiosa giornata di nebbia e pioggia sotto la tenda, studiando
onde prepararsi per l’esame. Si parla (voce ufficiale) di sicuro, cambio della nostra
Divisione (34ª) (115° - 116° - 161° - 162°) e pare che domenica 12 c.m. si scenda
verso Asiago. Sara vero?
11. Nella notte violento duello d’artiglieria, intercalato da qualche fucilata d’ambo
le parti.
Continua il maltempo, e siamo sotto la tenda studiando sempre.
12. Cambio di battaglione torniamo in prima linea (Bosco Varagno), tormentati da
fuoco d’artiglieria nemica che spara sul camminamento. Il 1° Battaglione è 2 comp.
del 2° scendono ad Asiago, per fare un poco di pulizia. Sartor e Tomadoni si
rifugiano in una stretta e bassa capanna.
13. L’artiglieria austriaci batte un po’ l’accampamento e fa sciogliere la riunione
allievi che stava prendendo lezione del Serg. Maggiore Cavalli sui regolamenti di
disciplina.
14 Si parla d’esame prossimo, domani o dopo domani. Si continua perciò lo studio
della materia.
15. Si affardella lo zaino per tornare in 2ª linea.
Domani pare assicurato l’esame. Il maggiore ci annuncia l’esame per domani.
16. Cominciano gli esami teorici per squadre; la 1ª e 3ª sono le prime.
17. Continuano gli esami con la 2ª – e 4ª squadra. Io appartengo alla seconda. Nella
notte violento bombardamento.
18. Oggi sono stato il primo interrogato cosi anche la IIª squadra è finita, manca la
IVª.
Nella mattinata termina i teorici. Verso sera leviamo le tende e si va in terza linea
nel solito vallone. Io e gli altri svelti ci aggiustammo nella solita piazzuola e senza
far tende dormiamo all’addiaccio.
19. Stamattina alle 5½ circa sveglia e partenza per Asiago. Facciamo tappe orarie
per consumare il rancio presso Camporovere quindi andiamo direttamente ad
Asiago.
Noi allievi siamo aggregati alla 12ª e ci accantoniamo alle scuole. Fatte un po’ di
pulizia giriamo per la città. È giunto ed alloggia all’albergo Venezia Gabriele
D’Annunzio.
20. N.N.. Nel pomeriggio già cominciano gli esami pratici (comando plotone) 2ª 4ª squadra. Oggi D’Annunzio in biplano è stato sopra Trento a gettare messaggi
augurali ed è tornato incolume, vivamente applaudito, con l’automobile all’albergo
Venezia ove alloggia.
21. Continua l’esame pratico ed anch’io ho finito, cosi seconda e 4ª hanno chiuso il
ciclo.
16
22. Nella mattinata terminavano tutti gli esami vedremo l’esito finale, cambiamo
alloggi, e ci accantoniamo noi allievi presso la stazione.
23. N.N.
24. Si parte da Asiago alla mattina presto per Bosco di Varagno. Durante la via
facciamo tappa alla fontana messa sulla strada che va a Porta Manasso. Si giunge al
Bosco e si sta nella baracca solita.
25. Causa dirotta pioggia si fa la tenda. Invece di Revellant, abbiamo Calzavara
Narciso di (Treviso). Nella notte forte nubifragio, con vento.
26. Tempo piovoso.
27. Cambio dal Bosco Varagno, alle IIª linea dietro la trincea.
28. Varie fucilerie nelle prime ore. L’artiglieria nemica a cessato i tiri intensi, e
pare vengano da maggior distanza. Nella mattina noi allievi con altri soldati,
abbiamo preso a fucilate un aeroplano austriaco.
29. Per diverse ore della notte intenso fuoco di fucileria e artiglieria, sulla nostra
sinistra, certamente non fu azione dimostrativa come ieri. Nebbia Intensa.
30. Tempo incerto, nuvoloso. Stamattina presto qualche fucilata d’ambo le parti.
Comincia far freddo, che si sente maggiormente causa stagione umida.
Stasera siamo passati in sette alla 12ª Comp. del 161° Fanteria per continuare il
corso allievi Ufficiali diretto dal Capitano Botto.
Ho dormito con altri del plotone suddetto.
1 Ottobre. Verso le ore 4 ant. allarmi. Noi plotone Allievi Ufficiali e soldati della
12ª siamo di protezione all’artiglieria da montagna. Si compie azione dimostrativa
dovendo avanzare su altro settore (Arsiero o Valsugana) altra truppa. Passiamo più
di un’ora in trincea mentre piove e nevischio.
Stamattina io, Calzavara, Cardellini e il Serg. Cecchini tutti allievi abbiamo
piantata la tenda.
Spira un venticello assai freddo.
2. Assai freddo stanotte nella tenda. Stamattina tempo bello, variabile però. Il
Luserna che sta alla nostra sinistra, si fa vivo con diversi colpi da 210 e 305.
3. Verso le ore 4 circa ordine di affardellare lo zaino; si parte per il bosco Varagno,
e si va in trincea di riserva, mentre diverse compagnie del 161°, unite a reparti di
tutta la nostra divisione (34ª) intraprendono una grande dimostrazione dinanzi ai
forti, onde distogliere il nemico, mentre la 9ª divisione avanza in Val dell’Astico
raggiungendo importante posizione. Si hanno diversi morti e feriti. Verso le 12¼
anti si ripiega in 2 ª linea a consumare il rancio essendo l’azione terminata bene.
Alle 3 pom. il nostro battaglione viene in prima linea al Bosco di Varagno, e noi
allievi accampiamo in diverso bosco essendo cominciata a cadere la neve.
4. Durante la notte continua tensione, sempre pronti per un allarme.
Alle 11 ant. circa dopo il rancio con tascapane e mantellina, tutto il plotone allievi
con altri soldati della 12ª del 161°, diretti da un sottotenente giovane, si va di scorta
all’artiglieria da montagna. In questo frattempo un gruppo di guastatori, tenta
tagliare reticolati austriaci, ma avendo molti feriti vi rinunciano.
Alle 4 pom. finito il servizio si ritorna. Alla sera un gruppo di sei allievi, sino alle
11 circa tornava di pattuglia a tagliare reticolati.
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5. Ci svegliamo senza allarmi alcuno, e troviamo la neve che in leggero ma in
strato consistente copre gli abeti e la terra. Noi si rimane nella capanna a studiare
per gli esami del prossimo novembre.
6. Oggi passiamo in terza linea ed attendiamo. Tempo incerto nuvoloso.
7. Nel pomeriggio il Sig. Capitano Botto ci fa una lezione di tattica. Più tardi
allarmi dovendo appoggiare azione dimostrativa. Si ritorna alle tende tardi verso le
8 pom., sempre pronti a tornare in caso di chiamata.
Nulla succede d’anormale.
8. Tempo misto nevoso. Gli aspiranti ufficiali sono destinati ai diversi reggimenti
della nostra 34ª divisione (115° - 116° - 161° - 162°).
Altri sono ancora in disponibilità.
9. Revellant e assegnato alla 12ª, Tomadoni alla 5ª, Sartor 6ª, Albuzio alla ……,
D’Alberto alla 4ª
Tempo piovoso. Cambio, si ritorna in prima linea, anzi sulla linea di fuoco al
limitare del bosco.
Fig. 4 – Panoramica su Campo Basson, forte Busa di Verle e Cima di Vezzana.
Si monta di vedetta a pochi metri dal reticolato austriaco, davanti al Bus di Verle
(Fig. 4). Nella notte facciamo qualche salva di fucileria, contro il nemico.
Dopo queste dal forte si alzano 3 – 4 razzi nella nebbia. Alla mattina alle 6 circa
ant. smontiamo e riposiamo nelle baracche. Nel pomeriggio tra intenso fuoco di
artiglieria da ambo le parti, il capitano ci svolge una parte del programma.
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11. Solita vita da campo. Una squadra di 10 allievi con un sergente allievo,
protegge un gruppo di soldati da eventuali attacchi, mentre trasportano tronchi
d’albero in un sito scoperto sotto il Vezzena, col favore della nebbia.
Qualche granata cade sull’accampamento, vicino a noi.
12. Passati i tre giorni si va ad attendere più innanzi. Noi allievi siamo capi gruppo
(6 uomini) di guardi in primissima linea sotto il Bus di Verle e Vezzena. Si monta
alle 8 pom.
13. N.N. Solite scaramucce.
14. – 15. – 16. – 17. – 18. – 19. – 20. Entrata alla 9ª comp. 161° cambiamento
d’accorpamento per portare gli alpini al Marcon di sopra.
21. Si levano le tende e si entra in ampie trincee. Altezze a quasi 2 m.
Stasera ci avvertono che la 9ª Comp. 161° Reggimento Fanteria, cui sono
aggregato allievo Ufficiale, domani alle 4 ant. si parte per un’azione…..? Speriamo
bene! 6 – 20 pom. si porterà tascapane con coperte, viveri, gavetta, cartucce ecc.
22. Di vedetta sotto il Vezzena.
23. N.N.
24. Comincia l’azione del 116° contro il Luserna (Fig. 5).
25. Prosegue l’azione.
26 Idem. Si raggiunge […]? dal bosco Varagno.
27. Il Luserna e circondato.
Fig. 5 – Scorcio di Forte Luserna con in primo piano una serie di reticolati.
19
28. N.N.
29. Per parecchie ore avviene azioni dimostrativa con risposta nemica a granate
151.
30 N.N.
31. Nella notte cade abbondante la neve.
1 Novembre. Durante la sera monto di vedetta con Calzavara, Fiore, ed altri
comandati dal Cap. M. Messina allo scoperto dinnanzi a soliti forti di collegamento
(11ª - 2ª); durante la notte penso a tuti i molti compagni morti sul Basson,
immagino a loro.
