INTRODUZIONE Questo lavoro, risultato di un indagine svolta dalla CIA (Confederazione italiana agricoltori), è parte di una serie di azioni, mirate a promuovere la sana alimentazione attraverso lo sviluppo dell'agroalimentare nel territorio. In questo caso si tratterà di alimentazione e correlazione con l'adozione ed il consumo dei prodotti locali e di quelli biologici. Nello specifico, si entrerà nel merito delle mense pubbliche e di come queste vengono gestite; considerando necessario, per la sopravvivenza stessa delle nostre realtà produttive e per l'importante ruolo di presidio nel territorio che esse ricoprono, che gli enti pubblici si impegnino a trovare soluzioni, affinché i prodotti locali insieme a quelli biologici entrino a pieno titolo nelle mense, non solo delle nostre famiglie, ma anche nelle mense pubbliche, in particolare quelle scolastiche. A tal fine, è indispensabile comprendere che, condizione imprescindibile, affinché i nostri agricoltori, i nostri allevatori ed i nostri artigiani possano continuare a svolgere la funzione di presidio è la loro stessa sopravvivenza, difesa e tutela. Si ritiene, che conoscere ed introdurre nelle nostre tavole, le produzioni agricole tipiche e tradizionali, sia premessa e condizione senza la quale, sembra inverosimile poter raggiungere una piena consapevolezza del consumo alimentare; al contrario è molto probabile che la loro introduzione sarà utile a porre le basi per un effettivo miglioramento nelle nostre abitudini alimentari e nell'alimentazione di ogni giorno. Per questo e quindi per consentire ai nostri produttori di rendersi competitivi sul mercato, occorre individuare non solo, nuove sinergie fra questi e i consumatori, ma ancor più importante, realizzare nuove alleanze fra i produttori e le Istituzioni, cui spetta il compito di intervenire con un' energica azione di promozione e valorizzazione dei nostri prodotti, che essendo prodotti di qualità garantita, grazie anche alla loro tracciabilità, dovrebbero occupare un posto privilegiato e non essere relegati come spesso capita a prodotto di nicchia; per i costo troppo elevati quando si tratta di biologico, o semplicemente perchè non se ne è a conoscenza negli altri casi. Occorre che gli enti pubblici, si rendano consapevoli dell'irrinunciabile patrimonio agroalimentare presente nel nostro territorio e delle caratteristiche effettivamente qualificanti dei nostri prodotti come: salubrità, tracciabilità, sostenibilità ambientale e valore culturale (come espressione della cultura locale e della sua tradizione), che li rendono la scelta strategicamente più adatta, a far nuovamente decollare l'economia rurale e concorrere contemporaneamente ad assicurare un' alimentazione sana e sostenibile . In quest'ottica si crede che una complementare azione formativa all'interno delle scuole sotto forma di quella che comunemente viene identificata come Educazione alimentare, possa coadiuvare il nostro intento. Ecco il motivo per il quale alcuni degli interrogativi posti nei questionari sottoposti e alle amministrazioni e alla popolazione, spesso si sono concentrati sul concetto di Educazione alimentare, sulla percezione di quanto, e se sia utile, adottarlo come strumento per assumere comportamenti alimentari corretti, e per orientare ad una conduzione, in genere, di vita sana. Sono infatti sempre più diffuse cattive abitudini alimentari e stili di vita caratterizzati da una sempre crescente sedentarietà. L'organizzazione mondiale della sanità (WHO), definisce l'obesità come la nuova epidemia del XXI secolo. Nel 2005, 1,6 miliardi della popolazione mondiale era in sovrappeso e 400 milioni già obesi ; inoltre le proiezioni future non sono incoraggianti; ma quel che più preoccupa è che ad aumentare, è l'obesità infantile e sovrappeso negli adolescenti in genere; ricordiamo che tali stati (di obesità e sovrappeso) generano molto spesso future malattie cronico-degenerative, malattie coronariche, cardiovascolari, e molte altre. Non dimentichiamo, inoltre, che spesso le conseguenze di un'alimentazione sbilanciata ed in genere di cattive abitudini alimentari incidono sul rischio di sviluppare tumori e che tutto ciò comporterà, infine, inevitabili implicazioni sulla spesa sanitaria futura. A fronte di quanto detto si pone l'imperativo per la Scuola, oggi Istituzione Sociale per eccellenza, Istituzione che in maniera sempre più forte si affianca, quasi a sostituire l'altra fondamentale Istituzione sociale, quella della famiglia, di impegnarsi nella sua specifica competenza educativa al fine di organizzare attività didattiche in materia di Educazione alimentare. Se la scuola è indubbiamente il luogo privilegiato per un'azione preventiva di educazione alimentare, ciò non esclude che essa, per realizzare una piena riuscita di tali obbiettivi, possa servirsi dell'apporto non solo delle altre istituzioni, quelle sociosanitarie prima di tutto; ma anche delle amministrazioni pubbliche in genere, di un energico coinvolgimento delle famiglie e in ultimo, ma non di certo per ordine di importanza, di un particolare ed indispensabile rapporto diretto con il territorio e le sue risorse, nella fattispecie con le nostre realtà produttive, vale a dire, ancora una volta,gli agricoltori, gli allevatori e gli artigiani che sono, anche se spesso dimenticati, i principali protagonisti del ciclo produttivo nella catena alimentare. Nello specifico l'intento è quello di far dialogare tutti gli attori coinvolti con i sistemi agricoli locali ed in particolare con quel sapere immateriale custodito nelle famiglie, ancora fortunatamente non del tutto scomparse nelle nostre colline e nelle nostre montagne, che con il proprio lavoro, ci permettono ancora di assaporare il gusto e gli aromi della nostra terra. Questi saperi e competenze debbono necessariamente essere tutelati, perchè in tal modo ad essere protetta è la stessa biodiversità, condizione, come sappiamo, necessaria per la vita sul nostro pianeta. D'altra parte, non è un caso, che l'Italia vanti dal 2010, il riconoscimento da parte dell'UNESCO di paese d'origine di quella Dieta mediterranea riconosciuta come modello virtuoso di salute e Patrimonio dell'Umanità. Ciò dovrebbe farci