INTRODUZIONE
Questo lavoro, risultato di un indagine svolta dalla CIA (Confederazione italiana
agricoltori), è parte di una serie di azioni, mirate a promuovere la sana alimentazione
attraverso lo sviluppo dell'agroalimentare nel territorio.
In questo caso si tratterà di alimentazione e correlazione con l'adozione ed il
consumo dei prodotti locali e di quelli biologici.
Nello specifico, si entrerà nel merito delle mense pubbliche e di come queste
vengono gestite; considerando necessario, per la sopravvivenza stessa delle nostre
realtà produttive e per l'importante ruolo di presidio nel territorio che esse
ricoprono, che gli enti pubblici si impegnino a trovare soluzioni, affinché i prodotti
locali insieme a quelli biologici entrino a pieno titolo nelle mense, non solo delle
nostre famiglie, ma anche nelle mense pubbliche, in particolare quelle scolastiche. A
tal fine, è indispensabile comprendere che, condizione imprescindibile, affinché i
nostri agricoltori, i nostri allevatori ed i nostri artigiani possano continuare a svolgere
la funzione di presidio è la loro stessa sopravvivenza, difesa e tutela.
Si ritiene, che conoscere ed introdurre nelle nostre tavole, le produzioni agricole
tipiche e tradizionali, sia premessa e condizione senza la quale, sembra inverosimile
poter raggiungere una piena consapevolezza del consumo alimentare; al contrario è
molto probabile che la loro introduzione sarà utile a porre le basi per un effettivo
miglioramento nelle nostre abitudini alimentari e nell'alimentazione di ogni giorno.
Per questo e quindi per consentire ai nostri produttori di rendersi competitivi sul
mercato, occorre individuare non solo, nuove sinergie fra questi e i consumatori, ma
ancor più importante, realizzare nuove alleanze fra i produttori e le Istituzioni, cui
spetta il compito di intervenire con un' energica azione di promozione e
valorizzazione dei nostri prodotti, che essendo prodotti di qualità garantita, grazie
anche alla loro tracciabilità, dovrebbero occupare un posto privilegiato e non essere
relegati come spesso capita a prodotto di nicchia; per i costo troppo elevati quando si
tratta di biologico, o semplicemente perchè non se ne è a conoscenza negli altri casi.
Occorre che gli enti pubblici, si rendano consapevoli dell'irrinunciabile patrimonio
agroalimentare presente nel nostro territorio e delle caratteristiche effettivamente
qualificanti dei nostri prodotti come:
salubrità, tracciabilità, sostenibilità ambientale e valore culturale (come espressione
della cultura locale e della sua tradizione), che li rendono la scelta strategicamente
più adatta, a far nuovamente decollare l'economia rurale e concorrere
contemporaneamente ad assicurare un' alimentazione sana e sostenibile .
In quest'ottica si crede che una complementare azione formativa all'interno delle
scuole sotto forma di quella che comunemente viene identificata come Educazione
alimentare, possa coadiuvare il nostro intento. Ecco il motivo per il quale alcuni
degli interrogativi posti nei questionari sottoposti e alle amministrazioni e alla
popolazione, spesso si sono concentrati sul concetto di Educazione alimentare, sulla
percezione di quanto, e se sia utile, adottarlo come strumento per assumere
comportamenti alimentari corretti, e per orientare ad una conduzione, in genere, di
vita sana.
Sono infatti sempre più diffuse cattive abitudini alimentari e stili di vita caratterizzati
da una sempre crescente sedentarietà.
L'organizzazione mondiale della sanità (WHO), definisce l'obesità come la nuova
epidemia del XXI secolo. Nel 2005, 1,6 miliardi della popolazione mondiale era in
sovrappeso e 400 milioni già obesi ; inoltre le proiezioni future non sono
incoraggianti; ma quel che più preoccupa è che ad aumentare, è l'obesità infantile e
sovrappeso negli adolescenti in genere; ricordiamo che tali stati (di obesità e
sovrappeso) generano molto spesso future malattie cronico-degenerative, malattie
coronariche, cardiovascolari, e molte altre. Non dimentichiamo, inoltre, che spesso le
conseguenze di un'alimentazione sbilanciata ed in genere di cattive abitudini
alimentari incidono sul rischio di sviluppare tumori e che tutto ciò comporterà,
infine, inevitabili implicazioni sulla spesa sanitaria futura.
A fronte di quanto detto si pone l'imperativo per la Scuola, oggi Istituzione Sociale
per eccellenza, Istituzione che in maniera sempre più forte si affianca, quasi a
sostituire l'altra fondamentale Istituzione sociale, quella della famiglia, di impegnarsi
nella sua specifica competenza educativa al fine di organizzare attività didattiche in
materia di Educazione alimentare.
Se la scuola è indubbiamente il luogo privilegiato per un'azione preventiva di
educazione alimentare, ciò non esclude che essa, per realizzare una piena riuscita di
tali obbiettivi, possa servirsi dell'apporto non solo delle altre istituzioni, quelle
sociosanitarie prima di tutto; ma anche delle amministrazioni pubbliche in genere, di
un energico coinvolgimento delle famiglie e in ultimo, ma non di certo per ordine di
importanza, di un particolare ed indispensabile rapporto diretto con il territorio e le
sue risorse, nella fattispecie con le nostre realtà produttive, vale a dire, ancora una
volta,gli agricoltori, gli allevatori e gli artigiani che sono, anche se spesso
dimenticati, i principali protagonisti del ciclo produttivo nella catena alimentare.
Nello specifico l'intento è quello di far dialogare tutti gli attori coinvolti con i sistemi
agricoli locali ed in particolare con quel sapere immateriale custodito nelle famiglie,
ancora fortunatamente non del tutto scomparse nelle nostre colline e nelle nostre
montagne, che con il proprio lavoro, ci permettono ancora di assaporare il gusto e gli
aromi della nostra terra.
Questi saperi e competenze debbono necessariamente essere tutelati, perchè in tal
modo ad essere protetta è la stessa biodiversità, condizione, come sappiamo,
necessaria per la vita sul nostro pianeta. D'altra parte, non è un caso, che l'Italia vanti
dal 2010, il riconoscimento da parte dell'UNESCO di paese d'origine di quella Dieta
mediterranea riconosciuta come modello virtuoso di salute e Patrimonio
dell'Umanità. Ciò dovrebbe farci riflettere sull'urgenza di intervenire affinchè il
nostro patrimonio agroalimentare non venga smarrito.