2. […?] 5½ ant, dal servizio di collegamento; assistemmo all’ufficiale raduno per i
morti il Generale comandante la Brigata Ivrea (161° - 162°) Murari della Corte Brà
tiene un discorso ricordando i nostri eroi morti su queste terre redente per la gloria
d’Italia.
Nel pomeriggio si fa esercizio di plotone nella neve.
3. Nevica sempre ad intervalli ed abbondante.
4. - 5. - 6. - 7.N.N
8. Si vocifera che domani si scende a Ghertele.
9. Un contrordine rimanda a domani il cambio e ci recheremo forse a Canove,
Camporovere oppure ad Asiago. Stamattina verso le 11 ant. una squadriglia di 4
aeroplani austriaci esplora gli accampamenti, pero un nostro biplano giunto dal
campo di Asiago li mette in fuga.
10. Si parte per Canove (24 Km) con marcia sotto la pioggia e vento; io giungo
solo a Camporovere, dove mi ristoro poi proseguo per Canove all’accantonamento
nella canonica.
11. - 12. - 13. - 14. N.N
15.
Retro del diario
Il diario di guerra è un succinto di varie giornate importanti, durante l’avanzata nel
Trentino col 115° Reggimento Fanteria 6ª e 5ª Compagnia. In caso queste poche
note scritte su questo libretto servono per mie ultime volontà.
A miei cari genitori e fratelli il mio ultimo affettuoso saluto e ricordo.
Non piangetemi troppo se dovessi lasciare la mia vita per la Patria, io morirò per un
mio e vostro ideale caro a tutti coloro che poterono apprezzare anzi idolatrare la
propria terra.
Agli Irredenti Triestini e Istriani, nei loro paesi ch’io amai tanto e passai gli anni
più belli di gioventù un commosso e grato saluto ed un augurio di redenzione.
Siano maledetti a calpestare coloro che in questa guerra santa deridono l’ideale dei
nostri fratelli, più italiani di noi. Questi bruti sono peggiori di qualunque animale
immondo.
Ed ora vi ricordo ancora o miei cari, agli accenni delle poche righe rivolte al mio
amico F. Draghicchio, compite i miei desideri e fategli avere con sicurezza e la
lettera per lui e le poche memorie mie.
Vi ricordo ancora che sono in debito materiale con lui di Car.50 (Lire 55).
20
Il debito d’amicizia non si paga, tuttavia esprimetegli ancora come le mie ultime
parole e pensieri sono rivolte a lui e basta, gli altri mi sono tutti estranei.
Nel mio zaino o altrove col mio corredo tengo la poca biancheria di mia proprietà
ed alcuni ricordi (palette e schegge di granate shrapnel) raccolti da me e viste
scoppiare a pochi metri.
Notes 2
Terminata la battaglia del Basson e tornati verso l’accampamento, trovai il tenente
Premuda di Codognè presso Conegliano mio compagno alla scuola di Vit.ri ed
Cengi e mi intrattenni con lui un poco.
Giunto a Campo Posellaro fui ricevuto da grandi dimostrazioni d’affetto
specialmente dal collega Sartor di Montebelluna; vidi poi anche Tomadoni di
Cormons e per quella notte riposammo.
Il 27–8 fatta la chiamata del reggimento pochi risposero all’appello e degli allievi
ufficiali rimanemmo in sei Io – Tomadoni – Sartor –
Nello stesso giorno ci allontanammo per recarsi in un bosco sotto al forte di
Campolongo.
Giunti tardi ci mettemmo all’addiaccio, e alla mattina del 28 ci attendammo.
Durante la permanenza in quel posto giunsero 5 complementi quasi tutti toscani di
cui molti volontari. Io e Tomadoni e Sartor ci mettemmo assieme nella tenda.
All’ultimo d’agosto dopo la visita del generale Oro (Com.te 34ª Divisione) noi sei
rimasti ci mandarono a raggiungere il 161° fanteria (Brigata Ivrea) ed il 1
settembre armi e bagagli ci portammo per scorciatoie al termine l’antico confine;
da li fatta una modesta colazione si partiremmo per la Val d’Assa al Bosco
Varagno dove si trovavano gli allievi ufficiali.
Vi conobbi parecchi come Pesce, Calzavara di Istrana, Bonino di Torino, Cardellini
di Pinerolo, ed altri fra cui due alpini irredenti uno direttore di una banca in Borgo
Valsugana, l’altro studente di medicina di Trento.
Fatta un’azione dimostrativa e vari turni di prima e seconda linea il 19 – 9
scendemmo a riposo per 7 giorni ad Asiago.
In quel periodo furono fatti gli esami e passai cosi dopo mille dubbi di nuovo
allievo ufficiale non appena tornati in linea nel corso già cominciato in un’altra
compagnia del 161°. Passato vario tempo tra Marcai di Sopra e Bosco Varagno
venne il periodo d’esame che facemmo in Val d’Asso e
fui riprovato nuovamente; seguirono la mia sorte, Cardellini e Cornaglie di Torino.
Scesi a riposo a Camporovere con un tempo infame, e ci accantonammo in una
casa sulla strada per Roana Canove.
Dopo diversi giorni assieme gli altri ci avviammo per andare al 115° fanteria a quel
corso che stava per finire alla 2ª compagnia; quel battaglione (1°) scendeva a
riposo e ci accantonammo a Roana presso la Cooperativa. Ci fecero poi gli esami
che per la terza volta per volere dei superiori andarono male; tuttavia passammo
diversi giorni allegri e Natale e l’ultimo dell’anno all’Albergo all’Alfiere. In
21
gennaio 1916 mi rimandarono al reggimento ed a domanda del Capitano Peloso di
Venezia mi assegnarono alla 9ª Compagnia comandata da un capitano Veneto.
Appena in compagnia nel giorno che si tornava in linea passai all’amministrazione
a sostituire il caporale che era in licenza invernale, (Ricordo durante il periodo di
Roana finì pure il corso Vidoni Lucio di Udine ch’era stato ferito al Basson nel
1915) stetti al Comando di Reggimento allora comandato dal Col. Fasoli di
Verona.
Durante il periodo di linea a Cima Norre ed a……………il Tenente
d’amministrazione mi mandò ad Asiago per affari d’ufficio; feci il tratto a piedi ed
a Roana sostai presso le signorina all’Alfiere. Ad Asiago trovai vari miei
compagni, passammo la serata assieme e verso tardi venne l’ordine alla Br. Ivrea di
spostarsi; la notte dormii con un mio compagno al primo albergo di Asiago e la
mattina presto la brigata partì per dare il cambio alla nostra (Treviso).
Sbrigati i diversi affari partì alla volta di Canove dove ritrovai qualcuno degli
oggetti lasciati in consegna in una casa. Prosegui per Roana – Mezza Selva e con
camion giunsi al Reggimento dove tutto era pronto per la partenza verso Cormons.
Il 23 gennaio giungemmo a Cormons verso la mattina presto ed il Comando si
stabilì in un palazzo in piazza 24 Maggio.
Era in quei giorni cominciato un grande contrattacco alle posizioni di Oslavia;
dopo pochi giorni il reggimento diede il cambio al 111° fanteria sulle posizioni di
Peuma – Oslavia. Il comando di reggimento era vicino il bivio Pri Fabrisu Valerisce Alta dietro un rialzo di terreno. In febbraio usufruii della 1ª licenza
invernale e partendo a mezzanotte passai qualche ora a Valerisce Bassa, quindi con
drappello per Brazzano da dove fatto il bagno e pernottato a piedi giungemmo a S.
Giovanni di Manzano dove attendeva il treno. Giunti a Udine con la tradotta
viaggiai sino a Mestre ed a Venezia arrivai di notte; dormi in una caserma
territoriale presso la stazione ed al mattino col vaporetto giunsi a destinazione.
Terminata la licenza rientrai all’amministrazione con tempo bruttissimo; era questa
in una casa presso Vipulzano; il Comando del Reggimento era a Cerovo Basso.
Stetti ancora un paio di giorni poi rientrai in compagnia (9ª) che trovavasi a riposo
a Ca delle Valade; due giorni appresso andammo in trincea a Peuma lasciando gli
zaini a Cerovo Alto. Feci il turno di linea poi passai telefonista di compagnia dopo
molte vicende mi volle con lui il Capitano della 12ª ( Gavotti) come aiuto furiere e
con quella compagnia andai a riposo a Subida dove lavoravo con un ottimo
compagino certo Zoldan Antonio di Belluno.
A riposo ultimato si ritornò in trincea al solito posto; in questo periodo durante un
turno di 3ª linea (presso il comando di Reggimento) l’artiglieria nemica scopri la
posizione e la batté per vari giorni con medi calibri; fu ferito il primo giorno il
nostro cappellano militare Don Tosatto di Treviso ed un ufficiale aiuto Maggiore
mio compagno al tempo del 2° corso da me fatto al 161° fanteria.
Alla fine di maggio il 3° battaglione andò a riposo a Medana, accantonandosi in
baracche; per questioni avute col capitano Gavotti tornai alla 9ª compagnia e nel
giorno istesso Zoldan andò a Buttrio al corso Allievi Ufficiali. Nel giugno fui
chiamato una mattina al Comando di Battaglione (Comandante Maggiore
Maccaluso) e dall’aiutante Maggiore Ten. Franceschelli di Napoli fui proposto
22
quale telefonista all’8° comp. Telegrafisti (Fig. 6) 3° genio; con me vennero il
Serg. … il cap. contabile del reggimento ed un altro; nel pomeriggio da Medana
s’avviammo per Cavalade e Brazzano dove in una casa sotto il M. Quarin risiedette
la 8ª compagnia telegrafisti; fummo bene accolti e trovammo altri di reggimenti
diversi per esempio Di Paolo di Villetta Barrea 27° fanteria – Meditz di Cremona
del 8° fanteria ed altri d’artiglieria.
Comandante la compagnia il capitano Barbieri sig. Barnaba; ufficiali il Ten.
