protagonisti nell'ufficio del boss la vita secondo briatore Il futuro di Alonso, la nuova F.1, l’alleanza con la Ferrari, il calcio, la politica italiana, il suo matrimonio, l’avvenire lontano dai riflettori, i soldi che non sono tutto: certezze, pensieri e progetti del capo della Renault Testo di Gianluca Gasparini Foto di Sirio Magnabosco al comando Flavio Briatore, 58 anni, alla scrivania del suo ufficio a Enstone, sede del team Renault di F.1. 48 SPORTWEEK 11 OTTOBRE 08 D ue giorni dopo la vittoria di Alonso a Singapore è di nuovo al lavoro, tra l’ufficio in centro a Londra, la fabbrica Renault di Enstone e lo stadio del Queens Park Rangers. Il volto di Flavio Briatore è velato da un filo di stanchezza, dovuta al fuso orario del viaggio. Ma gli occhi sono molto luminosi e, durante la lunga chiacchierata, le parole lasciano il segno, intense e pungenti. Tradisce sempre l’orgoglio per le sue conquiste ma lo fa con grande serenità, quasi con distacco. Fuori c’è vento, la città è frenetica, piena di giovani in movimento. Come piace a lui. Ci sono voluti due anni per tornare al successo in un GP con la Renault. «Non dimentichiamo che negli ultimi dieci anni a vincere il titolo siamo stati solo noi e la Ferrari. A fine 2006 la Michelin si è ritirata in anticipo per la morte del presidente [Edouard Michelin, annegato in mare; ndr] e per i contrasti con la Fia dopo Indy [le auto gommate Michelin non corsero; ndr]. In più la lotta al titolo è arrivata fino all’ultimo GP in Brasile: c’era la tendenza ad aiutare un po’ Schumacher, che a fine anno si sarebbe ritirato… Perso Alonso, finito in McLaren, e cambiate le gomme, decisive in F.1, per noi è stato un incubo. In inverno abbiamo perso la strada e per la prima volta la galleria del vento non ci ha detto la verità. Il via del 2007, in Australia, è stato uno choc e tutto il campionato si è rivelato difficile. Quest’anno l’accoppiata con Fernando si è ricomposta ma quando in F.1 perdi il libretto delle istruzioni è molto difficile recuperare. Però 11 OTTOBRE 08 SPORTWEEK 49 «i team in f.1 devono contare di più. a ecclestone siamo grati ma il prossimo promotore ridurrà le sue entrate» celebrità Il suo ufficio di Londra: dietro, copertine di giornali che parlano di lui. il suo ritorno ha regalato motivazioni a tutti, ha reso l’auto onesta. Con lui, Raikkonen, Massa o Hamilton sai che il tempo ottenuto è quanto la monoposto permette di fare, con altri no». Lei conosce il destino di Alonso meglio di altri: cosa succederà? «Credo che un pilota prima o poi, nella vita, voglia andare alla Ferrari. Io gli avevo sconsigliato in modo assoluto la McLaren. Ma è normale, dopo aver vinto molto insieme, che uno cerchi altre sfide mostrando la sua forza. Però il fattore umano è fondamentale: oggi Fernando non è così competitivo ma dieci volte più contento di quando era a Woking. Può fare ancora un anno o due con noi, io lo spero. Se poi vuole la Ferrari, ben venga. Cercheremo un sostituto. Abbiamo trovato Schumacher e poi chi ha battuto Schumacher. Troveremo anche chi batterà Alonso». Ultimamente con i giovani piloti non è andata molto bene. «Non puoi scovare sempre dei Maradona. I talenti super in F.1 sono due o tre. Come nel calcio: hai i Del Piero ma ci vogliono anche gli indiani che corrono. Piquet è ancora un oggetto misterioso. Senza problemi è un ottimo pilota, specie in gara, ma in qualifica va in crisi. Ricorda Brundle: in corsa era favoloso, faceva gli stessi tempi di Schumi, in prova prendeva un secondo. Io credo in Nelson, dobbiamo lavorarci, ha 20 anni: è difficile guidare la Renault ed è difficile con Alonso in squadra». Fernando e Hamilton sono migliori dei piloti Ferrari? «Non credo. Massa mi ha 50 SPORTWEEK 11 OTTOBRE 08 successi Trofei in mostra nella reception di Enstone. Sopra: Flavio al muretto box durante un GP. stupito molto: l’ho sempre considerato un secondo, anche fisicamente sembra un po’ una macchietta. A Budapest gli è esploso il motore, aveva 10 punti in tasca, e il guaio di Singapore può succedere. Di sicuro la gestione piloti Ferrari è migliore di quella McLaren, che nel 2007 ha fatto di tutto per far perdere il Mondiale a Hamilton. Il Cavallino può fare doppietta in tutti i GP e arrivare al titolo». È giusto che un dipendente con il contratto da metalmeccanico possa decidere un Mondiale in un pit-stop sbagliato? «Gli errori ai box li abbiamo fatti noi, Ross Brawn, tutti. I ragazzi che lavorano in F.1 sono eccezionali. Non è che se metti lì uno da 100 mila euro all’anno