APOSTOLATO UNIVERSALE - Continuità e sviluppo
Rivista semestrale dell’Istituto S. Vincenzo Pallotti - Roma
Anno XIII - n. 26/2011, pp. 8-13.
STORIA
VINCENZO PALLOTTI
ED I MECHITARISTI
Jan Kupka SAC
Istituto S. Vincenzo Pallotti di Roma
Roma, 24 giugno 2011
1. INTRODUZIONE
Nel 2009 ho partecipato ad un viaggio in Armenia organizzato dal Centro dei Pellegrinaggi
Pallottini di Varsavia. Un giorno abbiamo celebrato la S. Messa nella cappella del nuovo monastero
alla periferia della capitale Erevan. All’entrata del monastero, sulle scale che conducono alla cappella,
ho scattato la fotografia al busto di un monaco con la barba di cui non sapevo il nome. Poi ho saputo
che si trattava del fondatore dei Mechitaristi, l’Armeno Mechitar da Sebaste. Nella sagrestia ci
aspettava un padre che ha salutato tutti in italiano, dicendo che per tanti anni era stato maestro dei
novizi nel monastero del suo ordine sull’Isola di S. Lazzaro a Venezia. Mi sono ricordato in quel
momento che nell’Istituto S. Vincenzo Pallotti di Roma si trovano le notizie sui rapporti del Pallotti
con i monaci sull’Isola di S. Lazzaro (Venezia). Non ero consapevole allora che si trattasse
dell’Ordine dei Mechitaristi, dell’Ordine degli Armeni che vive secondo la regola di san Benedetto,
conservando il rito armeno nella liturgia. Le ricerche hanno superato le mie aspettative. Ed ecco, in
questo contributo, il risultato della ricerca sulle relazioni di Vincenzo Pallotti (1795-1850), il
fondatore dell’Unione dell’Apostolato Cattolico (1835), con l’Ordine maschile dei Mechitaristi.
2. LA CONGREGAZIONE DEI MECHITARISTI
Nell’Annuario Pontificio del 2009 troviamo tra gli ordini maschili la Congregazione dei
Mechitaristi (Ordo Mechitaristarum, Monachorum Armenorum sub Regula S. Benedicti: C.A.M).
L’Annuario riferisce che la Congregazione dei Mechitaristi è nata nel 1701 e nel 1717 si è trasferita
a Venezia. Nel 1773 si è costituito il ramo di Vienna che nel 2000 si è riunito alla Congregazione di
Venezia. Lo scopo principale dei Mechitaristi sono la promozione della comunione ecclesiale degli
Armeni con la Chiesa cattolica, la cura della vita religiosa e culturale delle comunità armene tramite
la stampa, l’educazione dei giovani ed il lavoro pastorale. La casa madre si trova a Venezia, sull’Isola
di S. Lazzaro (Abate Generale – Isola di S. Lazzaro, 30126 Venezia-Lido, Italia)1.
Le brevi informazioni sull’Ordine dei Mechitaristi inserite nell’Annuario Pontificio si possono
approfondire attingendo notizie dalle altre fonti storiche. Lo storico Gaetano Moroni2 riferisce che
1
Cfr. Congregazione Mechitarista, in Annuario Pontificio per l’anno 2009, Libreria Editrice Vaticana, Città
del Vaticano 2009, p. 1508.
2
Cfr. Gaetano Moroni, Mechitaristi, Congregazione monastica di Benedettini Antoniani Armeni, in Dizionario
di erudizione storico-ecclesiastica, vol. 44, dalla Tipografia Emiliana, in Venezia 1847, pp. 53-65; cfr. anche, Cav.
Visconti, L’Isola di S. Lazzaro in Venezia, in “L’Album”, giornale letterario e di belle arti, anno III, n. 29 (24
settembre 1836), Tipografia delle Belle Arti, Roma 1836, pp. 225-226 (notizie conferite dal Padre Cherubino Aznavor,
-1-
l’Ordine dei Mechitaristi è stato fondato l’8 settembre 1701 a Costantinopoli dall’Armeno Pietro
Manuk che nacque nella nobile famiglia armena il 17 febbraio 1676 a Sebaste (oggi Sivas). Il nome
“Mechitar” (nella lingua armena Mkhitar – “il Consolatore”) era il nome da religioso che ha assunto
scegliendo la vita da monaco. Durante la sua giovinezza egli incontrò i missionari della Chiesa
cattolica e, seguendo i loro suggerimenti, decise di divulgare tra gli Armeni la religione cristiana.
All’età di venti anni ricevette l’ordinazione sacerdotale e cominciò a riunire attorno a sé dei discepoli.
La Congregazione da lui fondata si è posta come fine principale l’educazione cristiana degli Armeni.