riflettere sull'urgenza di intervenire affinchè il nostro patrimonio agroalimentare non venga smarrito. Scopo dunque di questa ricerca, condotta su più livelli, è stato quello di indagare una piccola realtà: quella della provincia di Pesaro-Urbino e cercare di comprendere da un lato, prendendo in esame un oggetto specifico, quali siano gli atteggiamenti e gli orientamenti delle amministrazioni locali riguardo all'alimentazione, ed in particolare, al rapporto che essa intrattiene con la salute; parallelamente dall'altro, si sono osservate le opinioni e le tendenze della comunità sociale. L'oggetto che sembrava meglio rispondere a tale scopo si è rivelato essere il contesto delle mense comunali, quelle scolastiche nello specifico. Concentrandosi in particolare sulle linee guida che attualmente vengono adottate nella loro gestione, si è tentato di individuare, se, al loro interno, vi fossero già in essere reti relazionali presenti tra enti locali e produttori agricoli locali; si è chiesto per esempio ai gestori di mense, se acquistassero prodotti tipici- locali e biologici e dove tali prodotti venissero reperiti, o ancora, come si potesse migliorare la qualità dei pasti forniti, grazie, per esempio ad una maggiore attenzione ai prodotti tipici-locali, o attraverso l'utilizzo di prodotti freschi o ancora con l'introduzione di prodotti a tutela della biodiversità. Ad emergere, lo vedremo nel dettaglio, sarà un quadro piuttosto variegato; è evidente come ancora non vi siano linee comuni di intervento e come ancora l'informazione in merito a certi temi legati alla sfera alimentare sia carente. In questa parte della ricerca ci si è serviti di due diverse tipologie di questionario, a risposta chiusa e multipla. Il primo di questi ha preso in considerazione i 48 comuni scelti come unità di analisi e che qui elenchiamo: Acqualagna e la frazione di Pole, Auditore, Barchi, Belforte all' Isauro, Borgopace, Cagli, Cantiano, Carpegna, Cartoceto, Fano, Fermignano, Fossombrone, Fratterosa, Frontino, Frontone, Gradara, Lunano, Macerata Feltria, Mercatino Conca, Mercatello sul Metauro, Mondolfo, Montecalvo in foglia, Montecerignone, Montecopiolo, Montefelcino, Montecerignone, Montegrimano Terme, Montellabate, Pietrarubbia, Peglio, Pergola, Pesaro, Petriano, Piagge, Piandimeleto, Saltara, San Giorgio, San Lorenzo in campo, Sassocorvaro, Sassofeltrio, Serra Sant'Abbondio, San Costanzo e frazione Cerasa, Sant'Angelo in vado, Sant'Ippolito, Serrungarina, Tavoleto, Urbania, Urbino. Nella prima parte del lavoro si è tentato di fotografare la realtà relativa alla refezione scolastica di una porzione piuttosto estesa della provincia (48 comuni su 60). I quesiti posti erano volti a conoscere: a) il numero di pasti forniti giornalmente b) il costo che l'utente sosteneva mediamente per servirsi della refezione scolastica c) quanto fosse diffusa la presenza di prodotti biologici e locali. In un secondo momento si è voluto approfondire l' indagine, concentrandosi su un numero ristretto di comuni (12): Barchi, Carpegna, Cartoceto, Fano, Mondolfo, Pesaro, Pergola, Piagge, San Costanzo, SanGiorgio, Saltara ed Urbino; si è cercato naturalmente di distribuire i questionari in modo tale da avere una copertura geografica piuttosto eterogenea. E' soltanto in questa fase che si è riusciti ad andare più a fondo su alcune tematiche, nei limiti chiaramente di uno strumento qual è il questionario a risposta chiusa. Si è chiesto loro per esempio, se credevano che le mense potessero contribuire, attraverso l'utilizzo di prodotti del territorio, biologici e locali, ed una maggiore attenzione alla stagionalità, ad una sana alimentazione e quali dovessero essere i criteri prioritari cui fare riferimento per l'acquisto della materie prime. Non solo, si è affrontato il tema relativo alla rilevanza strategica nel programmare un piano di informazione-formazione all'interno delle scuole che si concentri sull'educazione alimentare e, fra gli altri temi, si è voluto anche indagare, quali fossero gli orientamenti che le amministrazioni attualmente hanno sui canali di comunicazione da adottare per promuovere i nostri prodotti , domandandogli per esempio, quanto ritenessero utile la presenza nel territorio di uno sportello informativo in grado di fornire informazione sulle caratteristiche dei prodotti tipicibiologici-locali e sui luoghi in cui poterli reperire. Fra i quesiti, non sono mancati quelli aventi lo scopo di indagare le competenze e la conoscenza di alcuni concetti legati all'alimentazione, in quanto si è convinti che solo una specifica azione formativa possa contribuire a realizzare gli obbiettivi che ci si è posti. Si renderà necessario in futuro, per una mirata azione sistemica, innalzare non solo le competenze dei consumatori ma ancor prima quelle degli stessi operatori agricoli e di coloro che gestiscono le mense attraverso una formazione continua. Secondo obbiettivo, nonché secondo livello della ricerca, quello di individuare la percezione della popolazione nei confronti del cibo, dei cibi genuini in particolare; gli atteggiamenti, i desideri e le valutazioni rispetto, in certi casi, alle stesse tematiche e agli stessi quesiti posti ai gestori delle mense; delle vere e proprie domande trasversali il cui scopo è stato appunto quello di capire se c' era, e quanta distanza intercorreva, tra le tendenze ed i desideri della popolazione e coloro a cui spetta confermare tali aspettative, le amministrazioni locali in genere. Anche in questo caso lo strumento di analisi è stato il questionario, anch'esso a risposta chiusa e multipla; 529 i questionari somministrati. La distribuzione ha interessato principalmente, nella quasi totalità dei casi, nuclei familiari residenti nella provincia di Pesaro e Urbino, zone urbane e rurali, che avessero al proprio interno almeno un componente che si servisse della refezione scolastica. Anche in questo caso le domande hanno interessato le diverse sfaccettature legate alla sfera del cibo, e nuovamente si è indagato il livello di conoscenza in materia. Obbiettivo specifico di questa parte della ricerca è stato essenzialmente quello di conoscere la diffusione ed il consumo dei prodotti biologici/locali e