Scopo dunque di questa ricerca, condotta su più livelli, è stato quello di indagare una
piccola realtà: quella della provincia di Pesaro-Urbino e cercare di comprendere da
un lato, prendendo in esame un oggetto specifico, quali siano gli atteggiamenti e gli
orientamenti delle amministrazioni locali riguardo all'alimentazione, ed in particolare,
al rapporto che essa intrattiene con la salute; parallelamente dall'altro, si sono
osservate le opinioni e le tendenze della comunità sociale.
L'oggetto che sembrava meglio rispondere a tale scopo si è rivelato essere il contesto
delle mense comunali, quelle scolastiche nello specifico. Concentrandosi in
particolare sulle linee guida che attualmente vengono adottate nella loro gestione, si
è tentato di individuare, se, al loro interno, vi fossero già in essere reti relazionali
presenti tra enti locali e produttori agricoli locali; si è chiesto per esempio ai gestori
di mense, se acquistassero prodotti tipici- locali e biologici e dove tali prodotti
venissero reperiti, o ancora, come si potesse migliorare la qualità dei pasti forniti,
grazie, per esempio ad una maggiore attenzione ai prodotti tipici-locali, o attraverso
l'utilizzo di prodotti freschi o ancora con l'introduzione di prodotti a tutela della
biodiversità.
Ad emergere, lo vedremo nel dettaglio, sarà un quadro piuttosto variegato; è evidente
come ancora non vi siano linee comuni di intervento e come ancora l'informazione in
merito a certi temi legati alla sfera alimentare sia carente.
In questa parte della ricerca ci si è serviti di due diverse tipologie di questionario, a
risposta chiusa e multipla. Il primo di questi ha preso in considerazione i 48 comuni
scelti come unità di analisi e che qui elenchiamo:
Acqualagna e la frazione di Pole, Auditore, Barchi, Belforte all' Isauro, Borgopace,
Cagli, Cantiano, Carpegna, Cartoceto, Fano, Fermignano, Fossombrone, Fratterosa,
Frontino, Frontone, Gradara, Lunano, Macerata Feltria, Mercatino Conca, Mercatello
sul Metauro, Mondolfo, Montecalvo in foglia, Montecerignone, Montecopiolo,
Montefelcino, Montecerignone, Montegrimano Terme, Montellabate, Pietrarubbia,
Peglio, Pergola, Pesaro, Petriano, Piagge, Piandimeleto, Saltara, San Giorgio, San
Lorenzo in campo, Sassocorvaro, Sassofeltrio, Serra Sant'Abbondio, San Costanzo e
frazione Cerasa, Sant'Angelo in vado, Sant'Ippolito, Serrungarina, Tavoleto, Urbania,
Urbino.
Nella prima parte del lavoro si è tentato di fotografare la realtà relativa alla refezione
scolastica di una porzione piuttosto estesa della provincia (48 comuni su 60).
I quesiti posti erano volti a conoscere:
a) il numero di pasti forniti giornalmente
b) il costo che l'utente sosteneva mediamente per servirsi della refezione scolastica
c) quanto fosse diffusa la presenza di prodotti biologici e locali.
In un secondo momento si è voluto approfondire l' indagine, concentrandosi su un
numero ristretto di comuni (12):
Barchi, Carpegna, Cartoceto, Fano, Mondolfo, Pesaro, Pergola, Piagge, San
Costanzo, SanGiorgio, Saltara ed Urbino; si è cercato naturalmente di distribuire i
questionari in modo tale da avere una copertura geografica piuttosto eterogenea.
E' soltanto in questa fase che si è riusciti ad andare più a fondo su alcune tematiche,
nei limiti chiaramente di uno strumento qual è il questionario a risposta chiusa.
Si è chiesto loro per esempio, se credevano che le mense potessero contribuire,
attraverso l'utilizzo di prodotti del territorio, biologici e locali, ed una maggiore
attenzione alla stagionalità, ad una sana alimentazione e quali dovessero essere i
criteri prioritari cui fare riferimento per l'acquisto della materie prime.
Non solo, si è affrontato il tema relativo alla rilevanza strategica nel programmare un
piano di informazione-formazione all'interno delle scuole che si concentri
sull'educazione alimentare e, fra gli altri temi, si è voluto anche indagare, quali
fossero gli orientamenti che le amministrazioni attualmente hanno sui canali di
comunicazione da adottare per promuovere i nostri prodotti , domandandogli per
esempio, quanto ritenessero utile la presenza nel territorio di uno sportello
informativo in grado di fornire informazione sulle caratteristiche dei prodotti tipicibiologici-locali e sui luoghi in cui poterli reperire.
Fra i quesiti, non sono mancati quelli aventi lo scopo di indagare le competenze e la
conoscenza di alcuni concetti legati all'alimentazione, in quanto si è convinti che solo
una specifica azione formativa possa contribuire a realizzare gli obbiettivi che ci si è
posti. Si renderà necessario in futuro, per una mirata azione sistemica, innalzare non
solo le competenze dei consumatori ma ancor prima quelle degli stessi operatori
agricoli e di coloro che gestiscono le mense attraverso una formazione continua.
Secondo obbiettivo, nonché secondo livello della ricerca, quello di individuare la
percezione della popolazione nei confronti del cibo, dei cibi genuini in particolare;
gli atteggiamenti, i desideri e le valutazioni rispetto, in certi casi, alle stesse tematiche
e agli stessi quesiti posti ai gestori delle mense; delle vere e proprie domande
trasversali il cui scopo è stato appunto quello di capire se c' era, e quanta distanza
intercorreva, tra le tendenze ed i desideri della popolazione e coloro a cui spetta
confermare tali aspettative, le amministrazioni locali in genere.
Anche in questo caso lo strumento di analisi è stato il questionario, anch'esso a
risposta chiusa e multipla; 529 i questionari somministrati. La distribuzione ha
interessato principalmente, nella quasi totalità dei casi, nuclei familiari residenti nella
provincia di Pesaro e Urbino, zone urbane e rurali, che avessero al proprio interno
almeno un componente che si servisse della refezione scolastica.
Anche in questo caso le domande hanno interessato le diverse sfaccettature legate alla
sfera del cibo, e nuovamente si è indagato il livello di conoscenza in materia.
Obbiettivo specifico di questa parte della ricerca è stato essenzialmente quello di
conoscere la diffusione ed il consumo dei prodotti biologici/locali e quanto
l'utilizzo di tali alimenti sia, per il consumatore, correlato al concetto di sana
alimentazione, individuare i profili motivazionali delle persone, ossia cosa guida il
consumatore negli acquisti alimentari e in ultima analisi quali siano le abitudini
alimentari che ne derivano.
