IL GIUOCO DELL'OTTO
Il giuoco consiste nel sottomettere gli altri senza che questi si rendano conto di ciò che gli accade. La
sottomissione è definita inferiorità culturale oppure arretratezza, e si riferisce ai gruppi umani che una volta
si chiamavano culture e che oggi si chiamano etnie. Apparentemente la superiorità di una cultura su di
un'altra si manifesta in due campi: scientifico e militare. In realtà diventa superiore quella cultura che
fornisce all'altra la propria conoscen­za. Il «cambio di cultura”, così come loro lo descrivono, rappresenta la
sottomissione e viene definita progresso, e il progresso viene definito come una cosa utile.
Matematica e logica, che forniscono gli strumenti di lavoro, la filologia che è la manipolazione del
linguaggio, ossia il lavoro di Nembrotte/Nimrod/dormi N e una filosofia particolare, il Nominalismo, insieme
all'algebra, sono le fonti del potere. Naturalmente in appoggio c'è anche la diplomazia (= doppia
stregoneria) con gli eserciti, e c'è la gestione delle informazioni, che vanno dalle frasi fatte che si inse-gnano
ai bambini, all'ipnosi di massa di origine televisiva che nessuno deve sapere che c'è.
Al massimo livello emergente il Giuoco consiste nell'arrivare a definire conosciuto tutto il conoscibile ed
unificarlo in una fonte sola. La fonte si chiama psi . Ai fini del Giuoco, conosciuto e conoscibile sono
contenuti nei libri e nelle enciclopedie, che vanno letti mediante i vocabolari. Libri ed enciclopedie
cambiano sempre — fa parte del Giuoco — e se non cambiano loro, basta che cambino le spiegazioni dei
vocabolari ed è come se cambiassero i libri stessi. Infatti, ne cambia il significato.
La scienza che si occupa dei significati si chiama Semasiologia, e insegna a fare le definizioni delle parole
analizzando i collegamenti fra ogni parola e tutte le altre. Tutto sarà conosciuto quando saranno stati
descritti i collegamenti di ciascuna parola con il resto, naturalmente fino al prossimo cam-bio dei
vocabolari. I collegamenti sono i nessi. Fino a questo punto, salendo dal particolare al generale, ossia
scendendo i rami di un albero immaginario, tutti sono d'accordo nella cultura che adesso prevale. Il punto
in cui la Semasiologia si divide da ciò che ci sembra il mondo reale e se ne va per conto suo è nascosto, e
risiede oltre la conoscenza pubblica, al di sopra della struttura dell'UNESCO, che è l'entità pubblica che
presiede all'unificazione della conoscenza.
I giocatori
Esistono due categorie di giocatori:
— i teologi, che tengono riservate a se stessi le regole per fare i nessi, e
— i laici, che possono usare solo le regole espresse nei li-bri scientifici, I laici creano i nessi come rapporti di
causa-ed-effetto, i teologi — che ra-gionano in latino per l'occasione — usano la stessa parola per
«scoprire» e per «inventare» (invenire), quindi non si sa se i nessi li trovano o li inventano.
Il nome in blocco di questa conoscenza che i teologi riservano a se stessi è, per i laici, Biblioteca Segreta
Vaticana. I teologi chiamano questa conoscenza segreta il Nome di Dio, ed utilizzano, come strumento
conoscitivo di partenza, una filosofia chiamata Nominalismo. Con il Nominalismo, con la logica e con
l'algebra, i teologi fanno (o scoprono) i nessi, mentre ai laici è precluso usare le regole del Nominalismo.
I teologi fanno le regole del Giuoco della conoscenza, ossia stabiliscono i nessi validi per sé e per gli altri. Lo
psi dei teologi, il loro punto di osservazione, è simboleggia-to dall'Osservatore Romano, un quotidiano.
E adesso viene il bello.
I nessi forniti dai teologi per definire la realtà cambiano a seconda dei gruppi di persone che i teologi
vogliono caratterizzare. Gruppi di persone che definiscono se stessi diversi dagli altri prendono dagli stessi
teologi de-finizioni diverse della stessa realtà. Questi capi-nesso comuni a tutti sono persone in carne ed
ossa che restano nel segreto, e le loro decisioni si manifestano ai laici come decisioni di «comitati» oppure
come ri-scoperte di antichi testi.
Solo una piccola parte dell'Umanità è coinvolta nel Giuoco, e gli altri uomini formalmente non esistono,
ossia non hanno un nesso con lo psi romano. Nel Giuoco si fa riferimento ad essi come a cose passate, sono
i primitivi.
Per se stessi i teologi hanno fatto un disegno che so-vrappone tre psi diversi: è il candelabro ebraico che
simboleggia la coincidenza nell'unico Nome di Dio di tre religioni diverse.
Per i laici hanno disegnato un albero, più o meno cespuglioso a seconda della setta che l'albero stesso
definisce. La parola setta ha importanza rituale, non è offensiva più del resto.
L'albero dei nessi è proprio dei laici e i rami sono generati dai rapporti di causa-ed-effetto, secondo il
desiderio dei teologi. L'albero di cause-ed-effetti più facile da imma-ginare è l'albero genealogico, dove la
causa dell'esistenza di una persona è l'incontro dei suoi genitori.
Lo stesso albero dei nessi che caratterizza ciascuna setta e la distingue dalle altre g1i stessi teologi lo
descrivono a se stessi come una successione di rami biforcuti. Questo fa parte della Biblioteca Segreta.
L'albero su cui i teologi vedono se stessi non è un albero e le regole con cui si assembla e disassembla non
sono quelle di causalità ma sono quelle stabilite dal Nominalismo. Anche questo fa parte della Biblioteca
Segreta.
Il principio di causalità che i laici debbono usare dice che non c'è effetto misurabile senza causa altrettanto
misu-rabile, e che <(nulla si crea e nulla si distrugge». Per i teologi questo è falso. Ecco come la logica dei
teologi, ossia il Nominalismo, liquida il principio di causalità:
«Nell'I King Astrolabio è stampato “casualità” al posto di “causalità”, quindi le due parole hanno identico
significato (perché lo I King, il libro dello i, è un testo cano­nico). Prova ne sia il fatto che la grafia “casuale”
sta al posto di “causale” per un motivo casuale (un errore del tipografo)».
Questo ragionamento vale solo all'interno del Nominalismo, ossia solo in semina-rio. Fuori si smonta così:
Se c'è bisogno di spiegare in qualche modo (con la casualità stessa) l'origine casuale dell'errore di stampa,
ciò si-rnifica che il caso. non è la causa, e sono cose diverse.
Questo problema, che per me non è un problema, è appunto chiamato il Nome di Dio nella Biblioteca
Segreta.
Per cercare la soluzione è necessario ricorrere ad un paragone, quello della formica e dello stivale. La
formica non vede le forme, e percepisce solo gli effetti del passo che ha schiacciato le compame.
Probabilmente nel mondo delle formiche un cocktaìl di feromoni, che noi non percepiamo, è l'equivalente
di una foto di paesaggio. Sono caratteristiche a noi praticamente ignote quelle che pilotano la formica verso
le briciole di cibo che le offriamo: nel suo mondo noi non esistiamo perché ciò di cui andiamo così
orgogliosi, la forma, per la formica semplicemente non esiste.
Il paragone è inevitabile: se la natura delle cose non sta nei feromoni che le cose emettono (=il mondo delle
formiche), né nella luce che riflettono (=il mondo di noi vertebrati), allora è probabile che stia altrove.
Feromoni e forma mostrano però che esiste un quid che si manifesta sia come feromoni sia come forma. A
questo quid han-no dato il nome di sostanza e l'hanno messa in antitesi alla forma, ma loro, i
teologi-filologi, non mettono la forma in antitesi alla sostanza. Sanno che è in antitesi al mondo della
formica, che nel nome si oppone alla forma. La formica è Ant in inglese.
Per i teologi la forma è laica, e infatti laica (= Leica) è la fotografia, che registra solo la forma.