Ottolenghi di Torino; il Ten. Maniero di Padova e vari.
Compiuta l’istruzione telefonica e di centralino e lavorato per l’impianto di una
linea telefonica da presso Quattro – Venti (dopo la casa doganale oltre Iudro) sino
Corno di Rosazzo, ci inviarono nelle diverse stazioni.
Io, Di Paolo, Meditz ecc. ci stabiliamo a Vipulzano, ed avevo l’incarico di
guardafilo sulla linea Vipulzano – Cerovo Basso (telegrafica e telefonica). Dopo
alcuni giorni passai telefonista all’11ª Divisione (Gen. Mambretti) ed ebbi pure lo
sportello di ricevimento; Capo Ufficio il Serg. D’Andrea di Pordenone, capo turno
C. Magg. Granata prov. Di Roma.
La divisione era nella Villa bellissima del Barone Täufenbach, ed io abitavo nella
soffitta di una casa al centro del paese sulla strada principale Cormons – S. Martino
Quisca. Al quartier Generale della 11ª Div. Conobbi vari compagni di altre armi e
si passarono delle belle giornate assieme a Di Paolo centralinista all’osservatorio
Divisionale. In seguito l’ufficio s’ingrandì venne nuovo personale fra cui Padovani
abruzzese; compiuta l’azione di Gorizia in Agosto l’ufficio passò di corpo
d’Armata (VI Gen. Capello) e si stabilì in un locale vasto telegrafo e centralino; io
ero sempre alla ricevizione con molto lavoro, tanto che non funzionai più al
telefono. In quel tempo trovai l’Asp. Medico Bosio Paolo di Serravalle compagni
ancora nelle scuole elementari, medico presso la 79 sezione sanità (26° C. Armata)
e passammo diversi giorni in buona compagnia.
Da Vipulzano si facevano varie passeggiate a Cormons Cerovo – Medana, bei posti
bei tempi; io e Di Paolo ci eravamo arrangiato uno stanzino a piano – terreno ed
alla meglio si passarono delle ore indimenticabili.
Capo ufficio venne in seguito il Serg. Maggiore Giacomini di Perugia ufficiale il
Ten. Ottolenghi. Per uno sbaglio distrattamente avvenne un fatto per cui ebbi a
soffrire molto con dieci giorni di rigore e prendendo il posto rientravo in
compagnia che s’era trasferita da tempo a Medana nelle stessa casa dove un tempo
vi era il comando del 115° R. Fanteria, di fronte quasi alla chiesa. Scontati i giorni
di prigione non mi diedero più pace e dovetti andare al lavoro continuamente;
furono fatte diverse linee verso l’osservatorio della 24ª Divisione a S. Valentino
(Sabotino quota 535) di cui una per varie notti orribili entro tubi di ferro.
Passate le feste natalizie fui comandato telefonista a S. Valentino assieme al
guardafilo Turrini Giuseppe già del 57° fanteria. Dall’osservatorio erano
visibilissimi le posizioni del S. Gabriele e Monte Santo, S. Caterina, dorso Fajti col
binocolo le belle pianure sino le alpi Giulie.
L’osservatorio in cemento, con comunicazione in galleria (30 m) che sortiva
sull’altro versante dove si poteva osservare l’Isonzo, Gorizia tutto il Carso e le
posizioni di Podgora e Peuma son i vari villaggi e paesi più o meno distrutti. Il
23
rancio si prendeva ad una batteria da campagna sulla strada. Il 15 gennaio 1917 il
mio guardafili fu ferito e andò all’ospedale; eravamo passati effettivi al 3° genio da
poco tempo.
All’osservatorio facevano servizio 24 ore ufficiali d’artiglieria da campagna e
someggiata apparteneva a quest’ultimo un simpatico ufficiale il S. Ten. Ragioniere
……di……
In uno dei turni, dopo quasi sei anni di intervallo, riconobbi un mio compagno di
scuola a Conegliano Veneto certo Cassino sardagnolo S. Ten. Art. da camp. Fui
solo sino al 28 di gennaio poi ebbi il cambio da un altro; scesi mettendo zaino ed il
resto sul basto del cavallo inviatomi. Giunto dopo mezzanotte a Medana, dormii su
di un tavolo; alla mattina chiamato al Comando di Campo mi fecero fare i
Fig. 6 – Telegrafista del 3° Reggimento Genio – 1916.
24
preparativi per andare in licenza. Parti con altri tre passando pel comando Genio di
C.A. a Cosano presso Vipulzano, quindi per Cerovo inferiore.
Ci recammo indrappellati a Brazzano e preso il bagno alla mattina dopo col treno
dal casello di Cormons si partì per Udine di li con Tradotta per Mestre – Venezia e
Pellestrina.
Ripartito il giorno 16 febbraio giungevo a Medana il 17 nel pomeriggio. Stetti
ancora qualche tempo in compagnia e dei lavori importanti che si fecero fu la posa
di un cavo lungo 250 m. sotto l’Isonzo con l’aiuto dei pontieri presso la passerella
del paese di Peuma.
In marzo fui comandato alla stazione nuova di 2.206 del Podgora; la linea in filo
metallico fu improntata da noi sino Pri – Fabrisu dall’altra parte in cordoncino
telegrafico volante da 2.206 raggiungeva Pubrida presso Lucinico.
In una baracca discreta adattammo la stazione con due telefoni. In seguito venne al
Podgora il cantiere da Pubrida e trasportammo la stazione nella baracca del
Comando del Cantiere (cantiere stradale IV zona) al comando del Capitano Ziffer
(Zetto) goriziano al comando come contabile era il C. Maggiore Scarsi di Mantova.
Al cantiere appartenevano diverse centurie, e quasi mille borghesi che facevano
lavori stradali nelle retrovie.
Il Podgora insanguinato da tanti martiri sparso di croci verdeggiava di vegetazione
spontanea e di ributti novelli, ero gaio per l’indifferenza, ma risvegliava ricordi
solenni e malinconici per chi aveva sofferto e pianto sulle colline rosse d’argilla
seminate di cadaveri e d’orrori.
In maggio la compagnia s’era trasferita a Spessa ( presso l’imp. Idrico) presso
Capriva in baracche e molte stazioni s’eliminavano, avendo cambiato settore.
Dopo l’azione di maggio dopo aver conquistato il Vodice ed il Cucco, ponte del
Santo, 2.126 di Grazigna e molte posizioni nel Carso verso S. Giovanni di Duino.
Al 12 di giugno verso sera io stesso ricevevo fonogramma di servizio che mi dava
l’ordine di rientrare in compagnia per frequentare il corso obbligatorio d’Allievo
ufficiale di fanteria. Preparatomi alla mattina con camion del cantiere stradale scesi
a Lucinico, e con altro oltre S. Lorenzo di Mossa; a piedi con un carico
straordinario percorsi un gran tratto, poi trovai un carretto di battaglione di fanteria
che mi trasporto sino alla compagnia presso l’ufficio idrico e lavanderia.
Versai tutte le armi e la maschera ed il giorno dopo presi commiato dalla
compagnia tanto amata e dove avevo trovato tante amicizie.
Quale ironia dopo tante riluttanze e tanti rifiuti nel mondo ufficiali (effettivi)
obbligarmi ad entrare fra loro.
Altezzosi in principio preferivano la malavita si sono accorti troppo tardi d’aver
bisogno, necessità assoluta anzi, della classe intellettuale!
Allontanatomi con rimpianto da persone che m’avevano forse compreso, ai primi
istanti mi ribellai all’idea: era possibile che un rinnegato dovette entrare a forza,
obbligato la dove era stato tanto umiliato? Ebbene che vale? Mi farò forza. L’unico
ideale che mi sorregge sei tu bella Trieste, Istria Nobilissima per voi terre irredente
tutto io dimentico, la vostra storia, il vostro valore valgono ben più di una misera
idea quando il sangue di tanti fratelli à arrossato le vostre terre a trasformato in
rossa corrente il sacro Isonzo.
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Il 14 mattina si partiva in quattro pel Carso All. Uff.li del VI° Corpo d’Armata. Con
un carro ci trasportarono gli zaini sino a Brazzano poi il resto della strada li
portammo noi.
Ricevuti ed inseriti al comando (capitano Rivabella di Mortara) fui assegnato al
plotone comandato poi dal Sergente Morelli sardo, e dall’ufficiale Ten. Campolmi
di Prato Toscana.
Uno dei miei compagni amico indivisibile Guaragna Francesco di Verbicaro fu
assegnato al plotone del Ten. Minghetti di Gorizia. I giorni successivi vi furono la
distribuzione di tende ed altro, e verso il 20 cominciarono le istruzioni teorico
pratiche.
Alla mattina dalle 5½ alle 10 istruzione pratica; dopo la mensa quindi riposo sino
alle 15 dalle 15 alle 16 pulizia diverso quindi lezione.
Il periodo d’istruzione continua regolare e verso la fine di luglio 29 mi permisero di
andare a Udine dove acquistai vari oggetti.
Fig. 7 – Il manuale del telegrafista.
Verso il 10 di agosto cominciarono gli esami presieduti da i Ten. Colonelli del 95°
fanteria e terminarono in pochi giorni; di noi quattro tre me compreso fummo
promossi ufficiali ed 4° ritornò all’8ª telegrafisti (Fig. 7) essendo inabile, promosso
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sergente. Il giorno 16 partimmo in licenza di Vestizione di 5 giorni più il viaggio
ed alla sera giungemmo a casa. Il 18 cominciò l’offensiva dal Monte Nero al Mare
che continuò intensissimo per molti giorni.
Il 24 mattina partii da casa e giunsi a Cormons nel pomeriggio. Raggiunsi subito
Ca delle Valade ove mi diedero la destinazione 270° Reggimento fanteria 14ª
Corpo d’Armata.