RISULTATI INDAGINE
La prima fase dell'indagine ci ha permesso di descrivere le attuali condizioni della
refezione scolastica in numerosi comuni della provincia, lo ricordiamo 48 comuni su
60.
I quesiti posti erano volti a conoscere:
a) il numero di pasti forniti giornalmente
b) la modalità di gestione delle mense
c) il costo che l'utente sostiene mediamente per servirsi della refezione scolastica
d) quanto sia diffusa la presenza di prodotti biologici e locali.
Dalla lettura dei dati, raccolti a partire da settembre 2012 emerge che:
Giornalmente nella provincia vengono forniti circa 11mila pasti (11336); ogni pasto ha
un costo medio di circa euro 3,43 e spesso il costo del pasto è accompagnato da un
fisso mensile che si aggira mediamente intorno a euro 25,49. Se in alcune strutture, i
costi del pasto variano in base alla dichiarazione isee, in altri, è il numero di figli che
usufruiscono del servizio a determinare la variazione di prezzo, in altri ancora, il
criterio seguito sarà il numero di pasti consumati durante il mese, infine, l'ultimo
criterio a determinare il costo, è lo stato di residente che può in certi casi anche
determinare l'esenzione completa.
Per quanto riguarda la tipologia di gestione non emerge una modalità prevalente infatti
risulta che: sono 22 a gestire direttamente il servizio, la parte restante 21 si affida a
terzi, solo in 5 casi la gestione è mista. La durata dei contratti quando la gestione è
affidata ad enti appaltatori è variabile: spesso, in 10 casi, la durata è annuale, seguono
contratti triennali, 4 casi, via via, sino a contratti la cui durata è di 8 anni è il caso di
Pesaro, la cui scadenza si registra nel giugno 2013. Così come Pesaro, si evidenzia che,
diversi comuni, nel breve periodo potrebbero subire delle trasformazioni, è il caso di
Fermignano che a breve esternalizzerà il servizio. Gli enti affidatari spesso sono ditte
affermate nel mercato, fra queste Gemeaz, Cimas, Gemos, Camst, in altri, si tratta di
cooperative della zona, fra queste anche cooperative di tipo a e b, (La Macina
Ambiente, Gerico) che come sappiamo ricoprono un ruolo sociale importante ed alcuni
ristoranti come Il Bianco Spino a Serra Sant'Abbondio.
Modalità gestione mensa
5; 10%
21; 44%
22; 46%
affidamento a terzi
gestione diretta
mista
Che cosa è emerso relativamente alla diffusione degli alimenti biologici e locali:
Osserviamo che su 48 comuni presi in esame il 42% di essi utilizza i prodotti biologici,
ed il 61% si serve di prodotti locali.
Utilizzo prodotto biologico
20; 42%
28; 58%
si
no
Utilizzo prodotti locali
19; 39%
30; 61%
si
no
Il dato in sé per sé positivo non deve però trarci in inganno in quanto, nella seconda
fase della ricerca che ora andremo ad illustrare, quella ricordiamo rivolta a 12 comuni
ci si accorge che le quantità in particolare dei prodotti locali, sono piuttosto esigue, ne
facciamo una carrellata:
Fano: 20% presenza prodotto locale, il biologico è proposto in almeno un piatto del
menù giornaliero e a volte con più frequenza.
Si distingue Barchi: particolarmente virtuoso con un 90% di utilizzo di prodotti locali
e l'alimento biologico presente nell'intero menù giornaliero ( per intero si intende 8090%, sono esclusi pochissime alimenti, quelli non presenti sul mercato in forma
biologica ed altri come, pane e scatolame, frutta e verdura.
Pesaro: grande realtà a livello di pasti erogati giornalmente (3200), ha una presenza
del prodotto locale che corrisponde al 5%, ( la percentuale è riferita alla tipologia di
alimento inserita nella programmazione dei menù che sono la Casciotta
somministrata una volta ogni cinque settimane e la carne I.G.P. somministrata più o
meno una volta a settimana) il biologico al contrario, è presente nell'intero menù
giornaliero ( per intero si intende 80%), sono esclusi carne avicunicola pasta all'uovo
ed altri alimenti come il pesce, non presenti sul mercato con la caratteristica
biologica.
Pergola: presenza prodotto locale 20%, prodotto biologico in almeno un piatto del
menù giornaliero.
Carpegna, utilizzo di prodotti biologici, non si specificano le quantità, e utilizzo
prodotti locali limitati all'utilizzo di carne.
San Costanzo: non sono presenti prodotti locali mentre il biologico è presente in
almeno un piatto del menù giornaliero.
Urbino, utilizzo prodotti locale 20% (coniglio a Km 0 e carne I. G. P), prodotto
biologico in almeno un piatto, si specifica olio extra vergine di oliva, riso, pomodori
pelati, pasta.
Saltara: il prodotto locale è presente nel 30% degli acquisti di frutta e verdura, per
quanto riguarda il biologico lo troviamo in almeno un piatto del giorno, si specifica:
olio, farina, passata, pasta e il 30% di frutta e verdura locale di cui si diceva sopra.
Cartoceto: il locale occupa un 10%, mentre il biologico è presente in almeno un
piatto del menù settimanale.
I comuni di: Mondolfo, Piagge e San Giorgio non utilizzano né prodotti biologici né
prodotti locali, se non in quantità estremamente irrisorie. Stupisce ed è lecito credo
chiedersi come mai intercorrano differenze così sostanziale nella gestione di mense di
comuni così affini; è un interrogativo aperto al quale le amministrazioni dovrebbero
rispondere. Per quel che riguarda il reperimento degli alimenti non si osserva una
modalità prevalente: in tre casi avviene attraverso il fornitore affidatario del servizio,
in due casi ci si rivolge direttamente presso l'azienda produttrice, solo in un caso si
dichiara di rivolgersi alla grande distribuzione.
Se questi dati ricalcano effettivamente la realtà così come si presenta oggi ;
attraverso un'altra serie di quesiti si è cercato di individuare gli orientamenti che
guideranno le amministrazioni nel futuro. Preliminarmente si è domandato loro di
esprimere un giudizio sulle condizioni attuali delle proprie mense e laddove si è
espressa insoddisfazione più o meno forte si è chiesto quali fattori potrebbero
determinare un miglioramento dei pasti forniti.
Riportiamo di seguito dati e grafici, ecco le risposte al primo quesito:
“Quale giudizio esprime sull'attuale qualità del cibo
servito nelle mense?”