Dove sta la verità? Secondo i teologi la verità non è conoscibile con le regole di causa-ed-effetto, e difatti
hanno creato il modo di dire credo quia absurdum. Secondo noi, che da anni giuochiamo a questo giuoco
per imparare, il motto di Tertulliano contiene a modo suo un nesso con la verità perché contiene una
precisa denuncia di bugia. Credo perché è assurdo infatti significa letteralmente: credo perché mi viene dal
mancino (el surdo in spagnolo). Sarebbe una bugia cinese, ma abbiamo già visto nei numeri scorsi che
quando si arriva alla parola Cina, contemporaneamente, nel mondo delle parole, si arriva a Siena oppure al
peccato, Sin. Il Nominalismo infatti dà importanza solo ai suoni, alle parole pronunciate, e non tiene conto
minimamente dell'importanza che la gente annette a quei suoni. Armati di questo dato, che è confermato
da mille circostanze, ci siamo messi nel Giuoco anche noi e i fatti ci hanno dato ragione. Le regole che
abbiamo estratto da montagne di letteratura ispirata dai teologi ci hanno consentito di fare previsioni
esatte. Le regole funzionano e ripetono significati e rituali propri del giuoco degli scacchi. In questo numero
per ra-gioni di spazio prendiamo in considerazione solo una di queste regole, quella chiamata Salto del
Cavallo che, me scolata ad idee cinesi (il Pa Qua) e alla simbologia dei massimi imbroglioni toscani (il Monte
dei Paschi di Siena insieme a Giunti e Barbera), consente di spiegare come è costruita la rete di nessi dei
teologi, quella che per loro stessa ammissione (i 3 psi sovrapposti) non è un albero, ossia non segue il
principio scientifico di causalità. li cavallo nel giuoco è la mente umana, mentre il nero e il bianco della
scacchiera, tra cui il cavallo alternativamen-te passa, stanno nello stemma del Monte e in quello dei
cavalieri Templari, che è identico a quello della città di Siena.
L'insicurezza che ci viene addosso quando si confondo-no le cose con le parole, e i giuochetti di parole con
la realtà, non deriva dall'esame dei fatti, ma da ciò che ci han-no insegnato. Se superiamo i blocchi ci
avviciniamo a capire la forma del superstivale, infatti le parole sono le bricio-le che il super stivale va
seminando apposta per noi.
L'enfasi con cui i filologi condannano il paranormale è analogo all'enfasi con cui pubblicizzano il
monoteismo. Poi quando tirano fuori il loro pantheon, si scopre che sono i primi a credere nell'esistenza di
una pluralità di super stivali invisibili, buoni e cattivi. Il blocco più importante alla conoscenza è il cosiddetto
paranormale, ossia l'obbligo di rifiutare cause non misurabili come spiegazioni di fenomeni misurabili.
Levitazione e il suo opposto gravità, che sono effetti a di-stanza di una forza ignota, sono stati presi a
simbolo di tutte le regole incomprensibili della realtà, e riassunti sotto il nome di Isacco Newton, ma basta
guardare dentro le parole per scoprire un mondo di nessi e significati nascosti molto più sorprendenti di
una mela che cade. Solo alcuni di questi nessi celati possono essere spiegati con l'intervento dei filologi. La
divinità si cela nelle lettere dell'alfabeto, che in tedesco sono chiamate lau te.
Anche in inglese incantesimo si dice “comporre una parola con le lettere,>. E l'incantesimo più importante
per gli inglesi, a giudicare dalla pa-rola usata, consiste nel togliere la pelle agli italiani. Spell è la parola,
Spello (Perugia) il feticcio.
Il linguaggio è Io stivale
Da qui l'invenzione continua delle lingue (Babele) che è chiamata ovra inconsummabile da Dante, e la
pro-duzione di chimere, ossia di parole accroccate per l'occa-sione. La magia di queste parole non sta nel
loro significato manifesto, ma nel significato celato. Una quantità di esempi che trascendono la volontà
umana dimostra che il superstivale c'è e si esprime mediante la lingua. In questo numero vi forniamo
elenchi di parole raggruppa-te secondo le funzioni celate, note cioè ai teologi.
Sono jettature impensabili e anche, ricamini delicati. Non sono la lingua del superstivale, ma cercano di
imitarla. Dalla sovrapposizione delle due lingue, quella naturale e quella costruita dai filologi nasce il
Celanese, di cui vi mostriamo alcune regolette.
La fotografia è considerata importantissima da questa gente, che ha preparato il pubblico ad associare la
parola ca-none (la legge dei teologi, il cui diritto si chiama appunto canonico) ad una marca di fotocamere e
ad una città delle Marche (Canon ha Ancona). Ma non c'è da fidarsi: il canone non nasce dalla fotografia
perché la fotografia registra solo la forma.
Il canone sta nel linguaggio, e difatti i rituali connessi alla misurazione della luce in fotografia, dal selenio
all'arsenico (v. la Camicia di Nesso), confermano che abbiamo a che fare con stregoni e non con scienziati.
La registrazione della forma delle cose, mediante il disegno o la fotografia, equivale alla descrizione dei
feromoni con cui le formiche comunicano con la natura, e i preti questo lo sanno benissimo. San Tommaso,
che deve toccare per credere, è come un ubriaco per i teologi (tomao, nella pronuncia spagnola), mentre
l'altro San Tommaso, quello che divide il reale in forma e sostanza, è solo il nome di una Forca Logica per
sviare. Infatti la zeppa logica che lo nullifica la porta nel nome: d'Aquino, de aquì no es, non è di qua.
Le pantomime
Il Giuoco comprende recite in grande stile che sono chiaramente organizzate per motivi segreti. Alcune di
queste recite sono svolte nel tempo, per esempio il caso Moro-Andreotti, dove la firma degli autori era
nascosta nel no-me Gradoli (= il drago) e in quello di Andreotti (= detto Iran, grazie Marchetti). Altre
pantomime sono fissate nel-lo spazio, ossia sono nomi che in un certo periodo compaiono sulle carte
geografiche o, più spesso, negli itinerari urbani. Il mito di Atlante che regge il mondo significa che le parole
ed i segni marcati sulle carte geografiche determinano la realtà dei luoghi. L'Istituto Geografico Militare
italiano, una volta importantissimo, ha sede nella città del Giglio, Firenze.
La massima delle pantomime geografiche è quella che porta gli «orientali» in paradiso, eccola:
si parte da Bombay (= bom-bardata) dove sul mare c'è la porta dell'India, anzi da Sanjan che sta a 60 km. Si
navi-ga verso occidente attraver-so acque arabe. Si entra nel Mar Rosso, che oggi si scopre è il nome che
vorrebbero dare a Roma, e — passando per Porto Said-AIDS — si arriva a Suez-Zeus, che personifica
l'Olimpo/paradiso.
L'importanza rituale che i teologi annettono a questa pantomima è talmente grande, che non sanno come
uscire dalla superjettatura AIDS, che tra i non vaccinati ha fatto cilecca. L'insistenza sull'AIDS e sul vaccino
contro l'epatite virale stimola la ricerca nella Biblioteca Segreta, dove si scopre che 1'AIDS è definito,
organizzato e «controllato» dal CDC, un ente americano, che — letto in italiano celato — si può leggere Di e
Ci (=dieci, la jettatura), si scopre che I'AIDS è Porto Said per identità di nome, che è l'Aida per assonanza,
che è “causato dall'amore» per traduzione (in cinese) e alla fine si scopre che l'epatite virale contro cui
bisogna vaccinare tutti i bambini è la... jettaturite degli uomini. Vaccjna che ti vaccina, la gente dovrebbe
dar la colpa ai cinesi.., ma “va a Cina» è una iettatura italiana, e infatti l'AIDS sta insieme all'Arno e ai
sadomasochisti nel linguaggio d'Arno, la nostra lingua (v. Sadi Carnot, più avanti).
Altra pantomima stradale è quella che unisce il Palazzo della Signoria, a Firenze, con la Porta Romana,
passando davanti a Palazzo Pitti (Pizie streghe).
Atlante è il nome in codice delle pantomime nello spazio, e Clio, che è la Musa della storia, di quelle nel
tempo. Ma esistono altre pantomime ancora più strane, in cui appare chiaro che esistono delle situazioni
dinamiche racchiuse in una parola apparentemente statica. Sono ricami di una fantasia superiore, che si
spiegano solo postulando un superstivale. L'esempio della parola niorale colpisce particolarmente.
Esaminata con la tecnica religiosa delle Lettere Disperse, o con quella enigmistica degli anagrammi, morale
è l'amore. Questo la nostra cultura popolare lo ha sempre saputo, come i contadini possono testimoniare.
Quello che si vede accadere contro la nostra natura mostra però che l'amore è di là da venire e intanto or
male. E c'è anche la spiegazione incorporata: c'è Ra nella mole. Ra è un dio non più segreto degli ebrei
(prima era celato nella to Ra) e la mole è l'elmo, con feticcio relativo a Torino e nell'inno nazionale. Oggi i
tre significati contenuti nella stessa parola morale sembrano veri e reali, ma il problema è che la parola
morale esiste da qualche secolo.
Altra parola che sfida il senso del prima e del dopo è la radioattività. Nata nel 1896, molto tempo prima che
scoprissero la caratteristica tipica ed esclusiva del deca-dimento radioattivo di non essere in alcun modo
collegato a cause fisiche, la parola descrive già la caratteristica tipica di un dio teorico: non è in alcun modo
influenzabile da cause terrene. E l'attività del dio Ra, ma era l'attività del dio Ra (= Radio) molto prima che
ne scoprissero la stravaganza.