quanto l'utilizzo di tali alimenti sia, per il consumatore, correlato al concetto di sana alimentazione, individuare i profili motivazionali delle persone, ossia cosa guida il consumatore negli acquisti alimentari e in ultima analisi quali siano le abitudini alimentari che ne derivano. RISULTATI INDAGINE La prima fase dell'indagine ci ha permesso di descrivere le attuali condizioni della refezione scolastica in numerosi comuni della provincia, lo ricordiamo 48 comuni su 60. I quesiti posti erano volti a conoscere: a) il numero di pasti forniti giornalmente b) la modalità di gestione delle mense c) il costo che l'utente sostiene mediamente per servirsi della refezione scolastica d) quanto sia diffusa la presenza di prodotti biologici e locali. Dalla lettura dei dati, raccolti a partire da settembre 2012 emerge che: Giornalmente nella provincia vengono forniti circa 11mila pasti (11336); ogni pasto ha un costo medio di circa euro 3,43 e spesso il costo del pasto è accompagnato da un fisso mensile che si aggira mediamente intorno a euro 25,49. Se in alcune strutture, i costi del pasto variano in base alla dichiarazione isee, in altri, è il numero di figli che usufruiscono del servizio a determinare la variazione di prezzo, in altri ancora, il criterio seguito sarà il numero di pasti consumati durante il mese, infine, l'ultimo criterio a determinare il costo, è lo stato di residente che può in certi casi anche determinare l'esenzione completa. Per quanto riguarda la tipologia di gestione non emerge una modalità prevalente infatti risulta che: sono 22 a gestire direttamente il servizio, la parte restante 21 si affida a terzi, solo in 5 casi la gestione è mista. La durata dei contratti quando la gestione è affidata ad enti appaltatori è variabile: spesso, in 10 casi, la durata è annuale, seguono contratti triennali, 4 casi, via via, sino a contratti la cui durata è di 8 anni è il caso di Pesaro, la cui scadenza si registra nel giugno 2013. Così come Pesaro, si evidenzia che, diversi comuni, nel breve periodo potrebbero subire delle trasformazioni, è il caso di Fermignano che a breve esternalizzerà il servizio. Gli enti affidatari spesso sono ditte affermate nel mercato, fra queste Gemeaz, Cimas, Gemos, Camst, in altri, si tratta di cooperative della zona, fra queste anche cooperative di tipo a e b, (La Macina Ambiente, Gerico) che come sappiamo ricoprono un ruolo sociale importante ed alcuni ristoranti come Il Bianco Spino a Serra Sant'Abbondio. Modalità gestione mensa 5; 10% 21; 44% 22; 46% affidamento a terzi gestione diretta mista Che cosa è emerso relativamente alla diffusione degli alimenti biologici e locali: Osserviamo che su 48 comuni presi in esame il 42% di essi utilizza i prodotti biologici, ed il 61% si serve di prodotti locali. Utilizzo prodotto biologico 20; 42% 28; 58% si no Utilizzo prodotti locali 19; 39% 30; 61% si no Il dato in sé per sé positivo non deve però trarci in inganno in quanto, nella seconda fase della ricerca che ora andremo ad illustrare, quella ricordiamo rivolta a 12 comuni ci si accorge che le quantità in particolare dei prodotti locali, sono piuttosto esigue, ne facciamo una carrellata: Fano: 20% presenza prodotto locale, il biologico è proposto in almeno un piatto del menù giornaliero e a volte con più frequenza. Si distingue Barchi: particolarmente virtuoso con un 90% di utilizzo di prodotti locali e l'alimento biologico presente nell'intero menù giornaliero ( per intero si intende 8090%, sono esclusi pochissime alimenti, quelli non presenti sul mercato in forma biologica ed altri come, pane e scatolame, frutta e verdura. Pesaro: grande realtà a livello di pasti erogati giornalmente (3200), ha una presenza del prodotto locale che corrisponde al 5%, ( la percentuale è riferita alla tipologia di alimento inserita nella programmazione dei menù che sono la Casciotta somministrata una volta ogni cinque settimane e la carne I.G.P. somministrata più o meno una volta a settimana) il biologico al contrario, è presente nell'intero menù giornaliero ( per intero si intende 80%), sono esclusi carne avicunicola pasta all'uovo ed altri alimenti come il pesce, non presenti sul mercato con la caratteristica biologica. Pergola: presenza prodotto locale 20%, prodotto biologico in almeno un piatto del menù giornaliero. Carpegna, utilizzo di prodotti biologici, non si specificano le quantità, e utilizzo prodotti locali limitati all'utilizzo di carne. San Costanzo: non sono presenti prodotti locali mentre il biologico è presente in almeno un piatto del menù giornaliero. Urbino, utilizzo prodotti locale 20% (coniglio a Km 0 e carne I. G. P), prodotto biologico in almeno un piatto, si specifica olio extra vergine di oliva, riso, pomodori pelati, pasta. Saltara: il prodotto locale è presente nel 30% degli acquisti di frutta e verdura, per quanto riguarda il biologico lo troviamo in almeno un piatto del giorno, si specifica: olio, farina, passata, pasta e il 30% di frutta e verdura locale di cui si diceva sopra. Cartoceto: il locale occupa un 10%, mentre il biologico è presente in almeno un piatto del menù settimanale. I comuni di: Mondolfo, Piagge e San Giorgio non utilizzano né prodotti biologici né prodotti locali, se non in quantità estremamente irrisorie. Stupisce ed è lecito credo chiedersi come mai intercorrano differenze così sostanziale nella gestione di mense di comuni così affini; è un interrogativo aperto al quale le amministrazioni dovrebbero rispondere. Per quel che riguarda il reperimento degli alimenti non si osserva una modalità prevalente: in tre casi avviene attraverso il fornitore affidatario del servizio, in due casi ci si rivolge direttamente presso l'azienda produttrice, solo in un caso si dichiara di rivolgersi alla grande distribuzione. Se questi dati ricalcano effettivamente la realtà così come si presenta oggi ; attraverso un'altra serie di quesiti si è cercato di individuare gli orientamenti che guideranno le amministrazioni nel futuro. Preliminarmente si è domandato loro di esprimere un giudizio sulle condizioni attuali delle proprie mense e laddove si è espressa insoddisfazione più o meno forte si è chiesto quali fattori potrebbero determinare un miglioramento