Mechitar lasciò in breve l’impero ottomano e fondò un altro monastero a Modone (oggi Methoni)
nella città veneziana nel Peloponneso, scegliendo come modo di vita la regola di san Benedetto. La
costituzione fu approvata dal papa Clemente XI nel 1711 e Mechitar fu nominato abate di una
comunità benedettina.
In quel periodo Modone fu conquistata dai Turchi, il monastero distrutto e 17 monaci che
vivevano lì si sono dispersi. Nel 1715 Mechitar è giunto assieme al gruppo di 16 monaci a Venezia
e ha ricevuto l’Isola di S. Lazzaro, dove l’8 settembre 1717 ha fondato la casa madre della
Congregazione dei Mechitaristi. Mechitar da Sebaste è morto il 16 aprile 1749 nel monastero
sull’Isola di S. Lazzaro a Venezia, dove fin d’oggi riposa il suo corpo. Ha lasciato come eredità
spirituale grandi opere, ad esempio: Commenti al Vangelo di S. Matteo (1737), Vocabolario Armeno
(1744), Catechismo Armeno, Bibbia Armena, Grammatica Armena3.
Mechitar voleva che ogni opera stampata fosse un contributo alla difesa della fede cattolica.
Ai suoi seguaci ha lasciato queste parole che sono il suo testamento spirituale: “Voglio che la verità
della Chiesa cattolica di Roma, si sparga nella mia nazione, e finché sono vivo, senza reticenza faccio
secondo le mie forze. Però dopo la mia morte lascio questa mia volontà come eredità a tutti i miei
discepoli e successori, con la condizione che essi pure finché sono vivi lavorino per diffondere la fede
cattolica, non badando alle persecuzioni che dovessero soffrire dagli oppositori della vera fede”4.
Il monastero dei Mechitaristi sull’Isola di S. Lazzaro a Venezia è diventato il centro delle
attività missionarie dell’ordine ed il punto importante per la cultura degli Armeni. Seconda la loro
regola, i Mechitaristi devono aver cura di mantenere l’identità nazionale degli Armeni dispersi in tutto
il mondo. A questo scopo è indirizzata la loro attività educativa, culturale ed editoriale. Alla
congregazione dei Mechitaristi erano ammessi solo gli Armeni. Educati e formati, “sono mandati
quali missionari a Costantinopoli, nella Natolia, nell’Armenia, nella Georgia, nella Persia, e persino
nelle Indie. Anche nella Transilvania e nell’Ungheria taluna fece le veci di parroco, istruì la gioventù
nelle colonie armene, eresse a Elisabettopoli, a Pietrovaradino ed in Crimea ospizi e chiese. In Roma
poi questa congregazione aveva un ospizio per residenza del suo procuratore presso la Santa Sede”5.
I Mechitaristi hanno oggi i loro monasteri ad Istanbul, Beirut, Aleppo, Los Angeles, Sevres
vicino a Parigi, Buenos Aires. Le loro biblioteche conservano le monumentali opere della letteratura
armena. La tipografia dell’Isola di S. Lazzaro ha stampato tante opere filologiche, filosofiche e
storiche6.
Superiore dell’Ospizio dei PP. Mechitaristi in Roma).
3
Vita del Servo di Dio Mechitar, fondatore dell’Ordine de’ Monaci Armeni Benedettini detti Mechitaristi,
Tipografia Armena di S. Lazzaro, Venezia 1846, pp. 55.
4
Minas Nurikhan, Mechitarista di Venezia, Il servo di Dio Abate Mechitar, fondatore dei PP. Mechitaristi
(Padri Armeni Benedettini) di Venezia, di Vienna. Sua vita e suoi tempi, Roma-Venezia 1914, p. 373.
5
Mechitar, o il prete monaco. Una visita all’ospizio di san Lazzaro in Venezia, in “L’Album”, giornale
letterario e di belle arti, anno VIII, n. 51 (19 febbraio 1842), Tipografia delle Belle Arti, Roma 1842, p. 403
6
Cfr. Tommaso Nediani, I grandi rifugi dello Spirito. L’isola di S. Lazzaro degli Armeni, terza edizione, Prem.
Tipografia Armena, Venezia 1951, pp. 50-68.
-2-
3. L’INTERESSE DEL PALLOTTI
PER LA CHIESA CATTOLICA DELL’ASIA MINORE
Vincenzo Pallotti ha vissuto nel tempo in cui si è risvegliato l’interesse per la situazione dei
cattolici nel Medio Oriente, soprattutto nei territori dell’Asia Minore. Ciò era condizionato da vari
fattori. Prima di tutto è cambiata la situazione politica e sociale nei paesi di questa zona. Si è
ravvivata anche l’attività missionaria della Chiesa cattolica, soprattutto durante il pontificato di
Gregorio XVI, il quale cercava di purificare le missioni dall’influsso dell’imperialismo occidentale.