Così gli Stati. Adesso che diplomazia li ha aboliti in Europa e che i confini resta solo intorno all'Italia, adesso
appare perfettamente naturale che gli Stati si chiamino cosi: appartengono al passato, sono stati. E una
condizione strana, di presente continuo, che contraddice l'esperienza e induce turbamento.
Giuochiamo
Il Salto del Cavallo descrive come viaggiano i nessi per i nominalisti. Un bambino, un tedesco, un recinto
sono solo rumori che si fanno con la bocca. Se il tedesco (= t des KO, datti KO) pronuncia pampìno allora la
parola si attacca alla pianta dell'uva Se nella Bibbia i vignaiuoli recintano la vigna, al giocatore è offerta la
possibilità d saltare allo spagnolo (cercan e da lì all'italiano (cercano). Per i nominalisti contano solo le
parole pronunciate, per i religiosi contano anche le parole nascoste. E allora si scopre che dentro ((cercan»
c'è cancer, e da qui si può proseguire sulla via delle jettature contro i bambini, che sembrano una specialità
dei teologi. I tedeschi sono coin-volti a loro insaputa: non so quanti tedeschi si rendono conto che Deutsch
è un'abbreviazione di Deuteronomisch. Il Deuteronomio è un libro della Bibbia che risale ai primi di questo
secolo, ed è una congerie di dichiarazioni folli contro la gente nor-male e contro la natura. Gli incendi dei
boschi sono voluti e sono una applicazione del Deuteronomio.
Il Salto del Cavallo negli scacchi porta sempre «fuori tema» perché è a forma di 7. Nel nostro giuoco può
portare addirittura da una scac-chiera ad un'altra secondo lo schema della figura. Non occorre spendere
molte parole per sottolineare che le caselle d'arrivo disegnano un Pa Qua sulla scacchiera. Da qui il nome
del giuoco: il giuoco dell'Otto (Pa in cinese).
Il giuoco consiste nell'andare da una parola all'altra mediante una catena di parole connesse secondo
regole enigmistiche. Le regole sono ancora più fantasiose di quelle richieste dalla Settimana Enigmistica. Da
bambino a pampino (il nesso è la pronuncia tedesca), da ibero a impero (la pronuncia moderna greca della
lettera b), da Cagliari al formaggio (spostando l'accento). Adesso che gli jettatori sono in piena attività sui
giornali e contro il paesaggio, moltissimi messaggi murali sono messaggi in Celanese. Chi crede che pace
significa buone relazioni si sbaglia: un manifesto esposto dovunque qui a Roma a ottobre informa che pace
significa passo, e si vedono tre giovani che vanno al passo dell'oca agitando un orologio sul polsino. E vero:
pace significa passo in inglese.
Chi non sbaglia mai (= Chinon) è un altro Salto del Cavallo, così come quel tal vino che ha un sapore di...
vino. Un minimo di conoscenza della logica Celanese potrà farvi capire in anticipo che cosa i teologi stanno
preparando.
Un altro messaggio murale che periodicamente invade Roma è che Roma ha il cuore di panna. I
«congiurati» ci leggono che il nucleo centrale della città (core in inglese e in romano) è Satana. Ecco i nessi
a Salto di Cavallo: panna è nata in spagnolo, panne non è il plurale di panna, che è sempre singolare, ma
l'importante è che esista: è la rottura di un mezzo di trasporto. E una chimera, ossia una parola inventata
apposta, e ai nominalisti è un nesso sufficiente per fare il plurale natas, che invertito si legge appunto
Satana.
Sadica Renault li batte tutti: suona come Sadi Carnot, un enigma che si decifra AIDS è il nome dell'Arno in
KT. L'Arno è la nostra lingua come si parla a Firenze, che è la città del Giglio e che in alcuni casi non
pronuncia la c iniziale. Un caso pertinente per la nostra storia è Canton: da Mar Cantonius si può andare sia
a Marcantonio che a Mar Antonius e da qui a tut- ti gli Antoni che si vuole. Altro nesso fiorentino sono le
culisse, dove si nasconde Ulisse.
KT è Kua Tzu nel cinese dell'I King Astrolabio, ed è l'organo maschile nella lin-gua corrente. Per darvi un'idea
di dove può portare il Ca-vallo partendo dal KT (o TK, che è la stessa cosa perché le persone colte le parole
le leg-gono anche a rovescio) date un occhiata qui di seguito.
I nessi del Kua Tzu
Lo Zodiaco (perché sta nel pube. Il nesso enigmistico con il Pozzo di Giacobbe di cui parla la Bibbia in Genesi
29.2 sta in fotografare, luglio ‘90).
Da qui i nessi conducono sia al 292 (Massoneria, cancro) sia a Mons Veneris (il pube femminile) e da qui ai
monsignori, alle sirene inverse al verbo immaginario venère, da cui Veneto e Venezia, e via andare.
Al Serpe (perché è rettile) e da qui al Parso (perché è un anagramma: Perse).
A Pisa (perché in spagnolo pizar significa «fare l'amo- re») e da qui di nuovo ai Parsi (anagramma di pisar,
pronuncia di pizar).
Al pensiero, che nel vocabolario Petrocchi di inizio secolo è il coitato.
Alla parola pene, che sono anche le sofferenze, ed a Penelope, la moglie di Ulisse, che è una parola
composta con il verbo to elope, una chimera chiaramente inventata apposta per il sollazzo dei nominalisti.
Significa «fuggire a nozze con...».
Alla Testa di Maialetto (Kua Tzu secondo il cinese dell'Astrolabio) che è l'unica parte originale (non
confuciana) dell'I King. Da qui si va alla cacca (= mai a letto) che in greco significa il male, oppure a tutte le
parole che contengono la sigla 1K. Prima tra tutte le Croce Celtica dove, in perfetto italiano, c'è ‘I TK. E poi
l'etica (è TK) e anche l'estetica (che per i nominalisti è esattamente la stes-sa cosa: est TK). Sempre in
perfetto italiano. E poi Caterina, da quella de' Medici, e quella di Russia, mai esistite, a Santa Caterina sul
Sinai, il convento dove hanno trovato l'ultima Bibbia nel 1933, cui si arriva con il nesso Ecate (è KT, divinità
infernale).
Miracoli del cavallo e dei cavallisti (= cabalisti, da caballo, in spagnolo).
1K nel libro di oracolj I King significa sia Tai Ki (sia Trave Maestra che Yin e Yang) che Iza Kua (= commenti
ag-giunti), che Kua Tzu (= oracoli originari), la «Testa di Maialetto>' vera e propria.
Importantissimo simbolo comune all'ebraismo ed al mondo del 1k è la parola Tikkun, che significa «curare il
mondo», e un richiamo all'inversione del bene e del male è rappresentato dalla zecca, tick, e anche da certi
problemi dell'apparato motorio, i tic. Nella medicina speciale per edomiti sono importantissimi il Tiket ed il
TAC.
Tik tak sono pastielie aromatiche, e l'orologio fa tiktak solo grazie al lavoro sommerso delle <‘quinte
calunnt~>, E un ennesimo modo di dire.
Le finte
Il giuoco dell'Otto, come gli scacchi, richiede che sì imbrogli l'avversario. Sono i famosi Turchi che hanno
impegnato tanto tempo degli antichi pontefici, in celanese sono i.trucchi.
Il primo trucco consiste nel nascondere accuratamente all'avversario che è l'avversario. Meglio anzi
presentar-si da amico, approfittando dell'altro significato della parola amico: il sesso femminile (in
spagnolo: mico).
Da un punto di vista stret-tamente nominalìsta il ragionamento non fa una grinza, e se qualcuno tira in ballo
la morale, ossia l'etica, è solo cacca: lo dice la parola stessa... e TK.
I trucchi si fanno con i polisensi oppure cambiando i significati nei vocabolari. Con i polisensi hanno
cambiato il significato di sado-maso, una categoria celata sotto il nome Dioscuri (= dei oscuri) o sotto la
sigla SDM. Adesso i dioscuri celati della vita civile scoprono che non erano loro i beneficiari di tanta
attenzione, ma il presidente dell'Iraq, il signor Saddam Hussein.
I libri, anche quelli scritti con le migliori intenzioni dagli ignari come me, sono zeppi di invenzioni. Un libro
sul-la droga che pubblicai una decina di anni fa dopo tre anni di ricerche ha un capitolo sull'uso terapeutico
della canapa (marijuana, ossia la Ma-rianna, la Francia, oggi) completamente falso. A nessuno in Italia
veniva in mente di fumare la canapa secondo i ricordi e secondo la poca letteratura medica sui fitofarmaci,
ma dalla Biblioteca Nazionale saltò fuori un libretto che ne decantava l'uso in un ospedale di Napoli a fine
Ottocento, fumata in sigaretti contro certi disturbi, e il libretto passò come verità nel mio libro.