dei pasti forniti. Riportiamo di seguito dati e grafici, ecco le risposte al primo quesito: “Quale giudizio esprime sull'attuale qualità del cibo servito nelle mense?” Barchi Carpegna Cartoceto Fano Mondolfo Pesaro Pergola Piagge S. Costanzo S. Giorgio Saltara Urbino 10 9 10 10 7 9 9 7 Non risponde 7 8 Non risponde Tendenzialmente i comuni esprimono giudizi che si mantengono su valori medio-alti. 10 A questo punto si rende interessante credo, tentare di comprendere quali elementi nella elaborazione dei menù vengono privilegiati rispetto ad altri, per comprendere in qualche modo a quali fattori sia legato il giudizio positivo. A tal proposito è stata posta la seguente domanda: “Nella elaborazione del menu a quali elementi presta maggiore attenzione?” A: stagionalità degli alimenti (6 comuni) B: miglior prezzo (4 comuni) C: facilità di reperimento dell'alimento (6 comuni) D: garanzia del fornitore nelle consegne (7 comuni) E: prodotto già pronto all'uso (1 comune) F: marchio di qualità del prodotto (8 comuni) Criteri seguiti nella elaborazione del menu 8; 24% 6; 19% 4; 13% 1; 3% 7; 22% 6; 19% A stagionalità degli alimenti B miglior prezzo C facilità di reperimento dell'alimento D garanzia del fornitore nelle consegne E prodotto già pronto all'uso F marchio di qualità del prodotto E' il marchio di qualità ad incidere maggiormente, 8 comuni su 12 lo scelgono; mentre soltanto un 3% è riservato all' opzione prodotto già pronto all'uso. Interessante notare che accanto alla prima scelta segue immediatamente il fattore garanzia del fornitore nelle consegne 22% e a seguire in coda facilità di reperimento degli alimenti con un 19%. Questo binomio lo vedremo anche in seguito, viene ricorrentemente citato quale scoglio principale nella realizzazione di accordi con i produttori locali. Tra i dubbi, gli scetticismi più frequenti, si lamenta 11 per esempio le reperibilità in tempi brevi degli alimenti da parte del fornitore anche per eventuali sostituzioni di derrate alimentari o ancora le problematiche riguardano la reperibilità del prodotto per tutto l'anno scolastico. Insomma ad emergere, in particolar modo, quando i comuni sfiorano i 1000 o i 2000 pasti al giorno, è il timore che questi non possano assicurare la copertura in maniera completa o che comunque non riescano ad intervenire prontamente se si dovessero verificare delle problematiche relative al cibo in genere. Benché dunque, come si è rilevato tutti i comuni esprimano giudizi positivi sul cibo servito nelle proprie mense, ciò non esclude che esso possa essere ulteriormente migliorato, ecco quindi cosa viene domandato ai nostri interlocutori: “Come si potrebbe migliorare la qualità dei pasti forniti nelle mense?” A : maggiore attenzione alla stagionalità B : maggiore attenzione ai prodotti tipici locali C : utilizzo prodotti freschi D: presenza prodotti biologici/biodiversità E : menu maggiormente variato F : preparazione menu dietetico Caratteristiche che potrebbero migliorare la qualità dei pasti forniti 8% 12% 12% 16% 24% 28% A maggiore attenzione alla stagionalità B maggiore attenzione ai prodotti tipici locali C utilizzo prodotti freschi D presenza prodottti biologici/biodiversità E menu maggiormante variato F preparazione menu dietetico 12 La lettura del grafico ci dice quanto segue: − utilizzo di prodotti freschi, incide per un 28% (corrispondente a 7 comuni) − presenza di prodotti biologici e della biodiversità incide per un 24% (corrispondente a 6 comuni) Seguono: maggiore attenzione ai prodotti tipici e locali che incide per un 16%, affiancati in una posizione paritaria alla: maggiore attenzione alla stagionalità e preparazione di un menù dietetico con un 12%; a concludere con un 8% il fattore menu maggiormente variato. Ci sembrava infine utile per completare il quadro, inserire una domanda relativa ai criteri che secondo i gestori dovevano essere privilegiati nei bandi per l'acquisto delle materie prime, allor quando non si riteneva prioritario quello della miglior offerta economica, riportiamo la domanda per esteso: “Ritiene che nel bando per l'acquisto delle materie prime da utilizzare nelle mense collettive il criterio prioritario di scelta sia quello della miglior offerta economica?” Nove comuni non ritengono sia il prezzo il criterio da privilegiare e scelgono quindi fra i seguenti, quelli che potrebbero essere inseriti: A: produzioni locali km 0 B: stagionalità dei prodotti acquistati C: produzioni biologiche e della biodiversità D: sottoscrizione accordi di filiera con operatori locali 7 7 8 6 criteri da privilegiare nell'acquisto di materie prime A produzioni locali km 0 21% 25% B stagionalità dei prodotti acquistati 29% C produzioni biologiche e della biodiversità 25% D sottoscrizione accordi di filiera con operatori locali 13 Occorre necessariamente registrare che 3 comuni su 12 ritengono che la miglior offerta economica sia il criterio da privilegiare, dunque una percentuale non del tutto marginale. Tra coloro, al contrario, che non ritengono sia il fattore prioritario, abbiamo una distribuzione delle opzioni piuttosto omogenea con una prevalenza comunque dell'attenzione verso le produzioni biologiche e della biodiversità. I risultati sinora raccolti ci portano a delle preliminari considerazioni. Se da un lato, i nostri intervistati esprimendo le loro opinioni collocano l'utilizzo di prodotti freschi, biologici e della biodiversità come elementi prioritari al fine di migliorare la qualità dei cibi, dall'altro, nelle elaborazioni dei propri menù come fattore prioritario indicano accanto al prodotto di qualità, in posizione quasi paritaria, l'importanza del fornitore nelle consegne. Ora, quale referente migliore, se non le nostre realtà produttive locali, possono rispondere a caratteristiche quali freschezza e biodiversità; il fatto però è che le legittime criticità avanzate dai nostri interlocutori sono reali, in quanto al momento, non esiste un piano d'azione comune, una piattaforma logistica in grado di risolvere tali criticità; quindi in sostanza possediamo le risorse ma non siamo in grado di direzionarle nel modo giusto e di sfruttare il nostro variegato patrimonio agroalimentare. Passo successivo nel nostro