Dato il saluto ai luoghi che non dovevo più rivedere, a Brazzano con qualche
intimo, in un caffè che avevamo sempre frequentato durante il periodo d’allievo,
passammo un’oretta, quindi con gli indumenti lasciati prima della licenza, trovai un
camion e mi recai a Cormons al Comando Tappa presso la stazione e nella cassetta
depositata misi tutto.
Dormii al Comando, ed alla mattina col foglio viaggio, partii per Udine dove al
Comando Tappa mi avviarono stazione di Remanzacco con inoltro Povoletto –
Faedis.
Partii alla sera dello stesso giorno (25/8) mentre la città s’imbandierava per la presa
del Monte Santo. Giunti a notte fatta a Remanzacco, andando il treno lentamente
causa il trasporto di armi materiali e feriti.
Informatomi del reggimento seppi che s’era messo in movimento verso l’Isonzo da
vari giorni.
Con un treno merci nella notte proseguii per Cividale, mi presentai al Comando
Tappa e sul foglio di Viaggio mi diressero a Battaglione Bombarde della Brigata
Aquila. Trovai un altro che aveva fatto il corso del 2°c. A ad Orsaria, S. Ten.
Territoriale Sacerdote modenese ed assieme dopo avere pranzato partimmo
coll’autobus serv. Ufficiali per i Molini di Klinac. Giunti al posto l’antico confine
sull’Iudrio verso la regione di Tolmino non potemmo trovare il battaglione; me
Ten. Col. Comandante il presidio di Britof dove eravamo andati ci fece ritornare a
Prepotto ciò che facemmo la mattina dopo dove presentandoci al Comando
Presidio avemmo la fortuna di trovare il battaglione Compl. appena giunto che ci
attendava.
Ci presentammo al Maggiore Bernulli Comandante il Battaglione che ci prese in
forza, conobbi vari colleghi per es. Lucci di Ferrara Zaglio di Torino ed altri ,
Stigliz – Alberti .
In quel giorno (27 – 8) avvennero le esplosioni violentissime a S. Osvaldo presso
Udine.
Giunti nella giornata all’indomani presto levammo le tende e si partì per San.
Lorenzo di Nebola paese slavo sulla strada per Plava.
Messe le tende, quello fu il posto fisso del B. Compl.
della Br. Aquila, sul
posto si venne sapere sulla grandiosità della vittoria sull’Altopiano di Bainsizza.
Dopo poco più di due giorni, il (30/8), il maggiore destinò assieme Sacerdoti ed
altri otto aspiranti, al 270° in linea; preso commiato alla sera partimmo, lasciando
le cassette, con un camion che ci condusse a Vercòglia (sloveno Vrhovlje),
attendemmo molto tempo, poi su di un autoambulanza ci recammo a Plava. Verso
il mattino giungemmo e col sergente che ci serviva di guida il (31/8) a piedi ci
avviammo, passando alle falde del Vodice, per monte Cavallo ed altri, verso Ravne
paese sull’altipiano di Bainsizza; potemmo osservare durante il percorso la strage
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fatta dalle nostre artiglierie, sostando ogni tanto; potemmo cosi giungere a Ravne
dopo 9 ore di marcia; ogni tanto l’artiglieria nemica batteva il cimitero e la strada.
Trovammo le cucine del 270° fanteria e l’ufficiale di vettovagliamento Ten.
Zaccheo pugliese; riposato un poco e mangiato qualche scatoletta, verso sera con il
rancio, si portammo al Comando di Reggimento presso Madonie passando per Bate
e Sveto posizione quest’ultima specialmente battuta essendovi una fonte a getto
abbondantissimo.
Giunti al Com. di Reggimento (270°) sapemmo della strage avvenuta fra gli
ufficiali di S.M. che compreso il cappellano, morirono tutti, avendo una granata di
grosso calibro preso in pieno la baracca del Comando. Io e Sacerdotti con altri due
aspiranti, fummo immediatamente accompagnati al 3° battaglione ove eravamo
stati destinati; trovammo il Com.
Capitano Zaglio (degli Alpini) che destinò
me all’11ª Comp. e Sacerdotti alla 10ª.
Tutto il battaglione appostato fra le rocce sotto quota 800 (quota Fagiolo) attendeva
un assalto pel domani. Dormito alla meglio fra due rocce il 1 settembre alle 14
cominciò il bombardamento coi piccoli calibri e con bombarde da 58B di cui
parecchie caddero fra noi uccidendo una cinquantina di soldati; fatta la sortita con
diversi assalti non riuscimmo che avanzare pochi metri. Durante la notte ci
sferrarono vari contrattacchi sempre respinti. Morì in quella giornata il comandante
la mia compagnia di bomba a mano, ed il comandante la Compagnia Mitraglieri
Ten. …. di Copparo (Ferrara).
In seguito conobbi Manari di Fanano (Modena) che prese il comando della
compagnia.
Il giorno (2/9) mi diedero una ventina di uomini per porre un collegamento tra noi
e la Brigata Firenze (127° – 128°) alla nostra sinistra. Durante il giorno tutto fu
calmo, ma a sera cominciò un violento bombardamento accompagnato da tiri di
disturbo fatto con mitragliatrici e bombe.
Fatti riparare gli uomini ci mettemmo al riparo dalla pioggia io e il Cap. M di
Montebelluna. A notte venne il cambio della Br. Cremona (21°– 22°) e nel buio un
soldato del 115° mi riconobbe e mi ricordo il tempo che noi eravamo a Roana e mi
pare fosse uno dei due piantoni del Corso All.vi Uff.li alla 2ª compagnia. Portati gli
uomini a Ravne ci fermammo dietro una collina ad attendere la sera, poi per
scorciatoie ci avviammo verso Fobca dove raggiungemmo la linea a Kal (case di
Kal). Fatti diversi lavori per trincea davanti all’esile muretto dove si riposava di
giorno dopo 15 giorni ci venne a dare il cambio la Brigata “Cremona”. A notte fatta
partimmo per Ravne dove si attendavamo in una dolina a ridosso della strada Bate
– Ravne . Si passarono parecchi giorni, dirigendo lavori di sgombero
dell’abbondantissimo materiale abbandonato dal nemico.
Per diverse notti con la compagnia si portarono i pezzi di una batteria di bombarde
da 240 sino a sotto Q.800.
All’ultimo di settembre a sera venne l’ordine di portarsi verso la linea per l’attacco
definitivo della quota tanto contrastata.
Partimmo e la mia compagnia, meno la Sez. Pistole fummo messi di collegamento
dalla divisione (4°) alla Brig. Brescia (19°– 20°). Sfilati verso il Na Kobil
mettemmo regolarmente i posti di corrispondenza, ed io e Righetti gli unici
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(aspiranti) della compagnia ci avviammo verso la linea a Madonie. Posti gli ultimi
posti, di cui uno di guardia alle munizioni nell’interno del paese. Alla mattina alle 6
cominciò un bombardamento spaventoso su tutta la catena montuosa nemica. Dopo
un paio d’ore incominciò l’attacco di 1 battaglia di arditi e delle fanterie, che
presero possesso della quota 800 (Fagiolo) e delle minori, con 3000 prigionieri e
molti ufficiali.
Vi furono vari contrattacchi durante il giorno, ed io ritirai i posti di collegamento
per ordine del Gen. Papa.
Verso sera quando noi eravamo in una caverna a riposare, rincalzi del nostro
reggimento andarono in linea con mitragliatrici e Sez. Pistole.
Il mio comandante di compagnia (Ten. Antonucci) venuto da poco andò anche lui
per osservare le posizioni, ma fu disgraziatamente colpito da scheggia di granata;
mori in quell’azione pure il collega nostro Asp. Ceccattoli di vicino Padova.
Nella notte venne a dare il cambio la Brig. Cremona (21° – 22°) e noi sfilammo
con la compagnia verso Ravne, dove si riposammo, durante la notte ed il giorno
appresso.
Il (3 ottobre) scendemmo per la rotabile verso Plava e di la a Globna in riva
all’Isonzo; piantate le tende vi ci fermammo qualche giorno; poi causa il tempo
piovoso andammo, ad attendarci sulla collina a destra di Britof, valle di Rhoot.
Durante quel periodo venne un nuovo comandante di compagnia (Ten. Zaccheo),
già ufficiale di vettovagliamento reggimentale, conosciuto a Ravne giunsero pure
durante la permanenza a Ravne l’Aspirante Lucci di Ferrara ed altri.
Dopo un turno di riposo di circa 15 giorni ci si portammo il giorno 22 nelle valle di
Gargaro sotto il Monte Santo (Fig. 8) e ci ponemmo alla meglio in riva ad un
ruscello che scorre alle falde del Monte.
Eravamo di rincalzo al 269° che si trovava in linea; si misero vari posti di
osservazione, specialmente per i gas. Il nemico sparava durante la giornata ma non
produsse mai danni.
Per parecchie notti fummo impiegati a lavori ed accompagnai anche una corvè in
linea con graticci la notte del 26 ottobre. La notte del 27 toccò al collega Monari
portare gli uomini con bombarda nella linea del S. Gabriele; io ero ufficiale
d’Ispezione.
Il giorno appresso il capitano che comanda il nostro battaglione mi condusse sulla
linea di resistenza, e da varie osservazioni, come da altre fatte nella notte che
accompagnai in linea la corvè ebbi l’impressione che si stava maturando qualche
grave avvenimento; nella mattinata vennero mettersi con noi una compagnia del
genio Zappatori che avendo subito un violento bombardamento sul S. Gabriele, era
stato costretto mettersi al riparo.
Alla sera si vociferava si dovesse andare in linea , invece all’imbrunire il Ten. Col
Torriani che già aveva comandato il battaglione, dolente ci fece sapere che nella
notte tutta la Bainsizza doveva essere sgombrata, avanzando gli austro – ungarici
verso Plava.