Non sapevo nulla sul lavoro da topi che i Garibaldi delle biblioteche fanno, e come lo fanno, e quindi per me
la zeppa logica contenuta nel nome dell'autore (prof. Raf-faele Valieri valeva ieri) era muta. I libri che
riempiono le librerie, per chi non intende il celanese, sono pura immondizia.
Un trucco frequentissimo per nascondere il significato segreto delle parole consiste nel ritrarre l'accento e
rendere la parola sdrucciola. Cagliari è una città e anche Sassari, ma c'è nascosto un insulto, e il sarcasmo si
scopre solo rimettendo a posto l'accento. La stessa parola accento è una jettatura: a cento~ ossia dieci per
dieci. Dieci, lo ripetiamo per i ritardatari, è una croce sia in cinese che in latino, e per i nominalisti è diez,
Diaz, dies irae dies ille, diesel, decimazione e il suo anagramma perfetto medicazione, oltre alle decime e a
tutti gli enti che hanno per sigla DC (di e ci).
Altra truffa sono le omissioni, che a volte valgono co-me informazioni sbagliate. La più importante riguarda
il modo con cui le proteine del corpo «avvengono'>. La gente pensa al cibo (»dimmi cosa mangi e ti dirò chi
sei») ma il cibo serve solo per generare calore. L'incredibile balletto del DNA produce “per duplicazione» gli
aminoacidi base. Questi si arricciano secondo certi schemi e ad ogni tipo di riccio corrisponde una proteina.
Non c'è nessun rapporto con bistecca e insalata.
Le proteine, come le cellule immunitarie, arrivano dal nulla dove servono e nella misura che servono.
L'altra omissione riguarda il Firmamento. Solo nei vecchi vocabolari è registrata la rivoluzione che si verificò
quando il primo astronomo espose la prima lastra mediante un telescopio in montatura equatoriale intorno
al 1850. Di colpo l'Universo gli apparve infinito ed inventarono la figura di Giordano Bru-no che traeva le
debite conseguenze e finiva sul rogo.
Probabilmente lo conside-ravano un incidente sul lavoro, e difatti le storie della fotografia, a partire da
quella ufficiale di Erder (1933) non nominano più quell'emozione.
Il Firmamento è sempre un cielo stellato, anche se ìn ogni punto, ingrandendo a sufficienza, si trova una
stella. Ma non è il prodotto di una mente umana. Hanno messo un blocco scientifico (il paradosso di Olbers)
e hanno inventato lo Spazio, ma non c'è un briciolo di prova che il cielo stellato sia qualcosa di diverso da
un cielo stellato. Infatti appare sempre uguale, a qualsiasi ingrandimento. I teologi non credono allo spazio
con i marziani, e il Nominalismo li serve alla perfezione.
La fotografia documenta solo cieli stellati, a qualsiasi ingrandimento e in qualsiasi direzione, e comunque la
fotografia è a servizio dei sensi. La fotografia è Leica/laica in tutti i sensi, e Laica, ossia inferiore ai teologi,
era anche la prima cagnetta spaziale.
I soggetti
Altra cosa che i «congiurati» sembrano ignorare è che sono contemporaneamente soggetti e oggetti delle
truffe. L'identità dei soggetti con le loro vittime, ossia con gli oggetti delle truffe, esiste nella terminologia
fotografica, dove il «soggetto» di una foto e quello che sta davanti all'obiettivo, mentre a rigore dovrebbe
stare dietro.
Per ragioni di spazio ci limitiamo ad una rapida carrellata di parole rilevanti per questo giuoco, e ripetiamo
che, nel mondo nominalista, è il suono che ha valore, non il significato che i sensi danno a quel suono. Se un
nesso lega con Ana, questa può essere indifferentemente la Cina (via il nome Han che adesso hanno 960
milioni di cinesi, è ufficiale) oppure la mia cara amica della Costa Rica. Questa è insieme la potenza e la
debolezza del nominalismo.
Nominalismo ateo e religioso
Le ragioni della Settimana Enigmistica esistono e — nel mondo enigmistico — sono vere. Si possono
dividere in due grandi gruppi, le ragioni laiche e le ragioni teologiche. «Teologiche» significa ((che parlano di
Dio». Prima vedia-mo le ragioni teologiche, dopo vediamo il Nominalismo.
Gli anagrammi nello psi degli ebrei
I rabbini come giustificano a se stessi i trucchi con le parole di cui sono responsabili? Con ragionamenti
analoghi a questo che riportiamo dal New York Times:
«Secondo la raccolta di Conoscenza cabalistica Zohar, la Torah fu data a Mosé sul Sinai non come “testo”
ma come Lettere Disperse che dovevano venir assemblate in parole e frasi. Per questa ragione,~ secondo i
cabalisti, alla Torah si potevano dare 70 interpretazioni diverse, d'accordo con l'assemblaggio di queste
lettere. Che la To-rah sia stata data in toto sul Monte Sinai da Dio a Mosé è una credenza accettata, e non
può essere abrogata nonostante i cambiamenti di stile, testo e autore. La Torah stessa stabilisce che tutti gli
scritti dei saggi (rabbini e profeti) per tutti loro e per tutte le generazioni che ver-ranno, sono stati dati da
Mosé sul Sinai, fin tanto che son pensieri divini». (Heskel M. Haddad, NYT Book Review, 6.9.87).
Nominalismo
Per i satanisti della Treccani è importantissimo: l'hanno messo nella pagina 901 del volume XXIV.
Il principe dei nominalisti (Princeps Nominalium) se-condo i teologi della filosofia è Guglielmo di Occam, un
frate francescano vissuto ufficialmente nella prima metà del secolo XIV, qua tor dici. Anche Occam è molto
importante, anche lui sta a pagina 901.
Secondo la Treccani il Nominalismo è una dottrina fi-losofica secondo la quale gli universali, o concetti
generali, non esistono come realtà anteriori all'uomo o indipendenti da esso. Non esistono nè nelle cose né
fuori dalle cose, e la forma in cui si presentano alla mente umana è quella del nome. Le cose quindi sono il
loro nome.
I concetti generali o uni-versali, sempre secondo il Nominalismo, non sono altro che segni i quali godono
della proprietà di poter essere predicati di più individui.
Per Occam l'universalità del nome ha senso solo per convenzione e non rinvia a nessun significato
universale delle cose, le quali sono assolutamente individuali.
Che dice Occam? Prendiamo il famoso Rasoio di Occam, che nella Treccani (1938) non c'è ma c'è nella
enciclopedia Garzanti di Filosofia (1981). Il Rasoio di Occam dice che (nella catena dei nessi) non si devono
immaginare entità inutili, ossia sono da evitare le ipotesi complesse se esistono ipotesi più semplici.
Altra affermazone: cadono le nozioni di spazio e tempo come entità autonome, distinte dall'estensione e
dal moto. Ossia, se una cosa si muove (rispetto a me) il concetto di tempo, e quindi il tempo stesso, nasce
dalla misura del movimento. Se no, no.
E vediamo che significati hanno nascosto nel Rasoio di Occam sotto forma di Lettere Disperse: 1) dio Ra coi
masoc, 2) io arco dl Masoc. Dub-bio: Masoc sono i froci che mandavano nelle camere a gas oppure è il
signor Saddam Hussein?
Il dubbio rimane. Escludo positivamente il signor Modiano di Trieste che invece il nesso ce l'ha con Sadoch
94 nelle sue cartine.
Che il rasoio di Occam sia di produzione vaticana non c'è dubbio: qui a Roma (Ossia nella lingua che il
popolo di Roma parla) Ra so' io.
E vediamo il nesso-Eco. Nel libro Il Nome della Rosa Guglielmo di Occam è Guglielmo da Baskerville, il protagonista, e quindi è il perso-naggio più importante. Il nome della Rosa adesso si ricava dall'ultimo
Diccionario de la Biblia, ed è Roma. Il libro è pieno di «definizioni» che fanno diventare reali (nell'intenzione
e nello psi di chi ha scritto il libro) una pila di stupidaggini.
In una intervista al Corriere della Sera (4.10.1990) U. Eco ha dichiarato: «Conta più il nome del professore
che il nome dell'Università,>. Il concetto non è più idiota di tanti altri, solo che è un dogma: è inevitabile per
un nominalista ridurre tutta la realtà ad un solo cervello, è il nominalismo della rosa. Chissà come fa il
povero U. Eco.
Occam (in una storia francese della filosofia del 1886) usa la Chimera per indicare un tipo di invenzione, che
chiama fictum (collegato a fittizio, come in Science Fiction).
Ci sono due tipi di fictum, secondo Pierre Janet (Histoi-re de la Philosophie, Paris 1886): un tipo di fictum è
il concetto che ci facciamo di una cosa reale, e un altro tipo di fictum è il concetto puramente inventato.
Quest'ultimo Janet lo chiama Chimera, e in Celanese le chimere sono le parole inventate. La Chimera stava
su una colonna in piazza San Marco, a Venezia, e adesso sta in un laboratorio dove la ripuliscono per essere
pronta a partire per un altro secolo.