lavoro è stato poi quello di indagare se i gestori interpellati, ritenessero utile, nell'organizzazione generale delle mense, accompagnare ad una sana alimentazione, fatta di introduzione di cibi genuini, un' azione didattica che riuscisse a promuovere una vera cultura del cibo, attraverso lo svolgimento di attività di educazione alimentare. Un'educazione alimentare volta a sviluppare conoscenze e consapevolezza non solo nei piccoli utenti; ma rivolta anche ai loro genitori, naturalmente agli insegnanti e a coloro che gestiscono le mense scolastiche. Osserviamo che cosa è emerso: 14 “Ritiene che le mense collettive possano contribuire ad una sana alimentazione?” I comuni rispondono affermativamente all'unanimità, dando successivamente la preferenza a determinati strumenti, pur avendo la possibilità di selezionarli tutti associandogli dei voti. “Se si attraverso quali strumenti?” A : utilizzo cibi stagionali e biologici (9 comuni) B: predisposizione nelle mense di menu specifici dietetici (7 comuni) C : utilizzo nella preparazione di pasti degli alimenti funzionali (9 comuni) D: organizzazione incontri con esperti della materia (6 comuni) E: distribuzione di materiale divulgativo (6 comuni) F : organizzazione visite guidate ad impianti di lavorazione di alimenti tipici (6 comuni) G : organizzazione di degustazioni guidate a favore di utenti (5 comuni) Strumenti che possono contribuire ad una sana alimentazione 5; 10% 9; 18% 6; 13% 7; 15% 6; 13% 6; 13% 9; 18% A utilizzo cibi stagionali e biologici B predisposizione nelle mense di menu specifici dietetici C utilizzo nella preparazione di pasti degli alimenti funzionali D organizzazione incontri con esperti della materia E distribuzione di materiale divulgativo F organizzazione visite guidate ad impianti di lavorazione di alimenti tipici G organizzazione di degustazioni guidate a favore di utenti non si distingue uno strumento in particolare rispetto agli altri, possiamo comunque registrare una prevalenza nella scelta delle opzioni: “ utilizzo cibi stagionali/ biologici” e “utilizzo nella preparazione dei pasti degli alimenti funzionali”. Le ultime quattro voci in particolare che erano quelle di nostro interesse, o non vengono prese in considerazione o quando lo sono, lo sono comunque in maniera paritaria accanto ad altri strumenti. Soltanto un comune associa un 9 alla voce “organizzazione incontri con esperti della materia”; registriamo inoltre nel comune 15 di Pergola la presenza dell'orto biologico all'interno della scuola. Nella convinzione che al fine di realizzare un efficace attività di educazione alimentare sia necessario informare ed informare non solo i bambini ma anche i genitori e i soggetti di riferimento operanti nel territorio, quindi i nostri gestori di mense, si è cercato di indagare le competenze generali che essi possiedono: ecco le relative domande riportate per esteso e i risultati ottenuti. Alla prima domanda “ Conosce il concetto di alimento funzionale ?” Conoscenza del concetto di alimento funzionale 4; 33% 8; 67% si no Rispondono affermativamente 8 su 12, quindi un risultato confortante, meno confortante invece è il risultato del secondo quesito posto “ Conosce produzioni alimentari tipiche del luogo ?” Conoscenza produzioni alimentari tipiche de luogo 2; 17% 10; 83% si no Al di là del 17% che dichiara di non conoscerne, la parte restante risponde spesso in 16 maniera approssimativa o comunque riduttiva. Si è notata la difficoltà nel rispondere non solo perchè il termine si presta a diverse interpretazioni; l' interlocutore non capiva se ci si riferisse ai prodotti tradizionali, ai prodotti in genere non certificati , in ogni caso si è notato che a mancare è una marcata identificazione territoriale con i prodotti tipici della nostra provincia, che essi siano dop/igp o semplicemente prodotti tradizionali. Evidentemente tale carenza è percepita dagli amministratori stessi che alla domanda: “ Ritiene che i soggetti gestori di mensa debbano partecipare ad incontri per approfondire le conoscenze su alimentazione e salute? e si, su quale tematiche occorrerebbe soffermarsi ci forniscono queste risposte che leggiamo attraverso i grafici: Utilità incontri di approfondimento per i gestori d i mense 1; 8% si no 11; 92% Tematiche per approfondire le conoscenze su alimentazione e salute 6; 15% 8; 21% 5; 13% 6; 15% 6; 15% 8; 21% A produzioni alimentari tipiche-locali-biologiche B alimenti funzionali e loro ruolo sull'organismo umano C differenze nutrizionali in alimenti freschi e conservati D stagionalità delle produzioni E esigenze nutritive essenziali dell'organismo umano F principali elementi salutistici presenti negli alimenti 17 Al primo posto come tematica da approfondire troviamo non a caso quella relativa alle produzioni alimentari tipiche-locali e biologiche. L'ultimo quesito posto ai nostri intervistati infine ha riguardato, l'opinione relativa all'efficacia di uno sportello pubblico in grado di fornire informazioni sui prodotti tipici/biologici e locali: “Ritiene che l'esistenza di uno sportello pubblico in grado di fornire informazioni sulle caratteristiche dei prodotti tipici/biologici e locali e relativi luoghi presso cui reperirli possa facilitarne gli acquisti?” E' vantaggioso uno sportello informativo che fornisca informazioni sui prodotti biologici e locali? 