A notte fatta distribuite tutte le munizioni, ed i viveri di riserva esistenti nel
magazzino di battaglione ci allontanammo facendo un largo giro, per evitare il
violento fuoco nemico alla sella Vodice – Santo.
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Fig. 8 – Baraccamento sul Monte Santo e in secondo piano il Monte Vodice.
Il nemico frontalmente era giunto a Bate!
Marciammo tutta la notte seguendo poi la grande strada da dove passavano
faticosamente trainati i bei pezzi di artiglieria, che si ritiravano, giunti presso Bate
io rimasi sulla strada con quasi tutta la compagnia mentre il comandante andava
cercando il collegamento col la Br. Re (1°- 2°) fanteria.
Mentre attendavo da un’automobile scendeva un colonello di S.M. della 2ª Armata
che saputo che reggimento ero, mi diede disposizioni ch’io scrissi alla luce di una
lampadina tascabile. Venuto il comandante ci portò alla linea di resistenza,
composta da una serie di vecchie buche fatte dai grossi calibri nelle azioni
precedenti, con avanti un po’ di filo spinoso; fattosi luce con una lampadina
elettrica tascabile, i soldati si distesero cercando poi con la vanghetta di formare un
parapetto; mentre si disponevamo un riflettore su automobile sulla strada scrutava
nelle tenebre e cercava il nemico, ma il tiro aggiustato di una batteria leggera fece
sospendere il fascio, mentre una granata a doppio effetto ci feriva vari caporali
della compagnia e l’Aspirante del 99 Marino di Napoli, che assieme agli altri fu
portato a Plava credo.
Venne l’alba e ci spostammo ancora verso sinistra, poi disposti cinque uomini per
ogni buca attendemmo, mentre le ore passavano angosciose, sempre sotto il tiro
delle artiglierie nemiche, mentre le nostre facevano un fuoco troppo lento e
tutt’all’intorno bruciava saltava si struggeva di un disastro e di un onta, che non si
potrà lavare che sorvolando di nuovo questo posizioni per raggiungere l’agognato
ideale. Venivano ordini e contrordini, resistere ad ogni costo e ci facevano saltare
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alle spalle i depositi di bombe e cartucce, di cui noi difettavamo! Dovevamo
proteggere la destra al 1° fanteria ed il suo colonello fece prodigi di valore dando
l’assalto diverse volte, ma i grossi calibri nemici fecero larghi vuoti; mentre
aeroplani nemici volteggiavano a bassa quota gettandoci biglietti velenosi e bombe.
La truppa stanca e demoralizzata non si mosse dal posto e fece il suo dovere
seguendo l’esempio degli ufficiali rimasti. Verso mezzogiorno (27 ottobre ) truppe
di tutti i reggimenti ripiegavano rapidamente sulla strada verso il Vodice, noi
attendavamo dopo un poco verso le 14 una pattuglia mandata ad osservare tornava
frettolosamente annunciando che avanzavano gli austro – tedeschi, infatti appena
entrati al riparo un intenso fuoco di mitragliatrici rasavano i nostri ripari a poca
distanza; uscito per dare ordini al mio plotone fui fatto segno di rapida fucileria,
che non fece che rimbalzare la terra ai miei piedi.
I nemici erano a pochi metri, e si disponevamo ad aprire il fuoco, quando tutta la
Br. Re alla nostra sinistra comincio a ritirarsi rapidamente, noi che dovevamo
proteggerli alla loro destra non ci muovemmo, sino a che venne un ordine dal 1°
fanteria di ripiegare, ciò che facevamo metodicamente, fu un momento terribile
indimenticabile, ad uno ad uno sfilarono di corsa inseguiti da presso, ed arrivammo
ad una valle dove erano radunati parecchie truppe ed ufficiali, la vidi Sacerdoti
infuriato come sempre che accidentava , Lucci, Sarco ed altri ed anche Monari che
si doleva della perdita della sua sezione Pistole mitragliatrici. Per scorciatoie ci
portammo oltre, mentre una bella batteria da montagna ci proteggeva, facendo
continue salve sul nemico.
La nostra compagnia poi aiutò i serventi a trasportare i pezzi in salvo.
A passo rapido ci portammo dietro il Vodice mentre compassato il collega Lucci
non permetteva alla sua compagnia di correr troppo.
Cosi cominciava la disfatta che tanto dissanguò il nostro paese; pensare che il
veleno vile di pochi di un partito obbietto come il socialista e parte di quel clero
intransigente e schifoso che fu sempre la sfortuna d’Italia, fu causa di un simile
disastro! Completarono la rovina le sorde ire, le invidie profonde del nostro
rammollito partito militare che al momento della crisi perse la testa e non seppe
con un lampo di genio tappare la folla e mutare in disastro la baldanzosa avanzata
nemica.
Di chi la colpa forse non lo sapranno nemmeno i nostri nipoti, s’abbiano l’eterno
disprezzo; e le maledizioni che sorgono dalle tombe sacre degli eroi, schiaccino
gl’immondi! Un giorno, e verrà, radioso quando vittoriosi sul nostro mare e nelle
valli verso il Brennero, sapremo scernere nella pace degli anni, chi ci fece tanto
male allora faremmo i conti con i superstiti del Carso, del Podgora Peuma e di
Oslavia, e saranno conti terribili di vendetta e rimpianto! Da quel momento non
vidi più nessuno, e chiesi ad un generale che stava sloggiando con automobile,
qualche notizia, non ne potei avere, ed ancora sentii dette da un colonello
d’artiglieria parole di sconforto non avendo più artiglierie ne munizioni per far
fuoco.
Scesi verso Zagomila con un collega, la non potei avere informazioni tutti
s’allontanavano oltre Isonzo. Era già buio e dopo aver chiesto da tutte le parti
fummo convinti che i nostri reparti erano già passati la passerella, la passammo
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anche noi e c’avviammo lungo il Sabotino; stanchi fammo una tappa e mangiammo
scatolette quindi riprendemmo la marcia per Veroglie – S. Martino di Quisca.
Giunti in quel paese riposammo, e ci stendemmo su di un carro nella via dove c’era
l’ufficio telegrafico (una volta stazione dell’8ª telegrafisti), disturbati durante la
notte dormimmo poi sino al mattino (27 ottobre). Tornammo poi verso Veroglie
poi trovammo il carreggio del 270°, e il S. Ten. Cipriani con altri. Riposati
lasciammo partire loro, poi ci avviammo verso S. Lorenzo di Nebola e Brizza dove
era il magazzino del reggimento e trovammo diversa truppa con Lucci e Carcò. In
quel momento partiva il carro dell’amministrazione col Ten. Zaglio e la bandiera
che si recavano a Udine. Fermatici facemmo mangiare e bere la truppa e prima di
mutare completamente e ci rifornimmo anche noi.
Un mitragliere aveva portato il cavalletto per decine di Km, sulle spalle!
Si attese, dopo una vivace scenata, fra me e Ten. Stigliz ch’era eccitatissimo per gli
avvenimenti mentre il Ten. Menghini ed il S. Ten. ….. cercavano di avere notizie
sulla sistemazione .
Intanto imbruniva, e nella vallata dove serpeggia la bella strada per Cormons e
Plava, passavano colonne di carreggi e truppe in fuga; incendi da tutte le parti,
mentre dalla parte di Gorizia s’alzavano fiammate e riverberi di granate; ogni tanto
si udivano sorde esplosioni, schianti terribili, mentre le batterie mobili facevano
fuoco venendo sempre più indietro. Lugubre crepuscolo della disfatta quanta pena
mi ai portato, quante amarezza ai lasciata!
Non potendo sapere nulla di sicuro, mentre la truppa attendeva assieme al
battaglione complementare, noi in casa della famiglia slava che stava presso la
chiesetta magazzino, mangiammo qualcosa mentre quella gente ci dava polenta
calda e vino. Diverse fanciulle con vecchie e bambini attorno al focolare, ci
guardavano con l’occhi sperso nel vuoto, a che pensavamo?
Venne finalmente un tenente ch’era stato a prendere informazioni, dicendoci che
tutti gli altri comandi erano partiti frettolosamente da più di un’ora, allora messici
in assetto di marcia salutammo quei borghesi augurando loro buona fortuna; buona
fortuna lori ci dissero! e quell’augurio che mi parve buono fatto da quella gente,
che al principio della guerra fuggiva da Quisca, S. Floriano ed altre era venuta da
noi mi parve sincero; quei slavi in fondo ci avevano preso a voler bene!
Radunata la truppa partimmo, e la nostra piccola e vasta colonna dopo poco si
mescolava alla corrente, al gregge in fuga alla sozza umanità che bianca ed
incosciente s’allontanava da quelle belle terre di martirio govazzando e
scherzando! come la folla ignorante, avere ben appreso le lezioni d’odio che il
sozzo partito gli aveva impartito!
In quel momento al profilo d’Italia era vile e senza cuore, calpestavi le virtù gli
allori e dalle tombe di martiri fremevano imprecando ai fratelli che fuggivano
invasi da mania di distruzione e da cinismo abbietto!
Tra le grida, il rumore degli scoppi, il cannoneggiamento che sordo brontolava sul
Carso a destra, a passo rapido ci portammo dopo breve sosta verso il Castello di
Ruttars, mentre anche il cielo era a lutto, nero denso di nubi apriva le caterratte
aumentando la tristezza di quella scena terrificante.
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Con parte dei soldati e colleghi sostammo, in baracche sulla paglia presso a cavalli,
mentre altri proseguivano intimoriti.
Dormimmo affranti sino al mattino presto (28 ottobre); con noi erano rimasti pochi
soldati, il collega ed altri, c’avviammo, passammo il ponte dell’Iudrio ( presso Cà
Valade) e proseguimmo per S. Andrat e Quattro Venti; dopo molte ore di cammino
e fermatici sostando in baracche lungo la via, dove parecchie signore riposavano
fuggendo anche loro, entrammo in S. Giovanni di Manzano dove sostammo.