va meglio. Anzi, fa più cazzate. Ho parlato con Domenicali, quel ragazzo non aveva mai sbagliato. Peccato: avremmo preferito Massa sul podio invece di Hamilton». Dopo lo scandalo, Max Mosley non si è dimesso: giusto? «In un momento così difficile dal punto di vista umano noi e la Ferrari siamo stati i soli a non attaccarlo. Ho sempre detto che la gente mi deve giudicare fino alle 10 di sera, dopo sono affari personali. Se io combino qualcosa che può non piacere decide il consiglio di amministrazione della Renault. Lui doveva essere valutato dalla Fia, e la Fia l’ha confermato». Ecclestone non è eterno: come sarà la F.1 senza di lui? «Credo che il giocattolo sia complicato e debba essere gestito anche dalle squadre. Noi siamo gli attori principali del film: dobbiamo decidere le scene, con chi girarle, come essere pagati. Il futuro dev’essere dei team. Dobbiamo Tutto su Briatore ■ www.flaviobriatore.it ridurre di molto i costi e aumentare la spettacolarità: la F.1 è prevedibile, abbiamo dato troppo potere agli ingegneri». È dura che i team restino uniti. «Sono in F.1 da 17 anni, questa è la prima vera opportunità che si presenta. Dobbiamo svecchiare questo sport, essere più vicini alla gente, agevolare gli sponsor, andare in Paesi che sono il futuro. Avere Montezemolo presidente è importantissimo: Luca, lasciata Confindustria, ha più tempo e si sta impegnando molto. Ha personalità ed esperienza ed è il numero uno della Ferrari, che resta il punto di riferimento per la F.1. L’attitudine di Maranello in questo momento è molto costruttiva. Io sono presidente per la parte commerciale e insieme stiamo lavorando bene. Dobbiamo creare profitti, non perdite. L’attuale contratto sui diritti scade nel 2012, poi andrà rivisto. Finita l’era Ecclestone, cui siamo tutti grati, il promotore futuro dovrà parlare di un 10-15% di entrate per lui, non del 50%. Per arrivare preparati alla discussione la Fota, l’associazione dei team, è La Renault in F.1■ www.ing-renaultf1.com fondamentale, come lo è l’impegno Ferrari in questo». Valentino Rossi ha vinto il suo ottavo Mondiale. «Per la storia delle tasse l’hanno attaccato in modo indegno. Lo ammiro perché posso capirne le difficoltà: si è dovuto misurare con problemi, fuori dalle moto, dieci volte più grandi di lui. È un impatto psicologico difficile da superare, dicevano che era già finito. Da allora sono suo grande tifoso. Rivincendo è stato straordinario, l’Italia dovrebbe essere fiera di lui». Lei è tra i proprietari del Queens Park Rangers. Ha LA SCHEDA ha vinto 7 titoli con benetton e renault Nome Flavio Briatore. Nato a Verzuolo (Cn) il 12 aprile 1950. Stato civile Sposato con Elisabetta Gregoraci. Carriera Tiene le redini della Benetton F.1 dal 1989 al 1998, vincendo due Mondiali piloti con Michael Schumacher (1994 e ’95) e uno costruttori (’95). Prende la guida della Renault nel 2000 e conquista due titoli piloti (con Alonso) e due costruttori nel 2005 e 2006. È tra i proprietari del Queens Park Rangers, squadra di calcio inglese. Ha creato e gestisce il Billionaire, locale di Porto Cervo, e il Twiga a Viareggio. scelto il calcio inglese e non quello italiano. «Devi investire dove hai le maggiori possibilità di riuscire. Volessi produrre champagne andrei in Francia, prosciutto a Parma, per il calcio il posto giusto è l’Inghilterra. La Premier League la conoscono a Oriente e Occidente; la squadra può essere comprata da un egiziano, un arabo, un turco e un russo; hai lo stadio di proprietà, puoi fare piani a lungo termine e sviluppo immobiliare intorno 11 OTTOBRE 08 SPORTWEEK 51 futuro Lo sguardo sulla Renault e sui progettisti, già proiettati sul 2009, al lavoro. all’impianto; la divisione dei diritti tv è più equa. Puoi disputare un campionato importante senza svenare gli azionisti. Poi è fondamentale la sicurezza. Gestiamo il pubblico con i nostri steward, abbiamo le telecamere ma tra i tifosi c’è educazione. I tifosi del Napoli diretti a Roma sembravano andare in guerra, non a una partita. Dovevano fermarli e arrestarli tutti già in stazione. Qui in Inghilterra c’è consapevolezza della pena: se uno tocca il cavallo del poliziotto, nemmeno il poliziotto, si fa sei mesi 52 SPORTWEEK 11 OTTOBRE 08 «la vita da sposato? quando ti vuoi bene la quotidianità è piacevole. e se arrivano dei figli sono i benvenuti» dentro. E poi c’è il processo». Da Londra, come vede l’Italia? «Finalmente abbiamo un governo che può fare, quello di prima non aveva una maggioranza. Io diffido dei politici: hanno sempre