2; 17% 1; 8% 9; 75% si non risponde no Il riscontro come si può osservare è prevalentemente positivo. Si è chiesto poi se si riteneva che tale servizio potesse incrementare: - gli acquisti dei prodotti tipici/biologici e locali - gli acquisti direttamente presso le aziende produttrici - il prezzo dei prodotti tipici/biologici e locali Sei non esprimono giudizi; tre sono i casi in cui si crede che ciò possa incrementare il prezzo, in percentuali però molto alte (50%, 70% e 30%) quindi del 50%. Le altre voci sono equamente distribuite, nello specifico si pensa ci possa essere un incremento degli acquisti dei prodotti di circa il 41% e degli acquisti 18 presso azienda di circa il 31%. incremento acquisti dei prodotti 3; 23% 5; 39% incremento acquisti direttamente presso azienda incremento prezzi 5; 38% Si è detto che la ricerca avrebbe previsto due momenti, nel primo si sarebbe indagata la realtà delle nostre mense attraverso quesiti posti a coloro che le gestiscono, mentre nel secondo il nostro interesse si sarebbe rivolto verso interlocutori dai contorni più sfumati: la popolazione nella provincia; ricordiamo che sono 529 i questionari distribuiti. La distribuzione ha interessato principalmente, nuclei familiari residenti nella provincia di Pesaro e Urbino, zone urbane e rurali, che avessero al proprio interno almeno un componente che si servisse della refezione scolastica. Obbiettivo specifico di questo secondo livello della ricerca: conoscere la diffusione ed il consumo dei prodotti biologici/locali e quanto l'utilizzo di tali alimenti sia, per il consumatore, correlato al concetto di sana alimentazione; individuare i profili motivazionali delle persone, ossia cosa guida il consumatore negli acquisti e in ultima analisi quali siano le abitudini alimentari che ne derivano. Sono 16 le domande selezionate dal questionario, che per comodità potremmo distinguere in due grandi aree tematiche: quella dei veri e propri comportamenti e quella delle opinioni/orientamenti. 19 Nel primo interrogativo si chiede: “Ritiene che le Istituzioni scolastiche possano contribuire all'educazione alimentare” Opinione sull'influenza delle istituzioni scolastiche nell'educazione alim entare 3% 97% si no E' opinione comune e consolidata, che le Istituzioni scolastiche possano contribuire all'educazione alimentare; si chiede quindi attraverso quali strumenti questo possa realizzarsi. Non emerge uno strumento principe, si rileva comunque anche se non in maniera evidente la tendenza verso l'opzione: l'utilità di un menù a base di prodotti locali, questo potrebbe portarci a pensare, in via del tutto ipotetica, che una porzione di popolazione nutra il desiderio, che la scuola possa, attraverso l'educazione alimentare, avvicinare al territorio i giovani consumatori. 20 Strumenti che le Istituzioni scolastiche potrebbero utilizzare per contribuire all'educazione alimentare 300 250 265 284 244 210 206 200 150 131 143 103 100 50 0 lezioni specifiche in aula svolte dagli insegnanti interventi in aula di esperti incontri genitori ed esperti distribuzione materiale divulgativo visite guidate agli impianti di lavorazione degustazioni guidate menu a base di prodotti locali menu a base di prodotti biologici Si è voluto quindi indagare se l'atteggiamento positivo nei confronti dei prodotti locali si sarebbe tradotto in un comportamento concreto, si è quindi chiesto se vi era la disponibilità a pagare un prezzo superiore per un servizio di mensa in cui venissero somministrati pasti basati sulle materie prime locali e biologiche, i risultati sono piuttosto incoraggianti lo vediamo nel grafico: 21 Disponibilità a pagare un prezzo superiore per un servizio mensa che offre pasti basati sulle materie prime locali/biologiche 23; 4% 204; 39% 302; 57% si no non risponde E' interessante notare che quando la stessa domanda è stata posta ai gestori di mense, ossia quando è stato chiesto loro di immaginare che cosa avrebbe risposto la popolazione a una maggiorazione di prezzo a fronte di una qualità migliore; la maggior parte dei comuni 7 su 12 ha risposto che non riteneva disponibile l'utente a sostenere un prezzo maggiorato. E' utile quindi capire, e cercheremo di farlo attraverso un'altra domanda, se tra la popolazione di riferimento e le amministrazioni esistono dei punti di contatto, se c'è dialogo, se le aspettative e i desideri degli uni sono compresi e accolti dagli altri. Si ripropone quindi, la domanda posta ai comuni, relativa ai criteri prioritari di scelta da utilizzare nei bandi per l'acquisto delle materie prime e se si crede che il criterio della miglior offerta economica sia prioritario rispetto ad altri. Ricordiamo i risultati: per tre di questi lo era, mentre per la parte restante il criterio prioritario risultava essere “produzioni biologiche e della biodiversità” puntualizzando comunque, che alcune opzioni risultavano essere quasi in posizione paritaria. 22 Confrontiamo ora ai risultati con quelli dei questionari somministrati alla popolazione Ritiene giusto che per l'acquisto delle materie prime da utilizzare nelle mense pubbliche il criterio prioritario di scelta sia quello della miglior offerta economica? 9; 2% 74; 14% 446; 84% si no non risponde Criteri da seguire per l'acquisto delle materie prime da utilizzare nelle mense pubbliche 357; 24% 400; 27% 326; 22% 402; 27% A: produzioni locali a km 0 B: stagionalità dei prodotti acquistati C: produzioni biologiche e della biodiversità D: sottoscrizione accordi di filiera con operatori locali Anche in questo caso abbiamo una piccola percentuale che ritiene la migliore offerta economica come criterio da privilegiare. Relativamente ai diversi criteri da adottare, si nota come i risultati non corrispondano ai risultati di quelli somministrati ai gestori di mense, e in particolare il criterio prioritario scelto dai comuni è l'ultimo criterio messo in evidenza dalla popolazione. 23 Di seguito verranno presentati i risultati di una delle sezioni più interessanti dell' indagine, attraverso la quale si è individuato il profilo prevalente del consumatore preso in esame: nello specifico lo ricordiamo ancora una volta, il target dei questionari somministrati, sono stati i genitori degli alunni frequentanti alcune scuole di ogni ordine e grado della nostra provincia. Questi, i nuclei tematici che di seguito andremo ad affrontare: - Il nostro interlocutore conosce i prodotti locali? -Quali sono le sue abitudini alimentari? -Qual'è il suo giudizio nei confronti degli alimenti biologici? -Cosa guida il nostro consumatore negli acquisti? -Qual'è infine il suo orientamento nei confronti del concetto: alimentazione e salute, quindi, quanta importanza associa all' introduzione nell'alimentazione di prodotti tipici-locali e biologici ed alla loro promozione? Per quel che riguarda le conoscenze, è stato chiesto se si era a conoscenza di produzioni alimentari tipiche del luogo. Osserviamo i risultati nel grafico: Conoscenza di produzioni alimentari tipiche de l luogo 26; 5% 261; 47% 268; 48% si no non risponde 24 Assolutamente non incoraggianti