vetrina l’auto del mese di Silvio jr. Suppa Dacia Sandero Acqua e sapone CINQUE PORTE, SPAZI A MISURA DI FAMIGLIA, PROPULSORI AFFIDABILI. E UN PREZZO IMBATTIBILE. LA FORMULA ROMENA PER CONQUISTARE IL MERCATO STA NELLA SEMPLICITÀ. QUINDI NIENTE IMPIANTO AUDIO, SERVOSTERZO, CLIMATIZZATORE... MA SE NE PUÒ FARE DAVVERO A MENO? BAGAGLIAIO Fra gli obiettivi del progetto, offrire mobilità alle piccole famiglie, specie nei Paesi emergenti (su cui Dacia punta molto). Risultato: da 320 a 1.200 litri di bagagliaio, un record per la categoria. Ottenuto a scapito degli spazi per chi siede dietro? Solo in minima parte. E anche se mancano dispositivi fermacarico o divanetto con abbattimento perfettamente piatto, le performance con le valigie impressionano. A ogni latitudine. DESIGN MISURE Appena oltre i 4 metri (4,02): la lunghezza si rivela perfettamente allineata alle piccole di ultima generazione. E un po’ oltre le rivali di generazione precedente ancora in vendita, come Fiat Punto Classic o Peugeot 206. Perché sotto l’immagine di “sorellina minore” si nasconde un’auto più generosa del previsto. Gli ingombri in altezza e larghezza? Nella media. 30 AUTOMOBILE | GENNAIO 2009 PIANALE La base di partenza è quella, modernissima, della Clio III (classe 2005). Ma se si osserva attentamente la silhouette della Sandero, si noterà un dettaglio non esattamente uniformato alla francese, né a proposte analoghe. Ovvero la luce libera da terra: rialzata fino a circa 15,5 cm. Meno rispetto a una sport utility a trazione integrale, più di una classica berlina. Solo una curiosità? Molto di più. Perché nell’immediato, significa disporre di una vettura con la quale non temere buche e dossi particolarmente “prominenti”. Né marciapiedi che, parcheggiando correttamente negli spazi consentiti, graffino il bordo inferiore dei paraurti. Ma se si pensa alle future evoluzioni, restano aperte le ipotesi per un’autentica variante “crossover”... Le linee paiono semplici e “geometriche” nel taglio di molti particolari? Non è un caso. Perché le forme poco elaborate concorrono a semplificare l’assemblaggio, riducendo i costi. Come i cristalli poco curvati. Mentre molti dettagli, dalle maniglie ai retrovisori, ai tergicristalli, sembrano realizzati secondo canoni più “cheap” rispetto alla miglior produzione europea. Ma senza perdere in funzionalità. I fari anteriori? Disegnati al computer, però con una sola parabola: equilibrati. ’idea era nata da tempo, fin dal lancio della Logan (2005), la tre volumi che ha introdotto nel mondo dell’auto la dimensione del “low cost”. In precedenza, si continuava a puntare sulla crescita di accessori, dimensioni, prestanza, charme. E naturalmente, prezzi. Il primo tentativo di richiamare l’attenzione sui contenuti, sulla razionalità (non a caso lo slogan di lancio recitava «Siate logici, siate Logan») colse L quasi di sorpresa un mercato “drogato” dal successo del diesel e ancora lontano da timori di recessione. Ma negli uffici della Casa romena, da anni controllata da Renault, già prendeva forma, allo stato embrionale, un altro “exploit”: la piccola. Che avrebbe condensato le doti di risparmio di una berlina da famiglia in un prodotto più agile e compatto, “comprimendo” ancor più il listino. Ecco la chiave perfetta per convincere, proponendo un’alternativa in uno dei segmenti più frequentati dagli automobilisti e dai costruttori (lo stesso di Fiat Grande Punto, Ford Fiesta, Opel Corsa, Toyota Yaris e molte altre). Per chi cercasse una seconda auto, o una vettura unica ma “basic”, sembrerebbe la scelta ideale. Resta da chiedersi quali contenuti si perdono rispetto alle rivali più costose, e quanto la progettazione abbia inciso su qualità e sicurezza. SICUREZZA Il responso ufficiale dei crash-test EuroNCAP è appena emerso: 3 stelle (su 5), sulla scia della Logan berlina. Soddisfacente, ma non esaltante. La protezione è pari a una citycar come la Panda, più corta (e, in teoria, vulnerabile)... Per fortuna, scegliendo airbag laterali torace (200 euro) e poggiatesta migliorati, si toccano 4 stelle. Peccato che di serie compaiano solo i cuscini frontali, mentre mancano completamente elementi a tendina o dedicati alle ginocchia del guidatore. Non solo: alla guida si può contare su un telaio equilibrato, ma in caso di necessità non si potrà fruire del controllo elettronico della stabilità. Neppure a