Io con un collega ed un caporale toscano ci portammo verso la stazione; durante il
tragitto vedemmo i poveri degenti degli ospedali fuggire in camicia, mentre le
ambulanze per far presto partivano vuote! carità umana! Alla stazione nessuno
sapeva nulla, tutti erano incretiniti; un treno composto di molti vagoni e parecchie
macchine, andava avanti e indietro instupidito anch’esso, tanto vero che chiesto gli
impiegati dove andava non lo sapevano neppure essi.
Trovammo treni carichi di scatolette, pane e cognac, il caporale si carico di tutto
prese venti fiaschi del liquore, poi si ritornò presso la truppa che in parte s’era
dispersa; un collega si recò di nuovo alla stazione, un altro ottenne da un comando
un’indicazione per Pasian Schiavonesco dove si diceva fare la radunata.
Attendemmo un poco poi cominciando il tiro con grossi calibri, si riprese la via per
Udine. Giungemmo in Pavia di Udine mangiammo qualcosa e continuammo,
quando appena usciti dalla trattoria si udì un grido d’allarme “Cavalleria tedesca al
galoppo” fu un fuggi fuggi generale qualcosa di orribile, io ed il collega ed amico
Lucci rimasti soli ci mettemmo in un cortile aperto sulla strada pronti a difendersi;
intanto era un precipitarsi di soldati, un correre di camion di cavalli al galoppo, un
rumore infernale una pazzia collettiva indescrivibile; noi vinti di dolore
guardavamo quelle miserie con le lagrime agli occhi pensando a cosa erano ridotti
gli eroi d’Italia!
Finalmente con altri ufficiali, e con soldati volenterosi, fra cui diversi del genio
telegrafisti (8ª la mia d’altri tempi) si formò una barriera, si fermarono i più
incretiniti e si ristabilì l’ordine; però invece di continuare diretti a Udine si piegò
verso Mortegliano.
Si seppe poi essere stata una pattuglia di pochi uomini a cavallo ed avevano
prodotto quel malanno in migliaia d’uomini fermando interamente la circolazione
per Udine.
Io e Lucci seguimmo a passo l’autocarro dell’8ª Tel. non essendovi posto; unico
ufficiale vidi il Ten. Maniero di Padova, il cap. Salerno il Serg. Giacomini e diversi
altri.
Pioveva a dirotto, sostammo in una casa quindi a piedi c’avviammo verso
Mortegliano facendo lungo tratto a piedi incontrata una sezione fotoelettrica
sperammo salire, ma rifiutarono, infine salimmo su di un carretto della 29ª
telegrafisti (Compagnia che stava con noi a Medana (Vipulzano) e serviva il 26°
Corpo d’Armata); partimmo al trotto fermandosi ogni tanto, ed rincominciammo a
vedere le distruzioni e gl’incendi presso Risano brucio sotto i nostri occhi un
grande deposito di benzina e un’enorme di cartucce e bombe.
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Giungemmo a Mortegliano tutti inzuppati d’acqua, ed era già notte; invano
cercammo per riscaldarci, dovemmo proseguire per Talmassons e camminavamo
dalle 3 – 4 del mattino.
Stranezza la strada era deserta, vicino al paese rotti di fatica trovammo due donne
che ci indicarono le prime case.
Giunti avemmo la fortuna di bussare ad una porta di casa colonica, ci fecero
entrare; mangiammo polenta scatoletta e salmerie in scatola quindi cercammo
d’asciugarsi presso il fuoco, quella buona gente ci preparò poi un giaciglio in un
retrobottega da calzolaio dove ci posammo come eravamo addormentandoci subito.
Al mattino del 29, risvegliatosi con latte caldo e polenta prendemmo la via per
Flambro Virco e Bertiolo dove sostammo presso la maestra Collavizza alle scuole
comunali; la scrivemmo due lettere che un parente della levatrice s’incaricò
portarla a Mestre; Vidi la Pasqua, i Sarti Tolazzi ed altri. Essendosi propagata la
notizia e purtroppo vera che la cavalleria nemica premeva da S. Andrat Udine,
circa 6 Km; ci rimettemmo in viaggio con lo strazio nel cuore. Passammo anche
dei Sig. Laurenti ch’erano al colmo della disperazione.
Avviatici per Rivolto, Passariano giungemmo a Codroipo dove già i Comandi se
n’erano andati da molto tempo; passai dal Dottore Faleschini, ma la casa era
sgombrata e si stava svaligiandola indegnamente.
Diretti alla stazione, c’avviammo verso il Ponte della Delizia sul Tagliamento dove
dicevano ci sarebbe la difesa.
Quanti ricordi passando per quei luoghi, connessi coi bei anni passati in Istria!
Sostammo sotto un ponte per mangiare una scatoletta, quindi arrivammo al ponte;
c’era un ingombro spaventoso misto di borghesi e truppa dove il tentativo della
conservazione, faceva avvenire scene raccapriccianti per passare alla riva destra.
Quanti dolori! Madri con tanti bambini che guardavano attonite mentre questi
strillavano, vecchi con le lacrime agli occhi che poveretti erano malmenati tra la
folla mentre scene selvagge avvenivamo essendo austriaci arrivati con pattuglie di
molestia; finalmente un reparto arditi, cominciò a far funzionare il passaggio
regolare; dal ponte della ferrovia passavano le salmerie, dal ponte stradale tutti i
carreggi, l’artiglieria ed i pedoni.
Fra mille stenti passammo mentre il genio pontieri preparava per bruciare il ponte
con latte di petrolio numerose.
Passati il ponte chiedemmo informazioni ed un maggiore ci ordinò di proseguire;
riposammo un po’ ed avemmo occasione di veder sfilare gli allievi ufficiali di
fanteria e artiglieria che andavano per difendere la testa di ponte;
Io e Lucci ed un aspirante del Magg., c’avviammo dopo circa un’ora verso S. Vito
al Tagliamento dove giungemmo all’imbrunire, c’era molta confusione e non
potevamo trovare alloggio.
Recatici in una bottega a comperare diverse cose per mangiare dopo tante ore,
c’informammo se vi erano stanze; il proprietario ci fece tornare ed infatti ci
condusse a vedere due camere bellissime con dei letti che non gustavamo da vari
mesi.
In una andò il nostro collega ch’era anche ammalato, nell’altra noi due; prima
cenammo alla meglio poi ci coricammo affranti.
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30/10 - A mattina inoltrata c’alzammo, facemmo un’abbondante colazione a base
di biscotti e latte, poi salutato i padroni c’avviammo verso Fiume di Pordenone (tra
i diversi episodi d’ospitalità è stato uno dei più significativi, gratitudine ed ottimo
perenne memoria la mia breve permanenza in S. Vito).
Giunti a Fiume di P. trovammo una casa distribuzione viveri, dove funzionavano
gli allievi ufficiali dell’8 C.A. (Valisella); ci fecero entrare e mangiammo e si
fornimmo di pane e polenta;
Ebbi il piacere di ritrovare allievo ufficiale C.M. Scarsi antica conoscenza di 2.206
(Podgora) al Centro Stradale IVª Zona.
Congedatici puntammo su Pordenone, al ponte di ferro perdemmo il collega
ammalato dato la rapidità della nostra marcia per raggiungere qualche comando.
Vidi su quella strada il Capitano Zetto già direttore del centro stradale della 4ª
Zona; mi fece vedere fisionomia triste ed invecchiata, chissà quanto dolore in quel
degno uomo che tanto lavoro pel buon andamento delle costruzioni della Bainsizza
(Fig. 9) ch’egli conosceva lui irredente leale e convinto patriota; l’avevo visto
un’altra volta sulla strada Ravne – Bate in settembre, mentre passava in autocarro.
Prima di Pordenone vedemmo qualche conducente isolato del 270°, entrati nella
cittadina, trovammo scompiglio come altrove, incontrai un compagno dell’8° Tel.
che faceva servizio pronto a guastare gli apparecchi all’ordine.
Fig. 9 – Veduta dell’altopiano della Bainsizza.
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Stanchi sostammo un poco in una villa sulla strada di Sacile a sinistra, già
sgombrata, poi riprendemmo fermandoci poi a Fontanafredda. Continuato
entrammo a Sacile al buio; qui più che altrove, vi era grande confusione; andammo
al Comando e nel cortile trovammo adunata la Br. Re (1 – 2). Ci dissero il
prossimo giorno di recarsi a Polcenigo dove si concentrava la fanteria, intanto
trovata una mensa, per mezzo di un soldato (già cameriere quando era studente a
Conegliano) potemmo cenare discretamente. Ci coricammo poi sul pavimento di
una sala vicina dove capitani e maggiori dormivano affranti.
31/10 - Era appena giorno che ci cacciarono fuori, ci recammo subito verso
(Polcenigo) ma a mezza strada incontrammo soldati della nostra brigata che già
erano andati e riferirono che non c’era nessuno, poi vedemmo il Ten. di S. Martino
già avvocato fiscale del reggimento ed assieme tornammo a Sacile e siccome non si
poteva proseguire causa l’ingombro enorme un soldato del 1° fanteria da Sacile ci
condusse per sentieri sulla provinciale al di là del paese.
Presso Orsago ci separammo dalla comitiva, dandovi appuntamento a S. Fior di
Sopra.
Giunti ad Orsago, andammo dal Sig. Ceschel che tanto era confuso che non mi
riconobbe più; tornando incontrammo la Signora Pace Zanin che ci fece buona
accoglienza preparandoci poi un piccolo pranzo graditissimo; trovai pure i signori
Pollesel ed altre nostre vecchie conoscenze. Dopo tanti giorni vidi il Te. Romani e
con gran piacere di tutte e due, egli aveva salvato tutte le salmerie.
Sebbene invitati a passare la notte, si prese commiato per raggiungere S. Fior di
Sopra.