lavorato poco, non sono mai stati in competizione sul mercato. Berlusconi è stato ed è un imprenditore. Il problema dell’immondizia a Napoli l’ha risolto. Ma non è facile, manca la meritocrazia: nel Regno Unito chi lavora bene ha uno stipendio più alto di chi non lavora. Se in Italia un ospedale ha 200 infermieri, tutti sono pagati allo stesso modo, chi lavora meglio e chi peggio». Ma Berlusconi al governo c’è già stato due volte, no? «Io sono apolitico ma la prima volta gli hanno recapitato un mandato di comparizione durante il G8 a Napoli, ci sono stati attacchi personali. Ora deve governare 5 anni, fare le riforme e poi passare la mano ai giovani. L’Italia per la sua posizione geografica dovrebbe essere la Florida dell’Europa. Servirebbero voli eccezionali, e hai l’Alitalia, treni eccezionali, e hai i topi e le zecche sulle carrozze, porti eccezionali e non te li fanno fare. Dobbiamo decidere cosa vogliamo. L’Italia può essere salvata dal valore aggiunto: la moda, il turismo. Marbella, in Spagna, ha 80 campi da golf. Gli stessi che ci saranno in tutta Italia. Dovremmo averne 80 mila». Com’è la vita da sposato? «È uguale. Solo, devi pensare in due. All’inizio è stato un po’ strano: prima vai e vieni, non devi dir niente a nessuno, parli con la segretaria che ti fa il piano del mese. Ora il piano del mese è un attimo più complicato… Io ed Elisabetta vivevamo già insieme, ma lei stava spesso a Roma e io a Londra. Adesso è diverso, c’è la quotidianità. Ma se ti vuoi bene la quotidianità è anche piacevole». Figli? «Se vengono sono benvenuti». Esiste una sorta di snobismo Il suo club ■ www.billionaireclub.it ALLO STADIO Insieme al socio indiano Lakshmi Mittal, secondo Forbes 5° al Mondo per ricchezza. per cui Briatore, nel mondo industriale e finanziario italiano, è considerato un intruso al tavolo buono? «Bisogna vedere qual è il tavolo buono, visti i risultati di certe società oggi… In Italia c’è sempre un po’ la casta, farne parte ed essere accettato è molto difficile. Se c’è un affare è proposto ai soliti dieci imprenditori. Sarà anche giusto così, non è che mi disperi, però non fai crescere gli altri. È un mondo chiuso, specie quello bancario, si deve aprire come tutto il Paese». Lei ha fatto errori nella vita: cosa cancellerebbe? «Niente, se lo prendi bene l’errore fa parte del successo, 54 SPORTWEEK 11 OTTOBRE 08 «dove sarò tra cinque anni? magari avrò venduto il qpr e lasciato la F.1. ho progetti in kenya: scuole e ospedali» ti fortifica e ti fa cambiare. Io ho avuto il problema del gioco, ma senza di quello non sarei mai andato in America. È successo trent’anni fa ma da allora non ho più giocato, non ho mai più scommesso. Ne parlo con tranquillità, come quando ho avuto il tumore. Non sono mister Perfect. Forse la mia simpatia nasce dal non indossare il gessato, dal sapere che io non sono un fenomeno e tutti gli altri idioti, dall’essere uno normale». Il problema di salute come ha cambiato la sua vita? «Prima di scoprire il tumore avevo 300 colazioni di lavoro all’anno, adesso saranno 25. Gli amici che vedo sono i soliti, diventi selettivo con chi hai vicino e sul lavoro. Siamo come una macchina: a un certo punto serve un tagliando, a volte non basta e devi rifare anche il motore. A me hanno rifatto un pezzo di motore. Ora devo stare più tranquillo». Come vede il suo futuro? «La vita è una sola, più vai avanti più si riducono le possibilità. Arrivi a un punto in cui non compri più le banane verdi ma già mature. E oggi quando vengono da me e mi parlano di investimenti a trent’anni li mando a fare in culo. Devi dedicarti a ciò che ti diverte ed emoziona, e resto convinto che la soddisfazione più grande sia far crescere la gente vicino a te, i ragazzi che valgono. Mangiamo due volte al giorno, non voglio una casa o un’auto in più, non mi cambierebbe niente». Dove sarà tra cinque anni? «Credo ancora qui, ma non lo Il sito della moglie so. La F.1 è una bestia che dipende molto dai risultati, anche lì chi paga è l’allenatore. Magari avrò già venduto il Queens Park Rangers e abbandonato i GP. Ho interessi in Kenya, un progetto per scuole e ospedali. Nel 2008 c’è ancora gente che non può mangiare: le Borse bruciano 300 miliardi al giorno e non riusciamo a risolvere il problema della fame. Magari metterò a frutto le conoscenze di una vita per avere sponsor e aiuti. I soldi non te li porti dietro, quando non ci sei più addio. Per quello cerchi di stare vivo il più a lungo possibile, per spenderli tutti…». ■ www.elisabettagregoraci.net