45° Incontro nazionale di studi Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani CATTOLICI PER IL BENE COMUNE Dall’irrilevanza al nuovo protagonismo Orvieto 14-15 settembre 2012 “La verità non l’idolatria del potere” Sabato 15 settembre 2012 Inno Lodate tutti il mio Signore per l’unità dell’intero creato: in ogni essere splende il suo Verbo, e lo rivelano tutte le forme. La luce all’alba l’annuncio in silenzio: è suo paese il nostro pianeta, e tutti i volti degli uomini insieme uniti fanno il suo unico volto. Lodate il mio Signore, lodatelo, perché le cose sue tutte son buone, perché ci ha dato gli occhi del cuore a contemplare amore e bellezza. Amen. (David Maria Turoldo) Dal Vangelo secondo Giovanni (19,8-12) All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: "Di dove sei tu?". Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?". Gli rispose Gesù: "Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande". Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: "Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare". “La novità è affidata alle viscere della necessità. Che sui passaggi intermedi della sua nascita ci sia il buio non far meraviglia. Come scrisse Ernst Bloch, «ai piedi del faro, non c’è luce»” . (Ernesto Balducci, La Terra del tramonto) Lo spirito umano-divino del servizio politico «Il diario di un uomo che vive una pubblica responsabilità, partecipa al potere. È facile l’esaltazione, quasi logica: la vita di costoro che vivono con me, come me, dipende da me … è eccessivo; dipende – anche – da me, in particolare da me. Si provano le vertigini; ho il terrore di sbagliare, di recar danno, di turbarne il diritto alla quiete. Ma costoro che cosa centrano con la mia vita? Ma è possibile che io debba rispondere a qualcuno? C’è qualcuno sopra di me? E chi è? Perché proprio a me si chiede di pensare agli altri? Quanta fatica si fa – è un po’ il comune sentire – ad accostare alla responsabilità del politico, di colui che vuole o che deve in qualche modo pensare e operare per la collettività un pensare spirituale, una elevazione della mente, del cuore a Dio, un immergersi in preghiera. Che se il fatto è pubblico, diventa difficile liberarlo da interesse politico, ma se è riservato, al solo intravederne un spiraglio … meraviglia, incredulità, stranezza. È proprio così impossibile, così stridente, contrastante con la vita politica, meditare, pregare, pensare a Dio o anche chiedersi, con ripetuta insistenza: ma tu ci sei e ti interessi dell’uomo? Mi è stata chiesta qualche parola di commento sulla possibile coesistenza di vita politica e vita cristiana, tra quella intensità affannosa di molteplici impegni e il costante sentire e vivere da cristiano. Tra l’essere assorbiti, risucchiati da responsabilità pubbliche gravi e l’interiore raccoglimento con Dio. Si arriva a una domanda, certo, non nuova: può coesistere la vita attiva con quella contemplativa? Non si tratta soltanto della persona pubblica che prega o va alla messa la domenica. È una realtà assai più profonda e permanente. La vita pubblica, chiama naturalmente a servire la comunità. Servire non ha aggettivi, chiede solo umiltà, perseveranza, accettare di sbagliare , riconoscerlo. La vita pubblica chiede di pensare agli altri, di provvedere per gli altri, chiede di uscire dall’io; spinge ma un impegno che non ha diritto al grazie di nessuno. Al termine: ho fatto il mio dovere davanti alla mia coscienza. La vita pubblica invita dunque a un sì di amore, al dono di sé. E da ultimo sa unire quasi armonicamente gli osanna e i crocifigge; anche chi era amico, ora mi è contro … la solitudine. Uno domanda: per chi l’hai fatto, per te? Ora raccogli! L’hai fatto come dovere, e basta? Questa non è aridità? Ti ha mosso la coscienza, il cuore, l’amore? Hai incontrato Dio. (Oscar Luigi Scalfaro, Tracce di cammino, 2011) Il sogno di Isaia e l’annuncio di Cristo Tu, che io non conosco ma a cui appartengo. Tu, che non comprendo, ma da cui ricevo il mio destino abbi pietà di noi, così che davanti a Te nell'amore e nella fede, nella giustizia e nell'umiltà, possiamo seguirti con abnegazione e coraggio e incontrarTi nel silenzio. Non so chi - o che cosa - ha posto la domanda, non ricordo neppure quando ho risposto, ma ad un certo punto ho risposto sì a Qualcuno e da quell'ora ho avuto la certezza che l'esistenza ha un senso e che perciò la mia vita nell'abbandono di sé ha uno scopo. Da quel momento ho saputo che cosa vuol dire non guardare indietro e non essere con ansietà solleciti per il domani. (Dag Hammarskjold, Segretario Generale ONU 1953 – 1961; Premio Nobel per la Pace 1961) a cura della Funzione Vita Cristiana Via G. Marcora, 18/20 - 00153 Roma Tel. 06.5840207 E-mail [email protected]