La Chimera oggi è un leone alato con un serpe che gli esce dal dorso, all'inizio (primi dell'Ottocento?) il
serpe non c'era.
Il serpe è il perse/Parso, mentre il dorso, se è duro, è il cinese d'oro (Dorsoduro = surdo d'oro. Surdo in
spagnolo è mancino).
Nei vocabolari la Chimera cambia sempre. Prima che arrivasse nella nostra cultura il concetto di Parsi, che
sono stati inventati, ossia scoperti, dopo il Calepino, insieme agli Ashkenaziti (che sono gli ebrei polacchi,
ossia di San Paolo), la Chimera non aveva il serpe/perse sul dorso. Ma nella la Regia Parnassi, un
vocabolario italiano-latino che sembra molto antico (1699) ma non lo è, i Parsi c'erano già all'insaputa di
tutti. Stanno nello stesso titolo: Parnassi = 3 (= san) Parsi. Chi ha pratica di teologia o di filosofia si accorge
subito che, in una filosofia della vita in cui esistono solo i Concetti, non possono contemporaneamente
esistere le «Cose reali».
Nel mondo di Occam nulla può esistere fuori dalla mente, nemmeno per il comodo dell'eco di Occam. Nella
logica del Nominalismo non c'è nessun modo per distinguere i due tipi di fictum. Sono tutte chimere, e
l'AIDS di Ferdinando Aiuti è un fictum come l'AIDS di Porto Said e come l'Ades della mitologia greca. Nel
Nominalismo sono tutte Chimere. Tutti i nessi sono chimere.
Per noi, in questi articoli e nella vita, le chimere sono solamente le parole inventate, quelle che non hanno
riscontro nella natura. Le altre pa-role hanno riscontro nella terra: sono concrete.
Persino Platone...
Secondo Platone (dialogo Cratilo) che ha scritto tutto tra il 1899 e il 1906 (prima edizione integrale,
prodotta a Oxford) i nomi in sé sono di origine divina, ma poi è il legislatore umano che decide se questo
nome vada attaccato ad una cosa e quello ad un altra. Lo stesso concetto è espresso chiaramente in Dante,
dove si legge che questo lavoro di miglioramento continuo del linguaggio è «ovra inconsummabile» del
gigante Nembrotte/Nimrod
La semantica è ebrea
La scienza che studia Il significato delle parole si chiama semantica ed è stata inventata da M. Breal con il
suo Sag-gio di Semantica del 1897. E Breal l'inventore, ebreale è la zeppa massonica.
Tanto per provare la teoria di Platone, vediamo chi sono veramente i neoplatonici, filosofi importantissimi,
anche loro prodotti da Oxford. Per vedere cosa ha fatto il «legislatore umano,, con l'origine divina del nome
basta applicare la dottrina delle Lettere Disperse. Neoplatonici sono i napoleonici con la T, ossia: detto con
altre parole, gli altri prodotti di Napoleone (gli Stati) la T non ce l'hanno. Questa sarebbe produzione divina,
dicono i monatti di Oxford, ma nello stesso tempo in celanese informano gli altri massoni che non è vero e
che questa parola è solo opera del legislatore umano. Legislatore è latore della legge. E la tore, capito mi
hai?
Logògrifi
La parola NESSO indica il legame che esiste tra due o più parole. Il nesso può stare nel significato, e allora
tutti lo capiscono, oppure può essere nascosto in qualche sinonimo strano, oppure in un trucco enigmistico,
e allora diventa segreto. Per chi fa il giuoco dei vocabolari (e dell'AIDS) valgono solo i nessi che a loro
stanno bene, e dicono che questa autorità gli viene da Dio (v. Lettere Disperse).
Questo genere di trucchi li chiamano Logògrifi.
Se il nesso sta nel significato (per esempio tra la parola «significato» e la parola «segno» che in fondo
significano la stessa cosa) allora si può parlare di etimologia senza fare errori, e in questo caso l'etimologia
comune è la parola latina <(signum», ma molto spesso il nesso è fornito da omofonie, anagrammi e
sciarade, e in questo caso è meglio parlare di sciarade invece che di parole e lasciar perdere le etimologie.
Ai fini di questo giuoco le parole vengono considerate come sciarade, o parti di sciarada.
Infatti il più delle volte ciò che tiene unite due parole è un artificio enigmistico, e per di più questi artifici
enigmistici avvengono attraverso lingue diverse, i sette veli di Salomè.
Lapalissiano, viene da M. de Lapalice, a sua volta connesso a ipse (= la pa l'ipse) per omofonia. Un nesso è
lapalissiano quando «lo dice la parola stessa».
L'ottava lingua, che è l'ebraico, è l'ultima arrivata tra le Otto lingue, e compare poche volte tra i nessi. E
associata però alle più grosse jettature (tipo I'ATAC, l'azienda dei trasporti pubblici di Roma, che, invertita
significa la morte in ebraico, o Tikkun, che invertito si legge ((Nuke It», ossia bombarda l'Italia col nucleare).
Ogni parola trasporta un significato, ossia risveglia nella nostra testa un concetto. Il fatto che si vendono
vocabolari nuovi mostra che sono arrivati significati che non c'erano prima, e a un confronto tra i vocabolari
vecchi e quelli nuovi si scopre che, date le stesse paro-le, anche i significati cambiano. La produzione dei
vocabolari è appalto di pochi editori primo fra tutti l'equivoco Giunti di Firenze.
I filologi lavorano per il cambiamento della società e sono d'accordo con la politica dell'UNESCO di
unificazione della mente degli uomini.
I nessi artificiali tra parole esistevano anche prima dei vocabolari, prima cioè di metà Ottocento, quando i
primi vocabolari hanno cominciato ad apparire. Erano costituiti dai miti che le parole evocavano, che
venivano diffusi dai preti tra persone che non conoscevano necessariamente la scrittura. I nessi enigmistici,
quelli privi di valore morale, sono diventati comuni intorno al 1890 (fonte: il Manuale dell'Enigmofilo,
Reprint 1990, Cesco Ciapanna Editore).
Per l'antichità, prima dei vocabolari, il nesso è simboleggiato da un centauro, animale formato da un cavallo
per la parte motoria e dal torso di un uomo per la parte pensante.
Il centauro-tipo si chiama appunto Nesso, ed è il feticcio cui si attacca in partenza il concetto di nesso.
Dopo l'arrivo dei vocabolari e delle grammatiche delle sette nuove lingue (per le date vedi Filologia e
Lessicografia nella Treccani, togliendo la... crusca) il concetto di nesso cambiò, fu esteso oltre il significato
delle parole, e le parole diventarono sciarade o parti di sciarada, per cui il concetto che il centauro Nesso
personificava non andava più bene per i nuovi nessi.
Nel frattempo era nata l'Inghilterra/Gran Bretagna,. insieme alla Scozia, al Galles e all'irlanda, ed era anche
nato un nesso con l'Estremo Oriente, più tardi simboleggiato dalla figura di Marco Polo, il cui libro Il Milione
risale al 1920 circa. Per il nuo-vo concetto di nesso si lasciò invariata la parola nella lingua italiana ma entrò
una parola nuova, cinese, nella lingua francese: lien.
Il totem di questo modo di dire «nesso> è rappresentato dalle LIANE, e al posto del centauro Nesso è
venuto il drago/mostro di Loch Ness in Scozia che è familiarmente chiamato Nessie, e pronunciato suona
«nessi».
Lien significa anche «manette» in francese, ed è quindi un significato più forte rispetto al nostro «nesso».
L'applicazione più diffusa nel mondo degli jettatori è il lien.shan, nesso di due montagne, che si disegna
come due psi greci uno sull'altro, e che gli abitanti di Honc Kong e di Singapore associano alla parola latina
EXIT perché è usato per indicare l'uscita dai luoghi pubblici. EXIT contiene una jettatura contro l'Italia.
L'editore di Stato in Cina usa lo stesso simbolo lien-shan nei suoi libri per stranieri.
Fuori strada: il nonnesso.
Teseo, dopo aver ucciso il Minotauro riesce a uscire dal Labirinto servendosi di un filo che Arianna gli aveva
fornito. E una parabola di ciò che occorre fare? No, è una falsa pista, infatti il luogo è Naxos e non Nexos,
Arianna non è Marianna (la Francia), e Teseo non è un uomo dell'Est ma è l'anagramma di Oeste,
l'Occidente.
Etimologia o entomologia?
La mitologia ha preceduto gli anagrammi.