richiesta. PREZZI Ecco l’autentica arma cattura-clienti. Il listino parte da appena 7.501 euro per la 1.4 base. L’allestimento? “Concede” tre appoggiatesta posteriori e paraurti in tinta, ma nega copricerchi integrali in plastica, impianto audio e, soprattutto, servosterzo e climatizzatore manuale. Introvabili perfino nella lista optional. Se si desidera un equipaggiamento appena più completo bisogna preferire la Ambiance (8.501 euro con motore 1.4 e 10.401 con 1.5 dCi da 68 CV), che garantisce almeno chiusura centralizzata, vano bagagli illuminato, posacenere rimovibile e ricircolo. Semplici, ma necessarie, le integrazioni: climatizzatore e autoradio con lettore MP3 (1.050 euro), telecomando porte e alzacristalli elettrici anteriori (250). Poi si può scegliere la top Lauréate (da 9.201 a 11.701 euro): aggiunge fendinebbia, computer di bordo, finiture migliorate e sedili più funzionali. Ma mancano ancora climatizzatore e autoradio: meglio arricchire la Ambiance. MOTORI Si parte da un 1.4 a otto valvole da 75 CV, a benzina. Semplicissimo, con una distribuzione che rimanda alle Renault di inizio anni Novanta. Ma l’erogazione si rivela piacevolmente rotonda, le prestazioni adeguate: 161 km/h e 0-100 km/h in 13 secondi. Le percorrenze? 14,3 km/l nel ciclo combinato. Se poi si desidera ridurre l’impatto dei km sul portafoglio, c’è l’impianto GPL: 1.200 euro escluso il montaggio, per ora senza incentivi statali. Per chi cerca più verve, invece, il 1.6 da 90 CV è generoso quanto basta: 174 km/h e 11,5 secondi (per 13,9 km/l). Con i 1.5 dCi da 69 e 86 cavalli si entra nell’universo dei common rail francesi, di ultima generazione. Ma se i consumi premiano (22,2 e 21,7 km/l), il prezzo... 31 GENNAIO 2009 | AUTOMOBILE vetrina l’auto del mese PASSATO PRESENTE FUTURO Il marchio romeno, non troppo conosciuto in Italia, produce Renault su licenza da fine anni Sessanta. E dopo una lunga stagione di prodotti destinati (quasi esclusivamente) al mercato interno, dai primi del Duemila è in fase di riqualificazione industriale. Se si cercano le concorrenti, due direzioni: prezzo o misure. Per il primo, la più vicina resta l’immarcescibile Fiat Seicento (da 7.841 a 9.791 euro). Sul fronte centimetri, fra le altre Grande Punto (11.901-18.351) e, ovviamente, Clio (10.776-19.301). La prospettiva più vicina è una variante 4x4. Non è ancora definito se sarà sviluppata su base Sandero o sulla sorella maggiore, ma dovrebbe diventare la quattro ruote motrici meno cara del mercato. In attesa di sorprese: sportive o carrozzerie speciali. La risposta si rivela ben più positiva di quanto si penserebbe. E si nasconde, in buona parte, in un elemento: la continua crescita di gadget, tecnologia e qualità percepita sulle vetture contemporanee, anche le più piccole. È interessante disporre di climatizzato- re automatico, scenografici navigatori con schermi a colori, sicure che si bloccano automaticamente, servosterzo regolabile e relativi menu di settaggio. Oppure, di una plancia morbida e curatissima nei dettagli. Ma è davvero indispensabile? E ancora: cerchi fi- no a ieri da sportiva sotto i passaruota di utilitarie, fanalerie molto elaborate con elevati costi di sostituzione... Tutto gradevolissimo, in nome del progresso. Però la Sandero, rinunciando a molte chicche ultramoderne, propone un approccio per molti versi più E ALL’INTERNO? Tratti sobri Aprire una portiera non si dimostra affatto “traumatico”, anzi. Linee e materiali convincono, pur senza impressionare, mentre l’impatto estetico (specie con gli inserti silver della Laureate, in foto) non delude. Gli elementi Renault? Dalla strumentazione alle bocchette, alla leva cambio, non disturbano. Semmai, c’è qualche svista ergonomica... 32 AUTOMOBILE | GENNAIO 2009 rassicurante. Il valore diventa la tranquillità di gestione: ricambi economici, interni solidi e ben assemblati, componentistica già nota sulle cugine francesi, impianto elettrico non troppo sofisticato... E poi, si riscopre l’efficacia della semplicità. Perché buona parte della meccanica deriva da Renault precedenti, ma così si incontrano propulsori a benzina semplici e più elastici di certi rivali ipersofisticati, o un telaio non aggressivo, però sicuro e più morbido. Certo, qualche rinuncia non può mancare. Come l’assenza dell’ESP. Ma la via “essenziale” all’automobile è ancora percorribile. E a tratti anche piacevole.