Il Pallotti stesso ha preso nel 1835 l’incarico di direttore spirituale nel Collegio Urbano di
Propaganda Fide, nel quale ha incontrato gli studenti provenienti da tutto il mondo. Proprio nel
Collegio Urbano ha conosciuto Tommaso Alcusci che è arrivato a Roma per gli studi prima del 1804.
Il Pallotti è diventato il suo direttore spirituale. Nel 1835 T. Alcusci era uno dei primi membri laici
iscritti all’Unione dell’Apostolato Cattolico ed abitava nella comunità presso la chiesa dello Spirito
Santo dei Napoletani, dove è morto tra le braccia del Pallotti il 22 dicembre 18437. Proprio Tommaso
Alcusci riferiva al Pallotti tutte le notizie sulla situazione della Chiesa nei territori dell’Armenia e
Caldea e faceva da mediatore nelle opere di aiuto ai cattolici dell’Oriente8.
Gli scritti di Vincenzo Pallotti testimoniano che egli era ben informato sulla situazione della
Chiesa cattolica nei paesi dell’Asia Minore. In un testo intitolato “Per la chiesa di Ormi in Persia”9,
composto da lui nel 1837, si trovano le notizie precise sulla situazione dei cattolici intorno alla città
di Ormi, che abitavano in diversi villaggi. Il Pallotti scrive: “Questa provincia è situata fra il mezzodì
e l’occidente del Lago, che prende nome da questa stessa provincia (...). Sono una sessantina d’anni,
da che s’incominciò a introdurre in questa provincia la religione cattolica. E i cattolici sono qua e là
dispersi (...). Per tutta la provincia non si trovano che tre preti cattolici (...); manca ad essi anche una
chiesola, ove radunarsi insieme e pregare il Signore, per cui sono diventati l’obbrobrio degli eretici,
che lor insultano, chiamandoli senza chiesa. Soprattutto poi quegli della società biblica di Londra fatti
consapevoli del loro infelice stato, v’hanno fatto portare una gran quantità di copie delle loro infette
biblie ed hanno distribuite a tutti, ed anche ai cattolici!”10.
4. I RAPPORTI DEL PALLOTTI
CON I MECHITARISTI A ROMA
È ovvio che Vincenzo Pallotti non poteva conoscere né avere i rapporti con Mechitar da
Sebaste, il fondatore dei Mechitaristi. Mechitar è morto a Venezia nel 1749, e Vincenzo Pallotti è
nato 1795 a Roma. Però il Pallotti doveva conoscere Mechitar e l’attività dell’Ordine dei Mechitaristi
dalle pubblicazioni stampate al suo tempo. Ciò è confermato dal fatto che nella biblioteca personale
del Pallotti si trova fin d’oggi un libretto intitolato “Vita del Servo di Dio Mechitar, fondatore
dell’Ordine de’ Monaci Armeni Benedettini detti Mechitaristi”11. Si può affermare che il Pallotti
conoscesse questo libretto.
Inoltre, nella rivista “l’Album” del 1836 è stato pubblicato un contributo dal titolo “L’Isola di
7
Cfr. Jan Kupka SAC, Vincenzo Pallotti e i suoi primi collaboratori: preti, fratelli suore e laici, in “Apostolato
Universale”, anno IV, n. 7/2002, Istituto S. Vincenzo Pallotti, Roma 2002, pp. 77-78.
8
Cfr. Su questo tema il contributo di Andrzej Kaim SAC, Kościół chaldejski, dziedzic objawienia i źródło
charyzmatu, Pallottinum, Poznań 2001, pp. 163-183.
9
Cfr. San Vincenzo Pallotti, Opere complete, a cura di Francesco Moccia SAC, Curia Generalizia della Società
dell’Apostolato Cattolico, Roma 1964-1997, voll. I-XIII (= OOCC), qui OOCC VI, pp. 11-15.
10
Ibidem.
11
Tipografia Armena di S. Lazzaro, Venezia 1846, pp. 55.
-3-
S. Lazzaro in Venezia” sulla base delle notizie riferite dal Padre Cherubino Aznavor, Superiore
dell’Ospizio dei PP. Mechitaristi in Roma12 e nel 1842 un lungo articolo sulla vita di Mechitar e sulla
attività editoriale e missionaria dei Mechitaristi13.