Barchi
Carpegna
Cartoceto
Fano
Mondolfo
Pesaro
Pergola
Piagge
S. Costanzo
S. Giorgio
Saltara
Urbino
10
9
10
10
7
9
9
7
Non risponde
7
8
Non risponde
Tendenzialmente i comuni esprimono giudizi che si mantengono su valori medio-alti.
10
A questo punto si rende interessante credo, tentare di comprendere quali elementi
nella elaborazione dei menù vengono privilegiati rispetto ad altri, per comprendere in
qualche modo a quali fattori sia legato il giudizio positivo. A tal proposito è stata
posta la seguente domanda:
“Nella elaborazione del menu a quali elementi presta maggiore attenzione?”
A: stagionalità degli alimenti (6 comuni)
B: miglior prezzo (4 comuni)
C: facilità di reperimento dell'alimento (6 comuni)
D: garanzia del fornitore nelle consegne (7 comuni)
E: prodotto già pronto all'uso (1 comune)
F: marchio di qualità del prodotto (8 comuni)
Criteri seguiti nella elaborazione del menu
8; 24%
6; 19%
4; 13%
1; 3%
7; 22%
6; 19%
A stagionalità degli alimenti
B miglior prezzo
C facilità di reperimento dell'alimento
D garanzia del fornitore nelle consegne
E prodotto già pronto all'uso
F marchio di qualità del prodotto
E' il marchio di qualità ad incidere maggiormente, 8 comuni su 12 lo scelgono;
mentre soltanto un 3% è riservato all' opzione prodotto già pronto all'uso.
Interessante notare che accanto alla prima scelta segue immediatamente il fattore
garanzia del fornitore nelle consegne 22% e a seguire in coda facilità di
reperimento degli alimenti con un 19%. Questo binomio lo vedremo anche in
seguito, viene ricorrentemente citato quale scoglio principale nella realizzazione di
accordi con i produttori locali. Tra i dubbi, gli scetticismi più frequenti, si lamenta
11
per esempio le reperibilità in tempi brevi degli alimenti da parte del fornitore anche
per eventuali sostituzioni di derrate alimentari o ancora le problematiche riguardano
la reperibilità del prodotto per tutto l'anno scolastico. Insomma ad emergere, in
particolar modo, quando i comuni sfiorano i 1000 o i 2000 pasti al giorno, è il timore
che questi non possano assicurare la copertura in maniera completa o che comunque
non riescano ad intervenire prontamente se si dovessero verificare delle
problematiche relative al cibo in genere.
Benché dunque, come si è rilevato tutti i comuni esprimano giudizi positivi sul cibo
servito nelle proprie mense, ciò non esclude che esso possa essere ulteriormente
migliorato, ecco quindi cosa viene domandato ai nostri interlocutori:
“Come si potrebbe migliorare la qualità dei pasti forniti nelle mense?”
A : maggiore attenzione alla stagionalità
B : maggiore attenzione ai prodotti tipici locali
C : utilizzo prodotti freschi
D: presenza prodotti biologici/biodiversità
E : menu maggiormente variato
F : preparazione menu dietetico
Caratteristiche che potrebbero migliorare la qualità
dei pasti forniti
8%
12%
12%
16%
24%
28%
A maggiore attenzione alla stagionalità
B maggiore attenzione ai prodotti tipici locali
C utilizzo prodotti freschi
D presenza prodottti biologici/biodiversità
E menu maggiormante variato
F preparazione menu dietetico
12
La lettura del grafico ci dice quanto segue:
− utilizzo di prodotti freschi, incide per un 28% (corrispondente a 7 comuni)
− presenza di prodotti biologici e della biodiversità incide per un 24%
(corrispondente a 6 comuni)
Seguono: maggiore attenzione ai prodotti tipici e locali che incide per un 16%,
affiancati in una posizione paritaria alla: maggiore attenzione alla stagionalità e
preparazione di un menù dietetico con un 12%; a concludere con un 8% il fattore
menu maggiormente variato.
Ci sembrava infine utile per completare il quadro, inserire una domanda relativa ai
criteri che secondo i gestori dovevano essere privilegiati nei bandi per l'acquisto delle
materie prime, allor quando non si riteneva prioritario quello della miglior offerta
economica, riportiamo la domanda per esteso:
“Ritiene che nel bando per l'acquisto delle materie prime da utilizzare nelle
mense collettive il criterio prioritario di scelta sia quello della miglior offerta
economica?”
Nove comuni non ritengono sia il prezzo il criterio da
privilegiare e scelgono quindi fra i seguenti, quelli
che potrebbero essere inseriti:
A: produzioni locali km 0
B: stagionalità dei prodotti acquistati
C: produzioni biologiche e della biodiversità
D: sottoscrizione accordi di filiera con operatori locali
7
7
8
6
criteri da privilegiare nell'acquisto di materie prime
A produzioni locali km 0
21%
25%
B stagionalità dei prodotti
acquistati
29%
C produzioni biologiche e
della biodiversità
25%
D sottoscrizione accordi di
filiera con operatori locali
13
Occorre necessariamente registrare che 3 comuni su 12 ritengono che la miglior
offerta economica sia il criterio da privilegiare, dunque una percentuale non del tutto
marginale. Tra coloro, al contrario, che non ritengono sia il fattore prioritario,
abbiamo una distribuzione delle opzioni piuttosto omogenea con una prevalenza
comunque dell'attenzione verso le produzioni biologiche e della biodiversità.
I risultati sinora raccolti ci portano a delle preliminari considerazioni.
Se da un lato, i nostri intervistati esprimendo le loro opinioni collocano l'utilizzo di
prodotti freschi, biologici e della biodiversità come elementi prioritari al fine di
migliorare la qualità dei cibi, dall'altro, nelle elaborazioni dei propri menù come
fattore prioritario indicano accanto al prodotto di qualità, in posizione quasi paritaria,
l'importanza del fornitore nelle consegne.
Ora, quale referente migliore, se non le nostre realtà produttive locali, possono
rispondere a caratteristiche quali freschezza e biodiversità; il fatto però è che le
legittime criticità avanzate dai nostri interlocutori sono reali, in quanto al momento,
non esiste un piano d'azione comune, una piattaforma logistica in grado di risolvere
tali criticità; quindi in sostanza possediamo le risorse ma non siamo in grado di
direzionarle nel modo giusto e di sfruttare il nostro variegato patrimonio
agroalimentare.