Dalle tracce nelle chiese e nella poca letteratura oggi si-cura, relativa al periodo precedente, prima che
esistesse il rigore attuale di gramma-tiche e alfabeti, necessario per le (parole) Crociate e per gli
anagrammi, i preti il giuo-co lo facevano con le etimologie, e la nostra cultura è fondata tutta su queste
tracce. La parola etimologia è l'anagramma di è mitologia, e la cultura vera sta tutta nei torni primiero e
secondo della sciarada, ossia nel mito (‘» torni in Celanese). Dai torni nasce... l'entomologia che si-gnifica: il
discorso (degli in-setti) sta nei torni. Ma naturalmente gli zingarelli inven-tano altre etimologie. Gli insetti li
troviamo all'origine della Settimana Enigmistica ( Setth: in Set T).
Per noi italiani è abbastanza facile capire queste cose anche senza conoscere il Celanese (che richiede
un'infarinata delle sette lingue) perché ai lati, letti all'inverso, c'è la nostra lingua, Italia. E i Lati sono tutto:
sono la T.
Un antico simbolo della Pantomima è la Tragedia, il cui etimo Celanese (anagramma di è mito, d'accordo) ci
interessa in prima persona per-ché è la tragedia del tragos, il caprone. La tragedia piace al dio dei Celanesi
(anagramma: Dei grata) e riguarda l'animale cornuto in generale (nei diccionari post-87).
((Gli altri» nella Pantomi-ma è una categoria che cambia sempre, e che per un po' ha compreso anche me
che scrivo e che sono un gentile per la B. italiana, un sel-vaggio (heathen) per quella inglese.
Per sapere chi sono gli altri basta considerarli nel loro totale. Nell'anagramma celato, tanto per cominciare,
siamo tutti Sotto processo (anagramma: altri = trial, «processo» in inglese) e non lo sappiamo.
Da Ra a Torà
A pensarci bene sembra che Ra, come divinità di comodo, aspetta da sempre. Infatti è dio dai primi del
secolo in parole che dopo vent'an-ni sarebbero diventate importantissime (Ra - dio - attività, Ra - dio fonia).
Un problema serio di prima-dopo nasce proprio dalla radioattività, una caratteristi-ca che non è in alcun
modo influenzabile dall'uomo, con nessun mezzo. La causa della radioattività sta fuori dalla portata dei
nostri sensi, esattamente come noi immaginia-mo Dio, che c'è ma sta fuori dalla portata dei nostri sensi.
Questo è il motivo per cui i teologi prendono in giro San Tommaso (tomao = ubriaco). Secondo i teologi non
sono i cinque sensi che possono darci la conoscenza di Dio, e infatti più spalanchiamo gli occhi per vedere,
più gli occhi sono.., sbarrati. Così i nostri mezzi scientifici non pos-sono in alcun modo influenzare la causa o
il tempo della radioattività, che pure è un fenomeno misurabile.
Secondo il DEI di Giunti e Barbera la parola radioattività risale a Becquerel (1896) che l'avrebbe coniata due
anni prima che il radio venisse isolato.
Il problema che si pone è questo: che cosa oppure chi ha ispirato il nome radioattività prima ancora che il
fenomeno fosse conosciuto? In-fatti pochi nomi sono appropriati come questo per definire i limiti dei sensi
dell'uomo, che è assolutamente impotente davanti alla radioattività, come davanti al suo anagramma:
l'attività del dio Ra. Dio Ra, che è in mostra a Spello in un presepio a pagamento da circo equestre, sembra
l'ultimo espediente del Vaticano, ma e c'è qualcosa di familiare intorno a questo nome che esula dal
controllo dei preti.
Nel mondo delle sciarade lo troviamo alla radice di ogni cosa, perché ogni radice... Ra dice,
Nel mondo dell'immagine Ra precede la fotografia, e il nesso sono gli stregoni: è il Diorama con cui
Daguerre si guadagnava il pane prima di dedicarsi all'immagine chi­mica. «Dio Rama», e <‘dai Gueri» sono i
significati certi. Rama è una parola chimera che nasce dall'unione di Ra con la Magia. Nella lingua dei
romani Ra è una lama: Ra so io.
Mantova
Mantova probabilmente sta per méntova, fa menzione di. E il feticcio della risonanza, e difatti da Mantova
parte Virgilio, autore della storia di Uno, della storia del Buco e di quella di Giorgio... (Eneide, Bucoliche e
Georgi-che) e sapiente accompagnatore di Dante.
La Babele
L'idea di usare le sciarade per fabbricarci una intera lingua (il Celanese) che si manifesta luogo per luogo
con un linguaggio locale (la Babele della Torre), ma che per gli enigmisti è uguale dovunque, è
simboleggiata dal concetto che tutte le lingue derivano da un linguaggio comune, gli «ideoglifici» cinesi
d'Egitto, arrivati ai primi di questo secolo via Geniza del Cairo (= generati da Ei Musr, il nome cino-arabo del
Cairo, ossia gli stregoni sconfitti di Mossul).
Gli ideoglifici sono una invenzione attuale, e arrivano sempre nei papiri mentre i manoscritti greci
arrivavano sempre su pergamene (nesso-feticcio: la città di Pergamo).
Suda America? Sudan...
Per la Pantomima il nome dell'abitante del Sud America è appropriato alla funzio-ne politica: l'America
latina è suda America mentre il peon è una parola maschile, e la donna sudamericana, che suda e lavora
come un uomo, non ha diritto a un nome. La parola «peona» non esiste in Sud America perché non c'è negli
scacchi.
La scacchiera come simbo-lo della Pantomima era visi-bile a tutti in Castel Sant'An-gelo, a Roma, nel mese
di aprile 1990.
Anche nella enorme zona tra l'Egitto e l'Africa Centra-le sudano dal gran caldo, e il nome del luogo non
mostra simpatia: Sudan.
La Pantomima fa leva sul pubblico
Una volta avviata la pantomi-ma provvederà l'effetto hoccapito a far procedere le cose da sole, qui sta il
segreto della leva, grazie alla quale con poco movimento a una estremità si produce un grandissimo effetto
dall'altra. La leva dei Celanesi è questa, a sollevare i pesi ci pensa Sisifo (Si, sì fò, è sarcasmo) che è la
soluzione nascosta dentro la parabola di Isacco Newton (‘= new town).
Isacco Città Nuova risolse il problema della gravitazione spiegandola come mancanza di levitazione (la luna
ce l'ha, la mela no) ma questo è un imbroglio per Stronzi Bestiali. In realtà la levitazione è uno specchietto
per nascondere l'effettoleva delle calunnie/colonne.
La Pantomima da questa parte del mondo è Venezia in generale (avvenire, avvenenza) e il teatro La Fenice
(= c'è la fine) in particolare, dedicato alla Societas 1792.
Quando la Thatcher viene presentata al mondo sull'Economist come rappresen-tante di Society, Inc. gli
jettatori capiscono che è dei loro.
Le pantomime (ossia le recite organizzate da una Regia nascosta, dove l'attore sei tu, opportunamente
ammaestrato dalla Tv) sono importantissime, in Giappone sono il teatro del No, mentre in Europa sono
simboleggiate nell'albero laico dalla battaglia di Lepanto, e nell'albero della Bib-bia, dalle epistole ai Corinzi.
La città di Corinto, che sta nella baia di Lepanto, è il nesso feticcio tra la Bibbia e la funzione che Venezia ha
avuto dopo la perdita dell'indipendenza; questo nesso è sempre esistito, adesso è stato messo in corto
circuito. Alcune tra le pantomime pilotate (e firmate in codice) della realtà sono il Sessantotto, la
convergenza delle parallele auspicata da Moro, la fine dei Kennedy (irlandesi e cattolici) sistemata in diretta
da-vanti ai reporters da Giacobbe Rubinstein (Jack Rubv). Kennedy a sua volta era stato sistemato anche lui
in diretta.
La verità dei giornali è che Kennedy è stato ucciso con un fucile italiano, il Carcano, che cancro ha.
In letteratura è stato il fenomeno Castaneda/don Juan, che è servito per ridicolizzare in blocco tutta la
cultura messicana fingendo personaggi e situazioni mai esistite.
Due libri firmati dal figlio di Cecil B. De Mille recano la documentazione che il fenomeno Castaneda è tutto
falso, ma basta una intervista in televisione nell'ora delle massaie per evocare la verità che si vuole.
Ancora pochi anni fa Fellini cercava invano Castaneda e don Juan per farci un film sopra. I film di Fellini
sono pieni di iettature anti italiane (i Vitellonj sono i futuri buoi, Cabina è un incrocio tra Ibenia e Cabala, 8
1/2 si-gnifica che abbiamo sballato nel giuoco dell'Otto...) ma l'individuo è talmente arrogante da non
ammettere di essere manipolato. Anche per Fellini il vero Messico sta nei libri di Castaneda. E rimasto
vitellone.
Il Teatro dell'opera italiano è stato il massimo evocatore di verità di comodo, dalla Boheme (che
nascondeva gli jettatori di piccolo cabo-taggio, gli zingari), all'Aida. C'è anche una «opera» dedicata al fatto
che l'Apocalisse che ci è destinata nasce ad Arles: l'Arlesiana. Carmen è , anagramma di «mercan» e
Arlesiana è israelana.
