1 Definizione
2 Brigantaggio meridionale
Il termine brigante è inteso,
genericamente, come persona la cui
attività è fuorilegge. Sono spesso
stati definiti briganti, in senso
dispregiativo, combattenti e rivoltosi
in determinate situazioni sociali e
politiche.
Fenomeno politico-sociale diffuso nelle campagne del Mezzogiorno all'indomani
dell'unità d'Italia nel 1861, che associò le forme tradizionali del ribellismo
contadino a una violenta protesta contro il nuovo stato italiano, strumentalizzata
dai Borbone di Napoli e dal governo pontificio . La dissoluzione dell'esercito
borbonico, che reclutava truppe tra i contadini poveri, l'abolizione dei vantaggi
dell'ordinamento feudale per i contadini, l'introduzione della leva obbligatoria
furono alcune delle ragioni che scatenarono il brigantaggio, che si configurò
come una vera e propria guerra civile, destinata a protrarsi fino al 1865.
Le bande di briganti colpirono con attacchi e imboscate i soldati e le forze di
polizia. La risposta del governo fu prevalentemente repressiva: fu inviato un
ingente corpo di spedizione al comando del generale Enrico Cialdini e quindi del
generale Alfonso La Marmora, e furono emanate leggi eccezionali sotto la
giurisdizione dei tribunali militari.
Il fenomeno del brigantaggio
meridionale prese corpo dalla reazione
dei contadini e delle fasce basse della
popolazione alla perdita dei pur miseri
vantaggi economici garantiti dal sistema
feudale borbonico (ad esempio,
l’usufrutto del pascolo comune) e dalla
ribellione all’introduzione degli oneri
fiscali e della leva obbligatoria da parte
dello stato italiano. Su questo diffuso
malcontento si inserì inoltre la
propaganda borbonica, promossa
dall’ex re borbone Francesco II,
sostenuto dal clero e dal legittimismo
internazionale. In questa stampa su
acciaio (Morte del soldato Amato) viene
rappresentato un cruento agguato di
briganti, ai danni di un soldato
dell’esercito sabaudo.
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