Passo successivo nel nostro lavoro è stato poi quello di indagare se i gestori
interpellati, ritenessero utile, nell'organizzazione generale delle mense,
accompagnare ad una sana alimentazione, fatta di introduzione di cibi genuini, un'
azione didattica che riuscisse a promuovere una vera cultura del cibo, attraverso lo
svolgimento di attività di educazione alimentare. Un'educazione alimentare volta a
sviluppare conoscenze e consapevolezza non solo nei piccoli utenti; ma rivolta anche
ai loro genitori, naturalmente agli insegnanti e a coloro che gestiscono le mense
scolastiche. Osserviamo che cosa è emerso:
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“Ritiene che le mense collettive possano contribuire ad una sana alimentazione?”
I comuni rispondono affermativamente all'unanimità, dando successivamente la
preferenza a determinati strumenti, pur avendo la possibilità di selezionarli tutti
associandogli dei voti.
“Se si attraverso quali strumenti?”
A : utilizzo cibi stagionali e biologici (9 comuni)
B: predisposizione nelle mense di menu specifici dietetici (7 comuni)
C : utilizzo nella preparazione di pasti degli alimenti funzionali (9 comuni)
D: organizzazione incontri con esperti della materia (6 comuni)
E: distribuzione di materiale divulgativo (6 comuni)
F : organizzazione visite guidate ad impianti di lavorazione di alimenti tipici (6
comuni)
G : organizzazione di degustazioni guidate a favore di utenti (5 comuni)
Strumenti che possono contribuire ad una sana
alimentazione
5; 10%
9; 18%
6; 13%
7; 15%
6; 13%
6; 13%
9; 18%
A utilizzo cibi stagionali e biologici
B predisposizione nelle mense di menu specifici dietetici
C utilizzo nella preparazione di pasti degli alimenti funzionali
D organizzazione incontri con esperti della materia
E distribuzione di materiale divulgativo
F organizzazione visite guidate ad impianti di lavorazione di alimenti tipici
G organizzazione di degustazioni guidate a favore di utenti
non si distingue uno strumento in particolare rispetto agli altri, possiamo comunque
registrare una prevalenza nella scelta delle opzioni: “ utilizzo cibi stagionali/
biologici” e “utilizzo nella preparazione dei pasti degli alimenti funzionali”.
Le ultime quattro voci in particolare che erano quelle di nostro interesse, o non
vengono prese in considerazione o quando lo sono, lo sono comunque in maniera
paritaria accanto ad altri strumenti. Soltanto un comune associa un 9 alla voce
“organizzazione incontri con esperti della materia”; registriamo inoltre nel comune
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di Pergola la presenza dell'orto biologico all'interno della scuola.
Nella convinzione che al fine di realizzare un efficace attività di educazione
alimentare sia necessario informare ed informare non solo i bambini ma anche i
genitori e i soggetti di riferimento operanti nel territorio, quindi i nostri gestori di
mense, si è cercato di indagare le competenze generali che essi possiedono: ecco le
relative domande riportate per esteso e i risultati ottenuti.
Alla prima domanda
“ Conosce il concetto di alimento funzionale ?”
Conoscenza del concetto di alimento funzionale
4; 33%
8; 67%
si
no
Rispondono affermativamente 8 su 12, quindi un risultato confortante,
meno confortante invece è il risultato del secondo quesito posto
“ Conosce produzioni alimentari tipiche del luogo ?”
Conoscenza produzioni alimentari tipiche de
luogo
2; 17%
10; 83%
si
no
Al di là del 17% che dichiara di non conoscerne, la parte restante risponde spesso in
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maniera approssimativa o comunque riduttiva. Si è notata la difficoltà nel rispondere
non solo perchè il termine si presta a diverse interpretazioni; l' interlocutore non
capiva se ci si riferisse ai prodotti tradizionali, ai prodotti in genere non certificati , in
ogni caso si è notato che a mancare è una marcata identificazione territoriale con i
prodotti tipici della nostra provincia, che essi siano dop/igp o semplicemente prodotti
tradizionali.
Evidentemente tale carenza è percepita dagli amministratori stessi che alla domanda:
“ Ritiene che i soggetti gestori di mensa debbano partecipare ad incontri per
approfondire le conoscenze su alimentazione e salute? e si, su quale tematiche
occorrerebbe soffermarsi
ci forniscono queste risposte che leggiamo attraverso i grafici:
Utilità incontri di approfondimento per i gestori d i
mense
1; 8%
si
no
11; 92%
Tematiche per approfondire le conoscenze su
alimentazione e salute
6; 15%
8; 21%
5; 13%
6; 15%
6; 15%
8; 21%
A produzioni alimentari tipiche-locali-biologiche
B alimenti funzionali e loro ruolo sull'organismo umano
C differenze nutrizionali in alimenti freschi e conservati
D stagionalità delle produzioni
E esigenze nutritive essenziali dell'organismo umano
F principali elementi salutistici presenti negli alimenti
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Al primo posto come tematica da approfondire troviamo non a caso quella relativa
alle produzioni alimentari tipiche-locali e biologiche.
L'ultimo quesito posto ai nostri intervistati infine ha riguardato, l'opinione relativa
all'efficacia di uno sportello pubblico in grado di fornire informazioni sui prodotti
tipici/biologici e locali:
“Ritiene che l'esistenza di uno sportello pubblico in grado di fornire informazioni
sulle caratteristiche dei prodotti tipici/biologici e locali e relativi luoghi presso cui
reperirli possa facilitarne gli acquisti?”
E' vantaggioso uno sportello informativo che fornisca
informazioni sui prodotti biologici e locali?
2; 17%
1; 8%
9; 75%
si
non risponde
no
Il riscontro come si può osservare è prevalentemente positivo. Si è chiesto poi se si
riteneva che tale servizio potesse incrementare:
- gli acquisti dei prodotti tipici/biologici e locali
- gli acquisti direttamente presso le aziende produttrici
- il prezzo dei prodotti tipici/biologici e locali
Sei non esprimono giudizi; tre sono i casi in cui si crede che ciò possa
incrementare il prezzo, in percentuali però molto alte (50%, 70% e 30%) quindi del
50%. Le altre voci sono equamente distribuite, nello specifico si pensa ci possa
essere un incremento degli acquisti dei prodotti di circa il 41% e degli acquisti
18
presso azienda di circa il 31%.
incremento acquisti dei
prodotti
3; 23%
5; 39%
incremento acquisti
direttamente presso
azienda
incremento prezzi
5; 38%
Si è detto che la ricerca avrebbe previsto due momenti, nel primo si sarebbe indagata
la realtà delle nostre mense attraverso quesiti posti a coloro che le gestiscono, mentre
nel secondo il nostro interesse si sarebbe rivolto verso interlocutori dai contorni più
sfumati: la popolazione nella provincia; ricordiamo che sono 529 i questionari
distribuiti. La distribuzione ha interessato principalmente, nuclei familiari residenti
nella provincia di Pesaro e Urbino, zone urbane e rurali, che avessero al proprio
interno almeno un componente che si servisse della refezione scolastica.