Passando davanti alla palazzine che abitai coi miei diverso tempo ebbi una stretta
al cuore, pensando alla sua sorte.
Giunti al paese trovammo organizzato un servizio di concentramento, ci facemmo
prendere in nota, poi a me affidarono 40 uomini di vari reggimenti; li portai in un
cortile per farli passare la notte; io dormii sulla paglia in una casa della lavatrice;
mentre Lucci ebbe un altro drappello cosi ci staccarono.
1/11 - Al mattino cercati gli uomini non trovai che un caporal Maggiore allora
assieme ad un capitano del 95° fanteria attesi all’ordinamento di altre truppe. Però
dopo poco trovai molti soldati del (269° - 270°) li unii e con un altro ufficiale del
269° gli demmo da mangiare, poi fatto un cartello lo ponemmo sulla strada, il posto
della radunata era presso il giardinetto del paese.
Nel pomeriggio vi erano più di 200 soldati, più Ten. Zagli, Stigliz l’ufficiale
d’amministrazione di S. Martino ed Menghini Asp. battaglia – Ten. Mazza – Ten.
Alberti a noi si unì anche Lucci, ed altri.
Trovato un posto, facemmo dormire i soldati in un granaio e ci demmo carne fresca
e la pagnotta.
Io contento d’aver trovato la Brigata, mi recai col S. Ten. Bianchi già di
vettovagliamento del 2° battaglione a Conegliano. Già non si notava più grande
confusione anche per le misure prese.
Giunti in paese Bianchi si fermò in una famiglia davanti il collegio femminile Don
Bosco.
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Io prosegui, ed in via XX settembre andai dalle Sig. Molini, pero non c’era
nessuno; mi ricordai della Sig. Silan andai a bussare.
Fui più fortunato, ebbi buona accoglienza, mangiai e poi mi coricai su di un divano
gustando il riposo meritato.
2/11 – Levatomi salutai, i Sig. Silan che si preparavano a partire per Bologna dove
già c’era la Signora Molini.
Passai alla barbieria quindi ripulitomi un po’ tornai con un autocarro a S. Fior dove
trovai aumentato il numero dei soldati, più l’Asp. Carcò, Romani ed altri.
Si mangiò poi alla sera per ordine del comando partimmo (avviati a Trevignano
presso Montebelluna) fermatici a Conegliano la truppa pernottò nella caserma
d’artiglieria presso il Tribunale; parte degli ufficiali dormirono nei palchi del teatro
sociale, io e Carcò ci coricammo in letto da una signora presso i Sig. Silan.
Lucci era di servizio alla caserma con la truppa. Cosi finiva la mesta giornata dei
morti! non era forse in armonia col momento!
3/11 Erano le cinque, e si mettemmo in moto, uscimmo da Conegliano pei
passeggi, quanti ricordi dei tre anni (1909 ottobre 1912 dicembre) trascorsi da
studente dove un’amicizia mi legò affettuosamente, dove sei ora Bassi?
Passammo davanti alla trattoria alla Ferrera dove tanto mi ero divertito in passato e
proseguimmo per Susegana, dove ci fermammo a riposare ed a fare uno spuntino.
Passati oltre passammo il ponte della Priula, quindi voltato a destra ci portammo a
Trevignano; durante il percorso incontrammo molta artiglieria Inglese che si
appostava. In paese trovammo da dormire in un fienile e facemmo la mensa
regolare presso una famiglia di coloni.
4/11 – L’Ufficiale d’Amministrazione dopo la mensa ci pagò la quindicina
d’ottobre, poi Bianchi ed altri si recarono a Montebelluna.
5/11 – Un ordine ci fece spostare ed allora prendemmo il cammino verso Noale
dove giungemmo al buio nel campo di concentramento. Non potendo sortire ci
adattammo con uno stratagemma semplice, fra delle balle di fieno allo scalo
ferroviario; faceva un freddo straordinario e venne anche un po’ di pioggia, vinse
però la stanchezza.
6/11 – All’alba c’incamminammo, passando per Mirano e Mira giungemmo a sera
presso Dolo; facemmo sostare la truppa in un cascinale e noi ci portammo in paese
alla mensa, poi in diversi si dormi in una villa di un ingegnere già sgombra.
7/11 – Partimmo presto diretti a Ponte S. Nicolo piuttosto distante; in media al
giorno si percorreva da 20 – 30 Km.
Durante queste peregrinazioni s’unirono anche l’Asp. Gualandi e Cesaritti del 2°
Battaglione 270°.
Al paese si mangio e dormì presso una famiglia del luogo.
Alla sera venne un ufficiale in bicicletta annunziando, che seguiva un altro nucleo
della brigata.
8/11 – Ordini dei Comandi incaricati, ci vennero per recarsi a Monselice; non
essendo giunto ancora il nucleo annunziato, partimmo e sotto la pioggia ci
portammo a Masera di P. dove il Ten. Menghini volle sostare.
Io e Lucci trovammo da dormire in una stalla e fissammo il posto; passammo la
giornata bene ed alla sera facemmo la mensa, in una sala sopra un caffè; a sera
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inoltrata venne un nuovo ufficiale del 2° Battaglione Asp. Crisci Duilio Abruzzese
proveniente dai bersaglieri, che aveva condotto un centinaio di uomini della
brigata. Io, lui e Cipriani già al carreggio del 270° fummo intimi amici e per molto
seguimmo la sorte insieme.
9/11 – Partimmo presto e c’avviammo seguendo la strada per Battaglia e infine
dopo rapida marcia giungemmo a Monselice, attraversammo il paese e
c’inoltrammo un po’ fuori in un casolare di campagna già predisposto. Facemmo la
mensa, facemmo un giro per Monselice e tornammo a dormire parte in fienile, ed
io ed altri in stalla. Durante il percorso si unirono a noi due ufficiali del 27°
fanteria.
10/11 – Anche da Monselice partimmo diretti a Rovigo, si giunse verso le 12 e si
fermò la truppa al tiro a segno ½ Km circa dalla città. Si pranzò alla trattoria dove
rividi dopo tanti anni il Ten. Veneri di Commisariato, già mio compagno di scuola
a Conegliano.
Alla sera prenotammo i posti al Collegio presso Piazza Garibaldi per dormire e
cenammo discretamente, nel refettorio.
11/11 – Il Ten. Menghini aveva chiesto di unirsi al grosso della Brigata Aquila ma
non venne concesso dal Ten. Gen. Giardino (Ordinatore ammirevole degli
sbandati).
Nel pomeriggio, dopo aver pranzato in trattoria, per ordine dello stesso c portammo
a Buso pochi Km da Rovigo dove un soldato nostro di là ci fisso i locali per la
truppa più di 500 allora, e per noi.
La prima sera dormii in un cascinale, poi in case di un signore che il mio attendente
di là presso conosceva.
Dopo un paio di giorni tornammo a Rovigo dove prese il comando un maggiore;
dopo pochi giorni passati più o meno bene, dove si rifornimmo di biancheria ed
altro con sacco alpino io e Crisci, partimmo per Lendinara dove posammo un
giorno e di là ad Occhiobello sul Po passando per Fiesso Umbertiano simpatico
paese.
Dopo alcuni giorni passati bene, per S. Maria Maddalena e ponte Lagoscuro,
passammo il Po e rasentando Ferrara si fece un alt a Mirabello; di là dopo poco
fummo a S. Agostino dove riposammo; il giorno appresso si partì e passando per
Cento si portammo a Decima dove come al solito si attendarono le truppe; il giorno
dopo ci preparammo alla partenza; li presso passava la ferrovia e si fermò per poco
un treno con la classe 1899 tutti sardi vispi e contenti di andare raggiungere la Br.
Sassari (151 – 152) sul M. Grappa.
Da li a poco c’avviammo verso S. Giovanni in Persiceto; giunti presto la truppa si
attendò, noi andammo a cercare da mangiare e dormire; si mangiò bene e si bevve
meglio poi io e Crisci trovammo da dormire in letto, s’unì a noi anche Carcò.
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Altre note scritte nelle pagine interne del diario
Ordini e Rapporti
Ordini: Mezzo per cui un superiore fa valere la sua volontà sull’inferiore
1 ordini di operazioni
2 Ordini per servizi
3 Ordini di massima
1 Relativi ad operazioni
2 Relativi ai servizi che devono accompagnare l’operazione
3 Quelli che hanno carattere continuativo
1 Un cenno sulla situazione (compito) concetto; ripartizione dei compiti e forze;
posizione per i servizi; luogo dove si trova il comando dopo azione per la
trasmissione delle notizie.
Comando 161° Fant.
Ordine……..N°.
Carta 1:100000
Al I° Batt.
Al II° Batt.
a Bosco Varagno
Al III° Batt.
Le azioni vostre con 2 Compagnie ecc.
Rapporti: mezzo in cui si vale un’inferiore per far sapere al superiore, di tutto ciò
che deve comunicare.
Brevi rapporti durante le operazioni, e trasmessi immediatamente si chiamano
avvisi.
Rapporti periodici scritti
Rapporti dopo un fatto d’arme
Rapporto
Comando 9 Comp 161°
Al Comando III° Batt
N°.
Spedito da……..ore min.
Ricevuto
Plotone Allievi Ufficiali 1915
Corso accelerato della Brigata Treviso 115° - 116° Reggimento Fanteria; aggregati
alla 5ª Comp. del 115° R.F.
Direttore corso:
Cap. 5ª U. Gennari
Istruttori: Ten. Compl. Botteselle - S.T. Vizio Felice - S.T. Salto Alessandro.