purtroppo; più della metà degli intervistati dichiara di non conoscere produzioni tipiche locali. Anche in questo caso una variabile da non sottovalutare, lo avevamo evidenziato anche per i comuni e che potrebbe in qualche modo inficiare i risultati, è la diversa interpretazione che può darsi alla domanda. Al di là di questo, i cosi detti prodotti di eccellenza, comprendendo quindi fra questi anche i prodotti non effettivamente tipici per definizione, ( non si pretende che gli interlocutori conoscano l'esatta definizione di prodotto tipico) sono menzionati rarissime volte. Di quel 47% infatti che dichiara di conoscerne, una buona parte fa poi riferimento genericamente alle aziende del territorio o agli alimenti in genere. Questo dovrebbe farci riflettere sulla necessità di intervenire energicamente sulla promozione dei nostri prodotti, dato che situazione analoga si è verificata quando la stesso quesito è stato posto ai gestori do mense. Le domande che seguono sono volte ad esplorare i comportamenti del nostro consumatore, le tipologie e le modalità di acquisto. Partiamo con il primo interrogativo: “Acquista produzioni alimentari tipiche del luogo?” ( produzioni alimentari tipiche del luogo, intese genericamente come prodotti locali, essendo questa l'interpretazione prevalente che si è dedotta dalla domanda precedente). Acquisto produzioni alimentari tipiche del luogo 108; 20% 7; 1% 414; 79% SI NO mancata risposta 25 Un buon 79% corrispondente a 414 intervistati, acquista prodotti locali. Luogo privilegiato di acquisto 17% 35% A: DIRETTAMENTE DA AZIENDA B: PRESSO NEGOZIO DI FIDUCIA C: PRESSO GRANDE DISTRIBUZIONE 48% Il luogo privilegiato di acquisto è il negozio di fiducia; un buon 35% acquista direttamente da azienda ed un esiguo 17% presso la grande distribuzione. “Con quale frequenza vengono acquistati”? Frequenza acquisto 29% A: OGNI GIORNO B: ALMENO UNA VOLTA ALLA SETTIMANA 13% C: ALMENO UNA VOLTA AL MESE 9% 49% D: OCCASIONALMENTE Un rilevante 49% afferma di acquistarne almeno una volta a settimana, soltanto un marginale 13% ne acquista tutti i giorni, mentre un non trascurabile 29% dichiara di acquistarne occasionalmente. 26 Atteggiamento verso prodotto locale: Il nostro consumatore acquista prodotti locali e gli acquista prevalentemente, presso il negozio di fiducia, circa una volta a settimana. Vediamo ora i risultati relativi al prodotto biologico. Al quesito posto: “Giudica positivamente gli alimenti biologici”? Giudizio sugli alimenti biologici 30; 6% casi di risposta affermativa "SI" 64; 12% casi di risposta negativa "NO" 435; 82% casi di mancata risposta L'82% quindi 435 intervistati rispondono affermativamente. Circa un 18% tra mancate risposte e risposte negative dichiara di non giudicare positivamente gli alimenti biologici; ciò potrebbe essere causato da una sfiducia verso le procedure e i regolamenti che determinano l'effettività “biologicità” del prodotto; alcuni questionari infatti erano accompagnati da commenti che sollevavano proprio questi dubbi. Procediamo e osserviamo la frequenza di acquisto di quell' 82% che ne dà un giudizio positivo. La domanda posta era: “Con quale frequenza acquista gli alimenti biologici ?” 27 Frequenza di acquisto A: OGNI GIORNO B: ALMENO UNA VOLTA ALLA SETTIMANA 13% 46% 35% 6% C: ALMENO UNA VOLTA AL MESE D: OCCASIONALMENTE 250 197 200 151 150 100 55 50 27 0 A: OGNI GIORNO 1 B: ALMENO UNA VOLTA ALLA SETTIMANA C: ALMENO UNA VOLTA AL MESE D: OCCASIONALMENTE i prodotti biologici vengono acquistati prevalentemente in maniera occasionale, questo ne indica uno scarso consumo. Da notare comunque che un non trascurabile 35% li acquista almeno una volta a settimana. Atteggiamento verso prodotto biologico: Il nostro consumatore pur avendo un giudizio positivo verso i prodotti biologici li acquista prevalentemente solo occasionalmente. Ci si concentrerà ora sui criteri che guidano la scelta del consumatore privilegiandone uno in particolare: la stagonalità. Di seguito la domanda. 28 “Negli acquisti degli alimenti guarda alla stagionalità?” Incidenza della stagionalità nell'acquisto di alimenti 66; 13% 455; 87% 1 2 la stagionalità risulta essere un elemento determinante nella scelta dei prodotti. Una percentuale altissima dichiara di utilizzarlo come criterio; ciò non dovrebbe però stupirci, si ricorderà come in una domanda precedente, relativa alle materie prime da utilizzare nelle mense pubbliche, la maggior parte della popolazione avesse espresso come criterio prioritario proprio quello della stagionalità degli alimenti. Cosa guiderà invece negli acquisti coloro che contrariamente non ritengono la stagionalità requisito importante; lo si è chiesto a quel 13%, lo vediamo nel prossimo grafico: Elementi che attirano maggiormente l'attenzione negli acquisti di alimenti A: PREZZO 31% 2% 7% 10% B: PRODOTTI IN PROMOZIONE C: MARCA INDUSTRIALE D: ASPETTO ESTERIORE E:PRODOTTO GIA' PRONTO ALL'USO F: MARCHIO DI QUALITA' (DOP,IGP) 24% 26% 29 Le percentuali più alte sono direzionate verso due approcci decisamente opposti fra loro: il 31% privilegia il marchio di qulità, mentre il 26% fa riferimento al prodotto in promozione; sembrano essere due categorie di consumatore molto diverse, non è possibile quindi individuare in questo particolare contesto una tipologia prevalente. Se attraverso questi quesiti siamo riusciti ad individuare i comportamenti di acquisto, ora si vuole approfondire il punto di vista, le opinioni che il consumatore nutre verso certe tematiche: Prima tematica e relativa domanda: “Ritiene giusto riconoscere alle produzioni tipiche/biologiche/stagionali un maggior prezzo rispetto ai prodotti di importazione o di derivazione industriale? Riconoscimento di maggiorazione prezzo sui prodotti tipici/biologici/stagionali non risponde; 17; 3% NO; 190; 36% SI; 322; 61% SI NO non risponde Il 61% ritiene giusto riconoscere a questa gamma di produzioni un prezzo maggiore, ciò è indice di una sensibilità piuttosto diffusa verso le tematiche sinora trattate. Viene chiesto anche di esprimere la percentuale di maggiorazione che si sarebbe disposti a tollerare, un 13% non la esprime, mentre per l'87% la percentuale media rilevata si aggira intorno al 20%. 