Tutto Goldoni è stato fabbricato apposta.
Nesso: importunante = 69
Partiamo dal dato, trovato nel commento di Legge all'I King in lingua inglese, che nell'ideogramma cinese
magia i due tratti di penna tra i quali le due persone danzano sono il cielo e la terra, e hanno valore 9 e 6.
Non abbiamo trovato alcuna spiegazione del perché abbiano questi valori numerici e non altri. Il commento
inglese dice che, ai fini della comprensione, si tratta di un argomento «unimportant». Que-sta parola è
costruita come anagramma della parola italiana importunante ed èquindi un celatissimo nesso con l'Italia.
Quando leggono «unimportant» se vogliono capiscono che sotto c'è Giunti e Barbera. ‘Terra' e ‘cielo'
nell'ideogramma invertito si scrivono 69. Questa cifra, do-po la diffusione enorme delle nuove definizioni di
sesso, indica a tutti, anche ai più casti e distratti, un'attività sessuale, e nella lingua italiana c'è un'allusione
nel nome (sessan...) che è utile per eventuali sciarade.
Nesso sesso-cancro:
Y&Y
Alla luce di ciò che abbiamo scoperto, non è un caso che il periodo di rottura con le antiche definizioni di
sesso è chiamato il Sessantotto... Anche il sesso è un flesso, che i nostri vecchi consideravano molto privato,
e il sessantanove, numero che segue naturalmente il sessantotto, lo consi-deravano roba maniacale.
Il sessantanove è peggio che maniacale: è il risonante del Cancro nei paesi anglosassoni, e lo Yin e Yang
sonocamuffamenti oltre che risonanti a loro volta di questa realtà.
Nesso cancro sesso 69 via sessantotto
La frigidità femminile nel dopoguerra non era considerata una disgrazia delle madri di famiglia, era una
cosa molto molto privata, ma era considerata una malattia nella «buona società» e nei quotidiani di Roma
appariva regolarmente in un angolino la pubblicità del dottor Peneeff Yanco che si occupava per mestiere di
queste porcherie. Adesso si capisce che non era un medico ma una sciarada (pene e fianco), anzi un
programma. Adesso emergono i motivi per i quali ci hanno sommerso con tanta propaganda per il sesso
«diverso», al punto che Playboy (Hefner) e Penthouse (Guccione) insieme vendevano quasi 10 milioni di
copie.
Nesso zodiaco, cancro e 92
La cifra 69, che ripete lo Yin e Yang, in Inghilterra è la sigla del segno zodiacale «cancro». Ossia, quando gli
inglesi leggono «cancer», cancro, nell'oroscopo, non pensano a un granchio come noi, ma pensano al sesso
op-pure allo Yin e Yang, associa-ti naturalmente a quello che oggi è il male del secolo.
La conoscenza del cancro è uno dei segreti di mestiere degli astrologi satanisti. Quando Armand Hammer
perse la causa con il governo federa-le americano, e fu dichiarato responsabile dell'inquinamento del
famoso Love Canal, dove passa l'acqua che alimenta le cascate del Nia-gara, il «New York Semit» annunciò
che il vecchio feticcio aveva contemporanea-mente lanciato una colletta per raccogliere un miliardo di
dollari l'anno, da destinare alla ricerca sui cancro. Nel loro linguaggio ciò equivale a potenziare, per un
miliardo di dollari l'anno, i risonanti del cancro. Hammer (= martello) rappresenta lo psi del Grande Oriente,
e infatti la sua ditta si chiama Occidental, da cui dipendono l'Eni e la Montedison.
ANIC, la ditta del gruppo ENI che produceva tra l'altro la famosa margarina Gradi-na ((tutta vegetale», è
CINA invertita.
Il cancro è un difetto della forma del corpo.
Nesso cancro-Treccani
Un'altro nesso orrendo nasce nella Treccani dall'asso-ciazione tra il Cancro, la ci-fra 69, e la società dei
satanisti, che si identificano nella cifra 92. E la voce Cancro-malattia nella Treccani, che sta a pagina 692.
Questo significa che il cancro malattia è sottoposto al controllo dei satanisti, e che lo stesso nome Treccani
ne è il risonante. Non è la solita jettatura celata ne nome, tipo «maL a tia!». E qualcosa di molto peggio: è
un programma di creazione per via di conoscenza, per mezzo della lingua italiana, più o meno co-me
avrebbe dovuto essere l'AIDS tramite le varie lingue, specie quella inglese.
Nesso Cina cigno drago nel libro di I
Il Cigno. Wilheln-ì, il traduttore tedesco dell'I King destinato a Germania e Italia parla con rispetto nella
pre­fazione del «venerato maestro Lau Nai Swann”.
Il Drago. Lau Nai è il dra-go (LON) e Swann è SWN, che si incontra nella Bibbia come nome di Dio (dal 1987,
data del Dicc. Bib.). LON il Drago sta anche sul Campidoglio, sotto forma di un drago scolpito a ricordo della
battaglia di Lepanto. Quelli di Lepanto sono i Corjnzi, cui San Paolo ha dedicato tanta energia. Lepanto non
è il simbolo di un luogo, ma delle pantomime, che sono l'attività del «drago». Il drago cinese è la metafora
di un gruppo di persone coordinate che lavora per simulare (= crea-re con le parole e con i segni) una
situazione. In Cina, nel loro capodanno, le strade sono piene di «draghi» che dan-zano davanti ai negozi per
invocare la buona fortuna.
A Venezia l'attività di questo drago-gruppo ha un indirizzo di origine, il teatro della Fenice, dedicato alla
Societas 1792.
Lau Nai è scrittura francese di suono italiano: LON ~. Nel pavimento del duomo di Siena il drago è chiamato
Pi­storius, che nel Calepino significa “molinaro, panificatore, colui che fa la massa», MS.
***
Nei nomi c'è il ruolo
Il Celanese solo apparentemente serve degli interessi economici, in realtà serve a nascondere una
conoscenza della realtà diversa da quella che viene diffusa in giro.
Tra i fenomeni che il Celanese nasconde con più impe-gno c'è la inspiegabile coincidenza dei nomi di
persona con le situazioni. La lista dei nomi su misura è lunghissima, in Italia e all'estero, e comprende
personaggi come «Fernando AIDS» e il presi-dente dell'Unione Sovietica Yeltzin, che si pronuncia come Y EL
CIN, ossia «c'è anche il Cinese», oppure «l'Y ècinese». Con la dottrina delle Lettere Sparse nei nomi si
scopre un mondo incredibilmente significativo. Nei nomi delle persone c'è nascosto il carattere e, spesso, il
destino.
Altra conoscenza celata è l'intervento di «forze ignote» negli eventi. L'Ignoto, come forza che interviene
nelle vi-cende umane, esiste nella realtà col nome di Provvidenza, ed esiste nel mondo dei simboli come
prodotto della Treccani (v. SANTA ALLEANZA). Que-sta conoscenza è monopolio delle «alte sfere» ed è
celata al pubblico con gli argomenti di Piero Angela e della filosofia scolastica: se la cau-sa di un fenomeno
non è misurabile non bisogna prenderla in considerazione. L'obbligo di tener celata questa conoscenza è
contenuto nella frase «Non è scientifico» che è ritenuta sufficiente per tagliare senza ulteriori spiegazioni
ogni argomento che contraddice i sensi.
Fuori dalla scienza hanno creato il personaggio di San Tommaso il quale non crede finché non tocca con
mano. Ma San Tommaso in Celane-se è oggetto di scherno: TOMAO è il nesso tra UBRIACO (TOMADO, in
spagnolo) e San Tommaso. Il significato è che toccando non si percepisce la verità, ossia la verità esce dalla
sfera del misurabile, esce dalla sfera dei cinque sensi. San Tommaso d'Aquino invece contrappone la Forma
alla Sostanza, e la gente che fa la Comunione (= nesso cattolico tra l'uomo e Dio) crede di non capire niente
perché gli si dice che l'Ostia è davvero la carne, ossia la sostanza, di Gesù, ma il senso del gusto dice che è
solo un'ostia. Anche San Tommaso è un'imbroglio (infatti la Zeppa Logica nasconde che DE AQUI NO ES.
non è di qua) e l'imbroglio sta nel limitare la conoscenza del mondo a Forma e Sostanza. In realtà il mondo
può apparire completamente diverso se lo si os-serva con i sensi di altri esseri viventi, come ad esempio
con i sensi della formica, che non vede la forma. Potete provare voi ogni volta che vedete una formica:
avvicinate piano piano la scarpa per schiacciarla, e lei non si accorge di nulla: non vede il piede, non ha il
senso della vista.