Dalle notizie storiche emerge che l’Ordine dei Mechitaristi aveva la sua casa a Roma in cui
abitava il rappresentante dell’Ordine presso la Santa Sede. Varie fonti indicano che questa casa si
trovava presso la chiesa di S. Giuseppe e il convento delle Suore Carmelitane scalze in Via a Capo
le Case, vicino alla Congregazione di Propaganda Fide, oggi presso Piazza di Spagna. Vincenzo
Pallotti conosceva e frequentava questo convento delle suore, perché la superiora figura sulla lista
dei benefattori dell’Ottavario dell’Epifania organizzato dallo stesso Pallotti a Roma cominciando dal
183614.
Si deve ancora sottolineare che in Via Giulia, vicino alla chiesa dello Spirito Santo dei
Napoletani (Vincenzo Pallotti era rettore di questa chiesa dal 1835 al 1846), si trova la chiesa di san
Biagio consegnata dal papa Gregorio XVI agli Armeni nel 183615. Si può quindi presupporre che il
Pallotti conoscesse la vita e le attività della comunità armena a Roma. Sicuramente ciò ha fatto sì che
i sacerdoti di rito armeno fossero invitati alle celebrazioni dell’Ottavario dell’Epifania.
Ma il segno più tangibile che conferma i rapporti è dato dal rilascio all’Ordine dei Mechitaristi
della pagella di aggregazione all’Unione dell’Apostolato Cattolico che il Pallotti ha firmato
personalmente il 15 ottobre 1837.
Dalle notizie conservate nell’Istituto S. Vincenzo Pallotti di Roma risulta che nell’anno 1963
Ansgar Faller SAC (direttore dell’Istituto Pallotti di Roma negli anni 1946-1992) ha chiesto di fare
ricerche nell’archivio dei Mechitaristi a Venezia per trovare le notizie sui rapporti di san Vincenzo
Pallotti con i Mechitaristi. Con la lettera del 2 settembre 1963, P. Cherubino Cerakian, Vicario
Generale dei Mechitaristi del monastero di S. Lazzaro di Venezia, ha inviato ad A. Faller la fotografia
della pagella di aggregazione del convento dei Mechitaristi di Venezia alla Pia Società
dell’Apostolato Cattolico, fondata dal Pallotti nel 1835. La pagella è firmata dallo stesso Vincenzo
Pallotti con la data del 15 ottobre 1837. La firma è autografa del Pallotti e il testo scritto dal Pallotti
è seguente: “La Ven. (erabile) Congregazione del S. Ordine dei Monaci Mechitaristi di Venezia. Fu
aggregata il dì 15 ottobre an. 1837. Rettore Vincenzo Pallotti”16.
Nella stessa lettera del 2 settembre 1963, P. Chrubino Cerakian, ha scritto: “Mentre Le invio
le tre prese particolari del documento secondo suo desiderio, ho il pacere di comunicarle che nelle
lettere di P. Edoardo Hurmuz scritte da Roma al Rev. Mons. Arcivescovo Lukios Somal, ho trovato
in data 29 ottobre 1837 quanto segue: «La Fraternità di Propaganda Fide cattolica ha associato la
nostra Congregazione, e mi consegnò quattro copie della pagella di Fraternità, l’una per l’Ospizio
nostro (Roma) e le altre tre per il nostro convento ed altre case, e le spedirò con prima occasione»”17.
Qui si deve chiarire che, parlando della Fraternità, P. Edoardo Hurmuz si riferiva all’Unione
dell’Apostolato Cattolico.
Per concludere si vuole aggiungere che nella lettera del 24 settembre 1963, P. Cherubino
Cerakian ha dato una bellissima testimonianza su san Vincenzo Pallotti. Ha scritto: “Le ricerche
insieme eseguite nel nostro archivio attraverso le lettere, mi hanno fatto conoscere ed apprezzare il
12
Cfr. Cav. Visconti, L’Isola di S. Lazzaro in Venezia, op. cit., pp. 225-226.
13
Cfr. Mechitar, o il prete monaco, op. cit., pp. 401-403.
14
Cfr. OOCC VI, p. 49.
15
Cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma, vol. I, Roma 1942, pp. 434-436.
16
La fotografia della pagella di aggregazione si trova nell’archivio dell’ISVP-Roma (M/1002).
17
La lettera manoscritta del 2 settembre 1963 è conservata nell’archivio dell’ISVP-Roma (M/1002-1).
-4-
Santo dell’Unione delle Chiese e l’Apostolo della preghiera”18. Da questa testimonianza si può
dedurre che i Mechitaristi abbiano compreso l’aggregazione all’Unione dell’Apostolato Cattolico
come un invito alla preghiera comune per l’unità dei cristiani sparsi in tutto il mondo.
❏
18
La lettera del 24 settembre 1963 è conservata nell’archivio dell’ISVP-Roma (M/1002-1).
-5-
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