U. Zanardi
Serg. Zamperoni
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Serg. Albuzio
Serg. D’Alberto
Serg. Brusoni
Giangrasso
Serg. M. Brizzolese
Serg. M. Ranieri
Serg. Vidoni Lucio
Corazin celio
Finizio Guido
Cilenti
Treviso
Trapani
Palermo
Palermo
Udine
Napoli
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Natura Nascosta
Numero 47
Anno 2013
pp. 41-43
Figure 3
MONTE CANIN 2013
Silvia Foschiatti
All’inizio dell’estate abbiamo cominciato a realizzare parte del progetto, pensato
assieme al Gruppo Speleologico L.V. Bertarelli di Gorizia, che prevedeva la
ristrutturazione del vecchio campo ormai in disuso e che si trova su una collinetta
in zona Foran dai Muss (Fig. 1) sotto il roccione dove da molti anni campeggia il
dipinto di un gigantesco pipistrello eseguito dal gruppo Bertarelli.
Fig. 1 – Scorcio del campo base con la postazione della “sala mensa”.
Siamo partiti da Monfalcone il 16 agosto e una volta arrivati a destinazione
abbiamo iniziato a ripristinare i pali che fungono da struttura per il campo base e la
logistica, speravamo di poter bonificare pure la cavernetta, che ci serve da deposito
e da frigorifero, dalle immondizie lasciate li negli anni precedenti e magari
ampliare la pulizia anche nei dintorni, come al vecchio campo che serviva da base
logistica per le esplorazioni dell’Abisso Comici (n. 2009 Catasto Regionale) ,ma
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Fig. 2 – Veduta di un pozzo a 30 m dall’ingresso.
purtroppo l’elicottero sul quale avevamo fatto affidamento quest’anno non ha
eseguito lavori per il Parco naturale delle Prealpi Giulie o per l’Agenzia Regionale
Promotur. La spesa per farlo arrivare fino al campo, da Tarvisio, era insostenibile
per i soli due gruppi visti gli esigui, se non nulli, finanziamenti che Regione e
Provincia ci elargiscono per le nostre attività. Abbiamo comunque fatto molto
anche basandoci sulle nostre sole forze e per l’anno prossimo siamo già a metà
strada!
Veniamo ora al sodo per quanto riguarda l’attività “sotto terra“ (Fig. 2) e siamo
felici di annunciare che la” famosa” strettoia (Fig. 3) della Grotta dei Capelli (n.
6011 Catasto Regionale) è stata finalmente violata e siamo scesi di ulteriori 100
metri dal vecchio fondo. Per il momento siamo arrivati ad una profondità stimata di
-300 m. e nella prossima puntata, dopo che il rilievo sarà perfezionato,
descriveremo nel dettaglio la conformazione dei pozzi e le varie prosecuzioni che
abbiamo trovato e tutt’ora in corso di esplorazione.
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Fig. 3 – Verso la strettoia che precludeva la continuazione dell’esplorazione.
In questa avventura siamo stati aiutati dai nostri cari amici della Sardegna, tre
validi speleologi che si sono innamorati del Canin e l’anno prossimo vogliono
assolutamente tornare. Un grazie sentito a “Tore” del Gruppo Speleo Club
Oristanese (S.C.O.R.), a Cinzia e Franco detto Flash del Gruppo Grotte Ogliastra
(G.G.O.) che oltre all’aiuto fisico hanno fornito anche quello morale rifocillandoci
con pecorino e Cannonau!!!!!
Inutile dire che siamo soddisfatti e felici del risultato ottenuto dopo anni di
fatiche iniziate nel 1996, anno del ritrovamento della cavità.
Il campo è terminato il 22 agosto.
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Natura Nascosta
Numero 47
Anno 2013
pp. 44-46
Figure 3
IMPRESSIONI DI CANIN
Cinzia Mulas * e Salvatore Buschettu **
Non ricordo con precisione dove stavamo andando, in grotta o per passare una
giornata nelle fresche acque dei fiumi friulani, siamo passati per la prima volta ai
piedi del Canin, abbiamo visto quel massiccio montuoso, ci avevano già parlato di
una grotta su quegli altipiani che da alcuni anni i nostri amici del “Fante” stavano
esplorando, fredda come tutte quelle che si aprono a quelle quote.
Ci ha impressionato tanto che abbiamo chiesto “quando ci portate?”
Fig. 1 – Terminato il campo base, siamo pronti per un escursione.
* Gruppo Grotte Ogliastra
** Speleo Club Oristanese
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Bisogna organizzarsi ci avevano risposto, finalmente quest'anno ci siamo riusciti
tutti, noi in partenza dalla Sardegna il giorno di Ferragosto, nave, autostrada,
Monfalcone, autostrada, Sella Nevea, cabinovia, birra al Gilberti, poi non so quanti
chili sulle spalle e via per il nostro campo (Fig. 1) che ci avrebbe ospitato per
giorni, compreso uno intero di pioggia e freddo in omaggio.
Per noi era la prima volta in zone speleo-logisticamente cosi fredde, ma ce la
siamo cavata bene.
La ricerca ed esplorazione in zone non facilmente accessibili ci ha richiesto
organizzazione e preparazione per attività da svolgere in più giorni e quindi
l'organizzazione di un campo speleo come quello organizzato dal Gruppo
Speleologico Monfalconese A.D. Fante per l’esplorazione della Grotta dei Capelli
era indispensabile per ottimizzare il tempo a disposizione.
Fig. 2 – La base del pozzo da 70 m dove per il momento ci siamo fermati ma, la grotta
prosegue ancora.
Al campo hanno preso parte diversi speleo, alcuni di noi sono stati sul posto tutto
il tempo, altri sono venuti a trovarci, ci hanno fatto compagnia, sono entrati in
grotta con noi e soprattutto ci hanno portato rifornimenti indispensabili.
Siamo stati lì una settimana, attorniati dalla grande reggia del Canin, una
settimana d’intensa attività esplorativa che ci ha regalato oltre al mal di testa per il
troppo CANNONAU altre novità speleologiche… E si, possiamo dire che la grotta
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è stata presa per i “CAPELLI” e glieli stiamo tirando uno a uno, pozzo dopo pozzo,
strettoia dopo strettoia, meandro dopo meandro.
L’esplorazione (Figg. 2, 3), rilievo e foto della Grotta dei Capelli non sono state
le uniche attività svoltesi durante il campo ma abbiamo anche organizzato ricerche
esterne di nuove grotte, riposizionamenti ingressi grotte e socializzazione (mamma
mia quanta gente sul Canin).
Il campo è stato un’intensa immersione nella natura, abbiamo profanato i segreti
profondi della terra e abbiamo lasciato che essa rapisse il nostro cuore colmo di
speranze, che da lei saranno custodite sino al prossimo anno, sino al prossimo
campo.
Siamo tornati a casa con tanti “forse” e “perché”, una cosa sola è certa ”se ti è
nato il gusto di scoprire non potrai che sentire il bisogno di andare più in là”.
Grazie amici per averci offerto questa occasione, ne stiamo facendo tesoro e
pensando già a come organizzarci per il prossimo anno.
Fig. 3 – La risalita del pozzo da 70 m.
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Indice
SEDIMENTOLOGIA E IMPRONTE DI GROSSI VERTERBRATI:
UN RAPPORTO CONFLITTUALE
S. Venturini
pag. 1
II° DIARIO DI CAMPO GUERRA ITALO–AUSTRIACA
Luglio 1915 - notes 1
R. D'Ambrosi
pag. 8
MONTE CANIN 2013
S. Foschiatti
pag. 41
IMPRESSIONI DI CANIN
C. Mulas e S. Buschettu
pag. 44
I numeri esauriti di Natura Nascosta, possono essere richiesti e verranno inviati in
fotocopia, solamente previo versamento delle spese di realizzazione e spedizione,
mentre per gli arretrati disponibili verranno richieste solamente le spese postali.
The sold out numbers of Natura Nascosta will be sent by request as photocopies
and just after the payment of the cost of the photocopies and the postal charges.
Only the postal charges will be requested for the available issues.
I numeri esauriti di Natura Nascosta si possono scaricare in formato PDF dal sito:
http://www.museomonfalcone.it
The sold out numbers of Natura Nascosta can be downloaded as PDF for files in
the site : http://www. museomonfalcone.it
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Pubblicazioni del Gruppo Speleologico Monfalconese A.d.F.
Natura Nascosta n°. 1 (1974) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 2 (1978) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 3 (1981) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 4 (1990) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 5 (1990) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 6 (1992) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 7 (1993) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 8 (1993) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 9 (1994) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 10 (1995) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 11 (1995) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 12 (1996) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 13 (1996) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 14 (1997) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 15 (1997) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 16 (1998) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 17 (1998) esaurito/sold out
Natura Nascosta n°. 18 (1999)
Natura Nascosta n°. 19 (1999)
Natura Nascosta n°. 20 (2000)
Natura Nascosta n°. 21 (2000)
Natura Nascosta n°. 22 (2001)
Natura Nascosta n°. 23 (2001)
Natura Nascosta n°. 24 (2002)
Natura Nascosta n°. 25 (2002)
Natura Nascosta n°. 26 (2003)
Natura Nascosta n°. 27 (2003)
Natura Nascosta n°. 28 (2004)
Natura Nascosta n°. 29 (2004)
Natura Nascosta n°. 30 (2005)
Natura Nascosta n°. 31 (2005)
Natura Nascosta n°. 32 (2006)
Natura Nascosta n°. 33 (2006)
Natura Nascosta n°. 34 (2007)
Natura Nascosta n°. 35 (2007)
Natura Nascosta n°. 36 (2008)
Natura Nascosta n°. 37 (2008)
Natura Nascosta n°. 38 (2009)
Natura Nascosta n°. 39 (2009)
Natura Nascosta n°. 40 (2010)
Natura Nascosta n°. 41 (2010)
Natura Nascosta n°. 42 (2011)
Natura Nascosta n°. 43 (2011)
Natura Nascosta n°. 44 (2012)
Natura Nascosta n°. 45 (2012)
Natura Nascosta n°. 46 (2013)
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Natura Nascosta n° 47 - Gruppo Speleologico Monfalconese