Le antinominaliste
La formica è il simbolo dei limiti che i nostri sensi hanno, e infatti in inglese le hanno dato il nome ANT, che
è la pronuncia francese di ANTE, l'altro ramo della forca logica in cui mettiamo noi stessi. Ma il nome più
espressivo è il nome italiano: la formica la forma non la vede mica.
Come comunicano le formiche? Il problema si pone perché le formiche non hanno i sensi che noi
conosciamo, e si comportano in modo così sorprendentemente coordinato che lasciano supporre un
contatto continuo anche quando non vediamo, non sentiamo e non riusciamo a registrare nessun contatto
tra una formica e l'altra, a parte quella vibratina di antenne che si scambiano quando si incontrano.
Nei testi di zoologia si tro-vano elenchi di sostanze chimiche che le formiche producono, i feromoni, che
negli uomini stimolano il senso dell'odorato. Le formiche sono così sensibili ai feromoni che, secondo
l'ultimo testo importante uscito in America, «Un rnilligrammo di so-stanza tracciante prodotto dalla formica
Atta texana (che taglia le foglie e le porta al nido per allevare funghi) se distribuito con razionalità, è
sufficiente per creare una traccia lunga come tre giri del mondo'>.
Il misterioso mondo della formica (che non vede le forme che vediamo noi) ha indotto i primi zoologi a
registrare questa caratteristica nel nome. La formica simboleggia la vacuità delle forme cui diamo tanta
importanza. Se la forma non la vede mica, allora è un ottimo feticcio per l'antitesi dell'uomo. Da ANTE,
viene ANT, il nome in inglese della formica.
Nesso AIDS - epatite
L'AIDS, esaminato con la tecnica delle Lettere Sparse, non e più un enigma perché ha la Zeppa Logica nel
nome, anzi nei nomi.
Ecco un paio di soluzioni.
1) Partiamo da queste affermazioni ufficiali, che sono state emesse dalle massime autorità:
«L'AIDS segue le vaccinazioni di massa» (The Times, 11.5.88)
“Bisogna vaccinare tutti i bambini contro l'epatite virale» (l'ONU)
«L'epatite virale è una malattia del fegato, e il nome viene dal nome greco di fegato: epa» (i vocabolari).
Fin qui sono tutti d'accordo. Poi le informazioni divergono nelle fonti autorevoli, e divergono dalla realtà, e
quindi sui giornali non si sa più che strada seguire. Per esempio il rischio di contagio era massimo tra il 1985
quando hanno cominciato il battage e l'88, mentre poi — una volta creato un enorme apparato poliziesco
di epidemiologi» di Stato — il rischio di contagio ha smesso di esistere per le classi elevate (i lettori del New
York Times) mentre restava gravissimo per le classi inferiori. Bianchi e Cobianchi.
Resta famosa questa affermazione in un articolo di prima pagina del New York Times: «se si va a far l'amore
con qualcuno che abita a venti chilometri di distanza c'è lo stesso rischio statistico di prendere l'AIDS che di
morire in un incidente stradale,>. L'articolo, insieme ai dati che risultano dall'unica statistica importante
mai fatta, era dedicato al contagio dell'AIDS, e la gente badava al titolo (((c'è contagio») e non
all'informazione (((nessun contagio
L'AIDS è chiaramente un indovinello, e infatti l'autorevole virologo Duesberg, svizzero-americano, ha detto
e ripetuto che “siamo tutti contagiati a partire dal 1981 » che è la data ufficiale di nascita dell'epidemia. Ma
Duesberg in celanese si legge:
due monti, che in cinese è il Lien Shan, una iettatura internazionale che parte dalla Cina. E poi il CDC di
Atlanta, Georgia, l'ente che ha origina-to la primissima definizione di AIDS e da cui sono usciti i massimi
esperti mondiali, contiene la iettatura ((dieci» nella sigla: dieci è ((D e C» in perfetta lingua d'Arno, capi-to
mi hai? CDC è la jettatura in entrambi i versi, come quando scrivono 292 o 272,
L'AIDS, probabilmente è causato da una sostanza che ti fanno arrivare nel sangue col drago vaccino o col
drago droga ed è un ottimo motivo perché i giovani evitino assolutamente l'eroina. I nessi dell'eroina sono:
E IRANO e Y E ARNO. Feticcio offensivo è Airone. L'AIDS è una jettatura organizzata da professionisti e va
esorcizzato col buon umore. Ecco una strada:
Come mai gli jettatori insistono tanto per vaccinare i bambini contro l'epatite virale e non contro un'altra
qualsiasi malattia? Perché così vuole lo stesso nome «epatite», ossia per stregoneria. Vediamo.
L'epatlte universale che richiede la vaccinazione universale dei bambini in realtà è la... jettaturite.
Un giochino di parole, lettere sparse nei vocabolari, analogo a quello che trasforma i bambini in pampini, se
passano per la lingua tedesca.
Colpito dal sarcasmo il popolo degli iettatori reagisce male.
Sono preparati da anni all'accusa di essere come gli scarafaggi: ha provveduto da anni Franz Kafka. Ma
all'ironia garbata e documentata di un edomita non sono assolutamente preparati. L'autorevole Corriere
della Sera, il cui direttore ha un nome da jettatore manifesto, in questi giorni appare in difficoltà e ha
pubblicato un articolo per spiegare che la jettatura col-pisce anche chi non ci crede, anche chi non se ne
rende conto (5.10.90) che è come dire: per favore non ci fate fare brutta figura. Forse si preparano a
vendere reste di aglio da appendere in casa e in ufficio contro l'epatite/malocchio, più probabilmente non
sanno più che pesci pigliare. Ma non basta tagliarsi la barba-media per diventare normali.
Ugo, scritto in francese Hugo, alle orecchie anglosassoni suona You go!
Stesso significato di Go KO, Go Ring (Gringo), Goyim (Go him), Fias KO, Va ti, Vasco... eccetera. La
fantascienza (premio Hugo) e la fanta-storia (Victor Hugo) sono connessi a questa jettatura, insieme al
Corriere della Sera (Ugo Stille). Feticcio di Go! e del suo opposto Be!= Che tu sia...) è il deserto del Gobi, ma
solo sulle mappe. Be! sta anche nell'epatite: B Hepatitis! Sia l'epatite...
L'AIDS come «Via Crucis». Abbiamo già visto che per ogni concetto importante che gli jettatori dei
vocabolari anno generato, esiste da qualche parte almeno un feticcio reale, un totem tangibile, a partire dal
totem che li sim- boleggia tutti: Abu Simbel ( san Simbolo oppure Zimbello, a piacere). Il totem dell'AIDS
aspetta da più di un secolo (come l'Aida) e sta sulla strada tra l'India e il Mediterraneo, ambientato in Egitto
come 1'Aida e come Abu Simbel.
Mettiamoci per un attimo nello psi, ossia nel punto di osservazione, degli jettatori e sediamoci davanti ad
una carta geografica. Partiamo da Bombay, anzi da Sanjan, lì vicino, che nel mondo dei nominalisti equivale
a St. John, a San Yuan Kung, ed a San Giovanni perché in qualche lingua suonano uguale. Attraversiamo
l'oceano In- diano e navighiamo verso l'Europa che è la nostra meta. Attraversiamo il mar Rosso, arriviamo
a Porto Said ed entriamo nel canale. Alla fine del canale arriviamo a Suez, e... il gioco è fatto.
Decifrazione: San Giovanni Battista è il primo di tutti i santi (ha battezzato, e cioè le-gittimato Gesù) ed è
raffigura-to coperto di una pelliccia, come i primitivi. Oceano è «o shan», il monte in cinese. Rosso è il
colore del peccato (Isaia) e nel linguaggio di Jsaia rosso si diceva Edom nel 1938, si dice Adom oggi, e infatti
è di moda (= adom) quest'anno.
Con la stessa logica da preti pervertiti Said è l'AIDS, e Suez è Zeus. Il nominalismo serve proprio per questi
scherzi, che vengono preparati con anticipo sufficiente da ditte come l'istituto De Agostini che non mettono
nelle mappe i nomi propri dei luoghi, ma i nomi suggeriti dalla diplomazia.
Nel caso dell'AIDS, tutta la pantomima è stata prestabilita un secolo fa, con la musica di Verdi (= ver dY,
applicata al libretto della «c'è l'Este» Aida, con il nome di Porto Said applicato al passaggio obbliga-to, il
nome di Ros'Roma applicato al mar Rosso, .ed il nome di Sadi Carnot (~ .AIDS è il nome dell'Arno in TK)
scelto in modo da suonare come «sadica Renault».
Per chi conosce due parole di arabo, alla jettatura'AIDS contribuisce il normale saluto tra amici. Per dire ciò
gli arabi dicono «saida!>.
Per i cinesi l'AIDS è peggio della legge che proibisce le parentele. Ai dz significa «generato dall'amore».
- fotografare novembre 1990
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