Obbiettivo specifico di questo secondo livello della ricerca: conoscere la diffusione
ed il consumo dei prodotti biologici/locali e quanto l'utilizzo di tali alimenti sia, per
il consumatore, correlato al concetto di sana alimentazione; individuare i profili
motivazionali delle persone, ossia cosa guida il consumatore negli acquisti e in
ultima analisi quali siano le abitudini alimentari che ne derivano.
Sono 16 le domande selezionate dal questionario, che per comodità potremmo
distinguere in due grandi aree tematiche: quella dei veri e propri comportamenti e
quella delle opinioni/orientamenti.
19
Nel primo interrogativo si chiede:
“Ritiene che le Istituzioni scolastiche possano contribuire all'educazione
alimentare”
Opinione sull'influenza delle istituzioni
scolastiche nell'educazione alim entare
3%
97%
si
no
E' opinione comune e consolidata, che le Istituzioni scolastiche possano contribuire
all'educazione alimentare; si chiede quindi attraverso quali strumenti questo possa
realizzarsi.
Non emerge uno strumento principe, si rileva comunque anche se non in maniera
evidente la tendenza verso l'opzione: l'utilità di un menù a base di prodotti locali,
questo potrebbe portarci a pensare, in via del tutto ipotetica, che una porzione di
popolazione nutra il desiderio, che la scuola possa, attraverso l'educazione
alimentare, avvicinare al territorio i giovani consumatori.
20
Strumenti che le Istituzioni scolastiche potrebbero
utilizzare per contribuire all'educazione alimentare
300
250
265
284
244
210
206
200
150
131 143
103
100
50
0
lezioni specifiche in aula svolte dagli insegnanti
interventi in aula di esperti
incontri genitori ed esperti
distribuzione materiale divulgativo
visite guidate agli impianti di lavorazione
degustazioni guidate
menu a base di prodotti locali
menu a base di prodotti biologici
Si è voluto quindi indagare se l'atteggiamento positivo nei confronti dei prodotti
locali si sarebbe tradotto in un comportamento concreto, si è quindi chiesto se vi era
la disponibilità a pagare un prezzo superiore per un servizio di mensa in cui venissero
somministrati pasti basati sulle materie prime locali e biologiche, i risultati sono
piuttosto incoraggianti lo vediamo nel grafico:
21
Disponibilità a pagare un prezzo superiore per un
servizio mensa che offre pasti basati sulle
materie prime locali/biologiche
23; 4%
204; 39%
302; 57%
si
no
non risponde
E' interessante notare che quando la stessa domanda è stata posta ai gestori di mense,
ossia quando è stato chiesto loro di immaginare che cosa avrebbe risposto la
popolazione a una maggiorazione di prezzo a fronte di una qualità migliore; la
maggior parte dei comuni 7 su 12 ha risposto che non riteneva disponibile l'utente a
sostenere un prezzo maggiorato.
E' utile quindi capire, e cercheremo di farlo attraverso un'altra domanda, se tra la
popolazione di riferimento e le amministrazioni esistono dei punti di contatto, se c'è
dialogo, se le aspettative e i desideri degli uni sono compresi e accolti dagli altri.
Si ripropone quindi, la domanda posta ai comuni, relativa ai criteri prioritari di scelta
da utilizzare nei bandi per l'acquisto delle materie prime e se si crede che il criterio
della miglior offerta economica sia prioritario rispetto ad altri. Ricordiamo i risultati:
per tre di questi lo era, mentre per la parte restante il criterio prioritario risultava
essere “produzioni biologiche e della biodiversità” puntualizzando comunque, che
alcune opzioni risultavano essere quasi in posizione paritaria.
22
Confrontiamo ora ai risultati con quelli dei questionari somministrati alla popolazione
Ritiene giusto che per l'acquisto delle materie prime
da utilizzare nelle mense pubbliche il criterio
prioritario di scelta sia quello della miglior offerta
economica?
9; 2%
74; 14%
446; 84%
si
no
non risponde
Criteri da seguire per l'acquisto delle materie
prime da utilizzare nelle mense pubbliche
357; 24%
400; 27%
326; 22%
402; 27%
A: produzioni locali a km 0
B: stagionalità dei prodotti acquistati
C: produzioni biologiche e della biodiversità
D: sottoscrizione accordi di filiera con operatori locali
Anche in questo caso abbiamo una piccola percentuale che ritiene la migliore offerta
economica come criterio da privilegiare.
Relativamente ai diversi criteri da adottare, si nota come i risultati non corrispondano
ai risultati di quelli somministrati ai gestori di mense, e in particolare il criterio
prioritario scelto dai comuni è l'ultimo criterio messo in evidenza dalla popolazione.
23
Di seguito verranno presentati i risultati di una delle sezioni più interessanti dell'
indagine, attraverso la quale si è individuato il profilo prevalente del consumatore
preso in esame: nello specifico lo ricordiamo ancora una volta, il target dei
questionari somministrati, sono stati i genitori degli alunni frequentanti alcune scuole
di ogni ordine e grado della nostra provincia.
Questi, i nuclei tematici che di seguito andremo ad affrontare:
- Il nostro interlocutore conosce i prodotti locali?
-Quali sono le sue abitudini alimentari?
-Qual'è il suo giudizio nei confronti degli alimenti biologici?
-Cosa guida il nostro consumatore negli acquisti?
-Qual'è infine il suo orientamento nei confronti del concetto: alimentazione e salute,
quindi, quanta importanza associa all' introduzione nell'alimentazione di prodotti
tipici-locali e biologici ed alla loro promozione?
Per quel che riguarda le conoscenze, è stato chiesto se si era a conoscenza di
produzioni alimentari tipiche del luogo. Osserviamo i risultati nel grafico:
Conoscenza di produzioni alimentari tipiche de l
luogo
26; 5%
261; 47%
268; 48%
si
no
non risponde
24
Assolutamente non incoraggianti purtroppo; più della metà degli intervistati dichiara
di non conoscere produzioni tipiche locali. Anche in questo caso una variabile da non
sottovalutare, lo avevamo evidenziato anche per i comuni e che potrebbe in qualche
modo inficiare i risultati, è la diversa interpretazione che può darsi alla domanda.