30 percentuale che esprime la maggiorazione di prezzo 42; 13% eprime la maggiorazione di prezzo non esprime la maggiorazione di prezzo 280; 87% L'ultimo quesito posto, indirizzato anch'esso ad indagare l'interesse a la sensibilità che il nostro interlocutore ha nei confronti del contesto oggetto della nostra indagine è questo: “Ritiene che l'esistenza di uno sportello pubblico in grado di fornire informazioni sui luoghi presso cui reperire prodotti tipici/biologici possa facilitarne gli acquisti?” Utilità di uno sportello pubblico in grado di fornire informazioni sui luoghi presso cui reperire i prodotti tipici e biologici 188; 36% 323; 61% no 18; 3% non risponde si A rispondere affermativamente è un 61%, questo dato ci suggerisce ancora una volta che l'attenzione verso i prodotti biologici, tipici e locali è una tendenza prevalente. Il fatto che si ritenga utile uno sportello che possa avviare e facilitare il loro reperimento è un dato assolutamente positivo. 31 Interpretando il dato da un'altra prospettiva ciò potrebbe anche denunciare l'esigenza da parte del nostro consumatore di avere uno sportello cui potersi rivolgere, rendendosi consapevole che spesso le conoscenze in merito sono lacunose. In sintesi, i risultati ottenuti ci suggeriscono il profilo di un consumatore che sembra essere sempre più attento e in particolar modo sempre più orientato ad un consumo consapevole, lo denota la sensibilità e selettività che egli mostra verso alcune tematiche specifiche e la volontà di essere partecipe ad un evoluzione positiva delle attuali abitudini alimentari. 32 CONCLUSIONI: Quali sono quindi le considerazioni che possono trarsi al termine di questo lavoro: Ad emergere è un quadro variopinto all'interno del quale possiamo fare sinteticamente due ordini di valutazione: relative al contesto sociale e culturale da un lato e alle criticità e i punti deboli affiorati dall'altro. Complessivamente, si nota una tendenza piuttosto pronunciata, da parte sia degli enti locali che della popolazione in genere, verso un consumo alimentare più sano, lo abbiamo visto più volte nelle risposte date ai nostri quesiti. Se da un lato infatti, gli enti locali concorrono nel tentativo di migliorare la qualità dei pasti erogati, la popolazione dall'altro cerca, per se e per i propri figli, di indirizzare i consumi, scegliendo prodotti che possiedano determinate caratteristiche, come la freschezza del prodotto, la salubrità, la provenienza, questi elementi caratterizzanti sono, per gli uni e per gli altri ,sinonimo di qualità. Inoltre, entrambi credono che un'istituzione come quella scolastica, possa concorrere a contribuire ad una sana e corretta alimentazione, ma anche a far conoscere i nostri prodotti, farne apprezzare le loro qualità, il che significa, in ultima analisi, essere orgogliosi di appartenere a questo territorio e valorizzarne tutte le sue eccellenze. Se è vero che si è riscontrata una consapevolezza di fondo, da parte sia del consumatore che del gestore di mense, nell'utilizzo dei prodotti locali, è auspicabile che ciò si trasformi in breve in una realtà di fatto, e che si traduca in un modello concreto di comportamento. Riteniamo che dovrebbe svilupparsi una più ampia cultura sugli alimenti che ne ponga al centro le caratteristiche e la qualità; la nostra Provincia offre una variegata gamma di prodotti che possono essere considerati eccellenze alimentari. Le nostre imprese custodiscono un bagaglio di saperi e di tradizioni culturali che si trasmettono da generazioni e che vengono migliorate in modo continuo e costante. Costante è la qualità che viene sempre messa al centro come elemento fondamentale nelle loro produzioni e nei loro processi evolutivi, attraverso gli strumenti che nel tempo la scienza e la tecnica ha messo a loro disposizione. Hanno quindi la capacità di sapersi innovare nella tradizione. 33 Uno dei punti critici da rilevare, è che purtroppo le imprese agricole fanno difficoltà ad unire le proprie forze, per inserirsi in un sistema distributivo che chiede sempre di più qualità e quantità adeguate per la commercializzazione; questo non significa però che nono ci siano già sistemi di imprese che riescano a garantire sia alle mense pubbliche che alla distribuzione, la fornitura dei prodotti quindi, se uno degli elementi negativi della pubblica amministrazione verso il consumo dei prodotti locali è appunto quello del reperimento del prodotto, noi possiamo affermare che esistono per tutta una serie di alimenti, aziende organizzate che sono in grado di far fronte a tali richieste. Noi pertanto riteniamo, che se le volontà espresse nelle interviste corrispondono alla volontà politica di percorrere la strada dell'alimentazione sana e genuina, esistono oggi le condizioni per avviare celermente questo percorso. Il consumo dei prodotti del nostro territorio ci permette di raggiungere due eccellenti risultati: il primo, è quello di fornire ai nostri cittadini gli alimenti per una sana e corretta alimentazione il secondo, è quello di garantire alle nostre imprese agricole la loro permanenza in tutto il territorio rurale della nostra provincia, garantendo in questo modo la salvaguardia del nostro ambiente, la valorizzazione del nostro territorio, l'occupazione e una produzione di alimenti che di per sé salvaguardia la biodiversità. A conclusione possiamo affermare che questa ricerca ci indica un percorso inequivocabile da seguire: mettere in atto tutti gli strumenti necessari per dar vita a trecento sessanta gradi in tutto il territorio provinciale e regionale, a un percorso che porti nelle nostre scuole l'educazione alimentare e, nelle nostre mense pubbliche, il consumo dei prodotti locali e biologici del nostro territorio. Ricordiamo inoltre che strumenti finanziari come i fondi a sostegno dello sviluppo rurale (PSR) e gruppi di azione comune locale come i GAL, possono fornirci i mezzi strategici per poter convogliare assieme nei comuni intenti, gli attori sin qui coinvolti. Per raggiungere tale obbiettivo, sia gli enti pubblici che le nostre imprese ( o loro associazioni) dovranno insieme trovare le soluzioni più opportune a risolvere i problemi che possono emergere; noi come agricoltori siamo pronti. 34