Al di là di questo, i cosi detti prodotti di eccellenza, comprendendo quindi fra questi
anche i prodotti non effettivamente tipici per definizione, ( non si pretende che gli
interlocutori conoscano l'esatta definizione di prodotto tipico) sono menzionati
rarissime volte. Di quel 47% infatti che dichiara di conoscerne, una buona parte fa
poi riferimento genericamente alle aziende del territorio o agli alimenti in genere.
Questo dovrebbe farci riflettere sulla necessità di intervenire energicamente sulla
promozione dei nostri prodotti, dato che situazione analoga si è verificata quando la
stesso quesito è stato posto ai gestori do mense.
Le domande che seguono sono volte ad esplorare i comportamenti del nostro
consumatore, le tipologie e le modalità di acquisto.
Partiamo con il primo interrogativo:
“Acquista produzioni alimentari tipiche del luogo?” ( produzioni alimentari tipiche
del luogo, intese genericamente come prodotti locali, essendo questa l'interpretazione
prevalente che si è dedotta dalla domanda precedente).
Acquisto produzioni alimentari tipiche del luogo
108; 20%
7; 1%
414; 79%
SI
NO
mancata risposta
25
Un buon 79% corrispondente a 414 intervistati, acquista prodotti locali.
Luogo privilegiato di acquisto
17%
35%
A: DIRETTAMENTE DA
AZIENDA
B: PRESSO NEGOZIO
DI FIDUCIA
C: PRESSO GRANDE
DISTRIBUZIONE
48%
Il luogo privilegiato di acquisto è il negozio di fiducia; un buon 35% acquista
direttamente da azienda ed un esiguo 17% presso la grande distribuzione.
“Con quale frequenza vengono acquistati”?
Frequenza acquisto
29%
A: OGNI GIORNO
B: ALMENO UNA
VOLTA ALLA
SETTIMANA
13%
C: ALMENO UNA
VOLTA AL MESE
9%
49%
D:
OCCASIONALMENTE
Un rilevante 49% afferma di acquistarne almeno una volta a settimana, soltanto un
marginale 13% ne acquista tutti i giorni, mentre un non trascurabile 29% dichiara di
acquistarne occasionalmente.
26
Atteggiamento verso prodotto locale:
Il nostro consumatore acquista prodotti locali e gli acquista prevalentemente, presso
il negozio di fiducia, circa una volta a settimana.
Vediamo ora i risultati relativi al prodotto biologico. Al quesito posto:
“Giudica positivamente gli alimenti biologici”?
Giudizio sugli alimenti biologici
30; 6%
casi di risposta
affermativa "SI"
64; 12%
casi di risposta negativa
"NO"
435; 82%
casi di mancata risposta
L'82% quindi 435 intervistati rispondono affermativamente. Circa un 18% tra
mancate risposte e risposte negative dichiara di non giudicare positivamente gli
alimenti biologici; ciò potrebbe essere causato da una sfiducia verso le procedure e i
regolamenti che determinano l'effettività “biologicità” del prodotto; alcuni
questionari infatti erano accompagnati da commenti che sollevavano proprio questi
dubbi.
Procediamo e osserviamo la frequenza di acquisto di quell' 82% che ne dà un
giudizio positivo. La domanda posta era:
“Con quale frequenza acquista gli alimenti biologici ?”
27
Frequenza di acquisto
A: OGNI GIORNO
B: ALMENO UNA
VOLTA ALLA
SETTIMANA
13%
46%
35%
6%
C: ALMENO UNA
VOLTA AL MESE
D:
OCCASIONALMENTE
250
197
200
151
150
100
55
50
27
0
A: OGNI GIORNO
1
B: ALMENO UNA VOLTA ALLA SETTIMANA
C: ALMENO UNA VOLTA AL MESE
D: OCCASIONALMENTE
i prodotti biologici vengono acquistati prevalentemente in maniera occasionale,
questo ne indica uno scarso consumo. Da notare comunque che un non trascurabile
35% li acquista almeno una volta a settimana.
Atteggiamento verso prodotto biologico:
Il nostro consumatore pur avendo un giudizio positivo verso i prodotti biologici li
acquista prevalentemente solo occasionalmente.
Ci si concentrerà ora sui criteri che guidano la scelta del consumatore privilegiandone
uno in particolare: la stagonalità. Di seguito la domanda.
28
“Negli acquisti degli alimenti guarda alla stagionalità?”
Incidenza della stagionalità nell'acquisto di
alimenti
66; 13%
455; 87%
1
2
la stagionalità risulta essere un elemento determinante nella scelta dei prodotti.
Una percentuale altissima dichiara di utilizzarlo come criterio; ciò non dovrebbe però
stupirci, si ricorderà come in una domanda precedente, relativa alle materie prime da
utilizzare nelle mense pubbliche, la maggior parte della popolazione avesse espresso
come criterio prioritario proprio quello della stagionalità degli alimenti.
Cosa guiderà invece negli acquisti coloro che contrariamente non ritengono la
stagionalità requisito importante; lo si è chiesto a quel 13%, lo vediamo nel
prossimo grafico:
Elementi che attirano maggiormente l'attenzione
negli acquisti di alimenti
A: PREZZO
31%
2%
7%
10%
B: PRODOTTI IN
PROMOZIONE
C: MARCA
INDUSTRIALE
D: ASPETTO
ESTERIORE
E:PRODOTTO GIA'
PRONTO ALL'USO
F: MARCHIO DI
QUALITA' (DOP,IGP)
24%
26%
29
Le percentuali più alte sono direzionate verso due approcci decisamente opposti fra
loro: il 31% privilegia il marchio di qulità, mentre il 26% fa riferimento al prodotto in
promozione; sembrano essere due categorie di consumatore molto diverse, non è
possibile quindi individuare in questo particolare contesto una tipologia prevalente.
Se attraverso questi quesiti siamo riusciti ad individuare i comportamenti di acquisto,
ora si vuole approfondire il punto di vista, le opinioni che il consumatore nutre verso
certe tematiche:
Prima tematica e relativa domanda:
“Ritiene giusto riconoscere alle produzioni tipiche/biologiche/stagionali un
maggior prezzo rispetto ai prodotti di importazione o di derivazione industriale?
Riconoscimento di maggiorazione
prezzo sui prodotti
tipici/biologici/stagionali
non
risponde;
17; 3%
NO; 190;
36%
SI; 322;
61%
SI
NO
non risponde
Il 61% ritiene giusto riconoscere a questa gamma di produzioni un prezzo maggiore,
ciò è indice di una sensibilità piuttosto diffusa verso le tematiche sinora trattate.
Viene chiesto anche di esprimere la percentuale di maggiorazione che si sarebbe
disposti a tollerare, un 13% non la esprime, mentre per l'87% la percentuale media
rilevata si aggira intorno al 20%.
30
percentuale che esprime la maggiorazione di
prezzo
42; 13%
eprime la maggiorazione
di prezzo
non esprime la
maggiorazione di prezzo
280; 87%
L'ultimo quesito posto, indirizzato anch'esso ad indagare l'interesse a la sensibilità
che il nostro interlocutore ha nei confronti del contesto oggetto della nostra indagine
è questo:
“Ritiene che l'esistenza di uno sportello pubblico in grado di fornire informazioni
sui luoghi presso cui reperire prodotti tipici/biologici possa facilitarne gli
acquisti?”
Utilità di uno sportello pubblico in grado di fornire
informazioni sui luoghi presso cui reperire i
prodotti tipici e biologici
188; 36%
323; 61%
no
18; 3%
non risponde
si
A rispondere affermativamente è un 61%, questo dato ci suggerisce ancora una volta
che l'attenzione verso i prodotti biologici, tipici e locali è una tendenza prevalente.
Il fatto che si ritenga utile uno sportello che possa avviare e facilitare il loro
reperimento è un dato assolutamente positivo.
31
Interpretando il dato da un'altra prospettiva ciò potrebbe anche denunciare l'esigenza
da parte del nostro consumatore di avere uno sportello cui potersi rivolgere,
rendendosi consapevole che spesso le conoscenze in merito sono lacunose.
In sintesi, i risultati ottenuti ci suggeriscono il profilo di un consumatore che sembra
essere sempre più attento e in particolar modo sempre più orientato ad un consumo
consapevole, lo denota la sensibilità e selettività che egli mostra verso alcune
tematiche specifiche e la volontà di essere partecipe ad un evoluzione positiva delle
attuali abitudini alimentari.
32
CONCLUSIONI:
Quali sono quindi le considerazioni che possono trarsi al termine di questo lavoro:
Ad emergere è un quadro variopinto all'interno del quale possiamo fare
sinteticamente due ordini di valutazione: relative al contesto sociale e culturale da un
lato e alle criticità e i punti deboli affiorati dall'altro.
Complessivamente, si nota una tendenza piuttosto pronunciata, da parte sia degli enti
locali che della popolazione in genere, verso un consumo alimentare più sano, lo
abbiamo visto più volte nelle risposte date ai nostri quesiti.
Se da un lato infatti, gli enti locali concorrono nel tentativo di migliorare la qualità
dei pasti erogati, la popolazione dall'altro cerca, per se e per i propri figli, di
indirizzare i consumi, scegliendo prodotti che possiedano determinate
caratteristiche, come la freschezza del prodotto, la salubrità, la provenienza, questi
elementi caratterizzanti sono, per gli uni e per gli altri ,sinonimo di qualità.
Inoltre, entrambi credono che un'istituzione come quella scolastica, possa concorrere
a contribuire ad una sana e corretta alimentazione, ma anche a far conoscere i nostri
prodotti, farne apprezzare le loro qualità, il che significa, in ultima analisi, essere
orgogliosi di appartenere a questo territorio e valorizzarne tutte le sue eccellenze.
Se è vero che si è riscontrata una consapevolezza di fondo, da parte sia del
consumatore che del gestore di mense, nell'utilizzo dei prodotti locali, è auspicabile
che ciò si trasformi in breve in una realtà di fatto, e che si traduca in un modello
concreto di comportamento.
Riteniamo che dovrebbe svilupparsi una più ampia cultura sugli alimenti che ne
ponga al centro le caratteristiche e la qualità; la nostra Provincia offre una variegata
gamma di prodotti che possono essere considerati eccellenze alimentari. Le nostre
imprese custodiscono un bagaglio di saperi e di tradizioni culturali che si trasmettono
da generazioni e che vengono migliorate in modo continuo e costante. Costante è la
qualità che viene sempre messa al centro come elemento fondamentale nelle loro
produzioni e nei loro processi evolutivi, attraverso gli strumenti che nel tempo la
scienza e la tecnica ha messo a loro disposizione.
Hanno quindi la capacità di sapersi innovare nella tradizione.
33
Uno dei punti critici da rilevare, è che purtroppo le imprese agricole fanno difficoltà
ad unire le proprie forze, per inserirsi in un sistema distributivo che chiede sempre di
più qualità e quantità adeguate per la commercializzazione; questo non significa
però che nono ci siano già sistemi di imprese che riescano a garantire sia alle mense
pubbliche che alla distribuzione, la fornitura dei prodotti quindi, se uno degli
elementi negativi della pubblica amministrazione verso il consumo dei prodotti locali
è appunto quello del reperimento del prodotto, noi possiamo affermare che esistono
per tutta una serie di alimenti, aziende organizzate che sono in grado di far fronte a
tali richieste. Noi pertanto riteniamo, che se le volontà espresse nelle interviste
corrispondono alla volontà politica di percorrere la strada dell'alimentazione sana e
genuina, esistono oggi le condizioni per avviare celermente questo percorso.
Il consumo dei prodotti del nostro territorio ci permette di raggiungere due eccellenti
risultati:
il primo, è quello di fornire ai nostri cittadini gli alimenti per una sana e corretta
alimentazione
il secondo, è quello di garantire alle nostre imprese agricole la loro permanenza in
tutto il territorio rurale della nostra provincia, garantendo in questo modo
la salvaguardia del nostro ambiente, la valorizzazione del nostro territorio,
l'occupazione e una produzione di alimenti che di per sé salvaguardia la biodiversità.
A conclusione possiamo affermare che questa ricerca ci indica un percorso
inequivocabile da seguire: mettere in atto tutti gli strumenti necessari per dar vita a
trecento sessanta gradi in tutto il territorio provinciale e regionale, a un percorso che
porti nelle nostre scuole l'educazione alimentare e, nelle nostre mense pubbliche, il
consumo dei prodotti locali e biologici del nostro territorio. Ricordiamo inoltre che
strumenti finanziari come i fondi a sostegno dello sviluppo rurale (PSR) e gruppi di
azione comune locale come i GAL, possono fornirci i mezzi strategici per poter
convogliare assieme nei comuni intenti, gli attori sin qui coinvolti. Per raggiungere
tale obbiettivo, sia gli enti pubblici che le nostre imprese ( o loro associazioni)
dovranno insieme trovare le soluzioni più opportune a risolvere i problemi che
possono emergere; noi come agricoltori siamo pronti.
34
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